Un ‘preambolo’ anti populista
LO SCENARIO POLITICO di Giorgio Merlo
Se è vero, com’è vero, che il populismo resta il peggior pericolo per la qualità della democrazia, la
credibilità delle istituzioni, il prestigio della politica e per la stessa efficacia dell’azione di governo,
è sempre più necessario nonchè indispensabile un’iniziativa politica che lo blocchi all’origine. O
meglio, che politicamente lo isoli. Ma questo lo si può fare solo se c’è la volontà politica di
entrambi gli attuali schieramenti di non stringere alleanze, o comunque di rendere drasticamente
irrilevanti le forze populiste, demagogiche ed anti politiche. Appunto, adesso servirebbe un
‘preambolo’ politico. Chiaro e netto.
Certo, nella politica italiana quando parliamo di un ‘preambolo’ il pensiero corre immediatamente
al famoso appunto vergato da Carlo Donat-Cattin nel lontano 1980 che segnò la fine della politica
di solidarietà nazionale da parte della Democrazia Cristiana e il ritorno di un progetto politico e di
governo autenticamente ancorato ad una strategia di centro sinistra. Per dirla in termini più chiari,
fu una chiara e non ideologica opzione politica anti comunista. E quel ‘preambolo’, comunque sia,
fu un passaggio politico importante perchè segnò concretamente, com’era nello stile dello storico
leader della sinistra sociale della Dc, la fine di un progetto politico e l’avvio di un’altra fase nella
vita democratica del nostro paese.
Ora, però, forse è arrivato il momento per siglare un altro ‘preambolo’. Molto diverso da quello del
1980 ma altrettanto importante in questa fase politica controversa e ancora alquanto confusa. E
un nuovo e rinnovato ‘preambolo’ oggi è molto semplice e al tempo stesso complesso e
articolato. Ovvero, dire ‘no’ alle forze populiste nelle coalizioni che si formeranno in vista dei futuri
appuntamenti elettorali. E il merito recente di Calenda durante il congresso del suo partito è stato
quello di mettere il dito nella piaga indicando nei populisti vecchi e nuovi il tarlo corrosivo per chi
vuole costruire e consolidare una vera e credibile cultura di governo. E la controprova l’abbiamo
tutti i giorni nelle vicende politiche italiane. E non solo per quanto riguarda il capitolo
dell’europeismo e della politica estera. Che, fra l’altro, è un tema decisivo per il futuro stesso della
nostra democrazia. È appena sufficiente verificare il comportamento politico concreto di partiti
come quello di Conte e di Salvini per rendersi conto che con le forze populiste e demagogiche
semplicemente non si può seriamente e responsabilmente governare. O meglio, si governa con
proposte e progetti che sono piegati alla casualità, all’improvvisazione e al pressappochismo.
Dove, cioè, il tutto è sempre e solo funzionale e piegato agli impulsi e alle passioni della ‘piazza’.
È persin inutile ricordare che il progetto politico dei populisti – a prescindere che siano
temporaneamente a destra o a sinistra – è di fatto incompatibile con la cultura di governo. E
l’esempio lo possiamo ricavare nuovamente in queste settimane attorno al tema dell’Europa e del
suo rilancio nello scacchiere politico nazionale. Ma non è solo, come ovvio, attorno al rilancio e
alla riscoperta dell’europeismo che si può registrare il danno irreparabile del populismo e di tutto
ciò che lo accompagna.
Ed è proprio di fronte ad un quadro del genere che resta aperta una domanda. Ovvero, esiste oggi
la forza, il coraggio e la volontà politica e culturale dei partiti – e in particolare dei partiti centristi e
di governo – per arginare la malapianta del populismo demagogico e anti politico nel nostro
paese? Perchè è su questo versante che si gioca il futuro e la stessa credibilità della politica
italiana. Tanto sul versante del centro destra quanto su quello, e soprattutto, della sinistra.
Ecco perchè – senza fare confronti con ciò che è capitato nel febbraio del 1980 al 14° congresso
nazionale della Dc – oggi serve un nuovo e rinnovato ‘preambolo’. Contro il populismo
demagogico e, soprattutto, a vantaggio di una politica che garantisca il confronto tra ricette
programmatiche alternative ma sempre ispirate e caratterizzate da una solida e credibile cultura di
governo.
Ravello (Fdi): “Askatasuna, scudo del Comune”
“Vedere esponenti di Askatasuna, ufficialmente ai domiciliari, partecipare all’odierno corteo degli studenti, è la fotografia del senso di onnipotenza che pervade il mondo antagonista torinese. Non è un caso, l’aberrante percorso di legalizzazione portato avanti dal Comune di Torino, che ha elevato i professionisti della lotta armata a interlocutori istituzionali, fa da scudo e infonde loro coraggio. Ossigeno per l’indole sovversiva dei soliti noti”. Ad affermarlo Roberto Ravello, vice Capogruppo di Fratelli d’Italia in Regione Piemonte.
“Al corteo – continua Ravello – anche colei che è considerata tra gli ‘ispiratori’ dell’assalto a caserme e commissariati del gennaio scorso in nome di Ramy. La stessa che lunedì scorso, durante la lettura della sentenza in aula, ha alzato il dito medio verso i poliziotti presenti. A Torino la violenza è ormai un fattore sdoganato: è improcrastinabile un fronte istituzionale comune di condanna e contrasto. Il Comune faccia subito marcia indietro”.
Task force a Palazzo Chigi dopo i dazi di Trump
POLITICA
Leggi l’articolo su L’identità:
PRIMA PAGINA – Task force a Palazzo Chigi dopo i dazi di Trump
“Stefania Craxi- All’ombra della storia- La mia vita tra politica e affetti”, Piemme Edizioni. E’ questo il titolo del libro presentato il 3 aprile 2025 al Centro Pannunzio di Torino, con la presenza dell’autrice del libro, Stefania Craxi, in conversazione con Pier Franco Quaglieni, presidente del Centro Pannunzio, il giornalista Valter Vecellio e lo scrittore Salvatore Vullo.
Un evento, promosso dal Centro Pannunzio di Torino: avamposto di libertà e di anticonformismo, protagonista di battaglie a difesa di valori fondamentali della nostra Italia e a difesa di avvenimenti e personaggi ingiustamente caduti nel dimenticatoio o oggetto di avversione, ingiustizie, ostracismo. In tale ambito si inserisce la storia e gli avvenimenti che portarono alla distruzione della Prima Repubblica; quella “Falsa Rivoluzione Giudiziaria del 1992-94” e la morte in esilio di Bettino Craxi, dopo la quale, per me nulla sarebbe stato più come prima…” come scrive Stefania Craxi nella introduzione al suo libro. Quella falsa rivoluzione giudiziaria che, in piena democrazia, spazzò via la quasi intera classe dirigente dell’Italia, (la migliore classe politica dell’Italia Repubblicana), ovvero quella dei partiti che per quasi 50 anni avevano governato e reso grande l’Italia (DC- PSI- PRI- PSDI- PLI); con un furore, una violenza anche letale, che non si verificò neanche nel passaggio dal Fascismo alla Democrazia. Salvando il PCI-PDS che c’era dentro fino al collo, specie con i milioni di Rubli che arrivavano da Mosca, ma che assecondò e sostenne l’azione giudiziaria, e ne fu il beneficiario, rimanendo il dominus della Seconda Repubblica.
La vittima eccellente, il capro espiatorio di questa pseudo rivoluzione mediatica-giudiziaria fu Bettino Craxi: Una violenza direttamente proporzionale alla grandiosità del personaggio a livello nazionale e internazionale, che diede il meglio di sè nei quattro anni da presidente del consiglio. “…L’Ombra della storia… L’Ombra di questo Gigante (così lo definisce Stefania). Un Gigante che emerge tra tante tremule figure, e che da tempo aveva scatenato i peggiori pruriti moralistici ideologici, facendone un simbolo assoluto del male; intanto per sminuirne la grandezza, con la quale non reggono al confronto, e perché esaltare il male altrui, definirlo un male potente, serve a distogliere l’attenzione dal proprio male, ad anestetizzarlo, a renderlo irrilevante o inesistente, e rendere se stessi potenti in quanto “Combattenti contro quel male”.
Come sappiamo, Bettino Craxi fu la vittima “per Antonomasia”, per la violenza politica, mediatica subita e la violenza anche fisica, che sfiorò anche il linciaggio; e la violenza giudiziaria, che ha fatto “Carne di Porco” del diritto e delle leggi. Con una condanna prefigurata in contumacia (nel processo Enimont (la madre di tutti i processi), con decine e decine di imputati tra cui tutti i segretari nazionali del pentapartito, [ma c’era anche Bossi), come nei processi della Russia comunista, conclusosi in 6 mesi (a ridosso delle elezioni politiche anticipate del marzo 1994) ovviamente con la condanna, ancor più dura per Craxi. Il tutto orchestrato in modo da escludere i leader dei partiti del Pentapartito di partecipare alle elezioni politiche del 1994. Da ciò, l’esilio di Hammamet (L’esilio dorato e altre falsità sui “tesori di Craxi” come li definivano i mistificatori e la Canea dei Talebani del giustizialismo). Infatti, come poi tutti poterono constatare, Craxi, che stava già male, si fa 6 anni di esilio in Tunisia, una pena vissuta tra profonde umiliazioni, sofferenze, privazioni, e con una serie di malattie che nel giro di poco tempo lo portarono alla morte. Morì infatti il 19 gennaio del 2000 a 66 anni, dopo tante e lunghe malattie che potevano essere ben curate, se gli avessero consentito di farlo in Italia. “Ho visto mio padre morire tra le mie braccia”, scrive mestamente Stefania (erano soli, in casa ad Hammamet).
Da ciò nasce questo libro di Stefania Craxi “All’ombra della storia-La mia vita tra politica e affetti”. Un libro diverso e peculiare, rispetto ai tantissimi libri che in questi anni sono stati pubblicati sulla vicenda Craxi e sui socialisti. Dunque, il libro, in assoluto, più vero, più attendibile perché Stefania è la figlia primogenita di Craxi, e quella storia, all’ombra, dietro le quinte, di riflesso l’ha vissuta e ne testimonia le tracce della vita quotidiana, gli elementi fisici, i dettagli. Un libro che racconta la “Verità Vera”, come quella, a proposito della Passione di Cristo, che si nota nel Vangelo di Giovanni, rispetto agli altri Vangeli; perché Giovanni c’era, era presente accanto a Cristo, e nel suo Vangelo si sente la verità delle cose Viste, Sentite e vissute direttamente. Ed ancora, citando Sciascia, questo libro di Stefania appartiene al filone letterario della memorialistica, un filone che è rimasto povero nella letteratura italiana. E la carenza di una letteratura memorialistica è la spia di tante altre carenze nella società. Soprattutto perché domina una Inquisizione (non solo giudiziaria) che tende a distruggere o a erodere la Memoria. Da qui la mancanza di una memoria condivisa in Italia su tanti fatti storici importanti: dal Risorgimento fino alla distruzione della Prima Repubblica.
Infatti nella introduzione al libro Stefania si scusa per le cose dimenticate o per le omissioni (per ragioni pratiche). Infatti, aggiunge, Nonostante alcune vulgate, non ho mai coltivato il rancore ma semplicemente la Memoria, perché senza essa non c’è futuro possibile”.
Sempre nella introduzione al libro Stefania dice: “Ho avuto una vita intensa, per lunghi tratti felice e fortunata, segnata dalla politica. Il destino ha voluto che nascessi in una famiglia politica…”. Insomma, ci fa capire che la politica era tutto: amici e militanti, cultura, spettacolo, partito e famiglia. Scrive ancora Stefania: “La politica mi ha seguito anche nelle mie vicende private… passando per lo tsumani della “falsa rivoluzione giudiziaria del 1992-94 e la morte in esilio di Craxi, dopo il quale per me nulla sarebbe stato più come prima”…
“ A distanza di anni, resta viva in me l’indignazione per la sua sorte, l’epilogo di una vicenda che segna uno squarcio nella mia anima ma che al contempo costituisce una ferita, tutt’altro che rimarginata, nell’Italia di ieri e di oggi. Una ingiustizia che ha colpito Craxi e l’intera comunità socialista in primis, ma non solo, i cui effetti hanno avuto risvolti drammatici sulla vita di migliaia di persone ma, ancor più hanno prodotto distorsioni nell’assetto politico e istituzionale che ancora non sono rimarginate…”
Ed ancora: “ Il viaggio attraverso questo libro termina ad Hammamet il 19 gennaio 2000, e non parla dell’impegno pubblico e politico che ne è seguito dopo, che è il frutto delle conseguenze di ciò che era stato e soprattutto lo stato di necessità che richiedeva una voce, anche inadeguata, per difendere una Civiltà della Ragione: quella socialista e la storia di Bettino Craxi, non solo in quanto padre”.
E allora leggiamola questa storia raccontata da Stefania Craxi: una storia che ha le caratteristiche di una Antica Tragedia Greca o Shakespeariana: Possente e dolente, ma anche struggente nei rapporti familiari, nella sfera dei sentimenti, e in tutto quello che ci riporta alla nostra “Educazione Sentimentale”, al “Nostro Lessico Famigliare”. Infatti Stefania ci fa scoprire alcuni aspetti poco noti di Craxi, come Uomo, Padre, Marito, Nonno, ancor più quelle debolezze umane, comportamentali e dei rapporti familiari: il non detto, i pudori dei sentimenti e le occasioni mancate. Eppoi il Craxi politico che aveva una concezione alta e nobile della politica e anche mite; che aveva sempre rispetto per gli avversari e per i vinti (ci sono particolari interessanti su Piazzale Loreto, su Dongo, sui fascisti).
La storia raccontata che inizia con Vittorio Craxi, il nonno di Stefania, originario di Sanfratello (ME), avvocato a Milano, socialista antifascista , impegnato nella Resistenza, membro del CLNAI e vice prefetto nella Milano Liberata; e prosegue con gli avvenimenti dei decenni successivi con Bettino Craxi, nato e cresciuto politicamente nella Milano culla del riformismo socialista, di Turati e dei grandi sindaci socialisti, figlio prediletto di Pietro Nenni. Craxi, parlamentare e dirigente del PSI, vice presidente dell’Internazionale Socialista per oltre 10 anni, che intesse rapporti con tutti i leader socialisti del mondo e con quei leader (con sostegno politico e finanziario) che lottano nei Paesi oppressi dalle dittature: quelli dei regimi comunisti e quelli dei regimi militari e fascisti; che nel 1976 diventa segretario del PSI dove comincia l’opera di deideologizzazione del partito fortemente permeato di posizioni massimaliste e subalterno al PCI che aveva egemonizzato la sinistra; e i quattro anni (1983-87)da Presidente del Consiglio, grandiosi come dimostrano i dati economici: con l’Italia che entra tra i 7 Grandi del Mondo, in cui l’inflazione dal 17,7% crolla al 4,6%, il deficit rispetto al PIL cala dal 16,7% al 12,6%, il PIL da 765 miliardi di lire passa a 890 miliardi.
Nel suo libro, così conclude Stefania Craxi: “Più passa il tempo, più Craxi riprende il posto che gli spetta nella storia positiva della Repubblica. Certo, l’ingiustizia non si può cancellare… Quando decisi di intraprendere la battaglia politica a difesa della verità, mi vennero in mente le sue parole: Finchè sono vivo mi difendo da solo, quando sarò morto chi mi difenderà?…” E Stefania Craxi, a chiusura del libro scrive che non ci ha pensato due volte nel dare continuità alla difesa di quella grande storia “e la politica”, conclude: “Da quel maledetto 19 gennaio 2000 tornò prepotentemente nella mia vita. Più che altro, non se n’era mai andata”.
Salvatore Vullo
Caro direttore,
quello che stiamo vedendo in Circoscrizione 1 è esattamente quello che ci si aspetta che la politica faccia per dare senso alla sua vocazione: osservare buone prassi e riproporle al contesto, prendendo le misure delle reali necessità e con l’obiettivo ultimo di dare più servizi e migliorare la vita dei cittadini. È così che nasce il primo progetto sperimentale di badante di condominio.
Due anni fa, grazie al proponente Tommaso Battaglini, abbiamo avviato un percorso per valutare la fattibilità di questo progetto, costruendolo a misura su un isolato della nostra realtà cittadina ad alta presenza di persone anziane con fragilità economica. Attraverso il dialogo con i servizi sociali, con l’edilizia residenziale pubblica, con la Città di Torino e con altre associazioni già presenti in via San Massimo (ACMOS e Comunità di Sant’Egidio – Torino), la cooperativa ABS ha potuto mettere a disposizione la sua professionalità, e per i prossimi mesi circa 8 famiglie o anziani soli potranno contare su un servizio totalmente gratuito di assistenza domiciliare.
È nostro dovere prenderci cura delle persone anziane, specialmente laddove la rete familiare è fragile o assente.
È un onore aver partecipato all’avvio di questo percorso, ed aver passato il testimone alla mia straordinaria collega Chantal Balbo Di Vinadio che è riuscita in tempi rapidissimi dalla sua entrata in carica a rendere questo progetto realtà.
Vittoria Nallo
Consigliere regionale Stati Uniti d’Europa
La questione sociale è il problema dei problemi
Si è tenuta in VI Commissione l’audizione del Coordinamento degli Istituti Culturali, una rete che riunisce 39 istituzioni culturali che svolgono attività di ricerca, formazione e educazione continua di grande rilevanza.
“E’ stato un momento di confronto importante – spiegano la Vicepresidente della VI Commissione Emanuela Verzella e la portavoce del Partito Democratico in VI Commissione Laura Pompeo – durante il quale sono state evidenziate alcune criticità come quelle riguardanti i finanziamenti che vengono erogati dallo Stato e dalla Regione. Gli Istituti ricevono dallo Stato pagamenti puntuali, mentre i fondi regionali arrivano con un ritardo di circa un anno, fatto al quale si dovrebbe porre rimedio. Dal momento che questi fondi vengono utilizzati, in prevalenza, per il personale, è stato chiesto che vengano incrementati o comunque non diminuiti”.
“Inoltre, gli auditi hanno avanzato richiesta di un aiuto da parte degli uffici preposti per poter accedere ai finanziamenti europei che potrebbero rappresentare un grande aiuto per interventi di digitalizzazione, conservazione e di valorizzazione dell’immenso patrimonio archivistico che racchiudono. Arrivare a una musealizzazione del patrimonio, ove possibile, e sostenere le iniziative di alternanza scuola-lavoro e universitarie, consentirebbe la fruizione di questi beni di grande valore artistico, culturale e documentale non solo da parte degli studiosi, ma anche di un pubblico più vasto che potrebbe così apprezzarne il valore e l’importanza” proseguono le esponenti dem.
“Ci faremo portavoce di queste istanze – concludono le Consigliere regionali Pd – è, infatti, fondamentale sostenere, in tutti i modi possibili, il mondo culturale e cercare di promuoverne la conoscenza anche in chiave turistica”.