POLITICA- Pagina 198

Azione Studentesca Torino (As-FdI): rivoluzionare il PCTO

Azione Studentesca, movimento giovanile di Fratelli d’Italia, scende in strada all’entrata delle scuole:
basta alternanza senza certezze, riconquisteremo il nostro futuro.
“Questa mattina, davanti all’Istituto Majorana di Torino così come nelle scuole e nelle piazze di tutta
Italia, abbiamo gridato la nostra proposta di rivoluzionare il PCTO: senza sicurezza, senza efficacia,
non c’è alcuno sbocco lavorativo, né crescita personale, nessun futuro per noi studenti”.
“Anni di sfruttamento da parte delle multinazionali e l’inadeguatezza delle misure di sicurezza, hanno
portato l’alternanza scuola-lavoro al fallimento. Pertanto, proponiamo, a partire dai licei: giornate
dedicate ad un orientamento universitario che sia concreto, con la possibilità di assistere alle lezioni
e di partecipare dal vivo ai progetti e agli spazi universitari, al fine di portare una maggior
consapevolezza nello studente perché faccia la scelta più coerente possibile col suo futuro; – e ancora
– la creazione di un organo scolastico che, tramite un tutor, si occupi esclusivamente dell’alternanza,
per monitorarne e garantirne qualità, efficacia e sicurezza, con la partecipazione dei rappresentanti
d’istituto nello stesso, nonché l’assegnazione di un docente di riferimento per ogni progetto a cui le
scuole aderiranno, per far scegliere allo studente quello a cui partecipare in base alle proprie passioni.
Neanche la cultura e la consapevolezza storica dei propri territori devono rimanere indietro: parchi,
musei e luoghi d’interesse devono essere visitabili dai ragazzi, perché riscoprano le loro radici e
fortifichino il legame con la propria storia;
“Il tutto, ovviamente, non può avvenire se prima non si garantisce la sicurezza, senza di essa,
null’altro potrà partire: la già presente normativa sulla sicurezza del lavoro, ma con disposizioni più
stringenti, sia attuata anche per gli studenti in stage: basta incidenti o morti in alternanza. Inoltre,
vogliamo corsi appositi per gli studenti durante le ore di Educazione Civica, così come ha già
annunciato lo stesso Ministero;
“Dagli istituti tecnici al mondo del lavoro, più efficacia e stage più mirati: se in Italia il lavoro è già
di per sé un miraggio, con un sistema così fragile e inefficace già dalle scuole, per i più giovani
diventa un’utopia: è il momento di una più stretta collaborazione con le PMI dei territori, stage
formativi coerenti con i percorsi di studi dei ragazzi per un diretto ingresso nel mondo del lavoro: non
schiavi in una multinazionale, ma protagonisti della crescita personale, professionale e dell’economia
locale. Da secoli baluardo del nostro tessuto protettivo, vogliamo anche la riscoperta del lavoro
manuale e artigiano. Infine, in base al merito dimostrato tra i banchi e durante gli stage stessi,
l’istituzione di borse di studio per la formazione post-scolastica per coloro che si saranno distinti
maggiormente;
Il nostro futuro non è in vendita, e a partire dai banchi di scuola, riscatteremo ciò che ci è stato tolto:
per un altro PCTO, oltre i disastri dei precedenti governi, al fianco degli studenti!

Protesta degli operatori del Cup, Grimaldi (AVS) e Accossato (LUV): “Il servizio deve essere internalizzato”

 “Si apra una fase di ascolto dei lavoratori”.

“Aumento dei turni e diminuzione dello stipendio, dal 2010 – quando il servizio è stato esternalizzato – a oggi la situazione degli operatori del CUP ha continuato a peggiorare, con un susseguirsi di appalti a cooperative che usano il contratto multiservizi. Significa: bassi salari (per i meno anziani 7,50 lordi l’ora) e part-time involontario. Stiamo parlando di lavoratori che sono la voce e l’orecchio della sanità piemontese per i cittadini e le cittadine. Anche dall’efficienza del CUP dipende la possibilità delle persone di prenotare visite ed esami. Diciamo da tempo che il servizio va nuovamente internalizzato e potenziato con più operatori” afferma Marco Grimaldi, deputato di Alleanza Verdi-Sinistra.

“Ieri in Consiglio regionale abbiamo ricevuto una delegazione dei lavoratori del Cup, il centro unico di prenotazioni per la sanità piemontese. Condivido pienamente le loro rivendicazioni e le loro preoccupazioni” ha dichiarato Silvana Accossato, Capogruppo di Liberi Uguali Verdi in Regione.

“La loro odissea dura da troppi anni, precari, sballottolati da una cooperativa all’altra, stipendi molto bassi da 7,50 euro lordi l’ora. Si trovano a dover gestire telefonicamente la situazione vergognosa delle liste di attesa della sanità piemontese, su questo punto hanno protestato anche come e a nome dei cittadini e degli utenti. Per questo ci sembra assolutamente giusto sostenere la loro protesta. Chiediamo che ci sia una fase di ascolto dei lavoratori, che sia verificata la possibilità di internalizzare il servizio o almeno che si costruisca il capitolato d’appalto in modo partecipato, ascoltando i lavoratori. La Regione non può essere responsabile di lavori poveri, non dignitosi, con una grande maggioranza di part time involontario e turni di lavoro non rispettosi della vita delle persone” ha concluso Accossato (LUV).

Magliano : “Telemedicina futuro (obbligato) anche della medicina penitenziaria”

Lo confermano i direttori e gli esperti auditi ieri mattina in Commissione Sanità del Consiglio Regionale del Piemonte. Fondamentale, dunque, dotare gli istituti carcerari del territorio dell’infrastruttura tecnologica necessaria perché questa possibilità sia capillarmente garantita. Anche questo cambio di paradigma, tecnologico e di mentalità, serve a comporre il quadro di quell’approccio comunitario all’emergenza carceraria da noi richiesto e auspicato.

Se qualcuno ancora attendeva una conferma, l’ha avuta questa mattina: solo potenziando la telemedicina si può garantire un’assistenza medica adeguata, per tempismo e frequenza, alle esigenze del Piemonte. Questo è vero anche negli istituti carcerari della nostra Regione e gli auditi in Commissione Sanità l’hanno confermato. Nell’Aula Consiliare di Palazzo Lascaris hanno preso la parola Direttori Generali delle Aziende Sanitarie Locali, Direttori degli Istituti Penitenziari regionali ed esperti giuridico-pedagogici degli Istituti stessi. I vantaggi sono evidenti, dal momento che i consulti a distanza garantisco rapidità e puntualità, riducendo al contempo la necessità di costosissime traduzioni (le uscite, cioè, dei detenuti, scortati verso le strutture sanitarie del territorio) e il tempo necessario per ogni singola vista. Anche questo cambio di paradigma è necessario nell’ambito della costruzione di quell’approccio comunitario all’emergenza carceraria da noi a più riprese auspicato. Ribadiamo le nostre richieste come Moderati: diffusione della telemedicina negli istituti, potenziamento dei servizi sanitari in carcere, attivazione delle REMS, sostegno psicologico per prevenire forme di burnout degli agenti, risorse per chi intende assumere persone che stanno scontando una pena. Su quest’ultimo tema, è stato recentemente approvato dal Consiglio l’Ordine del Giorno dei Moderati che chiede incentivi per le imprese piemontesi che scelgono di assumere detenuti. I dati dimostrano che la recidiva scende sotto il 15% per chi lavora mentre sconta la propria pena. La Legge Regionale 34 del 2008 permette incentivi per i datori di lavoro che assumono persone che stanno scontando una pena. Con il nostro atto chiediamo inoltre l’estensione della misura anche a chi è sottoposto a misure alternative alla carcerazione (attualmente, sono esclusi per esempio coloro che scontano la propria pena ai domiciliari).

Silvio Magliano – Presidente Gruppo Consiliare Moderati, Consiglio Regionale del Piemonte.

Iannò (Libero Pensiero): “Car sharing per disabili? Pura e semplice utopia”

“Il diritto alla mobilità deve essere garantito a tutti, indubbiamente. 

A mio avviso, la mozione approvata ieri in Consiglio comunale sulla possibilità di rendere i servizi di car sharing accessibili a tutte le persone con disabilità, con le tecnologie attuali, è pura e semplice utopia.

Gli ostacoli da superare sono veramente tanti, uno su tutti la diversa mobilità ridotta del guidatore, che rende particolarmente difficile trovare autoveicoli che si possano adattare a tutti i tipi di disabilità.

Altro motivo di difficoltà, emerso anche durante la discussione nella competente Commissione consiliare, la disponibilità degli operatori del servizio di car sharing di attrezzare il loro parco vetture di veicoli multiadattati è praticamente nulla, sia per i costi, sia perchè occorrerebbe ammodernare le auto molto spesso.

Un’altra domanda mi porrei, quanti sono i disabili che, visti i costi, utilizzerebbero le auto del car sharing?

In conclusione, dico che è decisamente votare un documento e dare false aspettative per un mondo che già soffre come quello della disabilità!

Torino, 23 maggio 2023

 

Pino IANNO’ Torino Libero Pensiero

Lega: Alessandria un polo del Sapere, della Medicina e della Cura

Daniele Poggio, Vittoria Poggio e Alessandro Stecco (Lega Salvini Piemonte): “Con il riconoscimento del ‘SS. Antonio e Biagio e C. Arrigo’ come Azienda Ospedaliera Universitaria e il primo Irccs a carattere pubblico del Piemonte facciamo di Alessandria un polo del Sapere, della Medicina e della Cura all’avanguardia a livello nazionale”

Approvata in Consiglio regionale del Piemonte la delibera che riconoscerà l’Azienda Ospedaliera “SS. Antonio e Biagio e C. Arrigo” di Alessandria, sede anche del Dipartimento attività integrate ricerca e innovazione, come Azienda Ospedaliera Universitaria.

“La comunità di Alessandria e tutta la sua provincia – puntualizza il leghista alessandrino Daniele Poggio – stanno vivendo una stagione di progressi sanitari senza precedenti, grazie alla precisa volontà di questa maggioranza di cui la Lega è la prima forza. Aver portato al ministero la deliberà che farà del ‘SS. Antonio e Biagio e C. Arrigo’ una Azienda Ospedaliera Universitaria rappresenta un ulteriore tassello in una più ampia strategia che ha il suo cardine nella realizzazione del nuovo ospedale di Alessandria”.

“Avere un’Azienda Ospedaliera Universitaria sul nostro territorio – aggiunge Poggio – significa fare di Alessandria e della sua provincia un punto di riferimento all’avanguardia per l’intera Sanità regionale. Da un lato potenzieremo ancora di più la nostra vocazione di polo didattico e del sapere, proprio oggi che il primo gruppo di studenti si laureerà in Medicina ad Alessandria. Dall’altro creeremo un polo, insieme con il primo Irccs pubblico del Piemonte, che saprà attrarre qui conoscenze e pazienti, senza che questi siano costretti loro malgrado a guardare fuori regione. In qualità di proponente, vorrei anche ricordare la mia legge regionale sull’Odontoiatria Solidale che oggi permette l’accesso alle cure dentarie anche a chi, per un momento di fragilità economica e sociale, ne sarebbe altrimenti escluso. Una rete al servizio della salute e dell’assistenza che non ha precedenti, ad Alessandria come nel resto del Piemonte”.

“L’avvio della procedura per l’individuazione dell’Aso di Alessandria quale azienda ospedaliero-universitaria – ha quindi aggiunto l’assessore alessandrina Vittoria Poggio – è un’altra pietra miliare di un percorso avviato nel 2019, quando, insieme all’Asl di Alessandria, è stato dato l’avvio alla procedura di riconoscimento quale Istituto di Ricovero e Cura a carattere scientifico Irccs. Il nuovo iter conferma l’attenzione che la Regione, in particolare dell’assessore alla Sanità, Luigi Icardi, sta dedicando al territorio Alessandrino, ribadendone la centralità a livello provinciale e l’eccellenza a livello Regionale”.

“L’avvio delle procedure per la costruzione del nuovo ospedale – ha aggiunto Vittoria Poggio – trova tuttavia un ostacolo nella posizione del Comune di Alessandria a guida Pd-5 stelle, che ci auguriamo vengano superate nell’interesse dello sviluppo della città e della sua crescita come punto di riferimento del territorio alessandrino, come è normale che sia per un capoluogo e per un’amministrazione che tiene solo al bene dei suoi cittadini, senza soffermarsi troppo sulla paternità delle scelte”.

“Un iter – commenta il leghista Alessandro Stecco, medico e professore universitario – che abbiamo avviato come Regione tre anni fa assieme ai vertici dell’Università del Piemonte Orientale, Rettore e Presidente della Scuola di Medicina, oltre che alla direzione aziendale, seguendo in parallelo l’altro l’iter molto importante, quello del riconoscimento quale primo Irccs a carattere pubblico del Piemonte, e che consentirà di ottimizzare le potenzialità sanitarie legate all’assistenza, alla didattica e alla ricerca, e che avrà una ricaduta e un indotto di grande beneficio, in termini di attrattività e competitività nella Medicina e nei Servizi all’utenza”.

“Un momento importante per la sanità regionale – ha proseguito Stecco, docente presso l’Università del Piemonte Orientale -: questa opportunità di aggiungere la definizione di policlinico universitario all’ospedale già sede di un corso di medicina, che oggi ha più di 50 studenti che si laureeranno nel 2024 e che progressivamente aumenteranno fino a 80 in un percorso progressivo di radicazione dell’insegnamento della Medicina oltre che dei corsi di laurea delle professioni sanitarie. In futuro si avrà la possibilità quindi di rendere Alessandria sede di alcune delle Scuole di Specializzazione e questo renderà tutto il polo didattico scientifico e sanitario di ulteriore estrema attrattività”.

“La decisione di oggi – puntualizza infine Stecco – conclude la parte regionale dell’iter, testimoniando la volontà della Regione di traghettare la sanità piemontese e in questo caso alessandrina verso un’evoluzione migliorativa rilanciandola verso il futuro. Ora proseguirà presso il ministero: per concludere l’iter servirà un decreto interministeriale dei dicasteri della Sanità e dell’Università, che sarà poi seguito da un decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri”.

Grimaldi e Ravinale: “violenza privata per chi ha contestato problema di tenuta democratica”

“Davvero stiamo discutendo del fatto che la contestazione di sabato avrebbe impedito alla Ministra Roccella di tenere la sua conferenza? Come se potesse esserci un problema di libertà di parola per un ministro! L’ipotesi di reato per cui sono state denunciate 29 persone sarebbe violenza provata. Se la notizia fosse confermata, saremmo di fronte a un fatto di inaudita gravità: se un privato cittadino può rischiare quattro anni di carcere per aver contestato con le parole un’esponente del governo in carica c’è un enorme problema di tenuta democratica” – dichiarano il Vice-capogruppo di Alleanza Verdi Sinistra, Marco Grimaldi, e la Capogruppo di Sinistra Ecologista a Torino, Alice Ravinale.

“La Ministra ha dichiarato che l’obiezione non rappresenta un ostacolo all’interruzione di gravidanza, quando sono almeno 30 le strutture sanitarie in Italia con il 100% di obiettori di coscienza, più o meno 50 quelli con una percentuale superiore al 90% e oltre 80 quelli con un tasso di obiezione superiore all’80%” – proseguono Grimaldi e Ravinale. – “Di fronte a parole che addirittura negano la realtà non si dovrebbe neanche fischiare?”

Ravetti (Pd): “Si adotti un nuovo piano amianto”

 “AUDIZIONE AFEVA: CI IMPEGNEREMO PERCHE’ LE ISTITUZIONI RIPRENDANO IL CONFRONTO E VENGA ADOTTATO SUBITO UN NUOVO PIANO AMIANTO. I FAMILIARI DELLE VITTIME NON DEVONO ESSERE LASCIATI SOLI”

 “Si è tenuta ieri l’audizione in Commissione, da me sollecitata all’inizio di aprile, della Presidente dell’Associazione Famigliari e Vittime dell’Amianto (Afeva) Giuliana Busto e dei rappresentanti Nicola Pondrano e Bruno Pesce finalizzata a fare il punto sulla ricerca sanitaria dedicata al mesotelioma e sulle bonifiche dall’amianto. I portavoce casalesi dei familiari delle vittime da amianto hanno espresso fortissime perplessità e, su alcuni specifici casi, anche stupore per la lentezza con cui le Istituzioni affrontano questi temi così decisivi per la salute e l’ambiente” spiega il Consigliere regionale del Partito Democratico di Alessandria.

“In particolare – prosegue l’esponente dem – hanno sottolineato la necessità di dare una svolta e un’accelerazione alle bonifiche sia nei siti pubblici che in quelli privati e di prevedere strumenti operativi più opportuni per spendere le tante risorse, accantonate e non utilizzate, per  l’eliminazione dell’amianto. Inoltre, hanno evidenziato che il fondo milionario destinato alla ricerca contro il mesotelioma e frutto della battaglia legale sull’ex Eternit, parrebbe non essere più utilizzato. Infatti, la rendicontazione dei progetti di ricerca per individuare nuove cure contro il mesotelioma che coinvolgevano l’Università di Torino presso l’azienda ospedaliera San Luigi di Orbassano, i dipartimenti di Scienze della Salute e di Medicina Traslazionale dell’Università del Piemonte Orientale, l’Istituto Mario Negri insieme all’azienda ospedaliera di Alessandria e l’Istituto scientifico romagnolo per lo studio e la cura dei tumori, risale al 2021. Da allora Afeva chiede, inutilmente, una ripresa delle progettualità sui tavoli istituzionali”.

“In questo senso – afferma il Consigliere regionale Pd – siamo tutti d’accordo sul percorso di riconoscimento dell’Istituto di Ricovero e Cura a Carattere scientifico (Irccs) sulle patologie ambientali per Alessandria e la sua provincia. Ne abbiamo, fin da subito, compreso il valore e siamo stati noi i primi a tracciare questa strada, attraverso delibere specifiche alle quali devono seguire i dossier ufficiali di candidatura (e non le vaghe intenzioni parlamentari espresse con mozioni inutili, se i valori scientifici dei dossier sono poco qualificanti). E, oggi, vogliamo rilanciare, con forza, in questo percorso, il ruolo di Casale Monferrato e di tutti i protagonisti sociali e sanitari di quel territorio”.

“Voglio, inoltre, rimarcare il fatto che al Piemonte manca, perché scaduto nel 2020, il “Piano regionale Amianto” e il Comitato Strategico Regionale, previsto da apposita legge, a parte una convocazione del novembre scorso di scarsa rilevanza operativa, non svolge, da qualche anno, un ruolo di analisi e di coinvolgimento nelle scelte di indirizzo indispensabili. In Consiglio regionale chiederemo l’adozione di un nuovo Piano Amianto e ci impegneremo, ancora di più, per rimettere al centro del dibattito la città di Casale Monferrato con tutte le questioni legate alle bonifiche e alla ricerca” dichiara il Vicepresidente del Gruppo Pd.

“Voglio infine rilevare, sul piano politico – conclude il Consigliere regionale alessandrino – che dagli interventi dei rappresentanti di Afeva è emersa la mancanza di un confronto e di un rapporto con le Istituzioni e un senso di abbandono e solitudine nella lotta all’amianto che ha lasciato dietro di sé tanto dolore. Questi appelli dimostrano chiaramente che anche le Istituzioni locali potrebbero e dovrebbero prestare maggiore attenzione a chi da anni si spende in prima linea per debellare questa piaga e incentivare e rafforzare la ricerca”.

Il Salone del Libro è di tutti. Discussione in Sala Rossa

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Come richiesto da cinque Gruppi consiliari (Lista Civica per Torino, Torino Libero Pensiero, M5S, Fratelli d’Italia e Forza Italia), nella seduta del Consiglio Comunale del 22 maggio  il sindaco di Torino Stefano Lo Russo ha concesso le comunicazioni in aula sulle contestazioni avvenute al Salone del Libro sabato scorso, in occasione della presentazione del libro “Una famiglia radicale” della ministra del Lavoro, Eugenia Roccella.

Il Salone è un luogo bipartisan – ha affermato il primo cittadino – dove trovano spazio tutte le opinioni, anche quelle scomode: è un luogo in cui si produce cultura. La contestazione – ha rimarcato – è sempre legittima e chi fa politica è obbligato a tollerarla. Se però travalica, si sconfina in una dimensione antitetica al concetto stesso di libertà.

Le idee si possono anche non condividere – ha spiegato Lo Russo – ma vanno sempre rispettate. Io non condivido la maggior parte delle opinioni della ministra Roccella, in particolare sui figli delle coppie omogenitoriali e sul matrimonio egualitario, ma come sindaco le esprimo la mia solidarietà per l’episodio increscioso che le ha impedito di esprimere la sua opinione.

Il sindaco ha quindi ribadito che la ministra, così come qualsiasi altro esponente del Governo, è sempre la benvenuta a Torino.

ll Salone – ha ribadito – è da sempre pluralista, nei fatti. E il programma dimostra che tutte le idee hanno cittadinanza e così deve continuare a essere.

La miglior risposta alle critiche – ha concluso Lo Russo – la sta dando la città, affollando la fiera letteraria, che non deve avere colore politico.

Il sindaco ha anche aggiunto che occorre investire nelle infrastrutture e nei grandi eventi e che in città servirebbero altre 4 o 5 strutture come l’Oval.

Nel dibattito in aula, nelle parole del consigliere Domenico Garcea (Forza Italia) la condanna della protesta e del rifiuto al dialogo dei contestatori – come dichiarato da Luciano Violante – e l’auspicio che la ministra Roccella possa essere ospite in Sala Rossa per presentare il libro che non ha potuto presentare al Salone del Libro.

Enzo Liardo (Fratelli d’Italia), presente al momento dell’episodio al Salone, ha definito “gruppo di mascalzoni” i contestatori che non hanno interloquito con la ministra per poi augurarsi di rivedere Roccella a Torino a presentare il suo libro.

Per Giuseppe Catizione (Lega) è opportuno ribadire che la libertà di parola deve essere un punto fermo di questo Paese. Dispiace maggiormente che sia capitato in una città solitamente d’esempio per l’accoglienza – ha detto – e dispiace che la contestazione metta in secondo piano la rilevanza di una manifestazione di livello internazionale.

Giuseppe Iannò (Torino Libero Pensiero) considera inopportuna tutta la vicenda, per i toni usati e la violenza verbale che si è innescata. Anche quando non si è d’accordo – ha affermato – il dissenso deve sempre essere pacato e si può contestare anche in modo vibrante senza oltrepassare i limiti democratici del confronto. E poi – ha aggiunto – si usino altri spazi per protestare, evitando di mettere in cattiva luce una delle manifestazioni culturali più importanti d’Europa.

Andrea Russi (M5S), ricordando come il centrosinistra a suo tempo abbia rischiato di perdere il Salone, ha stigmatizzato l’episodio avvenuto, definendo però retrograde le politiche espresse dalla ministra, la quale ha diritto di parola, anche se le contestazioni politiche sono normali. Il direttore Lagioia ha invitato al dialogo – ha dichiarato – e gli attacchi rivoltigli da parte di esponenti della maggioranza di Governo sono inaccettabili, così come le dichiarazioni di chi ha parlato di costruire una “egemonia culturale” dell’area governativa sul Salone del Libro, che deve essere indipendente.

Secondo Nadia Conticelli (PD), la cultura non si ingabbia né si etichetta: la democrazia – ha affermato – prevede il diritto di parola, ma anche la critica e la contestazione, purché non violente. Ha quindi espresso apprezzamento per le attività del direttore Lagioia, attaccato per attaccare il Salone stesso, e ha spiegato che le contestazioni nascono laddove si cerca di mistificare la verità sulla legge 194 e sui consultori. Dissentire pacificamente è un diritto – ha aggiunto – ma preoccupa la deriva della maggioranza di Governo: se oggi si deve lottare ancora per diritti acquisiti dalle generazioni precedenti significa che c’è un problema. Amministrare è anche ascoltare il dissenso e il Governo attacca il Salone perché sul tema dei diritti gioca in difesa e non sa dare risposte alla società – ha concluso.

Pierlucio Firrao (Torino Bellissima) ha ribadito la solidarietà alla ministra Roccella: è un diritto costituzionale – ha rimarcato – manifestare il dissenso, ma non lo è censurare il pensiero altrui.

Giovanni Crosetto (Fratelli d’Italia) ha apprezzato le parole di solidarietà alla ministra Roccella da parte del sindaco, che si è espresso in modo diverso da quanto dichiarato dalla capogruppo del Pd, che ha difeso invece – ha sostenuto – la posizione politica assunta dal direttore Lagioia.

Alice Ravinale (Sinistra Ecologista) ha espresso preoccupazione per la tenuta del dialogo, visto che i detentori del potere – ha affermato – lo possiedono, a differenza di chi al potere non c’è e va tutelato. Ha poi definito grave la denuncia di ventinove persone per violenza privata, con il rischio di condanne a quattro anni di carcere.

Silvio Viale (Lista Civica per Torino) ha ricordato che è la prima volta che salta una conferenza al Salone del Libro per una contestazione: una forma di violenza grave, da condannare, a differenza di quanto non ha fatto la segretaria del Partito Democratico Elly Schlein.

Per Valentina Sganga (M5S) quando si parla di dissenso e disobbedienza civile, è sconfortante sentire che qualcuno pretenda di insegnare come farlo. Il dissenso – ha dichiarato – non sarà mai educato: smettiamo di pretenderlo. Si è detta poi preoccupata dalle denunce per chi protesta contro un Governo che sta smantellando i progressi fatti sui diritti civili e sui diritti delle donne.

Secondo Paola Ambrogio (Fratelli d’Italia) è stata una pagina buia del Salone del Libro, la più triste che ricorderanno i torinesi. Un brutto modo del presidente del Salone di accomiatarsi – ha sostenuto – con modalità che non si possono condividere.

Tiziana Ciampolini (Torino Domani) ha approvato le parole del sindaco, nonché delle colleghe Ravinale e Conticelli, e ha segnalato come il pensiero emergente su donne e famiglie sia gravissimo. Preoccupata per la tenuta della democrazia e per i modi del confronto, Ciampolini si è rammaricata del fatto che la politica sia auto-referenziale e poco si occupi di educare a una politica democratica e non narcisistica.

Paolo Damilano (Torino Bellissima) ha espresso la condanna del Gruppo per quanto avvenuto al Salone, che costituisce una delle eccellenze della città, aggiungendo che contestare è un diritto, ma non bisogna superare certi limiti. Ha quindi invitato ad abbassare i toni e a sdrammatizzare la situazione, sottolineando come non vi siano buoni o cattivi, ma persone per bene che con posizioni diverse cercano di amministrare le città e il Paese.

È un vanto della città – ha replicato infine il sindaco Stefano Lo Russo – essere un luogo che consente a tutti di poter esprimere liberamente e pacificamente le proprie opinioni e a tutti di poter dimostrare pacificamente il dissenso alle opinioni.

Il Salone – ha concluso – è un patrimonio di tutti, è un patrimonio della Città. Tocca ai politici difenderlo, valorizzarlo e svilupparlo.

Popolari, i tempi sono maturi

La capacità del politico, da sempre, è quella di saper anticipare i tempi. Certo, se poi accanto a
questo ”dono” – perchè di questo si tratta – c’è anche una cultura politica e un retroterra ideale
robusto e qualificato, allora ci troviamo di fronte ad un potenziale leader. Potenziale, come ovvio,
perchè la leadership politica è anche il frutto e il prodotto di molteplici tasselli che non vengono
decisi a tavolino. E questo perchè, per dirla con Donat-Cattin, in politica – come, del resto, nella
vita – “il carisma o c’è o non c’è. È inutile darselo per decreto”.
Ora, nell’attuale fase politica italiana, emergono alcuni elementi che non possono essere aggirati o
banalmente elusi. Perchè dopo la vittoria della destra identitaria e di governo nella consultazione
del 25 settembre scorso e l’affermazione – un po’ a sorpresa ma non eccessivamente – di una
sinistra radicale, massimalista e libertaria con le primarie del Pd, lo spazio per un partito/
movimento/contenitore/cartello centrista emerge sempre di più. E questo non solo perchè lo
dicono i sondaggi ma anche, e soprattutto, per la semplice ragione che un sempre più aggressivo
“bipolarismo selvaggio” alimenta l’astensionismo elettorale da un lato e riduce la qualità del
confronto politico dall’altro. E se, di conseguenza, quasi si impone – oggi – la necessità di dar vita
ad un movimento politico che si candida ad intercettare e a rappresentare mondi vitali, interessi
sociali, realtà culturali e gruppi di opinione, è giocoforza che un’area come quella cattolico
popolare e sociale scenda definitivamente in campo. Ben sapendo che sia a destra che,
soprattutto, a sinistra, una presenza come quella del cattolicesimo popolare e sociale o è
“gentilmente ospitata” o è “semplicemente tollerata”. Nell’un come nell’altro caso è destinata,
comunque sia, a giocare un ruolo culturalmente marginale e politicamente del tutto ornamentale.
Ecco perchè è giunto il momento, per andare al titolo di questa rapida riflessione , per riflettere e
soprattutto per agire come cattolici popolari e sociali. E la ghiotta occasione rappresentata dalle
elezioni europee – con il sistema elettorale proporzionale – offre la possibilità di potersi misurare direttamente con i cittadini. Certo, creando un’offerta politica che sia in grado di unire le varie sensibilità culturali riconducibili ad una comune politica centrista, democratica, riformista e di governo. Su questo versante, può e deve iniziare un percorso politico che non potrà che
culminare con la formazione di un partito politico con un chiaro e netto progetto politico e di
governo. E, per fermarsi ai Popolari, forse è giunto anche il momento per uscire da un anonimato politico che ormai dura da troppo tempo. E cioè, dalla gloriosa esperienza del Ppi a guida Franco Marini e Gerardo Bianco per poi confluire nella Margherita e per poi esaurirsi definitivamente con
l’esperienza del Pd a guida Schlein. Al di là e al di fuori delle simpatiche, per non dire allegre, affermazioni del “cattolico adulto” Romano Prodi e dei suoi sodali sulle capacità inclusive e sulla
vocazione “plurale” della nuova leadership del Partito democratico….
Ecco perchè, infine, adesso i Popolari e tutta l’area che non vuole più essere condannata
all’irrilevanza politica, culturale e programmatica ha il dovere di uscire allo scoperto e di mettere
democraticamente in campo le munizioni ideali per dare voce e rappresentanza ad un mondo
che non può più restare ai margini. Dopodichè, saranno le categorie dell’intelligenza politica, del
coraggio civico e della coerenza culturale ad essere determinanti e decisivi per competere
nell’agone politico contemporaneo. Senza rassegnazione, senza vittimismi e, soprattutto, senza furbizie di potere e di solo tatticismo.
Giorgio Merlo

Leo: “No all’intolleranza, dialogo per la crescita culturale”

In merito agli atti di intolleranza verificatisi  ieri al Salone del libro – che hanno portato, paradossalmente, ad impedire la presentazione di un libro! sarebbe necessario svolgere qualche seria riflessione.

Infatti l’episodio di ieri si colloca in un clima che rischia di divenire sempre più fazioso e partigiano, trasformando la pur naturale e sana dialettica politico culturale, in uno scontro continuo ,che rischia di riportare il Paese – o almeno una parte di esso a tempi tristi che speravamo definitivamente superati.

E’ auspicabile che segretarie/i e leaders di partiti importanti, siano concordi nel condannare ogni forma di violenza ed apprezzare chiunque spinga nella direzione del dialogo e del confronto. Così come pure è necessario, in vista di una crescita culturale e di coscienza della collettività, che intellettuali e opinionsleaders non bollino come provocatorie iniziative o posizioni non collimanti con le proprie. Per aiutare a percorrere e/o ritrovare questa via – come sovente auspicato dal nostro eccellente Presidente della Repubblica Sergio Mattarella stiamo pensando, laici veri e non laicisti, credenti seri non integralisti, persone sostenitrici della nostra Costituzione e del dialogo, convinti assertori del pluralismo e della piena libertà di espressione, di organizzare alcuni momenti, anche pubblici, in cui rimettere al centro e porre a comune denominatore i principi su enunciati.

Giampiero Leo,

Portavoce del Coordinamento interconfessionale “Noi siamo con voi”

Vice presidente del Comitato diritti umani delle Regione Piemonte