LIFESTYLE- Pagina 437

Psychiatric Circus in piazza d'Armi tra risate e paura

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Il nuovo spettacolo di circo-teatro della famiglia Bellucci-Medini: un evento terrificante, dissacrante e divertente

 

Un cast internazionale di acrobati, fachiri, pagliacci presenterà numeri tecnicamente difficilissimi, costruiti con una chiave ironica e insieme inquietante. Artisti di altissimo livello saranno in scena con un gioco di incastri tra acrobatica al suolo e al trampolino, verticalismo, fachirismo, contorsionismo, manipolazione, fantasismo e folle comicità per regalare agli spettatori risate di puro terrore.

 

Uno spettacolo di nouveau cirque ambientato negli anni Cinquanta che racconta la vita all’interno del manicomio cattolico di Bergen, gestito da Padre Josef, dottore e direttore, e dalle sue fedeli suore. Psichiatric Circus è un circo-teatro che si ispira alle suggestioni del Cirque du Soleil, ma con tinte più forti. E’ un evento psicotico, un viaggio nella follia, un luogo in cui il senso delle cose è totalmente capovolto.

 

“E’ uno spettacolo dalle tinte forti che racconta, con il filtro dell’arte, quello che purtroppo è realmente accaduto nei manicomi” spiega il regista Daniele Volpin, “ma il nostro obiettivo non è la riflessione profonda, non sarebbe la nostra competenza. Il nostro obiettivo è coinvolgere il pubblico e soprattutto divertire”.

 

Traendo ispirazione dai più celebri horror della storia del cinema e da serie TV come American Horror Story, e unendo questi spunti alla creatività e alla libertà, a volte dissacrante, del circo e del teatro, Psychiatric Circus si propone al pubblico italiano ed europeo come una novità assoluta, che andrà in tour nelle principali città: per ora confermate Padova, Mestre e Torino. Tanta interazione con il pubblico, per un evento ricco di colpi di scena, divertente e unico. Per i suoi contenuti forti, lo spettacolo è sconsigliato ai minori di 14 anni.

 

TORINO, PIAZZA D’ARMI, DAL 27 MARZO AL 19 APRILE

Spettacoli feriali ore 21.30; venerdì e sabato, ore 17.30 e 21.30; domenica 17.30 e 20.30. 

Riposo: martedì. VIDEO TRAILER: http://youtu.be/3JJrBV2KOgQ 

BIGLIETTI disponibili in prevendita su www.psychiatricircus.com  e direttamente alla cassa prima degli spettacoli.

In aumento i tumori, è (anche) colpa del sesso orale

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I tumori della testa e del collo in Italia rappresentano il 5% di tutti i tumori maligni

 

Il Papilloma virus è la causa del 36% dei tumori dell’orofaringe in Itala e il sesso orale è una delle cause principali. E’ uno dei temi della 1/a Giornata nazionale della Prevenzione dell’Associazione Otorinolaringologi Ospedalieri che si è tenuta alle Molinette. I tumori della testa e del collo in Italia rappresentano il 5% di tutti i tumori maligni.

 

(Foto: il Torinese)

 

Vivicittà, domenica al Valentino "la corsa per tutti"

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Domenica 12 aprile GR1 Rai darà lo start alle 10,30 e dal Castello del Valentino di viale Mattioli prenderà il via “la corsa più grande del mondo”. Anche quest’anno sarà in contemporanea con 42 città italiane, 18 nel mondo e in 21 istituti penitenziari

 

Un’edizione quella del 2015 che lascia amareggiata la presidente Uisp Torino, Patrizia Alfano “Mi dispiace constatare, che a Torino in occasione di Vivicittà, da sempre una gara protetta e che gode del patrocinio del Presidente della Repubblica, ci siano altri due eventi di corsa, pur con finalità diverse. La data di Vivicittà è stata stabilita nel 2014 e ha ricevuto l’approvazione della Fidal. Non me la prendo con gli altri organizzatori, ma la contemporaneità non fa altro, che danneggiare tutti, non solo in termini di numeri, ma anche di immagine. La Città dovrà mettere in campo molte risorse economiche e umane.”“La corsa per tutti” avrà, come da tradizione Uisp, una valenza sociale, civile e ambientale. Il filo conduttore del 2015 è: la mobilità sostenibile, lo stile di vita attivo e il rispetto del territorio. Inoltre, una parte della quota di iscrizione sarà devoluta per la realizzazione di un progetto al campo palestinese di Ain Al Helweh, un centro che si occupa di bambini disabili. Saranno due le distanze previste: la competitiva di 12 km. che si snoderà lungo il Po con classifica unica compensata e la camminata di 4 km. aperta a tutti. Ci saranno a disposizione premi per entrambi gli eventi. Oltre alla competizione vera e propria ci saranno eventi collaterali: dimostrazioni di scherma medioevale, il simulatore di windsurf, un torneo di green volley e a disposizione massaggi shiatzu. La novità del 2015 è la collaborazione con #Torinocorre. Nei principali parchi cittadini ci saranno a disposizione gruppi di allenamento in preparazione di Vivicittà. L’evento rientra nel calendario di Torino 2015 Capitale Europea dello Sport. 

 

Per info: 011/677115 www.uisptorino.it  

Mille cartoline per un Regno

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Rassegna tematica di Casa Savoia, attraverso le cartoline postali iconografiche del Regno d’Italia, dal 1896 al 1946

 

 

A partire dal 13 marzo e sino al 30 aprile, Palazzo Lascaris (Torino, via Alfieri 15) ospita la mostra “Mille cartoline per un Regno”.L’evento è inaugurato giovedì 12 marzo 2015, alle ore 17, alla presenza del presidente del Consiglio regionale del Piemonte Mauro Laus. Interventi: lo storico Tomaso Ricardi di Netro, il curatore della mostra Pierangelo Calvo, Martino d’Austria Este (successore al Trono d’Austria e Ungheria) come ospite d’onore. A moderare l’incontro sarà lo scrittore Dino Ramella.

 

Si tratta di una rassegna tematica di Casa Savoia, attraverso le cartoline postali iconografiche del Regno d’Italia, dal 1896 al 1946. Le cartoline esposte saranno circa 2500, dalle prefilateliche alle prime affrancature facenti parte dell’archivio storico della casa museo “Casale Armanda” di Robella d’Asti.Ad accompagnare il visitatore verso la visione delle prime cartoline postali che partono dal 1874, verranno presentati tratti di corrispondenze relative ai personaggi legati a vario titolo alle vicende della dinastia di Savoia nei secoli. Le lettere in questione, inedite e autografate, comprendono, oltre ai Duchi e Re di Savoia, personaggi come Carducci e Garibaldi. La mostra, promossa e organizzata dal Consiglio regionale del Piemonte e dal Gruppo “Amici del Passato” di Volpiano (To), è visitabile ad ingresso libero dal lunedì al venerdì dalle ore 10,00 alle ore 18,00.

(mbocchio – www.cr.piemonte.it)

Primavera al mercatino in Monferrato

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Antiquariato di aprile all’insegna della primavera. A Casale Al Salone Tartara c’è il Mercatino della Croce Rossa e in piazza Castello il Farmer Market, mercato contadino a km. 0. E per il 25 aprile debutta “Un Giorno da Mercanti”

 

Ritorna come tutti i mesi il Mercatino dell’antiquariato al Mercato Pavia in piazza Castello a Casale Monferrato. Come sempre vi saranno un grande numero di espositori e pezzi interessanti da scoprire e ovviamente comprare. Alla domenica il tradizionale appuntamento con il “Farmer Market” farà venire l’acquolina in bocca con tutti i prodotti sani e genuini oltre che gustosi, promuovendo come sempre le eccellenze enogastronomiche del territorio. L’edizione di aprile, organizzata dallo staff di Monferrato Eventi in liquidazione, abbina anche, all’interno del Salone Tartara, il Mercatino di Primavera della Croce Rossa Italiana. Cri propone un mercatino di fiori, vestiti, (tanti) dolci e spuntini e merende lungo l’arco del giorno.  In aprile, però, l’attività di Monferrato Eventi non si ferma: il 25 aprile  l’antiquariato torna nella città di Sant’Evasio con “Un Giorno da Mercanti”, mercatino dell’antiquariato e dell’usato rivolto unicamente ai privati. Chi ha vecchi oggetti, ricordi, o cose di cui non sa più che farsene, potrà provare per un giorno a vendere, sulla piazza, la propria mercanzia. Per maggiori informazioni telefonare a 349/4987767 oppure 333/8942078 o via mail a info.monferratoeventi@gmail.com

Napoli seducente e senza stereotipi nel recital dei fratelli Servillo

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Al Carignano rivivono i mille volti contraddittori della città in La parola che canta con Toni e Peppe Servillo accompagnati dal Solis Sting Quartet

 

In scena al teatro Carignano di Torino, fino al 12 aprile prossimo, Toni e Peppe Servillo, dopo il grande successo delle Voci di dentro di Eduardo, con il recital-concerto La parolache canta. Protagonista assoluta è Napoli, città tentacolare e magmatica, spaventosa e seducente al tempo stesso, ambigua ma anche solare, ricca di storia, di tradizioni e di culture, che viene raccontata senza, però, cadere nei luoghi comuni. I fratelli Servillo, infatti, al di là dello spaccato sulla città fatta di sole, mare, vicoli e cronache di camorra, tessono il loro omaggio alla tradizione vivente partenopea, attingendo alle vette più elevate della letteratura, della musica e del teatro napoletani. Si approda alle radici di questa cultura con le canzoni intramontabili di Mario e Libero Bovio, fino a giungere al ritratto della Napoli di strada, cruda e lirica di Raffaele Viviani, alle storie di bassi raccontate con una sottile ma partecipe ironia da Eduardo, e, quindi, al “barocco degradato” con cui Enzo Moscato dipinge la sua Napoli gravida e enigmatica. Non manca, però, anche la contemporaneità con la voce di Mimmo Borrelli, che canta, con un mantra ossessivo, le luci e le pestilenze della sua Napoli. Il viaggio condotto dai fratelli Servillo esalta la musicalità del dialetto napoletano, accompagnata dagli archi del Solis Sting Quartet, che ha costruito e consolidato il suo successo proprio sulla commistione di generi e culture musicali, da quella contemporanea al jazz, dal folk e al pop.“Lo spettacolo –  sottolinea Servillo –  esprime un omaggio sentito alla cultura partenopea, rappresentato attraverso la sostanza verbale di poeti, musicisti e scrittori che, di Napoli, hanno conosciuto bene la carne e il cuore”. Ne nasce insomma uno spaccato in cui la musica riesce a delineare i mille volti di una città divisa tra la vitalità estrema e lo smarrimento più profondo.

Mara Martellotta

 

Tutti i segreti delle aziende con "Made in Piemonte"

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Viaggio alla scoperta delle Eccellenze d’impresa

 

Le aziende piemontesi aprono le porte ai turisti per svelare i loro segreti. Dal 19 marzo al 26 giugno 2015 MADE in PIEMONTE propone 51 visite guidate in altrettante realtà produttive d’eccellenza dell’Agroalimentare, Lusso e Design.Un tour alla scoperta dei mestieri di oggi e di ieri, che coniugano l’eleganza di antiche tradizioni alle più moderne tecnologie d’avanguardia: dalla lavorazione di lane pregiate e tessuti a quella del legno e della ceramica, del vetro e della plastica, ma anche la floricoltura e la tradizione casearia del gorgonzola e dei formaggi d’alpeggio, delle risaie e della produzione di vini e distillati, passando dalle botteghe artigianali dove nascono giocattoli, fisarmoniche e ombrelli fino al distretto della rubinetteria e del valvolame. !Un’occasione unica per scoprire tutte le fasi del processo produttivo che portano sul mercato italiano e internazionale alcuni dei più noti prodotti made in Piemonte. Protagonista in particolare il Piemonte Orientale con le province di Biella (13 aziende), Vercelli (11 aziende), Novara (18 aziende) e Verbano Cusio Ossola (9 aziende).

 

 

 

Non mancheranno le occasioni per abbinare alla visita d’impresa momenti di shopping negli spacci aziendali, ma anche tour a piedi o in bicicletta alla scoperta dell’enogastronomia locale e del patrimonio storico e artistico. !L’iniziativa si inserisce nell’ambito di un progetto transfrontaliero Italia-Svizzera finanziato dall’Unione Europea per contribuire alla diversificazione e destagionalizzazione dell’offerta turistica attraverso lo sviluppo del turismo d’impresa. La Regione Piemonte ne è il capofila in partnership con Unioncamere Piemonte e con il contributo tecnico-scientifico dell’Università degli Studi di Torino, oltre al supporto operativo di Confindustria Piemonte, delle Camere di commercio e delle Unioni Industriali delle quattro province toccate dal progetto, di Ceipiemonte e delle Atl di Biella, Valsesia-Vercelli, Novara, Distretto turistico dei Laghi, Monti e Valli dell’Ossola e dell’Atl Turismo Torino e Provincia, quest’ultima per la parte formativa. Il 19 giugno 2015 la Cittadella dell’Expo di Milano ospiterà un momento di condivisione internazionale del progetto con un evento che vedrà coinvolti anche i partner svizzeri.

 

 

Tra fine aprile e giugno partirà, invece, sul territorio del Piemonte Orientale una rassegna di spettacoli teatrali legati al tema, per coinvolgere i giovani e le scuole e in generale quelli che sono i primi “fruitori” privilegiati di un territorio, ovvero i suoi abitanti. !“L’identità di un territorio si fonda anche sulle sue anime produttive – sottolinea Antonella Parigi, assessore alla Cultura e Turismo della Regione Piemonte – Avere l’opportunità di esplorarle dall’interno offre un’esperienza culturale nuova e insieme storica, perché ognuna di esse è legata indissolubilmente al territorio, che da una parte, con le sue caratteristiche, ha favorito l’insediamento di determinate aziende, e dall’altra ha visto il proprio volto trasformarsi, negli anni, plasmato da quegli stessi processi produttivi. Il nostro obiettivo, partendo dal Piemonte Orientale, è quello di estendere questo progetto a tutto il territorio, integrando Made in Piemonte a tour già collaudati come Made in Torino, e rendendo il turismo d’impresa uno dei prodotti d’eccellenza dell’offerta turistica piemontese.” !“L’impresa come offerta turistica, come asset strategico di conoscenza e attrazione dei bnostri territori. Questo l’obiettivo del progetto ‘Made in Piemonte’ – commenta Ferruccio Dardanello, presidente di Unioncamere Piemonte -. Un nuovo modo di valorizzare il nostro patrimonio industriale, ampiamente diffuso in Piemonte, e di rivitalizzarlo, aprendo le porte delle nostre aziende, mettendo in mostra prodotti ‘made in’ e processi di qualità. Un’esperienza originale e dall’alto contenuto tecnologico e innovativo che si inserisce in un’ottica di sviluppo strategico delle nostre città e di conoscenza delle produzioni in attività, simbolo della nostra storia e delle nostre eccellenze.” 

 

 

Per info e calendario visite:
www.piemonteitalia.eu
www.bookingpiemonte.it

Sbloccati 85 milioni di fondi per la sanità

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Trasferimenti di cassa  relativi ad adempimenti del 2011 fermi a Roma e mai erogati a causa di una serie di inadempienze cui la sanità piemontese non aveva mai ottemperato

 

La Regione ha ottenuto lo sblocco di trasferimenti di cassa per 85 milioni di euro, relativi ad adempimenti del 2011 fermi a Roma e mai erogati a causa di una serie di inadempienze cui la sanità piemontese non aveva mai ottemperato.Un atto che deriva dall’illustrazione, effettuata nella seduta ordinaria del Tavolo ex Massicci svoltosi il 1° aprile a Roma, dei pre-consuntivi 2014 dei bilanci delle aziende sanitarie che chiudono in equilibrio e delle delibere sulla gestione sanitaria accentrata e consolidata dell’anno 2012.“Un altro piccolo grande passo – commenta l’assessore regionale alla Sanità, Antonio Saitta – dell’operazione credibilità che la Giunta Chiamparino persegue da mesi nei confronti del Tavolo ex Massicci, che aveva commissariato la sanità piemontese della Giunta Cota e che ancora oggi ha potuto registrare con soddisfazione gli ulteriori progressi in materia di chiarezza nei conti e nei bilanci delle aziende sanitarie”.“Confido che nella prossima convocazione prima dell’estate – aggiunge Saitta – Roma sblocchi altri importanti risorse di cassa; nel frattempo, lavoriamo alacremente per approvare la delibera sui nuovi tetti di spesa per il personale delle aziende sanitarie che, a maggio, ci consentirà di far partire le 600 assunzioni indispensabili nei nostri ospedali”.

 

(www.regione.piemonte.it)

Praga e Terezìn, l'Europa di mezzo e il "secolo breve"

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Reportage di Marco Travaglini

Praga è una città magica che si specchia da più di dieci secoli nelle acque della Moldava, dominata dal Castello(Pražský hrad), la più grande fortezza medievale esistente, oltre che simbolo emblematico del grande passato storico, culturale e sociale della capitale. Terezìn  si trova ad una sessantina di chilometri a nordovest di Praga. Con l’autobus, dalla stazione praghese di Florenc, s’impiega quasi un’ora per arrivare. Fa abbastanza freddo e le nuvole grigio ferro lasciano trapelare solo qualche timido e intirizzito raggio di sole

 

Una città che per fama toccherà le stelle

 

Vedo una città che per fama toccherà le stelle”. Si racconta, a Praga, che la principessa Libuše, leggendaria fondatrice della dinastia boema dei Premyslide, pronunciò questa frase dal castello di Vyšehrad, adagiato su uno sperone roccioso sulla riva destra della Moldava. Da lì, dal “castello alto”,  lo sguardo  domina la città e la tradizione lega questa rupe a molte leggende, delle quali la  più nota racconta che appunto qui iniziò la storia di Praga. Decisamente profetica la principessa del popolo ceco se si pensa che oggi è da molti considerata la più bella tra le capitali d’Europa. Praga ricorda una delle “città invisibili” di Calvino:contiene, come in un gioco di scatole cinesi,  tante città, aprendosi di volta in volta su una e sull’altra.

 

Mai uguale a se stessa

Praga è una città magica che si specchia da più di dieci secoli nelle acque della Moldava, dominata dal Castello(Pražský hrad), la più grande fortezza medievale esistente, oltre che simbolo emblematico del grande passato storico, culturale e sociale della capitale. Il centro storico della città è formato da sei quartieriche in passato erano città indipendenti e che poi vennero unificate nel Settecento:Staré Mesto, cioè la Città Vecchia, Josefov, il quartiere ebraico che attualmente fa parte della Città Vecchia, Nové Mesto, cioè la Città Nuova, Malá Strana, cioè la Parte Piccola,Hradcany, ossia il quartiere Novy Svet, e Vysehrad.

 

Il triangolo della magia bianca

Si dice che Praga con Torino e Lione formi il triangolo della magia bianca, e che si creda o no va ricordato che l’alone di mistero che avvolge la città ha fornito spunti per un’infinità di leggende. La capitale boemaesercita un fascino del tutto particolare, ed è facile rimanere colpiti dalla sua atmosfera, dalle vie strette e dai ponti, da palazzi e chiese, dalle statue. Dal Ponte Carlo, vecchio ormai di quasi sette secoli e lungo mezzo chilometro tra la città vecchia e Malá Strana, con i suoi “protettori di pietra”, fino alla Torre dell’Orologio, all’isola di Kampa, alla via dell’Oro (Zlatá ulička)  dove vivevano all’epoca di Rodolfo II gli alchimisti segregati nelle piccole casette (Puppenhaus). La leggenda più nota è quella del Rabbino Loew e del suo Golem: dove si racconta che Rabbi Jehuda Löw ben Bezalel , nel ’500,  creò il gigante d’argilla, destinato a difendere gli ebrei dalle persecuzioni. Praga è così: mai uguale a se stessa, sfuggendo a qualsiasi definizione ed etichetta, si presenta con i suoi volti immobile, vorticosa e originale.

 

Le tombe all’ombra dei sambuchi

Il vecchio cimitero ebraico di Praga (in ceco Starý Židovský Hřbitov), fondato nel 1439, è uno dei più celebri in Europa. Per oltre tre secoli, a partire dal Quattrocento, a fianco della vecchia sinagoga è stato l’unico luogo dove gli ebrei di Praga potevano seppellire i loro morti. Le dimensioni sono rimaste all’incirca quelle medievali e nel tempo si è sopperito alla mancanza di spazio sovrapponendo le tombe, perché il cimitero non poteva espandersi fuori dal perimetro esistente. In alcuni punti si sono sovrapposti fino a nove strati di diverse sepolture. L’affastellarsi delle lapidi, tardogotiche, rinascimentali, barocche, l’una contro l’altra, il silenzio assoluto del luogo la penombra creata dalle fronde degli alti sambuchi che crescono nel cimitero, danno a questo luogo un’aura spettrale.Le tombe consistono in lapidi di arenaria o di marmo, piantate nella terra. Solo dai disegni simbolici si può intuire la professione o le qualità del defunto: forbici per sarti, pinzette per i medici, mani che benedicono per i sacerdoti e così via. Si contano circa dodicimila lapidi, ma si ritiene che vi siano sepolti oltre centomila ebrei. La più antica è quella di Avigdor Kara e risale al 1439, mentre l’ultima è quella di Moses Beck del 1787.Durante l’occupazione tedesca, il cimitero fu risparmiato: le autorità occupanti del Terzo Reich decisero che sarebbe rimasto “a testimonianza di un popolo estinto”.

 

Le pietre del Tempio di Salomone

Il nome della Sinagoga Vecchianuova di Praga (Staronovà Sinagoga) non deve trarre in inganno : ha più di ottocento  anni ed è chiamata così solo perché fu la seconda in ordine di tempo ad essere costruita. La prima sinagoga di Praga,infatti,  venne distrutta nel 1867 e sostituita dalla Sinagoga spagnola, in stile moresco. Costruita verso la fine del 1200 in uno stile a metà tra il romanico e il gotico. Secondo la leggenda per edificarla vennero usate le pietre provenienti dal Tempio di Salomone e , si dice che quando tornerà il tempo di ricostruire il Tempio, la sinagoga sarà distrutta e le pietre riportate a Gerusalemme. Tra le altre sei sinagoghe praghesi del Josefov , il quartiere ebraico della città, l’edificio  che ospita la sinagoga Pinkas, risalente al 1535, ospita il Monumento agli Ebrei Boemi e Moravi, vittime delle persecuzioni naziste. Furono 80.000 quelli trucidati nei campi di sterminio i cui nomi sono stati scritti tutti a mano lungo le pareti del museo. La Pinkasova è la seconda più antica del ghetto  e oggi è un luogo aperto al pubblico dedicato ai 77.297 ebrei di Boemia e Moravia, vittime dell’Olocausto. Al primo piano della sinagoga si può visitare  l’esposizione dei Disegni dei bambini di Terezín 1942–44. Ed è qualcosa di veramente tremendo. Ma di questo se ne parlerà andando a Terezìn.

 

Terezìn, la “città di Teresa

Terezìn  si trova ad una sessantina di chilometri a nordovest di Praga. Con l’autobus, dalla stazione praghese di Florenc, s’impiega quasi un’ora per arrivare. Fa abbastanza freddo e le nuvole grigio ferro lasciano trapelare solo qualche timido e intirizzito raggio di sole. Per il calendario è primavera ma il vento porta con sé un’aria ancora invernale. Nell’arco di un decennio, tra il 1780 ed il 1790,  l’imperatore d’Austria Giuseppe II fece edificare questa “città di guerra” proprio al centro della Boemia. La città prese il nome di Theresienstadt (in ceco, appunto, Terezìn), ovvero la “città di Teresa“,  in onore  della madre, l’imperatrice Maria Teresa d’Austria. Il profilo era quello di una città militare, divisa in due parti ( la “piccola” e la “grande” fortezza), progettata allo scopo di difendere Praga da attacchi provenienti da nord, edificata alla confluenza dell’Ohře (Eger in tedesco) con l’Elba, uno dei fiumi più lunghi dell’Europa centrale. Il punto prescelto era all’altezza della divisione in due rami dell’ Ohře.

 

Le due fortezze

Lungo il ramo più a occidente venne costruita la fortezza più grande e più munita. Lungo il ramo orientale, quella più piccola. La distanza tra le due è di circa un chilometro. Questo sistema difensivo poteva ospitare una popolazione di sei-settemila persone, compresa la guarnigione. Il ruolo militare di Terezìn era in funzione antiprussiana. Le lotte tra l’Austria e la Prussia di Federico II avevano insegnato che era cosa saggia oltre che prudente proteggere adeguatamente la capitale della Boemia. Però, nonostante la minaccia prussiana, rimase una città militare per meno di un secolo e non fu mai al centro di combattimenti. Così, nel 1882, venne abbandonata come sede di guarnigione e la piccola fortezza ad oriente venne adibita a carcere per prigionieri particolarmente pericolosi. Come Gavrilo Princip, che uccise  l’arciduca Francesco Ferdinando d’Austria e sua moglie il 28 giugno 1914 a Sarajevo, accendendo la scintilla che portò allo scoppio della Prima Guerra Mondiale.

 

Chi era Gavrilo Princip?

Nato il 27 luglio del 1894 a Oblaj, in Bosnia, quarto di nove figli di un postino, sin da piccolo si ammalò di tubercolosi che gli compromise a vita la salute. Frequentò la scuola commerciale a Sarajevo, e dopo s’iscrisse al ginnasio, dal quale venne espulso nel 1912 per le sue idee politiche. Nel maggio dello stesso anno si trasferì a Belgrado, dove continuò i suoi studi. Verso la fine dei suoi studi, nel 1914, partì alla volta di Sarajevo, in compagnia di altri due  giovani (Nedjeljko Čabrinović e Trifko Grabež), con l’obiettivo di assassinare Francesco Ferdinando. L’attentato riesce, ma i tre ragazzi vengono immediatamente catturati. Vennero condotti nella fortezza-prigione di Terezin, processati e condannati a vent’ anni di carcere. Evitarono la pena di morte poiché per la legge erano minorenni all’epoca dell’assassinio (avevano tutti sotto i 21 anni).

 

“Lo trovo rassegnato,come sempre”

In quella tetra prigione Gavrilo attese la fine. Lo psichiatra viennese Martin Pappenheim, che a Terezin studiava i soldati sofferenti da traumi di guerra, lo visitò quattro volte, nel 1916. Il 5 giugno di quell’anno, dopo l’ultimo incontro, scrisse una breve nota: “Lo trovo rassegnato, come sempre. Quando da Vienna  arriverà il permesso, il braccio dovrà essergli amputato”. L’arto sinistro, compromesso dalla tubercolosi ossea era tenuto insieme dal filo d’argento che sostituiva l’articolazione del gomito. E, infatti, lo amputarono nel novembre del 1917.  Gli ultimi mesi di vita furono un calvario. Si disse che Princip era ormai un cadavere vivente che riempiva d’orrore e di pietà gli stessi carcerieri. Non parlava quasi mai e quelle rare volte che lo fece si limitò a chiedere la data e l’ora. Morì alle 18 del pomeriggio del 28 aprile 1918, nella stanza numero 33 dell’ospedale militare. Gli altri congiurati arrestati erano morti prima di lui, uno dopo l’altro. Ed anche il Kaiser, Francesco Giuseppe I d’Austria,  aveva esalato l’ultimo respiro il 21 novembre del 1916, nella reggia imperiale del castello di Schönbrunn.

 

“Emigreranno a Vienna i nostri spettri..”

Gavrilo Princip, in una bara di assi grezze con una nera croce disegnata sul coperchio, vene seppellito in modo anonimo da una piccola squadra di soldati, composta da un boemo e quattro austriaci. Le autorità asburgiche, presero questa decisione, impaurite all’idea che il nazionalismo jugoslavo potesse fare del luogo una meta di pellegrinaggio.Le sue spoglie non sarebbero mai state ritrovate se il soldato boemo non si fosse annotato con esattezza il luogo e non avesse, finita la guerra, scritto al fratello di Gavrilo, Jovo Princip. Trovarono in quel luogo lo scheletro e il riconoscimento fu attestato da un certificato medico: “Individuo di sesso mascolino, di statura inferiore alla media, che ha subito l’amputazione del braccio sinistro”. Sul muro della cella numero 1 della “piccola fortezza” di Terezìn , tracciati sull’intonaco, trovarono anche gli ultimi versi di Gavrilo: “Emigreranno a Vienna i nostri spettri e là si aggireranno nel Palazzo a incutere sgomento nei sovrani”.

 

(continua)

Marco Travaglini

 

Il socialista Acciarini rivive in Santa Rita

Acciarini

ALLA SCOPERTA DEI NOMI DI VIE E PIAZZE

Nel marzo del 1944 partecipò all’organizzazione, a Torino, del grande sciopero operaio contro la fame ed il terrore e proprio per questo, il 9 marzo venne arrestato dai tedeschi e rinchiuso nel carcere di S. Vittore a Milano. Morì  a Mauthausen il 1 marzo del 1945 stroncato dagli stenti e dalle fatiche

 

Ogni città ha la sua storia e il suo vissuto, esattamente come le vie, i corsi o le piazze che la compongono. Noi del “Il Torinese” ci siamo addentrati per le strade ed i luoghi di Torino per raccontarvi di quei “nomi” che ogni giorno vengono “abitati”, “visitati” e soprattutto “attraversati” da cittadini e turisti ma di cui, molto spesso, si ignora la storia. Vi accompagneremo all’interno dei quartieri torinesi per conoscere e scoprire quale avvenimento o quale personaggio si sia meritato un “posto ad honorem” all’interno della nostra città.

 

Quest’oggi parleremo di Via Filippo Acciarini (10137), situata in prossimità del quartiere di Santa Rita. La via, compresa tra via Boston e via Filadelfia, è abitata principalmente da condominii e da qualche piccolo esercizio commerciale.

 

Filippo Acciarini nacque a Sellano (Perugia) il 5 marzo 1888. Compì gli studi a Recanati, paese d’origine dei suoi genitori e lì, giovanissimo e militante, aderì agli ideali umanitari, classisti e non violenti del socialismo. Durante gli anni in cui frequentava il liceo la sua milizia politica creò delle serie difficoltà al padre, tanto che Acciarini fu costretto a lasciare gli studi e a trasferirsi a Roma dove venne assunto dalle Ferrovie dello Stato; in seguito nel 1913, venne trasferito nel compartimento ferroviario di Torino che diventò così la sua città di adozione.

 

Delegato al XVII congresso socialista, entrò nella direzione del “Grido del popolo” ed iniziò la collaborazione all’ “Avanti!” dai cui fogli descrisse alcuni momenti dell’ascesa al potere e delle violenze dei fascisti a Torino.Nel settembre del 1923 venne licenziato dalle Ferrovie per scarso rendimento e soprattutto per la sua propaganda sovversiva antifascista e sempre nello stesso anno, entrò nella redazione dell’ “Avanti!” dando così il via a due vigorose polemiche giornalistiche contro i comunisti torinesi. Verso la fine del 1926 dopo che venne sciolto il Partito Socialista Italiano e soppresso l’ “Avanti!”, Acciarini iniziò a lavorare per un comitato di soccorso in favore degli antifascisti colpiti da provvedimenti repressivi.Denunciato nel dicembre del 1927 al Tribunale speciale con l’imputazione di propaganda sovversiva, venne assolto nel luglio del 1928 per insufficienza di prove.

 

Essendo in difficoltà finanziare, iniziò a fornire saltuariamente collaborazioni letterarie a riviste quali “La Parola” o l’ “Enciclopedia della cultura italiana”, finché nel 1940 riprese l’attività politica cercando di ricostruire il partito socialista a Torino e nel Piemonte. Nel 1943 fu uno tra i fondatori del Movimento di Unità Proletaria (MUP) entrando in seguito a far parte della direzione del Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria; nello stesso anno cominciò anche a collaborare per le notizie sindacali con il quotidiano “La Stampa” e successivamente gli venne affidata la redazione torinese del nuovo “Avanti!” del quale curò la stampa e la redazione clandestine.

 

Nel marzo del 1944 partecipò all’organizzazione, a Torino, del grande sciopero operaio contro la fame ed il terrore e proprio per questo, il 9 marzo venne arrestato dai tedeschi e rinchiuso nel carcere di S. Vittore a Milano. Dopo qualche mese venne trasferito nel campo di concentramento di Fossoli (Modena) dal quale, dopo neanche un mese, venne deportato nel Lager di Mauthausen. Morì proprio a Mauthausen il 1 marzo del 1945 stroncato dagli stenti e dalle fatiche.

  

(Nella foto la “Pietra d’Inciampo”,  “Stolperstein”, dell’artista tedesco Gunter Demnig dedicata a Filippo Acciarini, e posta in via Carlo Alberto 22)

Simona Pili Stella