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Lo Schiaccianoci incanta Torino

danza

danza2Amore, sogno e fantasia sono le caratteristiche di quello che è uno dei balletti più affascinanti della storia della danza classica

 

Tra tradizionali cenoni, abbondanti pranzi e magari qualche week-end sulla neve, quest’anno un altro grande ed intramontabile classico, ha fatto da protagonista durante le feste natalizie dei torinesi. Si è tenuto ieri infatti, al Teatro Alfieri in piazza Solferino, il secondo appuntamento dell’opera “Lo Schiaccianoci”, interpretato dalla compagnia Ballet of Moscow-National Russian Ballet.

 

Amore, sogno e fantasia sono le caratteristiche di quello che è uno dei balletti più affascinanti della storia della danza classica. La fiaba di Hoffmann,le meravigliose musiche di Čajkovskij e la scenografia incantata del Ballet of Moscow hanno fatto immergere lo spettatore in tutte le sfaccettature più magiche della favola, tra colori balletti e soprattutto fantasia.

 

Grandi e piccoli invertono i ruoli: gli adulti diventano bambini ed i bambini adulti. Gli sfarzosi ed eleganti costumi ed i magnifici giochi di luci, hannoimpressionato e colpito subito lo spettatore, lasciando così la platea pervasa da un susseguirsi di emozioni e da un senso di magia, che ha ammaliato ipiù piccoli ed incantato gli adulti. Lo spettacolo è andato in scena per la prima volta al Teatro Alfieri il 19 dicembre scorso, per poi replicare (a causa delle numerose richieste) ieri 7 estasera 8 gennaio.

 

Insomma uno spettacolo che unisce nonni e nipoti e che consente a grandi e piccini di perdersi in un meraviglioso mondo che (ammettiamolo) finalmente non ha nulla di virtuale o “computerizzato”. Insomma, nonostante la sempre presente crisi e le tanto odiate tasse che impoveriscono sempre di più i portafogli dei torinesi (ed in generale di tutti gli italiani), fa piacere vedere come in tantissimi abbiano scelto di “investire” nell’eleganza e nella magia del teatro.

 

Simona Pili stella

Per il tribunale il bimbo è nato da due mamme e ora il Comune decide di trascrivere l'atto

nozze donne matrimonio

I vescovi: “è importante per la crescita di un bambino poter vivere in una famiglia in cui ci sia l’esperienza della reciprocità maschile e femminile e quindi il rapporto con un padre e con una madre. Questo elemento manca completamente”

 

 Grazie all’inseminazione eterologa il piccolo è nato in Spagna e, per la legge locale, è a tutti gli effetti figlio di due mamme. Primo caso in Italia la Corte d’Appello di Torino ha accolto la loro richiesta ordinando all’ufficiale di stato civile del Comune di trascrivere la nascita del bimbo come figlio delle due mamme. Spiega in un articolo il Corriere della Sera che la decisione intende garantire la copertura giuridica ad una “situazione di fatto in essere da anni, nell’esclusivo interesse del bambino cresciuto da due donne che la legge spagnola riconosce entrambe come madri”.

 

Lo  stato civile del Comune di Barcellona indica le due donne sposatesi in Spagna come “madre A” e “madre B”. Il Tribunale torinese aveva dapprima  respinto la richiesta di trascriverlo nell’anagrafe italiana, poichè considerava tale trascrizione “contraria all’ordine pubblico” secondo le norme in materia di filiazione che parlano di padre, madre, marito e moglie. Ma la  decisione è stata ribaltata dalla sezione famiglia della Corte d’Appello. La Corte ritiene infatti che la mancata trascrizione, non tutelerebbe il diritto all’identità personale del minore e il suo status in Italia.

 

Il Comune di Torino in questa prima fase della vicenda alquanto complessa aveva deciso per il momento di non trascrivere l’atto di nascita, in attesa di chiarimenti da parte della Prefettura. Si apprende ora che, invece, dovrebbe attenersi alle disposizioni della Corte d’Appello.

 

Il commento del segretario del Sinodo dei vescovi, mons. Bruno Forte, affidato all’Ansa:”Credo sia importante per la crescita di un bambino poter vivere in una famiglia in cui ci sia l’esperienza della reciprocità maschile e femminile e quindi il rapporto con un padre e con una madre. Questo elemento manca completamente. Viene meno la tutela del dirittodel minore. Mi auguro che questa sentenza non venga emulata”.

 

Ancora una volta, in Italia, è la magistratura a dover ristabilire principi di civiltà e giustizia. Questo, invece, il commento dell’associazione Famiglie Arcobaleno, che accoglie “con gioia e soddisfazione” la sentenza d’appello di Torino sul bimbo figlio di due mamme, che “riconosce il diritto di un minore ai suoi legami familiari”.

 

Riorganizzata la rete di terapia del dolore

medico sanitaI tre hub sono la Città della Salute e della Scienza di Torino, l’ospedale Maggiore di Novara e l’azienda ospedaliera SS.Antonio e Biagio e C.Arrigo di Alessandria

 

Tre centri di eccellenza a Torino, Novara e Alessandria ed altri sedici centri nel resto del Piemonte è quanto stabilisce la delibera della Giunta regionale che riorganizza la rete di terapia del dolore all’insegna dell’appropriatezza delle cure e della competenza clinica in modo da migliorare la qualità della vita delle persone adulte affette da dolore, riducendone il grado di disabilità e favorendone la reintegrazione nel contesto sociale e lavorativo.

 

“Lo sviluppo dei centri necessita ora di un ulteriore rafforzamento e strutturazione all’interno delle logiche di rete e di sistema della Regione – afferma l’assessore alla Sanità, Antonio Saitta – Il provvedimento consente anche la razionalizzazione della spesa, come previsto dalla normativa nazionale e in coerenza con le norme adottate dalla Regione per rispettare il piano di rientro”.

 

I tre hub sono la Città della Salute e della Scienza di Torino, l’ospedale Maggiore di Novara e l’azienda ospedaliera SS.Antonio e Biagio e C.Arrigo di Alessandria. All’Istituto di ricerca e cura a carattere scientifico di Candiolo viene riconosciuto il ruolo di centro monospecialistico per la terapia del dolore oncologico. Gli altri centri avranno sede presso le Asl TO1, TO2, TO3, TO4, TO5, VC, BI, NO, VCO, CN1, CN2, AL, AT, S.Luigi Gonzaga di Orbassano, Ordine Mauriziano di Torino, Santa Croce e Carle di Cuneo.

 

Tutti i centri lavoreranno in sinergia concordando procedure e linee guida omogenee per la selezione delle casistiche di pazienti colpiti da tutte le tipologie di dolore, a partire dalle malattie più frequenti.

 

Gianni Gennaro

www.regione.piemonte.it

"Ti amo da morire" al Massaia

 

teatro Perna 

 

Un nuovo spettacolo scritto e diretto da Ivan Fabio Perna, ironico e versatile regista specializzato nella commedia brillante americana

 

 

La compagnia Brandon&Fabrice Theatrepresenta la commedia: “Ti Amo da Morire”. Un nuovo spettacolo scritto e diretto da Ivan Fabio Perna, ironico e versatile regista specializzato nella commedia brillante americana. La commedia andrà in scena Teatro Cardinal Massaia, in Via Sospello, 32 aTorino, Venerdì 9 e Sabato 10 Gennaio 2015 alle ore 21

 

Enzo Dino e Steph Bianco ne sono i protagonisti, a fianco a loro recitano: Ilaria Zoé Antonello, Valentina Massafra e Alessandro Sena  Il disegno luci è affidato a: Giorgio Tedesco. La produzione collabora per la messa in scena con la rinomata compagnia Lewis&Clark. Lo spettacolo è in abbonamento nella stagione teatrale 2014-2015 del Teatro Cardinal Massaia, con il patrocinio della Città di Torino.La pièce affronta in modo divertente, e non volgare, la storia di due giovani fratelli proprietari di un’impresa di Onoranze Funebri.

 

La trama: Alex e Gigi sono due fratelli proprietari di un’impresa di Onoranze Funebri.  Alex è un giovane scaltro affarista e donnaiolo, mentre Gigi, timido e non troppo sveglio, preferisce dedicarsi alla cura dei suoi “clienti” e alla sua passione: cucinare torte. Gigi è fidanzato dai tempi dell’asilo con Dolly, una ragazza robusta arcigna e brontolona, da sempre innamorata di Alex. Durante la ristrutturazione dell’agenzia, i due, metteranno in affitto l’appartamento adiacente al loro, che si trova proprio sopra la loro attività.Risponderà all’annuncio Lucy, una giovane e bella studentessa di antropologia, vegana e animalista convinta. Alex perderà la testa per lei e inizierà a raccontare bugie sul suo lavoro, facendo ingelosire Dolly e creando una valanga di comici guai per tutti!

 

La CompagniaLa Brandon&Fabrice Theatre nasce dall’idea ed entusiasmo di due giovani attori torinesi: Enzo Dino e Steph Bianco. La compagnia ha la finalità di mettere in scena nuove ed originali commedie teatrali di respiro nazionale, con obiettivi produttivi anche nel campo televisivo e cinematografico. I due attori, hanno numerose esperienze di cinema e televisione, e il resto del cast è formato in parte da giovani attori diplomati del Liceo Coreutico “Germana Erba” di Torino.

 

Il Regista e autore – Ivan Fabio Perna esperto conoscitore della commedia americana è autore, regista e attore. A New York ha lavorato con gli attori americani Daniel Von Bargen e Randy Danson, in Italia con Franca Nuti, Giancarlo Dettori, Franco Branciaroli, con il Teatro Stabile di Ancona e con il Piccolo Teatro di Milano.E’ traduttore del celebre commediografo americano Neil Simon ed è stato il regista del musical in tournée nazionale “MOULIN ROUGE” tratto dal film con Nicole Kidman. E’ responsabile e direttore della Compagnia Lewis&Clarkdi Torino, che da anni produce e mette in scena i più grandi capolavori del Teatro Americano. Nell’ottobre del 2013 la Casa EditriceAchille e la Tartaruga di Torino pubblica il primo libro di Ivan Fabio Perna: “Questioni di Donne”. L’opera è tratta dall’omonima commedia e contiene il testo originale con tutte le indicazioni per l’allestimento scenico: prima esperienza in Italia di copione edito in stile anglosassone.

 

 

Info, prenotazioni e prevendite:

Teatro CARDINAL MASSAIA 

Via Sospello, 32 – Torino

tel. 011.25.78.81 

mail: prenotazioni@teatromassaia.it 

www.teatromassaia.it

Nursing Up: "Situazione critica alla Città della Salute"

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 “Ci sono almeno 65 barelle nei corridoi e mancano almeno una quindicina di infermieri. Una situazione gravissima, generata dalla carenza di personale”

 

“Ad una situazione di emergenza si risponde con atti di emergenza e non con le parole”. L’emergenza è quella della sanità, dopo le dichiarazioni agli organi di informazione dell’assessore regionale alla sanità Antonino Saitta anche in relazione alle code al pronto soccorso del Mauriziano. E la frase di poc’anzi è del segretario regionale del Nursing Up, Claudio Delli Carri che che entra a piedi unti nel dibattito evidenziando che “alla Città della Salute ci sono almeno 65 barelle nei corridoi e mancano almeno una quindicina di infermieri. Una situazione gravissima, generata dalla carenza di personale, dalla scomparsa del turn over, che rischia letteralmente di esplodere con i picchi che ci aspettiamo per l’influenza. Ecco perché accadono casi come quello del Mauriziano e in questa situazione sono un po’ tutti gli ospedali del Piemonte”. E l’unica via di uscita per il sindacalista è lo sblocco immediato delle assuzioni perché “ a poco valgono le parole e le speranze che arrivi un decreto da Roma”.

 

(Foto: il Torinese)

Massimo Iaretti

Con le “pietre di inciampo” la storia non si dimentica

Anche Torino la messa in posa delle prime pietre, dedicate alla memoria di 27 torinesi deportati nei campi di concentramento e di sterminio

 

RESISTENZA PIETREStolpersteine (Pietre di inciampo) è un monumento diffuso e par­tecipato dell’artista tedesco Gunter Demnig per l’Europa. Per ricordare le singole vittime del nazionalsocialismo, l’artista pro­duce piccole targhe di ottone poste su cubetti di pietra che sono poi incastonati nel selciato davanti all’ultima abitazione scelta liberamente dalla vittima. La targa riporta “Qui abitava…”, il nome della vittima, data e luogo di nascita e di morte/scompar­sa. Si tratta del primo monumento dal basso a livello europeo: oltre 40.000 pietre d’inciampo sono state poste in 1.100 località di 16 paesi europei; in Italia, le pietre sono presenti a Roma, Livorno, Prato, Ravenna, Brescia, Genova, L’Aquila e Bolzano. Nelle giornate del 10 e 11 gennaio  anche Torino visto la messa in posa delle prime pietre di inciampo, dedicate alla memoria di 27 torinesi deportati nei campi di concentramento e di sterminio. Pietre di inciampo Torino è stato promosso dal Museo Diffuso del­la Resistenza, della Deportazione, della Guerra, dei Diritti e della Libertà, dalla Comunità Ebraica di Torino, dal Goethe-Institut Turin e dall’Associazione Nazionale Ex Deportati (Aned). RESISTENZA PIETRE2

 

L’iniziativa per la messa in posa di una pietra d’inciampo parte da chiunque – singoli cittadini, associazioni o enti – desideri ri­cordare una vittima. Non sono quindi le istituzioni a scegliere chi ricordare ma i singoli committenti, mediante una richiesta diretta di cui si fanno portatori. I promotori , con l’assenso dei familiari, hanno  pensato di utilizzare una delle pose per coinvolgere la stampa e le istituzioni. Si tratta della pietra dedicata a Eleonora Levi, ebrea deportata ad Auschwitz, arrestata dai tedeschi nella clinica “Sanatrix” dove era ricoverata. L’ultima abitazione da lei liberamente scelta è stata in corso Massimo D’Azeglio 12 e qui verrà posata la pietra, domenica 11 gennaio, a mezzogiorno. In quel punto, in accordo con i familiari di Eleonora Levi, interverranno Lucio Monaco, vicepresidente dell’Aned, il rabbino della Comunità Ebraica di Torino e il Sindaco di Torino, Piero Fassino.

 

Marco Travaglini

La cacciatrice di comete a Pino Torinese

rosetta foto

Inizia il laboratorio “In viaggio con la cometa” (5- 10 anni); alle 16.30 lo spettacolo in Planetario live “Missione Rosetta” e alle 17.00 sarà inaugurata “Rosetta, cacciatrice di comete”percorso espositivo di 25 pannelli

 

Dopo una corsa durata 10 lunghi anni, ma progettata da quattro lustri e prolungatosi per oltre sei miliardi di chilometri nel nostro sistema solare, il ‘grande giorno’ è finalmente arrivato e la missione Rosetta ha raggiunto il 12 novembre 2014 il più ambizioso e spettacolare dei suoi obbiettivi.Alle 17:03, ora italiana, il centro di controllo ESA-ESOC di Darmstadt ha reso noto che il lander Philae – rilasciato dalla sonda sette ore prima – è atterrato sul nucleo della cometa 67/P Churyumov-Gerasimenko, segnando un primato senza precedenti nella storia dell’esplorazione spaziale. Sabato 10 gennaio Infini.to inaugura la mostra “Rosetta, cacciatrice di comete”, curata dall’Agenzia Spaziale Italiana e per l’occasione il Planetario organizza un weekend con attività per adulti e bambini. Sabato 10 gennaio dalle 15.30 inizia il laboratorio “In viaggio con la cometa” (5- 10 anni); alle 16.30 lo spettacolo in Planetario live “Missione Rosetta” e alle 17.00 sarà inaugurata “Rosetta, cacciatrice di comete”percorso espositivo di 25 pannelli con visita guidata e tavola rotonda. Info e prenotazioni: www.planetarioditorino.it/it/Rosetta,_cacciatrice_di_comete-500.html

 

(www.regione.piemonte.it)

Vuoi il mio posto? PRENDI il mio handicap

DISABILICANI

Ovviamente l’auspicio è che tali messaggi, ben mirati e ben veicolati, abbiano una ricaduta positiva in termini di civiltà che, a volta, ai padroni dei migliori amici dell’uomo ed a taluni automobilisti manca. A Celle come a Torino, come ovunque

 

Una comunicazione visiva fatta di poche parole e di immagini efficaci è sicuramente più incisiva di mille discorsi o lunghi documenti. Questo assunto, almeno in due occasioni, lo ha messo in pratica il Comune di Celle Ligure, come molti torinesi (e non solo) presenti nella cittadina ligure in occasione delle festività natalizie hanno potuto costatare. Il primo è un cartello posto sul lungo mare per ricordare che la raccolta delle deiezioni dei cani non è un gesto facoltativo ma obbligatorio e la scritta sotto il simpatico quattro zampe scodinzolante “padrone civile, città pulita” dice tutto. Ancora più forte è il messaggio posto sotto i cartelli che indicano i posti auto riservati ai diversamente abili, realizzato in collaborazione con il Lions Club Varazze Celle Ligure. Anche in questo caso la scritta è diretta ed assolutamente eloquente: Vuoi il mio posto? PRENDI il mio handicap”. Ovviamente l’auspicio è che tali messaggi, ben mirati e ben veicolati, abbiano una ricaduta positiva in termini di civiltà che, a volta, ai padroni dei migliori amici dell’uomo ed a taluni automobilisti manca. A Celle come a Torino, come ovunque.

 

(Foto: Iarman / Il Torinese)

 

Massimo Iaretti

Visioni al femminile a Palazzo Madama

La location nella Corte Medievale è unica. L’allestimento pure. Il senso simbolico della mostra è già all’entrata: nella foto di gruppo di queste 11 formidabili donne e nei pannelli che introducono i lavori di ognuna, in cui sono ritratti solo i loro occhi, e capite subito che vi attende il loro impareggiabile sguardo sulla vita

 

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Il mondo visto e raccontato da 11 grandi fotografe del National Geographic. E’ “Women of vision”, 99 scatti al femminile e i reportage più emblematici degli ultimi anni, in mostra a Palazzo Madama, da oggi all’11 gennaio 2015, grazie alla prestigiosa partnership tra Fondazione Torino Musei e National Geographic Italia.

 

La location nella Corte Medievale è unica. L’allestimento pure. Il senso simbolico della mostra è già all’entrata: nella foto di gruppo di queste 11 formidabili donne e nei pannelli che introducono i lavori di ognuna, in cui sono ritratti solo i loro occhi, e capite subito che vi attende il loro impareggiabile sguardo sulla vita. Intelligenza, sensibilità e cuore stanno dietro ai loro obiettivi puntati ad ogni latitudine per descrivere  popoli, tradizioni, guerre e natura ai 4 angoli del mondo. Ma con una marcia in più, perché ci sono storie che solo le donne possono raccontare: le loro macchine fotografiche sono le uniche ammesse nei privatissimi mondi femminili di alcune culture (off  limits invece per i colleghi reporter). L’ha capito benissimo (anche se all’inizio le fotografe non hanno avuto vita facile) il National Geographic; l’organizzazione scientifico-pedagogica che da 125 anni mette a fuoco i grandi cambiamenti e le sorti del pianeta, diventata un grande canale mondiale di comunicazione, capace di raggiungere  450 milioni di  persone (attraverso riviste, televisione, documentari, radio, libri, ecc.) e finanziatrice di oltre 10mila ricerche scientifiche.

 

“Le fotografie possono raggiungere l’eternità attraverso il momento….e si fanno, non solo con la macchina fotografica, ma soprattutto con gli occhi, il cuore e la testa” . Lo diceva il grande Henri Cartier-Bresson ed è esattamente ciò che hanno realizzato queste 11 donne. 

 

-Amy Toensing, vedere col cuore. Collabora col National  Geographic da 15 anni ma è affezionata soprattutto al suo primo reportage da Monhegan Island: piccola comunità di pittori e pescatori di aragoste, al largo della costa del Maine, di cui ha saputo cogliere lo spirito e svelare le consuetudini. Da allora ha attraversato il mondo, dall’Australia alla Papuasia, dalla Nuova Guinea al New Jersey, sempre con il suo infallibile metodo: prima legge e si documenta, poi trascorre del tempo con le persone che immortala, è così che ne afferra l’essenza.

 

-Stephanie Sinclair, testimoniare tematiche controverse: dalle spose bambine Yemenite alla poligamia in Texas, ad altri temi legati ai diritti umani. Laureata in giornalismo è stata fotografa free lance nelle zone turbolente del Medio Oriente e ha documentato la guerra irachena. Il suo principio base è: registrare ciò che vede, ma giudicare il meno possibile. Eppure, di fronte all’immagine della bimba di 6 anni sposata ad un uomo di 25, proiettata nel 2012 su mega-schermo a Times Square (per la Giornata mondiale della bambina, istituita dalle Nazioni Unite) qualche sanzione a noi viene in mente.

 

-Diana Cook, illuminare un paesaggio. E’quello che fa da anni, in tutto il mondo, insieme al marito  fotografo. Che siano rigogliosi giardini in cima ai grattacieli di New York e Chicago, o una grotta e un arcobaleno alle Haway, preferisce questi soggetti agli uomini; ma in fondo ne racconta ugualmente (e indirettamente) habitat e vita, basti guardare le barriere sulla spiaggia di Tijuana al confine messicano.

 

-Maggie Steber, la passione per la vita. Fotogiornalista di fama mondiale ha immortalato i travagli di Haiti, fin dal suo primo scatto nel 1985; da allora è sempre stata cronista fedele di rivolte sociali e disastri  naturali (compreso il devastante terremoto del 2010). In tanto orrore lei sa cogliere anche sprazzi di autentica bellezza dell’isola e della sua gente. Negli ultimi anni la tragedia della madre colpita dall’Alzeheimer l’ha portata a focalizzare l’attenzione sul senso della memoria e lascia senza parole l’immagine emblematica di una sezione di cervello letteralmente mangiato dal morbo.

 

-Jodi Cobb, abbracciare la bellezza. E’ una delle 4donne entrate nello staff del National Geographic, e il suo lavoro è leggenda: dalle prime foto ai concerti hippie dei suoi amici, poi diventati famosi e nientemeno che Springstein, Crosby, Stills e Nash. Decisa a fare tutto quello che facevano i colleghi maschi, nel 1980 fu tra i primi occidentali a varcare i confini della Cina, dopo la rivoluzione del 1949. Poi tanti  reportage per documentare il mondo delle geishe o il traffico di esseri umani, sempre inseguendo immagini che parlassero alla gente.

 

-Erika Larsen, trovare il momento umano. E’ la sua cifra stilistica: ha iniziato con le immagini intime dei suoi familiari, poi è entrata nelle case di chi affronta cancro e suicidio. E’famosa per aver documentato la vita del popolo Sami, gli allevatori di renne nell’impervio nord scandinavo e russo. Ha imparato la loro lingua e fatto la governante in una famiglia per 2 anni: una full immersion che le ha permesso di capire cosa rende unico questo popolo.

 

-Beverly Joubert, catturare il lato selvaggio della savana e mettere la salvaguardia della natura alla base di ogni foto. Leoni, leopardi, elefanti e altre specie animali a rischio di estinzione sono i protagonisti del lavoro fatto col marito, in Botswana, dove ha vissuto 30 anni. Insieme hanno prodotto 22 film, dozzine di libri e numerosi articoli per il National: un’imponente mole di lavoro per sensibilizzare chi di dovere e contribuire a ricreare zone di  wilderness.

 

-Lynn Johnson, ispirare il cambiamento. Foto che spingano ad agire e migliorare le cose. Straordinari i suoi reportage dall’infernale mondo dei svantaggiati: che sia per l’aviaria, il vaiolo contratto dalle scimmie o gli abusi sessuali subiti, lei da un trentennio dà volto e voce alle sofferenze. Quando ha iniziato, a metà anni 70, le donne fotografe erano mosche bianche e la strada tutta in salita. Ma ha dimostrato la sua tempra, si è specializzata nella fotografia documentaristica e le sue immagini compaiono sulle riviste più importanti del mondo.

 

-Lynsey Addario, sulla linea del fronte; come fotografa di guerra in Medio Oriente e Africa, con un occhio particolare ai civili “dilaniati”, in particolare le donne. Per qualcuno “una pazza furiosa” che non teme nulla: è stata rapita due volte (l’ultima nel 2011), tenuta in ostaggio dalle truppe di Gheddafi e la morte l’ha vista in faccia. Ma è in simbiosi col suo lavoro e neanche la recente maternità riesce a tenerla lontana dalla prima linea.

 

-Carolyn Drake, la sfida alle etichette e un altro punto di vista sul mondo. A Istanbul e nell’Asia Centrale ha trascorso 6 anni per documentare trasformazioni fisiche e sociali dell’area intorno ai  due fiumi che simboleggiano il paradiso nella tradizione islamica. In Cina ha fotografato il popolo Uiguro dei villaggi agricoli (al limite del deserto del Taklamakan) il cui stile di vita sta rapidamente cambiando sotto il pugno di ferro militare-economico del governo centrale. Cerimonie, credenze sciamaniche e culti di spiriti invisibili sono al centro delle sue immagini più famose e premiate.

 

-Kitra Cahana, immaginando il futuro e puntando sul senso di responsabilità sociale. Nata a Miami, cresciuta tra Svezia e Canada, vissuta in Italia e Israele, è cittadina del mondo, sempre pronta a nuove sfide con zaino in spalla. E’ fotografa di documentari e artista multimediale con una passione per esperienze nuove, il mondo degli adolescenti, ma anche i riti di guarigione e purificazione venezuelani che è riuscita ad immortalare in foto uniche.

 

Laura Goria

 

 

 

Torino a due velocità, saldi col botto in centro città : +5%. Ma in periferia si registra un calo

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Dall’indagine effettuata da Confesercenti che ha sentito i commercianti  nella prima giornata emerge che il merito è soprattutto dei turisti, stranieri e non

 

Inizio scoppiettante per i saldi a Torino. Nel  centro (dove era impossibile per la calca sedersi ad un tavolino dei bar di piazza San Carlo) sì è verificato un ottimo incremento della spesa pari al 5%, in certi negozi addirittura tra l’8 e il 10% rispetto al 2014. Dall’indagine effettuata da Confesercenti che ha sentito i commercianti  nella prima giornata di saldi, emerge che il merito è soprattutto dei turisti, stranieri e non. Nelle periferie della metropoli alcuni esercenti lamentano invece un calo. A dire il vero le vendite promozionali sono cominciate molto prima di Natale ma le attività commerciali continuano a soffrire la diminuzione continua dei consumi

 

Sabato 3 gennnaio hanno dunque avuto inizio a Torino e in Piemonte  i saldi, le vendite di fine stagione invernale del 2015, che proseguiranno fino a sabato 28 febbraio. La scadenza è stata anticipata di un paio di giorni per consentire a commercianti e acquirenti di usufruire di un weekend in più. Se la ripresina degli acquisti natalizi (150 euro di spesa media nei negozi del centro) sarà confermata, gli affari dovrebbero incominciare a girare, nonostante la crisi.  I commercianti ipotizzano una spesa compresa tra i 180 e i 220 euro per ogni  famiglia, con un incremento medio delle vendite tra il 2 e il 5%, con picchi pari al 10% nel centro storico.

 

A dire il vero le vendite promozionali, con sconti già molto consistenti, sono cominciate molto prima di Natale e le attività commerciali continuano a soffrire la diminuzione continua dei consumi.  Alcuni settori merceologici reggono meglio di altri, ad esempio elettronica e telefonia, ma all’interno dei singoli comparti c’è una considerevole disparità tra negozi che hanno investito e che si sono riconvertiti in questi anni difficili e altri che invece hanno soltanto gestito l’esistente, facendo i conti con tasse e difficoltà sempre più significative.

 

TUTTO SUI SALDI (www.comune.torino.it)

– Ecco il testo dell’ordinanza comunale 4832 (in formato .pdf) del 19/12/2014 che definisce il calendario dei saldi 2015 a Torino.

 

– Ricordate che lo sconto o ribasso effettuato deve essere espresso in percentuale sul prezzo normale di vendita che deve essere comunque esposto.

 

– I saldi estivi 2015 a Torino sono invece previsti nel periodo da sabato 4 luglio a sabato 29 agosto 2015.

 

– A Torino, nei negozi che effettuano i saldi, deve essere esposta copia dell’informativa per i consumatori con le principali regole osservate per i saldi di fine stagione. In caso di violazione di tali disposizioni il consumatore potrà rivolgersi alla Polizia Municipale.

 

– Per saperne di più sui saldi può essere utile consultare il vademecum per i saldi di Altroconsumo.

 

(www.comune.torino.it) Foto: il Torinese