Marilyn Monroe la donna oltre il mito a Palazzo Madama

Oggi (1 giugno 2016) avrebbe compiuto 90 anni, invece la misteriosa morte a soli 36, l’ha consegnata per sempre al mito. All’immortale Marilyn Monroe, Palazzo Madama dedica la mostra –in anteprima italiana- che raccoglie 150 oggetti personali della diva e ne delinea la dimensione più intima e privata

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Il backstage della sua vita è raccontato da abiti, accessori, oggetti, articoli di bellezza, documenti, lettere, appunti su quaderni, contratti cinematografici, ma anche oggetti di scena e spezzoni di film che il collezionista tedesco Ted Stampfer ha selezionato dalla propria e da altre collezioni private.

Molti oggetti provengono dalla casa di 5th Elena Drive in Brentwood, California, dove l’attrice fu trovata morta il 5 agosto del 1962. Nel testamento dispose che tutti i suoi abiti ed effetti personali fossero consegnati a Lee Strasberg, suo insegnante di recitazione e patron del famoso ’Actors’ Studio di New York. Alla sua morte, nel 1982, i beni passarono alla vedova che nel 1999 li affidò alla casa d’aste Christie’s. Le casse furono aperte per la prima volta 37 anni dopo la scomparsa della Monroe e possiamo immaginare l’emozione di chi ha preso in mano gli oggetti toccati dall’attrice per catalogarli. Inutile dire che la maggior parte fu venduta subito, mentre il resto in aste successive di Christie’s e Julien. Pathos ancora più grande quello dei collezionisti di tutto il mondo che si sono accaparrati parti del mito.

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Ted Stampfer possiede la più grande collezione privata al mondo di memorabilia e oggetti di Marilyn Monroe, della quale è appassionato fin da quando aveva 10 anni. I suoi primi acquisti da Christie’s a New York, poi cimeli e pezzi unici comprati da altre famose case d’asta, archivi cinematografici e importanti collezioni private. E dal 2009 mette a disposizione di musei internazionali e gallerie i pezzi della sua incredibile raccolta.

Grazie a lui, a Palazzo Madama, 8 sezioni ripercorrono la vita di Marilyn. Da quando era la sconosciuta Norma Jeane Baker, nata il 1° giugno 1926, segnata da un’infanzia difficile tra una madre instabile che lavorava nel mondo del cinema, affidi e passaggi in orfanotrofio, che sarebbero all’origine della sua fragilità. Un primo infelice e breve matrimonio a soli 16 anni; poi la consapevolezza del suo strepitoso sex appeal e la determinazione nel voler diventare un’attrice.

Ed ecco la metamorfosi: vira sul biondo (come il suo mito Jean Harlowe), corregge chirurgicamente naso e mento, imposta la famosa camminata e la voce sensuale che diventeranno suoi tratti   inconfondibili. Di lì in poi è l’ascesa: la nascita di un’icona desiderata damarylin2 tutti, con lampi di felicità nella vita privata quando nel 54 sposa il campione di baseball Joe di Maggio. Il matrimonio dura poco, essere il marito della Monroe non è facile e lei non rinuncia certo alla sua carriera. Anzi vuole perfezionarsi, essere presa sul serio, interpretare anche ruoli drammatici e non è affatto contenta dei bassi compensi di Hollywood.

Così si trasferisce a New York per un nuovo inizio in cui punta sul cervello: legge classici e psicanalisi, studia all’Actors Studio di Lee Strasberg, fonda una sua casa di produzione. Stipula un contratto con la 20th Century Fox che le assicura 100.000 dollari a film e le permette di lavorare anche con altri studios; un traguardo importantissimo che fa da apripista a tutti gli attori del cinema.

In mostra ci sono anche il copione dell’unico film prodotto dalla Marilyn Monroe Productions, “Il principe e la ballerina” ed il conto del Waldorf Astoria, l’hotel più lussuoso della città dove alloggiava in un appartamento di tre stanze.

Nel 56 il matrimonio con il drammaturgo Arthur Miller -intelligenza e cultura- travolto dal fascino dirompente della diva. Due anni dopo, sul set di “A qualcuno piace caldo” di Billy Wilder, iniziano i problemi: ritardi, battute dimenticate e continue ripetizioni. E’comunque il suo film di maggior marilyn1successo e riceve il Golden Globe come migliore attrice.

Nel 60 gira l’ultima pellicola della sua vita, “Gli spostati”, sceneggiato da Miller; ma è anche il punto di rottura del matrimonio che non regge a maternità mancate, tradimenti, abuso di alcool e droghe. La Monroe scivola nella depressione, il conto del New Presbyterian Hospital (in mostra) racconta l’aiuto che le arriva da Joe di Maggio. Mentre la rubrica telefonica con oltre 100 nomi e l’agenda del 61 con le iniziali MM scritte a mano sulla copertina, con annotazioni di appuntamenti, viaggi, incontri e appunti vari, disegnano l’immagine di una Marilyn organizzata nel suo lavoro… e stringono il cuore.

Ci sono poi le foto della prima casa che compra nel gennaio del 62 a Brentwood in California: ricorda un’hacienda spagnola ed è particolarmente modesta per una diva hollywoodiana. Ma dopo aver errato per oltre 50 indirizzi, è finalmente il suo approdo. E lei si diverte ad arredarla, come testimoniano gli oggetti che acquista e che trovate nell’allestimento. Sembra un nuovo inizio, pensa a un film su Jean Harlowe e, soprattutto, è   ritorno di fiamma con l’uomo che forse   l’ha capita e amata di più, Joe di Maggio, che programma di risposare l’8 agosto 1962.

Invece nella notte tra il 4 e il 5 agosto le fine arriva avvolta nelle lenzuola del suo letto, per probabile overdose di medicinali. Ma la sua morte ancora oggi è un mistero, tra teorie di probabile suicidio, altre di omicidio. Sono moltissimi i libri che hanno cercato di ricostruire quella maledetta notte, le tante incongruenze, i movimenti sospetti nella villa, i suoi rapporti con i Kennedy, cose che avrebbe potuto svelare e che la tomba ha messo a tacere per sempre. Beffa del destino: viene sepolta al Westwood Memorial Cemetery di Los Angeles, l’8 agosto, proprio nel giorno in cui avrebbe voluto sposare per la seconda volta il suo campione. E Joe di Maggio dalla tragedia non si riprenderà mai più.

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La mostra nella Corte medievale di Palazzo Madama è un grandioso colpo d’occhio. Si cammina sul pavimento in vetro che protegge gli   scavi del castrum romano; poi si alza lo sguardo e si resta ammaliati dalle gigantografie dell’attrice, dagli spezzoni dei suoi film suggestivamente proiettati sulle pareti che hanno i segni architettonici del passato.

Alcuni degli oggetti in mostra hanno sofferto gli anni di stoccaggio in condizioni di temperatura e umidità inappropriate: come gli abiti con qualche scoloritura e danni provocati da chiusure lampo, o le zip e i bigodini in cui è rimasto impigliato qualche capello ossigenato della Monroe. Ma anche questo contribuisce al fascino e ci riporta alle pellicole che l’hanno fatta amare dal grande pubblico. Come l’abito che si solleva al passaggio su una grata sbuffante aria in “Quando la moglie è in vacanza” del 1954; gli iconici pantaloni Capri degli anni 50 che sono semplicissimi ma su di lei diventano provocanti; l’abito da cocktail in chiffon nero con guanti e la cappelliera di Saks (uno dei suoi negozi preferiti a New York) con cui scende dall’aereo con Joe di Maggio.

Laura Goria

“Marilyn Monroe. La donna oltre il mito”

Palazzo Madama- Torino

1 giugno – 19 settembre 2016

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