Provengono da 15 Paesi, gli oltre 100 giovani designer che partecipano alla ‘Torino Fashion Week’, dal 22 giugno al 2 luglio a Torino. La kermesse propone sfilate, mostre, eventi e incontri b to b sul mondo del fashion per promuovere la ricerca nel settore. La Fashion week si presenta come luogo di incontro tra moda, design e ricerca. Molti fashion designer sono torinesi, ma anche italiani e provenienti dai paesi europei. nel corso della manifestazione Unioncamere Piemonte e Camera di Commercio organizzano il Torino FashionMatch 2016 (1-3 luglio) per incontri nella rete Enterprise Europe Network. L’iniziativa è curata dall’associazione Tmoda, in collaborazione con Camera di commercio di Torino, Unioncamere Piemonte, Entreprise Europe Network, Cna, Slow Fashion, Confartigianato, Booking Piemonte e Iaad.
Un gelato tricolore per tifare gli Azzurri!
Siamo qualificati agli ottavi di finale!! E allora festeggiamo
L’omaggio del Maestro Gelatiere Alberto Marchetti alla nostra nazionale non poteva che essere un cono…tricolore. Ovviamente #buonopulitogiusto
Pistacchio di Bronte DOP
Fiordilatte Alta qualità
Fragolina di Tortona – Presidio Slow Food
In occasione di tutte le partite della nazionale italiana nei negozi Marchetti di Torino, Milano, Alassio sarà in vendita il cono tricolore ad un prezzo speciale.
Un’occasione unica per gustare la rarissima fragolina di Tortona in edizione limitata e tifare ITALIA!!!
Foto-maratona sotto le stelle
Per la notte tra il 18 e 19 giugno, sul territorio di #Torino prenderà il via una “Maratona fotografica in notturna” aperta a tutti, organizzata da Phlibero Fotografia in collaborazione con MuseoTorino. L’iniziativa vuole essere una sorta di caccia al tesoro del patrimonio artistico della città grazie alla magia degli scatti, dedicata all’osservazione delle architetture e dei monumenti della città. Alla maratona possono partecipare professionisti e amatori. Il ritrovo è per sabato 18 giugno alle ore 17 presso la sede di Phlibero, per convalidare le iscrizioni e ricevere le istruzioni e i temi per gli scatti. Il tema generale della maratona, concordato insieme a Museo Torino, è segreto e sarà comunicato insieme ai 4 sottotemi alla partenza dell’evento. I partecipanti avranno tempo fino alle ore 7.00 del mattino successivo per realizzare i loro lavori che dovranno essere consegnati in formato digitale tra le ore 7.00 e le ore 10.00 di domenica 19 giugno presso la sede di Phlibero, oppure inviando i file via wetransfer a info@phlibero.it. La quota d’iscrizione è di 20 euro per i soci 2016 di phlibero e 25 euro per tutti gli altri. Info, regolamento e premi su: goo.gl/eMFwE1
(foto: il Torinese)
Ritira (gratis) il tuo mozzichino
È in distribuzione gratuita presso tutte le circoscrizioni, le biblioteche e i punti informativi turistici il “mozzichino”, un piccolo gadget per raccogliere cenere e mozziconi di sigaretta. L’iniziativa, promossa dalla Città di Torino e da Amiat è rivolta a tutti i fumatori e nasce per combattere la brutta abitudine di gettare a terra i residui delle sigarette e per sensibilizzare i cittadini indicando i giusti comportamenti ecosostenibili e rispettosi dello spazio pubblico.
Per saperne di più: http://goo.gl/FDbHtQ
www.comune.torino.it
Le bollicine italiane e il Moscato Wine Festival
TORINO – NH Hotel Collection Piazza Carlina (Piazza Carlo Emanuele II, 15)
Evento di promozione e degustazione martedì 21 giugno
L’associazione Go Wine promuove per la quarta edizione lo speciale evento nella città di Torino, dedicato alle bollicine italiane e al moscato nelle sue diverse espressioni.
L’evento sviluppa in due filoni principali:
–le bollicine made in Italy, ovvero la valorizzazione di prodotti sempre più apprezzati dal grande pubblico, espressione dei terroir storici dello spumante italiano e dell’interessante panorama delle cosiddette bollicine autoctone, frutto delle tante varietà che incontrano sempre più risultati apprezzabili nella versione spumante.
–il Moscato, attraverso la formula del moscato wine festival, con la promozione del Moscato d’Asti e dei tanti altri vini Moscato espressione dei diversi tipi di vitigno coltivati in tutte le regioni italiane.
Nelle sale dell’elegante NH Hotel Collection di Piazza Carlina, daremo il benvenuto all’estate, con una proposta di degustazione particolarmente allettante.
Da una parte vini spumanti di qualità, con aziende presenti in forma diretta ad incontrare il pubblico, ed una sfiziosa selezione in Enoteca;
dall’altra parte della sala le selezioni del Moscato Wine Festival, con Botteghe del Vino, aziende in forma diretta e le selezioni del Moscato d’Asti 2015 e dei Moscato delle altre regioni italiane, dalla Valle d’Aosta sino a Pantelleria!
Programma e orari:
Ore 17,00: Work-shop e degustazione riservata a operatori di settore e giornalisti;
Ore 18,30-22,30: Apertura del banco d’assaggio al pubblico di enoappassionati invitati per l’occasione. Nel corso della serata breve conversazione di presentazione dell’evento.
Il costo della degustazione è di € 15,00 (Riduzioni: € 10,00 Soci Go Wine, € 12,00 Soci associazioni di settore che mostreranno all’accredito la tessera di iscrizione ad una delle associazioni). L’ingresso sarà gratuito per coloro che decideranno di associarsi a Go Wine direttamente al banco accredito della serata (benefit non valevole per i soci familiari). L’iscrizione sarà valevole fino al 31 dicembre 2016.
Topolino, il mito 80 anni dopo
In occasione dell’evento internazionale LING 80 che per 4 giorni (16-19 giugno) festeggerà gli 80 anni della “Topolino”, coinvolgendo, oltre a Torino, il Comune di Moncalieri e quello di Pralormo, il Comitato Promotore ha inteso attuare una profonda sinergia con il territorio, in particolare con i giovani, per sottolineare e celebrare l’importanza di un’icona del design italiano. L’evento vanta la partecipazione di 14 Paesi europei, oltre all’Italia: Francia, Germania, Svizzera, Inghilterra, Norvegia, Ungheria, Svezia, Austria, Belgio, Olanda, Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia, per la maggior parte espressione dei molti Club di Marca appartenenti alla Federazione Europea Fiat Topolino Clubs. In questo contesto è stata offerta ad alcuni studenti liceali che stanno frequentando una Scuola superiore a indirizzo linguistico e linguistico/turistico la possibilità di vivere un’esperienza così importante. Per tutti e quattro giorni dell’evento, in particolare una ventina di studenti del Liceo Majorana di Moncalieri , scelti in base alle loro competenze linguistiche e ai loro curriculum, diventeranno il punto di riferimento dei “Topolinisti” italiani e stranieri. I ragazzi, costituitisi in un gruppo che si è autodenominato “Topomajor”, seguiranno ciascuno un gruppo di circa 20 persone. In particolare è stato loro richiesto di saper parlare e scrivere fluentemente l’inglese come lingua veicolare dell’evento. Della squadra fanno parte anche alcuni studenti che parlano il tedesco e altri che parlano fluentemente il francese. “ Il Liceo Majorana – ha dichiarato il Preside Prof. Gianni Oliva – sarà coinvolto nei festeggiamenti per gli 80 anni della Topolino attraverso studenti che parteciperanno all’attività di ospitalità e presentazione, utilizzando le loro competenze nelle lingue straniere, per fare in modo che le lingue siano non solo quelle studiate sui libri di testo o nei laboratori, ma siano lingue vive, sarà un’occasione per applicare ciò che si impara a scuola.” “La Topolino – ha sottolineato Oliva – è il primo modello di massa di automobile, che ha accompagnato l’Italia in una fase fondamentale della sua storia in un Paese che si avviava verso la modernizzazione economica e industriale. Nata nel 1936 in epoca fascista, ha accompagnato la guerra e la Resistenza, infatti durante la Resistenza partigiana fu utilizzata negli spostamenti anche nei percorsi di montagna, su strade sterrate grazie anche ai suoi particolari parafanghi che preservavano dalla polvere. La Topolino ha accompagnato la storia italiana nel passaggio dall’autoritarismo alla riappropriazione della democrazia, è un simbolo popolare. Ma la Topolino rappresenta anche la capacità di unire l’estro, che fa parte del DNA italiano, all’utilizzazione pratica dell’estro stesso”.
A Gianni Oliva, noto storico, è stato anche chiesto di far luce sulla “leggenda” che vuole Mussolini come l’ideatore della Topolino. “ Non fu proprio un’idea di Mussolini, ma è vero che tra i vari progetti che gli vennero proposti, ci fu la sua adesione a questo modello. Non si può negare del resto che, nonostante i vari giudizi negativi su di lui, fu un uomo di grandi intuizioni, aveva intuito che poteva essere accessibile a un pubblico più vasto, che l’auto poteva portare il Paese verso la modernizzazione meccanizzata e trasformare l’Italia, accompagnandola in un percorso di crescita. Una curiosità : quando Mussolini venne fermato a Dongo sul Lago di Como mentre cercava di scappare verso la Svizzera, nell’autocolonna di circa 1 Km. che lo accompagnava c’era una decina di Topolino con a bordo alcuni gerarchi che volevano scappare dall’Italia. Perciò la Topolino è stata anche soprannominata la ‘macchina della fuga’ !” Ma veniamo al programma di Venerdì 17 giugno che vede coinvolto il Comune di Moncalieri e quello di Pralormo. Il tema sarà:”Lo Stile italiano tra Cibo, Arte e Moda”. Dopo aver percorso la rampa ellittica che conduce alla Pista del Lingotto, gli equipaggi delle Topolino, dopo aver toccato le dimore sabaude di Stupinigi e Racconigi,giungeranno al Castello di Pralormo, dove saranno accolti per una visita dagli stessi proprietari, il Conte e la Contessa di Pralormo. Nel pomeriggio le Topolino giungeranno nel Comune di Moncalieri, altra sede di Regali Residenze. Dopo il benvenuto musicale, alle 18 le vetture saranno esposte nella Piazza Vittorio Emanuele II, nel Centro storico vestito a festa per l’occasione. Successivamente le Topolino entreranno nel cortile del Castello. Alle 19 circa prenderà vita una coinvolgente serata di Alta Moda firmata Walter Dang. Famoso stilista,che proviene dagli atelier dell’Haute Couture di Parigi al fianco di Pierre Cardin, ha trovato a Torino il luogo perfetto per fondare la sua nuova Maison de Couture. E in quest’occasione speciale, dedicata alla Storia della Topolino, che è anche la Storia del Costume italiano, declinerà la Voce Moda, creando dal vivo un abito da sera, realizzando dal vivo un mito. “ Sono uno stilista di moda – ha detto Dang – ma sono anche antimoda, seguo la ‘mia’ tendenza, creo la ‘mia’ moda.” La sfilata si svolgerà nel Giardino delle rose antistante il Castello. Dopo la cena allestita in questa splendida cornice ( in caso di brutto tempo ci si trasferirà al Foro Boario) e allietata dal concerto delle Filarmoniche di Moncalieri e Gassino, è prevista verso le ore 22, presso il Teatro Matteotti, la rappresentazione teatrale “Il Poema dei Monti Naviganti”,tratta dal libro “La leggenda dei Monti Naviganti”di Paolo Rumiz, opera per la quale vinse nel 2007 quattro prestigiosi premi letterari. L’autore confessa di essere partito per fuggire dal mondo, finendo invece di trovare un mondo: a sorpresa, il suo viaggio in Topolino dal nord al sud dell’Italia, lungo la dorsale appenninica, è diventato scoperta di un’Italia nascosta e meravigliosa per la fiabesca bellezza del paesaggio umano e naturale. Il regista Alessandro Marinuzzi trasferisce sulla scena il racconto delle migliaia di chilometri percorsi dalla Topolino, affidandolo a due attori, Roberta Bigiarelli e Sandro Fabiani, che lo interpretano “sdoppiando il personaggio originale dello scrittore in quello di una scrittrice giornalista ideatrice del viaggio e in quello di un fotografo, imbarcato nell’avventura”.
Helen Alterio
Barcellona, bella e irriverente
Barcellona è la città dei contrasti. Una città che mescola insieme, nella sua identità, passione e dramma, mitezza ed equilibrio.La capitale catalana,dalle Ramblas al barrio gotico, dalla straordinaria e immaginifica arte di Gaudì sino al Paseo Colòn, con in faccia il mare e dietro alla schiena un intreccio di strade scure, quasi un trait d’union con il porto e le Ramblas
Barcellona è così. E’ un mix di culture,tradizioni,paesaggi. Uno “shakerato” agrodolce che riempie il palato, gli occhi e la mente. Dall’antico al moderno, dalla tradizione catalana all’innovazione tecnologica più spinta, Barcellona si colloca dentro al milieu della Spagna che – seppure con alti e bassi – ha ormai archiviato il peso delle sue arretratezze, mettendosi alle spalle l’immagine di paese statico, fermo su se stesso. Viaggia, Barcellona, come una locomotiva gettata a sasso nel futuro. I cambiamenti sono stati davvero tumultuosi ma tutto ciò, nella capitale catalana, è stato pensato e fatto senza recidere le radici. La prova concreta di come una città possa cambiar pelle senza buttar via ciò che è sempre stata: crocevia di viaggi e viaggiatori, di nobili tradizioni e di una cultura “povera” che è ben interpretata degli artisti di strada che vivono d’arte ed elemosina.
Una città bella e irriverente
Barcellona è bella e irriverente. Del resto, mezza e mezza lo è sempre stata. Sonnacchiosa e popolare in alcune ore del giorno, frenetica e un po’vampira nel far scorrere il sangue giovane durante la lunga e vigile notte. Forse intera e non dimezzabile, poco indulgente e piuttosto orgogliosa della sua “identità”, lo è stata solo nei confronti del potere. In quel caso si è trovata più o meno concorde nel sapersi difendere o nel mostrare la lingua. Barcellona è una città capace di essere immaginata e di generare un immaginario tutto barcellonese che Manuel Vázquez Montalbán definiva “trifronte”: la città-capitale vedova e romantica di un impero perduto che avrebbe prodotto una gamma di odi nazionalisti; la città capitana di una rivoluzione industriale, di lotte , prodigi e contraddizioni sociali. Infine, la città peccatrice, portuale, oscuramente minacciosa, in attesa che gli scrittori francesi vi arrivassero per codificarla: Carcò, Pieyre de Mandiargues, Genet. Con un di più tutto suo. Quando Barcellona , capitale della retroguardia repubblicana, si mise in posa per Orwell, Andrè Malraux e Claude Simon, impressionandone a tal punto i ricordi nella loro memoria di vinti che, nel tempo, dai loro esili, recuperarono questo immaginario nei loro lavori. Un idea più precisa? Leggete “Omaggio alla Catalogna” di George Orwell ed avrete una risposta.
Ramblas
C’è un bel libro, scritto da una giovane torinese – Barbara Castellaro – che s’intitola “Ramblas” e racconta una Barcellona che conferma in pieno il ritratto che ne tracciò il mai troppo letto Vázquez Montalbán, noto per i romanzi polizieschi che vedono protagonista una sorta di Marlowe mediterraneo come il detective Pepe Carvalho. Quel detective scettico – ex agente, ex comunista, gastronomo e cliente fisso del ristorante Leopoldo di Barcellona – ha fatto di Montalban lo scrittore iberico più conosciuto al mondo dopo Federico Garcìa Lorca e Miguel de Cervantes. Una immagine, la sua, in grado di rendere l’idea della capitale catalana più di tante “cartoline” che finiscono per sbiadirsi al sole delle ramblas. Proviano a leggere alcuni “morsi” di questo ritratto carnale : “ L’eccitante letterario di Barcellona proviene da una particolare relazione spazio-tempo, relazione diacronica e sincronica. Questa città ha storicizzato il meglio del suo passato e ha creato uno spazio barcellonese convenzionale però vivo, pieno di barricate, puttane bevitrici di assenzio, Gaudí vari, sofferenze etiche, ricchi light, poveri solidi, occupanti, occupati, umiliati, offesi;e tutto ciò in una scenografia piena di meraviglie piccine e prossime. Questa relazione spazio-tempo si colloca in centocinquant’anni di storia e in pochi chilometri quadrati di territorio in cui ci fu di tutto e tutto accadde durante i giorni lavorativi e le domeniche in cui tutti quanti andavano alla Rambla a posare per George Sand o per le televisioni europee avide di olimpicità”. Sì, perché i Giochi Olimpici del 1992 hanno sostanzialmente modificato l’immaginario barcellonese. Un po’ come è accaduto anni dopo a Torino dove si sprecavano, nei giorni del “decoubertiano” evento del 2006, gli “oooh!” di stupore per il cambiamento, la bellezza. E’ la prova del rapido cambio di passo, dello scarto del “grimpeur” che decide il momento di alzarsi sui pedali ed andarsene in cerca di fatica (certa) e, forse, (a volte) di gloria .
“Un dirigibile verso la Spagna”
Barcellona, con i suoi chilometri di porti e spiagge, si presenta come un’offerta del mare libero per l’uomo libero ed è quasi un invito a mettere il naso nelle vie storiche a ricercare quella geografia urbana d’obbligo per il viaggiatore giunto per ammirare Gaudí ed il gotico, perdersi tra il mercato dei Fiori e quello degli Uccelli, farsi inebriare da profumi, odori e colori della Boqueria, il più grande mercato dell’intera Catalogna . Una città che ha cambiato pelle, come un iguana. La collina del Montjuich ha smesso di essere terra in chiaroscuro per diventare area sportiva; edifici a sé stanti come il Teatro Nacional di Ricardo Bofill, il MACBA (Museo d’Arte Contemporanea) di Meier o l’Auditorio di Rafael Moneo si affannano a mostrare prestigio culturale in un contesto urbano di sconcerto visivo o di depressione economica.Del resto le contraddizioni sono generatrici del loro uguale. Barcellona, democratica e post olimpica, da tempo è diventata scenario per una rappresentazione in parte ancora da decidere, predisposta com’è ad accogliere ogni evento universale, poiché non c’è angoscia più insostenibile di quella suscitata dai teatri vuoti. Un po’ come accade in altre città simili e diverse, compresa Torino. Questa Torino che, come cantava Antonello Venditti nell’omonima canzone, datata 1982 ( dall’album “Sotto la pioggia”) “…non è soltanto un nome…è un grande coro di persone” aggiungendo, tra le altre immagini quella di Torino come “un dirigibile verso la Spagna”.
Realtà in divenire,come la Sagrada Familia
Non a caso, si dice, che i barcellonesi di oggi, come quelli di ieri e di domani, continuano ad avere la sensazione di vivere in una città mai riuscita a combinare un matrimonio veramente riuscito. Descrivere la sensazione al cospetto della nuova e della vecchia scenografia di tutte le Barcellone possibili non è semplice. Un po’ riesce a farlo, mescolando sensazioni personali a riferimenti colti, il già citato “Ramblas” della Castellaro. Una realtà in divenire, come il Tempio Espiatorio della Sacra Famiglia, conosciuto ovunque come la “Sagrada Familia”, con le sue tre facciate dedicate alla Natività, alla Passione e alla Gloria, dove s’intravvede il geniale sogno verticale del grande architetto catalano. Barcellona porta il segno visionario, sospeso tra sogno e realtà di Gaudì che, tra le tante opere (il Parc Güell, la Casa Milà, più conosciuta con il nome di “La Pedrera” e tante altre) dotò la Casa Batlló di una facciata originale, fantastica e ricolma di immaginazione. Solo a lui poteva venire l’idea di sostituire l’antica facciata con un nuovo insieme costituito da pietra e cristallo, scolpendo in forma ondulata le pareti esterne, intonacandole con la calcina e rivestendole con il tipico mosaico catalano, il trencadís, costituito da tessere in vetro colorato e dischi di ceramica. Difficile non rimanere a bocca aperta davanti a questa casa , al civico 43 del Passeig de Gràcia. Difficile non rimanere affascinati dal tetto che ricorda la sagoma del dorso di un animale, provvisto di grandi scaglie iridescenti, e dalle grandi vetrate che coprono l’intera larghezza del salone centrale.
Dalla cuoca di Durruti a“Els Quatre Gats”
Queste Barcellone che si riempiono di turisti e ristoranti, con i primi intenti a consumare tutte le morfologie di una città che li sorprende e li attrae per le sue dimensioni tuttora umane, quasi lubrificate dal mare, consapevoli inoltre dell’offerta gastronomica di una città tanto meticcia in tutte le sue cucine. Compresa quella anarchica di Nadine, giovane cuoca della colonna di Buonaventura Durruti, formatasi tra pentole e mitraglie “en la lìnea del frente” della guerra civile degli anni trenta. Ci sono luoghi dove si gustano tapas a tutte le ore o “prosciutterie” dove
festeggiare davanti a un eccellente piatto dijamòn, serrano, jabugo o di país ( rammentandosi che il jamón in catalano si dice pernil ).Pata negra, Bellota da farsi tagliare a fette dalle mani sapienti di chi sa trattare il prosciutto come nei locali di Enrique Tomás. Ci sono anche alcuni locali storici, a partire dal “7 Portes”,nato come caffé nel 1836 e ristorante a tutti gli effetti dal 1929: 180 anni di storia, apprezzato per la sua paella, gustata a quei tavoli anche da Picasso, Mirò, Ernesto Guevara (il “Che”) e Juan domingo Peròn. In riva al mare, in Calle Almirall Cervera, a Barceloneta, c’è il Salamanca, pronto a servire pietanze di mare mentre un discorso a parte merita “Els Quatre Gats” ( i quattro gatti), bar/ristorante inaugurato il 12 giugno 1897 nel Carrer Montisió. Un luogo squisitamente bohémienne, dove si cena benissimo e si pranza altrettanto bene ad un prezzo del tutto popolare. “Els Quatre Gats” era frequentato anche dal giovane Picasso che proprio tra quei tavoli ottenne il suo primo incarico di lavoro disegnando la copertina dei menù.
Il Barça è “più di un club”
Persino il calcio – qui – non è mai stato solo calcio. Nei colori delle maglie “blaugrana” del Barcellona c’è sempre stato quell’orgoglio repubblicano e catalano che il franchismo cercò di soffocare in tutti i modi, dalle bombe alle discriminazioni. Il 6 agosto 1936, il presidente del Barcellona, Josep Sunyol, un industriale dello zucchero di fede repubblicana, catturato dai franchisti nella Sierra di Guadarrama, venne fucilato sul posto senza processo; poco meno di due anni dopo, della storica sede sociale in Calle Consell de Cent , colpita da un bombardamento aereo notturno, non restarono che le macerie. E se oggi il business della palla tonda avvolge tutto e prevale su tutto, mostrando i volti di Lionel Messi e Neymar, non si può dimenticare che, alla fine degli anni trenta e per molto tempo ancora, sventolare i colori blu e granata poteva significare guai molto seri con la Guardia Civil. Durante il governo falangista era stata persino vietata la produzione di bandiere catalane (gli indipendentisti, da sempre su posizioni anarchiche o comuniste, e comunque gran parte dei catalani, avevano infatti lottato duramente contro i franchisti nella Guerra civile spagnola del 1936). Le bandiere perciò del Barcellona e in particolar modo la maglia rigorosamente (e a quei tempi provocatoriamente) “blau i grana” divenne una sorta di tentativo di riscatto del popolo catalano contro il regime del Generalissimo. Da qui discende la rivalità con i “blancos” madrileni, le meringhe del Real, emblema calcistico della capitale spagnola che contava, all’epoca, la dichiarata simpatia di Francisco Franco e del regime, fino al punto d’essere investita dal “Caudillo” del titolo di “squadra ideale“. Non c’è da stupirsi se ancora oggi “el Clásico”, tra Real e Barça, rimane il match più seguito e atteso in tutto il paese. Dunque, il Barça è “più di un club”, secondo l’espressione coniata da un suo presidente, Narcís De Carreras, già negli anni Venti. Una squadra che è stata “l’esercito disarmato della Catalogna”. L’autore di questa definizione fu lo scrittore e giornalista Mánuel Vázquez Montalban, che scriveva anche: “braccio epico di un paese senza stato e senza esercito, le vittorie del Barça somigliavano a vittorie di Atene contro Sparta”. E non è il caso d’aggiungere altro.
L’altra olimpiade
Barcellona doveva ospitare anche un’altra Olimpiade, quella “popolare” , programmata dal nuovo governo del Fronte Popolare dal 22 al 26 luglio del 1936 nella città catalana. Indetta come contromanifestazione rispetto agli XI Giochi Olimpici di Berlino, ospitati dall’ 1 al 16 agosto di quell’anno dalla Germania nazista. Conosciuti anche come “giochi antifascisti“, non furono mai disputati a causa della sollevazione militare franchista, iniziata il 17 luglio, che diede avvio alla guerra civile spagnola. L’invito per l’Olimpiade Popolare fu rivolto a parecchie nazioni in tutto il mondo e la manifestazione si sarebbe dovuta concludere sei giorni prima dell’inizio delle olimpiadi di Berlino. Barcellona visse con passione e frenesia la preparazione di quell’evento: il villaggio olimpico fu allestito in vari alberghi mentre il programma dei giochi comprendeva, oltre alle classiche discipline sportive, anche competizioni di scacchi, danze popolari, musica e teatro. Circa sei mila atleti da ventidue diverse nazioni si iscrissero all’Olimpiade Popolare, ma la maggior parte era proveniente da Stati Uniti, Regno Unito, Paesi Bassi, Belgio, Cecoslovacchia, Danimarca, Norvegia, Svezia e Algeria (allora sotto controllo francese); un caso particolare era poi quello delle squadre tedesca e italiana, formate da atleti in esilio. Di tutti i partecipanti, molti furono mandati da sindacati, unioni di lavoratori e partiti della sinistra. Sul manifesto che annunciava la cinque giorni, allo scopo di sottolinearne il carattere antirazzista , erano stati raffigurati tre atleti distinti per il colore della pelle.
Da Santa Maria del Mar al Montjuïc
La storia, dunque, scorre come un filo elettrico sotto la pelle di Barcellona, scuotendola. Ma, al netto di tutto questo, sono davvero tante le cose da vedere, dal museo con la collezione di opere di Ricasso al Poble Espanyol , sulla collina del Montjuïc, costruito in occasione dell’Esposizione Universale del 1929, proponendo gli edifici rappresentativi di 15 delle Comunità autonome spagnole. All’interno del Barrio Gotico , nella Ciutat Vella, si fa notare la bellissima Cattedrale di Sant’Eulalia, dedicata alla patrona della città. La neogotica chiesa di Santa Maria del Pi e la gotica Santa Maria del Mar, sono altrettanti gioielli. Da Plaça Catalunya, il centro della città moderna, scendendo verso il Porto Antico, c’è la Rambla, sempre colma di gente, in un viavai che non conosce sosta.
Le bombe italiane del 1938
Gli italiani ora sono, per lo più, turisti. E tanti. Ottant’anni fa, nel 1936, e nei tre anni a seguire della guerra civile spagnola che fu la prova generale della Seconda guerra mondiale, teatro del primo scontro armato tra fascismo e antifascismo, vide gli italiani – le camice nere di Mussolini da un lato, e gli oppositori del regime dall’altro – impegnati su entrambi i fronti. Anche a Barcellona. Una città dove, come scrisse Orwell “ bastava guardarsi attorno per essere sorpresi e soggiogati. Era la prima volta che mi trovavo in una città dove la classe operaia era saldamente in sella. Praticamente tutti gli edifici, piccoli o grandi che fossero, erano stati occupati dagli operai ed erano pavesati di bandiere rosse o di quelle rosso-nere degli anarchici. Lungo le Ramblas, l’ampia arteria centrale della città percorsa avanti e indietro da un costante flusso di folla, gli altoparlanti lanciavano a tutto volume canti rivoluzionari nel corso dell’intera giornata e fino a notte fonda”. Mio nonno era tra coloro che – da volontari – accorsero, con le brigate internazionali antifasciste, a difesa della Repubblica. Che città conobbe? Cosa trovò a Barcellona, dopo aver combattuto sul fonte del Jarama e a Guadalajara? Non credo fosse in città quando, tra il 16 e il 18 marzo del 1938, gli aerei italiani del corpo di spedizione che appoggiava il generale Franco sganciarono le loro bombe su Barcellona. La “nostra” aviazione fece in tutto 17 missioni sulla città , sganciando circa 50 tonnellate di bombe: nessuna era mirata a obbiettivi militari. A causa della sorpresa e dell’impreparazione a difendersi da una guerra aerea, gli attacchi italiani causarono quasi mille morti e diverse migliaia di feriti. Una pagina scura, disonorevole.
Da Dolores Ibárruri ad Ada Colau
Invece mio nonno, di questo sono certo, a Barcellona c’era quando – nell’autunno del ’38 – su pressione delle democrazie occidentali impegnate nella politica di “non intervento”, il governo repubblicano decise il ritiro dal fronte delle Brigate Internazionali. I viali di Barcellona videro sfilare, sabato 29 ottobre 1938, i volontari nella “despedida”, la parata di addio, salutati da un veemente e indimenticabile intervento di Dolores Ibárruri, la “pasionaria” : “Di tutti i popoli, di tutte le razze, veniste a noi come fratelli, figli della Spagna immortale,e nei giorni più duri della nostra guerra…foste voi, valorosi compagni delle Brigate Internazionali,che contribuiste a salvarla con il vostro entusiasmo combattivo,il vostro eroismo e il vostro spirito di sacrificio“. Immagino abbia risposto anche lui, con un grido strozzato dall’emozione e dal pianto, come tutti: “No pasarán”, non passeranno. Era stata una libera e volontaria scelta andare là, e me ne parlò prima di morire, trent’anni dopo. Un ricordo forte, orgoglioso, che veniva “da dentro”. Le cose, ovviamente, non andarono come s’auguravano lui e gli altri, a partire dai barcellonesi. Ma mi piace pensare che ora, ascoltando Ada Colau, sindaca di Barcellona dal 13 giugno 2015, annuirebbe compiaciuto, convinto che sì, comunque ne fosse valsa la pena.
Marco Travaglini
Alla sua sesta edizione, la rassegna a Chieri si arricchisce di workshop, confronti con il vermouth e il gelato Pepino alla Freisa
Il territorio e la sua cultura materiale si sposano perfettamente con la viticoltura. Lo dimostra la settima edizione della manifestazione intitolata ” Di Freisa in Freisa “, in programma l’ 11 e 12 giugno prossimi, appuntamento annuale che celebra, nella città di Chieri, le Doc Freisa di Chieri e Collina Torinese. Per la prima volta quest’anno viene adottata la formula di Fiera del territorio, un comune denominatore di una certa rilevanza di eventi geograficamente limitrofi, quali la Festa delle ciliegie di Pecetto e la fiera dell’Asparago di Santena. L’edizione 2016 del “Di Freisa in Freisa” rinnova la sua stretta collaborazione con partner storici quali il Consorzio di tutela e valorizzazione delle Doc Freisa di Chieri e Collina Torinese e dell’ Associazione Go Wine, impegnata nella promozione del vino sul territorio non soltanto come prodotto agroalimentare, ma anche come mezzo per diffondere una cultura del territorio a 360 gradi. Nello stesso tempo l’edizione di quest’anno si apre a nuove importanti partnership firmate Martini & Rossi e Ente Fiera Internazionale del Tartufo Bianco d’Alba. Verranno selezionate 60 importanti etichette, divise nelle varie denominazioni, sulla base dei vari territori di produzione della Freisa: il Freisa di Chieri, il Pinerolese Freisa, il Feisa d’Asti, il Langhe Freisa, il Monferrato Freisa e i Colli Tortonesi Freisa, tutte varietà che potranno essere degustate a calice all’interno di un percorso di isole di wine tasting, mediante la formula di acquisto di coupon a 8 euro. L’intera degustazione sarà accompagnata dalla fragranza del grissini Rubata’, eccellenza di produzione chierese. Salumi, latte, riso, formaggi sono soltanto alcuni dei prodotti attentamente selezionati in collaborazione con Eat Piemonte e Coldiretti, che si alterneranno negli stand delle realtà aziendali più pregiate del Piemonte. Sarà anche presente una Freisa Lounge, elegante allestimento in piazza Umberto I, cuore nevralgico della manifestazione, dove si susseguira’ un ricco programma di appuntamenti e workshop. Fra quelli da segnalare l’espermento denominato “Freisa & Friend”, che metterà a confronto il Feisa di Chieri con alcuni altri importanti vini autoctoni italiani. Un posto d’onore sarà riservato al Vermouth, al quale sarà dedicato l’incontro sul tema “I giardini del vermouth”, relatore Giustino Ballato, che racconterà la storia, gli aneddoti del vermouth, attraverso le erbe aromatiche e le sue essenze. Nell’ambito della manifestazione “Di Freisa in Freisa” un ruolo di rilievo avrà anche la casa storica dei Gelati Pepino; Carlotta Ozino condurrà i partecipanti alla scoperta del gelato Pepino alla Freisa e della sua versione analcolica.
Mara Martellotta
Ikea loves earth: come vivere meglio la casa
IKEA Torino sarà protagonista di una due giorni dedicata alla sostenibilità e alla street art con il progetto IKEA LOVES EARTH: seminari, workshop e laboratori per vivere in modo più sostenibile la casa, e una speciale street art live performance
L’attenzione all’ambiente, filo conduttore di tutti gli appuntamenti, sarà unita all’arte nella live performance di Neve, street artist di fama internazionale, che trasformerà alcuni prodotti IKEA in veri e propri pezzi unici realizzati con Airlite: una speciale pittura in grado di ridurre la concentrazione delle particelle di ossido di azoto nell’aria, favorendo la diminuzione dell’inquinamento atmosferico. Le opere d’arte realizzate dall’artista verranno poi donate ad alcune Associazioni benefiche che operano in collaborazione con IKEA Torino.
Con la stessa pittura l’artista ha inoltre realizzato un murales presso il Centro Civico Ettore Sassi a Collegno (TO) che contribuirà a ridurre l’inquinamento presente nell’aria. L’iniziativa “IKEA loves EARTH” è stata promossa da IKEA in 11 città italiane, un progetto che ha coinvolto street artist di fama internazionale, che hanno creato graffiti ispirati alla Terra e alla natura.
Oltre ad assistere alla performance, i soci IKEA FAMILY e BUSINESS potranno partecipare – previa iscrizione sul sito IKEA – ai numerosi appuntamenti che si svolgeranno nel corso delle due giornate:
- seminari sulle tematiche ambientali: “Piccolo orto in casa”, ossia tutto ciò che c’è da sapere per coltivare frutta, verdura e erbe aromatiche sul davanzale del proprio balcone
- workshop “Prodotti ecologici per la pulizia di casa”, “Come coltivare un giardino in casa” e “Una tavola per stupire” forniranno agli ospiti utili consigli e buone pratiche da adottare nella vita quotidiana
- laboratori per i bambini: “Ciclo, che ti riciclo?”, per insegnare ai piccoli ospiti a riciclare in modo divertente, trasformando oggetti di scarto in qualcosa di nuovo e artistico e l’appuntamento “Piccoli cuochi in IKEA”, con suggerimenti per evitare lo spreco di cibo.
Inoltre, fino a domenica 12 giugno, i soci potranno approfittare di offerte esclusive su un’ampia selezione di prodotti più sostenibili.
Il programma dell’evento è consultabile sul sito di IKEA al seguente link: http://www.ikea.com/ms/it_IT/ikea-loves-earth/index.html
Sabato 11 Giugno dalle ore 12,00, nella parte giardino del PalaVela di Via Ventimiglia 145, come outdoor event, ritorna la terza edizione dell’Holi Fusion Festival, ovvero il Festival dei Colori e della Musica, che quest’anno unisce l’India ai Caraibi, al mondo esotico e colorato proprio di quelle terre portando a Torino una ventata di colori, balli caraibici e paesaggi tropicali. Affermato ormai in tutta Europa, l’Holi Fusion Festival celebra l’arrivo della primavera in India. La festa dell’Holi viene celebrata il giorno successivo alla prima notte di luna piena nel mese di Phalgun, quando le persone si riversano in strada e iniziano il vero rituale dell’Holi: il lancio di acqua e polveri colorate. A partire dalle ore 12,00, faranno da cornice uno spazio di accoglienza Holi India, in cui sarà situato il primo palco, il Caribbean Summer Stage con danze e rituali indiani uniti a balli caraibici, rapper e classica in versione elettronica per dare il benvenuto agli ospiti. In questa primo spazio troviamo la prima grande novità di quest’anno cioè un palco dedicato completamente alla musica dubstep/trap, tendenza in voga fra i giovani. Entrando nell’area ColourSand troviamo il terzo palco, cioè il Palco Live, riservato ad artisti e band emergenti sul territorio e sul piano nazionale. Successivamente arriveremo alla grande area dedicata al Mainstage a forma di Taji Mahal, alto 13 metri, dedicato ai dj più cool del momento insieme ad artisti internazionali che con le loro hits faranno esplodere colori e musica. A partire dalle ore 15,00, preceduto da un mantra indiano di augurio tipicamente Holi avverrà il primo lancio di colori che sarà ripetuto ad ogni cambio di ora, sul mainstage da parte del pubblico. I colori chiamati glulal e creati nel pieno rispetto delle tradizioni Holi e dell’ambiente con certificazioni tedesche, creano l’atmosfera di festa in sintonia con le tendenze musicali del momento spaziando dall’EDM al commerciale e all’House progressive, con l’obiettivo di rendere tutti uguali poiché il colore rende tutti uguali e senza distinzioni di colore, sesso, nazionalità e ceto sociale. A partire dal Caribbean Summer Stage fino al Main Stage, durante il percorso, sarà possibile giocare a beach volley, a calcio balilla e a ping pong grazie alla collaborazione con CUS, la trasmissione di messaggi sociali attraverso giochi interattivi legati al sesso, al bullismo, alla violenza sulle donne con Croce Rossa Italiana, Segretariato Italiano Di Studenti Di Medicina (SISM), Progetto Itinerante Notturno (PIN),Nuovi Orizzonti, l’Ordine degli Psicologi del Piemonte Ci sarà la presenza dell’ACI con cui sarà possibile provare il simulatore d’auto e numerosi flash mob di danza caraibica, raggaeton, salsa, zumba, esibizioni di acroyoga e la possbilità, per un giorno, di essere artisti di un circo. Lungo il percorso si potrà essere truccati con simboli legati all’India, con il body painting, con l’hennè, tipico della cultura indiana eseguito da artiste indiane con colori anchessi naturali. Sarà presente un punto foto in cui verrà consegnata al momento la fotografia con la grafica Holi Fusion Festival per avere un ricordo immediato dell’evento. Non mancherà l’area Street Food che varierà dalla cucina indiana, alla cucina portoghese, ai panini fusion che legano la cultura del panino con la cultura indiana, al dolce con i colorati donuts, crepes francesi, bomboloni siciliani, ai gelati e granite, creando gusti Caraibici, come mango, cocco e papaia che soddisferanno tutti i palati! Gli artisti internazionali che saliranno sul Main Stage e coloreranno di musica e ritmo questa edizione dell’Holi Fusion Festival saranno Gabry Ponte, Roberto Molinaro, Marnik, Angemi, Drop, Luca Testa e la più nota dj donna a livello europeo Juicy M. Sul Palco Caribbean, tra le musiche e i ritmi tropicali dei Miami Visual Crew di Natalie e l’Hip Hop di Nikita si alterneranno le note di Christian Stefanoni, il violoncello elettronico di Ema Olly, le tastiere di Marco Tarasco e i rapper più cool tra cui Rockin’ Headz, Bizzie e Vincio, per finire con i dj emergenti del territorio. Le coreografie sono a cura del Clan Mabon di Arianna Bosco, di Acroyoga di Marco Cananzi, Polo Dance di Alexia e quelle latine della scuola di Natalie. Sul Palco Live, tra le band gli Snakes Charmers, Jelly Planets, Ace e i più noti Zaon, Diadema, Arturocontromano, Karavans e Faifem; tra i solisti, gli emergenti Beatrice Inguscio, Nienke e la nota tribute band di Adriano Celentano, Il Folle e La Band che con “Azzurro” trascinerà tutti in musica e canto. A chiudere il palco, come per la scorsa edizione, dalle ore 20 Ernesto Stifano con i Guaramò e tantissima salsa, merengue, reggaeton e ritmi tropicali con una versione di “Volare” in spagnolo. Sul Palco MA Music, che rappresenta la nuova influenza musciale della Dubstep, saliranno gli headliner Must Die!, Pane Mua e Erotic Cafè.
Il costo dei biglietti sarà il seguente: Enter the Holi di colore blu – 23€: Biglietto di ingresso + Braccialetto Holi Fusion Festival Color Explosion di colore rosso – 31.50€: Biglietto di ingresso + 5 Pacchetti di colore + Bracciale Holi Fusion Festival Holi Experience di colore giallo – 38€: Biglietto di ingresso + 5 pacchetti di colore + Maglietta+ Bracciale Holi Fusion Festival Per i diversamente abili: omaggio con accompagnatore che paga 20 euro.