Nella foto di Mario Alesina, Porta Palazzo: il mercato più grande d’Europa. Inviateci le vostre foto della città, notizie e commenti!
Nomofobia e Hikikomori
Tra i tanti neologismi che il progresso porta con sé, la nomofobia è forse il meno conosciuto come nome, ma quello che riguarda la maggior parte delle persone.
Deriva da No (negazione) e mobile (smartphone) e da fobia (paura): si tratta della paura di rimanere senza cellulare. E’ una scena ormai rituale quella di giovani che, seduti uno accanto all’altro su una panchina o addirittura al cinema, passano il tempo messaggiando o consultando il cellulare, quando addirittura non si mandano messaggi tra di loro. E che dire dei bambini al ristorante ai quali viene dato un cellulare, così stanno tranquilli e non disturbano i genitori durante il pasto. Il massimo lo si raggiunge quando una coppia, a cena al ristorante, invece di godere del momento di relax e di intimità, magari gustando un cibo particolare, si comporta come se si trattasse di due sconosciuti, ognuno dei quali si fa gli affari suoi con lo smartphone in mano. Possiamo parlare di nomofobia, come di vera e propria dipendenza patologica, quando un soggetto trascorre moltissimo tempo sullo smartphone, verifica di avere sempre la batteria carica, mantiene acceso il telefono 24 ore su 24 e lo porta con sé a letto e, soprattutto, controlla continuamente lo schermo per verificare se siano giunti messaggi, mail, media, ecc. Oltre ai sintomi comportamentali, possono manifestarsi veri e propri sintomi fisici, quali ansia, variazioni del battito cardiaco, sudorazione, dispnea, cefalea, che andrebbero curate rimuovendo ciò che ne causa l’insorgenza e non soltanto alleviando i sintomi. In caso di impossibilità di utilizzo dello smartphone si assiste ad una vera e propria risposta di panico simile a quella esperita con una fobia. Anche la sola idea di perdere il contatto con amici e conoscenti, di non essere rintracciabili e di non poter controllare notizie e profili social, genera un’angoscia profonda e reazioni assimilabili a quelle che caratterizzano le dipendenze e che possono, nel tempo, andare a compromettere la sfera psicologica, sociale, lavorativa o scolastica e individuale. Tra le conseguenze dell’uso eccessivo del cellulare troviamo tensione e insonnia fino ad arrivare ad un deterioramento delle funzioni cognitive. I sintomi ansiosi possono degenerare in disturbi di personalità o far emergere tratti comportamentali patologici, quali il disturbo ossessivo-compulsivo, la depressione, l’ansia sociale. L’uso eccessivo e la dipendenza dal cellulare nei più piccoli, poi, possono causare danni più gravi a partire dalle conseguenze fisiche alla vista, alla postura o legate alla ridotta attività fisica fino a disturbi cognitivi derivanti dalla iperstimolazione continua che genera affaticamento e tendenza all’isolamento sociale.
Per allontanarsi da questo uso eccessivo o dipendenza da smartphone si può agire sia a livello preventivo sia di intervento e cura laddove il disturbo sia ormai strutturato.
A livello preventivo, per bambini e adolescenti, è fondamentale la regolazione e la sorveglianza da parte dei genitori. Inoltre ci si può affidare alle App disponibili per controllare il tempo trascorso sullo smartphone così da bloccarne l’utilizzo una volta superato il limite stabilito. Nei casi più resistenti risulta utile la terapia cognitivo comportamentale che permette di ridurre fino ad eliminare i comportamenti patologici legati all’uso del cellulare mantenendo quelli di un sano utilizzo delle tecnologie. Pare, inoltre, possa avere buoni risultati la terapia della realtà portando il paziente nomofobico a concentrare la propria attenzione su attività che risultino per lui soddisfacenti sulla base dei propri interessi ed inclinazioni e che lo portino a distrarsi dallo smartphone (lettura, cinefilia, bricolage, attività all’aria aperta, ecc). In alcuni casi, e il Giappone è capofila in questo problema, tale abitudine diventa una vera autoreclusione: lo psichiatra giapponese Saito Tamaki ha creato per questa condizione il termine hikikomori; si calcola che in Giappone circa l’1% della popolazione ne sia affetto. Alla paura iniziale di restare senza uno strumento di comunicazione, di aiuto (pensiamo alle mappe satellitari), di soccorso, di servizi vari (banche, prenotazioni, visite virtuali) si aggiunge la volontà di isolarsi quasi totalmente dal mondo circostante, rifiutando contatti col mondo esterno, abbandonando scuola e lavoro, evitando il momento conviviale della cena con i congiunti, rifuggendo qualsiasi contatto sociale
(sport, amici, viaggi, svaghi). Il tempo viene così trascorso al Pc, allo smartphone o ai videogiochi, magari praticando qualche rara attività collaterale (disegno), ma senza abbandonare la casa. Quello che è peggio è che, se venissero privati della connessione, continuerebbero comunque a restare reclusi. Il fenomeno colpisce particolarmente i maschi intorno ai 14-16 anni, dotati di particolare intelligenza e sensibilità. Le cause sembrerebbero riconducibili alla difficoltà, proprio per queste loro peculiarità, di instaurare relazioni affettive e sociali soddisfacenti con i propri coetanei, con colleghi di studio o di lavoro. Spesso a monte di tale comportamento, e della ricerca di clausura, possono esservi episodi di bullismo, di imposizione a conformarsi alla società, di imporre loro l’appartenenza ad un mondo che a loro non interessa o che addirittura li spaventa. In realtà non è chiaro se questa tendenza all’isolamento sociale sia dovuta ad una dipendenza da smartphone o, viceversa, sia una tendenza insita in soggetti che faticano a gestire le pressioni e le richieste della società, per cui abbandonano scuola o lavoro, e trovano nei supporti tecnologici il modo più semplice e apparentemente meno ansiogeno, per trascorrere il tempo. In ogni caso, cosa possiamo fare se un nostro congiunto dovesse trovarsi in questa condizione? Vi sono scuole di pensiero opposte. Alcuni sostengono che forzare la mano sia controproducente; chi è affetto dal problema non va costretto a uscire se non si sente pronto, perché si otterrebbe l’effetto contrario. Quasi mai sarà la vittima a chiedere l’aiuto di uno psicologo o di uno psicoterapeuta, al quale spetterà il compito arduo di entrare in contatto con ragazzi che non vogliono essere contattati. Altri, invece, ritengono che sia necessario, con tempi molto soggettivi e che dipendono non soltanto dal carattere della vittima ma dalla gravità del problema, instaurare un condizionamento avversivo verso quello stile di vita, magari proponendo qualcosa che sicuramente incontri l’interesse della vittima. Ci sentiamo, in ogni caso, di dare un consiglio ai genitori (o a chi per essi) poiché è più semplice e efficace agire a livello preventivo piuttosto che cambiare un comportamento disfunzionale ormai interiorizzato. È importante osservare sempre il comportamento dei propri figli così da poter chiedere consiglio ed eventualmente intervenire alle prime avvisaglie di un cambiamento che possa rivelarsi pericoloso. È buona norma ridurre al minimo indispensabile, rispettando rigorosamente i tempi dettati dal buonsenso, l’uso dello smartphone per distrarre i bambini, così da potersi dedicare alle proprie incombenze o concedersi momenti di relax. Quella che sembra una buona soluzione sul momento, può rivelarsi nel tempo deleteria e portare con sé una sequela di disturbi fisici e di personalità decisamente più difficili da gestire o sradicare rispetto a qualche rinuncia e tempo in più (seppur faticoso) dedicato a creare una personalità ben integrata nella società, grazie a rapporti equilibrati e soddisfacenti a partire dall’ambiente familiare.
Non vi hanno chiesto loro di essere messi al mondo; accogliamoli in un mondo umano.
Sergio Motta
Cristiana Francesia
A Venaria la magìa fa sold out
Più di 20.000 le presenze totali raggiunte fra tutti gli eventi diffusi della XX edizionePer la prima volta Masters Of Magic è diventato un festival diffuso Oltre 12 mila visitatori alla Reggia di Venaria 4 sold out e 6000 spettatori al Teatro Alfieri 1800 maghi provenienti da tutto il mondo alla Convention del Mastio della Cittadella
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Grande successo per la magia alla Reggia di Venaria che ha superato le aspettative con oltre 12.000 visitatori fra tantissime famiglie e bambini immersi nei giardini delle rose in fiore per assistere, dal 2 al 5 giugno, a una sfida all’ultima “bacchetta magica” che ha decretato la vittoria di Kamimaro come Campione del Mondo di Street Magic.
Il pubblico ha avuto l’occasione di ammirare gli spettacoli più straordinari e scoprire i più grandi talenti della street magic, fra i segreti di nuove illusioni e i personaggi che hanno sfidato le più severe leggi della natura, attraverso il racconto del gioco e della magia, fra mille diverse emozioni immerse nell’immensa bellezza del Patrimonio Unesco della Reggia. Ogni giorno, grandi e piccini hanno inoltre potuto raggiungere il Magic Corner e godersi l’emozione di un prestigio one-to-one, oltre a mettere alla prova le proprie capacità visitando il Museo delle Illusioni Ottiche in compagnia del Mago Fax. Uno spazio a cielo aperto e interattivo dove toccare con mano la più grande collezione del mondo di illusioni ottiche, andare alla scoperta di affascinanti segreti sul funzionamento della nostra mente e scattare splendide foto. Infine, i più giovani hanno potuto sperimentare anche l’arte del riciclo in maniera originale partecipando alla Eco Magic School. Insieme ai maestri di Masters of Magic hanno imparato a riutilizzare il materiale da recuperare per costruire un trucco di magia e metterlo in scena. Un’esperienza divertente e formativa all’insegna della magia e della sostenibilità!
Fra il pubblico la giuria ufficiale ha potuto quindi finalmente votare la finalissima che si è tenuta domenica 5 giugno, alle ore 18, nella Corte d’Onore della Reggia. Fra i vincitori sul podio al seguito di Kamimaro dal Giappone, classificato Campione del Mondo di Street Magic 2022, troviamo il secondo classificato, illusionista e attore, Lo Stramagante e al terzo posto il già Campione del Mondo nel 2015, Flip il Magamondo. Seguono l’esilarante Mister Bang e dalla Spagna Paxti, rispettivamente al quarto e quinto posto.
Il gioco nelle sue varie manifestazioni è stato il filo conduttore della proposta culturale articolata in un calendario di attività realizzate ad hoc, tra cui spiccano i Campionati Mondiali di Street Magic. Al tema del gioco sono infatti dedicate le mostre e le attività culturali della Reggia di Venaria nel 2022.
Per la prima volta Masters Of Magic è diventato un festival diffuso che ha totalizzato 22.500 presenze nelle tre location della XX edizione, sparse fra Mastio Della Cittadella in occasione della Convention grazie a 1800 maghi provenienti da 30 regioni del mondo. La XX edizione ha fatto anche il pieno di sold out per tutti i 4 spettacoli del Gran Gala Show pari a 6000 spettatori, in scena al Teatro Alfieri il 28 e il 29 maggio. Si è rivelata una chiusura in bellezza la Reggia di Venaria dove si è decretato anche il Campione mondiale di Street Magic con 5000 ingressi al giorno, dal 2 al 5 giugno.
Gli appuntamenti della magia a Torino proseguono, dal 10 al 12 giugno, con la Magic School ospite di Torino Comics. Questa XX edizione del Masters of Magic World Tour 2022 ha infatti voluto attivare fortemente una collaborazione speciale con Torino Comics, il cui tema è appunto la magia, con “We believe in magic” in programma al Lingotto Fiere. I Maestri di Masters of Magic saranno presenti con una vera e propria Magic School ispirata a Harry Potter, a cui possono iscriversi e partecipare appassionati di ogni età. Un evento unico e assolutamente speciale nel suo genere, dove Masters of Magic allestirà tantissime attività, fra lezioni di magia ed animazioni che si terranno per l’occasione nella tre giorni di evento, che vedrà la partecipazione di Walter Rolfo, Presidente e fondatore di Masters of Magic. (https://torinocomics.com/)
Un’edizione davvero speciale per il ventesimo anno del più importante evento di magia al mondo che è tornato finalmente dal vivo a Torino, con oltre 100 ore di magia no-stop totalmente live.
Masters of Magic World Tour 2022 è realizzato anche grazie al supporto di Regione Piemonte, Città di Torino, Camera di commercio di Torino, Turismo Torino e Provincia, e gli sponsor IREN e Queencar.
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WALTER ROLFO PRODUTTORE E DIRETTORE ARTISTICO Ingegnere, coach ed esperto in processi percettivi. Professore all’Università di Torino e al Politecnico di Torino, è stato relatore al TedxRoma e speaker al WIRED Next Fest. È uno dei più importanti studiosi di psicologia applicata alla ricerca della felicità oltre ad essere uno dei massimi esperti al mondo di illusionismo. Autore, conduttore e produttore televisivo per Rai, Mediaset e Sky con più di mille trasmissioni all’attivo. È fondatore e CEO di Masters of Magic, multinazionale worldwide leader per eventi live e tv legati alla magia. Ha ricevuto numerosi e importanti premi internazionali e detiene 5 Guinness World Records legati alla magia. È l’autore del best-seller L’arte di realizzare l’impossibile edito da Sperling&Kupfer. Da anni insegna le strategie di felicità per supportare le aziende e i loro leader, nel raggiungimento degli obiettivi strategici, attraverso la creazione di squadre efficienti, motivate e felici. È consulente di varie multinazionali.
ALESSANDRO MARRAZZO REGISTA E SHOW DESIGNER Alessandro Marrazzo è regista, scenografo, show designer, lighting designer, sceneggiatore ed autore televisivo. È una delle grandi eccellenze nazionali: ha portato il genio creativo italiano nel mondo, ideando film, musical, grandi recital comici, opere liriche e pièces teatrali di notevole spessore e rinomanza. Il suo percorso formativo lo ha fatto diventare uno degli scenografi cinematografici più importanti del panorama internazionale (vincitore nel 2006 del premio come miglior scenografo ASC CINECITTÀ STUDIOS CHIOMA DI BERENICE). Regista di spot pubblicitari e di trasmissioni per le principali reti televisive nazionali (RAI e MEDIASET) ed europee. L’originalità del suo approccio, unico al mondo, che consiste nel creare e dirigere opere nella loro globalità, e la sua eccellente poliedricità, lo portano ad essere uno degli show-designer più ambiti e ricercati, in tutti gli ambiti dello spettacolo. Sito ufficiale: www.alessandromarrazzo.com
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Primo Master dell’enoturista. Go Wine Campus
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Storie di orti, giardini e parchi con Paolo Pejrone
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What’s on in Turin: events and attractions for tourists, occasional visitors and expats
June, what a lovely day to visit Turin! After the great success of the Eurovision Song Contest, the whole world has re-discovered Turin as a tourist destination. It happened with the 2006 Olympic Games, but thanks to Eurovision we have refreshed the world’s memory: we have a lot of museums, a vibrant cultural life, parks, and shopping centers so what are you waiting for?
Events
The Eurovision village has been so successful that the city has decided to maintain it as a venue for summer concerts and its website has become an official English source to check what the city has to offer. Well, together with this column.
June is also Pride Month. On June 18 a colorful parade will start from Porta Susa to Piazza Castello to celebrate diversity and human rights. Because LGBT rights are human rights. Let’s ketchup in Via Principe Eugenio at 4.30 pm.
And finally, free entertainment is provided by the crews of two movies. The city is, in fact, the set of the next Fast and Furious 10 with Jason Momoa, and 2Win, the story of the rivalry between Audi and Lancia. So, don’t get surprised if you see incredible vehicles chasing other cars.
But if you prefer something quieter, here are a few other ideas.
Art Galleries
Until Sunday 5 June, Galleria Pirra hosts the exhibition “Disantropica” with the photos of Gabriele Zago, an art director who lives and works in Turin. His works witness the lives of tribes in Papua New Guinea and their struggle with globalization.
From 8 June to 8 July, Luce Gallery presents the work of Caitlin Cherry, afro American painter, and sculptress.
Museums and Exhibitions
A new museum has opened in Town. Gallerie d’Italia is the new project of Banca Intesa San Paolo which displays its collection as well as temporary exhibitions at Palazzo Turinetti. Discover the impressive collection of pieces belonging to the Piedmontese Baroque together with the bank photo archive.
Gam is always worth a visit. First of all, because of the amazing World Press Photo, with the winning photos of the 65th annual press photo contest. But you can also enjoy A collection without borders, dedicated to international art pieces from the 1990s, as well as an exhibition dedicated to Flavio Favelli.
At Galleria Sabauda there is the unusual display of comics entitled “Ghosts and other mysteries”
Children will love it together with a visit to Mufant, the museum of fantasy and sci-fi.
Mao gives you the possibility to investigate the enchanting history of eastern art and opens a new exhibition entitled: The great void. From sound to image. While Palazzo Madama continues with its exhibition dedicated to Pompei.
Music
Fancy some music? How about having an aperitif at Blah Blah and then waiting for one of the many rock concerts?
Hiroshima Mon Amour also offers a rich program with gigs and dancing nights. Get back in shape as in July HMA will bring Skunk Anansie back to town.
And for a moment of little pleasure…
Turin has invented the “Happy Hour”. Sipping a Martini in one of the bars of Piazza San Carlo might give you a special view on the crashes and chasing of Fast and Furious. But if you choose a bar in Via Po or Piazza Vittorio and spot a blue Panda, that is me running late for work.
Lori Barozzino
Take a look at the last articles as many events are still taking place.
Lori is an interpreter and translator who lives in Turin. If you want to read more, here’s her blog.
Sabato 4 e domenica 5 giugno al Castello di Moncalieri
#moncaliericittanelverde
Non si era fermata neanche durante la pandemia, nella versione «Rose al Castello». Ora ritorna al gran completo il «Premio della Rosa Principessa Maria Letizia». La manifestazione florovivaistica e culturale dedicata alle rose si presenta sabato 4 e domenica 5 giugno con la sesta edizione nel Giardino delle Rose dell’imponente Residenza Sabauda del Castello di Moncalieri, parte del Patrimonio culturale UNESCO. Rose al Castello e le iniziative collegate sono organizzate dall’Assessorato alla Cultura e al Turismo della Città di Moncalieri, coadiuvato dall’Associazione Culturale Kòres.
Presidente onorario della manifestazione è l’architetto di giardini e paesaggista Paolo Pejrone, mentre Madrina è Anna Peyron, vivaista specializzata in rose antiche, due nomi eccellenti della cultura del verde.
Come ormai tradizione, la manifestazione è aperta ad appassionati, floricultori e cittadini ad ingresso gratuito. Offre appuntamenti rivolti a ibridatori e giardinieri, lettori e musicofili, curiosi, estimatori del bello e amanti della natura, con appuntamenti e incontri adatti ai gusti più diversi, purché legati all’ambiente e alla bellezza.
Il Premio della Rosa è sempre più internazionale
Per vivaisti e ibridatori, momento centrale della due giorni è sicuramente il Premio della Rosa Principessa Maria Letizia, competizione che si fa di anno in anno più internazionale: l’edizione 2022 è infatti evento inserito nella EU Green Week 2022. Un patrocinio che era già stato assegnato a Moncalieri, unica città in Piemonte, nel 2021, con un evento dedicato al Parco Storico nel corso del quale era avvenuto un collegamento con Bruxelles). Il Premio 2022 vedrà la partecipazione di varietà di rose provenienti da Baden-Baden (città tedesca con cui Moncalieri è gemellata, e da cui proviene la giurata Nathalie Dautel), Inghilterra e Francia.
Presidente della giuria scientifica che assegnerà il Premio alla migliore nuova varietà ibrida di rosa è Marco DeVecchi, professore presso DISAFA dell’Università di Torino. Lo affiancano Piero Amerio, collezionista Roseto della Sorpresa, Elena Del Santo, giornalista, Nathalie Dautel, fotografa ed esperta di giardini, Roseto di Baden Baden, Michela Mollia, scrittrice e rosaista.
Oltre al premio riservato ai nuovi ibridi, si sono voluti dedicare quest’anno riconoscimenti anche ai vivaisti, che rendono il Giardino delle rose un tripudio di fiori, di profumi e di colori. Così un’altra giuria, composta da Marco De Vecchi (presidente), Alberto Testa, (Fondazione Albero Gemello) e Cristiana Ruspa, (architetto paesaggista Giardino Segreto) attribuirà un premio alla “Rosa più bella”, alla “Rosa più profumata” e al “Miglior allestimento”.
La premiazione avrà luogo nel Giardino delle Rose domenica 5 giugno alle ore 12.
Il Premio della Rosa è ispirato alla figura della principessa Maria Letizia Bonaparte di Savoia, nipote del re Vittorio Emanuele II, che istituì un concorso floreale in cui veniva selezionata e premiata la rosa più bella proprio al Castello di Moncalieri, cui fu assai legata e dove visse per un lungo periodo.
Due giornate per tutti
Rose al Castello è ormai una manifestazione di riferimento per gli operatori del settore, ma sua nota altrettanto caratteristica rimane l’attenzione per la cittadinanza, invitata a partecipare ad appuntamenti e iniziative legati dal tema conduttore delle rose e adatti ai gusti più diversi, dalle 10 alle 19 di sabato e domenica.
Da menzionare tra i numerosi appuntamenti culturali c’è innanzitutto la tavola rotonda sulla mostra “Oltre il giardino, l’abbecedario di Paolo Pejrone” (presso il Castello di Miradolo) a cui partecipano, tra gli altri, Rosellina Archinto, fondatrice della casa editrice Archinto e Maria Luisa Cosso, presidente della Fondazione Cosso.
Vi si uniscono gli incontri tra rose, libri e poesia, in cui si parlerà, tra l’altro, di Orti botanici d’Europa con Cristina Archinto e Alessandra Valentinelli e di rose nella letteratura con Margherita Oggero e Enrica Melossi.
Ci saranno momenti dedicati al recupero di Parchi storici, in primis il Parco del Castello Reale di Moncalieri, del Parco del Flauto magico di Emanuele Luzzati a Santa Margherita Ligure e di nuovi spazi verdi, come l’avveniristico giardino pensile (il più alto d’Europa) realizzato sulla pista del Lingotto.
Per la musica, si va da un omaggio a De Andrè, con lo spettacolo Rose di Rame, alla musica raffinata di Armilla Ensemble.
Sarà presente inoltre la mostra fotografica di Cristina Archinto, fotografa del verde e del paesaggio.
In entrambe le giornate ci saranno, inoltre, momenti dedicati a bambini e ragazzi, insieme ad attività laboratoriali a tema ecologico per i più piccoli da svolgere con le famiglie.
L’apertura ufficiale della due giorni sarà sabato 4 alle ore 12, con il sindaco di Moncalieri Paolo Montagna e l’assessore alla Cultura Laura Pompeo.
Durante la manifestazione sarà effettuata una raccolta fondi a favore di FPRC di Candiolo (Fondazione Piemontese per la Ricerca sul Cancro), presso una postazione con operatori sanitari disponibili a dialogare con il pubblico sui temi della prevenzione e della cura.
La due giorni è a ingresso gratuito. Si svolgerà nel Giardino del Castello di Moncalieri anche in caso di pioggia.
Rose al Castello si inserisce tra le iniziative volute dall’amministrazione per promuovere l’immagine di “Moncalieri Città nel Verde”, in particolare valorizzando il Castello (patrimonio Unesco dal 1997) e il suo Parco, appena acquisito dalla Città e attualmente oggetto di un ampio progetto di recupero, che verrà presto aperto al pubblico. Proprio in quest’area sarà realizzato il futuro roseto dedicato proprio al Premio della Rosa, per ospitare le nuove varietà, mentre a fine 2021 è stato collocato a dimora un nuovo apiario, con la prospettiva di ricavarne miele derivato dalle essenze botaniche del parco. Il tutto grazie a un consolidato rapporto di partnership con il Dipartimento di Scienze Agrarie Disafa dell’Università di Torino e con il professor Marco Devecchi. Un percorso che a marzo ‘22 ha portato al varo del progetto MonVert, finanziato dal San Paolo con un contributo di 80.000 euro nell’ambito del bando Next Generation We e destinato a ridisegnare l’intero assetto del verde cittadino proprio a partire dal Parco Storico come “cuore” dell’intero sistema.
Di questa ampia proposta paesaggistica e culturale fanno anche parte i percorsi della collina (parte del sistema CollinaPo riserva della biosfera, MaB UNESCO dal 2016), la cerchia di antiche vigne, gli splendidi giardini e il parco fluviale, che impreziosiscono il panorama circostante, rendendo, insieme alla ricchezza architettonica del Centro Storico, la città di Moncalieri un vero polo di attrazione turistica.
Rose al Castello e le iniziative collegate sono organizzate dall’Assessorato alla Cultura e al Turismo della Città di Moncalieri, coadiuvato dall’Associazione Culturale Kòres.
L’allestimento floro-vivaistico è curato dalla web gardener Simonetta Chiarugi.
“Il Premio della rosa e Rose al Castello, per il luogo in cui si svolgono e la figura di Maria Letizia che li ispira, rappresentano la proposta culturale più strettamente legata all’immagine di Moncalieri e riconosciuta ben oltre l’ambito locale. La Principessa Maria Letizia Bonaparte Savoia, nipote del re Vittorio Emanuele II, era molto legata al Castello di Moncalieri, dove aveva istituito il concorso floreale in cui veniva selezionata e premiata la rosa più bella. La kermesse è dedicata proprio a lei ed è ospitata nella stessa cornice in cui è nata oltre un secolo fa: il Giardino delle Rose del Castello Reale – dichiara soddisfatta l’assessore alla Cultura e al Turismo Laura Pompeo – Stiamo raccogliendo i frutti di un lavoro iniziato nel 2015 con il progetto Moncalieri Città nel Verde, che guida e ispira ogni aspetto della nostra programmazione. Fiorile (quest’anno per la prima volta in doppia edizione, primaverile e autunnale) e il Premio della rosa vi giocano un ruolo chiave insieme al nostro convegno internazionale, i Dialoghi sul paesaggio, di cui è in calendario a luglio la settima edizione, interamente dedicata al cambiamento climatico”.
La sindrome di Dorian Gray
L’eccessiva preoccupazione di invecchiare può essere patologica e trasformarsi in un disturbo particolare: la sindrome di Dorian Gray
La sindrome di Dorian Gray si sviluppa in persone caratterizzate dall’essere eccessivamente preoccupate per il loro aspetto e, contestualmente, prive di eccessive difese nello scoprire in se stessi modificazioni strutturali e estetiche comuni a tutte le persone che raggiungono la condizione tipica della vecchiaia.
È stata descritta per la prima volta nel 2000 dal dottor B. Brosig della Justus Liebig University (Giessen, Germania), specialista in Psicoterapia e Psicodinamica che, nel definire tale sindrome, si è ispirato al celebre romanzo scritto da Oscar Wilde nel 1890, in cui si narra di un giovane che, avendo modo di ammirare il proprio aspetto in un ritratto realizzato magistralmente, prova l’intenso e struggente desiderio di non invecchiare, di restare giovane per l’eternità, volendo che la degenerazione senile riguardi la figura abilmente disegnata sulla tela e non più lui che, in virtù di tale artifizio, potrà rimanere giovane per sempre.
Il rammarico di essere costretti a invecchiare, la perdita della freschezza e della tonicità muscolare giovanile, è comune alla maggior parte delle persone ed è anche comprensibile; si tratta di un decadimento ineluttabile che, con il trascorrere del tempo, tende a manifestarsi sempre più con maggiore evidenza e contro cui, purtroppo, non si possono opporre se non che pochi provvedimenti.
“Quant’è bella giovinezza, che si fugge tuttavia! chi vuol esser lieto, sia: di doman non c’è certezza“; il noto verso di Lorenzo il Magnifico, scritto nel 1490, descrive con mirabile sintesi, il disagio provato da sempre in tutte le generazioni, e invita con eleganza a non cadere in depressione per la decadente trasformazione del nostro misero corpo terreno.
Quando la preoccupazione diviene eccessiva, i medici parlano di Dismorfofobia, noto disturbo identificato con la sigla BDD (Body dysmorphic disorder), rappresentato da una preoccupazione significativa e insolita per qualche difetto percepito nelle proprie caratteristiche fisiche, siano queste reali o immaginarie.
I pazienti affetti dalla sindrome di Dorian Gray sono ossessionati dal voler mantenere il più giovanile possibile il loro aspetto e, sovente, assumono atteggiamenti tipici delle generazioni più giovani, cercando di assimilarsi a queste, comportandosi e vestendosi di conseguenza e in tale modo rallentano di molto la loro crescita emotiva continuando a comportarsi quasi come degli adolescenti.
Un aspetto da non sottovalutare in questa sindrome è che i pazienti, per ostacolare il processo d’invecchiamento, possono commettere azioni in grado di risultare pericolose per la loro salute, dedicando una gran parte del tempo alla ricerca che spazia dai più svariati prodotti cosmetici fino alla ricerca di specialisti di chirurgia plastica capaci di rimodellare il loro fisico e, in particolare, il volto, in modo da poter recuperare la bellezza ormai sfiorita. Tipico è l’abuso dell’utilizzo di Botox che, specie se somministrato da persone inesperte consultate per lo più con la speranza di risparmiare, possono avere effetti devastanti.
Il problema di fondo di questa sindrome è il rifiuto di se stessi; una persona con questa sindrome non può accettarsi così com’è; è un paziente in grado di accettarsi solo costringendosi ad essere ciò che la società vuole che sia, o meglio è un individuo che pensa di non essere all’altezza di ciò che la società richiede alla sua figura, non rispondente secondo la propria visione distorta, ad una condizione ottimale di bellezza.
E’ ben radicato nella sua mente il concetto che la propria forma del corpo o del viso siano fattori decisivi per il proprio progetto di vita. Nella nostra società, purtroppo, questo può essere vero in parte. Lo sviluppo della superficialità è responsabile del fatto che sempre più aziende utilizzano queste variabili come elementi di accettazione o promozione professionale.
Indubbiamente vi è in questi soggetti una buona dose di narcisismo; il narcisista è una persona ossessionata da ss stesso, che presta pochissima attenzione agli altri: lui o lei deve essere ammirato, sempre.
Il narcisista esagera le sue conquiste e le sue capacità, è ossessionato dal potere, si sente attaccato se non è ammirato, reagisce in modo esagerato se viene criticato, può trasformarsi in una persona presuntuosa e superba.
Per nostra sfortuna la società in cui ci troviamo a vivere è vittima di una certa superficialità, derivante dall’ossessione imposta in particolare da alcuni spot pubblicitari, che tentano di imporre modelli in cui vengono sottolineati per lo più solo meriti esteriori, derivanti dalla bellezza e da un malinteso senso del successo, inteso come accumulazione di ricchezza e beni personali. E, forse, potrebbe essere possibile che buona parte dei disagi delle nostre società dipendano proprio da questo modo di approcciare il mondo da parte di persone, molte delle quali inconsciamente affette dalla sindrome di Dorian Grey, che soffrono di un narcisismo patologico, in accordo con la tesi del drammaturgo e premio Nobel T.S. Elliot il quale sosteneva che “la maggior parte dei problemi del mondo sono dovuti a persone che vogliono essere importanti”. In altre parole, narcisisti.
Rodolfo Alessandro Neri
A Drubiaglio, nella piemontese Valle di Susa |
Il progetto di tutela dell’ortaggio, da tempo segnalato sull’Arca del Gusto, coinvolge nove produttori e l’amministrazione comunale di Avigliana (To) |
La Dora Riparia come il Nilo, la Valle di Susa come la valle del fiume più lungo del mondo. Che cosa ci spinge a fare un paragone così azzardato? La storia dietro all’ultimo Presidio Slow Food, in ordine di tempo, a venire lanciato: quello della cipolla bionda piatta di Drubiaglio, frazione di Avigliana, comune della Valle di Susa in Piemonte. A venirci in soccorso, spiegando che cosa accomuna due territori così distanti come l’Egitto e quest’area del Piemonte, è Roberto Sambo, responsabile regionale dei Presìdi Slow Food: «Drubiaglio si trova sulla sponda sinistra della Dora Riparia, cioè dall’altra parte rispetto a dove sorge l’abitato di Avigliana, e la differenza nella tipologia del terreno è significativa. Fino a una cinquantina d’anni fa, le campagne di Drubiaglio venivano fertilizzate (oltre che dalla consueta concimazione organica effettuata dai contadini) anche per effetto dei periodici straripamenti della Dora Riparia e del torrente Messa. Le esondazioni, infatti, hanno a mano a mano arricchito il suolo di limo, proprio come accaduto lungo il corso del Nilo, rendendo il terreno non solo fertile ma anche soffice». Oggi, grazie alle arginature, i torrenti non straripano più, ma il suolo continua a rivelarsi un prezioso alleato dell’agricoltura.
Terreni fertili e storie di confine Non avendo precisi riferimenti storici, è difficile datare l’inizio della coltivazione della cipolla nel territorio di Avigliana, ma non è inverosimile immaginare che si tratti di un’abitudine diffusa già ai tempi della dominazione romana. «Tra i romani, la cipolla era un ortaggio molto noto e apprezzato – prosegue Sambo – e a Drubiaglio sono stati rinvenuti resti archeologici dell’antica Statio ad Fines Coti. In sostanza, qui vi era una stazione adibita alla riscossione dei dazi sulle merci che, provenienti dalla Francia, attraversavano le Alpi per raggiungere l’Italia. In Valle di Susa, vero e proprio crocevia di questi commerci, si svilupparono così microeconomie territoriali fiorenti, tra le quali quella relativa alla produzione delle cipolle». Certo, non era sufficiente che genti e prodotti passassero da Avigliana per far sì che i prodotti della terra avessero successo: occorreva che fossero buoni, validi e soddisfacenti. La cipolla di Drubiaglio, evidentemente, queste caratteristiche le aveva. E le conserva ancora oggi: «Io la chiamo la cipolla delle due D, nel senso che è dolce e digeribile» racconta Antonella Doni, referente Slow Food del Presidio e promotrice del progetto. |
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Cipolla di Drubiaglio © Valerie Ganio Vecchiolino |
La cipolla con gli amaretti? «Diventare Presidio Slow Food è un riconoscimento al valore del prodotto e alla storia di un territorio – prosegue Doni –. In quest’area, che nell’Ottocento era troppo lontana da Torino per diventare un bacino agricolo della città, lavorare la terra è sempre stata un’abitudine diffusa, tanto che molte famiglie coltivavano la cipolla di Drubiaglio per il consumo famigliare». Ed è proprio in questo modo, grazie cioè alla saggezza dei contadini locali e alla capacità di trasmettere questo sapere, che il seme si è tramandato di generazione in generazione. Seme, aggiunge il referente dei produttori che aderiscono al Presidio Fabio Porcari, che pare aver trovato nel terreno di Drubiaglio l’unico l’habitat ideale per essere prodotto: «Sebbene la pianta cresca bene anche nella bassa Valle di Susa e in Val Sangone, i tanti tentativi di riprodurre in quei luoghi il seme non hanno mai dato risultati ottimali». E in cucina? La cipolla si presta benissimo a essere cucinata ripiena: «La si può consumare cruda, ma è al forno che dà il meglio di sé. Ha un diametro di 7-8 centimetri ed è così dolce che non occorre preparare un ripieno sostanzioso che contrasti il sapore tipico delle cipolle – aggiunge Porcari –. Pensate infatti che molte persone, qui, non utilizzano la carne per riempirle, e aggiungono anche l’amaretto all’impasto!».
Dall’Arca del Gusto al Presidio, passando per la De.C.O. e l’impegno comunale La cipolla bionda piatta di Drubiaglio, appena divenuta Presidio, è da tempo in orbita Slow Food: faceva infatti già parte dell’Arca del Gusto, il registro sul quale l’associazione della Chiocciola segnala prodotti, razze animali, varietà vegetali e tradizioni gastronomiche a rischio scomparsa. Quello dell’ortaggio valsusino è un esempio virtuoso di come, anche grazie all’impegno delle amministrazioni locali, sia possibile far rivivere una coltura che, negli ultimi decenni, era stata confinata alle piccole quantità degli orti locali e messa in disparte in favore della più semplice coltivazione di mais. Già nel 2016, infatti, il Comune di Avigliana aveva istituito un marchio De.C.O. (Denominazione Comunale di Origine) dedicato alla cipolla di Drubiaglio, coinvolgendo gli stessi nove produttori che oggi aderiscono al Presidio e che da tempo si sono dotati di un disciplinare che vieta l’utilizzo di pesticidi, diserbanti e concimi chimici. «Finalmente siamo riusciti a raggiungere l’obiettivo che questa amministrazione si era prefissata già prima della pandemia di Covid-19 – conclude Fiorenza Arisio, assessore all’Agricoltura del Comune di Avigliana –. Creare un Presidio Slow Food è un’ottima occasione per poter promuovere un’agricoltura più sana, perché rispettosa del territorio e priva di pesticidi. E poi c’è il tema del consumo di acqua: le risorse idriche saranno sempre più scarse e il fatto di poter coltivare prodotti che non necessitano di tanta acqua, come invece richiede il mais, è un aspetto importante da tenere in considerazione». |