LIFESTYLE- Pagina 112

Cremose lasagne agli spinaci

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Un primo piatto alternativo alla ricetta tradizionale, ma altrettanto gustoso e sostanzioso.

Ideale per servire un piatto completo ricco di verdura.

Ingredienti

Sfoglia fresca all’uovo con spinaci
250gr. di ricotta morbida
500gr. di spinaci freschi
150gr. di formaggio Taleggio
500ml. di besciamella morbida
50gr. di grana grattugiato
Sale, pepe, noce moscata.

Lavare e cuocere gli spinaci, lasciarli raffreddare, strizzarli e tritarli grossolanamente con il coltello. In una terrina mescolare la ricotta con un pizzico di sale, pepe e noce moscata, aggiungere poi gli spinaci ed il Taleggio tagliato a cubetti. Preparare la besciamella. Ungere con poco burro una pirofila da forno, stendere un velo di besciamella e uno strato di sfoglia per lasagne. Distribuire sopra un poco di crema di spinaci e parmigiano. Proseguire gli strati fino ad esaurimento degli ingredienti.
Cuocere in forno a 180 gradi per 25 minuti poi, pochi minuti sotto il grill fino a doratura. Lasciar riposare pochi minuti prima di servire.

Papperita Patty

 

Alpignano, è tempo di “Sapere e sapori”

 

“SAPERE E SAPORI”
ALPIGNANO PIAZZA UNITA’ D’ITALIA
14 MAGGIO 2023

Arriva “Sapere e Sapori”, la manifestazione che per tutto il giorno del 14 maggio 2023 dalle 9:00 del mattino fino alle 24:00, attraverso visite guidate del Centro Storico e delle sponde della Dora unitamente alla presenza di alcuni produttori locali, si prefigge lo scopo di far riscoprire il sapere (storia, luoghi di interesse, leggende…) e i sapori (prodotti tipici locali) di Alpignano, tra il passato e il presente.

Ci sarà la tradizionale piscina di paglia per la gioia dei bambini che potranno anche ammirare il grande trenino di legno di Vincenzo Altamura, un plastico ferroviario di 11 metri per 6.

Anna Morsone proporrà un allestimento museale di attrezzi della vita contadina e ci sarà anche un punto informativo della COOP in vista dell’apertura del nuovo supermercato ad Alpignano.

Verso sera arriveranno i trattori per partecipare al primo raduno alpignanese di questi veicoli che sono simbolo del lavoro nei campi.
In piazza per tutto il giorno si potrà anche ammirare da vicino una grande mietitrebbia.

La giornata è allietata dalla musica proposta da DJ KIANTO e dai balli country.

In collaborazione con Legambiente, nell’ambito delle attività di sensibilizzazione e promozione della Zona Naturale di Salvaguardia della Dora Riparia, verranno svolte alcune attività:

Alle ore 10.00 laboratori per bambini (durata 30 min) con intervalli di mezz’ora tra un laboratorio e l’altro
Dalle 10.00 alle 13.00: diffusione del materiale, in concomitanza con i laboratori
Alle ore 14.00 e alle ore 16.00: Uscita guidata nei sentieri naturalistici della ZNS (Durata da 1 a 2 ore).

Saranno inoltre proposti (in collaborazione con UniTre Alpignano e Amici dell’Ecomuseo Sogno di Luce) 4 percorsi diversificati per soddisfare le esigenze di tutti i partecipanti:

Percorso del centro storico con visita ai principali punti di interesse.
Percorso naturalistico breve costeggiando le sponde della Dora arrivando al bosco del Ghiaro (Km. 2,5 circa)
Percorso naturalistico medio costeggiando le sponde della Dora sino ai laghi Bonadies (Km. 4 circa).

La partecipazione alle camminate è gratuita ed è possibile iscriversi telefonando al 3337910604 oppure è sufficiente presentarsi al gazebo Pro Loco il 14 maggio 30 minuti prima delle partenze.

Sarà allestita apposita area ristoro con tavoli e panche a disposizione dei partecipanti alla manifestazione che potranno degustare prodotti a km0 preparati dai produttori locali.

A pranzo e a cena diversi stand proporranno infatti le loro specialità:
Panzerotti e ravioli del pastificio De Padova
Tagliere di formaggi di capra dell’azienda agricola Trevisan
Piattino di carne in barca dell’allevamento Sereno
Panin ed pulenta azienda agricola Racca
Spiedo bresciano cotto alla brace per 5 ore
I Canestrelli di San Giorio
Hamburger alla griglia
Patatine fritte
Il vino di Solidarmondo
Birra ceca alla spina
Popcorn, miele, bibite e caffè

Attrazione gastronomica della giornata sarà lo spiedo bresciano che è un gustoso piatto di antiche origini contadine tipico del pranzo della domenica.

Per cucinarlo occorre alzarsi la domenica mattina molto presto per preparare e cuocere lo spiedo. Vengono usati grandi spiedi, dette ranfie, su cui vengono infilzati diversi tipi di carne, tra cui maiale, manzo, pollo e coniglio e patate. Gli spiedi vengono messi a cuocere a fuoco molto lento in forni rotanti per diverse ore, almeno 5, e sono continuamente irrorati con abbondante burro fuso, salvia e sale.

Alla scoperta di Tiziano Bruno, volto emergente della moda e non solo

Brillante, fantasioso, disinvolto ed ipercinetico. Si presenta così Tiziano Bruno, giovane e rampante content creator ed influencer torinese. Classe 1994, Tiziano sente, fin da piccolo, il richiamo della moda, dello stile e della pubblicità. Il suo percorso professionale inizia prestissimo, non ancora ventenne, in occasione di un periodo di studio in Gran Bretagna.

Al suo rientro in Italia, partecipa al prestigioso concorso dell’agenzia Elite Model Look, risultando tra i 10 finalisti. Si aprono, quindi, le porte della moda. La partecipazione a Pitti Uomo lo mette in contatto con quel mondo che ha sempre sognato. Inizia così a collaborare con prestigiosi brand del settore, ma non solo.

Nativo digitale, utilizza i social, Instagram in primis, con grande abilità. Non un semplice influencer, ma un vero e proprio creatore di contenuti, sviluppati ad hoc sulle caratteristiche dei clienti. In breve tempo i grandi eventi, le Fashion Week, ma anche i Festival del Cinema di Cannes e Venezia, diventano i set su cui ambienta i suoi reel con cui offre visibilità internazionale ai brand che lo scelgono.

Abbiamo cercato di conoscere meglio Tiziano, con una intervista nella quale si è raccontato come un libro aperto.

Tiziano, come nasce questa tua passione per la moda?

Fin da piccolo, influenzato dai miei, ho iniziato a seguire questo mondo. In età adolescenziale, grazie anche alle mie caratteristiche fisiche, ho partecipato a vari concorsi tra i quali, il prestigioso Elite. Ho poi fatto shooting e lavorato per agenzie del settore. L’arrivo dei social mi ha, infine, indirizzato a raccontare la moda con occhio clinico. Mi ispiro seguendo le tendenze, ma ho una mia precisa identità e linea: TB style, che è poi anche la sintesi di quello che penso debba guidarci nel vestire, cercare di essere sempre se stessi.

Quali sono i brand dell’alta moda per i quali ti piacerebbe lavorare?

A livello maschile, sicuramente su tutti, Giorgio Armani. Poi Balmain e Yves Saint Laurent. Ho avuto la fortuna di conoscere e sfilare per Carlo Pignatelli, stilista che sento molto vicino al mio gusto e rappresenta bene la mia parte elegante e raffinata. Mi piacerebbe collaborare con qualche prestigioso brand sportivo, come Adidas e Nike, dal momento che sono stato Ambasciatore degli Stati Generali del Benessere e dello Sport, oltre essere comunque un grande sportivo. Pure il golf è uno sport che mi affascina molto, quindi perché no, anche con un brand come Callaway.

Brand Ambassador, Testimonial e content creator, in cosa consiste il tuo lavoro?

In parole povere creo contenuti digitali ad hoc, cuciti su misura per il cliente e li veicolo sui vari social. Un lavoro sartoriale nel quale, con il mio team creativo, realizzo contenuti per diffondere i messaggi che il cliente vuol far passare attraverso i prodotti. Io recensisco, provo in prima persona i prodotti. I contenuti sono video, foto o scritti. L’obiettivo è raggiungere tanti utenti ed accrescere l’esposizione del brand. È un lavoro concettuale molto stimolante.

Oltre la moda, per quali altri settori lavori?

Il mio lavoro mi permette di spaziare in vari ambiti. Per la moda sono stato rappresentante per l’Italia ad una Fashion Week di Parigi. Però, come detto, non mi occupo solo di fashion. E questo è ciò che mi appassiona. Ho lavorato, ad esempio, per il Salone delle due ruote e nel settore automotive per varie case costruttrici. Ho collaborato, inoltre, per il settore tecnologico, sponsorizzando vari prodotti high tech. Mi capita di occuparmi di sport, cinema e life style in genere. Il cinema mi ha permesso di presenziare al prestigiosissimo Festival di Cannes e al nostro Festival di Venezia. Tra le tante kermesse che mi hanno visto protagonista segnalo, su tutte, il Festival di Sanremo. Infine, ho poi dato visibilità anche a strutture del settore turistico.

Cosa ti chiede un’azienda abitualmente?

La richiesta è di collaborazioni a volte brevi, a volte a medio-lungo termine. Ogni progetto deve avere degli obiettivi chiari, come detto, attraverso dei contenuti poi veicolati sui social, in questo modo aiuto le aziende ad accrescere le vendite e l’engagement nei confronti del brand.

Vieni da Torino, città dove nasce la moda, ma ti trovi a meraviglia anche a Milano, mi dici una qualità che apprezzi di ciascuna di queste città?

Da torinese non posso non apprezzare la concretezza della mia città natale, che amo tanto per la sua arte e per essere tranquilla e spensierata, a misura d’uomo. Inoltre, Torino ha giocato un ruolo fondamentale nella moda, prima ancora di Milano, New York, Londra e Parigi, che oggi ospitano le settimane della moda. Di Milano invece amo l’intensità, è un fiume in piena, città ricca di opportunità, la sua vitalità è fondamentale per il mio business. Diciamo che una compensa l’altra e, concludo, sono un connubio ottimo.

Parlaci di te, chi è Tiziano Bruno?

Sono un ragazzo attivo, con senso dell’umorismo. Penso che la risata e l’ironia possa rappresentare la soluzione per affrontare i vari momenti della vita. Volonteroso, sono realista ma rimango fortemente ottimista e dinamico. Mi piaccio, sono preciso, cocciuto e voglio arrivare a realizzare i miei sogni.

So che, in particolare, c’è un accessorio che per te è un must, ce ne vuoi parlare?

Gli occhiali, il mio accessorio preferito di cui non posso fare a meno. Ho la fortuna di essere testimonial di occhiali da diversi anni. Mi piace poter cambiare. Per ragioni di fotosensibilità li uso sin da piccolo, inizialmente per protezione, poi crescendo mi sono appassionato agli stili e alle tendenze. Reputo gli occhiali non solo un accessorio ma la continuazione di sé, da saper indossare perché non devono sostituire lo sguardo. Quindi da utilizzare al meglio.

Hai eletto a tuo buen ritiro una località di mare, in Liguria, particolarmente cara ai torinesi…

Sì, Alassio. Un luogo fatato, vicino alla Costa Azzurra e alla mia città natale, Torino. Inoltre non distante dalla città di lavoro, Milano. Per me è un porto sicuro tra un viaggio e l’altro, un posto che mi permette di rigenerarmi, riflettere, contemplare ed avere un approccio creativo lineare e sereno.

Oltre agli occhiali, quali sono i tuoi altri interessi?

I motori e le donne. Poi la passione per il calcio, da cittadino del mondo tifo Juventus. Mi sarebbe piaciuto essere sportivo professionista. Amo molto leggere ed informarmi. La musica ha poi un posto speciale nel mio cuore. Mio nonno è un imprenditore nel settore degli strumenti musicali. Inoltre, i viaggi. Il viaggio è esperienza. Infine, come detto il cinema.

Se non facessi questo mestiere, cosa ti piacerebbe fare? e perché?

Il mio spirito creativo mi avrebbe spinto verso la recitazione, avrei fatto l’attore. Oppure, siccome la musica è la mia passione principale, il cantante. Sicuramente un lavoro artistico. Non mi ci vedo a fare lavoro d’ufficio. Ho bisogno di esprimere la mia fantasia e l’inventiva.

Cosa ti dà più soddisfazione quando sigli una collaborazione?

Dal 2022 ho una collaborazione con il prestigioso e storico brand Borsalino, azienda piemontese che seguivo fin da piccolo. Questo mi inorgoglisce, come è stata una grande soddisfazione ricevere in omaggio un cappello Borsalino a mio nome, una attenzione che ho apprezzato e che trovo molto appagante. Qualcosa che va oltre il ritorno economico che il lavoro produce.

ALESSANDRO SARTORE

La Settimana della cucina romana a Eataly Lingotto

Chef ospiti, piatti speciali, esperienze pratiche, per una settimana all’insegna di carbonara, amatriciana e non solo!

Dall’8 al 14 maggio, a Eataly Lingotto si celebra la cucina romana: un’intera settimana per provare i piatti più gustosi e succulenti della capitale preparati da veri esperti! Saranno 7 giorni all’insegna delle tipicità romane: carbonara, amatriciana, supplì e molto altro.

Per l’occasione, in cucina grandi chef si alterneranno ai fornelli. Si inizia lunedì 8 maggio, a pranzo e cena con Felice a Testaccio, uno dei locali storici di Roma, attivo dal 1936 sempre con la stessa passione e dedizione. A Pizza e Cucina saranno a menu supplì al ragu, tonnarelli cacio e pepe e fettuccine alla vignarola. Venerdì 12 maggio, invece, ecco l’Oste della Bon’Ora, che a pranzo e cena porta le sue ricette direttamente dal suo locale a Grottaferrata, nel cuore dei Castelli Romani, dove la tradizione romana incontra l’innovazione della cucina gourmet. La stessa cucina che sarà possibile provare in esclusiva a Eataly Lingotto, solo venerdì: cacio e pepe, carbonara e amatriciana saranno le protagoniste!

Bisognerà aspettare fino a mercoledì 31 maggio e giovedì 1 giugno per il re della carbonara Flavio De Maio, oste del Velavevodetto, ma l’attesa varrà sicuramente la pena: da non perdere la trippa alla romana, le polpette di bollito e la grande padellata di bucatini all’amatriciana!

A calendario anche i corsi pratici di cucina romana: un appuntamento sarà dedicato allo street food, dalle tradizioni romane fino alle più originali sperimentazioni, ci sarà anche una lezione sulla pasta fresca per imparare tutti i segreti e le tecniche e i condimenti che meglio si abbinano. E poi, in programma anche una degustazione sui vini romani: con il Wine Club si farà un viaggio lungo la nostra penisola, soffermandosi nella capitale e degustando quattro vini unici, sorprendenti e insoliti.

Per prenotare un tavolo presso i ristoranti di Eataly Lingotto: www.torino.eataly.it

Per riservare un posto ad un evento o un appuntamento didattico a Eataly Lingotto: www.torino.eataly.it

Gli ospiti in cucina

  • Lunedì 8 maggio | Felice a Testaccio di Roma e Milano
  • Venerdì 12 maggio | L’Oste della Bon’ora di Roma
  • Mercoledì 31 maggio e giovedì 1° giugno | Flavio al Velavevodetto di Roma

Gli appuntamenti didattici

  • Lunedì 8 maggio | Wine club: i vini romani
  • Martedì 9 maggio | Street food romano
  • Domenica 14 maggio | Grazie Roma: pasta fresca di coppia

Il Festival della Nuova Umanità

20 – 21 maggio 2023
Via Madonna delle Nevi, 13
Frazione Casaletto, Gabiano
(ALESSANDRIA)

Caro direttore,

autocertificazioni Italia, prende avvio a partire dal 2021, grazie all’attività di alcuni cittadini,
sensibili alla tutela dei diritti umani e allo sviluppo di iniziative solidali. Fin dall’inizio, opera,
sinergicamente e in modo collaborativo anche con le Istituzioni, per l’ordine pubblico, la non
discriminazione, la pace e l’inclusione sociale, tramite lo strumento dell’autocertificazione, prevista
dall’ordinamento giuridico. La sua attività è, sempre e comunque, volta a garantire la vigenza dei
principi e delle norme fondamentali, sancite dalla Costituzione italiana, dall’UE e da accordi e
trattati internazionali, nonché da dichiarazioni sui diritti di tutti gli esseri umani.
Aletheia è una proposta e un progetto di sviluppo dell’autonomia dell’individuo, della sua
personalità e autodeterminazione.

Riguardo al FESTIVAL DELLA NUOVA UMANITÀ si svolge con una Fiera Olistica e
l’organizzazione di stand espositivi, conferenze, spettacoli e musica dal vivo.
All’evento, che prevede la partecipazione di migliaia di persone, ci sono anche spazi e attività per
bambini, più la zona per campeggiare con tende e camper per la notte.
Inoltre, vi saranno conferenze pluri-tematiche, con ospiti d’eccezione, laboratori e fantastiche
attività che renderanno questi due giorni speciali e indimenticabili per tutti.
Tutte le persone, che parteciperanno alla manifestazione, potranno entrare in piena libertà a far parte
della rete territoriale e sinergica di Autocertificazioni Italia e Aletheia per portare, concretamente,
l’impulso a un cambiamento virtuoso della società e delle sue dinamiche, al fine di ottenere sempre
maggiore collaborazione, solidarietà e inclusione tra gli esseri umani.
Il Festival si pone, infatti, come un seme operativo concreto di ordine, pace e unità per una causa
comune, ossia la costruzione e realizzazione di un mondo più giusto e aperto allo sviluppo integrale
della persona e alla sua auto-realizzazione.

L’imbarazzante presentazione…

File di lampadine illuminavano la festa. I tavoli e le panche di legno, per l’occasione, erano stati rimessi a nuovo da Bepi Venier. Ripuliti, passati meticolosamente con la spessa carta vetrata e tonificati con una mano abbondante di essenza di trementina e poi di coppale, una resina dura, traslucida, delicata d’odore.

La scelta del colore, un bel marrone carico, non era stata dettata da ragioni estetiche ma dalla necessità: erano le uniche due latte di vernice che Aquilino Bonello era riuscito a recuperare gratis da un suo vecchio cliente. Dunque, di necessità si fece virtù. La cucina, protetta da una struttura in tubi Innocenti, era stata montata su di un pavimento in mattonelle di ceramica posato da Teresio che in gioventù si era distinto come onesto artigiano piastrellista. Mariuccia era stata nominata, con il consenso di tutti, comandante in capo per le operazioni di cucina. Insieme a due amiche, Luisella e Adelaide, e a tre aiutanti a far da garzoni aveva predisposto un piano di battaglia adeguato. “Mettere insieme pranzo e cena per un oltre un centinaio di commensali per volta non è semplice”, ripeté per giorni, facendosi pregare. Maria era fatta così. Le piaceva fare la preziosa ma era solo scena; in fondo era ben contenta di farsi in due per la buona riuscita della prima festa dei pescatori del lago di Viverone, al campo sportivo di Azeglio. Lo specchio d’acqua dolce era il terzo lago più grande del Piemonte, situato tra l’estrema parte nord-orientale del Canavese e  e l’estrema parte meridionale del Biellese. E quella festa era davvero molto importante. Così come il contributo di Maria. La sua era una presenza indispensabile. Senza i suoi consigli e, quando capitava, senza il suo tocco, non ci sarebbero state quelle cene a base di pescato del lago che ogni mese venivano organizzate all’Osteria del Coregone Dorato. Nell’occasione aveva deciso di chiudere per tre giorni il locale, trasferendosi alla festa. Gran cuoca, dal cuore generoso e senza un’ombra di avarizia, non vedeva l’ora di poter raccontare a tutti i segreti della sua cucina. Immaginiamo che possa apparire come una stranezza, visto e considerato che i cuochi, di norma, sono gelosissimi dei loro segreti. Ma la nostra Maria  era convintissima di un fatto: a fare la differenza non erano solo ingredienti e tecniche ma il tocco, lamano. E su quello non temeva confronti. Un esempio, così a caso? La scorsa settimana, mentre si parlava del più e del meno, ci disse a bruciapelo: “Volete sapere come si fa la pastella per la frittura delle alborelle?” Non abbiamo fatto in tempo ad aprir bocca  che stava già declinando la ricetta. “Dovete versare in una terrina duecentocinquanta grammi di farina. Ci aggiungete due cucchiai di olio extra-vergine di oliva  e un pizzico di sale fino. Versate a poco a poco un bicchiere di birra chiara. Fatelo molto lentamente, sbattendo man mano con una forchetta, così evitate che si formino grumi. Con una quantità d’acqua sufficiente, a occhio, si ottiene una bella crema. Sapete montare gli albumi a neve? Bene. Ce ne vogliono sei. Quando sono pronti, li aggiungete alla pastella, mescolando ben bene dal basso verso l’alto. A questo punto non vi rimane che passarci i pescetti prima di tuffarli nell’olio bollente”. Tirò il fiato solo al termine della lezione,servendoci un gran piattone di quelle prelibatezze poichè Maria, mentre parlava, cucinava. Gli architravi della nostra organizzazione, oltre a lei, erano Duilio e Giurgin. Per la scelta del vino occorreva un intenditore. Chi meglio di Jacopo di Piverone poteva vantare competenza e passione? Marcato stretto, evitando che si perdesse via in troppi assaggi, indicò nel vino da tavola di un produttore di Carema il migliore in assoluto. “Questo va bene per tutti i palati, anche per quelli più esigenti”, sentenziò, accompagnando le parole con un sonoro schiocco della lingua. Occorreva però una padella bella grande, larga quanto le braccia di Goffredo. Ma a questa aveva pensatoTomboli, che di nome faceva Mariano, operaio in un’impresa artigiana. L’aveva costruita un po’ per volta, sfruttando la pausa del pasto di mezzogiorno. Svuotata con quattro avide cucchiaiate la minestra della schiscèta, si metteva al lavoro. Batteva la lastra, ripiegando il metallo per ottenere un bordo abbastanza alto da non far schizzare fuori l’olio. Il fondo era doppio, robusto. Sul manico, saldato alla padella, aveva applicato un’impugnatura di legno, fissata con quattro viti. Per friggere i pesci in quantità era una cannonata. Se quella di Camogli rimaneva la padella per la frittura di pesce più grande d’Italia, quella di Mariano è la più capiente e robusta del lago di Viverone. Oreste si è fatto avanti per averne una uguale ma Mariano non aveva sentito ragioni. “Paganini non ripete. Non è questione di soldi o di tempo. E’ che una volta fatta una padella così, con tutta la passione che ci ho buttato dentro, non credo di poterne fare una uguale. Per non far brutta figura, rinuncio”. Così, tra mega padelle e tanta buona volontà, la festa di Azeglio si aprì con un successo da non credere: tanti, tantissimi in coda per le razioni di frittura dorata, sfrigolante nell’olio d’oliva. Gli amanti del pesce non avevano che l’imbarazzo della scelta, degustando alborelle, trote, salmerini, tinche, carpe, persici, lucci e soprattutto gli immancabili coregoni impanati e fritti, marinati in carpione, proposti in umido con le verdure e il bagnetto. Come tutte le associazioni che si rispettino, anche la Società Pesca Libera Lago Viverone – dall’impronunciabile e scivoloso acronimo SPLLV – aderiva ad un organismo che di tutela e rappresentanza come la Fips, la federazione della pesca sportiva. Così, nell’intenzione di fare le cose per bene, venne invitato il delegato provinciale, un tal Giampiero Nuvoloni di Chivasso, per un saluto. Il delegato, un omone di oltre cento chili, dal colorito rubizzo e con una imponente zazzera di capelli sale e pepe, si presentò puntuale. Gli avventori riempivano i tavoli e in gran numero stavano già onorando la cucina di Maria. Lui, guardandosi attorno compiaciuto, si avviò verso il microfono con Giurgin , al quale era stata affibbiato l’incarico di cerimoniere. Schiarita la voce con un colpo di tosse, accingendosi a presentare il dirigente della Fips, Giurgin iniziò a sudar freddo. Si era scordato il nome di quest’omone che, alle sue spalle, pareva incombesse su di lui, basso e mingherlino, con tutta la sua mole. Un vuoto di memoria improvviso e imbarazzante. Come diavolo si chiamava? Nugoletti, Nivolini, Nuvolazzi? Oddio, che guaio. Che fare, a quel punto? Non aveva alternative. Decise di stare sul generico e quindi, con tutte le buone intenzioni, provò a dribblare la difficoltà del momento, pronunciando poche ma decise parole: “Amici, cittadini, pescatori. E’ un onore ospitarvi e un privilegio dare la parola al.. mio didietro”. Le risate, soffocate a malapena, si sprecarono. Il Nuvoloni, che si trovava alle  spalle del povero Giurgin, si ritrovò in mano il microfono. Rosso in volto e schiumante di rabbia, lo avvicinò alla bocca quasi volesse morderlo o mangiarlo. L’altoparlante gracchiava di brutto e questo non aiutò la comprensione. Chi poté udire le parole dell’iracondo delegato Fips giurò in seguito che non fu un discorso particolarmente memorabile. Comunque, dopo meno di cinque minuti, il signor Giampiero, scuro in volto come il lago durante una tempesta, restituì il microfono e se ne andò, incavolato nero, senza guardare in faccia nessuno. Giurgin, affranto, piagnucolava: “Non l’ho fatto apposta. Ero in pallone e mi è venuta fuori così”. La sensazione che tutti ebbero era che, per un bel po’, difficilmente si sarebbe ancora visto da quelle parti il Nuvoloni e, molto probabilmente, anche gli altri della Fips. La festa azegliese, comunque, finì in gloria e allegria, consolando Giurgin con un allegro e chiassoso “prosit”!

A Giaveno la mostra enogastronomica “Mangé a nòstra mòda”

Domenica 14 maggio

Eccellenze del Territorio – Mostra Enogastronomica” è l’evento organizzato dall’Associazione Valsangone Turismo che si svolgerà domenica 14 maggio dalle 9 alle 19 in piazza Molines.
L’obiettivo di questa manifestazione è di creare una vera e propria mostra mercato interamente ed unicamente dedicata alle eccellenze enogastronomiche giavenesi e della Val Sangone, al fine di pubblicizzarle e renderle simbolo ed icona della città stessa.

Giaveno, sino alle ultime decadi del XIX Secolo, era un piccolo borgo pedemontano caratterizzato da una netta prevalenza di residenti impiegati nel settore agricolo e dell’allevamento. Sino agli anni ’60 molte famiglie possedevano alcuni animali e terreni attraverso i quali riuscivano a produrre piccole quantità di trasformati per l’autosostentamento: formaggi stagionati, vini, grani integrali trasformati in pane e biscotti… materie prime che diventavano prodotti genuini e principale nutrimento.
Proprio quegli alimenti si trasformano oggi nei protagonisti assoluti del luogo.

Gli espositori di questa manifestazione provengono tutti dalla Val Sangone e esporranno cibi e materie prime selezionate, a volte frutto di tradizioni tramandate sino ad oggi, a volte invece piccole produzioni nuove nate da imprese giovani, che hanno deciso di porre la loro sede nel territorio, andando ad esaltarne le peculiarità come l’acqua e il clima.
Piazza Molines sarà protagonista di “Eccellenze del Territorio – Mostra Enogastronomica”, location di ampio respiro che permetterà l’inserimento anche di alcuni stand che racconteranno il luogo, con esposizione di attrezzi agricoli d’epoca e campanacci.
Saranno esposti anche alcuni trattori e macchine agricole utilizzati dalle aziende agricole proprio per la crescita e la cura delle produzioni.

All’interno della manifestazione avrà luogo l’evento “Ca dël Gust – valorizzazione eccellenze enogastronomiche del territorio giavenese e della Valsangone”, uno spazio del dire e del fare tra laboratori, racconti, presentazioni, show cooking e ricette del territorio a cura di alcuni ristoranti locali.
L’evento sarà condotto da Marco Fedele, esperto di comunicazione enogastronomica e ideatore del format che dialogherà e presenterà i produttori, aziende e ristoratori coinvolti.

Si racconterà di cucina di territorio e anche della tradizione della merenda sinoira con Paola Gula, giornalista, scrittrice e food lovers e il giornalista Marco Margrita, direttore comunicazione Echos Group e coordinatore per conto della stessa Società del progetto “Valsangone Experience” realizzato su incarico dell’Unione Montana dei comuni. E ancora, storie del luogo, laboratorio bimbi dedicato alla “Cucina della Mamma” con Angela Ventruti ma anche racconti di innovazione e giovani attività agricole attente alla salvaguardia dell’ambiente e sostenibilità.

Sarà infine allestita, proprio con l’intento di offrire la possibilità al visitatore di degustare le eccellenze enogastronomiche maggiormente iconiche, un punto ristoro, con somministrazione da parte di un’attività commerciale del luogo.

Un’idea che avevamo in mente da diverso tempo – spiega l’Assessore al Commercio e Agricoltura, Marilena Barone – dovuta proprio al fatto che ci sono nella nostra Città e nella nostra valle tanti produttori di grande valore. Una mostra in cui siano presenti tutti insieme servirà a diffondere ancor più la conoscenza dei loro ottimi prodotti e a favorire attività di filiera in cui loro utilizzino reciprocamente i prodotti gli uni degli altri”.

Il turismo enogastronomico è una fetta sempre più consistente del turismo generale; sono moltissime le persone che per i loro spostamenti prestano attenzione anche alle tradizioni e ai cibi dei luoghi visitati. Aggiungiamo quindi queste risorse alle tante già presenti sul nostro territorio, come quelle per il turismo outdoor. Sono contento della positiva risposta dei nostri produttori all’idea della realizzazione della prima edizione della Mostra enogastronomica”, conclude il Sindaco, Carlo Giacone.

Impariamo la felicità dagli scozzesi

La ricerca della felicità è stata una delle mete perseguite dall’uomo fin dalle sue origini.

Ogni epoca ha avuto i propri metri di misura, a seconda dell’influsso che elementi esterni hanno portato alla società (religione, consumismo, filosofia new age): pensiamo soltanto all’edonismo, allo yuppismo degli anni ’80 in contrapposizione alla felicità semplice del tempo di guerra quando si era felicianche soltanto per il fatto di possedere cibo.

Negli ultimi anni la crisi economica, la disoccupazione in aumento, la pandemia e l’isolamento cui siamo stati inutilmente obbligati ci hanno fatto riscoprire il bisogno di felicità, bisogno quanto mai soggettivo, ma generalizzabile per sommi capi. Lo stress cui siamo sottoposti, i ritmi frenetici non ci lasciano tempo per riflettere, per domandarci se realmente siamo felici, se la nostra vita ci dia le soddisfazioni che tutti noi, ognuno a modo suo, cerchiamo.

Gli scozzesi ci vengono in soccorso con il còsagach, che permette di ristabilire l’equilibrio interiore senza dover fare chissà quali atti eclatanti, recuperando la serenità persa nei meandri delle troppe faccende quotidiane che siamo chiamati a compiere.

Elemento base di questa terapia è la natura, che da sola ci apporta tutto ciò che ci occorre; il Sole, l’aria, le camminate, da soli o in compagnia e, di conseguenza, l’astensione dal PC, dalla televisione, dalla tecnologia.

Passeggiare nelle colline o lungo un fiume, sedersi in un parco a leggere quel libro che da tempo avevamo comprato e, al ritorno a casa, goderci una tisana o un tè, preparare qualcosa in cucina.

I ritmi cui siamo sottoposti, che nulla hanno di naturale, ci portano a non pensare più a noi stessi, a non ascoltarci, rimandando la soluzione di problemi interiori e allontanandoci sempre più dalla natura.

Una camminata, magari fermandoci ad osservare gli animali intorno a noi, o il gioco dei bambini, o le nuvole che assumono forme sempre diverse, respirare aria fresca, ricevere i benefici dei raggi solari (così importanti per chi lavora tutto il giorno al chiuso) ci permettono di ristabilire un contatto con l’ambiente, la natura e il nostro interiore.

Ne consegue un miglioramento per noi stessi e, ça va sans dire, per la società nella quale viviamo: un individuo sereno, felice trasmette il suo stato d’animo a quanti lo circondano; una persona sola felice può fare poco, ma quando sono in molti ad esserlo l’intera società lo diventa.

Chi abbia viaggiato nei Paesi caraibici avrà notato come quelle persone, pur avendo poco, pur dovendo ogni anno ricostruire tutto dopo il passaggio degli uragani, sono sempre felici, sorridenti, e l’intera popolazione lo dimostra: hanno capito che la felicità non dipende dalla ricchezza o da valori materiali, ma dall’essere in salute, avere una famiglia, qualcuno da amare e che ti ama, essere vivi.

Ecco, se soltanto noi capissimo l’importanza di trovare i nostri momenti di confort, capendo realmente che le soddisfazioni materiali (il contratto concluso con successo, le ore di straordinario pagate con maggiorazione, le ore dedicate all’azienda con il miraggio della carriera) non possono e non devono sostituirsi alla propria realizzazione spirituale cresceremmo intimamente imparando a dosare i nostri compiti e le nostre aspirazioni e, così facendo, a raggiungerli più facilmente.

Qualcuno diceva: “Nella vita bastano le piccole cose: una piccola villa, un piccolo yacht….”; se pensiamo che la felicità sia generata dal possesso di beni materiali e, quindi, dal confronto fra i nostri beni e quelli altrui resteremo degli eterni infelici, alla ricerca eterna di un qualcosa in più non accorgendoci che inevitabilmente andremo nella direzione opposta.

Mettere sullo stesso piano mente e spirito non è facile; solitamente siamo restii ad ascoltare ciò che ci giunge dal profondo continuando, così, a perpetuare attività insoddisfacenti e questo perché non sappiamo o non vogliamo stare in ascolto di noi stessi.

Quanti di noi continuano, dopo anni, a svolgere quotidianamente, senza alcuna soddisfazione, le stesse mansioni sopportando tutto ciò solamente perché poi arriva il fine settimana con, si spera, un po’ di tempo per svolgere ciò che ci piace? Ovviamente, sempre che famiglia, amici, associazioni e conoscenti non avanzino richieste da assecondare annullando quel poco ristoro che avremmo avuto.

Proviamo per una settimana, giunti a casa dal lavoro,  a prendere la bicicletta o anche a piedi e andare in un parco cittadino, immersi nel verde poi seduti su una panchina, ad ascoltare il fruscio del vento fra i rami, il canto degli uccelli, il rumore di una cascata, il gioco dei bimbi o ad osservare due fidanzati che passeggiano mano nella mano, un bimbo che insegue gli scoiattolimentre impara i primi passi e molto altro: non sentite come lo stress cerchi di uscire da noi, per lasciare posto al rilassamento, alla serenità, a nuovi pensieri positivi?

Non succederà il primo giorno, e forse neanche dopo una settimana, ma se diventa il nostro stile di vita il successo è garantito. E a guadagnarci sarà non solo il vostro benessere personale, ma anche il rapporto con amici e colleghi, con i figli e con il vostro partner, specie a letto. Adottate questo stile di vita, almeno 2-3 volte alla settimana, anche soltanto un’ora per volta.

E non dimenticate di portare con voi un buon libro: non ha effetti collaterali.

Sergio Motta

Tre giorni golosi con il Festival del gelato

A Rivara (To) dal 5 al 7 maggio 2023. Ingresso gratuito

FESTIVAL DEL GELATO ITALIANO DI RIVARA: AL VIA LA SECONDA EDIZIONE TRA GUSTI CLASSICI E NUOVE PROPOSTE. TUTTO RIGOROSAMENTE ARTIGIANALE

Preparazioni speciali per i bambini, per chi è intollerante e persino per gli amici a quattro zampe. Sono donne il 50% dei gelatieri partecipanti.

Dal 5 al 7 maggio 2023, Rivara, in provincia di Torino, diventa la capitale del gelato per la seconda edizione del “Festival del Gelato Italiano – Artigianale e Gastronomico”, organizzato da Associainsieme, costituita da dieci associazioni Rivaresi, in collaborazione con il Comune di Rivara e il patron del festival Marco Nicolino della gelateria Buono e Sano di Rivarolo Canavese, con il supporto della Camera di commercio di Torino, Ascom Confcommercio Torino e provincia e con il patrocinio di Regione Piemonte, Consiglio Regionale del Piemonte, Città metropolitana di Torino, Confartigianato Città Metropolitana di Torino e Gal Valli del Canavese.

II Festival è stato presentato  nella sede di Ascom Confcommercio Torino e provincia alla presenza della presidente Ascom Maria Luisa Coppa, del sindaco della Città di Rivara Roberto Andriollo, del direttore artistico del Festival Marco Nicolino e del presidente di Associainsieme Luciano Gays.

«Il Festival del Gelato di Rivara – ha dichiarato la presidente di Ascom Confcommercio Torino e provincia Maria Luisa Coppa – contribuisce ad accendere un faro su una professione ricca di maestria e di passione, di cui andiamo particolarmente fieri. Sul territorio torinese sono presenti 753 gelaterie, di cui 337 a Torino, dove ci sono gelatieri artigianali che lavorano ogni giorno con grande impegno per creare prodotti di alta qualità e sapori indimenticabili. Le innovazioni sono tantissime in questo settore: dai gelati per i bambini a quelli per gli intolleranti. Inoltre, ci sarà una proposta di gelato per i nostri amici a quattro zampe realizzata in collaborazione con i veterinari. Il Festival rappresenta anche una piacevole occasione per conoscere il Canavese, un luogo magico che esprime valori importanti dell’enogastronomia, oltre che storici e culturali, conosciuti e apprezzati da sempre più persone».

«Per tre giorni il nostro paese di 2.500 abitanti – ha sottolineato il sindaco di Rivara Roberto Andriollo – si trasforma in uno straordinario palcoscenico del Festival del Gelato italiano: siamo felici di ospitare per la seconda volta un evento che ci consente di promuovere il nostro territorio in una maniera estremamente piacevole e divertente. Non vediamo l’ora di far conoscere Rivara, il castello, il museo e la nostra ricca storia anche attraverso le visite guidate anche notturne, ma sempre con un cono o una coppetta di gelato in mano».

Per tre giorni, dalla colazione al dopo cena, Rivara si trasforma in un grande laboratorio artigianale dove i Maestri Gelatieri provenienti da 12 regioni italiane creano i loro gelati rigorosamente artigianali con materie prime selezionate del territorio di origine, senza alcun preparato e utilizzando solo ingredienti freschi. Il cuore pulsante del Festival sarà lo storico parco di Villa Ogliani a Rivara, dove, dal pomeriggio di venerdì 5 alla sera di domenica 7 maggio, nel più puro spirito della condivisione, i Maestri Gelatieri prepareranno di persona i gelati da degustare in diverse formule, dal classico cono agli abbinamenti guidati con il cibo e il vino. Lungo le stradine del parco di Villa Ogliani si potranno inoltre visitare gli stand dei Maestri del Gusto di Torino e provincia con i loro prodotti artigianali, vari produttori locali, espositori florovivaistici e la Piazza dei Sapori con tanti operatori dello street food regionale di qualità e le loro specialità.

«Siamo orgogliosi della selezione dei gelatieri di quest’anno – ha sottolineato il direttore artistico del Festival Marco Nicolino, maestro gelatiere della gelateria Buono e Sano -: il 50% sono donne e abbiamo numerose proposte innovative, tra cui il gelato a base di polenta cotta di mais rostrato rosso di Rovetta o di squacquerone e fichi caramellati. Non mancheranno i gusti classici e siamo sicuri di soddisfare tutti i desideri. Vogliamo far conoscere cosa c’è dietro una coppetta di gelato: ognuno dei gelatieri del Festival lavora in maniera estremamente meticolosa e parla direttamente con i produttori dei suoi ingredienti per garantire il massimo della qualità. Nessuno utilizza preparati o composti; dove si vede il gusto al fico significa che il gelatiere ha selezionato proprio il frutto da lavorare e non una marmellata da aggiungere. Alla Cena Gourmet, inoltre, si potranno anche scoprire i gusti salati, dalla Robiola di Roccaverano, alla melanzana, ai capperi».

Al festival si potrà seguire passo dopo passo la produzione dei gelati e assaporarne i gusti particolari e raffinati. Interviste, dimostrazioni e racconti permetteranno di scoprire il lavoro e la passione di alcuni tra i più importanti Maestri Gelatieri Italiani, di conoscere le loro tecniche e tutti i retroscena del dolcissimo mondo del gelato. I Maestri Gelatieri coinvolti sono: Marco Nicolino, Buono e Sano di Rivarolo Canavese (To); Alessia Torselli e Vara Castrovilli, Nevedarance di Caluso (To); Davide Rinaldi, Il Cofetto Blu di Torino; Irene e Silvia Aimone Giggio, Agrigelateria La Porporata di San Maurizio Canavese (To); Guido Cortese, U Magu di Pietra Ligure (Sv); Mattia Dellon, Il Golosone di Lachiarella (Mi); Elisabeth Stolz, Osteria Hubenbauer di Varna (Bz); Elena Gusmini e Andrea Mazzocchi, Gelateria Fiocco di Neve di Castione della Presolana (Bg); Laura Nicoli, Buono e Bio di Faenza (Ra); Simone Belia, Gusto Gelateria Artigianale di Castel del Piano (Pg); Federico Sinibaldi, Gelateria Artigianale Mister Ice di Roma; Katia Cavallo, Gelatika di Grottaglie (Ta).

«Abbiamo aggregato intorno al Festival del Gelato italiano – ha sottolineato il presidente di Associansieme Luciano Gays associazioni di diversa provenienza e di diversa esperienza per presentare ad un ampio pubblico un territorio che ha tanta voglia di farsi conoscere. Lo scorso anno il Festival ha superato le aspettative di tutti e quest’anno siamo ben organizzati per accogliere al meglio quanti vorranno partecipare alla scoperta del mondo del gelato in un contesto territoriale che ha tantissimo da offrire».

Il programma dell’edizione 2023 offre un’esperienza a tutto tondo. Il successo della prima edizione del 2022, che ha richiamato 18 mila visitatori, ha determinato l’ampliamento di questo secondo Festival arricchendolo con ulteriori momenti culturali e gastronomici.

Il programma completo sul sito festivaldelgelatoitaliano.com

Costadoro partecipa a Tuttofood

Costadoro presenterà le nuove referenze della linea Retail disponibili in diversi formati (grani, macinato, capsule compatibili Nespresso o A Modo Mio) e con differenti miscele:

  • Cento: dolce ed equilibrato. Sentori floreali e fruttati incontrano note di dolci e miele
  • Settanta: ricco e aromatico. Note di cioccolato fondente e frutta secca
  • Cinquanta: intenso e corposo. Sapore deciso di cacao con aromi di pane tostato
  • Decaffeinato: aromatico e bilanciato. Per non dover mai rinunciare al gusto di un buon caffè.

TUTTOFOOD è la fiera B2B per l’intero ecosistema agro-alimentare.

Globale e innovativa, è il punto di riferimento nel mondo per i produttori e distributori dei prodotti di qualità dell’intera filiera del food and beverage che incontrano in manifestazione i buyer con effettivo potere d’acquisto come: distributori, importatori, GDO, negozi di prossimità, negozi gourmet, food service, Out of Home, chef.

Un evento che guarda al futuro e sviluppa innovazione in sintonia con i trend di consumo e le dinamiche di mercato.

Una piattaforma di business e contenuti per l’intera food community mondiale, dove la tradizione alimentare incontra l’innovazione; il punto di riferimento nazionale e internazionale per lo sviluppo del settore, per scoprire, disegnare e guidare il rilancio del comparto alimentare.

TUTTOFOOD si svolge a Milano, nella capitale dell’innovazione in tema di cibo e alimentazione, punto di riferimento mondiale per lo sviluppo e la crescita del settore.

TUTTOFOOD 8-11 maggio 2023 Fiera Milano (Rho)

INGRESSI Porta Est, Porta Sud TIM e Porta Ovest TIM

ORARI VISITATORI 8, 9, 10 maggio 2023 – 9.30/18.00   11 maggio 2023 – 9.30/17.00