ECONOMIA E SOCIETA'- Pagina 757

Appuntamento con l’arte all’Urp

 La mostra d’arte figurativa e astratta “Racconta il tuo Piemonte, attraverso la storia, la letteratura, le sue bellezze architettoniche” è promossa dalla Sezione Arti visive della Regione

 

 

con regHa aperto ai visitatori, il 28 luglio presso l’Ufficio relazioni con il Pubblico della Regione , la VIII mostra d’arte figurativa e astratta “Racconta il tuo Piemonte, attraverso la storia, la letteratura, le sue bellezze architettoniche” promossa dalla Sezione Arti visive della Regione Piemonte.

 

L’esposizione, visitabile fino al 3 settembre, raccoglie 32 opere pittoriche e 4 creazioni in ceramica.

 

I lavori, eseguiti da dipendenti del Consiglio e della Regione Piemonte e da aggregati Cral, raccontano il nostro territorio dal punto di vista letterario, storico e culturale.

 

Il vicepresidente del Consiglio regionale, Nino Boeti, è intervenuto sottolineando come “attraverso questa iniziativa si riscoprano tradizioni, miti e leggende che rappresentano le radici del nostro passato. Siamo lieti di poter ammirare queste opere che racchiudono emozioni e ricordi legati al Piemonte”.

 

 “Non c’è periodo storico – ha affermato Gianfranco Gavinelli, curatore della mostra – che non abbia visto arte e letteratura intrecciarsi, affrontando temi comuni, declinati in maniera diversa ma capaci di attingere dal medesimo bacino: la storia”. All’incontro erano presenti: il consigliere Antonio Ferrentino (Pd); Giuseppe Mignosi, presidente del Cral Regione Piemonte; Enzo Nasillo, storico e critico d’arte e Davide Trotta, critico d’arte e letteratura.

 

L’esposizione, con ingresso libero, prosegue fino al 3 settembre presso la Sala espositiva dell’Urp, via Arsenale 14/g. (Orari: dal lunedì al venerdì ore 9-13 e 14-16).

e mail urp@cr.piemonte.it

 

(Foto: il Torinese)

 

 

Sindone, un nuovo pellegrinaggio a Torino

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Nel 2015, con la coincidenza con l’Expò di Milano e soprattutto complice la notizia di una possibile visita straordinaria in quei giorni di Papa Francesco, si prevede che l’affluenza di pellegrini e turisti a Torino potrebbe essere duplicata rispetto all’ultima volta

 

Correva l’anno 1578 quando per la prima volta la Sacra Sindone venne portata a Torino per offrire all’Arcivescovo di Milano, Carlo Borromeo, la possibilità di venerarla risparmiandogli il lungo viaggio fino a Chambèry. Da quella data in poi, la Sacra Sindone è stata mostrata pubblicamente in più occasioni.

 

Ed il prossimo anno, dopo 5 anni dall’ultima esposizione, sarà nuovamente mostrata al pubblico a Torino, in occasione delle celebrazioni per i 200 anni dalla nascita di San Giovanni Bosco.

 

I pellegrini avranno così l’occasione di ammirare dal vivo il Sacro Lenzuolo funebre in cui, secondo la tradizione, venne avvolto il corpo di Cristo dopo la deposizione dalla croce.

 

L’esposizione pubblica della Sindone partirà il 19 aprile e durerà fino al 24 giugno 2015, festa di San Giovanni Battista (patrono di Torino) e onomastico di Don Bosco, “Padre e Maestro dei giovani”.

 

In meno di due mesi sono state oltre mille le adesioni di volontari che hanno dato la loro disponibilità per la straordinaria ostensione, un numero sicuramente già alto, ma che si prevede sia destinato a crescere: pare infatti che sia stato annunciato il coinvolgimento di circa tre mila persone di età compresa tra i 16 e gli 80 anni. Per loro è stata anche celebrata una messa speciale nel Duomo dove, a prendere la parola, è stato il presidente della Commissione diocesana per la Sindone e vicepresidente del Comitato organizzatore dell’ostensione, Don Roberto Gottardo.

 

Gottardo ha celebrato messa e parlato ai presenti (tra cui anche il vicesindaco Elide Tisi) del significato della Sindone, cosa che verrà fatta ogni mese per mantenere alto il senso dell’ostensione e alimentare le motivazioni dei volontari.

 

Ai volontari, tra cui alcuni giovanissimi, è stato chiesto di garantire possibilmente un turno a settimana per dieci settimane; il reclutamento ovviamente continuerà nei prossimi mesi presso la segreteria di Via Cappel Verde, angolo via XX Settembre.

 

L’ Ostensione della Sindone a Torino del 2010 portò nel capoluogo piemontese oltre un milione e mezzo di pellegrini ma, per quella in programma nel 2015, forse complice la coincidenza con l’Expò di Milano e soprattutto complice la notizia di una possibile visita straordinaria in quei giorni di Papa Francesco, si prevede che l’affluenza di pellegrini e turisti a Torino potrebbe essere duplicata rispetto all’ultima volta.

 

Sicuramente un ottimo modo per riunire i tantissimi fedeli sparsi nel mondo e per far conoscere ancora di più la città di Torino.

 

Simona Pili Stella

 

(Foto: il Torinese)

Attività sportive? Molto di più

sport di piuLo spirito che caratterizza le attività dell’associazione è quello di vedere lo sport come strumento di integrazione e riabilitazione fisica e psicologica

 

L’ultima iniziativa con la collaborazione dell’associazione si è svolta lo scorso fine settimana  presso il Circolo Cral GTT di Torino: si è trattato del  “9° Trofeo Sfide-4° Memorial Salvatore Scalone”, torneo di doppio misto, organizzato dall’ASD E CULTURALE SFIDE, al quale a nome di Sport Di Più hanno partecipato Denise Boldi e Valter Bessone, classificatisi rispettivamente alla 11° e 12° posizione.

 

Sportdipiù è un’associazione sportiva per disabili fondata il 27 febbraio 2000 su iniziativa di Fabrizio Benintendi . Oggi rappresenta, sia a livello regionale che nazionale, una consolidata ed importante realtà sportiva.

 

“L’obiettivo principale – si legge nel sito www.sportdipiu.it – è quello di incoraggiare e diffondere l’attività sportiva tra le persone disabili. Lo spirito che caratterizza le attività dell’associazione è quello di vedere lo sport come strumento di integrazione e riabilitazione fisica e psicologica incoraggiando a fare nuove esperienze o a riprendere attività che si ritenevano non più praticabili”.

I 200 anni di Don Giovanni Bosco

don bosco Le iniziative saranno collegate anche all’Ostensione della Sindone che si svolgerà nella città della Mole l’anno prossimo

 

Torino si prepara a celebrare il suo più famoso santo sociale.

 

A ferragosto, con l’arrivo del Rettore Maggiore dei Salesiani, Don Angel Fernandez Artime, a Castelnuovo Don Bosco iniziano le celebrazioni per il bicentenario della nascita Don Bosco.

 

Ma il bicentenario della nascita di don Giovanni Bosco bicentenario della nascita Don Bosco (che ha in programma anche una processione per le vie del paese e una ricostruzione storica della nascita del santo), prevede una serie di appuntamenti religiosi e culturali che si snoderanno per tutto il 2015 a Torino.

 

Le iniziative saranno collegate anche all’Ostensione della Sindone che si svolgerà nella città della Mole l’anno prossimo.

Il Bello sotto esame: prevenire l’arte è meglio che curarla?

preraffaellitiOltre ai numeri raccolti nei tre mesi di apertura al pubblico della mostra “Preraffaelliti. L’Utopia della bellezza” è interessante scoprire come il progetto abbia coinvolto vari esperti del settore artistico, dai più noti curatori e mediatori culturali, ai meno conosciuti responsabili del monitoraggio degli spazi museali e delle collezioni

 

La città di Torino ha ospitato dal 19 aprile fino al 13 luglio la mostra “Preraffaelliti. L’Utopia della bellezza”, curata dalla Tate Britain di Londra, a cui appartengono le settanta opere in esposizione ora di ritorno verso casa. Data la grande affluenza di pubblico e le numerose recensioni positive in merito al secondo allestimento all’interno del nostro ristrutturato Palazzo Chiablese, è parso naturale dedicare una rinnovata attenzione ai frutti di questa collaborazione con il Sole 24 Ore Cultura, per la prima volta parte attiva negli eventi culturali della città. Oltre ai numeri raccolti nei tre mesi di apertura al pubblico, è interessante scoprire come il progetto abbia coinvolto vari esperti del settore artistico, dai più noti curatori e mediatori culturali, ai meno conosciuti responsabili del monitoraggio degli spazi museali e delle collezioni. Se ne sono accorti i visitatori, che una volta a settimana per tutto il periodo espositivo hanno visto le opere meticolosamente ispezionate e pulite, durante quello che viene definito comunemente il “check” della mostra. Non essendo una pratica poi così diffusa nei nostri spazi espositivi – nonostante sia ormai una condizione essenziale per coltivare rapporti di scambio culturale con altre prestigiose realtà museali, in particolare internazionali, – è interessante cogliere l’opportunità di imparare a conoscere la figura professionale del conservatore di beni culturali.

 

A questo scopo è stata coinvolta la dottoressa Francesca Cena, titolare della Clinica dell’Arte e responsabile del monitoraggio ambientale e della collezione della Tate Britain ospitata a Palazzo Chiablese. Francesca Cena si è laureata in Scienza e tecnologia per i beni culturali a Torino, ed ha scelto di specializzarsi in un settore affascinante, quello dell’analisi di opere d’arte, per imparare ad affrontare il degrado del nostro patrimonio culturale. Figlia d’arte, ha imparato a prendersi cura del bello vivendo a stretto contatto con il mondo dell’antiquariato, e, nel corso dei suoi studi universitari, si è resa conto che l’ambiente espositivo o di conservazione, i trasporti e la movimentazione delle opere giocano un ruolo fondamentale nella manutenzione delle collezioni.

 

Da questa consapevolezza ha preso vita nel 2011 la Clinica dell’arte, un luogo ideale entro cui si propone di prevenire il degrado e di affiancare gli altri addetti ai lavori durante l’allestimento e il disallestimento delle mostre, oltre che nel periodo di esposizione. Quella con il Sole 24 Ore Cultura è solo una delle collaborazioni che ha portato avanti in questi anni, ma è stata certamente motivo di grande soddisfazione, come ci spiega personalmente.

 

Dottoressa Cena, la sua è una specializzazione molto particolare, si potrebbe definire un settore di nicchia, soprattutto in Italia. È così? Come spiegherebbe brevemente di cosa si occupa è perché?

Più che di nicchia, si può dire che si tratta di un settore nuovo, poco conosciuto. Quando ho cominciato l’università avevo un desiderio: unire la passione per l’arte coltivata in famiglia a quella per la scienza, che da sempre mi contraddistingue. Dopo la laurea ho scelto di specializzarmi in un campo fruibile da un pubblico ampio, con servizi utili a costi accessibili a tutti e soprattutto che mi permettesse di emozionarmi ogni volta che studio un’opera con uno dei miei strumenti. Sono queste le ragioni per le quali ho deciso di dedicarmi alla prevenzione dei danni alle opere d’arte – attraverso il monitoraggio ambientale ed illuminotecnico – e ad affrontare le conseguenze di una tutela non corretta del bene partendo da una diagnosi dello stesso, attraverso le indagini non invasive.

 

Le analisi sulle opere d’arte sembrano un po’ fantascientifiche, una sorta di approfondimento per addetti ai lavori. Invece lei ci dice che sono più facili da comprendere di quanto si creda, e che andrebbero lette in un’altra ottica, ovvero quella della manutenzione, ci spiega perché?

Le indagini diagnostiche permettono di andare “oltre il visibile”, ovvero mettono in risalto delle situazioni non ancora percepibili dall’occhio umano. Non è magia! Avere la possibilità di indagare tutte le componenti di ogni opera è un vantaggio incredibile. Le analisi di cui mi occupo restituiscono ognuna un risultato diverso in base all’obiettivo che ci si prefigge (ad esempio datazione, conservazione, manutenzione) e la loro sinergia è fondamentale per comporre la “scheda clinica” dell’opera in esame. Nella maggior parte dei casi utilizzare le indagini in tal senso, abbinate ad un accurato programma di conservazione, permette di prevenire il manifestarsi del degrado o comunque di rallentarne il processo, prima ancora che sia percepibile dal nostro occhio. Ed ecco l’enorme vantaggio: è possibile intervenire tempestivamente, anche evitando il restauro, che inevitabilmente ha dei costi importanti e comunque compromette l’originalità dell’opera.

 

Per quale motivo istituzioni come la Tate Britain richiedono il monitoraggio ambientale di uno spazio espositivo come Palazzo Chiablese? Si suppone che essendo appena stato restaurato sia in perfette condizioni, non è una precauzione eccessiva?

L’ambiente microclimatico rientra nelle principali cause di degrado delle opere d’arte, quindi dovrebbe essere uno dei primi fattori da considerare quando si tratta di esposizioni, temporanee o permanenti. Infatti, anche negli ambienti di nuova costruzione o comunque ristrutturati, è indispensabile verificare costantemente come l’edificio architettonico risponde alle condizioni climatiche esterne, all’affluenza di pubblico e al funzionamento della climatizzazione. Nella maggior parte dei casi gli impianti di condizionamento hanno delle sonde poste nei propri locali, ed installare dei rilevatori nelle sale espositive permette di controllare se i valori di funzionamento impostati all’interno delle macchine si mantengono ed in caso contrario è possibile intervenire di conseguenza, al fine di ottenere i valori per una corretta conservazione.

Inoltre, le istituzioni richiedono questo tipo di intervento per tutelarsi: attraverso il monitoraggio è possibile risalire agli eventi traumatici che possono verificarsi in occasione delle esposizioni temporanee (ad esempio guasti agli impianti, infiltrazioni, scorretta conservazione). Lo stesso discorso può essere fatto da parte dell’istituzione ospitante: è un’ottima garanzia offrire questo tipo di servizio! Sicuramente all’estero sono più propensi ai prestiti quando si propone il monitoraggio ambientale, data la loro abitudine a trattare l’argomento.

 

Se i restauri delle opere d’arte del nostro Paese sono così difficili da affrontare economicamente in questo momento di crisi, chissà che costo ha effettuare il monitoraggio di un museo o di una collezione!

Spesso quando si sente parlare di microacquisitori, rielaborazione dati, diagrammi di benessere, etc. è difficile comprendere in concreto l’entità del lavoro e si pensa subito a cifre astronomiche. In realtà esistono in commercio strumenti per tutti i gusti, e questo permette di pianificare un monitoraggio ad hoc sia per le grandi istituzioni pubbliche, sia per il privato particolarmente attento alla propria collezione. È mia abitudine formulare i progetti sulla base di step successivi, sia per le indagini che per il monitoraggio. Questo approccio ha diversi lati positivi: innanzitutto ogni fase può essere riformulata in base alle esigenze ed alle possibilità della committenza ed inoltre – quando si dovessero raggiungere gli obiettivi prima del completamento di tutti gli step – il progetto può essere interrotto anche solo momentaneamente, consentendo alla committenza di risparmiare.

 

Pensa che Torino e il Piemonte in generale siano sufficientemente all’avanguardia nel campo dell’arte non solo antica, ma moderna e contemporanea, per stare al passo con gli standard richiesti da istituzioni museali famose come la Tate?

Basandomi sulla mia esperienza lavorativa, posso dire che sul nostro territorio esistono diverse realtà estremamente sensibili alla Conservazione Preventiva e per questo motivo di vanto per la gestione degli spazi e delle collezioni. Attualmente però sono ancora molti gli spazi non all’altezza degli standard internazionali, e spesso emerge come, al di là della crisi economica che indubbiamente flagella il campo della cultura, questa mancanza sia dettata fondamentalmente da una mancanza di consapevolezza degli argomenti trattati fino ad ora e sui costi effettivi di progetti legati alla prevenzione. Parte del mio lavoro consiste anche nel cercare il più possibile di favorire la circolazione delle informazioni riguardanti il mio settore (attraverso conferenze, incontri privati, iniziative di vario genere). Credo sia l’approccio migliore per far sì che la situazione migliori e per guadagnarmi l’emozione che provo ogni volta che infilo camice e guanti.

 

Benedetta Bodo di Albaretto

 

(Foto: il Torinese)

Sviluppo rurale nel futuro del Piemonte

agricolturaLo sviluppo rurale è andato assumendo sempre maggiore peso nella politica agricola europea: nel 1990 rappresentava l’8% della politica agricola comune, nel 2000 il suo peso era raddoppiato, 16%. Ora siamo al 18%

 

E’ stato chiaro l’assessore regionale all’Agricoltura, Giorgio Ferrero, nell’incontro con il quale il 31 luglio ha presentato al partenariato le linee guida del nuovo Piano di sviluppo rurale 2014-2020:

 

“Quelle del Psr sono le uniche e vere risorse su cui l’agricoltura piemontese può contare per il suo sviluppo. Le useremo in modo trasparente per cercare di dare più omogeneità alla presenza delle imprese agricole sul territorio, così da realizzare coesione”.

 

Ferrero ha dimostrato come lo sviluppo rurale è andato assumendo sempre maggiore peso nella politica agricola europea: “Se nel 1990 rappresentava l’8% della politica agricola comune, nel 2000 il suo peso era raddoppiato, 16%. Ora siamo al 18%, non lontani da quel 20% che è l’obiettivo europeo per il 2020”.

 

“Questo – ha concluso l’assessore – è il futuro e il nostro impegno”.

 

(Fonte: www.regione.piemonte.it)

“il Torinese” piace a 12 mila su Fb

In soli 3 mesi dalla nascita il nostro giornale raccoglie consensi significativi sul web. E da settembre abbiamo in programma altre novità per voi lettori

 

torinese paginaE’ una bella soddisfazione, per noi, l’aver raggiunto il traguardo dei 10 mila “Mi piace” su Facebook, ed aver superato oggi i 12 mila. Soprattutto se consideriamo che “il Torinese” è online soltanto da tre mesi ed esistono testate giornalistiche blasonate che, in proporzione, hanno meno consensi sul social network.

 

Il nostro sito www.iltorinese.it ha ormai superato la fase di rodaggio e – a giudicare dalle mail dei lettori e dalle  richieste di collaborazione – sta ottenendo un discreto successo. Il ringraziamento, ovviamente, va non soltanto a chi ci legge, ma anche ai nostri sponsor che ci hanno consentito di far decollare questo progetto editoriale.

 

Nelle poche settimane di attività abbiamo già cercato di apportare innovazioni alla nostra testata: gli aggiornamenti della homepage sono più frequenti, la rubrica Agenda è più ricca di appuntamenti e abbiamo introdotto il nuovo link Cuori Torinesi, dedicato ai sentimenti e agli aspetti relazionali. Per la nuova stagione calcistica renderemo più ricca anche la rubrica Il Toro e la Zebra, con le cronache delle partite di Toro e Juve.

 

Da settembre abbiamo in programma anche altre novità per voi lettori, se avrete la bontà di seguirci come avete fatto fino ad ora.

 

P.S: Sono ovviamente graditi i vostri consigli e suggerimenti: scrivete a edizionibest@libero.it

 

Fine del Ramadan, preghiera al Parco Dora

ramadanL’arcivescovo: “Ci vuole coraggio per dire sì all’incontro e no allo scontro; sì al dialogo e no alla violenza; sì al negoziato e no alle ostilità”

 

La preghiera della festa, il “Salt al Eid” ha chiuso ieri il Ramadan. Migliaia di persone della comunità musulmana torinese si sono riunite per la preghiera sotto le volte di acciaio del Parco Dora.

 

A portare il saluto della Città, l’assessore Ilde Curti. Anche l’arcivescovo di Torino, mons. Cesare Nosiglia, aveva inviato nei giorni scorsi un messaggio ai musulmani torinesi. Eccone un passaggio significativo:

 

«Per fare la pace ci vuole coraggio, molto di più che per fare la guerra. Ci vuole coraggio per dire sì all’incontro e no allo scontro; sì al dialogo e no alla violenza; sì al negoziato e no alle ostilità; sì al rispetto dei patti e no alle provocazioni; sì alla sincerità e no alla doppiezza. Per tutto questo ci vuole coraggio, grande forza d’animo. La storia ci insegna che le nostre forze non bastano. Più di una volta siamo stati vicini alla pace, ma il maligno, con diversi mezzi, è riuscito a impedirla. Per questo siamo qui, perché sappiamo e crediamo che abbiamo bisogno dell’aiuto di Dio. Non rinunciamo alle nostre responsabilità, ma invochiamo Dio come atto di suprema responsabilità, di fronte alle nostre coscienze e di fronte ai nostri popoli. Abbiamo sentito una chiamata e dobbiamo rispondere: la chiamata a spezzare la spirale dell’odio e della violenza, a spezzarla con una sola parola: “fratello”».

Acciaio e calcestruzzo per resistere al vento. Ecco il nuovo grattacielo

palazzo regioneLa conclusione dei lavori dovrebbe avvenire entro la metà del 2015, con il trasferimento degli uffici regionali entro la fine dell’anno

 

La realizzazione del nuovo Palazzo della Regione procede senza aver snaturato il progetto dell’architetto Fuksas, avendolo anzi migliorato, e nel rispetto dei tempi che dovrebbe portare alla conclusione dei lavori entro la metà del 2015, con il trasferimento degli uffici regionali entro la fine dell’anno. Questo rappresenterà un grande risultato sul piano economico, perché permetterà un notevole risparmio degli affitti, risparmio che da solo pagherà la maggior parte del Palazzo”: è quanto ha puntualizzato il vicepresidente della Regione, Aldo Reschigna, nella comunicazione effettuata il 28 luglio nella Prima Commissione del Consiglio regionale.

 

“Tutte le novità introdotte – ha precisato Reschigna – sono state comunicate all’architetto Fuksas e da lui approvate. E tecnici del suo studio hanno seguito regolarmente il procedere dei lavori. Nel caso delle modifiche sulle quantità di acciaio e calcestruzzo, ad esempio, entrambi i materiali sono stati incrementati nella nuova struttura nelle fondamenta, in modo da irrigidirle e permettere una minore oscillazione sotto le raffiche di vento. Una diversa valutazione intervenuta dall’aver considerato l’andamento climatico negli ultimi 50 anni. Altre variazioni intervengono nella realizzazione della copertura di vetro, per semplificare la futura manutenzione; negli interni, ma questi sono ancora oggetto di valutazione, come l’aggiunta di un impianto fotovoltaico che renderebbe la costruzione completamente autonoma sul piano energetico”.

 

Per quanto riguarda la bonifica, il vicepresidente ha puntualizzato che “essa era a carico del venditore, ma non è stata da lui completata. Questo ha comportato da parte sua un pagamento a rate di 6,9 milioni di euro alla Regione, che li ha utilizzati per completare la bonifica. I lavori procedono secondo i tempi stabiliti, e dovrebbero permettere di rispettare il calendario del trasferimento degli uffici. Già ora abbiamo cominciato a disdettare alcuni affitti e ad accorpare gli uffici, in vista del trasferimento che porterà con sé non solo un notevole risparmio, ma anche una organizzazione del lavoro più efficace ed efficiente”.

 

Una comunicazione che Reschigna ha tenuto a precisare di svolgere “su un piano diverso rispetto all’indagine in corso da parte della Corte dei Conti, su cui non abbiamo notizie. Per questo non può essere intesa come risposta o addirittura contrapposizione a quell’indagine”.

 

(Foto: il Torinese)

 

(Fonte: www.regione.piemonte.it)

Fai e Ordine Mauriziano insieme per Stupinigi

 Dal 1° Agosto ingresso ridotto alla Palazzina di Stupinigi per i soci FAI.  Il  programma “FAI per me” ad oggi coinvolge oltre 700 enti culturali e musei in tutta Italia

 

palazzina-caccia-La Fondazione Ordine Mauriziano, proseguendo nel percorso di valorizzazione del proprio patrimonio culturale (Palazzina di Caccia di Stupinigi, Precettoria di Sant’Antonio di Ranverso, Abbazia Santa Maria di Staffarda), ha stipulato un accordo con il FAI Fondo per l’Ambiente Italiano.

 

Dal 1° Agosto 2014 i tre monumenti saranno inseriti nel circuito FAI per me www.faiperme.it e i soci FAI  con tessera in corso di validità avranno diritto al biglietto ridotto anziché intero:

 

Palazzina di Caccia di Stupinigi € 8,  Precettoria Sant’Antonio di Ranverso € 1,60,  Abbazia Santa Maria di Staffarda € 3,50.

 

Il  programma “FAI per me” ad oggi coinvolge oltre 700 enti culturali e musei in tutta Italia.

 

Fondazione Ordine Mauriziano: Costituita nel 2004, la Fondazione Ordine Mauriziano è un ente esclusivamente dedicato alla conservazione e valorizzazione del Patrimonio Culturale Mauriziano. www.ordinemauriziano.it