ECONOMIA E SOCIETA'- Pagina 735

La Sindone si prenota in rete

sindone

La prenotazione on line richiede pochi minuti ed è necessario possedere un indirizzo email e un numero di telefono validi

 

La visita alla Santa Sindone è gratuita e si prenota sul web. Ecco le indicazioni utili sul sito www.sindone.org:

 

La prenotazione on line richiede pochi minuti ed è necessario possedere un indirizzo email e un numero di telefono validi, nell’apposito campo dei dati personali.

 

Prima di procedere vi ricordiamo che : 

 

• l’ Ostensione inizia il 19 Aprile 2015 e termina il 24 Giugno 2015;

• la prenotazione può essere effettuata per visite singole o di gruppo;

• al termine del processo di prenotazione le verrà rilasciato un codice che, insieme al suo cognome, è indispensabile per modificare o eliminare la prenotazione;

• solo dopo aver confermato il link della prima e-mail vi arriverà in una seconda e-mail il biglietto di prenotazione in allegato;

• se non potete effettuare la visita, cancellate la prenotazione tramite la funzione elimina prenotazione.

 

A fronte di particolari e impreviste necessità ci riserviamo di sospendere o modificare la prenotazione effettuata. In tale evenienza sarete tempestivamente contattati via e-mail o telefonicamente per riprogrammare la visita. Per informazioni contattare il numero telefonico +390115295550 o inviare una email a gestpre2015@sindone.org 

Il costo della chiamata sarà tariffato secondo le modalità contrattuali del vostro operatore telefonico

Quando Re Vittorio mise mano al portafoglio per la statua di D'Azeglio

d'azeglio

Il sovrano, venuto a conoscenza che l’entità della cifra raccolta non era sufficiente allo scopo di coprire tutte le spese necessarie per l’erezione del monumento, integrò personalmente la sottoscrizione con la cifra di £. 55.000

 

Cari amici lettori e lettrici bentornati al nostro ormai consueto appuntamento settimanale con Torino ed i suoi monumenti. Quest’oggi vorrei far soffermare la vostra attenzione sulla figura di Massimo d’Azeglio e sull’opera a lui dedicata. (Essepiesse)

 

 GLI ALTRI ARTICOLI NELL’ARCHIVIO DELLA RUBRICA ARTE

 

Collocata in corso Massimo d’Azeglio, all’interno del Parco del Valentino e precisamente all’incrocio con corso Vittorio Emanuele II, la statua rappresenta d’Azeglio avvolto da un mantello, con le braccia conserte ed in piedi su una colonna cilindrica scanalata in granito con cornici e bordure in bronzo. Alla base della colonna vi sono quattro trofei in bronzo rappresentanti la Pittura (tavolozza e pennelli, cartella e ombrello da sole), la Diplomazia (carta geografica e i volumi “Il diritto delle genti” e gli “Scritti politici”), la Letteratura (i volumi “Ettore Fieramosca”, “Niccolò de` Lapi” e “Ricordi”) e l’Arte Militare (spada e cappello da generale).

 

Ai lati del basamento due bassorilievi rappresentano il suo ferimento nella battaglia di Vicenza e la firma del Proclama di Moncalieri, nel quale era presente in qualità di ministro. Massimo Taparelli marchese d’Azeglio nacque a Torino il 24 ottobre 1798 dalla nobile famiglia Taparelli di Lagnasco (nell’attuale provincia di Cuneo), già discendente dei più antichi marchesi di Ponzone, feudatari del vercellese e viveronese. Figlio del marchese Cesare Taparelli (noto esponente della Restaurazione sabauda e cattolicesimo subalpino) e di Cristina Morozzo di Bianzè, per via dell’occupazione napoleonica, furono costretti a vivere per qualche anno a Firenze, dove Massimo incontrò per la prima volta Vittorio Alfieri.

 

Frequentò giovanissimo (all’età di quattordici anni) l’Università di Torino e successivamente divenne tenente di cavalleria nel Reggimento Piemonte Reale. Abbandonò, però, la carriera militare e si dedicò alla pittura trasferendosi a Roma; dopo una permanenza anche a Milano, dove entrò in contatto con gli ambienti letterari e soprattutto con Alessandro Manzoni (del quale sposò la figlia Giulia), nel 1831 tornò a Torino. Nel 1833 scrisse il romanzo storico-patriottico “Ettore Fieramosca o la disfida di Barletta”, il quale lo rese ben presto popolarissimo. Fino al 1848 scrisse opuscoli politici ma durante la Prima Guerra d’Indipendenza combatté e fu ferito a Vicenza.

 

Nel 1849 venne eletto su invito di re Vittorio Emanuele II, Presidente del Consiglio ma abbandonò la carica nel 1852 per ritirarsi a vita privata e dedicarsi nuovamente alla pittura ricoprendo però ancora piccoli incarichi governativi e diplomatici. Nel 1863 iniziò la stesura di “I miei ricordi” che però venne pubblicato postumo; morì il 15 gennaio 1866. Lo stesso giorno della sua scomparsa il Consiglio Comunale, su proposta della Giunta, deliberò che fosse aperta una sottoscrizione pubblica per l’erezione di un monumento al d’Azeglio; la raccolta si chiuse il 12 giugno 1867 e furono raccolte circa £. 32.000.

 

Re Vittorio Emanuele II venuto a conoscenza che l’entità della cifra raccolta non era sufficiente allo scopo di coprire tutte le spese necessarie per l’erezione del monumento, integrò personalmente la sottoscrizione con la cifra di £. 55.000 ed affidò l’incarico per l’esecuzione del bozzetto del monumento al professor Alfonso Balzico. Il 12 giugno 1867, alla scadenza della sottoscrizione, venne nominata una Commissione composta dal Sindaco e da otto persone (quattro consiglieri e quattro partecipanti alla sottoscrizione) col mandato di fare proposte sul luogo nel quale collocare il monumento. Inizialmente la Commissione pensò di collocarlo in Piazza Castello con il fronte rivolto verso la Loggia Reale, ma nella seduta del 9 maggio 1873, si pronunciò definitivamente ( con l’approvazione del Consiglio Comunale) a favore della piazza Carlo Felice, davanti alla stazione di Porta Nuova.

 

Nella seduta del 4 giugno 1873, il Consiglio Comunale approvò la proposta della Giunta di costruire intorno al monumento una cancellata del costo di £. 1.500. L’inaugurazione del monumento, alla quale non partecipò nessun membro della Famiglia Reale, avvenne in un piovoso 9 novembre del 1873, in occasione dei festeggiamenti per il monumento di Camillo Benso Conte di Cavour. Nel 1936 il monumento venne trasferito nella sua collocazione attuale, nel Parco del Valentino all’angolo tra corso Vittorio Emanuele II e corso Massimo d’Azeglio.

 

Anche per questa volta la nostra passeggiata “con il naso all’insù” termina qui. Vi aspetto per il prossimo appuntamento con Torino e le sue meraviglie da scoprire.

 

(Foto: www.museotorino.it)

Simona Pili Stella

La nebbia è sparita: sarà normale?

NEBBIA

E’ certamente un aspetto positivo per gli automobilisti. I dati di gennaio dell’Arpa dicono che c’è stata nebbia fitta in un solo giorno, rispetto a una media di 7

 

Non c’è più la nebbia di una volta, quella che nell’immaginario collettivo – almeno fino a venti anni fa – voleva dire: Torino! E’ certamente un aspetto positivo per gli automobilisti. I dati di gennaio dell’Arpa dicono che c’è stata nebbia fitta in un solo giorno, rispetto a una media di 7; nebbia ‘ordinaria’ 9 volte invece di 22. Il foehn è stato presente 17 giorni su 31, le massime sono salite di 3 gradi rispetto alla media, e gennaio è il secondo più caldo dal ’58. Diciamo che le cose, almeno dal punto di vsita della natura, della letteratura, del fascino misterioso, sono piuttosto insolite. Mah.

 

(Foto: il Torinese)

Su Facebook il Comitato Resistenza e Costituzione del Piemonte

consulteNella pagina istituzionale troveranno spazio i racconti legati ai luoghi della Resistenza, delle battaglie; i fatti che hanno colpito l’immaginario collettivo, le persone, le loro vite, le loro immagini

 

La riunione periodica del Comitato Resistenza e Costituzione del Piemonte è stata l’occasione per il lancio ufficiale della pagina istituzionale Facebook dell’organismo consultivo del Consiglio regionale.“Una novità importante – ha commentato il vicepresidente dell’Assemblea Nino Boeti, delegato al Comitato – che ci permetterà un dialogo più immediato con i cittadini, in particolar modo con le nuove generazioni che hanno più familiarità con la comunicazione social”.

 

Il rapporto tra la Pubblica Amministrazione e i cittadini sta vivendo una fase di profondo mutamento: i siti istituzionali non costituiscono più l’unico punto di accesso alle informazioni. Sempre più spesso i cittadini si informano attraverso le proprie reti di relazioni, cercano il dialogo diretto con il proprio interlocutore, sia esso un’azienda o un ente pubblico, all’interno di spazi pensati per una comunicazione a due vie. L’apertura di uno spazio facebook risponde a queste esigenze.

 

I contenuti e i progetti che il Comitato elabora e porta avanti nella sua attività si prestano anche alle più moderne forme di comunicazione che vanno comunemente sotto il nome di “storytelling”: costruire una storia e raccontarla attraverso diversi media, foto, racconti, video, creazioni artistiche. Nella pagina istituzionale troveranno pertanto spazio i racconti legati ai luoghi della Resistenza e della Costituzione, delle stragi, delle battaglie; i fatti che hanno colpito l’immaginario collettivo, le persone della Resistenza, le loro vite, le loro immagini; i luoghi dei viaggi del progetto di Storia contemporanea, come sono state vissuti dagli studenti e molto altro.

 

La pagina è disponibile all’indirizzo 
https://www.facebook.com/comitatoresistenzacostituzione

 

La Curia si rifà il logo e Fb deciderà il migliore

duomo

Gli elaborati finalisti verranno sottoposti al vaglio della giuria popolare, sulla pagina Facebook

 

Grafici e disegnatori potranno partecipare a un  concorso per l’elaborazione di un logo che, spiega l’arcivescovo Cesare Nosiglia,  “rappresenti la chiesa cattolica di Torino di ieri, oggi e domani. Al vincitore andrà  un compenso di 2.500 euro. Le proposte devono essere inviate alla curia entro il 30 aprile. Gli elaborati finalisti verranno sottoposti al vaglio della giuria popolare, sulla pagina Facebook ecclesiastica: i tre disegni più votati saranno giudicati dalla presidenza della giuria tecnica.

 

(Foto: il Torinese)

Il tram storico, simbolo e patrimonio cittadino

TRAM GMADRE

È partner del Gruppo Torinese Trasporti (Gtt), con lo scopo di creare un “museo del tram in movimento”

 

L’Associazione Torinese Tram Storici (Atts), è un’associazione senza scopo di lucro aperta a privati ed enti pubblici. Nasce nel 2005 per valorizzare il tram come patrimonio storico e culturale della città, oltre che veicolo estremamente ecologico e durevole. È partner del Gruppo Torinese Trasporti (Gtt), con lo scopo di creare un “museo del tram in movimento”: le vetture storiche non restano ferme in deposito ma escono ogni giorno, offrendo ai torinesi e ai turisti l’emozione di un viaggio nella storia e nella cultura. Tra le altre iniziative viene organizzata  la “festa del tram”

 

(www.atts.to.it – Foto: il Torinese)

“Nature Domestiche” per i 200 anni di Don Bosco

don bosco

Oggetti del Museo Etnologico Missionario di Colle Don Bosco esposti per il bicentenario nella Sala Mostre della Regione Piemonte

 

“Nature domestiche. Un senso nuovo per gli oggetti del Museo Etnologico Missionario di Colle Don Bosco” è il titolo dell’esposizione interattiva realizzata dall’Associazione Missioni Don Bosco Valdocco Onlus, ospitata, da sabato 24 gennaio a domenica  1° marzo, nella Sala Mostre del Palazzo della Regione Piemonte, in piazza Castello 165 a Torino, in occasione del bicentenario della nascita di Don Bosco. Pochi sanno che gli oggetti della collezione di questo Museo rappresentano una delle più importanti raccolte missionarie, con pezzi provenienti da tutti i continenti e che testimoniano gli usi sociali della natura in contesti geografici e culturali diversi. La mostra si potrà visitare tutti i giorni, dalle ore 10 alle 18, con ingresso gratuito.

 

“Nature domestiche” esplorerà il rapporto uomo-ambiente, a partire dalla multiforme interpretazione della natura nelle società occidentali, invitando i visitatori a ripensarla non come un’idea universale, valida ovunque e per tutti, ma come una conseguenza della diversità culturale. Chiave di lettura della mostra sarà l’esperienza della natura attraverso i sensi: in postazioni interattive si potrà infatti mettere a confronto mondo occidentale e culture “altre” e coinvolgere il visitatore in un’esperienza che lo solleciterà ad esercitare un approccio critico nei confronti della sua stessa idea di natura. La mostra (curata da Alessia Andena, Elisabetta Gatto, Anna Maria Pecci e Andrea Perin) è organizzata in  collaborazione con Comitato Bicentenario 2015, Regione Piemonte e Museo Etnologico Missionario di Colle Don Bosco.

 

Previste visite guidate per gli studenti delle scuole primarie e secondarie di primo grado: della durata di circa un’ora e mezza, avverranno con una mediatrice culturale ed un’antropologa (prenotazione obbligatoria ai numeri 011-3990149 o 011-3990116). Vi saranno anche laboratori didattici, differenziati per classi, per approfondire i temi del percorso espositivo e per sperimentazioni multisensoriali. Visite guidate, per tutti e senza la necessità di prenotare, dalle ore 16 alle 18 di ogni giorno di apertura della mostra. Su richiesta, sarà a disposizione un interprete di lingua italiana dei segni.

 

(www.regione.piemonte.it)

Crisi agricola e utopie "petriniane"

agricoltura

Errori di progettazione e modelli sbagliati

 

Tutte le utopie sono affascinanti ma restano tali. La crisi agricola  “è figlia degli errori di progettazione di 15-20 anni fa e di chi insegue modelli sbagliati. Quello di Slow Food e Carlo Petrini, ad esempio, è un modello utopistico, di un’agricoltura che ha appeal mediatico ma non esiste”. E’ quanto dichiara all’Ansa il presidente di Confagricoltura, Mario Guidi. “Per ridare dignità agli agricoltori bisogna pensare a una agricoltura che è impresa, pensa al reddito e si attrezza sul mercato”.

Transizioni di fase al Pav, una mostra "verde"

PAV

La programmazione artistica 2015 si apre con la personale di Gioberto Noro

 

Le opere di Gioberto Noro nella mostra “Transizioni di fase” al parco di arte vivente propongono una serie di scenari differenti dove viene messo in atto un processo di transizione pari a quello che subisce una sostanza, nel passaggio dallo stato solido a quello aeriforme, perdendo la propria forma definita. Proprio la materia allo stato gassoso è il soggetto principale, indagato e analizzato quale particolare simbolo di alterità e quale mezzo possibile per ridefinire le coordinate della percezione visiva.  Nell’ambito della mostra, le Attività Educative e Formative del PAV presentano Il Teatro della Luce, laboratorio che analizza la percezione della scena prospettica posta in relazione a quanto vi appare: il suo contenuto.

 

Via Giordano Bruno 31

Paleocapa senza bastone respira a fatica tra le auto

paleocapa 

Per la data di inaugurazione si scelse un’occasione importante e quanto mai opportuna: le feste pubbliche organizzate per l’apertura della linea ferroviaria del Cenisio, progetto che Paleocapa aveva sostenuto fortemente e al quale aveva collaborato fin dagli studi preliminari

 

Bentornati al nostro consueto e immancabile appuntamento settimanale con Torino e le sue meraviglie. Quest’oggi cari amici lettori e lettrici, vorrei parlarvi dello scienziato e uomo politico Pietro Paleocopa e del monumento a lui dedicato. (Essepiesse)

 

Gli articoli precedenti sono pubblicati nell’archivio della rubrica ARTE

 

Situata al centro dell’omonima piazza, la statua ritrae Pietro Paleocapa come un uomo di pensiero e di scienza, più che di azione. Un “vecchio”seduto su una poltroncina con un bastone bianco in mano, dall’aria semplice, serena e meditativa mentre accavalla le gambe all’altezza delle caviglie. Pietro Paleocapa nacque nel bergamasco, precisamente a Nese, l’11 novembre del 1788 da una famiglia di antiche origini greche che si era trasferita nei domini della Serenissima (Stato Veneto) dopo la conquista ottomana di Creta (Candia) nel XVII secolo. Dopo gli studi in Legge e Matematica a Padova, proseguì la sua formazione all’Accademia Militare di Modena dedicandosi alla carriera militare come ufficiale del Regno Italico.

 

Dopo la caduta dell’impero di Napoleone si dedicò al Genio Civile nel corpo degli ingegneri di acque e strade a Venezia, dove cominciò un’importante carriera che lo portò a collaborare a grandi imprese ferroviarie e stradali anche all’estero. Nel 1849 si trasferì come esule a Torino dove venne eletto deputato e divenne ben presto, su proposta di Massimo D’Azeglio, Ministro dei Lavori Pubblici; ricoprì così nel corso degli anni che seguirono cariche importanti godendo anche di riconoscimenti a livello internazionale. Durante la sua amministrazione la rete ferroviaria del Piemonte così come le opere stradali giunsero ad una grande svolta: vennero infatti aperte la Torino-Alessandria-Genova e la Torino-Novara-Arona, mentre si fece anche promotore di due importanti progetti come il traforo del Cenisio (Fréjus) e il taglio dell’Istmo di Suez.

 

Nel corso degli anni un’oftalmia lo rese cieco ma questo non gli impedì di lavorare per altri dieci anni, durante i quali portò a compimento innumerevoli progetti. Morì a Torino il 13 febbraio 1869 e pochi giorni dopo la sua morte, Il Monitore delle Strade Ferrate e degli Interessi Materiali (un settimanale di “Lavori pubblici – Industria – Commercio – Finanza” edito a Torino tra Ottocento e Novecento), si fece promotore di una pubblica sottoscrizione per la realizzazione di un monumento a lui dedicato. Il desiderio di erigere un’opera che ricordi ai posteri la figura dell’insigne ingegnere si fece forte in molti lettori: l’appello in tutta Italia suscitò una risposta immediata e prima della fine del mese di febbraio, venne costituito il Comitato promotore per l’erezione di un monumento a Paleocapa.

 

Nel marzo del 1870, ad un anno dall’inizio della sottoscrizione, le somme depositate presso la Cassa della Direzione dell’Esercizio dell’Alta Italia raggiunsero un importo considerevole, tanto che il Comitato propose di realizzare non uno ma ben due monumenti: uno a Torino (per un ammontare di £.15.000) e l’altro più grande ed imponente a Venezia. L’opera venne commissionata direttamente ad Odoardo Tabacchi: non ci sono notizie circa un concorso per la scelta di un bozzetto, o il vaglio di più artisti. La statua che inizialmente lo ritraeva con un bastone da cieco in mano e di cui invece oggi è rimasto purtroppo solo un piccolo frammento sulla gamba, rappresenta una personalità di rilievo per le associazioni dei non vedenti.

 

Per la data di inaugurazione si scelse un’occasione importante e quanto mai opportuna: le feste pubbliche organizzate per l’apertura della linea ferroviaria del Cenisio, progetto che Paleocapa aveva sostenuto fortemente e al quale aveva collaborato fin dagli studi preliminari.  In occasione dell’inaugurazione, l’opera venne formalmente donata dal Comitato al Municipio di Torino. Riguardo alla piazza dove si erge la statua, bisogna ricordare che all’inizio del 1870 il Comitato Promotore del Monumento a Paleocapa propose alla Città di Torino di collocare “una statua con basamento” in piazza S. Quintino (oggi Paleocapa) ed incaricando di realizzare una statua simile a quella di Luigi Lagrange inaugurata nel 1867 nella piazza omonima.

 

Per simmetria urbana e morfologica il Comitato propose un impianto simile per le due piazze ed analogamente a piazza Lagrange, che prima della collocazione del monumento omonimo si chiamava Bonelli, anche piazza S. Quintino assunse dopo l’inaugurazione della statua di Pietro Paleocapa, il nome del monumento ospitato. Oggi piazza Paleocapa, così come anche piazza Lagrange, è un`area di parcheggio a raso in cui i posti auto sono disegnati fino in prossimità del monumento; la statua, anche se asfissiata dalla presenza delle auto, appare immersa in se stessa, isolata e lontana da ciò che accade intorno.

 

Anche per oggi la nostra piccola passeggiata per le vie della città è giunta al termine. L’appuntamento è come al solito per la prossima settimana alla scoperta di Torino, della sua storia e delle sue meraviglie.

 

(Foto: il Torinese)

 

Simona Pili Stella