ECONOMIA E SOCIETA'- Pagina 592

Il “politburo” e la decrescita infelice

STORIE DI CITTA’  di Patrizio Tosetto
Chiara Appendino, inossidabile, sostiene in modo perentorio che non molla e va avanti fino alla fine della legislatura. Buon per lei, anche se in verità voci di corridoio  sostengono che sia stanca e molto esaurita. La sindaca  non vuole che il giudizio sul suo operato venga strumentalizzato a fini politici.
Sicuramente in questi due anni é passata da simbolo di speranza a sinbolo di rassegnazione sull’impossibilità di cambiare. Mi ha colpito lo “schieramento”, nella conferenza stampa di fine anno, con i suoi assessori.sembravano un politburo sovietico. Da adolescente mi spiegavano i vari cambiamenti d’importanza all’interno del Soviet supremo dell’Urss, dalla distanza che i vari dirigenti avevano verso il Capo supremo, rispetto a dove erano seduti. Sinistra più  importante della destra.
Mi descrivevano un sistema che poi si sarebbe dimostrato immobile ed in declino. Questa é l’impressione che ho tratto alla conferenza stampa di Palazzo Civico.  Un insieme di parole che nascondevano il nulla. Parole nervose e contrite della Sindachessa che non ha potuto rivendicare nulla di quanto fatto amministrativamente per il semplice fatto che nulla è stato fatto. Unico e positivo risultato il ritiro dei 28 licenziamenti alla Fondazione Musei. Con la domanda iniziale : perché non dirlo prima evitando la figuraccia? Verrebbe da dire: so’ ragazzi. Ma ragazzi che stanno pesantemente condizionando il nostro presente di cittadini.Ed è indubbio che la situazione anche di  normale vivibilità é peggiorata. Eppure, sempre la nostra affabile Sindachessa rivendica risultati indiscutibili. Chiara  sostiene che la situazione nei campi rom sarebbe sotto controllo . Ma io telefono a chi ci abita vicino. All’unisono tutti mi rispondono: ma dove vive? Forse è’ male informata? O più probabilmente spinge il pallino più avanti? Sta aspettando, aspettando Godot che per antonomasia non arriva.? Ma qualche primato anche lei ce l’ha.Primo fra tutti aver concesso piu licenze ai supermercati rispetto a tutti i sindaci che l’hanno preceduta.  Che poi le grandi catene di distribuzione a chi venderanno, almeno per il sottoscritto é un mistero.Ipotesi di come attrarre capitali per attività industriali? Giuro: non ne ho sentite.E la decrescita é solo almeno per ora solo infelice.Un altro  primato è’ aver assunto piu staffisti che Il tanto vituperato Fassino. Ma la prima cittadina fa tremare i polisi quando rivendica di non aver voluto la nomina del commissario per Gtt. L’unica scelta che avrebbe dovuto fare, semplicemente non l’ ha fatta.C’è d’andarne orgogliosa, non c’ è che dire. La mia è un’amara ironia. Poi dopo le varie difese d’ufficio e un elenco di promesse io sommessamente faccio notare che siamo quasi a metà del mandato. E molti altri rilevano che non c’è più tempo. Eppure tante sono state le speranze riposte in lei dai torinesi.Ma sono molti quelli che ci avevano creduto ed oggi si sono pentiti della scelta fatta. La sindaca deve avere il coraggio civico e politico di farsi sentire subito. Insomma, tempo non ce n’è più per la nostra città.
Patrizio Tosetto

Capodanno 2018: Torino (e l’Italia) fuori dal circuito globale

AVVISTAMENTI  di EffeVi

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Il Belpaese l’unico assente dalla rassegna internazionale

Berlino, Londra, Mosca, Parigi, Auckland, Bangkok, Dubai, Sidney, Rio, Buenos Aires: la mezzanotte del capodanno ha riservato quest’anno una rassegna di spettacoli diversi per ogni città del “circuito globale”. Fuochi tradizionali a Londra, luci a Berlino, una dimostrazione di sfarzo ipertecnologico negli Emirati Arabi. Persino il regime della Corea del Nord, a scopo propagandistico, è riuscito a infilare il suo spettacolo di fuochi in una rassegna video internazionale. Il grande assente è l’Italia. Non dico Torino: al di là della feroce satira del web, Olimpiadi a parte, la nostra città ha avuto sempre difficoltà a proporsi nei circuiti internazionali, ben prima della Appendino. Ma si fatica a credere che una delle città italiane più belle e note, quelle che un Americano definirebbe “iconic”, non abbia trovato posto nei servizi della Bbc – o di qualsiasi canale globale – sulla festa di fine anno. Certo, errori e incapacità si pagano: i Romani hanno pasquinamente battezzato “spelacchio” l’abete stenterello messo dall’altra ragazza con l’hobby di fare il sindaco. Ma per un Paese che detiene quasi metà del patrimonio mondiale censito dall’Unesco, che conta su tesori di bellezza unici come Milano, Roma, Firenze e Venezia, e oltre 50 milioni di turisti stranieri l’anno,  finire cancellato dai media internazionali a fine anno è un sintomo preoccupante di crescente irrilevanza.

“Senzatomica” per trasformare lo spirito umano

Il 16 gennaio 2018 a Torino sarà inaugurata la mostra “Senzatomica – Trasformare lo spirito umano  per un mondo libero da armi nucleari”, un’iniziativa ideata e promossa dall’Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai con il patrocinio della Città di Torino, del Consiglio Regionale del Piemonte, del Comitato Regionale dei Diritti Umani e dell’Università degli Studi di Torino

Un grande progetto di respiro internazionale fortemente voluto e sostenuto dalla Città di Torino e dal Consiglio regionale del Piemonte-Comitato regionale per i Diritti Umani particolarmente impegnati, negli ultimi mesi, in varie azioni di sensibilizzazione sul tema del disarmo nucleare come, ad esempio, con la campagna Italia Ripensaci.

 

A ospitare l’evento sarà il Mastio della Cittadella – sede del Museo Storico Nazionale di Artiglieria – in corso Galileo Ferraris angolo via Cernaia a Torino.

Dal 2011 a oggi, sono state realizzate 74 edizioni della mostra Senzatomica in varie città italiane, con un totale di 330.000 visitatori e più di un milione di persone coinvolte negli eventi collaterali.

Senzatomica non è soltanto una mostra, è anche una campagna che punta a creare una nuova consapevolezza sulla minaccia che le armi nucleari rappresentano per ogni forma di vita sul pianeta. Proprio per questo, Senzatomica è uno dei principali partner italiani di ICAN (International Campaign to Abolish Nuclear weapons), una coalizione di organizzazioni non governative di 101 paesi insignita con il premio Nobel per la Pace 2017 per l’incessante impegno nel promuovere la messa al bando delle armi nucleari, culminato nello storico trattato siglato nel luglio 2017 all’ONU dopo diversi negoziati. La consegna del premio Nobel per la Pace è avvenuta a Oslo il 10 dicembre 2017, a un mese di distanza dallo storico simposio internazionale che ha riunito in Vaticano, alla presenza del Papa, rappresentanti di ICAN e di Senzatomica, 11 premi Nobel, rappresentanti dell’ONU, della NATO e di vari Stati, per un mondo libero da armi nucleari.

L’esposizione di Senzatomica a Torino punta a diffondere una solida cultura di pace attraverso un percorso di immagini, documenti, testimonianze di uomini e donne che vissero il dramma di Hiroshima e Nagasaki, e prosegue nel cammino di sensibilizzazione al disarmo nucleare intrapreso dal presidente della Soka Gakkai Internazionale Daisaku Ikeda.

La mostra, ad ingresso libero, è dedicata in particolare alle nuove generazioni, chiamate ad unirsi per agire con spirito solidale per inaugurare una nuova era di speranza e di pace.

Senzatomica è strutturata in quattro sezioni che approfondiscono i seguenti temi:

       garantire il diritto alla vita di tutti i popoli

       passare dalla sicurezza basata sulle armi alla sicurezza basata sul soddisfacimento dei bisogni fondamentali degli esseri umani.

       cambiare la visione del mondo: da una cultura della paura a una cultura della fiducia reciproca;

       promuovere le azioni che costruiscono la pace.

Sarà anche una preziosa occasione per approfondire tematiche attuali e di ampio respiro, quali la responsabilità sociale dello scienziato, la responsabilità nei confronti delle generazioni future, l’impatto ambientale dei test nucleari, il costo esorbitante degli armamenti e del loro mantenimento.

Verranno coinvolte le scuole di ogni ordine e grado. Gli studenti, in spazi a loro dedicati, avranno l’opportunità di approfondire concretamente il concetto di disarmo. I visitatori saranno supportati da volontari (formati in modo specifico) che li accompagneranno lungo il percorso di visita e illustreranno i contenuti dei pannelli, dialogando sui temi centrali della mostra.

Gli istituti interessati avranno la possibilità di prenotare visite guidate, contattando il numero 3315446947 attivo da lunedì al sabato, dalle 09:00 alle 18:00.

Per salvare Gtt dal disastro basta il rincaro dei biglietti?

Sarà varato probabilmente entro l’estate il piano di rincaro delle corse di tram, bus e Metro, si parla  del 5% in media in più, per salvare Gtt dal crac. Gli  incassi aggiuntivi dovuti all’aumento dovrebbero fruttare 5 milioni all’anno alle casse del gruppo. Si ipotizza di uniformare il biglietto urbano all’ extraurbano e  di creare ticket giornalieri favorendo gli abbonamenti

(foto: il Torinese)

 

 

IL COMMENTO   di Pier Franco Quaglieni


Nessuno ha mai parlato delle cause della crisi dell’azienda torinese  dei trasporti  e l’amministrazione Appendino ha dimostrato la sua solita  incompetenza nell’affrontare una crisi grave che e’ stata occultata dalle amministrazioni precedenti. Uno dei motivi della crisi di GTT potrebbe essere legata al fatto che troppi torinesi non pagano, impuniti, il biglietto, un altro motivo potrebbe essere il sindacato che esige condizioni di lavoro  non compatibili con un’azienda che svolge un servizio pubblico. L’idea di ripianare il deficit a spese dei cittadini, aumentando la corsa, appare sbagliata. Solo dei grillini possono averla partorita, schiaffeggiando gli utenti e in ultima analisi i cittadini.

 

quaglieni@gmail.com

Amianto, una proposta di legge

Se Afeva ha ormai un consolidato nella lotta all’amianto, nell’ultimo anno anche un’altra associazione su questo fronte è stata piuttosto attiva, non tanto per i drammi di Casale Monferrato ma per alte parti d’Italia, l’Ona – Osservatorio nazionale amianto. L’associazione, presieduta dall’avvocato Enzo Bonanni ha recentemente elaborato, tramite Nicola Forte, componente del suo Comitato tecnico – scientifico, una proposta di legge che, se è ormai andata perenta in questa legislatura, potrà senz’altro venire posta all’attenzione del Parlamento in quella che nascerà nei primi mesi del prossimo anno. La proposta, presentata a Roma in Campidoglio, prevede che venga riconosciuto un credito d’imposta per le spese di bonifica dei materiali di amianto, nella misura del 50% per i produttori di reddito d’impresa, del 75% per i privati; e la detrazione del 50% dell’importo di erogazioni liberali finalizzate alla bonifica dell’amianto presente nelle scuole e negli ospedali. E come strumento di contrasto viene indicata la strada della bonifica. Luciano Mutti, oncologo di fiducia dell’Osservatorio Nazionale Amianto, ribadisce come l’unico strumento veramente efficace per fermare la strage delle patologie da amianto sia quello della bonifica, anche con le detrazioni e bonus fiscali, come previsto dalla proposta di legge, mentre Bonanni sottolinea che nei prossimi 10 anni, a causa delle pregresse esposizioni a polveri e fibre di amianto, si registrerà un picco dei casi e purtroppo dei decessi (oltre 50.000), con circa 5 miliardi di euro di spese sanitarie che graveranno sulla collettività e a cui si dovranno aggiungere il peso sociale e i costi per le prestazioni previdenziali e assistenziali, con un conseguente “un rischio collasso del welfare”. In Campidoglio è intervenuto anche il presidente dell’Inps Tito Boeri che ha portato, a livello nazionale, un dato davvero impressionante, prevedendo che l’amianto possa essere bonificato nei prossimi 85 anni: così, però, l’epidemia di patologie asbesto correlate durerebbe almeno 120 anni, e ci sarebbero non meno di 100.000 nuovi decessi solo in Italia. Naturalmente, questa, e per fortuna visto il ruolo di “Città Martire” che ha assunto Casale con il Monferrato, non è il caso della città di Sant’Evasio, dove le bonifiche sono cresciute notevolmente negli ultimi anni, come pure la sensibilità al problema è ormai un patrimonio comune, grazie anche all’impegno delle amministrazioni comunali che si sono succedute sino a quella attuale di Titti Palazzetti.

Massimo Iaretti

 

Caso Gtt, se la Giunta non ha colpe deve comunque trovare soluzioni

STORIE DI CITTA’    di Patrizio Tosetto
Mi sa che l’unica strada percorribile per tentare di salvare capra e cavoli nella brutta storia di Gtt è la veloce nomina di un commissario con poteri speciali. Commissario con una missione quasi impossibile. Ma é dovere quasi morale: dovrà salvaguardare i posti di lavoro, fare tornare i conti. Soprattutto rendere credibile l’azienda. E serve un piano industriale credibile che destini una parte delle risorse anche al miglioramento dei servizi oggi di fatto al collasso. E alla fine è opportuno attrarre capitali privati. La credibilità aziendale è fondamentale. Questa giunta lasci perdere, cedendo il passo a chi è capace, magari perché ha già affrontato questioni simili. Con un “dettaglio” finale che, pensandoci bene , non è secondario. La città di Torino dovrà saldare i suoi debiti, pena la possibile richiesta di fallimento dell’azienda con i successivi danni patrimoniali da chiedere agli amministratori, responsabili perché maggioranza. Possibilità non tenuta in debito conto dai pentastellati che hanno votato un bilancio contro il parere dei sindaci. Io non l’avrei fatto. Tanta confusione, troppa confusione in chi amministra questa nostra Torino.
 
Confusione in chi dovrebbe, se non risolvere, aiutare a risolvere i problemi della città. Tanti, tantissimi. Prima si poteva e forse si doveva dissentire su scelte non condivise. Ora non ci sono più le scelte da condividere o criticare, per il semplice fatto che non ci sono scelte. Il dramma Gtt é sotto gli occhi di tutti. I penstallati contro l’entrata dei privati in azienda, il Comune che non ha soldi. Sì, proprio gli stessi grillini che sono contro la vendita di azioni. E dicono candidamente che i soldi ce li mettano lo Stato e la Regione. Senza ovviamente aver approvato un adeguato piano industriale. Purtroppo il niente impastato con il nulla. Ricapitalizzare senza mettere dei soldi é semplicemente l’impossibile. E comunque chiedere di mettere dei soldi senza un appropriato piano industriale è velleitario e demagogico. Un’ azienda privata che non va bene ha di fronte queste possibili soluzioni:  chiude ma deve pagare i debiti. Chiede il concordato preventivo in continuità. Ricapitalizza e/o ricapitalizza con l’entrata di nuovi soci. Tragicamente elementare. Orbene, questo non si capisce da parte pentastellata:  quale strada si vuole e si dovrebbe imboccare. Ora il cda deve giudicare ed eventualmente approvare il piano industriale. Secondo Appendino e l’ assessore competente dipende  solo da questa approvazione.

Con questo atteggiamento di fondo: non essendone la causa anche le soluzioni non dipendono da noi amministratori pentastellati.E condividiamo le forti preoccupazioni dei sindacati. Preoccupazioni principalmente occupazionali, timore confermato dall’incontro con l’Appendino. Senza che ad esempio venisse presentata almeno una bozza do questo famoso piano industriale. Vorremmo essere ottimisti, forse abbiamo il dovere di esserlo. Ma non ci riusciamo.Non ci convince la credibilità di chi dovrebbe guidare il progetto di risanamento. Non solo il cda e l’attuale amministratore delegato.  Ma soprattutto il socio di riferimento, il Comune di Torino. Troppo tempo é stato perso e in questi casi la velocità delle scelte é fondamentale, oltre alle necessarie risorse economiche. Il commissariorio rimane l’unica scelta operativa possibile. Chi paga sono lavoratori e cittadini-utenti.

Gtt, arrivano in soccorso Comune e Regione dopo l’incontro tra Appendino e Chiamparino

Il nodo è quello che conti in rosso e del pericolo di 200 licenziamenti

La Città  di Torino e la  Regione Piemonte sono disposte a intervenire a sostegno di Gtt se il piano per salvare il Gruppo Torinese Trasporti avrà adeguata  sostenibilità finanziaria e sarà approvato dal Cda dell’azienda di trasporto pubblico. La decisione è emersa dall’incontro  tra la sindaca Chiara Appendino e il presidente della Regione Piemonte Sergio Chiamparino, tenutosi ieri a Palazzo Civico. Un colloquio durato circa mezz’ora, sembra all’insegna della collaborazione istituzionale, in un clima, scrive l’Ansa, definito dalle parti “sereno e senza alcuna frizione fra i due enti”. Il nodo è quello che conti in rosso e del pericolo di 200 licenziamenti.

 

(foto: il Torinese)

Librolandia, l’Assemblea dei Soci decide lo scioglimento

Il Ministero per l’istruzione, l’università e la ricerca ufficializza l’uscita dai Soci

 

 

L’Assemblea dei Soci della Fondazione per il Libro, la Musica e la Cultura si è riunita in seduta straordinaria a Torino presso lo studio del notaio Giulio Biino, sotto la presidenza di Sergio Chiamparino. Erano presenti la Sindaca di Torino, Chiara AppendinoMichele Coppola per Intesa Sanpaolo; le Assessore alla Cultura di Regione Piemonte, Antonella Parigi, e della Città di Torino Francesca Leon; il Presidente della Fondazione per il Libro Massimo Bray; il Vice-Presidente Mario Montalcini; il Consigliere d’Amministrazione Luciano Conterno; il Segretario Generale Michele Petrelli; il dottor Giuseppe Ferrari e l’avvocato Carlo Merani. Assente il rappresentante del Mibact. Il Miur ha fatto pervenire, in data 27 dicembre, una lettera in cui comunica la volontà di recedere dagli impegni assunti nel Protocollo d’intesa sottoscritto il 19 aprile 2016, e conseguentemente la sua uscita dalla compagine dei Soci fondatori. In applicazione a quanto indicato dall’Assemblea ordinaria il 19 dicembre scorso – a seguito dell’esame della situazione economico-finanziaria dell’Ente e dell’assenza dei presupposti economici e giuridici necessari per un suo risanamento finanziario – l’Assemblea straordinaria ha deliberato ai sensi di Statuto loscioglimento della Fondazione per il Libro, la Musica e la Cultura e l’avvio della procedura di liquidazione e dei conseguenti, necessari adempimenti presso il Tribunale. L’Assemblea dei Soci ha nominato l’avvocato Riccardo Rossotto liquidatore incaricato di gestire la fasi successive, a partire dall’incasso dei crediti già deliberati per il passato e ancora dovuti da Enti, partner e sponsor, e all’adempimento degli impegni pregressi con fornitori e banche. La realizzazione della 31a edizione del Salone è affidata alla Fondazione Circolo dei lettori e allaFondazione Cultura Torino, sulla base del Protocollo d’Intesa sottoscritto assieme alla Fondazione per il Libro, la Musica e la Cultura. Alla nuova «cabina di regia» spetta fornire gli indirizzi generali, il coordinamento e il monitoraggio delle azioni poste in essere fra le tre Fondazioni. In essa, presieduta da Massimo Bray, siedono i vertici di Fondazione per il Libro (Michele Petrelli e Nicola LagioiaMario Montalcini in caso di assenza del Presidente Bray), Circolo dei lettori (Luca Beatrice e Maurizia Rebola), Fondazione Cultura Torino (Angela La Rotella) e Associazione Editori Amici del Salone (Gaspare Bona e Isabella Ferretti).

(foto: il Torinese)

BIRAGHI, PRESTO LO STORE DI TORINO NEGLI STORICI LOCALI DI PAISSA

Biraghi Spa, la più importante azienda di trasformazione casearia del Piemonte e realtà imprenditoriale di eccellenza del territorio, annuncia di aver concluso l’accordo per l’affitto dei locali di Piazza San Carlo occupati in passato dallo storico negozio Paissa e di aver provveduto oggi alla copertura delle vetrine con un apposito steccato, che nel design riproduce quello che fino a ieri era l’allestimento visibile dai passanti e che avrà la funzione di protezione del cantiere destinato a prendere l’avvio nelle prossime settimane.

Nei locali della centralissima piazza che viene comunemente definita “il salotto della città” Biraghi Spa ha in progetto la realizzazione di uno store che coniugando tradizione e contemporaneità offra ai cittadini e ai turisti, sempre più numerosi nel capoluogo piemontese, la possibilità di conoscere e acquistare – oltre alle produzioni “premium” dell’azienda di Cavallermaggiore, dal pregiato gorgonzola Dop al cremoso burro di panna fresca di centrifuga – una ampia selezione di prodotti di eccellenza della regione, di tipologia e ambito gastronomico estremamente vario. L’impegno di Biraghi Spa in questa iniziativa testimonia il forte legame dell’azienda con il territorio e la volontà di valorizzare e promuovere presso un pubblico sempre più ampio di consumatori le produzioni di qualità del territorio.

 

A proposito di Biraghi…

Biraghi, garanzia di bontà e di qualità non solo in Italia ma a livello internazionale, sostiene da sempre la filiera di produzione italiana e si distingue nel proprio settore di riferimento grazie alla capacità di coniugare l’esperienza nella tradizione casearia con le più moderne tecniche di produzione. Biraghi raccoglie e lavora circa 425.000 litri di latte al giorno, per un totale di 155 milioni di litri l’anno. Negli stabilimenti di Cavallermaggiore avvengono tutti i processi di raccolta e lavorazione del latte, producendo formaggi e prodotti lattiero caseari senza conservanti: circa 310.000 forme di Gran Biraghi l’anno e circa 200.000 forme di Gorgonzola D.O.P., oltre a Ricotta e Burro.

Regione, bilancio: esercizio provvisorio

In attesa dell’approvazione del Bilancio di previsione 2018-2020, ogni mese gli uffici regionali potranno garantire la propria operatività spendendo in dodicesimi quanto stabilito nel previsionale incardinato in prima Commissione.

Così è stato stabilito, nella seduta del 27 dicembre, dal Consiglio regionale che ha approvato a maggioranza il disegno di legge di “Autorizzazione all’esercizio provvisorio del bilancio della Regione Piemonte per l’anno 2018 e disposizioni finanziarie”.

L’esercizio, è scritto nel testo presentato in Aula dal vicepresidente Aldo Reschigna, sarà prorogato fino alla approvazione del disegno di legge sul “Bilancio di previsione finanziario 2018-2020”, comunque non oltre il 30 aprile (ai sensi dello Statuto).

Come sottolineato dal relatore di maggioranza, Andrea Appiano (Pd), la novità di quest’anno è che, per quanto concerne l’attuazione degli accordi di programma, non vi sarà il vincolo della spesa in dodicesimi. La disposizione si aggiunge a quella che elimina il vincolo per le spese obbligatorie e d’ordine, quelle per interventi collegati alla tutela dell’incolumità pubblica e casi simili di necessità e urgenza.

Il relatore di opposizione Davide Bono (M5s) ha lamentato il cronico ritardo nell’approvazione dei documenti di bilancio, non solo dovuta ad elementi contingenti. Per questo motivo ha sollecitato la Giunta regionale ad iniziare la discussione del bilancio di previsione al più presto e comunque entro gennaio.

Sempre per le minoranze, il relatore Massimo Berutti (Fi), rilevando che ci si sta limitando ad una presa d’atto, ha auspicato la possibilità di una discussione aperta sul previsionale per trovare provvedimenti condivisi per il rilancio dell’economia piemontese.

Nel suo intervento Gian Luca Vignale (Mns) ha stigmatizzato che con l’allungamento dei tempi di discussione dei documenti di bilancio venga meno la funzione programmatoria dell’Assemblea, lasciando campo totalmente libero alla Giunta.

Poco prima dell’Esercizio provvisorio è stata anche approvata, all’unanimità dei votanti, la proposta di deliberazione 273 “Nota di aggiornamento al Defr 2018-2020”, che ha lo scopo di attualizzare i dati macroeconomici del documento di programmazione del 21 novembre scorso.

Il gruppo M5s è intervenuto con Bono e Mauro Campo che hanno definito il Defr un documento positivo per l’aggiornamento dei dati, ma con stime poco convincenti e ritenute abbondanti, che si teme possano essere riviste al ribasso.

Berutti ha espresso perplessità, rilevando carenze nelle politiche programmatorie rispetto ai settori più interessanti per il Piemonte come l’industria e l’agricoltura.

Per la maggioranza Elvio Rostagno (Pd) ha parlato di bassa crescita piemontese derivante dalla struttura della nostra economia, legata al manifatturiero.

Nella replica finale il vicepresidente Reschigna, confermando la previsione di un aumento delle entrate fiscali (in particolare il bollo auto), ha evidenziato significativi segnali di ripresa provenienti dal settore manifatturiero ma, soprattutto, da servizi e turismo: si spera in un anno record. L’elemento più debole della nostra economia, invece, rimane quello delle imprese di costruzione.