ECONOMIA E SOCIETA'- Pagina 573

Lavorare oggi

I cambiamenti del mondo del lavoro investono oggi innumerevoli campi: dalla tecnologia all’organizzazione della produzione, dalla salute ai sistemi di protezione sociale, dalle disuguaglianze sociali alla mobilità delle persone e ai fenomeni migratori, dalla formazione al ruolo delle donne nella società. Per indagare questi cambiamenti, Ismel – Istituto per la Memoria e la Cultura del Lavoro, dell’Impresa e dei Diritti Sociali, ha organizzato, fino al 25 maggio, “lavoro_innovazione. La Settimana del lavoro”. Un ciclo di conferenze, incontri, visite ad imprese, eventi artistici sul tema delle traiettorie tecnologiche, organizzazione e lavoro che ha preso il via lunedì 21 maggio a Palazzo Lascaris. “Il lavoro, con la casa, è l’elemento fondamentale del diritto di cittadinanza. Per questo i padri costituenti scelsero di citarlo esplicitamente nel primo articolo della Costituzione – ha spiegato il presidente del Consiglio regionale Nino Boeti durante i saluti – lavoro e innovazione stanno insieme e rappresentano un pilastro della nostra civiltà. Il nostro paese continua ad avere gli strumenti per essere leader nella manifattura avanzata e per dare risposte ai ragazzi preparati che oggi cercano posti di lavoro altrove. Abbiamo bisogno di un paese semplice, con una PA che facilita e una giustizia che garantisce”. La giornata è stata introdotta da Giovanni Ferrero, presidente Ismel, e moderata dal giornalista economico di Repubblica, Paolo Griseri. In apertura del ciclo dedicato a Luciano Gallino, di cui verranno letti dei testi all’inizio di ogni sessione, una lectio di Aldo Geuna (Università di Torino) su intelligenza artificiale e robot, e di Mario Calderini (Politecnico di Milano) su innovazione sociale e finanza. Nel pomeriggio sono entrate invece nella discussione le parti sociali in un seminario presieduto da Tiziano Treu (Cnel) dal tema ‘Politiche di sviluppo e lavoro. Quale ruolo delle parti sociali?’ che vede la partecipazione di Franco Martini (Segretario Nazionale Cgil), Luigi Sbarra (Segretario Generale Cisl), Guglielmo Loi (Segretario Nazionale UIL), Maurizio Stirpe (Confindustria), Mauro Lusetti (Legacoop), Daniele Vaccarino(Cna).

 

fmalagnino – www.cr.piemonte.it

Guido il cavaliere delle coop

Emozionante intervistare un Cavaliere della Repubblica. Se poi questa persona nel 1982 ti ha insegnato come ” fare il cooperatore ” è ancora più emozionante. Il professore Guido Matinata nel 2001  viene insignito di questa importantissima onorificenza. Per lui è importante e fondamentale insegnare.  Lo ripete più volte orgoglioso: ho fatto per 42 anni l’insegnare.  Non solo passione. Ma anche l’indipendenza ed autonomia economica. Saper fare sempre il proprio dovere attraverso il proprio lavoro.
Accidenti, Guido, sono quasi 20 anni che non ci si vedeva?
Proprio così, caro Patrizio. Sono in pensione ma non posso e non voglio ” mollare” la mia attività di cooperatore.
Tutti i giorni da Savigliano a Cuneo?
Quasi…. finché tiene la salute e la passione continuo.
Hai cominciato tanti anni fa…
Proprio così, ho fondato nel 1971 insieme ad altri amici e compagni la Lavoratori. Avevo il il problema della casa e così mi sono organizzato.Allora funzionava così.Siamo partiti alla ” garibaldina” e poi sono arrivati i finanziamenti pubblici.Siamo stati garibaldini ma non spericolati. Sempre attenti ai soldi e farli bastare. I garage gli abbiamo costruiti in un secondo tempo.
Il segreto del tuo successo?
Ho cercato d’essere giudizioso. Mai fare il passo più lungo della gamba. In questo modo ho costruito per chi necessitava di una casa in diversi comuni della Granda oltre che a Savigliano.
Contento di essere Cavaliere della Repubblica ?
Sicuramente. Ma ciò che mi inorgoglisce di più è l’attestato della Camera di Commercio di Cuneo. Sigillo d’ Oro 2013 per il lavoro svolto nella provincia.
Come mai ?
Tanti i motivi, ma principalmente per uno: Sono nato a Latronico in provincia di Potenza. Sono emigrato per dare un futuro alla mia famiglia. Soprattutto i figli.  Unica formula per realizzare questo futuro è stato ed è, per quello che posso ancora, lavorare. E il sigillo d’oro lo attesta.
Solo insegnamento e cooperazione di abitazione?
No, no… sai che sono un iperattivo.Politica ed impegno sociale. Per due legislature sono stato in Consiglio comunale a Savigliano. Opposizione… Mi consideravano un gran ” rompuscatole ” ma con grande e reproco rispetto.  Poi in comitati che raccogliendo fondi hanno donato una Tac all’ospedale di Savigliano. E dal 1989 responsabile Lega coop. Ho aiutato per lo sviluppo dei supermercati Nova Coop e delle piccole coop sociali.
Maggiore soddisfazione?
Sicuramente la vicenda delle Cartiere Pirinioli di Roccavione.Storica cartiera purtroppo finita dentro un fallimento di un gruppo milanese.Si sono presentati dirigenti ed operai non capacitandosi di ciò che avveniva. Sostenevano che i macchinari erano moderni e il mercato c’era. Mi sono subito attivato ed ho proposto: fate una coop.Sono stati investiti le liquidazioni degli ex dipendenti  e i fondi per lo sviluppo della coop. Pieno successo dell’iniziativa coronato anche da un bel libro: “Se fallisci ti compro”. Prefazione di Prodi. Debbo e voglio ringraziare Ettore, mio figlio, che ha vissuto e studiato a Bologna proprio il diritto e il sistema delle cooperative. Oggi nel collegio sindacale Ed oggi Lusetti presidente Nazionale lega Coop ha voluto partecipare all’ assemblea di bilancio.
Maggiore delusione?
Lo stato comatoso delle coop di abitazione in Italia. Fortissime in passato. Patrizio, rispetto ai “nostri tempi” tutto è cambiato in peggio.
E le coop da te dirette?
Queste no! Come ti dicevo prima, mai fare il passo più lungo della gamba. In questi anni ne ho viste tante coop abitative che hanno chiuso o peggio sono fallite.Essere imprenditori non è da tutti.
Tu sei stato un imprenditore?
Io sono stato e sono ancora e per quello che mi é dato un cooperatore.
Diversità?
Che il cooperatore ha due compiti: far tornare i conti ed avere in testa i soci.
Finita l’intervista mi sento di dire un’ ultima cosa : Guido, sei come ti ho  lasciato 20 anni fa.
Patrizio Tosetto

Fondazione Crt, al via gli Stati Generali

 

Prendono il via gli “Stati Generali” della Fondazione CRT: una fase di discussione, lunga sei mesi e aperta al territorio, per ridisegnare mission, vision e strategie per il prossimo decennio. L’obiettivo? Rilanciare il proprio ruolo di “motore” della crescita, della qualità della vita, dello sviluppo del Piemonte e della Valle d’Aosta in una dimensione internazionale, di fronte alle sfide poste dalle trasformazioni dell’economia e della società che impattano sulle famiglie, sulle imprese, sulle istituzioni.

 

A oltre un quarto di secolo di distanza dalla propria istituzione nel 1991 – coincidente con la nascita di gran parte delle Fondazioni di origine bancaria, riconosciute dalla Corte Costituzionale quali “espressioni delle libertà sociali” con due storiche sentenze (n. 300 e 301) del 2003 – la Fondazione CRT pone le basi per una possibile evoluzione degli strumenti e delle modalità di azione, anche alla luce della recente riorganizzazione del terzo settore in Italia. Un’azione, quella della Fondazione CRT, sempre significativa e coneffetti anticiclici durante la crisi economico-finanziaria nazionale e internazionale: oltre 38.000 gli interventi sostenuti finora (per l’arte, la cultura, la ricerca scientifica, la formazione dei giovani, il welfare, l’ambiente, il sistema di protezione civile e di primo intervento), per un impegno erogativo superiore a 1,6 miliardi di euro, cui si sono aggiunti importanti investimenti, come la recente riqualificazione delle OGR-Officine Grandi Riparazioni di Torino.

 

Officine Grandi Riparazioni di Torino (OGR)

Diamo il via oggi a questa nuova avventura degli ‘Stati Generali’ per orientare la traiettoria futura della Fondazione a partire da ciò che siamo – afferma il Presidente della Fondazione CRT Giovanni Quaglia –. Abbiamo fatto grandi cose in 25 anni, messo in campo risorse sempre più importanti per iniziative di interesse collettivo e di utilità sociale. Sono state compiute scelte coraggiose, anticipatrici e vincenti, sia sul fronte della gestione del patrimonio con la precoce diversificazione degli investimenti, sia sul fronte dell’attività istituzionale, come la prevalenza dei progetti a regia interna rispetto agli interventi ‘a pioggia’ e la sperimentazione di forme di intervento ispirate agli approcci più moderni della Venture Philanthropy e del Social Impact Investing. Innovare nel solco dell’esperienza è il traguardo che vogliamo raggiungere”.Più territorio e più Europa: è su questi due livelli che la Fondazione CRT lavorerà nei prossimi dieci anni, per esprimere al meglio la propria missione e il proprio ruolo di player fondamentale della filantropia, autonomo nell’agire e indipendente dalla banca conferitaria– prosegue il Presidente Quaglia –. Vogliamo rafforzare questa nostra identità rispetto alla percezione, tuttora diffusa, di fungere da mero ‘bancomat’ degli enti locali o da finanziatore di generiche progettualità, i cui effetti reali per la collettività sono, a volte, non pienamente compresi e valutati”.

 

“Due elementi, tra gli altri, caratterizzano oggi la Fondazione CRT in modo particolare: il grande sforzo compiuto in questi ultimi anni sul fronte dell’efficientamento gestionale e del rafforzamento del patrimonio con ottimi risultati di bilancio, e una crescente attenzione alla dimensione internazionale per rendere più forti le organizzazioni del territorio – dichiara il Segretario Generale della Fondazione CRT e Presidente dell’European Foundation CentreMassimo Lapucci –. Attraverso la partecipazione attiva alle reti europee della filantropia, come EFC ed EVPA, e grazie allo sviluppo di iniziative in partenariato con Nazioni Unite e istituzioni statunitensi, la Fondazione CRT svolge un fondamentale ruolo di ‘ponte’ verso l’Europa e il mondo con un duplice obiettivo: attrarre nuove eccellenze e progettualità internazionali e, nello stesso tempo, ‘esportare’ best practice e iniziative che hanno origine sul territorio stesso”. Ente privato non profit intermedio tra Stato e mercato, la Fondazione CRT può quindi ripartire dopo i primi 25 anni di attività con una nuova visione del futuro, consolidando e rilanciando il proprio ruolo strategico. Un ruolo non solo come soggetto erogatore di risorse – i frutti della gestione del patrimonio originato storicamente dal risparmio delle comunità – ma anche come hub di competenze e conoscenze. Il tutto, con effetti reali diempowerment dei territori, utili a “reincollare frammenti di società, a ricomporre dualismi e fratture tra centri e periferie (geografiche e non), a correggere “sfasature” tra competitività economica e coesione sociale, tra le componenti saldamente agganciate ai processi di innovazione e alle dinamiche internazionali e quelle, invece, più vulnerabili, che chiedono inclusione e protezione.

 

Si tratta di reimpostare su basi rinnovate la relazione, da un lato, tra il fluire dei protagonisti della finanza globale, delle imprese multinazionali, dei big delle tecnologie e delle infrastrutture di rete e, dall’altro, i luoghi della dimensione territoriale dell’economia e della vita quotidiana, che oggi si “sfarinano” e sembrano cedere alla retorica della chiusura identitaria.Al centro c’è il ridisegno di una funzione con valenza collettiva della Fondazione CRT, capace di generare utilità sotto forma di investimenti socialisoluzioni per l’inclusione e l’innovazione. Una funzione visibile, ad esempio, nel mobilitare “capitale paziente” per incentivare la sostenibilità piuttosto che la redditività a breve dei progetti, e nel reggere finanziariamente i rischi dell’innovazione promuovendo iniziative non immediatamente “bancabili” a impatto sociale e ambientale positivo. E ancora: nell’attrarre nuove risorse sul territorio – in aggiunta a quelle derivanti dalla gestione eccellente del patrimonio della Fondazione – agendo su altri assi dell’offerta europea, quali la BEI (Banca europea degli investimenti) e il FEI (Fondo europeo per gli investimenti), a fronte di una probabile prossima decurtazione da parte della UE dei fondi strutturali a sostegno dello sviluppo economico e dell’occupazione (in primis, FESR-Fondo europeo di sviluppo regionale e FSE-Fondo sociale europeo).

 

Questa operazione sistemica” degli “Stati Generali” è stata preceduta da una fase preparatoria, che ha visto impegnati, per alcuni mesi, il Consiglio di Amministrazione di FCRT, il Consiglio di Indirizzo e le sue articolazioni interne, in una proficua riflessione comune (anche con proposte e contributi scritti) sulla natura e sul ruolo della Fondazione, accompagnata da momenti di confronto e di approfondimento con un gruppo di “saggi”, non direttamente impegnati nelle istituzioni e nella politica, ma profondi conoscitori della realtà economica, sociale, culturale del territorio e capaci di visione, che Fondazione ringrazia e del cui contributo ancora si avvarrà. Tale operazione si articolerà ora in un percorso di ascolto e coinvolgimento di una molteplicità di soggetti, quali istituzioni,organismi di rappresentanza economica, sociale, culturale, opinion leaderstakeholdere responsabili della “famiglia” allargata di Fondazione CRT con tutti i suoi strumenti operativi: Fondazione Sviluppo e Crescita-CRT, Società consortile per azioni OGR-CRT, Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea-CRT, REAM SGR SpA, La Scialuppa CRT Onlus-Fondazione Antiusura, Fondazione Ulaop Onlus.Il percorso di riflessione, proposto dal Presidente e condiviso dal Consiglio di Amministrazione e di Indirizzo, vedrà la partecipazione attiva anche di tutta la struttura della Fondazione CRT”, spiega il Segretario Generale Massimo Lapucci.L’attenzione al pluralismo dei territori, vera e propria costante dell’attività della Fondazione CRT, caratterizzerà l’intera “road map” di interviste e incontri, sia tematici sia per quadranti territoriali, secondo un approccio “maieutico” verso i soggetti pubblici locali e verso il tessuto civico e imprenditoriale delle comunità. La Fondazione CRT avvia gli “Stati Generali” in un momento in cui altre realtà –istituzioni e organizzazioni sociali, culturali, del mondo dell’impresa – hanno intrapreso simili lodevoli iniziative. Si sta delineando, pertanto, un “mosaico” di riflessioni collettive entro cui si collocherà, integrandosi, anche il tassello della Fondazione CRT per un traguardo comune: individuare insieme la strada per rilanciare il territorio con le sue eccellenze, dando ad esso una prospettiva di futuro.

 

Quali sono i bisogni – conclude il Presidente Giovanni Quaglia – cui la Fondazione CRT sarà chiamata a rispondere nei prossimi dieci anni? La polarizzazione sociale, l’emergere di povertà non solo economiche, una proiezione demografica al 2030 di tre persone anziane per ogni giovane residente, la prospettiva di affrontare la rivoluzione dell’industria 4.0 con un ‘esercito’ di lavoratori più vecchi rispetto ad altre regioni d’Europa, le difficoltà occupazionali per gli under 35 qualificati, le fragilità dei millennials tra globalità tecnologica e marginalità educative, le emergenze ambientali e la cronicità dell’inquinamento sono solo alcune delle sfide che ci attendono nel prossimo futuro. Vogliamo affrontarle al meglio, con le modalità di intervento più idonee ed efficaci per contribuire a uno sviluppo equilibrato, sostenibile, solidale e giusto, affinché lo stare bene collettivo sia molto di più della semplice somma di tutti gli stare bene individuali”.

La Sicilia, un territorio vulnerabile e di multiforme bellezza

Ho provato ad accostare un ritratto di Peppino Impastato con alcuni paesaggi che disegnano il territorio della Sicilia perché cercavo di cogliere i segni che solcano l’espressione del suo volto, per provare a comprendere quanto la speculazione edilizia e la violenza hanno ferito, e qualche volta ucciso, la bellezza del territorio siciliano. Il giornalista Peppino Impastato, morto ammazzato, scrisse delle parole profondissime sulla bellezza, in cui invitava la gente a saperla riconoscere, per poterla difendere contro i suoi nemici. Il principe Myskin, il protagonista del romanzo L’idiota di Dostoevskij è un uomo buono, fiducioso degli uomini, dallo sguardo sincero e puro, come solo i bambini sanno esprimere, disse che: “La bellezza salverà il mondo”. Salvatore Settis scrisse nel suo libro Paesaggio, costituzione e cemento che la bellezza non salverà proprio nessuno, se nessuno salverà la “bellezza” quando la speculazione edilizia, la spietata cementificazione del territorio, che cresce senza nessuna relazione con la crescita demografica, l’economia neoliberale che produce città senza cultura, continuano ad avanzare, le loro fameliche mani sul territorio e la civiltà. La bellezza è intesa come la cura verso l’ambiente e il paesaggio che abbracciano un territorio, non è un vezzo elitario, accessibili solo a pochi. Questa infatti è il frutto del genere umano, è la cura di chi lavora la terra. La parola cultura ha una radice che si riferisce al lavoro nei campi, è l’atto di trasformazione del mondo. È la cura di ciò che è sacro. È culto e contemplazione. Questo è paesaggio, l’incontro tra l’uomo e la natura che produce cultura. Come direbbe F. Braudel, nel suo libro Il Mediterraneo la Sicilia presenta innumerevoli paesaggi, che riflettono altrettante civiltà che hanno espresso le loro religioni, modi di vivere, la loro storia, grazie alle continue migrazioni che attraversarono e stratificarono continuamente il territorio, trasformandolo. L’atto di camminare produce conoscenza, lettura del territorio, perché si va alla ricerca dei suoi significati. La loro conoscenza restituisce il senso al luogo, perché possano essere trasformati nuovamente. La città può essere letta attraverso i suoi volti, di fattezze multiformi, e dopo averli compresi è necessario crearne di nuovi.

Alessandro Mancuso

Nell’immagine: Peppino Impastato Olio su carta, Paesaggi siciliani

 

 

Teatro Regio e non solo: il fallimento di un metodo

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STORIE DI CITTA’ di Patrizio Tosetto
Altra  gran bella botta quella dei 25 milioni di euro di disavanzo per il Teatro Regio. Cerchiamo di trovare il lato comico della vicenda ma, tragicamente, non lo troviamo. Perchè non riusciamo…non possiamo trovarlo. Si comincia con un cifra e si finisce con una molto più alta. Già, 25 milioni sono una cifra astronomica. Che si fa fatica solo nel dirla. Banche e fornitori appesi al filo dei pagamenti e della restituzione dei prestiti. Mi sa di “aria di fallimento”. Non so se anche sul piano societario, se l’ente Regio o la Fondazione Musei siano un soggetto fallibile. Sicuramente sul piano d’immagine é un altro fallimento di questa nostra città. Ovunque dove ti giri vedi solo problemi e la carenza di soldi. In questo caso non ci dovrebbe essere malversazione, ne sono convinto. 
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Ma se la situazione era conosciuta  perché non è stato reputato opportuno dirlo? Forse Walter Vergnano é uno dei pochi che si era reso conto di qualcosa e così se n’è andato. Avanti un altro. 25 milioni di debito non si fanno in un solo anno. Il Teatro Regio è noto per pagare i fornitori poco e male, posticipare  debiti ed interessi passivi con le banche. Che qualcosa non andasse era manifesto a chi di dovere. Oscure le sue dimensioni. Ora che succede? La Fondazione Crt non ci sta più nel finanziare al buio,  il Presidente Quaglia è uomo di mondo ed appartenere alla mitica prima repubblica. Democristiano e, soprattutto,  cuneese. Che per essere un buon amministratore pubblico non guasta mai. Notoriamente le fondazioni che controllano le banche sono normate da leggi pubbliche. Ed il comune si “sveglia” e versa soldi che il teatro Regio aspetta dal 2016. Come si sa anche il Comune ha i suoi problemi di bilancio. La coperta é corta: 1 milione e 600 mila. Boccata d’ ossigeno. Sempre meglio che niente, ma cifre molto distanti dai 25 milioni.
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Il Teatro Regio con una fama mondiale e che in primis ha il conto economico che non funziona ed ogni anno accumula perdite. Spende di più di ciò che incassa. Ogni anno si è portato dietro una perdita che potrebbe avere aggiustato con alchimie contabili?  Chissà se  le cifre da incassare venivano subito contabilizzate, ancorché non incassate. I crediti se non fatturati non sono previsti contabilmente.  Poi per le esigenze di cassa si può sempre ricorrere a prestiti bancari. I nodi vengono sempre al pettine. Vuol dire che fare cultura costa? Anche, ma questa è solo una delle cause. Il rinvio non ha senso. Anzi acuisce i problemi. Ciò è ho scritto è una supposizione, tutto qui. Ora Regione Piemonte e comune di Torino devono fare luce su quanto è accaduto. Conveniamo che sia un’ altra tegola su Chiara Appendino. Un po’ meno su Sergio Chiamparino, due  volte sindaco e  ora Presidente della Regione. Un totale di 14 anni ai vertici amministrativi. Ed almeno su ciò dovrebbero convergere gli interessi istituzionali. Non credo proprio di sbagliarmi se esigo chiarezza. In particolare sul perché ai privati cittadini ai singoli imprenditori si chiede, si esige, un determinato comportamento e poi, di fatto, si deroga verso chi amministra denaro pubblico. 
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Siamo semplici cittadini che desideriamo e vogliamo capire come è perché tutto ciò sia avvenuto. È un nostro diritto. Come è un diritto dei fornitori di essere pagati. Magari le banche non patiscono, ma i fornitori sicuramente sì. Come i lavoratori dipendenti sono stati retribuiti i fornitori debbono essere saldati. Qualcuno deve mettere mano al portafogli. Così, di fatto, toccherà al pubblico. Dunque a noi.
Patrizio Tosetto

Le novità del modello 730 precompilato

Di Patrizia Polliotto* 

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E’ bene sapere che, oltre alle informazioni già presenti nelle dichiarazioni degli anni precedenti, quest’anno i contribuenti troveranno le spese per la frequenza agli asili nido e i relativi rimborsi e i dati relativi al bonus asili nido. Sono compresi nel modello precompilato anche le erogazioni liberali effettuate a favore degli enti del terzo settore e i relativi rimborsi. L’accesso on line alla propria dichiarazione è consentito dal Sistema pubblico per l’identità digitale (Spid), con le credenziali dei servizi telematici dell’Agenzia delle Entrate, con il Pin rilasciato dell’Inps, e con le credenziali di tipo dispositivo rilasciate dal Sistema Informativo di gestione e amministrazione del personale della pubblica amministrazione (NoiPA). Inoltre, i contribuenti possono accedere alla dichiarazione precompilata utilizzando la Carta Nazionale dei Servizi. Infine, la destinazione dell’8, 5 e 2 per mille IRPEF viene effettuata utilizzando il modello 730-1. Possono effettuare l’adempimento anche i contribuenti che non presentano la dichiarazione dei redditi. Il modello si consegna, insieme alla dichiarazione, al sostituto d’imposta o all’intermediario utilizzando l’apposita busta chiusa. Gli intermediari espletano i dovuti controlli formali sulla documentazione, verificandone la corrispondenza con i dati in dichiarazione, e apponendo sulla dichiarazione il visto di conformità. In caso di visto infedele, scatta una sanzione del 30% a carico dell’intermediario (a meno che non si configuri una condotta dolosa del contribuente). Per evitare le sanzioni, è possibile inviare dichiarazione rettificativa entro il 10 novembre.

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*Avvocato, Fondatore e Presidente del Comitato Regionale del Piemonte dell’Unione Nazionale Consumatori.

Progetto storia contemporanea. I vincitori

Giovedì 24 maggio , alle 10,30, nell’aula del Consiglio regionale a Torino – Palazzo Lascaris, via Alfieri,15 – si concluderà con la premiazione delle studentesse e degli studenti vincitori la 37° edizione del Progetto di storia contemporanea, indetto dal  Comitato Resistenza e Costituzione del nostro Consiglio regionale in collaborazione  con l’Ufficio scolastico regionale del Piemonte. E’ l’ultimo atto, con la consegna degli attestati da parte del Presidente del Consiglio regionale, di un lavoro di mesi, intenso e di grande qualità che ha coinvolto , come accade ormai dal lontano 1981, centinaia di ragazze e ragazzi,  decine di docenti, gli uffici del Consiglio regionale, gli esperti degli Istituti storici piemontesi. Anche in questa edizione sono stati tre i temi di ricerca:  il 70° anniversario della Costituzione Italiana, entrata in vigore il 1 gennaio 1948 dopo 18 mesi di lavoro dai 556 costituenti eletti con il referendum del 2 giugno 1946 ( scelta dal 23,5% dei partecipanti)   la guerra di Spagna che, dal 1936 al 1939, prefigurò il secondo conflitto mondiale, con il suo carattere di “guerra totale” (preferita dal 53,5% degli studenti) e infine, la lezione culturale e morale di don Lorenzo Milani , maestro della scuola di Barbiana, la piccola frazione di Vicchio, paesino toscano nella valle del Mugello, divenuta famosa dopo la pubblicazione, nel maggio 1967, della rivoluzionaria “Lettera ad una professoressa” (indicata dal 23 % delle ragazze e dei ragazzi). I lavori pervenuti sono stati valutati da un’apposita commissione regionale, composta da docenti ed esperti di storia contemporanea degli Istituti storici del Piemonte.Questi ultimi hanno provveduto a selezionare gli elaborati, formulando la graduatoria di merito e individuando i 25 gruppi vincitori composti da 125studentesse e studenti. Questi ultimi hanno partecipato,accompagnati dai loro insegnanti,  ai viaggi di studio che hanno avuto come mete Trieste (la Risiera di San Sabba , la Foiba di Basovizza e il sacrario di Redipuglia); l’Austria (i lager di Mauthausen e Gusen); la Germania con la visita al Museo della Resistenza tedesca di Berlino e ai campi di concentramento di Ravensbruck e Sachsenhausen. Va ricordato come il Piemonte, oltre ad essere stata la prima regione in Italia a stabilire, con un’apposita e specifica  legge – quarantadue anni fa, nel 1976 –  l’istituzione di un comitato per la difesa e l’affermazione dei valori della Resistenza e della Costituzione, è stata anche tra le prime realtà a promuovere progetti di studio sulla storia contemporanea, coinvolgendo decine di migliaia di studenti medi piemontesi ed organizzando centinaia di viaggi nei luoghi della memoria.  Un lavoro che non ha eguali, per qualità, diffusione,profondità nell’approccio ai temi della storia contemporanea. La scelta di allargare la platea dei partecipanti anche agli studenti dei Centri di Formazione, operata da tre anni a questa parte, ha consentito anche a queste ragazze e a questi ragazzi di usufruire di quest’opportunità.

 

Progetti per l’impresa digitale

L’incontro “Percorsi concreti, opportunità e progetti di un’impresa digitale. Dalla Teoria alla Pratica – Impresa 4.0 e GDPR”, organizzato da Sixcomm Group è in programma martedì 29 maggio alle ore 9 presso il Centro Congressi Unione Industriale di Via Vela 17, a Torino.
L’evento, realizzato con il patrocinio di Unione Industriale Torino e Yume Edizioni, tratterà concretamente i temi dell’Impresa 4.0 e della normativa GDPR per aiutare le aziende a sfruttare le opportunità tecnologiche che ne derivano.
Per confermare la propria presenza è necessario inviare una e-mail all’indirizzo marketing@sixcommgroup.it.

Tav, dalla Francia ok ai finanziamenti

Via libera dalla Francia al finanziamento degli appalti 2018 per la Torino-Lione. E’ così garantita la prosecuzione dei lavori preparatori e definitivi dell’opera. Il programma è stato approvato dal cda dell’Agence de financement des infrastructure de transport de France e sottoscritto da Telt, la società che costruisce la Tav. Finanziati anche  lo svincolo di Chiomonte e la ricollocazione dell’autoporto sulla A32.

Gtt, è questione di stile

STORIE DI CITTA’ di Patrizio Tosetto
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GTT approva il bilancio con 58 milioni di perdita. Spa ad intero capitale pubblico. Walter Ceresa riconfermato come presidente ed amministratore delegato. Mi sembra ovvio, squadra che vince non si cambia. No? Del resto Ceresa che c’entra? Scelto da Piero Fassino, riconfermato ripetutamente da Chiara Appendino. Ma la sindaca non doveva ribaltare tutto come un calzino? Ma tra il dire e il fare… Vizio ormai antico dei grillini che, vinte  le elezioni, hanno scelto di non attraversare il mare stando da questa parte della sponda. Ma forse c’ è qualcosa di più.  Ai tempi di Chiamparino sindaco l’università di Torino analizzò chi e soprattutto quanti  furono gli amministratori delle cosiddette partecipate.  Dai tempi di Castellani erano gli stessi che ” giravano ” tra i vari enti. Si delineò  il cosiddetto sistema Torino, un blocco di potere tendente a scegliere i manager perché appartenenti a tale sistema. Competenze? Magari venivano dopo, tanto con la copertura del denaro pubblico le magagne erano prontamente edulcorate. Walter Ceresa non sfugge a questo identikit. Con qualcosa di più. Arriva da una storica famiglia di industriali del petrolio che oltre ad essere aderente all’Unione industriali era anomala perché si trattava di imprenditori “fiancheggiatori” del PCI. Oltre che industriale, frequentatore del gruppo di potere torinese della seconda repubblica. E Piero Fassino lo sceglie per questo delicato compito. Addirittura diventa amministratore unico. Tutto il potere aziendale nelle sue mani. Si parla di piano industriale. Si vuole licenziare, ma lui inamovibile è difeso a spada tratta da Chiara Appendino.  Ma lei non doveva cambiare tutto? Sui problemi dei trasporti Ceresa non ha dubbi: tutta colpa degli amministratori pubblici precedenti. Chiaramente ingrato verso Piero Fassino e molto, ma molto polemico verso il precedente assessore Lubatti. Lui? Solo un esecutore. Ed i pentastellati (disciplinati ed ultimi vetero – comunisti) gli credono pure. Così avanti con i licenziamenti, ma lui non si tocca. Eppure i comuni dell area metropolitana, Regione e garante dei trasporti hanno ripetutamente chiesto alla sindachessa la sua rimozione. Anche, penso, per una questione di stile. Squadra che perde? Bisogna cambiare allenatore. Forse  Appendino non ha alternative. Forse, ma  è la stessa Appendino membro della commissione bilancio del Comune quando era all’opposizione.  E che i conti non tornassero in GTT era di dominio pubblico. O forse aveva già le idee chiare: rivoltare tutto come un calzino era un modo di dire. Lei che arriva dal mondo confindustriale da dove arriva Walter Ceresa.

 

Patrizio Tosetto