ECONOMIA E SOCIETA'- Pagina 526

GDPR: finalità del trattamento e prassi difformi

Siete mai stati contattati da un call center per ricevere offerte commerciali? Alla base di questa -e numerose altre- attività vi è un trattamento di dati personali: dati reperibili ovunque che, grazie alle tecnologie, si moltiplicano e circolano in volumi e con velocità incontrollate. Da qui la necessità per chi tratta di garantire prassi rispettose delle persone e per queste di tutelare i propri diritti, prerogative entrambe sancite dal Reg. UE 679/2016. Tale normativa, meglio nota come “GDPR”, ha riformato la materia della Privacy investendone ogni profilo: dai soggetti ai rapporti, dagli obblighi ai diritti. Tra i molteplici aspetti è centrale il principio della finalità. Ogni dato viene richiesto e raccolto per una finalità specifica (erogazione di beni, servizi, ecc…) alla quale il trattamento deve strettamente attenersi, in modo pertinente e commisurato. Per intenderci, se un chirurgo estetico, senza consenso, proietta le foto del paziente ad un convegno con altri professionisti, effettua un trattamento ulteriore rispetto alla finalità medica propria dell’incarico professionale, incorrendo in un illecito. Nondimeno è illegittimo, e per l’effetto sanzionabile, l’invio di email promozionali ai clienti, senza specifica autorizzazione al riguardo. Laddove vi è un trattamento è dunque opportuno valutare se questo sia o meno conforme alla finalità per la quale il dato è stato raccolto, indicatore valido non solo per chi tratta, al fine di evitare illeciti, ma anche e soprattutto per le persone, nell’ottica di tutelare i diritti legati alla propria privacy. A proposito di diritti, alcune aziende sono state condannate a risarcire il danno derivante dall’invio, non autorizzato, di materiale pubblicitario tramite email.

Stefano Saglimbeni

Avvocato – Studio legale Pacchiodo


 

Nei mercati contro gli sprechi alimentari

INIZIATIVA ‘FA BENE’ : LA CITTÀ CONCEDE GLI SPAZI E L’ESENZIONE TOTALE COSAP

Sono molte le iniziative intraprese a Torino per diminuire gli sprechi alimentari e sensibilizzare i cittadini anche nei mercati rionali fortemente interessati dalle problematiche legate allo spreco e all’invenduto. In questo contesto rientra il progetto “FA BENE” ideato e promosso dal Comitato S-NODI in parternariato con Coldiretti e con le Case del Quartiere. In particolare il Comitato ha partecipato al bando pubblico del Comune di Torino (nell’ambito del progetto AxTO – Azione 4.01) per l’assegnazione di contributi per progetti innovativi in ambito sociale e culturale finalizzati alla rigenerazione urbana di aree periferiche e, il loro progetto, ha vinto. Nel dettaglio l’iniziativa prevede l’attivazione, in alcune aree mercatali della città, di presidi solidali dove raccogliere prodotti alimentari freschi che derivano da libere donazioni dei cittadini o dal ritiro dell’invenduto donato dagli ambulanti. I prodotti raccolti saranno distribuiti a famiglie individuate dagli addetti delle Case del Quartiere. Non sprecare il cibo invenduto proveniente dai mercati, offrire ai singoli o alle famiglie in difficoltà la possibilità di consumare cibo fresco e di qualità, supportare e rafforzare l’interazione sociale tipica dei mercati attraverso la sensibilizzazione delle comunità locali verso un’attenzione al consumo critico e consapevole: questi sono i concetti chiave che animano il progetto. L’attività sociale, però, non si limita solo al contesto alimentare. Il progetto, infatti, per evitare l’emarginazione, chiede ai beneficiari una parziale restituzione dell’impegno loro dedicato attraverso un contributo attivo in favore della cittadinanza. La Giunta comunale, valutando la validità e l’utilità sociale dell’iniziativa, ha deliberato – su proposta dell’assessore al Commercio Alberto Sacco – la concessione per l’occupazione del suolo pubblico, sino al 31 dicembre 2019, delle seguenti aree: nel mercato Vigliani, l’area individuata in prossimità di via Sette Comuni, nelle giornate di mercoledì e venerdì nell’orario di apertura del mercato, per un totale di mq. 9; nel mercato Don Grioli, il posteggio n. 48, nelle giornate di martedì, giovedì e ultimo sabato del mese, nell’orario di apertura del mercato, per un totale di mq. 11; nel mercato Svizzera, il posteggio n. 32, nelle giornate di mercoledì, venerdì e secondo sabato del mese, nell’orario di apertura del mercato, per un totale di mq. 10; nel mercato Spezia, il posteggio n. 40, nelle giornate di martedì e giovedì, nell’orario di apertura del mercato, per un totale di mq. 12,5; nel mercato Madama Cristina, il posteggio n. 30, nelle giornate di giovedì e sabato, nell’orario di apertura del mercato, per un totale di mq. 10; nel mercato Foroni, il posteggio n. 118, nelle giornate di mercoledì e sabato, nell’orario di apertura del mercato, per un totale di mq. 10; nel mercato Repubblica Produttori, il posteggio n. 926, nelle giornate di giovedì e venerdì, nell’orario di apertura del mercato, per un totale di mq. 5 e, nel mercato Chieti, l’area individuata lungo il corso, nelle giornate di giovedì e sabato, nell’orario di apertura del mercato, per un totale di mq. 9. Per i mercati Svizzera e Spezia, dove sono in corso i bandi per l’assegnazione dei posteggi liberi, l’autorizzazione a occupare il posteggio sarà temporanea (fino all’assegnazione dei posteggi da bando ai candidati della selezione pubblica). Successivamente il Comitato sarà contattato per un’eventuale variazione del posteggio. L’Amministrazione comunale ha inoltre concesso, avendo l’iniziativa una rilevanza sociale e pubblica, l’esenzione totale del canone COSAP per l’occupazione del suolo pubblico dei posteggi e degli spazi individuati per la raccolta delle eccedenze alimentari.(e.b.)

La perdita di biodiversità sta portando al collasso

In crisi il sistema di produzione alimentare   
  
Slow Food chiede un’azione immediata:
«La notizia dovrebbe essere sulle prime pagine di ogni giornale e diventare una priorità nelle agende dei governi mondiali»

Il modello attuale di agricoltura, industriale ed estensivo, alla base dei nostri sistemi alimentari è al collasso, con gravi ripercussioni anche per la nostra salute. È questa la conclusione del rapporto Stato della biodiversità mondiale per l’alimentazione e l’agricoltura che la Fao ha pubblicato oggi illustrando prove preoccupanti rispetto al danno irreversibile e catastrofico sulla biodiversità del nostro pianeta, in particolare quella legata al cibo. Il rapporto denuncia, tra le altre cose, la riduzione nella diversità delle coltivazioni e delle razze da cui dipende la nostra alimentazione, la distruzione di habitat e terre destinate alle coltivazione e la gestione insostenibile delle risorse naturali.

«Sono anni che Slow Food denuncia questi pericoli e ogni tanto abbiamo avuto la sensazione di predicare nel vuoto. Oggi la situazione sta cambiando, ci pare che la gente sia più sensibile, ma forse non ci si rende conto della gravità del problema: un conto è una perdita, un conto è un collasso catastrofico. Dobbiamo sperare di essere ancora in tempo evitare questa estinzione di massa ma abbiamo bisogno dell’impegno di tutti, non solo della Fao e di Slow Food, ma di tutta la gente di buona volontà» commenta Piero Sardo presidente della Fondazione Slow Food per la Biodiversità.

Il rapporto presenta una ricerca approfondita ed è il primo nel suo genere, ma il soggetto trattato è il cuore della missione di Slow Food. Dal 1996 l’associazione internazionale si batte per la salvaguardia del nostro pianeta: con l’Arca del Gusto, un catalogo di cibi a rischio di estinzione che ha da poco raggiunto il traguardo del 5.000esimo prodotto censito; con i Presìdi Slow Food che promuovono e tutelano agricoltori e produttori che lavorano in armonia con l’ambiente e che promuovono tecniche favorevoli alla biodiversità locale; con numerose campagne che denunciano l’insostenibilità dell’attuale modello di produzione. Slow Food lavora insieme alla Fao da molto tempo per definire e sviluppare un modello migliore per i consumatori, per i produttori e per il pianeta. Inoltre, il presidente di Slow Food Carlo Petrini è da diversi anni ambasciatore speciale della Fao in Europa per Fame Zero, ulteriore prova di affinità tra le due organizzazioni.
Non resta più molto tempo. Abbiamo 10 anni per invertire lo stato attuale delle cose o si rischia un collasso totale e irreversibile. E questo cambio di rotta si può innescare rinforzando le conoscenze e le tecnologie moderne con i saperi tradizionali, ridefinendo il nostro approccio all’agricoltura e alla produzione di cibo, ponendo la tutela della biodiversità e l’ecologia al centro delle agende politiche. A ogni livello, dalle piccole produzioni fino ai governi, è necessario adottare regolamenti – come ad esempio le politiche agricole comunitarie in Europa – che proteggano la biodiversità alimentare e agricola.
Non dobbiamo perdere le speranze che lo stato attuale possa cambiare. Il successo dei progetti di Slow Food ne è la prova. Dobbiamo agire insieme, e dobbiamo agire subito, per salvare il nostro cibo, per salvare il nostro pianeta, per salvarci.

(foto: il Torinese)

No alla giustizia dimezzata sulla vicenda ThyssenKrupp

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I drammatici fatti del 6 dicembre 2007, quando si verificò il rogo alla ThyssenKrupp di corso Regina Margherita in cui persero la cita sette operai – Antonio Schiavone, Roberto Scola, Angelo Laurino, Bruno Santino, Rocco Marzo, Rosario Rodinò, Giuseppe Demasi – è una ferita ancora aperta a Torino. Anche se le condanne dei responsabili non  li riporteranno in vita è però una giustizia dimezzata il fatto che i due manager Harald Espenhann e Gerald Priegnitz, che si trovano in Germania, non abbiano ancora iniziato a scontare quanto dovuto. Qualcosa però sta cambiando. Il Tribunale di Essen ha infatti finalmente dato il via libera all’esecuzione in Germania della pronuncia emessa dalla Cassazione italiana il 13 maggio 2016, che ha confermato le pene inflitte dalla sentenza del 29 maggio 2015 dalla seconda Corte di Assise di Appello di Torino. I due manager tedeschi, però, hanno fatto ricorso: la sentenza è quindi eseguibile in terra tedesca, ma per ora la sua applicazione è sospesa sino ad un nuovo pronunciamenti delle magistratura tedesca. “Il percorso giudiziario si sta finalmente chiudendo – dice l’ex operaio scampato al rogo, Antonio Boccuzzi – Manca l’ultimo tassello per avere una piena giustizia. Aspettiamo da tanti anni giustizia per i miei sette compagni di lavoro e per i loro familiari: ci auguriamo che la Germania rispetti il nostro dolore e la decisione della Suprema Corte. A undici anni dal rogo è ora di fare giustizia”. “La vicenda giudiziaria sembra non avere fine – dichiara Laura Rodinò, sorella di Rosario, ex operaio dell’acciaieria morto nell’incendio – Siamo disgustati e ci aspettiamo una rapida esecuzione della condanna da parte della giustizia tedesca. Mentre due dirigenti italiani (Pucci e Cafueri) sono addirittura già usciti dal carcere, in Germania i principali responsabili della strage di Torino non hanno ancora fatto neanche un giorno di galera: è una vergogna per i lavoratori di tutta Europa e uno schiaffo ai familiari di tutte le vittime sul lavoro”. “La giustizia italiana sta per diventare giustizia europea – ha detto Massimiliano Quirico, direttore di Sicurezza e Lavoro, che ha seguito passo passo tutta la vicenda – Se persone, lavoro e merci possono circolare liberamente in Europa, lo stesso deve avvenire per i diritti alla salute e alla sicurezza dei lavoratori e dei lavoratrici, che devono essere garantiti e resi effettivi allo stesso modo in tutto il continente. Attendiamo con fiducia la concreta esecuzione della sentenza ThyssenKrupp anche in Germania per poter riaffermare con orgoglio la nostra europeità”.

Massimo Iaretti

(foto A. Preteroti)
 
 
 

Più di 700 partecipanti al concorso”Diventiamo cittadini europei”

Al concorso “Diventiamo cittadini europei. Per un’Europa più unita, più democratica e più solidale” hanno partecipato 59 istituti scolastici del Piemonte

Su un totale di 2018 temi svolti nelle scuole, 734 sono stati selezionati da 85 insegnanti e inviati per la partecipazione al concorso. Il Consiglio regionale del Piemonte e la Consulta europea, in collaborazione con l’Ufficio Scolastico Regionale per il Piemonte e l’Ufficio del Parlamento Europeo a Milano avevano bandito per l’anno scolastico 2018/2019 la 35^ edizione del concorso riservato agli Istituti d’Istruzione secondaria di II grado del Piemonte. Finalità dell’iniziativa è la formazione delle giovani generazioni in una prospettiva sovranazionale per formare le cittadine e i cittadini dell’Europa unita in un mondo interdipendente.

I partecipanti alla 35a edizione hanno scelto tra due temi:

1) Dal 23 al 26 maggio 2019 si svolgeranno nei 27 stati membri dell’Unione europea le none elezioni del Parlamento europeo. Dal 1979, ogni cinque anni, le cittadine e i cittadini dell’UE possono scegliere le proprie e i propri rappresentanti al Parlamento europeo: se dovessi spiegare a un tuo collega studente ed a una tua collega studentessa di un paese non membro dell’UE le competenze e le funzioni del Parlamento, da dove partiresti? Che cosa sentiresti più importante mettere in rilievo delle sue funzioni ed eventualmente dei suoi limiti d’azione?

2) La parità uomo-donna e la lotta contro le discriminazioni sono elementi fondamentali anche della politica sociale dell’Unione europea. Affronta l’argomento in una lettera da inviare a un tuo coetaneo/tua coetanea.

Lo scorso anno, al fine di formare le studentesse e gli studenti in relazione ai temi del concorso, sono state organizzate 20 conferenze in tutte le province piemontesi, tenute da docenti universitari ed esperti di tematiche europee. Le vincitrici ed i vincitori parteciperanno nel corso del 2019 a viaggi-studio ad istituzioni europee ed internazionali, alla 33^ edizione del Seminario di formazione alla cittadinanza europea di Bardonecchia e alla Festa dell’Europa promossa dal Parlamento Europeo a Milano. La cerimonia di premiazione si svolgerà entro la fine dell’anno scolastico.

Marella Agnelli una donna colta, discreta e forte

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Di Pier Franco Quaglieni

La scomparsa di Marella Agnelli ha riportato alla ribalta un volto rimasto in ombra dal momento della morte del marito Gianni avvenuta nel 2003.  L’ho conosciuta ed anche un po’ frequentata: era amica di Mario Soldati e di Alda Croce, due persone a cui sono stato molto legato. Conservo di lei un biglietto molto affettuoso che mi scrisse quando commemorai, insieme a Jas Gawronski e Marcello Sorgi, suo marito al liceo d’Azeglio di Torino. Tra tanto sinistrume che permeava quel liceo fu difficile promuovere il ricordo di Gianni che pure era un ex allievo. Ci imposero come oratore anche il segretario torinese della Cgil.  Donna Marella apprezzò anche un mio ricordo alassino di Gianni e mi mandò una mail di ringraziamento carica di parole gentili.  Era una donna forte e discreta che ha saputo vivere a fianco di un uomo straordinario e difficile come Gianni Agnelli che ebbe una concezione del matrimonio non proprio esemplare.  Aveva uno stile innato, era un’aristocratica che non esibiva mai la sua origine, tanto  diversa da certi ambienti dell’altissima dirigenza Fiat, spesso volgare. Era una donna colta, che amava l’arte, la fotografia e i giardini.  Si era quasi rifugiata a Marrakech dove viveva frequentemente. Quando andai in Marocco, dovevamo vederci, poi un disguido (la mia macchina ebbe un guasto) impedì l’incontro.   

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Ricordo che era stata molto provata dalla morte del figlio Edoardo ed era molto amareggiata per come si era comportata la figlia Margherita che mise in piazza affari di famiglia molto delicati. Su quelle vicende sguazzò un giornalista dozzinale e scandalistico che credeva di costruire la sua fortuna sulle vicende della famiglia Agnelli.  Va ricordato il suo bel libro “Ho coltivato il mio giardino“ che riprende nel titolo la conclusione del “Candide” di Voltaire.  Era tanto diversa dalla sua famiglia di origine, quella dei Principi Caracciolo di Castagneto, espressione di un certo radical – chiccume fastidioso legato all’ “Espresso” di cui fu editore suo fratello Carlo.  Era elegante e riservata, con uno stile che ritroviamo in Allegra che aveva sposato Umberto Agnelli e che ha dedicato in modo esemplare la sua vita alla lotta al cancro.  Torino perde una grande figura che non ha mai voluto apparire, ma che ha lasciato un segno indelebile. Le madamazze e le madamine (non mi riferisco a quelle arancione) sono distanti anni- luce dal suo esempio. Basta pensare alla signora del Museo Egizio per avere l’esatto contrario di Donna Marella. 

La Consulta regionale europea alla Summer school

Per riuscire ad affrontare un mondo del lavoro sempre più competitivo ed internazionalizzato è necessario che ai giovani laureati vengano fornite alcune competenze indispensabili che riguardino non solo le conoscenze, ma l’”apprendimento in azione” e soprattutto il “saper fare”. Chi dispone delle giuste competenze può aspirare a occupazioni di qualità. Dal progetto Excelsior  sul mondo del lavoro emerge che le  imprese fanno fatica a trovare un laureato su tre. Questo a causa del “gap di offerta” e del “gap di competenze”, legato a una formazione non adeguata o alla mancanza di esperienza.Per affrontare tali tematiche l’Istituto Universitario di Studi Europei di Torino in collaborazione con la Consulta regionale Europea promuove, da aprile a luglio 2019, la Summer school “Legal business skills for Europe”. L’attenzione sarà orientata in particolare su: temi strategici trattati con metodo interdisciplinare giuridico/economico/aziendale, valorizzazione e rafforzamento delle competenze trasversali dei partecipanti che lavoreranno su casi pratici , discussioni di gruppo , disamina di documenti per saper meglio gestire criticità strutturali e interpersonali.  I destinatari della Summer school sono in particolare giovani laureati in materie giuridiche/economiche/aziendali, di qualsiasi nazionalità (purché a conoscenza delle due lingue di lavoro), che stanno per intraprendere un percorso professionale. Il corso sarà anche aperto a laureati già attivi presso imprese o studi professionali, praticanti legali, avvocati e dottori commercialisti, giovani professionisti di area legale in cerca di ricollocamento. La Summer School punta a fornire un valore aggiunto alla tradizionale formazione accademica mediante l’utilizzo di strumenti di apprendimento non formale e informale, e l’acquisizione di competenze trasversali (soft skills). Aziende e studi legali collaborano al progetto e intervengono direttamente nella formazione. Il corso intende infatti  creare collaborazione  e interazione tra imprese, professionisti e ambiente accademico, così da fornire competenze operative e trasversali, essenziali nel passaggio dallo studio accademico al lavoro. L’iniziativa ha ottenuto  il sostegno e la collaborazione della Consulta regionale europea, il patrocinio della Rappresentanza della Commissione europea di Milano, dell’Università di Torino, dell’Università della Valle d’Aosta, dell’Università del Piemonte Orientale, di Unioncamere Piemonte e di Confindustria Piemonte.

Informazioni dettagliate su programma, costi e iscrizioni sono disponibili  all’indirizzo: https://iuse.it/legal-business-skills-for-europe-2019/

Pma, Placido: "Quando la legge non basta a riconoscere i diritti"

“Ancora una volta in Italia per vedere riconosciuti ed applicati i propri diritti , in questo caso la PMA ( procreazione medicalmente assistita ) non basta una legge dello stato”. Questo il commento di Roberto Placido, già vicepresidente del Consiglio regionale del Piemonte, che ha organizzato a Torino una conferenza stampa sul delicato tema. La sua iniziativa ha sollecitato la Regione a intervenire. Così l’età limite nella nostra regione non sarà più 43 anni ma 46 come previsto a livello nazionale. Dunque si potrà ricorrere alla Procreazione medicalmente assistita per altri tre anni , decisione che sarà  ufficializzata prima della fine della legislatura, ha comunicato l’assessore alla Sanità Antonio Saitta. Del resto già succede  in Lombardia, in Emilia,Romagna in Veneto e in altre realtà territoriali dove le donne che vogliono servirsi della Pma possono farlo fino a 46 anni. Oggi Placido ha proposto le esperienze toccanti di alcune donne di  “Pma Piemonte” proprio per ottenere l’estensione della pratica,  pronte alla mobilitazione con gesti anche eclatanti se le promesse della Regione non dovessero tradursi in fatti concreti. “Ringrazio Denise Badagliacco , Stefania Bonagura e Simona Rotelli – commenta Placido – per l’impegno e la passione che ci mettono per mantenere viva la loro speranza e per darla anche a tante altre donne”.

Pma, Placido: “Quando la legge non basta a riconoscere i diritti”

“Ancora una volta in Italia per vedere riconosciuti ed applicati i propri diritti , in questo caso la PMA ( procreazione medicalmente assistita ) non basta una legge dello stato”. Questo il commento di Roberto Placido, già vicepresidente del Consiglio regionale del Piemonte, che ha organizzato a Torino una conferenza stampa sul delicato tema. La sua iniziativa ha sollecitato la Regione a intervenire. Così l’età limite nella nostra regione non sarà più 43 anni ma 46 come previsto a livello nazionale. Dunque si potrà ricorrere alla Procreazione medicalmente assistita per altri tre anni , decisione che sarà  ufficializzata prima della fine della legislatura, ha comunicato l’assessore alla Sanità Antonio Saitta. Del resto già succede  in Lombardia, in Emilia,Romagna in Veneto e in altre realtà territoriali dove le donne che vogliono servirsi della Pma possono farlo fino a 46 anni. Oggi Placido ha proposto le esperienze toccanti di alcune donne di  “Pma Piemonte” proprio per ottenere l’estensione della pratica,  pronte alla mobilitazione con gesti anche eclatanti se le promesse della Regione non dovessero tradursi in fatti concreti. “Ringrazio Denise Badagliacco , Stefania Bonagura e Simona Rotelli – commenta Placido – per l’impegno e la passione che ci mettono per mantenere viva la loro speranza e per darla anche a tante altre donne”.

Le scienziate dei dati

Anche l’Italia risponde alla chiamata di Women in Data Science. Martedì 5 marzo, dalle 9.30, alleOGR-Officine Grandi Riparazioni di Torino si svolgerà la seconda edizione di WiDS – Turin, unico appuntamento nazionale della conferenza globale ideata dall’università californiana di Stanford e dedicata alle donne che operano in uno dei settori chiave della ricerca contemporanea:la scienza dei dati
 

Organizzato in collaborazione dal laboratorio Data Science for Social Impact della Fondazione ISI di Torino e dalla Fondazione CRT-Cassa di Risparmio di Torino, l’evento, a ingresso libero,si rivolge a studenti, ricercatori, start up e si sviluppa nell’arco della mattinata, attraverso una serie di talk, approfondimenti e tavole rotonde. “Invited speakers” della conferenza saranno Maddalena Amoruso, responsabile Data Science presso Prometeia, e Viviana Patti, professore associato di Computer Science all’Università di Torino e fondatrice del Center for Logic, Language and Cognition dell’ateneo torinese, ai cui interventi seguirà un momento finale di discussione. 

Nata a novembre 2015 a Stanford, Women in Data Science è una conferenza globale che include decine di appuntamenti in tutto il mondo, su temi che spaziano dall’etica dei dati alla privacy, dalla cybersicurezza alla data visualization. L’edizione del 2019 (che a Stanford si terrà il 4 marzo) conta già l’adesione di oltre venti Paesi, per un totale di 45 eventi locali. WiDS – Turin, che nel 2018 si è svolta il 26 febbraio presso la sede della Fondazione ISI, quest’anno si trasferisce alle OGR, riqualificate dalla Fondazione CRT come nuovo hub dell’innovazione di respiro internazionale, con spazi per acceleratori di imprese, laboratori di ricerca e un centro sui Big Data. 

Ingresso libero  con  prenotazione obbligatoria  su  https://goo.gl/Rgvg7f 

Women in Data Science – Turin 
5 marzo 2019, OGR-Officine Grandi Riparazioni (Corso Castelfidardo 22, Torino). 

Programma: 
– ore 9.30: saluti e apertura lavori 
– ore 10: Maddalena Amoruso (keynote) 
– ore 11: Coffee Break 
– ore 11.30: Viviana Patti (keynote) 
– ore 12: discussione 
– ore 13.15: chiusura lavori