ECONOMIA E SOCIETA'- Pagina 511

Treni sicuri, la Polfer assiste i bambini delle scuole

Sempre più numerosi i dirigenti scolastici che nel periodo delle gite scolastiche si rivolgono alla Polfer per avere assistenza nelle delicate fasi di imbarco dei ragazzi sui treni: giovedì 49 tra alunni ed accompagnatori della scuola della Piccola Casa della Divina Provvidenza di Torino in viaggio verso Roma, poi due classi della Scuola Primaria Carducci di Alessandria che hanno partecipato alla “Marcia della Pace dei Bambini” nel centro di Torino. La Sezione di Alessandria ne ha curato l’imbarco in sicurezza e personale del Settore Operativo di Porta Nuova è stato pronto ad accoglierli all’arrivo in stazione a Torino.

Questo l’epilogo di un anno scolastico, il 2018/19, che ha visto un incremento dei servizi della Specialità a beneficio delle scuole, con progetti rodati come il Progetto “Train to be cool”, ideato dal Servizio Polizia Ferroviaria per sensibilizzare gli studenti in merito ai comportamenti corretti e improntati alla legalità da tenere in stazione e a bordo treno, magari adattando e sperimentando nuovi format per i bambini delle primarie come ad Alessandria, dove la Sezione Polfer ha tenuto tre giornate di formazione agli alunni di scuole primarie della provincia presso il cineteatro Ambra. Preziosa la collaborazione col Dopo Lavoro Ferroviario che ha messo a disposizione la propria sede e assicurato il trasporto gratuito dei bambini. Varie realtà alessandrine hanno contribuito agli eventi con donazioni di gadget, zainetti, cappellini e dolciumi distribuiti ai più piccoli.
La Polfer alessandrina ha privilegiato un approccio ludico, articolando il percorso formativo in tre moduli: “Sicurezza in ambito ferroviario”, “L’importanza di una mobilità ecosostenibile” e “Sicurezza attraverso conoscenza dei treni e del mondo ferroviario”.
Grande l’interesse nei piccoli sia nel vedere e commentare i video realizzati dal Servizio di Polizia Ferroviaria col contributo della Facoltà di Psicologia dell’Università di Roma, sia nelle escursioni in stazione, sui treni e negli uffici della Sezione di Polfer, dove i bambini hanno potuto vedere da vicino le attrezzature in uso alla Polizia di Stato come la macchina per i rilievi dattiloscopici, i palmari di servizio, i metal detector e le tenute per l’ordine pubblico.

I bambini hanno capito che non bisogna mai attraversare i binari e nemmeno i passaggi a livello quando le sbarre sono abbassate oppure in movimento, mai salire sul treno in corsa e mai usare telefoni cellulari, cuffiette o tablet in prossimità dei binari, senza parlare dei selfie estremi. Hanno imparato a rispettare la “linea gialla” e a capirne il significato. E’ stato spiegato loro che il Capotreno è la prima persona a cui rivolgersi quando si ha bisogno o si ha un problema sul treno e che è lì per aiutare i passeggeri e, se serve, per attivare la Polfer.
Le scuole dell’alessandrino coinvolte, divise per le singole giornate e il numero di bambini e insegnanti che hanno partecipato, per un totale di 460, sono:
– 13.03.2019 Plessi Ferrero, Bovio, De Amicis e Rattazzi con 197 partecipanti;
– 27.03.2019 Plessi Zanzi e Carducci con 152 partecipanti;
– 04.04.2019 Plessi Angelo Custode, Villagio Europa e Felizzano con 111 partecipanti.

Verso il matrimonio Fca – Renault

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Dopo che Fca ha presentato una proposta per una fusione con il gruppo Renault allo scopo di  creare uno dei principali gruppi automobilistici al mondo, le borse hanno reagito positivamente. La società che deriverà dalla fusione sarà  per il 50% degli azionisti di Fca e per il 50%  di Groupe Renault. Si tratterà di una  governance paritetica con una maggioranza di consiglieri indipendenti. La proposta di  Fca è stata formulata attraverso  una lettera non vincolante inviata a Renault.

AIDDA Piemonte si impegna per l’education

Laura Milani “Donna di Eccellenza 2019” la proposta di un tavolo di lavoro sull’istruzione

La festa che ha visto riunite a Palazzo Madama più di 100 rappresentanti dell’imprenditoria femminile italiana è stata l’occasione per AIDDA, Associazione Imprenditrici Donne Dirigenti d’Azienza, di avviare un nuovo progetto proposto da Laura Milani in occasione della premiazione come Donna di Eccellenza 2019.

Vorrei andare oltre i più sentiti ringraziamenti. In considerazione di una motivata attenzione verso il livello e il futuro dell’education in italia, il mio pensiero in relazione al conferimento del Premio si traduce nella proposta di un nuovo progetto nazionale sull’education. – spiega Laura Milani – In analogia con quanto istituito dal Ministro Bonisoli sulle politiche di sostegno e sviluppo del design italiano e su altri temi portanti del mondo della cultura italiana, propongo la creazione di un tavolo sull’istruzione che si ponga come obiettivo la realizzazione di un piano strategico a breve, medio e lungo termine. Naturalmente mi rendo disponibile a coordinarlo e chiamando a raccolta le più interessanti menti Italiane e internazionali

L’iniziativa sarà presentata a tutte le socie AIDDA con l’appoggio della Presidente Nazionale Claudia Torlasco e delle Presidenti di delegazione per arrivare a perfezionare un piano di lavoro nel quale coinvolgere anche gli stakeholder del mondo industriale.

Marisa Delgrosso, presidente di AIDDA Piemonte motiva così la nuova iniziativa “Accogliere un progetto che possa coinvolgere le socie di tutta Italia sul fronte del tema dell’education, che sta alla base del vero sviluppo sociale ed economico del Paese, coincide con l’impegno di portare avanti proposte coerenti con la nostra mission, perché ricordo che AIDDA è la prima Associazione italiana nata con lo specifico obiettivo di valorizzare e sostenere le donne che assumono ruoli di responsabilità nella struttura economica italiana.”

Il tema dell’istruzione come motore di sviluppo è infatti già stato affrontato anche dalle rappresentanti AIDDA che hanno partecipato al W20 di Buoenos Aires, tavolo preparatorio che ha fissato gli impegni che i paesi che partecipano al G20 devono assumere per sostenere la parità di genere.

PREMIO DONNA D’ECCELLENZA AIDDA PIEMONTE

Laura Milani, CEO e Direttore IAAD, Founder de La Scuola Possibile, membro del Comitato di Indirizzo della Fondazione per l’Architettura di Torino e membro della Commissione di studio del MiBAC per l’individuazione di politiche pubbliche di supporto e sviluppo del design.

La motivazione di Eccellenza attribuita dalla giuria del Premio riguarda la capacità dimostrata da Laura Milani nel sostenere l’education come motore di crescita e sviluppo con azioni imprenditoriali che hanno come obiettivo l’innovazione dei modelli, dei processi e dei sistemi.

AIDDA, Associazione Imprenditrici Donne Dirigenti d’Azienza, è la prima associazione italiana nata con lo specifico obiettivo di valorizzare e sostenere l’imprenditoria al femminile, il ruolo delle donne manager e delle professioniste. Fondata nel 1961 a Torino, è il più autorevole Sono iscritte ad AIDDA circa 900 imprenditrici, professioniste e manager che sviluppano 500 milioni di fatturato.

 

Il tour della decrescita

Dopo il successo dei primi tre Bike Tour nel Centro e nel Sud Italia, quest’anno il Movimento per la Decrescita Felice si sposta più a Nord: dal 26 maggio al 2 giugno la comitiva MDF di una quarantina di ciclisti viaggerà dalla Val Susa a Savona, dove il 1° giugno in occasione della Giornata Mondiale della Decrescita ci saluteremo con un grande evento. In mezzo varie tappe e tanti incontri: a Venaus conosceremo il Movimento NO Tav,a Torino saremo ospiti della Cavallerizza Reale, conosceremo il progetto del panificio cooperativo Panacea, e poi ancora Alba e Millesimo, per conoscere alcune tra le realtà italiane più resistenti e resilienti che, dal basso, si battono per il cambiamento, la sostenibilità e il futuro di tutti noi.

 

Viaggiare lento e a basso impatto ambientale, riscoprire antichi borghi, tradizioni, culture e colture, diffondere l’eco-turismo, la mobilità sostenibile, il viaggio come momento di conoscenza, incontro e scoperta, sono solo alcuni dei temi che si affronteranno durante questo cammino e di cui ci si farà promotori. Durante i chilometri percorsi si avrà la possibilità di ammirare bellissimi paesaggi, visitare piccoli borghi nascosti, incontrare persone del luogo e approfondire le conoscenze attraverso workshop, conferenze, aperitivi e spettacoli teatrali.

 

Come da tradizione al fianco di MDF c’è Altri Mondi Bike Tour, una banda di artisti/ciclisti che gira l’Italia che resiste, che risponde ai conflitti ambientali, che tutela le proprie bellezze naturali, portando con sè il loro spettacolo di divulgazione scientifica giocosa sull’intelligenza delle piante, società e comportamenti degli animali e ipotesi di vita su altri pianeti. Uno spettacolo sulla sostenibilità ambientale per avere un altro punto di vista sul Pianeta e sull’Umanità. 

 

Oltre a Altri Mondi Bike Tour ancora una volta ci sarà ènostra, fornitore elettrico cooperativo, a finalità non lucrativa, che vende ai propri soci solo elettricità rinnovabile proveniente da impianti sostenibili, fotovoltaici, eolici e idroelettrici con garanzia d’origine, prediligendo realtà di produzione legate alle comunità locali e favorendo la crescita della quota di energia da fonti rinnovabili. E poi ancora: L’Alveare che dice Sì! un progetto di filiera corta basato sull’economia partecipativa in cui si privilegia l’incontro tra consumatori responsabili e produttori informati, al fine di ridurre al minimo gli sprechi e favorire scambi diretti, prodotti locali, entrate dignitose per chi produce, prodotti di qualità per chi acquista. Ma soprattutto: rapporti di conoscenza e fiducia.

Ultimo, ma non ultimo, Italia che cambia, un viaggio, un sito, un racconto reale e virtuale nato per incontrare e conoscere chi ha preso la propria vita in mano, senza aspettare che qualcuno agisse al suo posto.

 

“Insomma, più che partner parliamo di amici, compagni di viaggio, – dicono i promotori – in linea con tutto ciò che il Movimento della Decrescita Felice da sempre afferma e pratica: la consapevolezza che il cambiamento sia quotidiano e personale e che la rivoluzione più importante sia quella che ha inizio nelle proprie abitudini, negli stili di vita, nei consumi sobri e nel piacere della condivisione”. 

 

Resuscitation Trolley in dono al sant'Anna

L’apparecchiatura è stata acquistata dal Distretto Rotary 2031 con il ricavato dello spettacolo di beneficenza andato in scena nel mese di ottobre al Teatro Alfieri di Torino

Il Resuscitation Trolley – come ha spiegato il Direttore del reparto di Neonatologia dott. Daniele Farina –  è un prodotto semplice ma molto utile, che permette di avere a disposizione un set completo di strumenti per il primo soccorso di neonati con distress respiratori.

Un regalo alla sanità torinese – dichiara Riccardo Petrignani, Presidente del Rotary Club Torino Ovest – e ad un ospedale che rappresenta una vera e propria eccellenza in Italia. Un piccolo gesto concreto che testimonia l’impegno costante del Rotary, che contribuisce con i propri interventi ad aiutare il territorio ed i suoi molteplici bisogni”.

500 studenti rivolesi sono "alpini a scuola"

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In occasione della chiusura del progetto ‘Alpini a scuola’, patrocinato dall’Associazione nazionale alpini e dal Comune di Rivoli circa 500 studenti delle scuole primarie ‘Disney’, ‘Don Milani’, ‘Vittorino da Feltre’, ‘Perone’, ‘Gozzano’, e ‘Casa del sole’ sono stati ospiti del reggimento logistico Taurinense alla caserma Ceccaroni
Accolte dal comandante del reggimento, colonnello Giulio Arseni che li ha accompagnati ad una mostra statica di mezzi e materiali gli alunni hanno assistito ad una dimostrazione pratica di tecniche militari, visitando anche nei sotterranei della caserme le celle dove vennero imprigionati alcuni combattenti durante la guerra di Liberazione. Il progetto, alla sua seconda edizione, si è concluso con una cerimonia che ha visto la partecipazione del generale di corpo d’Armata Claudio Berto, comandante delle truppe alpine, e del sindaco di Rivoli Claudio Dessì. Nel sottolineare la validità del progetto il colonnello Arseni ha ricordato come “l’entusiasmo ed il coinvolgimento nel progetto siano stati confermati dalla crescita esponenziale delle adesione da parte degli istituti scolastici locali, segno evidente di quanto profondo sia il legame tra i militari della Ceccaroni e la cittadinanza locale”.

 

Più commercialisti negli ultimi 10 anni

Rapporto 2019 Albo dei Dottori Commercialisti e degli esperti Contabili. Una professione che si tinge di rosa: dei 6.616 iscritti, il 39,6% sono donne ( nel 2008 erano il 34%)

Piemonte: i commercialisti aumentano dell’1,2% (raggiungendo le 6.616  unità) rispetto all’anno scorso ma complessivamente crescono dell’8% nell’ultimo decennio (erano 6.128 nel 2008). Il dato emerge dal Rapporto 2019 sull’Albo dei Dottori Commercialisti e degli esperti Contabili pubblicato dal Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili e dalla Fondazione Nazionale dei Commercialisti. Dal rapporto risulta come a livello anagrafico le quote rosa rappresentino il 39,6% del totale, in aumento dal 2008 dove erano il 34%. I neo iscritti nell’ultimo anno sono 176, mentre gli under 40 coprono il 19% del totale. Il reddito medio è di 71.407 euro in calo dell0 0,4% e di gran lunga superiore al dato italiano pari a 59.429euro. A livello nazionale l’anno scorso, gli iscritti all’Albo dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili sono aumentati di 306 unità pari ad una crescita percentuale dello 0,3% sul 2017, il più basso tasso di crescita dal 2008. In undici anni, gli iscritti all’Albo sono aumentati di 11.140 unità, +10,4% sul 2008. Nello stesso periodo, la popolazione italiana è aumentata dello 0,6%, mentre l’occupazione è diminuita dello 0,1% e le imprese attive sono diminuite del 3,2%. Ciò ha determinato un calo significativo del rapporto tra la popolazione e gli iscritti, passato in undici anni da 555 a 510 e del rapporto tra le imprese attive e gli iscritti che nello stesso periodo è passato da 50 a 43. Prosegue il calo degli iscritti negli Ordini territoriali del Sud Italia che dopo il -0,2% del 2017, nel 2018 fanno registrare un -0,3%. Per la prima volta, il calo interessa anche la Campania (-0,1%) dopo che già la Calabria e la Puglia erano entrate in negativo nel 2017 e nel 2018 registrano un calo dello 0,5%. La presenza di donne negli Ordini territoriali dei Commercialisti è piuttosto variabile e tende ad essere più elevata negli Ordini del Nord. In particolare, nel Nord-est raggiunge il 36,1% con una punta del 41% in Emilia-Romagna. Nel Sud la quota di donne scende al 30,2% con il valore più basso in Campania (26,3%). Analogamente per i giovani, nel Nord si registrano livelli più elevati (20,5%) rispetto al Sud (16,8%).  Nel 2018, il trend dei praticanti, contrariamente al 2017, è positivo al Nord (+2,4%) e negativo al Sud (-2,7%) ed è molto positivo al Centro (+5,3%). Il rapporto integrale e la scheda di sintesi sono disponibili online sul sito della Fondazione Nazionale dei Commercialisti

 

(www.fondazionenazionalecommercialisti.it).

Studenti piemontesi a Praga e Terezìn

Venticinque studentesse e studenti piemontesi, accompagnati da cinque docenti e da uno degli esperti degli Istituti storici della Resistenza del Piemonte parteciperanno dal 30 maggio al 2 giugno al viaggio studio  a Praga, capitale della Repubblica Ceca, e al lager di Terezìn. Il viaggio in questi luoghi della memoria è riservato agli studenti vincitori della 38° edizione del progetto di Storia Contemporanea, promosso dal Comitato Resistenza e Costituzione del Consiglio regionale del Piemonte, in collaborazione con l’Ufficio Scolastico regionale.

Praga, una città mai uguale a se stessa
Praga si specchia, da più di dieci secoli, nelle acque della Moldava, dominata dal Castello (Pražský hrad), la più grande fortezza medievale esistente, oltre che simbolo emblematico del grande passato storico, culturale e sociale della capitale. Il centro storico della città è formato da sei quartieri che, in passato, erano città indipendenti e che vennero unificate nel Settecento: Staré Mesto, cioè la Città Vecchia, Josefov, il quartiere ebraico che, attualmente, fa parte della Città Vecchia, Nové Mesto, cioè la Città Nuova, Malá Strana, cioè la Parte Piccola, Hradcany, ossia il quartiere Novy Svet, e Vysehrad. La capitale boema esercita un fascino del tutto particolare, ed è facile rimanere colpiti dalla sua atmosfera, dalle vie strette e dai ponti, da palazzi e chiese, dalle statue. Dal Ponte Carlo, vecchio ormai di quasi sette secoli e lungo mezzo chilometro tra la città vecchia e Malà Strana, con i suoi “protettori di pietra”, fino alla Torre dell’Orologio, all’isola di Kampa, alla via dell’Oro (Zlatá ulička), dove vivevano, all’epoca di Rodolfo II, gli alchimisti, segregati nelle piccole casette (Puppenhaus). La leggenda più nota è quella del Rabbino Loew e del suo Golem. Si racconta che Rabbi Jehuda ben Bezalel, nel ‘500, creò un gigante di argilla destinato a difendere gli ebrei dalle persecuzioni. Praga è così: mai uguale a se stesse, sfuggendo a qualsiasi etichetta e definizione, si presenta immobile, vorticosa e originale.

Le tombe all’ombra dei sambuchi

Il vecchio cimitero ebraico di Praga (in ceco Starý Židovský Hřbitov), fondato nel 1439, è uno dei più celebri in Europa. Per oltre tre secoli, a partire dal Quattrocento, a fianco della vecchia sinagoga è stato l’unico luogo dove gli ebrei di Praga potevano seppellire i loro morti. Le dimensioni sono rimaste all’incirca quelle medievali e, nel tempo, si è sopperito alla mancanza di spazio sovrapponendo le tombe, perché il cimitero non poteva espandersi fuori dal perimetro esistente. In alcuni punti sono stati creati fino a nove strati di sepolture diverse. L’affastellarsi delle lapidi, l’una contro l’altra, il silenzio assoluto del luogo, la penombra creata dalle fronde degli alti sambuchi che crescono nel cimitero, danno a questo luogo un’aura spettrale. Le tombe consistono in lapidi di arenaria o di marmo, piantate nella terra. Solo dai disegni simbolici si può intuire la professione o le qualità del defunto: forbici per sarti, pinzette per i medici, mani che benedicono per i sacerdoti e così via. Si contano circa dodicimila lapidi, ma si ritiene che vi siano sepolti oltre centomila ebrei. La tomba più antica è quella di Avigdor Kara e risale al 1439, mentre l’ultima è quella di Moses Beck del 1787. Durante l’occupazione tedesca, il cimitero fu risparmiato: le autorità occupanti del Terzo Reich decisero che sarebbe rimasto “a testimonianza di un popolo estinto”.
La persecuzione nazista
Nel quartiere ebraico di Praga, Josefov, ci sono sette sinagoghe. Nella sinagoga Pinkas è collocato ilMonumento agli Ebrei Boemi e Moravi, vittime delle persecuzioni naziste. Furono 80 mila quelli trucidati nei campi di sterminio i cui nomi sono stati scritti tutti a mano lungo le pareti del museo. La Pinkasova è la seconda più antica del ghetto e, oggi, è un luogo aperto al pubblico dedicato ai 77.297 ebrei di Boemia e Moravia, vittime dell’Olocausto. Al primo piano della sinagoga si può visitare l’esposizione dei Disegni dei bambini di Terezín 1942–44, una delle testimonianze più toccanti e agghiaccianti della vita dei piccoli all’interno del lager di Terezìn.

Terezìn, la “città di Teresa
Terezìn  si trova ad una sessantina di chilometri a nordovest di Praga. Nell’arco di un decennio, tra il 1780 ed il 1790,  l’imperatore d’Austria Giuseppe II fece edificare questa “città di guerra” proprio al centro della Boemia. La città prese il nome di Theresienstadt (in ceco, appunto, Terezìn), ovvero la “città di Teresa“, in onore  della madre, l’imperatrice Maria Teresa d’Austria. Il profilo era quello di una città militare, divisa in due parti ( la “piccola” e la “grande” fortezza), progettata allo scopo di difendere Praga da attacchi provenienti da nord, edificata alla confluenza dell’Ohře (Eger in tedesco) con l’Elba, uno dei fiumi più lunghi dell’Europa centrale. Il punto prescelto era all’altezza della divisione in due rami dell’ Ohře.

Le due fortezze

Lungo il ramo più a occidente venne costruita la fortezza più grande e più munita. Lungo il ramo orientale, quella più piccola. La distanza tra le due è di circa un chilometro. Questo sistema difensivo poteva ospitare una popolazione di sei-settemila persone, compresa la guarnigione. Il ruolo militare di Terezìn era in funzione antiprussiana. Le lotte tra l’Austria e la Prussia di Federico II avevano insegnato che era cosa saggia, oltre che prudente, proteggere adeguatamente la capitale della Boemia. Però, nonostante la minaccia prussiana, rimase una città militare per meno di un secolo e non fu mai al centro di combattimenti. Così, nel 1882, fu abbandonata come sede di guarnigione e la piccola fortezza a oriente venne adibita a carcere per prigionieri particolarmente pericolosi, come Gavrilo Princip, che uccise  l’arciduca Francesco Ferdinando d’Austria e sua moglie il 28 giugno 1914 a Sarajevo, accendendo la scintilla che portò allo scoppio della Prima Guerra Mondiale.Sul muro della cella numero 1 della “piccola fortezza” di Terezìn, tracciati sull’intonaco, vennero trovati gli ultimi versi di Gavrilo Princip: “Emigreranno a Vienna i nostri spettri e là si aggireranno nel Palazzo a incutere sgomento nei sovrani”.

Tra una guerra e l’altra

La regione di Theresienstadt/Terezìn, quella dei Sudeti, era da molti secoli abitata, prevalentemente, da popolazioni di etnia e lingua tedesca, pur trovandosi in territorio boemo. Dopo l’anschluss dell’Austria nel marzo del ’38, Hitler annesse anche la regione dei Sudeti nell’ottobre dello stesso anno, dopo aver ottenuto il consenso dei governi inglese e francese (ma non di quello cecoslovacco) alla Conferenza di Monaco. Così, nel 1940, la Gestapo iniziò la costruzione di un enorme ghetto nella fortezza, facendone un campo di lavoro forzato.
Da Terezìn alle camere a gas di Auschwitz
Nel periodo in cui durò il ghetto – dal 24 novembre 1941 fino alla liberazione avvenuta l’8 maggio 1945 – passarono di qui 140 mila prigionieri. Proprio a Terezìn perirono circa 35 mila detenuti. Degli 87 mila prigionieri deportati a Est, dopo la guerra fecero ritorno solo 3.097 persone. Fra i prigionieri del ghetto di Terezìn ci furono all’incirca 15 mila bambini, compresi i neonati. Erano, in prevalenza, bambini degli ebrei cechi, deportati a Terezìn insieme ai genitori. La maggior parte di loro morì nel corso del 1944 nelle camere a gas di Auschwitz. Dopo la guerra non ne ritornò nemmeno un centinaio e di questi nessuno aveva meno di quattordici anni. I bambini sopportarono il destino del campo di concentramento insieme agli altri prigionieri di Terezìn.
Fame, miseria e sofferenza
Dapprima i ragazzi e le ragazze che avevano meno di dodici anni abitavano nei baraccamenti insieme alle donne; i ragazzi più grandi stavano con gli uomini. Tutti i bambini soffrirono con gli altri le misere condizioni igieniche e abitative e la fame. Soffrirono anche per il distacco dalle famiglie e per il fatto di non poter vivere e divertirsi come avrebbe richiesto la loro età. Per un certo periodo i prigionieri adulti riuscirono ad alleviare le condizioni di vita dei ragazzi facendo sì che venissero concentrati nelle case per i bambini. La permanenza nel collettivo infantile alleviò in pare, specialmente sotto l’aspetto psichico, l’amara sorte dei piccoli prigionieri.
La scuola del ghetto
Nelle case operarono educatori e insegnanti prigionieri che riuscirono, nonostante le infinite difficoltà e nel quadro di limitate possibilità, a organizzare per i bambini una vita giornaliera e perfino l’insegnamento clandestino. Sotto la guida degli educatori i bambini frequentavano le lezioni e partecipavano a molte iniziative culturali preparate dai detenuti. E non furono solo auditori: molti di essi divennero attivi partecipanti a questi avvenimenti, fondarono circoli di recitazione e di canto, facevano teatro per i bambini. I bambini di Terezìn scrivevano soprattutto poesie. Una parte di questa eredità letteraria si è conservata.
L’Olocausto con gli occhi dell’innocenza
L’educazione figurativa veniva organizzata nelle case dei bambini secondo un piano preciso. Le ore di disegno erano dirette dall’artista Friedl Dicker Brandejsovà. Il complesso dei disegni che si è riusciti a salvare e che fanno parte delle collezioni del Museo statale ebraico di Praga, comprende circa 4.000 disegni. I loro autori sono in gran parte bambini dai 10 ai 14 anni che utilizzavano le più svariati tipologie della pessima carta di guerra, quello che riuscivano a trovare, spesso utilizzando i formulari già stampati di Terezìn, le carte assorbenti. Per il lavoro figurativo i sussidi a disposizione non bastavano e i bambini dovevano prestarseli a vicenda.

Dalle farfalle alle esecuzioni
I disegni si possono suddividere in due gruppi: da una parte i disegni sul passato, sui ricordi dell’infanzia perduta. In questa categoria si collocano le raffigurazioni di giocattoli, di piatti pieni di cose da mangiare e della casa perduta, i disegni e i dipinti di prati pieni di fiori e farfalle, motivi fiabeschi e giochi per bambini. La collezione comprende, in prevalenza, questa tipologia di disegni. Il secondo gruppo, invece, è formato da disegni sul ghetto di Terezìn. Raffigurano la cruda realtà nella quale i piccoli erano costretti a vivere. Si vedono raffigurate le caserme di Terezìn, i blocchi e le strade, i baraccamenti con i letti a tre piani, i guardiani. Ma i bambini disegnavano anche i malati, l’ospedale, il trasporto, il funerale o un’esecuzione.
Credevano in un domani migliore
Nonostante tutto, però, i piccoli di Terezìn credevano in un domani migliore. Espressero questa loro speranza in alcuni disegni nei quali hanno raffigurato il ritorno a casa. In questi fogli c’è di solito la firma del bambino, talvolta la data di nascita e di deportazione a Terezìn e da Terezìn. La data di deportazione da Terezìn è anche, in genere, l’ultima notizia rimasta del bambino. Questo è tutto quello che sappiano sugli autori dei disegni, ex prigionieri bambini del ghetto nazista di Terezìn. La maggioranza dei bambini di Terezìn morì. Ma è rimasto il loro lascito letterario e figurativo che a noi parla delle sofferenze e delle speranze perdute.

Piazza San Venceslao, simbolo dell’indipendenza

A Praga è d’obbligo una visita alla piazza di San Venceslao. La Vaclavské, come la chiamano i praghesi, è un luogo alquanto anomalo. Più che una piazza vera e propria è un largo viale lungo 750 metri nel cuore di Nové Město, la città nuova. Piazza San Venceslao, i Piccoli Champs-Élysées, rappresenta il simbolo dell’identità praghese e ceca da quando, nel 1848, durante i moti rivoluzionari, venne chiamata così. Nel 1918 fu da qui che partirono le rivolte antiasburgiche a favore dell’indipendenza nazionale, dichiarata il 28 ottobre dello stesso anno. E fu lì che, nell’agosto del 1968 i praghesi protestarono contro l’invasione dei carri armati sovietici venuti a stroncare la Primavera di Praga, l’esperimento di “socialismo dal volto umano” (in pratica una vera e propria liberalizzazione e democratizzazione della vita politica) portata avanti dai dirigenti comunisti di quel paese guidati da Alexander Dubček. Alla mente ritorna una delle più belle canzoni di Francesco Guccini: “Di antichi fasti la piazza vestita, grigia guardava la nuova sua vita: come ogni giorno la notte arrivava, frasi consuete sui muri di Praga. Ma poi la piazza fermò la sua vita e breve ebbe un grido la folla smarrita, quando la fiamma violenta ed atroce, spezzò gridando ogni suono di voce”. La fiamma è quella che, la sera del 16 gennaio 1969, trasformò in una torcia umana il corpo di un giovane studente di filosofia praghese, il ventenne Jan Palach. Il suo sacrificio fu un gesto di libertà, un grido contro tutte le tirannie.

Il “testamento” di Jan Palach

Jan Palach scrisse suo quaderno quello che può essere definito, a tutti gli effetti, il suo testamento politico. Vi si può leggere: “Poiché i nostri popoli sono sull’orlo della disperazione e della rassegnazione, abbiamo deciso di esprimere la nostra protesta e di scuotere la coscienza del popolo. Il nostro gruppo è costituito da volontari, pronti a bruciarsi per la nostra causa. Poiché ho avuto l’onore di estrarre il numero 1, è mio diritto scrivere la prima lettera ed essere la prima torcia umana. Noi esigiamo l’abolizione della censura e la proibizione di Zparvy (il giornale delle forze d’occupazione sovietiche). Se le nostre richieste non saranno esaudite entro cinque giorni, il 21 gennaio 1969, e se il nostro popolo non darà un sostegno sufficiente a quelle richieste, con uno sciopero generale e illimitato, una nuova torcia s’infiammerà“. Il gesto di Jan Palach non rimase isolato: almeno altri sette studenti, tra i quali il suo amico Jan Zajíc (la “torcia numero due”), seguirono il suo esempio.
“..la città intera che lo accompagnava”
Il funerale di Jan Palach (che venne poi sepolto nel cimitero di Olšany) fu programmato per domenica 25 gennaio 1969. L’organizzazione fu curata dall’Unione degli studenti di Boemia e Moravia. Vi parteciparono circa seicentomila persone, arrivate da tutto il paese, in silenzio, proprio come racconta la già citata canzone di Guccini (“dimmi chi era che il corpo portava, la città intera che lo accompagnava: la città intera che muta lanciava una speranza nel cielo di Praga”). Quel giorno, in una Praga plumbea,   scrisse Enzo Bettiza sul Corriere della Sera “il suono delle sirene a mezzogiorno e il rintocco delle campane trasformano l’intera città in un «paesaggio pietrificato», dove tutti rimangono fermi e silenziosi per cinque minuti”. Il monumento in sua memoria (e di Jan Zajíc ) è poco visibile. Si trova a pochi metri dalla fontana davanti all’edificio del Museo Nazionale ed è stato realizzato in forma orizzontale. Dal lastricato del marciapiede emergono due bassi tumuli circolari collegati da una croce di bronzo (che simboleggia allo stesso tempo un corpo e una torcia umana). La posizione della croce indica la direzione in cui Jan Palach cadde a terra. Sul braccio sinistro della croce si leggono i nomi di Jan Palach e Jan Zajíc con le rispettive date di nascita e morte. Entrambi, e prima di loro, gli insorti di Budapest nel 1956, furono i primi caduti per la nuova Europa. Ci vollero vent’anni prima che il Paese riconquistasse, pienamente, indipendenza e libertà, fino al novembre del 1989, quando si avviò la “rivoluzione di velluto” che, in breve, rovesciò il regime cecoslovacco e filosovietico di Gustáv Husák ed elesse presidente della Repubblica lo scrittore e drammaturgo Václav Havel, mentre Dubček fu acclamato, riabilitato ed eletto presidente del Parlamento.
Marco Travaglini
 

Una merenda per… la favola di Marco

Marco è un bimbo dolcissimo, nato il 25 dicembre 2008, affetto da una grave malattia genetica ad oggi unico caso al mondo, talmente rara da non avere un nome ma un codice 1q41.12. La malattia gli ha provocato una grave malformazione celebralerenale e di tutto l’apparato urinario e per questo motivo ha già subito numerosi interventi. La malformazione celebrale interessa zone importanti del cervello. Non produce gli ormoni vitali per l’organismo, non controlla la fame, il sonno, la temperatura corporea, la circolazione del sangue. Una semplice influenza può rivelarsi per lui molto pericolosa e per questo si è costretti a triplicare la dose di farmaci che normalmente assume. A causa di un prolasso neurologico alla gola, non riesce a respirare bene durante il sonno e per questo ogni notte usa una maschera per la ventilazione. Nonostante tutto però Marco è un bimbo felice, sempre pronto a donarti un sorriso… come nelle migliori favole.

Una giornata dedicata alla bioeconomia

In occasione del Bioeconomy Day, istituito a livello nazionale, domani giovedì 23 maggio a partire dalle 9, Environment Park ospiterà una evento aperto a tutti, dalle aziende alle scuole, dagli addetti ai lavori alle famiglie, per raccontare i casi virtuosi e le iniziative di bioeconomia e dell’economia circolare realizzati dalle imprese del territorio piemontese.

Un vero e proprio approfondimento che coinvolgerà istituzioni, università e imprese finalizzato a comprendere attualità e prospettive di un settore sempre più strategico per il futuro del nostro paese.

Insieme ai progetti più innovativi sviluppati dalle singole realtà sarà anche l’occasione per discutere sulle attuali barriere normative nell’applicazione della bioeconomia e dell’economia circolare.

Il pomeriggio sarà anche un momento di incontro per i nuovi progetti approvati sulla piattaforma bioeconomia Regione Piemonte mentre i partecipanti interessati potranno visitare alcune imprese piemontesi che lavorano sulle Bioeconomia come Environment Park, Reynaldi, Asja Ambiente e Almabamboo.

Per informazioni sul programma www.envipark.com