ECONOMIA E SOCIETA'- Pagina 468

Allontanamento zero, la Regione incontra l’Università

Una delegazione di rappresentanti del mondo accademico torinese, promotrice del Comitato che contesta il disegno di legge sull’Allontamento zero, è stata ricevuta questa mattina dall’assessore alle Politiche della Famiglia e dei Bambini, Chiara Caucino

“Le porte del mio assessorato sono sempre aperte all’ascolto e oggi mi sono resa disponibile ad un dialogo rispettoso dei ruoli. Sono profondamente rammaricata, però, che l’incontro con il mondo accademico sia avvenuto solo ora e dopo le numerose polemiche che si rincorrono da mesi sui media.

L’obiettivo del provvedimento è l’esclusiva tutela dei minori e lo ribadisco in primis proprio come madre”. Nel corso dell’incontro la delegazione, rappresentata dal vice rettore alla Ricerca e direttore del Dipartimento di studi storici dell’Università di Torino, Gianluca Cuniberti, ha espresso le motivazioni di disaccordo su alcune linee d’intervento del progetto di legge.“Non arretreremo rispetto a quanto già presentato e approvato dalla Giunta – ha sottolineato Caucino – ma siamo disponibili a cercare di migliorare un sistema che, ad oggi, presenta evidenti lacune. Non dobbiamo mettere sul tavolo di lavoro differenze politiche ma tutelare i bambini e la loro crescita all’interno della famiglia di origine, laddove possibile. Solo così scongiureremo traumi inutili di cui, ogni giorno, sentiamo parlare sui quotidiani, intervenendo anche a sostegno dei genitori eviteremo poi l’allontanamento, favorendo la famiglia e valutando il distacco dal nucleo originario come ultima possibilità”.Per l’Università degli Studi di Torino, all’incontro, hanno partecipato i docenti: Paola Ricchiardi, Cecilia Marchisio, Isabella Pescaramona, Gallina Adelaide, Paola Molina Franco Prina, Marilena Dellavalle e Paolo Bianchini.

dr – Regione Piemonte

Contro lo smog si lavano le strade

Amiat, società del Gruppo Iren, ha avviato ieri un piano straordinario di lavaggi stradali per verificare gli eventuali effetti sulla presenza di polveri nell’aria. Privilegiate al momento le arterie principali, i percorsi di grande viabilità

L’intervento è iniziato ora grazie alle temperature più miti, evitando in questo modo che l’acqua riversata in strada si trasformi in ghiaccio, e proseguirà compatibilmente con le temperature e con le condizioni meteo. Per evitare il sollevamento di grandi masse di polvere gli operatori Amiat non utilizzeranno nei prossimi giorni, per la raccolta di foglie secche, i soffioni il cui uso sarà limitato ai mercati, dove peraltro il lavaggio del suolo è frequente, e in pochi altri casi eccezionali.

“Effettuiamo questo servizio pur consapevoli che potrà limitare la risospensione delle polveri sottili in misura assai ridotta, come già riscontrato in precedenti sperimentazioni. Ogni azione rivolta alla riduzione delle polveri è comunque utile, ma è necessario che ciascuno di noi contribuisca con le proprie scelte e possibilità cambiando qualcosa nel proprio stile di vita e collaborando alla riduzione delle emissioni”. Lo ha affermato l’assessore all’Ambiente della Città di Torino Alberto Unia.

(mm – Città di Torino)

Un confronto tra Regione e Poste

La Giunta regionale ha avviato un confronto con Poste Italiane per risolvere i problemi sul territorio piemontese: si valuterà anche il funzionamento del protocollo d’intesa siglato nel 2017 e recentemente scaduto, con la proposta d’un nuovo schema di collaborazione. Lo ha annunciato  il vicepresidente della Giunta Fabio Carosso rispondendo in Aula all’interrogazione del consigliere Raffaele Gallo (Pd) in merito alla chiusura di uffici postali in Piemonte.

L’interrogazione nasce dalla decisione di Poste Italiane di chiudere alcuni uffici postali – tra gli ultimi quelli di Mirafiori Sud, Barriera di Milano e Pilone e Pilonetto a Torino – di limitare gli orari e i giorni di apertura previsti dal piano nazionale e dall’osservazione di alcuni disservizi vissuti dagli utenti come un segnale di abbandono dei territori.

“Poste Italiane – ha osservato l’assessore – sta sviluppando un piano di riorganizzazione delle proprie attività sulla base di un progetto elaborato da alcuni anni, che fa leva su un più forte utilizzo delle tecnologie informatiche e una ‘riorganizzazione’ della presenza sul territorio che ha creato ed evidenziato varie criticità nell’erogazione dei servizi sul territorio”.

Regioni ed enti locali hanno più volte tentato di svolgere un ruolo attivo nell’ambito del Contratto di programma 2015-2019 tra Ministero dello Sviluppo e Poste Italiana e il Piemonte ha sottoscritto, nel gennaio 2017, un Protocollo d’intesa tra Regione, Anci Piemonte e Poste Italiane.

“Con il protocollo – ha aggiunto – è stato istituito un gruppo di lavoro con il compito di esplorare e attivare un’offerta di nuovi servizi da parte di Poste Italiane agli enti locali, alle istituzioni pubbliche e ai cittadini piemontesi, di esaminare i piani di razionalizzazione degli uffici postali e di concordare progetti per migliorare la qualità dei servizi già offerti ai cittadini”.

L’assessore alle Infrastrutture Marco Gabusi ha invece risposto all’interrogazione del consigliere Domenico Rossi (Pd) in merito alla realizzazione della tratta Masserano-Ghemme della Pedemontana piemontese. L’assessore ha ribadito che “la Giunta sta facendo un pressing incessante sul Governo affinché si sblocchino i fondi e si possa iniziare a pensare ai cantieri, che rappresentano anche una fonte di occupazione immediata”.

“Stop Bullying 2.0”, contro bullismo e cyber-bullismo

Con la peer education e lo storytelling, in collaborazione con l’ Istituto Alfred Adler

 

“Stop Bullying 2.0” è il titolo del progetto che viene implementato dall’Istituto di Psicologia Individuale Alfred Adler di Torino su incarico di SIPEA (Società Italiana di Psicologia Educazione e Arti terapie), e finanziato dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali. SIPEA, con il partner CSEN, da anni si occupa di educazione giovanile, rivolta alla prevenzione dei fenomeni di bullismo e cyber-bullismo diffusi tra i bambini ed i ragazzi dagli 8 ai 16 anni, in venti regioni italiane, attraverso una serie di azioni di prevenzione e contrasto, capaci di coinvolgere non solo i ragazzi, ma anche gli insegnanti ed i genitori.

Ne parliamo con la Dottoressa Elisa Menchini, psicologa clinica –Psicoterapeuta -Socia dell’Alfred Adler Institute, la professionista che effettuerà gli interventi formativi presso una delle scuole selezionate.

“Si tratta di un progetto per la prevenzione ed il contrasto del bullismo – spiega la dottoressa Elisa Menchini – e del cyber-bullismo tra i ragazzi, fenomeni che si sono trasformati sempre più in un’emergenza sociale. Il bullismo on line non è, infatti, meno pericoloso di quello tradizionale, al contrario i numeri confermano la diffusione e la gravità di questo fenomeno”.
“STOP BULLYING 2.0 ha come obiettivo – aggiunge la dottoressa Menchini – quello di collaborare con gli istituti scolastici e con i centri di aggregazione giovanile, per realizzare un programma di individuazione, prevenzione e contrasto a tutte le forme di violenza e, in particolar modo, di bullismo e cyber-bullismo tra bambini e ragazzi dagli 8 ai 16 anni, per limitare la dipendenza da internet e l’uso non consapevole dei social media”.
In Piemonte il progetto pilota verrà sviluppato in tre istituti scolastici presso i quali gli psicoterapeuti dell’Adler Institute, sotto la guida della dottoressa Emanuela Grandi (Psicoterapeuta – Analista), effettueranno interventi formativi ed educativi rivolti a genitori, insegnanti e studenti.
“Ritengo sia necessario – afferma la dottoressa Elena Menchini – dotare di strumenti adeguati insegnanti e genitori, affinché acquisiscano la capacità di individuare e gestire, da subito, l’insorgere di fenomeni di bullismo e cyber-bullismo. Altrettanto importante è sviluppare l’empatia dei ragazzi e delle ragazze e rafforzare la loro capacità di aiutarsi vicendevolmente nel gestire e contenere i fenomeni di bullismo e violenza psicofisica.
La mia esperienza come psicoterapeuta mi ha insegnato quanto sia importante per i giovani lavorare sulle proprie emozioni, al fine di rendere più armoniche le relazioni con gli altri, rafforzare l’autostima e raggiungere obiettivi di vita costruttivi.
Questi interventi formativi sul territorio sono essenziali per stimolare nei ragazzi la capacità di riflettere su se stessi e sulla realtà che li circonda, così da renderli più consapevoli delle conseguenze delle proprie azioni sugli altri e su di sé.
La presenza di psicologi e psicoterapeuti nelle scuole permette, altresì, a chi ne sentisse la necessità, di venire a contatto con professionisti con i quali confrontarsi per l’incremento del proprio benessere psicologico; per questo ritengo che il Ministero abbia dimostrato particolare sensibilità e lungimiranza nel finanziare il progetto Stop Bullying 2.0”.
“Gli obiettivi del progetto – aggiunge la dottoressa Menchini – sono sensibilizzare e istruire i bambini e i ragazzi sulle caratteristiche del fenomeno e dotarli degli strumenti per affrontarlo; identificare le vittime di bullismo e provvedere alla loro tutela mediante programmi di intervento individuali; identificare “i bulli” e limitare gli atti di bullismo, mediante lo studio e la realizzazione di programmi individuali per il recupero dei casi “a rischio”; individuare e sperimentare strategie innovative per affrontare il fenomeno. Gli obiettivi di carattere globale per contrastare i pericoli provenienti da Internet ed il cyberbullismo sono quelli volti a sensibilizzare, informare e formare le famiglie sull’utilizzo di strumenti di parental control, che limitino l’accesso a contenuti potenzialmente pericolosi in rete; sensibilizzare, informare e formare gli educatori (insegnanti e genitori) in merito agli strumenti di comunicazione/interazione della rete; far conoscere e riconoscere ai bambini e ragazzi i pericoli della Rete, rappresentati da pedofilia e cyber – bullismo; istruire i bambini e i ragazzi in merito alle strategie comportamentali per ridurre i rischi di esposizione; promuovere interventi di collaborazione, tutoring aiuto reciproco; attuare percorsi di educazione alla convivenza civile e alla cittadinanza; predisporre momenti di formazione/autoformazione per i docenti sulle strategie di gestione del fenomeno”.

 

Mara Martellotta

Corte d’Appello: “Uso prolungato del cellulare può causare tumori”

Un  prolungato uso del telefono cellulare può causare tumori alla testa

 

E’ quanto sostiene la Corte d’Appello di Torino che ieri  ha confermato la sentenza di primo grado del Tribunale di Ivrea, emessa nel 2017. Il caso fu  sollevato da un dipendente di Telecom Italia colpito da neurinoma del nervo acustico. Il pronunciamento riapre il dibattito, anche se  l’estate scorsa un rapporto dell’Istituto Superiore di Sanità, Arpa Piemonte, Enea e Cnr-Irea non ha dato conferme all’aumento di neoplasie legato all’uso del telefonino. Ora la sentenza condanna l’Inail a corrispondere una rendita vitalizia da malattia professionale al dipendente di Telecom Italia affetto da neurinoma del nervo acustico. I giudici ritengono ci sia  un nesso con l’utilizzo frequente del telefono fatto dal lavoratore, anche 4 o 5 ore al giorno.

Commercialisti, apre l’anno accademico della scuola

Prepara i Praticanti Commercialisti di Piemonte e Valle d’Aosta all’Esame professionale

UNIVERSITA’: IL 16 GENNAIO APRE L’ANNO ALL’ISTITUTO DI FORMAZIONE PIERO PICCATTI E ALDO MILANESE

Giovedì 16 gennaio (ore 17,30) si inaugurerà l’Anno Accademico 2020 della “Scuola di Formazione Professionale Piero Piccatti e Aldo Milanese” che prepara all’Esame di abilitazione professionale di Dottore Commercialista e di Esperto Contabile (in affiancamento all’attività di tirocinio) i circa 250 aspiranti Commercialisti del Piemonte e  della Valle d’Aosta. La cerimonia si svolgerà nell’ Aula Magna del Dipartimento di Management dell’Università di Torino (C.so Unione Sovietica 220) e prevede anche un “Focus” in materia deontologica, cui parteciperanno i Presidenti degli Ordini Professionali dei Commercialisti, degli Avvocati e dei Notai.

Condivisioni urbane

Nub. New Urban Body, una mostra ospitata alle OGR, che indaga le nuove esperienze di vita in città.

 

Nub: New Urban Body. Un titolo che condensa perfettamente il fil rouge ella mostra ospitata fino al 9 febbraio prossimo alle Ogr, Officine Grandi Riparazioni di Torino. L’esposizione, che rappresenta un viaggio attraverso diverse esperienze di generazione urbana, è il frutto di un progetto curato dalla Fondazione Housing Sociale, che ha visto la collaborazione della Compagnia di San Paolo, Fondazione CRT, Fondazione Sviluppo e Crescita CRT, e Fondazione Cariplo con il programma “Lacittaintorno”. I “New Urban bodies” sono organismi urbani multifunzionali capaci di risolvere in modo flessibile le esigenze abitative individuali. Diversi di loro hanno, nel corso degli ultimi anni, trasformato anche il capoluogo torinese. Le strutture urbane selezionate in mostra sono le Ogr, Cascina Fossata, Sharing Torino, Open Incet, Luoghi Comuni Porta Palazzo, Nuvola Lavazza, Distretto Sociale Barolo, Vivo al Venti.

La mostra, curata da Giordana Ferri per Fondazione Housing Sociale, si articola in quattro sezioni tematiche e propone anche unpercorso interattivo in grado di guidare il visitatore in un’esperienza di simulazione progettuale, che offre al visitatore la possibilità di confrontarsi con l’ideazione di un progetto personale. Le sezioni, abitare, lavorare, fare e partecipare e appartenere, compongono un’esposizione che, già dalla sua nascita, si è proposta come itinerante. Nel 2017 è stata, infatti, presentata alla Triennale di Milano, quindi è approdata a Roma, poi a Genova, Palermo ed ora a Torino, come tappa conclusiva, arricchendosi sempre di nuovi contributi legati al contesto nel quale è ospitata. La tappa torinese riveste un‘importanza particolare in quanto giunge a coronamento, negli spazi unici delle Ogr, di un percorso che ha stimolato un dibattito costruttivo con le amministrazioni locali e con i principali player territoriali, invitati ad interrogarsi sulle attuali modalità di costruzione della città. Molti i quesiti intorno ai quali cui si sono svolti indagini ed approfondimenti , domande alle quali si è ricercata una risposta, relativa alla possibilità di “fare città” attraverso un progetto ibrido, plurale, fluido ed anche adattabile, in cui possano integrarsi in modo armonioso il cohousing ed il coworking, con la condivisione di spazi comuni ricreativi o di servizi, come la lavanderia.

I nuovi organismi urbani risultano, così,  ultifunzionali e rappresentano un’importante opportunità per lo sviluppo urbano;sono luoghi abitati in quasi tutte le ore del giorno e da persone molto diverse tra loro, animati da un’ampia gamma di attività, promossi e gestiti da attori diversi, pubblici e privati, organizzazioni locali e cittadini, facilmente accessibili attraverso diverse tipologie di offerta, gratuita, a consumo o a contratto; si tratta anche di luoghi che operano su diversi livelli, locale, globale, fisico e virtuale.

L’esposizione “Nub: New Urban Body” si sviluppa lungo gli assi concettuali dell’ibridazione, accessibilità, sostenibilità e progettualità collettiva. Gli stili abitativi, infatti, sono molti, in continua evoluzione e si esprimono secondo modalità che rendono più sfumato il confine tra l’essenza di una casa e quella di un ufficio. La cosiddetta sharing economy ha consentito una più facile accessibilità ai servizi, un più dinamico accesso verso l’idea di uso rispetto a quella di proprietà. In quanto organismi urbanipolifunzionali, essi sono in grado di ottimizzare l’uso degli spazi, facendo inoltre coesistere attività redditizie accanto ad altre di respiro sociale e promuovendo il coinvolgimento anche delle stesserealtà locali nella gestione di alcune parti, a favore di una maggiore sostenibilità economica, ambientale e sociale. In mostra compaiono esempi di “New Urban Body” presenti non solo in Italia, ma anchein Europa ed oltreoceano, da Vienna a Londra fino a New York.

 

Mara Martellotta

Confagricoltura, il presidente scrive al Commissario UE

Un inasprimento delle tariffe già in essere su formaggi, salumi e agrumi e l’applicazione di nuove tasse su vino e olio spingerebbero i nostri prodotti fuori mercato

Il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti ha scritto al Commissario europeo al commercio, Phil Hogan, in vista della missione negli Stati Uniti, che avrà inizio martedì 14 gennaio, riprendendo alcuni temi già affrontati con lui nell’incontro di dicembre a Bruxelles in relazione ai dazi che potrebbero essere applicati già nelle prossime settimane su vini e olio d’oliva italiani.
Attualmente i dazi USA applicati nell’ambito del contenzioso sugli aiuti pubblici al consorzio Airbus sono già in vigore sulle nostre esportazioni di formaggi, salumi e agrumi.
Le consultazioni con gli operatori economici promosse dall’amministrazione statunitense per questa seconda tornata di dazi si concluderanno il 13 gennaio, il giorno prima della missione di Hogan. Le nuove tariffe potrebbero scattare al massimo nel giro di un mese. Per l’Italia significa andare a colpire due comparti che rappresentano 2 miliardi di euro, la metà dell’intero valore delle esportazioni agroalimentari verso gli States.

“Sono convinto che il sistema agroalimentare in Italia e a livello europeo – scrive Giansanti – abbia molto da perdere nell’eventualità di un inasprimento delle tensioni commerciali con gli Stati Uniti. Pertanto il nostro auspicio è che possa essere avviato un negoziato diretto per evitare l’aumento dei dazi e le inevitabili misure di ritorsione. La firma della ‘fase uno’ dell’accordo con la Cina e l’intesa raggiunta con il Giappone, che riguarda anche i prodotti del settore agroalimentare, fanno ritenere che, con tutta probabilità, le pressioni degli Stati Uniti si concentreranno ora sull’Europa. Ogni possibile iniziativa va posta in essere da parte dell’Unione per evitare questo scenario fortemente negativo”.

Un inasprimento delle tariffe già in essere su formaggi, salumi e agrumi e l’applicazione di nuove tasse su vino e olio spingerebbero i nostri prodotti fuori mercato rispetto alla concorrenza dei Paesi terzi, con danni economici enormi per le imprese italiane e anche per il sistema americano basato sul florido business agroalimentare con l’Italia.

“I negoziati diretti possono dare risultati positivi anche per il settore agricolo – conclude Giansanti – in attesa dell’auspicabile rilancio del sistema multilaterale di gestione del commercio internazionale. Ovviamente, dal nostro punto di vista, esistono alcuni punti fermi non negoziabili, quali la massima sicurezza alimentare, la protezione delle risorse naturali e la salvaguardia della normativa europea in materia di indicazioni geografiche protette”.

“Siamo ovviamente molto preoccupati perchè il comparto vitivinicolo è considerevole nella regione Piemonte e perchè molte nostre aziende esportano verso gli Stati Uniti” commenta Luca Brondelli di Brondello, presidente di Confagricoltura Alessandria, inquadrando la questione in un’ottica locale.

Regione, al via il disegno di legge sull’allontanamento zero

L’assessore alle Politiche della Famiglia e dei Bambini, Chiara Caucino, ha presentato, lunedì 13 gennaio in Commissione Sanità, il disegno di legge sull’Allontanamento zero

“Questo provvedimento, a cui tengo particolarmente – ha sottolineato Caucino – ha l’obiettivo di tutelare al massimo i bambini, istituendo, in particolare, l’obbligatorietà dei Progetti educativi familiari (Pef) per garantire condizioni adeguate a mantenere il minore nel nucleo originario.

Nessun minore allontanato e nessuna comunità familiare, infatti, dimenticherà mai, e per tutto il corso della propria vita, un trauma tanto doloroso come l’allontanamento forzato dalla famiglia naturale. Nel momento in cui si rileva un disagio le Istituzioni hanno il dovere di restare accanto ai genitori, cercando di evitare inutili sofferenze per i piccoli. Vogliamo dare massima centralità al nucleo familiare, puntando a ridurre il 60 per cento di allontanamenti anche attraverso un eventuale sostegno economico alle famiglie; mentre l’inserimento in strutture semiresidenziali e residenziali dovrà avvenire in via residuale ed eccezionale”.

“Che sia possibile – aggiunge Caucino – ridurre gli allontanamenti, lo dimostrano i dati disaggregati per Consorzio. A parità di numero di minori, esistono Consorzi che allontanano anche tre volte in più rispetto ad altri con percentuali inferiori al 2 per mille complessivo di minori allontanati. Vogliamo assolutamente evitare continui traumi ai bambini che già vivono situazioni di estrema difficoltà, sostenendo le famiglie attraverso i Piani educativi per le famiglie”.

I costi

Per sostenere azioni di prevenzione è prevista la destinazione di una quota non inferiore al 40 per cento delle risorse del sistema integrato dei servizi sociali e delle politiche familiari.

Nel 2017 sono stati spesi 44 milioni di euro in rette di Comunità, 11 milioni per sostenere gli affidi e 1 milione per attività preadottive.

La legge in pillole

  • Art. 2: prevenire l’allontanamento con la redazione di un Progetto educativo personalizzato (Pef) senza il quale, salvo differente disposizione dell’Autorità giudiziaria, non sarà possibile procedere ad un allontanamento.

  • Art. 3: prevedere interventi di sostegno alla genitorialità con un progressivo superamento degli inserimenti in struttura.

  • Art. 4: il 40% delle risorse sono destinate per azioni di sostegno alle famiglie e per la prevenzione all’allontanamento.
  • Art. 5: impossibilità di allontanamento di un minore per indigenza del nucleo familiare.

  • Art. 7: valutazione multidisciplinare della situazione di disagio familiare con relazioni suffragate dall’autorità scolastica, da associazioni sportive, enti religiosi, per non “lasciare soli” i servizi territoriali in una decisione così traumatizzante come l’allontanamento.

  • Art. 9: obbligo di coinvolgere la comunità familiare fino al 4° grado di parentela negli affidi come prevede la legge dello Stato, che però nella maggior parte dei casi non viene, ad oggi, applicata.

L’assessore Caucino ha infine sottolineato come “l’allontanamento non è un’azione preventiva ma un fallimento. Come rappresentanti delle Istituzioni siamo certi che ridurre gli allontanamenti sia necessario più che mai in questo momento, soprattutto alla luce delle recenti cronache di Frosinone che testimoniano gli errori commessi da un sistema di leggi che non funziona. Lavoreremo, disponibili all’ascolto delle minoranze, per ridurre a zero questo problema, che incide fortemente sul presente e sul futuro dei nostri piccoli, convinti di poter solo fare passi avanti migliorando la qualità della vita sociale, affettiva e psicologica dei bambini che oggi vivono situazioni traumatiche e difficoltose, grazie a una legge ormai superata. Il disegno di legge, condiviso e fortemente voluto dalla maggioranza, non si presta a strumentalizzazioni politiche ma agisce, e lo ribadisco ancora una volta, nell’interesse esclusivo del minore”.

Addio a Pansa, vecchio leone del giornalismo

Di Pier Franco Quaglieni

La morte di Gian Paolo Pansa priva il giornalismo italiano di una delle sue firme storiche più significative . Un giornalismo colto e libero  che non ha nulla a che vedere con i giornalistini di oggi

Grande inviato,  ha descritto la politica con onestà e indipendenza . Partito da posizioni nettamente di sinistra, aveva avuto il coraggio di prendere le distanze da Scalfari e dal suo scudiero Mauro, dall’“Esptesso “ e da  “Repubblica “ dei quali fu uno dei giornalisti più importanti .

Come me era stato allievo di Sandro  Galante Garrone  con cui discusse una tesi sulla Resistenza che venne pubblicata e suscitò grande interesse .  Fu alla “Stampa” e poi al “Corriere della Sera “ prima di dell’esperienza al gruppo radical -chic  Caracciolo –  De Benedetti Con il suo “Bestiario “ ha saputo raccontare la politica in modo nuovo e avvincente  come oggi nessuno sa fare . Da un certo momento in poi Pansa vide i limiti di una certa vulgata antifascista , riprendendo a livello non accademico il discorso avviato da Renzo De Felice. E seppe anche capire i limiti di un giornalismo di tipo scalfariano  fazioso, aggressivo , spesso scandalistico e mendace. Con il suo libro “Il sangue dei vinti “ ebbe il  coraggio di iniziare a  documentare gli eccessi della guerra civile.

Fu una scelta importante che provocò contro di lui un’aggressione violentissima dell’Anpi e dei soliti faziosi. Io gli conferii  il Premio Pannunzio e venni duramente attaccato. Ci fu un professorino torinese che non merita di essere citato e  che non ha mai visto  oltre la scolastica del Gramscismo, che lo accusò di non essere credibile perché non metteva le note in calce alle pagine dei suoi libri, dimenticando che tutti i fatti raccontati da Pansa non vennero mai smentiti  da nessuno. Il giorno  dopo del Premio partecipai ad un convegno su Piero Calamandrei  e sentii il gelo attorno a me: le vedove di Galante Garrone e di Agosti fecero finta di non conoscermi. La nipote di Calamandrei mi disse invece che avevo fatto bene a premiare Pansa  perché aveva contribuito ad eliminare la retorica che aveva imbalsamato la Resistenza.

Tra i tanti premiati del Premio Pannunzio fu l’unico, insieme  a Spadolini , che si pagò l’albergo. A cena al “Cambio”, quella sera, si stabilì’  tra noi un dialogo  che purtroppo non riuscimmo a continuare . Davanti al ristorante dove si teneva il Premio c’era la presenza della Polizia per evitare eventuali contestazioni violente di cui Pansa era stato vittima in altre città dove  tentarono di impedirgli di parlare. Mi parve un uomo mite e indipendente . Ha avuto un numero altissimo di lettori e di persone che lo stimavano . Era un piemontese di  Casale Monferrato che era andato oltre i limiti  di certo antifascismo  giellista e comunista . Lentamente Pansa aveva capito che certa storiografia resistenziale e certo giornalismo di sinistra erano tendenziosi  e non più accettabili . Seppe prenderne le distanze , affrontando le scomuniche e l’intolleranza.


La sua opera può aver avuto dei limiti perché Pansa era solo un giornalista  e non uno storico vero  perché non seppe contestualizzare le vicende terribili che raccontò in quanto il sangue dei vinti e’ anche conseguenza del sangue dei partigiani ammazzati da tedeschi e fascisti. Ma è fuor di dubbio che le cose raccontate da Pansa fossero totalmente corrispondenti al vero, checche’ ne scrivessero certi maestrini dalla penna rossa, dediti alla diffamazione  sistematica nei suoi confronti.


Poi c’è stato un periodo in cui Pansa, esacerbato  dagli insulti e dall’astio  manifestato con livore crescente verso di lui , finì di esagerare, scrivendo su testate volgari come “Libero” e addirittura  “La verità”. Cessai di leggerlo perché quei giornali io mi rifiuto di leggerli. Ripresi con i suoi articoli quando iniziò nuovamente a scrivere sul “Corriere della Sera”. Era  putroppo ormai un Pansa privo di mordente, vecchio e stanco. Mi spiacque doverlo constatare, ma il vecchio leone  ormai non era più sè stesso .

Ma va detto che  Pansa e’ stato un grande giornalista italiano che fece dell’onestà intellettuale la sua bandiera. Spero che la destra estrema di oggi, ignorante e semplicista, non voglia impossessarsi del suo nome che non gli appartiene . Insieme a Indro Montanelli e  Oriana Fallaci  Pansa è il meglio che il giornalismo italiano ha rappresentato negli ultimi cinquant’anni e per contrasto rivela la miseria del giornalismo settario di Scalfari  e di Feltri che su trincee opposte hanno contribuito a creare disinformazione e aggressioni politiche  indecenti.


Pansa aveva vissuto con disagio Tangentopoli e si convinse che la liquidazione di un’intera classe politica, comunisti e neo fascisti esclusi , fosse un golpe. Ne parlammo quella sera del Premio Pannunzio. Peccato che non sia stato più possibile continuare quel discorso. Da un rapporto con lui ne sarei stato arricchito, ma tutti i suoi libri non me li sono mai persi. Aveva una capacità straordinaria di scrittura che pochi hanno avuto. Una limpidezza di stile che corrispondeva all’integrità della sua mente libera. Giornalisti come lui mancano totalmente in questo disgraziato Paese in cui  il protagonismo televisivo di certi personaggi e’ inversamente proporzionale al loro profilo giornalistico. Se i giornali non si vendono più e’ colpa anche del fatto che di gente come Pansa si è persa traccia.

Ho letto i necrologi di Pansa scritti da Cazzullo, Veltroni e Battista ed ho colto l’abisso che divide la grandezza di Pansa rispetto a chi oggi  lo ricorda. Qualcuno ha voluto citare  in morte di Pansa, Giorgio Bocca che fu aspro e volgare nell’attaccarlo per “Il sangue dei vinti”. Bocca era stato partigiano, ma prima era stato fascista ed aveva scritto articoli antisemiti. Da vero giellista bilioso Bocca scomunicò Pansa con arroganza e fomentò l’odio contro di lui . Oggi il confronto tra i due fa si’ che risulti in modo nettissimo come  Pansa sia stato un gigante del giornalismo italiano del ‘900, mentre il cuneese appaia l’espressione piuttosto provinciale (lui stesso si autodefini’ un provinciale ) di un giornalismo di parte, incapace di informare in modo adeguato  perché incapace di mettere in discussione  le certezze ideologiche novecentesche di cui  quel giornalismo si era nutrito e di  cui  fu la grancassa mediatica.