ECONOMIA E SOCIETA'- Pagina 37

Roberto Orecchia nuovo presidente Gruppo Moda Ascom

È Roberto Orecchia il nuovo presidente del Gruppo Moda Ascom Confcommercio Torino e provincia.

53 anni di cui 50 passati in negozio, Roberto Orecchia è il titolare dello storico negozio di abbigliamento Vestil, in piazza Statuto.  Sarà affiancato dai vicepresidenti Giulio Carbone, proprietario di Freshstore, Elisabetta Moschetto Dewan di Dewan, e dai consiglieri Gianluca Fabris del negozio Fabris, e Massimo Testa di Class a Rivarolo, che è anche referente per la provincia.

«La passione è il filo conduttore di tutto quello che faccio – ha dichiarato Roberto Orecchia, che, dopo aver fatto parte del primo Ascom Giovani è da molti anni nel Direttivo del Settore Abbigliamento di Ascom Confcommercio Torino e provincia -. E proprio con passione affronterò i diversi aspetti che caratterizzano il Gruppo Moda di Ascom Torino. Vogliamo colmare la distanza tra il commercio e i cittadini; quindi, sicuramente ci concentreremo su maggiore visibilità e marketing. Vogliamo far capire che il commercio è una struttura portante della città e della comunità; senza commercio il territorio si impoverisce. Dobbiamo imparare nuovi linguaggi di comunicazione per avvicinare le nuove generazioni sia di clienti che di commercianti, essere di supporto per le nuove attività e quelle che fanno fatica ad allinearsi, fare da traino per iniziative con altre categorie di commercianti per organizzare una rete che ci permetta di comunicare chi e dove siamo ai turisti che stanno sempre più aumentando in città e provincia».

«Il settore abbigliamento – ha sottolineato la presidente di Ascom Confcommercio Torino e provincia Maria Luisa Coppa – vede, negli ultimi anni, gli imprenditori impegnati nel resistere e attraversare una crisi piuttosto complessaIl comparto necessita di politiche del commercio più forti per poter superare le difficoltà attuali, dovute all’aumento dei costi, al cambiamento dei consumi, alla concorrenza sleale degli outlet e delle piattaforme di vendita on line. A Torino e in provincia, abbiamo importanti negozi di abbigliamento e di moda, di cui molti storici, che hanno determinato nel tempo una linea marcatamente ‘torinese’, contraddistinta da eleganza, sobrietà, tessuti ricercati e tagli accurati, proposti da professionisti competenti e di grande gusto. Un patrimonio che il nostro nuovo presidente Roberto Orecchia e il suo Consiglio, sapranno valorizzare e promuovere come merita».

Parco 5 laghi di Ivrea, da giugno cessano abbattimenti cinghiali

Il commento di Coldiretti

Si deve aspettare un futuro Piano di controllo elaborato dal nuovo Parco

 

Il primo effetto del nuovo Parco provinciale dei 5 Laghi sarà la cessazione, a partire dal 1 giugno, delle attività di contenimento dei cinghiali nelle aree comprese nel Parco. Lo conferma la Città Metropolitana di Torino che è anche l’Ente che sarà chiamato a gestire il nuovo Parco.

Per riprendere gli abbattimenti dei cinghiali, anche in seguito alla segnalazione di danni, si dovrà attendere l’adozione di uno specifico Piano locale di contenimento della fauna selvatica che dovrà, paradossalmente, essere elaborato dalla stessa Città Metropolitana, ma questa volta, nella sua veste di Ente gestore del nuovo Parco.

Proprio la Città Metropolitana, infatti, è già l’organismo che coordina le attività di contenimento e depopolamento del cinghiale affidandosi, per mancanza di personale, ai selecontrollori abilitati. Il territorio trasformato in Parco provinciale è, infatti, già un’area dove è vietata la caccia. I cinghiali non possono essere abbattuti durante la stagione di caccia ma vanno “controllati” utilizzando selecontrollori abilitati grazie a specifici corsi. Grazie a questa collaborazione gratuita gli abbattimenti fino a oggi si sono sempre svolti con regolarità, anche se in modo insufficiente. L’entrata in vigore del Parco bloccherà anche questa attività minima di controllo.

«Ecco il primo effetto paradossale dell’istituzione di questo Parco inutile – osserva il presidente di Coldiretti Torino, Bruno Mecca Cici – Prima del Parco, nelle aree già protette perché inserite nella Rete Natura 2000, si gestiva la fauna che danneggia l’agricoltura e gli ecosistemi. Da 1 giugno dovremo aspettare mesi prima che il nuovo Parco sia funzionante e prima che possa predisporre tutti gli strumenti di gestione, tra cui il Piano di contenimento del cinghiale. Con la gestione attuale i contenimenti venivano fatti. Con il Parco, per molto tempo, avremo una riserva di cinghiali che di notte potranno irradiarsi nei territori circostanti per danneggiare i campi».

Intanto, in questo periodo in cui avvengono le semine del mais e in cui ci si accinge a tagliare il primo prezioso fieno dell’anno, si moltiplicano le segnalazioni di danni da cinghiali che divorano i semi appena interrati e che scalzano la cotica erbosa distruggendo la biodiversità dei prati stabili necessari agli allevamenti bovini. Per questo, la Città Metropolitana ha chiesto ai selecontrollori di moltiplicare gli sforzi di contenimento del cinghiale prima del 1 giugno, data in cui non potrebbero più essere possibili.

«Pretendiamo che l’agricoltura sia protetta dai cinghiali e che vengano adottate soluzioni ponte che permettano non solo di continuare ma anche di intensificare gli abbattimenti di cinghiali nell’area dei 5 laghi. Le aziende agricole non possono aspettare i tempi della burocrazia introdotta con questo nuovo Parco. Un Parco che è nato senza avere discusso prima di uno sviluppo sostenibile per l’intera area. Un Parco politico nato per questioni di principio, senza contenuti e senza proposte concrete per questo angolo di Canavese che non aveva certo bisogno di nuova burocrazia ma di un progetto complessivo per il suo futuro».

A Torino il 37% del parco è già Euro 6

Il “Giro d’Italia” dell’Osservatorio Continental

Per la prima tappa della Corsa Rosa, Continental fotografa lo stato della mobilità sul territorio: +26% di immatricolazioni di auto elettriche (BEV), ma la quota sul totale rimane a 0,6%. Bene l’ibrido: +18,2 sul nuovo e +59,2% nell’usato.

 

Maggio 2024 – Continental, che ha la sostenibilità come valore fondante, ha scelto la piattaforma cycling e di essere Top Sponsor del maggiore evento ciclistico italiano, il Giro d’Italia, per sensibilizzare e approfondire i temi dell’impatto della mobilità con un Osservatorio che fotografa l’attuale situazione delle principali province toccate dal Giro.

Torino e la sua provincia mostrano dati interessanti da questo punto di vista. Iniziando dal fatto che tra il 2022 e il 2023 l’immatricolazione di auto elettriche è aumentata del 26,3%, passando da 2.799 a 3.535 unità. Positiva anche la situazione sul fronte ibrido: +18,2% nello stesso periodo, con il passaggio da 51.963 a 61.427 unità.

Si consideri che il parco circolante in questa città è composto per il 76,6% proprio da autovetture (contro il 74,6% registrato a livello nazionale), per il 12,3% da motocicli (13,7% a livello nazionale) e per il 7,7% di autocarri per trasporto merci (8,2%). Il resto riguarda quote residuali di altri veicoli (come autobus, autocarri speciali, motocarri…).

Un altro aspetto utile per declinare il concetto di sostenibilità nel territorio riguarda la categoria di emissione degli autoveicoli: la più rappresentata è l’Euro 6, che copre il 36,6% del circolante. Un dato migliore di quello medio nazionale, fermo al 29,6%. Seguono l’Euro 4 col 18,4% (19,5% a livello nazionale), l’Euro 5 col 13,9% (14,8% a livello nazionale), l’Euro 3 col 10,6% (12% a livello nazionale). Da evidenziare che permane una piccola incidenza di veicoli di categoria Euro 0, che rappresentano il 10,2% del totale (la media nazionale arriva all’11,7%); se sommati agli Euro 1 ed Euro 2 si raggiunge una quota pari a circa il 20% (il 19,3% per la precisione), un veicolo su cinque, dunque.

Quest’ultima analisi è coerentemente confermata se si sposta l’attenzione sull’anzianità del parco: i veicoli in circolazione nel capoluogo piemontese con età fino a 10 anni sono il 44,2% del totale (in Italia sono il 38,5%); quelli con al massimo 2 anni di anzianità raggiungono una quota dell’11,8%, nettamente superiore alla media nazionale pari al 7,8%.

Nel capitolo alimentazione, domina ancora la benzina, con il 48,6% sul totale, “contro” una percentuale del 46,1% a livello nazionale. A una distanza piuttosto significativa c’è il gasolio col 31,8% (40,4% a livello nazionale). Interessante il dato sulla diffusione dei veicoli elettrificati: l’elettrico è allo 0,6% del totale, una percentuale in linea col dato nazionale, fermo allo 0,5%; meglio i veicoli ibridi (sia a benzina che a gasolio) che nella provincia di Torino si attestano già al 6,4% del totale (4,1% la media italiana).

Qualche riflessione d’interesse può essere fatta anche osservando i dati relativi alle vendite delle auto usate: per quanto riguarda le elettriche tra il 2022 e il 2023 è stata registrata una contrazione dell’8,2%, ovvero da 622 a 571 unità. Per l’ibrido, invece, c’è stato un salto in avanti del 59,2%, con il passaggio da 5.471 a 8.709 unità. La sensibilità dimostrata in provincia di Torino nei confronti di auto elettriche ed elettrificate può giovarsi di una rete di ricarica composta da 1.337 punti distribuiti in 549 aree.

Per quel che riguarda i servizi di mobilità alternativi all’auto privata, nella città di Torino sono presenti sharing di auto, bici, scooter e monopattini. Gli operatori attivi nel car sharing sono 3, con una flotta di veicoli disponibili pari a 817 unità. Sono invece 2 gli operatori attivi nei servizi di scooter sharing, con circa 500 veicoli. Più elevati, ovviamente, i numeri di monopattini (sette operatori attivi e 4.414 veicoli disponibili) e bici (tre servizi attivi e 2.048 veicoli a disposizione).

Bonus ristrutturazioni 2024, tutte le novità

Di Patrizia Polliotto, Avvocato, Fondatore e Presidente del Comitato Regionale del Piemonte dell’Unione Nazionale Consumatori.

Il bonus ristrutturazioni si sostanzia in una detrazione dell’Irpef pari al 36 per cento delle spese sostenute da riportare in 10 quote annuali e per un ammontare complessivo non superiore a 48mila euro per ciascuna unità immobiliare. Attualmente, tuttavia, la misura ha subito una variazione al rialzo: per le spese di ristrutturazione sostenute dai cittadini nel periodo che va dal 26 giugno 2012 al 31 dicembre 2024, la percentuale di detrazione prevista è al 50 per cento, per un limite massimo di spesa per unità immobiliare pari a 96mila euro.

Alla fine del 2024, così come era già stato previsto, la percentuale di detrazione spettante per il bonus ristrutturazioni tornerà dall’attuale 50 per cento al 36 per cento, con il limite massimo di spesa che da 96mila euro tornerà a 48mila euro.

Le spese di ristrutturazione sostenute dal 1° gennaio 2028 e fino alla fine del 2033, infatti, potranno essere portate in detrazione Irpef solo nella misura del 30 per cento. I motivi sono legati principalmente al fatto che, proprio in quel periodo, i conti pubblici a causa dello spalma crediti potrebbero risentire maggiormente le detrazioni derivanti del Superbonus edilizio.

Gli interventi più sostanziosi dell’emendamento del governo interessano tuttavia il Superbonus. Più nello specifico si interviene in maniera retroattiva sulla ripartizione delle spese legate al Superbonus sostenute nel 2024, le quali vengono spalmate su dieci quote annuali.

Inoltre, a partire dal 2025, le banche, gli intermediari finanziari e le assicurazioni non avranno più la possibilità di compensare i crediti del Superbonus con i contributi previdenziali, assistenziali e i premi per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali. In presenza di violazioni di quest’ultimo passaggio, è prevista una sanzione oltre che il recupero del credito indebitamente compensato e dei relativi interessi.

L’emendamento al decreto Superbonus sta suscitando grandi conflitti all’interno della maggioranza di governo stessa, con il leader di Forza Italia, Antonio Tajani, che non ha preso di buon grado il fatto che il ministero dell’Economia, guidato dal leghista Giancarlo Giorgetti, abbia proposto di intervenire in maniera retroattiva sulle detrazioni dell’anno 2024 delle spese sostenute per il Superbonus.

Per queste e altre esigenze è possibile contattare dal lunedì al venerdì dalle ore 9 alle 18 lo sportello del Comitato Regionale del Piemonte dell’Unione Nazionale Consumatori, con sede a Torino in Via Roma 366 ed a Pinerolo, in Viale Cavalieri d’Italia n. 14, al numero 0115611800 oppure scrivendo una mail a uncpiemonte@gmail.com, o visitando il sito www.uncpiemonte.it compilando l’apposito format.

Quando gli studenti raccontano le imprese sostenibili

È stata presentata negli uffici di Confindustria Piemonte la prima edizione del premio ‘Gli studenti raccontano le imprese sostenibili’. Rivolto ai laureandi di tutto il territorio piemontese è finalizzato a selezionare le sette migliori tesi, presentate nel corso del 2024, sul tema della sostenibilità. Il premio ha come ulteriore obiettivo la realizzazione di un catalogo con una breve presentazione delle best practices aziendali tratte dalle tesi selezionate che saranno diffuse sia tramite l’Enterprise Europe Network cui aderiscono Confindustria Piemonte e Unioncamere Piemonte, che dalla piattaforma CSR Piemonte. Ci sarà poi un focus sul tema della transizione energetica e in particolare delle Cer (Comunità Energetiche Rinnovabili).

Siamo felici di presentare il premio ‘Gli studenti raccontano le imprese sostenibili’ che vuol fare incontrare il mondo del lavoro e gli studenti. Obiettivo è la diffusione della cultura d’impresa verso le aziende piemontesi, ecco perché gli autori delle tesi selezionate potranno lavorare direttamente con le aziende che parteciperanno alla prima edizione di questo premio. È un modo nuovo ed efficace di raccontare e capire come la sostenibilità può essere un paradigma di competitività che può portare un beneficio a tutto il territorio” ha spiegato Marco Piccolo Reynaldi, delegato alla sostenibilità di Confindustria Piemonte.

L’iniziativa ‘Gli studenti raccontano le imprese sostenibili’ rappresenta un’importante occasione per valorizzare il ruolo centrale della sostenibilità nello sviluppo economico del Piemonte. Il premio, a cui siamo orgogliosi di partecipare, mira a selezionare le migliori tesi di laurea incentrate sul tema della sostenibilità, premiando i giovani talenti che si distinguono per originalità, rigore metodologico e capacità di ispirare nuove idee per un futuro più sostenibile. Il progetto si inserisce in un contesto in cui la sostenibilità sta assumendo un’importanza sempre maggiore, sia a livello locale che internazionale. Il premio rappresenta un contributo concreto per promuovere la cultura della sostenibilità tra le imprese piemontesi e per diffondere le migliori best practices in materia di responsabilità sociale e ambientale e la sinergia tra il mondo accademico, imprenditoriale e bancario che caratterizza il premio rappresenta sicuramente un valore aggiunto fondamentale. Nell’ambito del Premio, abbiamo voluto inserire una menzione speciale sulla Transizione energetica e sulle CER: un tema necessario a cui stiamo lavorando come Sistema camerale regionale” commenta il Presidente di Unioncamere Piemonte.

Partner fondamentali del premio saranno i tre atenei piemontesi che avranno il compito di raccogliere entro il 15 luglio le candidature degli studenti e indicare i professori che seguiranno i tesisti. I rappresentanti del mondo accademico, nella commissione di valutazione che sarà formata entro il 31 ottobre, saranno affiancati dagli imprenditori che compongono il tavolo di lavoro sostenibilità di Confindustria Piemonte; rappresentanti di Unioncamere Piemonte; rappresentanti di Confindustria Piemonte; un rappresentante di BPER Banca. La presentazione delle tesi dovrà avvenire entro il 31 gennaio 2025La premiazione è infine prevista il successivo 31 marzo. Al primo classificato andrà un premio di 2.000 euro, al secondo premiato 1.500 euro, al terzo 1.000 euro, alle tesi che si classificheranno dal quarto al sesto posto saranno riconosciuti premi da 700 euro. Inoltre, verrà assegnato un premio di 1.000 euro per lo studente che realizzerà la miglior tesi sulla transizione energetica.

BPER Banca vuole essere motore della transizione verso un mondo più sostenibile. Il network con importanti player del territorio come Confindustria Piemonte, Unioncamere Piemonte e le tre Università piemontesi per promuovere la cultura della sostenibilità rafforza la nostra mission in una regione strategica per la nostra banca” commenta Rosalia Spagnarisi, responsabile territoriale corporate direzione regionale Nord Ovest di BPER Banca.

Questa iniziativa rappresenta un importante passo avanti nell’incoraggiare e riconoscere il lavoro degli studenti che si dedicano alla ricerca e all’innovazione nel campo della sostenibilità aziendale. La sostenibilità è un tema cruciale per il futuro del nostro pianeta e delle nostre comunità e crediamo fermamente che l’università abbia un ruolo fondamentale nel promuovere una cultura improntata alla responsabilità ambientale e sociale. L’Università del Piemonte Orientale è da tempo sensibile a questo tema e l’istituzione del Dipartimento per lo Sviluppo Sostenibile e la Transizione Ecologica ne è la dimostrazione concreta. Sosteniamo perciò pienamente questo premio, poiché incoraggia non solo la ricerca accademica, ma anche il suo impatto pratico sul mondo imprenditoriale e sulla società nel suo complesso. Auguro quindi il miglior successo a tutti gli studenti che parteciperanno a questa iniziativa, incoraggiandoli a continuare nel loro impegno verso la sostenibilità e l’innovazione. Ai vincitori, rivolgo i miei più sinceri complimenti e l’augurio che il loro lavoro possa contribuire in modo significativo alla promozione di pratiche aziendali sostenibili e alla costruzione di un futuro migliore per tutti” commenta il rettore dell’Università del Piemonte Orientale, Gian Carlo Avanzi.

L’Università di Torino è orgogliosa di partecipare alla prima edizione del premio ‘Gli studenti raccontano le imprese sostenibili’. Questa iniziativa rappresenta un’opportunità unica per i nostri laureandi di esporre le loro ricerche in un contesto che valorizza la transizione verso pratiche aziendali sostenibili. Il coinvolgimento degli studenti in progetti così significativi dimostra il loro impegno e la loro capacità di contribuire concretamente agli obiettivi di sviluppo sostenibile. Siamo convinti che il dialogo tra il mondo accademico e il tessuto imprenditoriale sia essenziale per promuovere un futuro più sostenibile. Auguro a tutti i partecipanti di sfruttare appieno questa occasione per mettere in luce le loro idee innovative e per avanzare nella loro carriera con una consapevolezza rinnovata dell’importanza della sostenibilità” dichiara Paolo Biancone, docente di Business Administration dell’Università di Torino.

In un Paese che soffre di gravi criticità collegate al forte debito, non solo finanziario, ma anche ambientale (diffuso dissesto idrogeologico, inquinamento atmosferico peggiore d’Europa) formativo (il livello di scolarità in Italia è tra più bassi d’Europa) e demografico (con un trend in cronica decrescita), la realizzazione di una ‘giusta’ transizione ecologica e digitale è ulteriormente ostacolata dalla carenza di adeguate competenze e da un forte mismatch nel mondo del lavoro. Il nostro obiettivo è quello di aiutare il Paese ad affrontare queste criticità e aiutare i manager di oggi ma soprattutto quelli di domani che, poi, sono gli studenti del presente” ha commentato Patrizia Lombardi, vice Rettrice del Politecnico di Torino e Presidente della Rete delle Università per lo Sviluppo sostenibile.

Investimento in oro senza tasse, finita la pacchia

Per secoli investire in oro è stato considerato un eccellente affare non solo per la possibilità di conservare nel tempo un capitale al riparo da rischi planetari (guerre, crisi economiche, fallimenti
bancari), ma anche di ottenere consistenti guadagni e, soprattutto, di passare importi anche consistenti senza pagare imposte. Acquistare lingotti oppure monete d’oro (sterline, marenghi, dollari, krugerrand, pesos) significava trasformare denaro (spesso contante, frutto magari di transazioni “in nero” o addirittura illegali e
criminose) in un bene rifugio facilmente conservabile in una cassetta di sicurezza al riparo da occhi
indiscreti e trasmissibile senza controlli.
Ricordiamo che nel nostro Paese per i privati è divenuto possibile acquistare e vendere oro da investimento in lingotti solo dal 2000, con la legge che abolì il monopolio dell’oro da parte
dell’Ufficio italiano dei cambi, stabilendo inoltre che la negoziazione dell’oro fosse esente da IVA. Per quanto riguarda il semplice possesso, il privato cittadino che acquista, non è tenuto a fare alcuna dichiarazione.
Un’area di “franchigia” che il governo ha deciso di rimuovere per rendere l’investimento in oro
equiparabile all’investimento immobiliare o in titoli, soggetto quindi a tassazione sulle plusvalenze
conseguite.
Un atto di elementare giustizia fiscale che ha posto rimedio a secoli di evasione. L’imposta colpisce la plusvalenza , cioè il guadagno dovuto dal maggior prezzo di vendita rispetto a
quello di acquisto. L’aliquota è quella ”ordinaria” prevista per ogni tipo di guadagno da investimento, cioè il 26%.
Se ad esempio si acquista un lingotto a 1.000 € e lo si rivende a 1.300 €, sul guadagno di 300 € si
pagherà un’imposta di 78 €. Come in ogni altro caso d’investimento, il prezzo di acquisto e di vendita va documentato con fatture rilasciate da operatori accreditati.
E qui nasce per molti un problema.
Chi ha ricevuto oro grazie ad un’eredità, oppure ha accumulato negli anni le monete regalategli per
comunione, compleanno o altri eventi importanti non ha sicuramente traccia dell’acquisto.
Scatta allora il calcolo “presuntivo”, che fino a dicembre 2023 prevedeva il pagamento del 26% su
una plusvalenza forfetariamente fissata nel 25% della vendita: ad esempio, vendendo un lingotto a
1.300 € non possedendo la certificazione del prezzo di acquisto, si doveva pagare un’imposta pari a
84,5 €. In pratica, il venditore pagava una “patrimoniale” pari al 6,5% del valore di vendita.
Come accennato, però, il regime fiscale tutto sommato “morbido” è stato modificato con la legge di
bilancio 2024 (Articolo 92 a-c L. 30 dicembre 2023, n. 213 ), che ha stabilito che per tutte le vendite di oro di cui non si possiede la documentazione relativa al valore iniziale si paghi un’imposta pari al 26% del prezzo incassato. Riprendendo l’esempio precedente, su 1.300 € l’imposta schizza a 338 € , quattro volte il livello precedente.
Che cosa fare oggi in questo scenario?
Dal punto di vista puramente finanziario l’investimento appare meno conveniente di prima proprio
per il carico fiscale che riduce i profitti che potrebbero essere conseguiti.
Ma ovviamente, poiché comprare oro non è solo un’operazione finanziaria, sicuramente l’aggravio
non fermerà gli acquisti, legati soprattutto al bisogno di sicurezza in un momento di forti tensioni
internazionali.
E resta ancora uno spiraglio di esenzione: le transazioni fra privati, infatti, restano al difuori
dell’area tassabile perché solo nel caso in cui ci si rivolga ad un intermediario ufficiale, occorre
esibire la documentazione richiesta dalla legge.
Certo, probabilmente i compratori pretenderanno uno “sconto” sul prezzo per cautelarsi dal rischio
di dover essere loro, un domani, a subire la tassazione; ma sicuramente lo spazio c’è e continuerà ad
esserci finché il metallo giallo circolerà…
Gianluigi De Marchi 
Giornalista e scrittore
demarketing2008@libero.it

Foody 2025: ortofrutta e Horeca nel Mercato Agro Alimentare di Milano

Giovedì 16 maggio alle ore 18.00, “Parla Con Me” torna in diretta con un episodio interessante che ospiterà un ospite speciale: il Maestro Chef della Frutta, Andrea Lopopolo.

Durante la trasmissione, condotta da Simona Riccio, Agrifood & Organic Specialist e fondatrice di “Parla Con Me”, si parlerà dell‘inaugurazione del nuovo Padiglione Ortofrutta 1 del mercato alimentare di Milano, avvenuta recentemente con la partecipazione del Sindaco di Milano Giuseppe Sala e altri attori del settore. Questo nuovo padiglione segna un importante traguardo nell’ambito del piano Foody 2025, rappresentando un impegno verso la modernizzazione e la digitalizzazione del settore agroalimentare.

La trasmissione sarà un’occasione per approfondire il dialogo tra il settore ortofrutticolo e l’Horeca, esplorando le opportunità e le sfide legate alla promozione del consumo di frutta e ortaggi. Andrea Lopopolo, noto come il Maestro Chef della Frutta, condividerà la sua esperienza e la sua visione sull’importanza di unire i due settori per creare servizi innovativi che promuovono uno stile di vita sano e sostenibile.

Andrea Lopopolo ha partecipato personalmente all’inaugurazione del nuovo Padiglione Ortofrutta 1 del mercato alimentare di Milano, e potrà quindi condividere in prima persona la sua esperienza e la visione sulla sinergia tra il settore ortofrutticolo e l’Horeca

“Parla Con Me” sarà trasmesso in diretta sulla pagina LinkedIn Top Voices e Facebook di Simona Riccio, oltre al canale YouTube di Parla Con Me. Tutte le informazioni e gli aggiornamenti saranno condivisi attraverso i canali social ufficiali.

Appuntamento  giovedì 7 marzo alle ore 18.00 su www.parlaconmeofficial.it.

Per riascoltare tutte le edizioni precedenti potete visitare il sito www.parlaconmeofficial.it

Poggi nuova presidente di Fondazione Crt

Anna Maria Poggi è la nuova presidente della Fondazione Crt, indicata all’unanimità dai 22 consiglieri di indirizzo.
La nomina sarà deliberata dal consiglio di indirizzo il 21 maggio, con la successiva indicazione – da parte della presidente – del nuovo segretario generale. Giurista,  è professoressa ordinaria di diritto costituzionale all’Università degli Studi di Torino, ed è stata componente del Comitato di gestione della Compagnia San Paolo. In Fondazione Crt succede a Fabrizio Palenzona che si è dimesso il 23 aprile.

Riaprire il Tavolo sulla sicurezza in ferrovia

«Le stragi sul lavoro si susseguono una dietro l’altra, dal cantiere Esselunga alla Centrale Enel di Bargi fino a Casteldaccia, senza contare le innumerevoli morti nei vari cantieri edili in tutta Italia, ma non vediamo segnali decisi per cercare di fermare questa scia di infortuni e puntare a ‘Zero morti sul lavoro’. Anzi, nel settore delle ferrovie, dopo la tragedia dello scorso agosto in cui sono morti cinque lavoratori edili, tutto è rimasto come prima. E i vertici della stessa ditta indagata per i terribili fatti di Brandizzo pare siano tornati a operare per Rfi con un’altra compagine sociale. Sarebbe stato invece opportuno rivedere le modalità operative e confrontarsi con i sindacati prima di aggiudicare l’appalto».

È quanto denunciano i segretari FenealUil del Piemonte, Giuseppe Manta, e di Vercelli, TizianaDel Bello.

«Come organizzazioni sindacali edili, dopo la strage di Brandizzo, abbiamo chiesto e ottenuto un Tavolo nazionale con Rfi, ma al momento non registriamo sostanziali miglioramenti. Chiediamo quindi di accelerare l’approvazione del Protocollo specifico sulle manutenzioni in ferrovia, che accolga le nostre proposte per garantire salute e sicurezza e una migliore qualità del lavoro, a partire dall’applicazione e dal rispetto del contratto collettivo nazionale degli edili e da una formazione adeguata in un ambito di lavoro così specifico» – dichiara il segretario nazionale FenealUil StefanoCosta, responsabile per la Salute e Sicurezza.

«Bisogna migliorare le procedure – aggiunge Costa – e implementare le tecnologie affinché si possa lavorare in sicurezza sui nostri binari. Inoltre, bisogna limitare i subappalti il piu possibile, soprattutto per quanto riguarda le lavorazioni ordinarie, non specialistiche. Chiediamo poi un sistema di controllo capillare da parte di Rfi di presenze, orari e durata degli interventi effettuati da lavoratori e lavoratrici sui binari, in particolare negli orari notturni. Spesso, non si sa neanche quali siano le persone che sono al lavoro in un cantiere…».

«Infine, in perenne attesa di un decreto sulla sicurezza nelle ferrovie, ribadiamo la necessità di una formazione specifica di tutti i lavoratori e le lavoratrici che operano sui binari» – conclude il segretario nazionale FenealUil, Stefano Costa.

Gli eventi meteorologici estremi incognita per le imprese

Un evento di Confindustria Piemonte e Confindustria Cuneo, in collaborazione con Intesa Sanpaolo per fornire un quadro degli strumenti politici e finanziari a supporto delle 3.600 imprese regionali per far fronte all’aumento rilevato e previsto degli eventi meteorologici e climatici estremi

Cuneo, 14 maggio 2024

 

Gli eventi meteorologici estremi come incendi, inondazioni e siccità sono diventati l’incognita principale per le 3.600 industrie agroalimentari e delle bevande del Piemonte che occupano 38.000 addetti. Per fornire un quadro degli strumenti politici e finanziari a supporto di questa filiera Confindustria Piemonte e Confindustria Cuneo in collaborazione con Intesa Sanpaolo, hanno organizzato il convegno ‘Il settore agroalimentare e la sfida climatica’ nella sede associativa del capoluogo della Granda.

L’agroalimentare piemontese è pronto ad affrontare la sfida climatica, grazie alla qualità dei suoi prodotti riconosciuta a livello globale anche grazie all’impegno diretto nella sostenibilità di processi e filiere. Uno stato di salute ottimo confermato anche dai dati forniti dalle nostre imprese per l’indagine congiunturale relativa a questo trimestre, nel settore alimentare emerge infatti chiaramente l’intenzione di aumentare investimenti e occupazione, produzione ed export grazie ad ordini a medio lungo termine in forte aumento. A preoccupare le imprese, oltre alla sfida climatica, anche l’aumento dei costi delle materie prime e della logistica, che impatto la redditività e si uniscono ad uno scenario internazionale particolarmente complesso. Sono temi che le istituzioni conoscono, c’è una larga condivisione, saranno massimi impegno e collaborazione” ha spiegato Marco Brugo Ceriotti, da pochi giorni Presidente della Commissione Agrindustria di Confindustria Piemonte, che rappresenta 366 imprese, di cui 168 nel cuneese, per un totale di oltre 20mila addetti, di cui la metà nella Granda.

Ad aprire i lavori, il saluto istituzionale di Chiara Bardini, Presidente della Sezione Agroalimentare di Confindustria Cuneo“Gli effetti del cambiamento climatico rispetto all’attività delle aziende agroalimentari sono stati piuttosto evidenti, anche in termini di maggiori costi: zuccheri, farine, latte e derivati, cacao sono derrate agricole che hanno subito forti oscillazioni di prezzo in questi ultimi due anni, causate anche da raccolti al di sotto delle aspettative. Le variate condizioni hanno significativamente impattato sulle strategie di approvvigionamento delle aziende di trasformazione, che si sono trovate a dover valutare cambi repentini di disponibilità delle principali commodity. Diventa quindi indispensabile mettere in atto all’interno delle nostre aziende strategie che tengano in considerazione un controllo sempre più attento delle filiere agricole non solo localmente confrontandosi con le politiche agricole messe in atto a livello europeo”.

Ha poi preso la parola Stefania Crotta, Direttore Ambiente Energia e Territorio della Regione Piemonte, che nel suo intervento ha sottolineato come nella Politica Agricola Comune per il periodo 2023–2027 ci sia una dotazione finanziaria di 750 milioni di euro per il Complemento per lo sviluppo rurale, dei quali andranno a beneficiare nei prossimi anni oltre 50mila aziende agricole su un milione di ettari di superficie agricola. Di questi circa 257 milioni di euro sono assegnati sulle misure agro-climatico-ambientali, mentre circa 268 milioni sono destinati a sostenere gli investimenti di aziende e imprese. Anche il Programma Regionale FESR 2021-2027 in questa programmazione assegna risorse importanti, circa 202 milioni, al contrasto ai cambiamenti climatici, prevenzione rischio di catastrofe e resilienza.

Sono poi intervenuti Pasquale Di Rubbo, team leader della Direzione generale Agri della commissione europea, ed Enrica Spiga, Research Department di Intesa Sanpaolo. A seguire una tavola rotonda, dedicata ad alcune storie d’impresa. Ad aprire questa seconda parte dei lavori è stato Lorenza Cipollina, Head of Communication&Governement Affairs di Mondelez che ha raccontato l’impegno sulla sostenibilità di Fattorie Osella. È stata poi la volta di Fausto Rinaudo, a.d. di Granda Zuccheri e Trae, Paolo Sartirano, titolare della Sartirano Figli cantine e vigneti e Roberto Signetti, responsabile commercial di Molino Signetti&C. In conclusione gli interventi di Federico Spanna, del settore fitosanitario e servizi tecnologici scientifici della Regione Piemonte, e Piermario Romagnoli, direttore area Agribusiness Piemonte Sud e Liguria Intesa Sanpaolo che ha sottolineato come “un territorio ricco di eccellenze come il Piemonte, che nel 2023 ha continuato ad accrescere l’export dei distretti agroalimentari di oltre il 2%, deve porre attenzione all’emergenza climatica e alle sue ripercussioni investendo in sostenibilità e nella modernizzazione dei processi produttivi e di governance.  Progettualità che Intesa Sanpaolo, grazie alla Direzione Agribusiness, consente di affrontare fornendo alle aziende servizi innovativi e di supporto all’operatività quotidiana con consulenza specializzata nell’ambito dello sviluppo sostenibile, tutela e internazionalizzazione attraverso investimenti di lungo periodo in relazione al Programma Agribusiness. Un programma parte integrante del più ampio piano ‘Il tuo futuro è la nostra impresa’ che ha stanziato 120 miliardi di euro per le imprese fino al 2026“.