ECONOMIA E SOCIETA'- Pagina 369

Confagricoltura: investire in ricerca e sviluppo per il mais

E’ fondamentale il rilancio della produzione di granoturco, per rafforzare la filiera e fornire all’industria di trasformazione locale materie prime di qualità per la realizzazione di specialità alimentari sempre più apprezzate dai consumatori”.

Enrico Allasia, presidente di Confagricoltura Piemonte, valuta positivamente le decisioni assunte dal tavolo tecnico ministeriale che si è riunito di recente a Roma, nel quale Confagricoltura ha sostenuto la necessità di potenziare il comparto maidicolo, con strumenti di sostegno che vanno da un diverso utilizzo dei fondi europei all’incentivazione delle coltivazioni attraverso un’adeguata premialità, alla diffusione di pratiche produttive innovative.

È necessario rafforzare ricerca, innovazione e assistenza tecnica”, sostiene il direttore di Confagricoltura Piemonte Ercole Zuccaro, aggiungendo che “l’Università di Torino ha sempre dedicato grande attenzione alla ricerca e alla sperimentazione sul granoturco: con i fondi che l’Europa mette a disposizione per migliorare la sostenibilità delle produzioni occorre individuare percorsi produttivi per specialties in filiera e per rispondere alle sfide ambientali; inoltre è necessario aprirsi senza pregiudizi all’analisi e alla verifica in campo delle potenzialità delle NBT (New breeding technique), cioè cisgenesi e genome editing”.

La coltivazione del granoturco registra una progressiva riduzione degli ettari investiti che, in 15 anni, si sono praticamente dimezzati, favorendo la crescita delle importazioni nel nostro Paese.

Le aziende maidicole italiane sono circa 100.000 e investono meno di 600.000 ettari. Il Piemonte – precisa Confagricoltura – offre un contributo di primo piano alla produzione nazionale, con  15.526 aziende e 137.655 ettari di superficie coltivata. “Si tratta di un dato importante – sottolinea Enrico Allasia – ma nel 2010 le aziende erano 22.896 e gli ettari 170.913. La coltivazione ha subito una pesante battuta d’arresto e per questo occorre provvedere a rilanciarla, per non mettere a rischio le nostre produzioni alimentari di qualità”.

Consorzio vini Colline del Monferrato: ecco il direttivo

Nuovo direttivo per il triennio 2021-23 per il Consorzio vini Colline del Monferrato Casalese, così come deliberato in occasione dell’assemblea dei soci di fine anno.

Presieduto da Luigi Ronchetti, il neo direttivo annovera rinnovi e new entry. Questa, la nuova composizione: Ronchetti (Azienda Agricola Cascina Allegra di Ottiglio Monferrato), Claudio Coppo (Cantina di San Giorgio Monferrato), Mirko Carzino (Cantina di Serralunga di Crea), Franco Angelini (Azienda Agricola Angelini Paolo di Ozzano Monferrato), Francesca Accornero (Azienda Agricola Accornero Giulio e Figli di Vignale Monferrato), Giacomo Cattaneo Adorno (Azienda Agricola Cattaneo Adorno Giustiniani di Gabiano), Tina Sbarato (Azienda Agricola Sbarato di Gabiano), Elena Novarino (Tenuta la Faletta di Casale Monferrato) e Fabio Saravesi (Azienda Agricola San Sebastiano di Dealessi di Lu Monferrato). Confermato il revisore dei conti e sindaco unico Carla Rondano. Il prossimo 13 di gennaio si riunirà il primo direttivo per l’elezione del vicepresidente.

Domenico Ravizza della Vicara, presidente in carica dalla costituzione del Consorzio, ha così passato il testimone, pur confermando disponibilità e collaborazioni future. Ronchetti, laureato in Scienze Biologiche all’Università degli Studi di Milano, con un Master Universitario in Enologia e Marketing alla Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza, ha frequentato il programma OWP presso IMD di Losanna e, dal 1976, è iscritto all’Ordine Nazionale dei Biologici. Attualmente in quiescenza, ha all’attivo 35 anni di esperienza lavorativa nel settore Medical Devices & Diagnostic in Italia e all’estero, in qualità di Dirigente prima e, successivamente, di Presidente e Amministratore Delegato delle filiali italiane di settore delle multinazionali Eastman Kodak, Johnson&Johnson ed EliTech Group. Convinto sostenitore della cultura d’impresa e dell’associazionismo rappresentativo, Ronchetti ha ricoperto, per anni, posizioni di vertice in ambito Assobiomedica-Diagnostici, l’associazione delle Aziende MD&D di Confindustria in Assobiomedica Servizi ed è stato presidente del CdA di Istud Spa Business School. Maestro Assaggiatore di Vino Onav e membro cooptato del Consiglio della Sezione Onav di Varese, il neo presidente del Consorzio monferrino vede nel vino, sia in termini di business sia quale motivo di degustazione tecnica/edonistica, l’oggetto della propria attuale attenzione professionale e del proprio interesse culturale e di studio.

“Ringrazio Ravizza per la stima e la proposta d’incarico e i soci, tutti, per la fiducia con la quale hanno voluto affidarmi il ruolo di guida del Consorzio Colline del Monferrato Casalese. Una responsabilità complessa e impegnativa in un contesto di non facile evoluzione, anche per noi del mondo del vino. Contesto che impone, non solo, di dar seguito all’intenso lavoro promozionale svolto in precedenza ma, soprattutto, di ripensare le strategie e reinventare le attività, per affrontare in modo efficace una sfida, nella quale il passato è solo il punto di partenza. Accetto questo nuovo incarico con dedizione e consapevolezza e con la volontà di dare un contributo all’affermazione della nostra produzione e delle nostre aziende”.

Nella foto Luigi Ronchetti

Nuovo ospedale Asl To5: “la Regione cosa intende fare?”

SICCHIERO: “ORA LA REGIONE SI CONFRONTI CON GLI AMMINISTRATORI”

Il sindaco di Chieri Alessandro Sicchiero: “È giunto il momento di guardare al futuro. Si chiarisca subito il destino del Maggiore: servono investimenti sulla sanità chierese”

 

«La perizia del Politecnico di Torino giudica l’area di Cenasco, al confine tra Moncalieri e Trofarello, come tecnicamente idonea ad ospitare il nuovo ospedale unico dell’AslTO5. Prendiamo atto di tali risultanze, ringraziando i tecnici per l’approfondito lavoro. Ora spetta alla Regione Piemonte assumere la decisione finale. Quello che auspichiamo è che non si perda più tempo, i cittadini dei nostri territori hanno bisogno quanto prima di disporre di un presidio sanitario moderno ed efficiente»: con queste parole il Sindaco di Chieri, Alessandro Sicchiero, commenta l’esito della perizia relativa idrogeologica, idraulica e sismica condotta dal Politecnico di Torino sull’area individuata come sede del nuovo ospedale dell’AslTO5.

«Non bisogna, tuttavia, dimenticare le criticità evidenziate dalla stessa perizia, a cominciare dalla ‘significativa suscettibilità a rischio di esondazione’ delle aree circostanti il sito, e un rilevante rischio di locali allagamenti. Criticità che richiederanno la realizzazione di idonee opere di difesa oltre che un’attenta e sistematica manutenzione per garantire la pulizia di rii e canali, per garantire l’accessibilità all’ospedale anche in caso di piogge abbondanti. Ciò detto, ora la Regione Piemonte ha in mano tutte le carte, e ci aspettiamo che quanto prima ci possa essere un confronto con gli amministratori locali sia in sede di Assemblea dei Sindaci dell’Asl sia in Commissione sanità. Nel passato, il chierese aveva evidenziato delle problematiche che dovranno comunque essere prese in considerazione, a cominciare dal nodo trasporti. Ma soprattutto, bisogna chiarire il destino delle attuali tre strutture ospedaliere, il Maggiore di Chieri, il S. Croce di Moncalieri e il S. Lorenzo di Carmagnola. Si era parlato a suo tempo di trasformarle in Case della Salute. Bene, purché alla fine non si ipotizzino dei semplici poliambulatori! Se il nuovo ospedale unico concentrerà le alte complessità, occorre che il Maggiore di Chieri possa dare risposta alle emergenze, garantire le basse e medie complessità, prendersi carico delle cronicità, il che significa potenziare davvero la medicina territoriale. È giunto il momento di guardare al futuro e di parlare degli investimenti necessari per la sanità chierese».

I nodi al pettine del vaccino

I nodi  arrivano al pettine. Il pianeta terra affronta per la prima volta nella storia con le armi della scienza una pandemia e viviamo in questi giorni l’inizio della sua fine, grazie agli innovativi vaccini ad mRNA. I nodi venuti al pettine dopo quasi un anno di pandemia sono molti

Il più grave è che i popoli preferiscono seguire leader politici paternalisti,  qualunque sia la questione.
Un qualsiasi leader negazionista è ugualmente gradito al popolo come un qualunque leader draconiano purché si rispetti il ruolo da lupo alfa. Come Bolsonaro e De Luca.
Perfino il vuoto pneumatico intorno al Pontefice è diventata arte mediatica per nascondere l’inutilità delle religioni di fronte al mistero della vita e della morte, racchiuse invece nella parola mRNA.
L’altro nodo gravissimo è che il nemico comune non ha spostato di un millimetro le barriere ideologiche o i conflitti armati. La pandemia è stata usata come un’arma ulteriore, per imporre restrizioni violente o per lasciare diffondere il mortale morbo virale. Come i diritti di donne e persone LGBTI negati in Polonia ed Ungheria ed ovviamente al contrario per le popolazioni oppresse da conflitti armati.
Un altro nodo importante è che almeno una parte del popolo preferisce ideologie irrazionali nonostante le evidenze scientifiche e i danni oggettivi. Un’altra parte invece rende irrazionale il significato delle evidenze scientifiche andando in paranoia, isolandosi socialmente o diventando irritabile e violento esattamente come i negazionisti. Questo è evidente in rete la manipolazione a fini elettorali sia del negazionismo sia della violenza verbale contro i negazionisti.
Il nodo economico non si può sciogliere. I ricchi sono più ricchi ma è il popolo a non volere che i ricchi paghino di più, garantendo tra l’altro istruzione e salute. È sempre il nodo economico che esalta messe e stadi vuoti, ma supermercati pieni, in onore di panem et circensem.
Un nodo paradossale è che l’ignoranza di un popolo impedisce le precauzioni e la ricerca sanitaria, ma proprio per questo motivo le prossime generazioni sono condannate a perdere l’uso di scuola, teatri e biblioteche ancora circa per un anno.
Un altro nodo paradossale è che ovviamente i leader politici o le video-star, fossero pure scienziati che hanno cavalcato o creato le ideologie negazioniste oggi si vaccinano, sempre davanti alle telecamere o in segreto,  perché era il consenso politico o sociale che inseguivano, e null’altro.
Come lo stesso Trump o i virologi negazionisti.
Il nodo che non si scioglie è che, nonostante il nodo paradossale e le evidenze scientifiche, essere adepti o promotori di ideologie negazioniste continua ad essere popolare ed attrarre chi ha bisogno di voti o visibilità mediatica. Come si legge ancora da commenti inopportuno di star ormai “invecchiate” come Heather Parisi o Montesano.
Un altro nodo paradossale è l’alternanza di messaggi contraddittori  dei negazionisti, i cui leader comunque si vaccinano, per cui è impossibile accontentarli…
Come fa l’estrema destra in Italia che un giorno crea panico dove non c’è pericolo e l’altro esce senza mascherina causando pericolo certo.
Un nodo da evitare è l’inutile polemica sull’obbligo di vaccinazione.  Al momento abbiamo poche dosi e le distribuiamo a rilento, perfino nei Paesi ricchi come il nostro.  Finché avremo volontari da vaccinare c’è tutto il tempo per convincere chi subisce i precedenti paradossi.
L’ultimo nodo è chiuso nelle case in quarantena dove il paternalismo diventa violenza misogina o omofobia contro donne e adolescenti LGBTI. Il comportamento dei leader in scala ridotta…
La domanda è ovviamente perché la retorica paternalista, che ha comunque ridotto i diritti civili come la libertà di movimento e di manifestazione, pure per necessità innegabile,  non può essere governata con successo da leader pacifisti, liberali  e ambientalisti.
Il sogno di chi ha una capigliatura riccia e ribelle non è quella di avere capelli lisci o di essere calvi ma di avere capelli ricci spontaneamente ordinati abbastanza da non creare nodi gordiani.
Il mio è un sogno borghese,  da boomer privilegiato e fuori moda, di chi adesso esce e va a farsi vaccinare.
Manlio Converti
Psichiatra

“Ambiente a tutto TOndo” prosegue il 21 con gli incontri virtuali

Il 21 gennaio si terrà il quarto dei sei incontri virtuali con tecnici ed esperti, associazioni ed enti attivi della società civile torinese, per discutere sul tema Cittadinanza attiva

La Casa dell’Ambiente di Torino è un polo di cultura ambientale e della sostenibilità a tutto tondo.Il progetto nasce per essere, nel senso reale del termine, una “casa”: un luogo fisico in cui poter parlare di ambiente, uno spazio d’incontro per le realtà del territorio, realizzando la possibilità di costruire collaborazioni e partenariati.  Per impedire che l’emergenza attuale possa ostacolare tali possibilità di confronto, la Casa dell’Ambiente ha deciso di riprendere le proprie attività in modalità a distanza. La prima iniziativa on line proposta è una serie di tavole rotonde tra dicembre e febbraio, con due incontri mensili.

Questo ciclo di incontri verrà realizzato in modo da presentare le sfide, i progetti e le realtà del territorio torinese, affrontando sei tematiche:

mobilità, inquinamento atmosferico, verde urbano, cittadinanza attiva, cibo e rifiuti.
L’iniziativa è rivolta a tutti i cittadini, con l’obiettivo di renderli più consapevoli della realtà in cui vivono, dando loro la possibilità di partecipare e condividere idee, dubbi e perplessità.
Ogni incontro vedrà la partecipazione di tecnici ed esperti, associazioni ed enti attivi della società civile, con l’obiettivo di rispondere a due domande:
Come la città sta affrontando le sfide ambientali?
Cosa può fare ciascun cittadino per contribuire?
La durata indicativa è di 60 minuti per ciascun incontro.

 

Sarà possibile seguire la tavola rotonda virtuale tramite la pagina Facebook di “Casa dell’ambiente” https://www.facebook.com/casadellambiente

FUTURI INCONTRI

I prossimi incontri dell’evento si terranno:
21 gennaio: Verde urbano e nature based solutions
4 febbraio: Inquinamento atmosferico
18 febbraio: Mobilità
Ambiente a tutto TOndo è organizzato da Casa dell’Ambiente – WEEC
Media partner “.eco, l’educazione sostenibile”, Eco dalle Città, Istituto per l’Ambiente e l’Educazione Scholé Futuro Onlus

“Parlaconme”, una puntata tutta al femminile

In onda giovedì 7 gennaio scorso su Radio Vida Network condotta dall’Agrifood & Organic Specialist Simona Riccio

Prosegue con successo la trasmissione dal titolo “Parlaconme” sulla web radio di Carmagnola, Radio Vida Network (www.radiovidanetwork.it) , condotta dalla Agrifood & OrganicSpecialist e Social Media Manager Simona Riccio, ogni giovedì dalle 18 alle 19.

Dopo la pausa natalizia la trasmissione ha ripreso giovedì 7 gennaio scorso con la partecipazione, tutta al femminile, di treinteressati ospiti: Nuccia Alboni, Responsabile Marketing  di Ortonatura Melanzi’, Teresa Diomede, Ceo dell’Azienda AgricolaRacemus, e Patrizia Manghi, Division Manager dell’azienda SalFrutta.

La puntata è stata incentrata sul tema del confronto in merito allaproduzione agroalimentare da Nord a Sud e sulle esigenze di innovazione avvertite nello stesso settore. Il dibattito è risultato tanto più interessante in quanto le tre realtà produttiverappresentate dalle ospiti della trasmissione sono espressioni di treterritori diversi, Ortonatura Melanzi è di Vittoria; l’azienda Racemus sorge a Rutigliano, in provincia di Bari, ed esporta il 90 per cento della sua produzione prevalentemente in Spagna e Portogallo e, a seguire in Germania, Olanda e Repubblica Ceca; Sal Frutta, nata nel lontano 1988, comprende una serie di prodotti delle aziende di proprietà Zone Vocate Emilia Romagna (Gattatico, Reggio Emilia) e Zone Vocate Sicilia (Acate e Ragusa).

Dal confronto tra le ospiti è emersa la forte richiesta di un maggiore confronto tra le realtà produttive agroalimentari e di un cambiamento degli stessi mercati agroalimentari, in direzione della necessità di far emergere anche i prodotti particolari e di nicchia, in modo tale da promuoverne la conoscenza in maniera più approfondita, sia nei confronti dei negozianti, sia dei consumatori finali. È anche emersa dal confronto nato in trasmissione la richiesta di un’esigenza di innovazione nei centri agroalimentari, soprattutto per quanto riguarda il fattore del cambiamento dell’orario di lavoro, in considerazione del passaggio generazionale dei lavoratori che operano all’interno degli stessi.

Un altro elemento che è fortemente emerso nella sua importanza è quello riguardante il packaging, che deve risultare sempre più innovativo, rispondendo alle esigenze di un utente finale, il consumatore attuale, che deve essere informato in maniera sempre più capillare. Solo un maggior grado di conoscenza, infatti, e una relazione più adeguata con i produttori possono facilitare l’acquisto da parte del consumatore, che si sentirà maggiormente tutelato. Un altro aspetto che è stato analizzato durante la trasmissione, soprattutto da parte della manager Teresa Diomede, Ceo dell’Azienda  Agricola Racemus, è stato quello della digitalizzazione, che ha fatto il suo ingresso nel settore agroalimentare per consentire di aprirsi anche ai mercati esteri, che l’Azienda Racemus è stata, per esempio in grado di conquistare, anche facendo uso della piattaforma di Alibaba, per ottenere una vetrina di vendita all’estero.

Mara Martellotta 

Confagricoltura: “pronti a collaborare al Patto per il Piemonte”

Allasia, presidente di Confagricoltura Piemonte: “Pronti a collaborare  per fare meglio”. Piano di Sviluppo Rurale: finora il Piemonte ha erogato poco più del 60% dei fondi disponibili per il periodo 2014-2020. “Bene la volontà di ridurre drasticamente la burocrazia”.

 

Concordiamo con il presidente Cirio sulla necessità di un Patto per il Piemonte e siamo pronti a impegnarci per costruire e realizzare un piano di rilancio dell’economia che veda l’agricoltura tra i principali artefici della ripresa”. Enrico Allasia, presidente di Confagricoltura Piemonte, intervenendo sulle dichiarazioni del presidente della Regione Alberto Cirio, condivide gli obiettivi indicati dalla giunta subalpina. “Dobbiamo lavorare tutti insieme – afferma Allasia – per definire un nuovo Programma di Sviluppo Rurale che consenta alle imprese di poter sfruttare completamente e in tempi rapidi tutte le risorse a disposizione”.

Confagricoltura evidenzia che nel periodo di programmazione che si è appena chiuso, pur tenendo presente che le risorse residue potranno essere utilizzate nei prossimi due anni,  la capacità di spesa del Piemonte si è dimostrata assai limitata.

In base ai dati non definitivi al 31 dicembre 2020 elaborati da Agea relativi all’avanzamento della spesa (Pubblica e quota FEASR) effettivamente sostenuta il Piemonte si posiziona al 60,34%, a fronte dell’impegno pressoché totale delle risorse. “Questo significa che il sistema di pianificazione, gestione dei bandi, rendicontazione e collaudi ha funzionato a rilento e che può e deve essere migliorato”, commenta il presidente di Confagricoltura Piemonte Enrico Allasia.

Apprezziamo l’impegno del presidente Cirio che ha dichiarato di voler ampliare il ricorso alle autocertificazioni e ai controlli ex post per le autorizzazioni e i contributi regionali, al fine di velocizzare snellire il carico burocratico per cittadini e imprese –  ha aggiunto il direttore di Confagricoltura Piemonte Ercole Zuccaro – perché l’agricoltura, che nell’anno del Covid ha continuato a lavorare per assicurare cibo di qualità e materie prime di valore alle industrie agroalimentari locali che hanno potuto mantenere posizioni importanti anche sui mercati internazionali, è pronta a fare la propria parte, con oltre 42.000 imprese agricole attive e 65.000 occupati, nell’interesse del territorio e dei cittadini”.

 

Come va il mercato del vino?

Calano le vendite in Italia, va un po’ meglio all’estero. Giacenze in aumento e ordini in calo per i prossimi quattro mesi. “Per fronteggiare l’emergenza e riprendere competitività serve un piano strategico, gli aiuti finora concessi solo una goccia nel mare”.

 

L’emergenza Covid cambia i modelli di consumo e le imprese vitivinicole piemontesi che imbottigliano vini di qualità fanno i conti con gli effetti della pandemia. “Il mercato del vino sta cambiando profondamente: il canale della ristorazione e dei bar si è ridotto fortemente e in alcuni casi pressoché annullato; si recuperano spazi nella distribuzione organizzata dove i margini però sono ridotti all’osso e, fortunatamente, tengono le esportazioni – dichiara Enrico Allasia, presidente di Confagricoltura Piemonte – ma le prospettive non ci lasciano tranquilli”.

L’organizzazione degli agricoltori del Piemonte che annovera le più prestigiose firme dell’enologia regionale, ha realizzato un’indagine su un campione significativo di cinquanta produttori – imbottigliatori vitivinicoli delle più denominazioni più significative.

La vendemmia 2020, pur con produzioni pressoché nella norma, è risultata superiore ai livelli dello scorso anno e, per alcune tipologie di prodotto, le prospettive di commercializzazione risultano critiche. In attesa di poter riprendere l’attività commerciale e promozionale per agevolare le vendite sul mercato interno e le esportazioni – spiega Ercole Zuccaro direttore di Confagricoltura Piemonte – abbiamo sottoposto alle imprese un questionario, riferito ai primi 11 mesi del 2020, per ottenere informazioni utili per programmare per tempo l’adozione di interventi di riequilibrio dell’offerta”.

Il campione preso in esame è composto per il 36% da aziende con una superficie inferiore a 5 ettari di vigneto, il 25 % con la superficie tra il tra i 5 e 10 ettari, il 30% tra i 10 e i 20 ettari e il 9% oltre i 20 ettari. Il 32% dei viticoltori imbottigliatori intervistati produce meno di 10.000 bottiglie, il 41% da 10 a 50mila  bottiglie il 27% oltre 50mila bottiglie.

L’82% dei vitivinicoltori nei primi undici mesi di quest’anno evidenzia un calo complessivo di vendite (il 31% ha avuto una flessione superiore al 30%); il 7% rileva vendite stazionarie, mentre l’11% registra un aumento, seppur contenuto.

Il 77% denuncia un calo delle vendite in Italia; il 7% ha mantenuto le posizioni, mentre il 16% incrementato la commercializzazione.  Per quanto riguarda le esportazioni il 69% denuncia un calo delle vendite, per il 23% il mercato è stazionario, mentre l’8%  ha incrementato le vendite.

Il 52% degli intervistati ha mantenuto stazionari i prezzi di vendita delle bottiglie, il 41% ha applicato una politica di sconti per poter mantenere i volumi, ma c’è anche un 7% che è riuscito ad aumentare i prezzi.

Per quanto riguarda le giacenze alla produzione il 23% delle cantine mantiene i volumi stazionari rispetto allo stesso periodo del 2019, ma il 56% evidenzia un aumento degli stoccaggi (dei quali il 12% oltre il 20% dei volumi);  il 16% ha le scorte in calo.

La situazione degli ordini per i prossimi quattro mesi, rispetto allo stesso periodo 2019-2020, è quella che preoccupa maggiormente: il 72% degli intervistati evidenzia ordini in calo (dei quali il 23% oltre 30%); per il 19% il portafoglio ordini è stazionario, mentre il 9% delle cantine ha ordini in crescita.

Dal questionario è emersa un’indicazione interessante sulle misure necessarie per affrontare l’emergenza”, spiega il presidente di Confagricoltura Piemonte Enrico Allasia. Il 73% degli intervistati reputa lo stoccaggio uno strumento insufficiente per gestire l’emergenza. Anche la riduzione della produzione di uva per la prossima vendemmia non è considerata una misura risolutiva (si espresso in questo molto il 69% degli intervistati). La misura che, a malincuore, gli intervistati privilegiano è la distillazione di crisi, giudicata utile dal 43% degli intervistati.

Dalle interviste emerge un clima di sfiducia nei confronti degli interventi adottati dalle istituzioni pubbliche. Solo il 9% delle aziende che hanno partecipato al questionario reputa utili gli interventi varati dal Governo; il giudizio migliora per quanto riguarda le iniziative adottate dalla Regione Piemonte, con il 21% che giudica la distillazione di crisi una misura positiva per alleggerire il mercato. L’88% degli intervistati ritiene che non si siano tenute in debita considerazione le indicazioni della filiera vitivinicola.

Tra i suggerimenti raccolti da Confagricoltura un intervento di detassazione, la moratoria sui mutui e, soprattutto, un effettivo snellimento della burocrazia. Per gli imbottigliatori di vini di qualità aderenti a Confagricoltura “gli aiuti economici sono una goccia nel mare e non sono mirati alla salvaguardia delle imprese agricole”. Occorre “dare maggior ascolto alle associazioni di categoria e adottare interventi mirati per supportare l’internazionalizzazione delle piccole imprese”. Occorre inoltre indirizzare la politica vitivinicola verso la valorizzazione della qualità. “Che si tratti di vendemmia verde, distillazione o stoccaggio – suggeriscono le imprese – gli interventi dovranno riguardare i soli vini doc e docg, vero patrimonio da proteggere”.

Quanto è bello vivere in un comune fiorito

Asproflor Comuni fioriti lancia con Uncem e Confcooperative il progetto “Vivere in un Comune Fiorito” che affiancherà il “Marchio di qualità dell’ambiente di vita Comune Fiorito”. L’Associazione dei Produttori florovivaisti ha costruito il nuovo progetto su misura per i piccoli Comuni italiani sotto i 5000 abitanti

Asproflor nel 2020 ha compiuto 40 anni di attività, principalmente volti alla promozione del florovivaismo e al miglioramento della qualità della vita e  dell’accoglienza turistica nei centri urbani. “L’esperienza di Asproflor – evidenzia il Presidente Sergio Ferraro – è stata in fondo l’evoluzione naturale di un’idea, sorta con l’obiettivo di far crescere e diffondere in Italia la cultura del verde e delle fioriture nelle città. Intorno a questa idea negli anni si sono raccolti oltre 2000 Comuni vicini al motto ‘fiorire è accogliere’, pronti a sfidarsi nel nome della bellezza e dei valori dell’ambiente. Da quest’anno Asproflor ha deciso di mettere a disposizione la sua esperienza e i suoi professionisti anche per i piccoli Comuni desiderosi di migliorare il proprio territorio con la bellezza e i colori dei fiori”.
Per i piccoli Comuni è previsto un percorso di crescita triennale che ha come traguardo l’ingresso nel grande circuito dei Comuni fioriti italiani. Avverrà non attraverso il tradizionale concorso – sottolinea Franco Colombano, Vicepresidente Asproflor – ma tramite un approccio identitario e di crescita collettiva che porti ad apprendere e apprezzare i segreti per belle e durature fioriture. A tutti i Comuni iscritti  verrà consegnato “l’albero della qualità della vita”: un Quercus nelle specie Robur, Cerris o Ilex in base alla latitudine del Comune, unitamente a materiale informativo per promuovere e divulgare l’iniziativa presso i propri cittadini. I Sindaci avranno a disposizione un servizio di assistenza tecnica e di consulenza professionale gratuita online. I Comuni potranno avere un kit professionale costituito da fiori e piante di particolare interesse e innovative, individuato specificamente per ogni Comune iscritto (lobularia o nemesia per i Comuni montani e dipladenie o solanum per i Comuni marini) e completato da un substrato professionale per la messa a dimora. Inoltre, tutte le piante saranno consegnate in vasi biodegradabili, in modo da eliminare completamente la plastica da smaltire e dunque promuovere anche il progetto plastic free per amministrazioni pubbliche.

Sono moltissimi i Comuni montani che già fanno parte della rete dei Comuni fioriti. Tra questi Ingria, guidata da Igor De Santis, Vicepresidente Uncem Piemonte, Bellegra, dove è Sindaco il Vicepresidente nazionale Flavio Cera, Pomaretto con Danilo Breusa, membro della Giunta Uncem Piemonte. Asproflor-Comuni Fioriti è l’unica associazione italiana autorizzata dal partner mondiale “Communities in Bloom” a selezionare ogni anno dal circuito dei Comuni fioriti italiani due località che si sfidano in ambito internazionale con comprensibili e positive ricadute d’immagine. Per il 2021 le città candidate sono Ingria (TO) e Alba (CN).

“Da dieci anni Uncem sostiene Asproflor e la rete dei Comuni fioriti. Quest’anno la collaborazione si intensifica e lavoriamo per rendere più belli e accoglienti i nostri Comuni, grazie alla partecipazione delle comunità che è decisiva”, evidenzia Marco Bussone, Presidente Uncem.

Sulla pagina www.comunifioriti.it vi sono tutte le modalità di partecipazione alla rete Comuni fioriti.

Turismo, la forza della montagna

Nel 2020 la montagna estiva non fa flop. E il turismo non cala come succede invece per altre destinazioni. Lo confermano i dati Istat pubblicati  relativi al “Movimento turistico in Italia” da gennaio a settembre 2020. Non solo la montagna tiene, anche “i borghi vincono”.

Secondo l’Istat, la preferenza dei turisti italiani, infatti, si indirizza, più che in passato, sulle località montane, le quali ad agosto raggiungono gli stessi livelli dello scorso anno (-0,4% di presenze) e soprattutto sui Comuni a vocazione culturale, storico, artistica e paesaggistica, dunque i borghi in particolare, che registrano addirittura un incremento (+6,5%) rispetto al 2019 (unica variazione positiva registrata in tutto il dossier che confronta 2019 con l’anno della pandemia). Incrementi delle presenze dei clienti italiani si verificano solo in Umbria (a vocazione fortissima per un turismo di qualità nei borghi) e nella Provincia autonoma di Bolzano (entrambe con valori intorno al +15% rispetto al 2019). Le presenze turistiche in Italia nei primi mesi del 2020 si sono dimezzate rispetto allo stesso periodo del 2019 (-50,9%). Per i comuni a vocazione culturale, storico, artistica e paesaggistica la diminuzione è del 54,9%, per quelli con vocazione marittima è del 51,8%. I comuni a vocazione montana, invece, registrano un calo inferiore alla media nazionale (-29,3%). I mesi da marzo a maggio 2020 (quelli del lockdown) vedono cali anche vicini a -95% rispetto al 2019. Nel trimestre estivo, la flessione del turismo nelle grandi città è addirittura più grave (-76,3% nei mesi di luglio, agosto e settembre 2020 rispetto allo stesso trimestre dello scorso anno); per i Comuni a vocazione culturale è pari a -41,2%, per quelli a vocazione marittima è -38,7% mentre per i Comuni a vocazione montana è -19,4% (-36,1% la flessione media nazionale). La montagna è il comparto che subisce flessioni minori rispetto al 2019.