ECONOMIA E SOCIETA'- Pagina 204

Una passione tutta italiana per l’arte! Come essere e sentirsi a casa propria…

Chi ha la fortuna di nascere con la propensione per l’ironia e il gioco e ha il talento di conservarlo e farlo crescere per tutta la vita è proprio una persona fortunata. E nel campo artistico e artigianale spesso questi aspetti sono ingredienti che danno un sapore speciale alle creazioni “fatte a mano”.

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Fridays For Future: picco del gas, scelte sbagliate

Riceviamo e pubblichiamo

Il prezzo del gas in Europa continua ad aumentare da alcuni mesi e negli ultimi giorni ha registrato il suo picco, superando i 300 euro a megawattora.

All’improvviso tutti i partiti politici si sono lanciati in appelli spassionati per trovare una soluzione a questo fenomeno, come se esso fosse straordinario e inaspettato.

Queste reazioni lasciano perplessi se si considera che la situazione corrente è una conseguenza diretta delle scelte politiche operate dal governo italiano negli scorsi mesi – a cui hanno contribuito molti dei principali partiti.

I nostri politici, infatti, per risolvere il problema della dipendenza dalla Russia hanno scelto di ignorare le raccomandazioni degli esperti, che consigliavano un massiccio investimento nelle fonti di energia rinnovabile, nell’efficientamento energetico delle case, nella sostituzione delle caldaie a gas con più efficienti pompe di calore elettriche, e una serie di politiche volte al risparmio energetico. Queste misure, aumentando la quota di energia rinnovabile, prodotta a basso costo, e riducendo i consumi delle abitazioni, avrebbero chiaramente abbassato il costo delle bollette per le famiglie, promuovendo al tempo stesso la transizione ecologica.

Al contrario, il governo ha deciso di mantenere invariata la nostra dipendenza dal gas fossile, trovando semplicemente dei fornitori diversi per approvvigionarsene. I partiti del governo Draghi erano ben consapevoli che questa scelta non avrebbe abbassato i prezzi delle bollette né avrebbe abbassato la variabilità del prezzo dell’energia in Italia, in quanto il gas fossile è notoriamente una fonte dal prezzo volatile. Quegli stessi partiti, ora, sembrano cadere dalle nuvole.

Adesso che lo scotto di aver basato la nostra economia su questa instabile fonte fossile è diventato evidente, tutti invocano interventi immediati, senza però andare alla radice del problema: un sistema produttivo e industriale basato sulle fonti fossili non è più sostenibile, né dal punto di vista climatico, né da quello economico e sociale.

E mentre le cittadine e i cittadini italiani faticano a pagare per i loro bisogni energetici primari, la speculazione non si ferma. L’Italia continua tuttora ad esportare gas naturale, e la principale azienda italiana del settore, Eni, ha registrato un aumento degli utili del 700% nel primo semestre del 2022. Soldi che sono stati ottenuti speculando sugli effetti di una guerra sanguinosa alle spalle delle famiglie in difficoltà, e che da soli potrebbero coprire ingenti aiuti economici ed investimenti in fonti di energia rinnovabile.

Tuttavia, sono pochissime le forze politiche che propongono di prelevare questi extra-profitti, mentre risuonano proposte senza senso, come quella dei rigassificatori, dell’aumento delle estrazioni di gas in Italia o addirittura di nuovi metanodotti. Proposte che non avrebbero alcun impatto sul picco dei prezzi – e sicuramente non nell’immediato – ma che ci legherebbero per decenni ad infrastrutture fossili che invece, se vogliamo evitare un totale collasso climatico, devono essere abbandonate al più presto.

Agnese Casadei, portavoce di Fridays for future Italia, dichiara: “Nell’Agenda Climatica, la nostra lista di punti indispensabili per ogni programma elettorale, abbiamo inserito proposte concrete per affrontare il caro-energia: una fornitura di energia gratuita a tutte le famiglie che ne hanno bisogno, una tassa del 100% sugli extra-profitti delle aziende energetiche, l’efficientamento energetico di tutte le case popolari, e una campagna per creare 8000 comunità energetiche rinnovabili – una per comune – andando a coprire oltre metà dei consumi elettrici nazionali

Continua Martina Comparelli, un* altr* dei portavoce di FFF: “Sono idee realizzabili in breve tempo, che restituiscono ai cittadini il controllo sull’energia che consumano, e che abbatterebbero drasticamente i costi man mano che vengono realizzate. I soldi per finanziare queste misure ci sono, manca solo la volontà politica di mettere il benessere delle persone prima del profitto delle aziende dei combustibili fossili”.

FRIDAYS FOR FUTURE ITALIA

Elisoccorso, Croce Rossa, infermieri: il lato umano e vincente della sanità

Di Augusto Grandi

Ma chi l’ha detto che la sanità pubblica è un disastro? Un’urgenza in un piccolo paese sulle montagne valdostane. Al 112, gentilissimi, ti spiegano che il medico più vicino non c’è. Ma nessun problema. Mandano immediatamente una ambulanza e pure l’elisoccorso. Perché se bisogna andare all’ospedale di Aosta si risparmia molto tempo…

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Un piano da mezzo miliardo per ridurre le perdite idriche

Fronteggiare l’emergenza idrica vuol dire non solo interventi di massima urgenza dettati dall’impellenza del momento, ma anche e soprattutto realizzare opere strutturate sul medio e lungo periodo per mettere in sicurezza e in efficienza un intero sistema.

È da queste considerazioni che è stato predisposto dalla Regione Piemonte un piano da 486 milioni di euro per la riduzione delle perdite idriche nei prossimi quattro anni.

A presentarlo è stato l’assessore regionale all’Ambiente e coordinatore delle attività del Tavolo per l’emergenza idrica, Matteo Marnati,  che ha sostenuto che l’adattamento ai cambiamenti climatici deve passare principalmente attraverso due strategie: la riduzione delle perdite idriche, che rappresentano ancora un elemento di forte criticità nel nostro Paese, e la maggior resilienza dei sistemi acquedottistici attraverso interconnessioni, aumento della capacità dei sistemi di accumulo, la ridondanza e diversificazione delle fonti di approvvigionamento.

Il presidente della Regione, nominato nei giorni scorsi commissario straordinario per la gestione dell’emergenza idrica, ha sottolineato che questo piano nasce da una attività che è stata avviata a livello regionale già da tempo. La situazione attuale è la dimostrazione che temi come quello della siccità vanno trattati con prospettiva per tempo, non solo quando si genera l’emergenza. Ed è questo il modo in cui si intende lavorare in Piemonte.

Per contrastare la dispersione idrica ciascuno dei 6 Ambiti territoriali ottimali su cui sono organizzati i servizi pubblici integrati, come quello idrico, ha messo a punto strategie, programmi e interventi come la distrettualizzazione delle reti, la digitalizzazione e il rifacimento di alcuni tratti della rete acquedottistica).

Per quanto riguarda la dispersione idrica ci sono situazioni diversificate, che comunque complessivamente vedono i vari Ato compresi nella classe “discreta”, una classe ottima e due insufficienti; la media regionale si attesta su una percentuale di circa il 33%, una delle migliori aree territoriali a livello nazionale, sottolinea l’assessore, mentre per il nord ovest si attesta sul 31%

Uncem, banda ultralarga: eterni ritardi

SIAMO MOLTO LONTANI DALL’84% DI FAMIGLIE CON CONNESSIONE A BANDA LARGA

“Negli ultimi giorni sui giornali sono stati ripresi numeri Eurostat relativi alle connessioni delle famiglie alla banda larga e ultralarga. Al netto di un po’ di confusione tra i due sistemi e le relative velocità, che molti fanno, la media italiana dell’84% delle famiglie con connessione a banda larga, contro l’85% dell’Europa, non è reale. Nella classifica riguardante la connettività, seppure l’Italia è balzata dal 23° al 7° posto in un anno, gli indicatori sono inferiori alla media dell’Ue, soprattutto per quanto riguarda l’adozione complessiva della banda larga fissa, 66% in Italia, contro il 78% nell’Ue, riporta CorCom. Rimangono molte carenze anche per quanto riguarda la copertura delle reti ad altissima capacità, che è ancora molto indietro rispetto alla media Ue – 44% contro il 70%. Sempre CorCom ci dice delle sperequazioni tra ‘aree popolate’ e non per quanto riguarda il 5G. Ora, dei ritardi del piano banda ultralarga siamo stanchi di parlare. E i Sindaci sono molto arrabbiati per il piano degli ultimi anni che non sta funzionando, che non raggiunge i civici, le case, dunque non è FTTH fino alla richiesta di collegamento, richiesta dal privato cittadino che risiede in ‘area bianca’, dal pozzetto stradale alla propria casa. Richiesta che ad esempio riceve un NO dalla Città metropolitana di Torino, per dirne una, come molte altre province, perché ‘tagliare la strada è un problema’. E soluzioni non ci sono. Molto molto grave. Ora non resta che sperare nel Piano Italia 1Giga. Come ho detto qualche giorno fa in una telefonata al Ministro Colao, confidiamo molto, ci vogliamo credere, negli interventi che riguardano in particolare 6.232 comuni nei quali verranno realizzate infrastrutture FTTH per portare la fibra ottica nella prossimità degli edifici, mentre una parte complementare dell’intervento prevede la copertura dei servizi FWA in 7.120 comuni. Il Piano Italia 5G prevede anche il finanziamento di interventi nelle zone attualmente coperte solo da reti mobili 3G (o dove le reti 4G non garantiscono performance adeguate) e dove non è pianificato lo sviluppo di reti 4G o 5G nei prossimi 3 anni. Di fatto è quello che abbiamo sempre chiesto come Uncem. E nei prossimi giorni presenteremo la mappatura Uncem delle aree del Paese senza segnale per la telefonia mobile. Da lì si deve partire”.

Così Marco Bussone, Presidente nazionale Uncem.

Emergenza energia, incontro tra le Regioni del Nord: “Impatto devastante”

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 40 MILIARDI DI EXTRA-COSTI. RISCHIO DI DEINDUSTRIALIZZAZIONE E MINACCIA ALLA SICUREZZA NAZIONALE

 

Incontro dei Presidenti delle Confindustrie di Emilia-Romagna, Lombardia, Piemonte e Veneto con gli assessori allo Sviluppo economico

 

Si è svolto ieri un incontro straordinario tra i Presidenti Annalisa Sassi (Confindustria Emilia-Romagna), Francesco Buzzella (Confindustria Lombardia), Marco Gay (Confindustria Piemonte), Enrico Carraro (Confindustria Veneto) e gli assessori allo Sviluppo Economico Vincenzo Colla (Emilia-Romagna), Guido Guidesi (Lombardia), Andrea Tronzano (Piemonte) e Roberto Marcato (Veneto).

Al centro dell’incontro l’emergenza energetica che, in assenza di quelle misure di contenimento dei prezzi richieste da mesi dalle imprese, sta paralizzando il sistema industriale italiano con il forte rischio di deindustrializzare il Paese mettendo a repentaglio la sicurezza e la tenuta sociale nazionale.

In linea con l’appello del Presidente nazionale, Carlo Bonomi, si è sottolineato che la situazione ha caratteri di straordinarietà e urgenza indifferibile, perché è impossibile mantenere la produzione con un tale differenziale di costo rispetto ad altri paesi (UE e extra UE) nostri competitor, con l’effetto di colpire non solo le imprese esportatrici dirette, ma anche tutta la filiera produttiva, con un effetto pesantemente negativo sulle piccole e medie imprese intermedie nella filiera. Ulteriore effetto è l’annullamento del rilancio economico post pandemia, in particolare nelle ricadute sui territori che vedono un’erosione drammatica di competitività rispetto ad altri Paesi limitrofi. E’ chiaro ormai che ogni risorsa deve essere destinata prioritariamente a questa emergenza.

I rappresentanti delle Confindustrie delle quattro regioni hanno presentato agli assessori i dati relativi agli incrementi dei costi energetici dal 2019 al 2022 nelle quattro regioni più importanti per il tessuto industriale italiano: dai dati emerge che, mentre nel 2019 il totale dei costi di elettricità e gas sostenuti dal settore industriale delle quattro regioni ammontava a circa 4,5 miliardi di Euro, nel 2022 gli extra-costi raggiungeranno – nell’ipotesi più ottimistica rispetto all’andamento del prezzo – una quota pari a circa 36 miliardi di Euro che potrebbe essere addirittura superiore ai 41 miliardi nello scenario di prezzo peggiore.

Con una situazione del genere, le ricadute non saranno solo sulle imprese ma su tutta la società, con evidenti effetti di tenuta sociale ed economica per i lavoratori e le loro famiglie e per l’intero Paese.

Ferma restando la necessità di definire, fin da subito, una programmazione energetica nazionale con interventi e investimenti a medio-lungo termine in grado di assicurare la sicurezza e la sostenibilità della produzione energetica e delle forniture di gas, i Presidenti Sassi, Buzzella, Gay e Carraro hanno dichiarato che le imprese non possono attendere un giorno di più quelle misure necessarie a calmierare i prezzi di gas ed energia elettrica, tra cui:

 

1.    Introduzione di un tetto al prezzo del gas (europeo o nazionale)

2.    Sospensione del meccanismo europeo che prevede l’obbligo di acquisto di quote ETS a carico delle imprese

3.    Riforma del mercato elettrico e separazione del meccanismo di formazione del prezzo dell’elettricità da quello del gas

4.    Misure per il contenimento dei costi delle bollette con risorse nazionali ed europee

5.    Destinazione di una quota nazionale di produzione da fonti rinnovabili a costo amministrato all’industria manifatturiera.

 

Le Confindustrie di Emilia Romagna, Lombardia, Piemonte e Veneto, hanno apprezzato la sensibilità e l’attenzione delle Regioni, che si sono trovate concordi sulla gravità dell’emergenza e l’insostenibilità della situazione, e al fine di evitare drammatiche ricadute economiche e sociali invitano tutte le forze politiche – anche in questa fase di campagna elettorale – a sostenere con decisione l’impegno del Governo in carica nella difficile trattativa con gli altri Paesi a livello europeo per l’introduzione di un tetto al prezzo del gas. Il tempo è ampiamente scaduto e una decisione in sede UE in questo senso non è più differibile.

Spettacoli, ecomusei, editoria: il Piemonte punta sulla cultura. In arrivo i fondi regionali

In arrivo circa 9 milioni di euro dedicati al comparto della Cultura con i bandi regionali del Piemonte. Restano aperti fino al 30 settembre 2022: 1,4 milioni al settore librario e all’editoria, 6,5 milioni alla promozione culturale (spettacolo, cinema mostre convegni rievocazioni e carnevali) e 720.000 euro per ecomusei e società di mutuo soccorso.

I progetti saranno valutati nel merito e  per molti bandi cambierà  il modo di programmare le attività, distribuite su 36 mesi invece che annualmente, per dare la possibilità di adottare i modelli di sviluppo delle imprese.

È stato infatti approvato dal Consiglio regionale il Programma Triennale della Cultura voluto dall’assessora Vittoria Poggio, ed enti e associazioni spalmando la pianificazione su più anni potranno alzare il livello delle produzioni senza dispersioni economiche. La Regione ripropone tutti i capitoli dell’anno precedente, in più un pacchetto  di 350.000 euro, per accompagnare la trasformazione delle sale cinematografiche in luoghi da cui assistere a eventi culturali o spettacoli in streaming e a incontri tra autori e pubblico o con gli operatori del settore.

La Regione aiuta i negozi di servizio per investire sulla montagna

 3 MILIONI DI EURO PER LE BOTTEGHE DEI SERVIZI

La Regione Piemonte continua ad investire sulla montagna. Dopo il bando per incentivare la residenzialità (10 milioni), il bando sulle scuole (500mila euro), il riparto dei fondi destinati alle Unioni Montane (10 milioni e 700mila euro), la Giunta regionale, su proposta del Vice Presidente ed Assessore alla Montagna, ha approvato la delibera che stanzia la somma complessiva di 3 milioni di euro per il mantenimento e lo sviluppo delle “botteghe dei servizi” in aree montane.

Cosa si intende per “bottega dei servizi”? Si tratta di esercizi commerciali di prossimità per la vendita al dettaglio di beni alimentari e di prima necessità, in cui si integrano attività di informazione per la cittadinanza: in sostanza veri e propri “terminali” per la pubblica amministrazione sul territorio e nel contempo anche esercizi che svolgono altri servizi utili a migliorare la qualità di vita dei residenti.

Nei mesi scorsi la Direzione dell’Assessorato regionale allo sviluppo della Montagna, per avere un quadro completo delle caratteristiche dei territori montani, ha avviato un’indagine conoscitiva per mappare le aree carenti di servizi e le zone di maggior fragilità economica, sociale e territoriale.

Dall’indagine, che ha interessato 440 Comuni montani con popolazione inferiore ai 5.000 abitanti, sono emerse informazioni utili sui servizi alla popolazione e sugli esercizi commerciali presenti sul territorio.

Come sottolineano il Presidente ed il Vice Presidente della Regione, si tratta di una novità assoluta per il Piemonte e di un’altra iniziativa davvero importante a favore della montagna che deve tornare ad essere al centro dell’attenzione delle istituzioni per evitare la desertificazione del territorio con tutte le conseguenze negative che questo comporta dal punto di vista ambientale, sociale ed economico.

Il bando è pubblicato sul sito della Regione, scadenza 15 novembre: il contributo massimo previsto per ogni singola domanda è di 50.000 euro, di cui 30.000 per investimenti e 20.000 per spese di gestione.

L’impoverimento del linguaggio

Il linguaggio è rappresentativo della cultura di un popolo; gli antichi romani, con il latino, esprimevano concetti che noi oggi non sappiamo più esprimere.

Il nostro idioma, sviluppato a partire dal volgare e reso famoso nel mondo da scrittori del calibro di Manzoni, Verga, Montale, Gozzano e molti, molti altri ha saputo esprimere concetti, disegnare attraverso i suoi vocaboli e le proprie costruzioni lessicali concetti che altre lingue nemmeno possono sognare.

L’involuzione della società, l’impoverimento dell’offerta formativa scolastica e, per ultima, la tecnologia hanno portato il nostro idioma ad una lenta, inesorabile malattia che ha come agenti patogeni proprio gli studenti ed i giovani che dovrebbero affiancare i neologismi alla lingua consolidata e non sostituirli insieme allo slang giovanile portando il linguaggio ad una morte preannunciata.

Il recente concorso per l’ingresso in magistratura è più eloquente di mille parole: il 95% dei candidati è stato escluso dopo la prova scritta per aver dimostrato assenza di logica e, soprattutto, incapacità di scrivere correttamente; xkè al posto di perché ed altre perle simili si commentano da sole.

Quando ormai vent’anni fa insegnai (Sergio Motta) nella casa circondariale di Torino mi accorsi subito che il linguaggio dei miei allievi era piuttosto povero di termini, e non soltanto da parte degli stranieri, spesso in Italia da poco tempo; la spiegazione era da ricercare nelle scarse opportunità di esprimere concetti elaborati potendo stare al telefono solo pochi minuti al mese e potendo incontrare pochissime persone esterne.

Il deterioramento dell’insegnamento scolastico a partire dalle elementari è dipeso da programmi scolastici demenziali che hanno eliminato educazione civica, storia dell’arte ed esami a favore di test a risposta multipla, tablet sterili che hanno impresso un’accelerata a questo processo involutivo, ma è certamente nell’ambito familiare che va ricercato il maggior responsabile.

Adolescenti (quando non bambini) lasciati da soli per ore, con una TV che trasmette programmi diseducativi, che fomentano una competitività violenta, dove urla e insulti prendono il posto di dialoghi e monologhi costruttivi non sono sicuramente idonei nell’instillare, in tutti ma in particolare in chi stia formando il carattere e la propria cultura, un linguaggio articolato, completo fatto di sinonimi, contrari, figure retoriche e sillogismi.

Osservo spesso gli studenti di alcuni istituti situati vicino a casa mia: sono certo che tra molti di essi il buon Darwin avrebbe trovato l’anello mancante tra uomo e scimmia a lui tanto caro; all’analfabetismo dei nostri nonni, per sanare il quale il compianto Alberto Manzi ideò la trasmissione “Non è mai troppo tardi” si è passati ora all’analfabetismo funzionale: giovani che non sanno comprendere il senso di un testo scritto e che non sanno riassumere un brano appena ascoltato; praticamente sono i moderni schiavi che, a differenza di quelli  de Il gladiatore che anelavano la libertà sapendo di essere schiavi,  non sanno di esserlo, si ritengono liberi ed autonomi, e rifiutano ogni tentativo attuato per aiutarli in senso positivo.

La moda degli SMS e dei messaggi in chat, la scarsa padronanza del linguaggio (o oppure ho?) e una disaffezione supportata dalla scuola nei confronti della cultura in generale riducono il linguaggio a pochissimi vocaboli: a fronte di circa 47000 vocaboli del lessico comune, il vocabolario di base si riduce a 6500 lemmi, ma la maggior parte dei giovani ne usa circa 1500.

Non parliamo poi di congiuntivi, condizionali, consecutio temporum e, soprattutto, di distinguere congiunzioni e preposizioni dalle voci verbali perché lì il discorso peggiora ulteriormente.

E’ evidente come le persone con una scarsa cultura e con un vocabolario molto limitato abbiano minori, per non dire nulle, possibilità di far valere i propri diritti e di perorare una causa in proprio favore e questo torna sicuramente utile a chi da questo trae un vantaggio: se non comprendi i tuoi diritti non li fai valere, se non comprendi un contratto che ti sottopongono per la firma difficilmente di rifiuti di farlo.

Analizzando l’argomento dal punto di vista degli studiosi di neuroscienze, è evidente che pensiero e linguaggio siano strettamente correlati ed intrecciati in modo tale da ricevere continue influenze reciproche, e che entrambi siano in continua evoluzione tanto a livello individuale che sociale.

Benjamin Lee Whorf sostiene che il pensiero dipenda dal linguaggio e che la struttura peculiare di una lingua determini il pensiero e la percezione del mondo.

Per Jean Piaget il linguaggio esprime ciò che è già presente nel pensiero e il livello di complessità di entrambi dipende dall’intelligenza (“donata” in modo del tutto casuale dalla peculiare combinazione di geni di ciascuno).

Jerome Seymour Bruner sostiene che pensiero e linguaggio coincidano in quanto il linguaggio è il mezzo che abbiamo a disposizione per comunicare il nostro pensiero.

Per Lev Semënovič Vygotskij pensiero e linguaggio hanno origini indipendenti e si influenzano reciprocamente per cui si può avere un buon livello intellettivo (misurabile attraverso test intellettivi “non verbali”) ed esprimere la propria intelligenza senza usare il linguaggio così come si può usare il linguaggio con un livello intellettivo sotto la norma.

Anche Noam Chomsky ha espresso la sua opinione affermando che le strutture del linguaggio sono talmente complesse e specifiche da non poter che essere innate. Sarebbe impresa ardua doverle apprendere tramite esperienza. Il bambino non apprende semplicemente un numero consistente di parole, non sentirà un adulto dire “ho faciuto”. Al massimo un adulto potrà ridere bonariamente di fronte ad una tale espressione frutto di principi linguistici innati, che sono parte dell’intelligenza e che verranno modulati, nel corso dello sviluppo, attraverso l’acquisizione di regole sintattiche convenzionali specifiche delle varie lingue.

A proposito del linguaggio, Ludwig Wittgenstein afferma che “L’uomo possiede la capacità di costruire linguaggi, con i quali ogni senso può esprimersi, senza sospettare come e che cosa ogni singola parola significhi. – Così come si parla senza sapere come i singoli suoni siano emessi. Il linguaggio comune è una parte dell’organismo umano né è meno complicato di questo.”

Infine, per fugare dubbi e timori di chi, trovandosi a convivere con quelle neurodiversità che riguardano proprio l’apprendimento el’espressione del linguaggio, stia leggendo questo articolo, mi piace (Cristiana Francesia) citare le parole di A. Einstein relativamente alla personale percezione dei rapporti tra il suo pensiero e il linguaggio che usa per esprimerlo:

“Sembra che le parole o il linguaggio, così come sono scritti o detti, non abbiano alcun ruolo nei miei meccanismi di pensiero. Le entità psichiche che sembrano fungere da elementi, nel pensiero, sono certi segni e certe immagini – più o meno chiare- che possono essere “volontariamente” riprodotti e combinati. Naturalmente c’è un legame tra quegli elementi e i concetti logici permanenti. E’ chiaro anche che il desiderio di arrivare a concetti logicamente connessi è la base emotiva (nell’essere umano ragione ed emozione non hanno soluzione di continuità, ndr) di questo gioco un po’ vago con gli elementi prima citati. […] Gli elementi prima invocati sono, nel mio caso, di tipo visivo e… muscolare. La laboriosa ricerca di parole convenzionali o di altri segni deve avvenire solo in uno stadio successivo, quando il gioco di associazione cui facevo accenno è sufficientemente stabilito e può essere riprodotto a volontà”.

L’importanza del linguaggio e la complessità dei rapporti e delle influenze reciproche tra intelligenza, pensiero, linguaggio, creatività, istruzione, supporti tecnologici, relazioni umane, è tale da suscitare costantemente l’attenzione degli studiosi di svariate discipline, dalle neuroscienze alle scienze sociali.

Alla luce di quanto riportato sopra e nella consapevolezza della grandezza del patrimonio culturale che, grazie al linguaggio, parlato e scritto, viene messo a disposizione di tutti, crediamo sia di fondamentale importanza, per qualunque società, prendersi cura delle forme linguistiche e della loro evoluzione per prevenirne l’impoverimento e incentivarne un’evoluzione migliorativa.

Sergio Motta

Cristiana Francesia

Aziende che acquistano aziende (in crisi): arrivano i fondi regionali

ORGOGLIO MANIFATTURIERO: 4,5 MILIONI DEDICATI AD INTERVENTI MIRATI 

E’ stato approvato nei giorni scorsi il rifinanziamento per un importo di 4,5 milioni di euro per gli interventi mirati per l’acquisizione di aziende in crisi, impianti produttivi chiusi o a rischio chiusura ai sensi della L.R 34/04.  La misura ha l’obiettivo di agevolare le imprese che intendano acquisire aziende in crisi e unità produttive (impianti, stabilimenti produttivi e centri di ricerca) a rischio di definitiva chiusura o già chiusi per cessazione dell’attività o dell’impresa.

 

La Regione Piemonte in questo senso intende contrastare i processi di deindustrializzazione e naturalmente recuperare a fini produttivi i siti industriali dismessi o a rischio di dismissione. Il bando si propone di agevolare l’acquisizione (intesa come acquisizione degli attivi, materiali ed immateriali, direttamente connessi all’attività) di un’azienda in crisi, di un ramo d’azienda o di un impianto, di uno stabilimento produttivo o di un centro di ricerca localizzati in Piemonte già chiusi o che, se non fossero acquisiti, chiuderebbero per cessazione dell’attività.

 

Una misura fondamentale, come hanno sottolineato gli assessori allo sviluppo economico e al lavoro della Regione Piemonte, che permette di garantire un supporto concreto a quelle realtà imprenditoriali che, causa crisi economica e rincari, rischiano di chiudere. Dalla Regione è chiara l’importanza di un sostegno concreto alle imprese in supporto alla competitività, per lo sviluppo delle competenze, la valorizzazione delle professionalità, l’attrazione di giovani per tutelare il valore del made in Italy e l’orgoglio manifatturiero proteggendo e valorizzando il know how. L’Italia è la seconda manifattura europea e la settima potenza economica mondiale: la tutela della nostra capacità produttiva passa anche attraverso misure di questo tipo.

 

Possono beneficiare delle agevolazioni previste dal bando le imprese di qualsiasi dimensione (PMI e Grandi Imprese). Per la definizione relativa alla dimensione aziendale si rimanda all’allegato I del Regolamento (UE) n. 651/2014; che siano iscritte al Registro delle Imprese oppure, nel caso di imprese estere, ad analogo registro del Paese di provenienza; in ogni caso i beneficiari devono avere l’unità operativa localizzata in Piemonte al momento della erogazione del contributo;

 

L’ammontare disponibile complessivo delle risorse assegnate al presente Bando è pari a € 4.144.424,79 di cui: € 3.423.964,70 per la parte Investimenti; € 720.460,09 per la parte Incentivi all’occupazione. La dotazione finanziaria è messa a disposizione, nell’ambito della L.R. n. 34/2004 e del Fondo Sviluppo e Coesione 2021/2027 che agevola l’acquisizione di aziende in crisi e di impianti produttivi chiusi o a rischio di chiusura.

 

 

Tale dotazione potrà essere eventualmente integrata con le ulteriori economie che dovessero realizzarsi a valere sui progetti finanziati sulla precedente Misura, derivanti da revoche, rinunce, minori spese.  L’impresa che intende proporre a contributo un progetto di investimento deve presentare a Finpiemonte domanda di accesso all’agevolazione. Le domande devono essere inviate a Finpiemonte a partire dalle ore 9.00 del 5 settembre 2022, fino al 30 dicembre 2022.

 

Per qualsiasi altra info è possibile consultare il seguente indirizzo in cui sono evidenziati gli estremi del bando: https://www.regione.piemonte.it/web/temi/sviluppo/interventi-integrati-per-lacquisizione-aziende-crisi-impianti-produttivi-chiusi-rischio-chiusura