ECONOMIA E SOCIETA'- Pagina 171

L’ultima puntata del 2022 di “Parlami di Spreco”

È dedicata all’azienda SIPO e al new packaging contro lo spreco alimentare.

 

Dopo il successo della puntata del 18 novembre scorso, andrà in onda il 22 dicembre prossimo alle 18:00, sulla pagina Linkedin di “Parla con me”, una puntata speciale di “Parlami di Spreco”, rubrica di “Parla con me” condotta e ideata da Simona Riccio, Social Media Marketing Manager e Digital Strategist nel settore agroalimentare. Sarà testimonial della trasmissione l’Onorevole Maria Chiara Gadda, prima firmataria della legge 166/16 Antispreco e Vicepresidente della Commissione Agricoltura della Camera.

Protagonista della puntata del 18 novembre scorso è stata l’azienda agricola SIPO Italia, nata negli anni Cinquanta a Bellaria Igea Marina, a conduzione familiare. L’azienda SIPO ha deciso di aggiornare l’offerta della linea di funghi freschi “Sapori del mio Orto”, con un packaging più sostenibile a maggior contenuto diservizio per i consumatori e il mercato. I relatori della terza puntata saranno il Ceo di SIPO, Massimiliano Ceccarini, l’Expert Retailer Giampaolo Ferri e il Professore di Integrated Design al Politecnico di Milano Giorgio De Ponti.

Il rinnovo del packaging rappresenta per questa azienda un ulteriore tassello della sua dinamicità e dei suoi continui sforzi volti a porre al centro il prodotto e la sua freschezza, al fine di soddisfare al meglio il consumatore e ridurre lo spreco alimentare.

Il packaging è una componente molto importante, all’interno della quale deve comunque esservi un prodotto fresco. Durante la puntata, che andrà in onda sulla pagina Linkedin e sul canale YouTube di “Parla con me”, verranno esaminate tutte le varie scelte aziendali effettuate da SIPO.

Per riascoltare tutte le edizioni precedenti, potete visitare il sito www.parlaconmeofficial.it

MARA MARTELLOTTA

Torino Airport riceve la certificazione di Livello 3-Optimisation Airport Carbon Accreditation

A cura di ACI Europe per la sostenibilità ambientale

Caselle Torinese, 20 dicembre 2022 – Torino Airport ottiene l’accreditamento al Livello 3 ‘Optimisation’ del programma di sostenibilità ambientale Airport Carbon Accreditation – il protocollo comune per la gestione attiva delle emissioni climalteranti negli aeroporti attraverso risultati concreti e misurabili – promosso da ACI Europe, l’associazione degli scali europei.
Il Livello 3 ‘Optimisation’ si caratterizza per la predisposizione di un piano di coinvolgimento degli stakeholder nel processo di riduzione delle emissioni da estendere ai diversi attori che operano in aeroporto (compagnie aeree, handler, subconcessionari, passeggeri, dipendenti, partner e realtà territoriali).
Tutti i requisiti di accreditamento del Livello 2 ‘Reduction’ (conseguito dallo scalo di Torino nel 2021) restano vincolanti, a partire dal piano attuativo per la riduzione delle emissioni di carbonio.
La certificazione è rivolta alle società di gestione aeroportuali che intendono perseguire obiettivi di carbon neutrality, neutralizzando le emissioni di CO2 sotto il proprio diretto controllo con
programmi di efficientamento energetico e con il ricorso a fonti rinnovabili di energia.
Nel corso degli ultimi cinque anni l’aeroporto di Torino ha ridotto del 34% le emissioni di CO2
sotto il proprio diretto controllo per un totale di oltre 3.000 tonnellate.
Per i prossimi anni, Torino Airport sta già lavorando ad ulteriori progetti volti alla neutralizzazione
delle emissioni di CO2. Tra questi si ricordano:
– l’autoproduzione di energia elettrica da impianti fotovoltaici (nel 2023 si completerà un primo
lotto di interventi per garantire una potenza di picco pari a 1,6 MW);
– il rinnovo della flotta aeroportuale con veicoli ibridi o full electric;
– il completamento degli interventi di relamping sui sistemi di illuminazione;
– l’installazione di sistemi trigenerativi con fuel cell hydrogen ready per l’autoproduzione di energia
elettrica e termica
e di sistemi a pompa di calore;
– il programma di incentivazione all’utilizzo di mezzi di trasporto sostenibili rivolto sia ai partner sia ai dipendenti;
– la compensazione delle emissioni proprie (Scope 1 e Scope 2) con crediti di carbonio certificati.
Lanciato da Airports Council International (ACI) Europe nel 2009, il programma Airport Carbon Accreditation consente agli aeroporti di valutare i progressi compiuti nella gestione della propria carbon footprint. Il protocollo Airport Carbon Accreditation comprende in tutto 6 livelli di certificazione climatica: mappatura, riduzione, ottimizzazione, neutralità, trasformazione e transizione. L’amministrazione del programma è gestita da una società di consulenza ambientale WSP, che garantisce un’implementazione imparziale. Inoltre, le valutazioni per la concessione della certificazione sono controllate accuratamente da verificatori indipendenti.
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Andrea Andorno, Amministratore Delegato di Torino Airport ha dichiarato: “Siamo molto felici di aver ricevuto la certificazione al Livello 3 ‘Optimisation’ del programma Airport Carbon Accreditation: si tratta di un riconoscimento importante del grande impegno che abbiamo assunto verso l’ambiente, il territorio e le future generazioni per rendere la nostra industria sempre più sostenibile. Riuscire a coinvolgere le terze parti in questo processo di sostenibilità è un tassello fondamentale per diffondere la cultura di rispetto dell’ambiente e per contribuire in un’ottica condivisa alla lotta contro la crisi climatica”.
Olivier Jankovec, Direttore Generale di ACI Europe, ha dichiarato: “Sono lieto di congratularmi con l’aeroporto di Torino per aver raggiunto con successo il Livello 3 ‘Optimisation’ di Airport Carbon Accreditation. È importante che l’azione per la salvaguardia del clima nelle attuali circostanze estreme in cui si trova il nostro settore prosegua in maniera continuativa. Inoltre, il raggiungimento del Livello 3 dell’accreditamento significa che Torino Airport sta andando oltre le emissioni sotto il suo diretto controllo e si sta impegnando con le aziende che operano presso la sua sede per ottenere riduzioni di CO2 da parte di terzi. Complimenti a tutti coloro che hanno partecipato a questo impegnativo sforzo e ancora congratulazioni”.
Per approfondimenti: www.airportcarbonaccreditation.org

Dal dubbio al metodo: aperte le iscrizioni del Corso per indagatori di misteri

 

Torna l’iniziativa del CICAP dedicata all’indagine sull’ignoto

attraverso gli strumenti della scienza.

Dal 28 gennaio a giugno più di 60 ore

di incontri e sperimentazioni in presenza e on line

 

Primo appuntamento in presenza a Torino il 28 e 29 gennaio 2023

Come si investiga l’ignoto? Come ci si approccia a un evento inspiegabile con gli strumenti della scienza? Dare una risposta a queste e ad altre domande è l’obiettivo del Corso per indagatori di misteri, organizzato dal CICAP e intitolato nella sua versione 2023 Dal dubbio al metodo.

 

Il Corso per indagatori di misteri è ideato e promosso dal Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sulle Pseudoscienze, fondato, tra gli altri, da Piero Angela, ed è giunto alla ventunesima edizione. A curarlo la dott.ssa Giuliana Galati, Fisica Nucleare e ricercatrice all’Università Aldo Moro di Bari, dove si occupa di fisica sperimentale, da anni impegnata nella divulgazione della scienza per renderla alla portata di tutti.

 

Attraverso lezioni ed esercitazioni pratiche, e guidati da esperti del settore (scienziati, divulgatori e riconosciuti professionisti nei rispettivi ambiti), i partecipanti potranno acquisire i “ferri del mestiere” per orientarsi con razionalità tra mistificazioni, teorie del complotto e fake news. Si potrà imparare, tra le altre cose, a usare strumenti e software utili nelle indagini, assistere a dimostrazioni di fenomeni insoliti e prendere parte a esperimenti collettivi, come camminare sui carboni ardenti e realizzare cerchi nel grano.

 

Il corso si svolgerà in undici fine settimana, due in presenza e nove online, da gennaio a giugno 2023, per un totale di più di sessanta ore tra incontri e sperimentazioni. Le lezioni online, organizzate su piattaforma Zoom, dureranno 2-3 ore ciascuna e avranno luogo generalmente dalle 16 alle 18 del sabato e dalle 10 alle 12 della domenica. Le lezioni in presenza, invece si svolgeranno sia sabato sia la domenica. Il primo appuntamento, in presenza, è fissato per il 28 e il 29 gennaio a Torino, con le prime lezioni e un’esperienza pratica sul campo. Il programma completo è consultabile sul sito del CICAP al link https://www.cicap.org/corso/2023#programma

Per i più curiosi sono previste anche cinque lezioni extra, che si svolgeranno online in giorni infrasettimanali, nella fascia oraria tra le 19 e le 21.

 

Come partecipare

Per accedere al corso è necessario iscriversi sul sito del CICAP al link https://www.cicap.org/corso/2023 Il corso ha un costo variabile dai 490 euro ai 690 euro a seconda del pacchetto scelto.

A questo va aggiunta l’iscrizione al CICAP, per coloro che non fossero già soci. La quota annuale come socio ordinario (modalità digitale) è di 35 euro, mentre chi ha meno di 26 anni può usufruire della quota Junior, al costo di 5 euro. Ci si può iscrivere sul sito del CICAP al link https://www.cicap.org/adesione

Il corso è inoltre valido ai fini dell’aggiornamento professionale dei docenti ed è inserito sulla piattaforma S.O.F.I.A. (Sistema Operativo per la Formazione e le Iniziative di Aggiornamento dei docenti) ed è incluso nella Carta del docente.

 

Cos’è il CICAP?

Il CICAP (Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sulle Pseudoscienze) è un’associazione di promozione sociale, scientifica ed educativa, che promuove un’indagine scientifica e critica nei confronti delle pseudoscienze, del paranormale, dei misteri e dell’insolito con l’obiettivo di diffondere il metodo scientifico e lo spirito critico. Il CICAP nasce nel 1989 per iniziativa di Piero Angela e di un gruppo di scienziati, intellettuali e appassionati, ed è oggi presieduto dal professor Sergio Della Sala.

 

Per seguire il CICAP www.cicap.org

Facebook @cicap.org | Instagram @cicap_it | Twitter @cicap |Telegram @cicap

Le Ex Officine Grandi Motori ripartono

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Ieri su proposta dell’Assessore all’Urbanistica Paolo Mazzoleni, è stata approvata la delibera relativa al Programma Integrato (PR.IN) in variante al PRG, sulla  Zona Urbana di Trasformazione denominata ambito ”9.33 DAMIANO”, meglio conosciuta come area “Ex Officine Grandi Motori”.

 

Il PR.IN è uno strumento urbanistico in variante al PRG attuale, e definisce le destinazioni d’uso che si potranno insediare, ridisegnando l’intera area, estesa per circa 70.000 mq e dismessa da molto tempo, che verrà trasformata con nuovi servizi e funzioni per la città.

 “L’area Ex OGM – sottolinea l’Assessore Mazzoleni – è uno dei  grandi tasselli della dismissione industriale, particolarmente importante data la sua vicinanza con il centro e il suo rapporto col tessuto urbano circostante. Questa riqualificazione segna una svolta nella trasformazione della zona nord di Torino: un’area complessa che da tempo aveva perso la sua originaria funzione produttiva, trova nuove vocazioni con spazi e servizi a disposizione dei cittadini”.

L’area verrà suddivisa in quattro quadranti, così delineati: il primo è a nord, lungo via Damiano e corso Vigevano, e comprende l’edificio noto come “la Basilica”, che verrà recuperata con l’insediamento di attività commerciali non alimentari, dotata di uno spazio adibito a parcheggio pubblico. Il secondo quadrante, che affaccia sui corsi Vigevano e Vercelli, sarà dedicato in gran parte alla residenzialità universitaria e temporanea con la ristrutturazione dell’edificio noto come “Lingottino”, e la realizzazione di una nuova manica lungo corso Vigevano. Sempre in quest’area, verrà realizzata una piattaforma per la logistica e l’e-commerce. Il terzo quadrante, compreso tra le via Damiano e Carmagnola, prevede la possibilità di insediamento di strutture dedicate a servizi e spazi per la residenzialità.

Nel quarto quadrante, a sud e in corrispondenza di via Cuneo e Corso Vercelli, si estende l’area di proprietà della Città di Torino, che si riserva la possibilità di realizzare un mix funzionale di servizi e residenza.

Questa trasformazione doterà, inoltre, la Città di una grande area, di oltre 15 mila metri quadrati , dedicata a giardino pubblico con spazi attrezzati, ridisegnando una porzione importante del territorio cittadino.

La delibera verrà presa in esame dal Consiglio Comunale nelle prossime sedute.

Ecco il riso che nasce dalle capsule di caffè

20 DICEMBRE, GIORNATA INTERNAZIONALE DELLA SOLIDARIETÀ UMANA

“DA CHICCO A CHICCO”, QUANDO RICICLARE UNA CAPSULA DI CAFFÈ ESAUSTA DIVENTA UN PIATTO BUONO PER CHI NE HA BISOGNO.

Grazie al progetto di recupero e riciclo delle capsule esauste di Nespresso, la prima donazione in Piemonte conta circa 95.000 piatti di riso, per supportare 563 strutture caritative e oltre 100.000 persone in difficoltà ogni anno.

In occasione del 20 dicembre, Giornata internazionale della Solidarietà umana,Nespresso conferma il suo impegno al fianco di Banco Alimentare del Piemonte grazie a “Da Chicco a Chicco”, il programma che l’azienda ha attivato in Italia nel 2011 per la raccolta e il riciclo delle capsule di caffè in alluminio esauste e in particolare con la donazione annuale del riso ottenuto grazie al riuso del caffè trasformato in compost e utilizzato per la coltivazione di una risaia in Italia.

Da Settembre 2022 anche Banco Alimentare del Piemonte ha fatto il suo ingresso nel programma Nespresso in occasione della riapertura della Boutique in Via Roma e oggi in occasione del 20 Dicembre sono stati consegnati i primi 86 quintali di riso, l’equivalente di circa 95.000 piatti di riso (1 piatto = 90gr), da destinare alle 563 strutture caritative e le 100.000 persone in difficoltà che si rivolgono ogni anno a Banco Alimentare del Piemonte e che, sommandosi ai 700 quintali offerti a Banco Alimentare della Lombardia e del Lazio, hanno permesso di destinare 785 quintali di riso, equivalenti a 875.000 piatti di riso, a più di 2.000 strutture caritative e oltre 400.000 personein Lombardia, Lazio e Piemonte. Un impegno sempre crescente da parte di Nespresso nel supportare chi, nel Paese, si adopera per prestare aiuto ai più fragili confermato dall’obiettivo che l’azienda si è posta di sostenere 1 milione di persone entro il 2025 grazie al progetto “Da Chicco a Chicco”.

Con “Da Chicco a Chicco”, Nespresso si impegna da oltre dieci anni per garantire una seconda vita alle capsule esauste di caffè in alluminio, facendo in modo che possano trasformarsi in una risorsa non solo per l’ambiente, ma anche per la comunità di cui Nespresso si sente parte integrante. Nato grazie alla collaborazione con CIAL, Utilitalia e CIC (Consorzio italiano Compostatori), “Da Chicco a Chicco” consente infatti ai clienti di Nespresso di riconsegnare le loro capsule esauste in alluminio nell’apposita area recycling presente all’interno delle Boutique Nespresso o nelle isole ecologiche distribuite sul territorio nazionale, per un totale di oltre 150 punti di raccolta in più di 80 città italiane. Una volta raccolte dalle aziende di gestione del servizio di raccolta differenziata, le capsule esauste vengono trattate affinché i due materiali che le compongono, il caffè e l’alluminio, vengano separati e avviati a riciclo. L’alluminio, materiale infinitamente riciclabile, viene destinato alle fonderie per essere trasformato in nuovi oggetti come penne, biciclette, coltellini e molto altro. Il caffè esausto, invece, viene destinato a un impianto di compostaggio per la sua trasformazione in compost e successivamente ceduto a una risaia in Italia. Il riso prodotto grazie a questo concime naturale viene poi riacquistato da Nespresso e infine donato a Banco Alimentare della Lombardia, del Lazio e, per la prima volta quest’anno, del Piemonte.

«“Da Chicco a Chicco” rappresenta la concretizzazione del nostro impegno nel prenderci cura dell’Italia e delle persone che qui, nel nostro territorio, hanno più bisogno di un supporto concreto – dichiara Silvia Totaro, Sustainability & SHE Manager di Nespresso ItalianaÈ un progetto che portiamo avanti con passione da più di 10 anni e che, anno dopo anno, ci impegniamo a far crescere, con investimenti che hanno finora superato i 7 milioni di euro e mettendo il progetto a disposizione di sempre più persone lungo l’Italia. Un approccio che ci ha permesso di ottenere risultati straordinari, che abbiamo potuto raggiungere grazie al prezioso contributo dei nostri e delle nostre clienti, il vero motore del progetto, negli anni sempre più partecipi, e dei nostri partner come Banco Alimentare».

Traguardi importanti, quelli ottenuti quest’anno attraverso la donazione di riso a Banco Alimentare, che hanno permesso di raggiungere in 11 anni di programma oltre 5.000 quintali di riso, equivalenti a oltre 5.300.000 piatti e che si sommano a quelli relativi alle tonnellate di capsule esauste recuperate, oltre 1.500 tonnellate in tutta Italia nel 2021, mentre nel primo semestre 2022 sono state giàraccolte oltre 900 tonnellate di capsule, che corrispondonoad un +17% rispetto allo stesso periodo del 2021. Ma non solo.

“Da Chicco a Chicco” ha consentito infatti di rimettere in circolo quasi 90 tonnellate di alluminio raccolte nel 2021e oltre 900 tonnellate di caffè esausto in un anno.

«La consegna del riso, prima di Natale, ci rende profondamente felici, perché significa portare a tante famiglie in difficoltà in Piemonte un piatto ricco di tradizione e storia, in un momento dell’anno, come il Natale, in cui la tradizione, i riti delle Feste uniscono tante persone intorno a una tavola, dando speranza, serenità. Il cibo buono, sano, porta conforto e soddisfazione. Il progetto “Da Chicco a Chicco è questo per noi, un modo per donare cibo di qualità, attraverso una collaborazione che passa dalla sostenibilità del prodotto, che in più per noi è legato alla storia del territorio su cui operiamo, il Piemonte e il suo riso.  Quindi grazie a Nespresso per aver scelto Banco Alimentare del Piemonte, desideriamo che il progetto continui e cresca e ne nascano magari di nuovi, per sviluppare insieme questa economia circolare solidale» conclude Salvatore Collarino, Presidente del Banco Alimentare del Piemonte.

“Da Chicco a Chicco” è parte del più ampio impegno di Nespresso nel nostro Paese, il programma “Nespresso per l’Italia”, che la vede in prima linea in diverse iniziative a sostegno del nostro Paese, nella piena consapevolezza che il caffè possa essere una forza davvero positiva per la circolarità, il clima e le comunità. Un impegno confermato quest’anno dalla certificazione B Corp ottenuta da Nespresso a livello globale e dal nuovo status di Società Benefit in Italia, con l’obiettivo di perseguire un modello di business sostenibile, affiancando alla finalità di profitto quelle di beneficio comune.

Per conoscere tutti i punti di raccolta e partecipare attivamente al progetto visitare il sito: https://www.nespresso.com/it/it/storeLocator  

Tra i due laghi sui binari del tram

Per più di tre decenni, dal 1910 al 1946, fu possibile raggiungere il lago d’Orta dal lago Maggiore viaggiando comodamente in tram.

Il collegamento venne garantito dalla tramvia Intra-Omegna, linea a scartamento normale che copriva il tragitto di venti chilometri con nove fermate, gestita dalla Savte, acronimo della Società Anonima Verbano per la Trazione Elettrica. Il materiale rotabile era stato ricavato dalle motrici usate per la ferrovia sopraelevata costruita per l’Esposizione milanese del 1906  che collegava, a sette metri d’altezza e per poco più di un chilometro e mezzo, il Parco Sempione e la Piazza d’Armi (l’attuale zona Fiera). Terminata l’Esposizione che in omaggio al traforo del Sempione,  inaugurato lo stesso anno, era stata dedicata ai trasporti, gran parte di quel  materiale venne acquisito dalla Savte che aveva in programma l’ambizioso progetto della tranvia tra i due principali centri del Cusio e del Verbano. Impresa di tutto rispetto che, divisa in vari tronchi, si concretizzò  in pochi anni. Il progetto iniziale prevedeva un collegamento tra la stazione ferroviaria di Fondotoce e la città svizzera di Locarno. Vari enti, tra cui la Banca Popolare di Intra, s’impegnarono dal punto di vista finanziario ma il progetto venne ripensato, realizzato solo parzialmente e con grande ritardo, tra Pallanza a Fondotoce. Il primo viaggio della tranvia avvenne il 16 Ottobre 1910. Ma si trattava , come scrissero i giornali dell’epoca, dell’attuazione “di una minima parte del grandioso programma che la Società Anonima Verbano ha tracciato e si ripromette di esaurire non oltre l’autunno prossimo“. In realtà il secondo tratto fino ad Omegna fu aperto nel gennaio del 1913 e , successivamente, furono posati i binari per il proseguimento da Pallanza all’imbarcadero di Intra. L’ipotizzato prolungamento fino a  Cannobio, a ridosso del confine con l’elvetico Canton Ticino, non fu mai realizzato. La giornata della tranvia era articolata con ventidue coppie di corse tra i due capolinea e poche altre limitate al segmento Gravellona – Omegna. Nel 1939 la Savte si rese conto della necessità di operare un restauro delle infrastrutture e dei tram, ma lo scoppio del secondo conflitto mondiale rese impossibile la fornitura dei materiali per la necessaria manutenzione. Terminato il conflitto i problemi legati al funzionamento della tranvia si palesarono in tutta evidenza e la Savte immaginò di abbandonarla per privilegiare il trasporto su strada. Fu ipotizzata la trasformazione in filobus, ma la linea venne definitivamente chiusa nei primi anni ’50, sostituendola “in via provvisoria” con il trasporto automobilistico. E, come tutte le cose provvisorie, la scelta della gomma a discapito del ferro diventò definitiva e segnò il tramonto della tranvia. Le uniche rotaie su cui sferragliarono ancora dei convogli fino ai primi anni ‘80, seguendo il vecchio tracciato per un breve tratto, collegarono la ferriera  omegnese della Pietra, ex Cobianchi, alla stazione ferroviaria di Crusinallo.

Marco Travaglini

Arte e cultura per promuovere diritti umani e civili

Al via le raccolte fondi dei 15 progetti vincitori del bando Impatto+ 2022 del Gruppo Banca Etica

Dalla summer school sugli studi di genere all’audiolibro multilingue realizzato da bambini migranti; dal corto sulla disabilità al laboratorio di teatro interculturale: si possono sostenere su Produzioni dal Basso le campagne vincitrici del bando promosso da Banca Etica ed Etica Sgr. Se riusciranno a raggiungere in crowdfunding il 75% dell’obiettivo economico previsto, Etica Sgr erogherà un cofinanziamento pari al restante 25% a fondo perduto grazie al fondo per la microfinanza e il crowdfunding

Sono online su Produzioni dal Basso – prima piattaforma italiana di crowdfunding e social innovation – le campagne di raccolta fondi vincitrici del bando Impatto+ 2022, lanciato da Banca Etica ed Etica Sgr e incentrato su arte e cultura come veicolo per la promozione e la tutela dei diritti umani e civili.

Se i progetti riusciranno a raggiungere il 75% del budget grazie alle donazioni, Etica Sgr colmerà il restante 25% con un cofinanziamento a fondo perduto, grazie al fondo per la microfinanza e il crowdfunding. I progetti selezionati si sviluppano in modo capillare su tutto il territorio italiano, distinguendosi non solo per l’originalità ma anche per le modalità tramite le quali favoriscono l’inclusione sociale, al di là di ogni barriera e pregiudizio.

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Ecco i progetti vincitori che si possono sostenere su Produzioni dal Basso fino al 10 febbraio 2022.

Diritti all’Arte: diventa un artivista! Viaggio alla scoperta dell’arte militante e dei suoi Artivisti è il progetto promosso da Binaria per finanziare una serie di opere artistiche, mostre e eventi nella città di Torino, con l’obiettivo di portare l’attenzione su Paesi in cui la violazione dei diritti umani è una quotidiana realtà.

Laikos – Le voci di Torino è un’originale idea di Fuori Campo Film che vuole tessere un dialogo aperto e provocatorio con i cittadini di Torino, per scandagliare alcune tematiche fondamentali della nostra società: relazioni interpersonali, mondo del lavoro, rapporto con la propria città, sessualità, partecipazione culturale, libertà personale, percezioni sulla società contemporanea e previsioni sul futuro prossimo.

Cresce il polo di innovazione delle life sciences

Un bilancio all’insegna della crescita e dello sviluppo per il Polo di Innovazione bioPmed il cluster piemontese di imprese, centri di ricerca e Università specializzato nei campi della Salute umana e delle Scienze della vita, uno dei sette tasselli del Sistema Poli di Innovazione del Piemonte.

E’ quanto emerge dall’assemblea dei Soci bioPmed che si è svolta il 16 dicembre, introdotta dal Presidente Franco Osta, nella sede di Bioindustry Park Silvano Fumero S.p.A. SB, Ente gestore del Polo di Innovazione Piemontese delle Scienze della vita e sede della Fondazione ITS Biotecnologie e Nuove Scienze della Vita.

Il Polo di Innovazione guarda al futuro puntando su innovazione, sostenibilità e digitalizzazione del sistema per favorire la competitività delle aziende e far crescere il settore Life Sciences in Piemonte, con alcune importanti novità. L’ampliamento della rete che conta ottantasette cluster member e ha visto l’adesione di cinque nuove realtà negli ultimi mesi; sono le aziende: Value Service S.p.A.(Roma); Myna Project S.r.l. (Valle d’Aosta); Aequip S.r.l. (TO); AGORA’ S.R.L.- Salute 360 (TO) e l’Azienda ospedaliera di Alessandria SS Antonio e Biagio e Cesare Arrigo che si aggiunge alle due aziende ospedaliere e alle quattro ASL piemontesi già parte del Polo. Appena siglato anche il rinnovo dell’accordo quadro tra Regione Piemonte e Regione Valle d’Aosta in materia di ricerca, innovazione e trasferimento tecnologico, attivo dal 2015 e che permette alle imprese valdostane di fruire dei servizi e del supporto offerti da Bioindustry Park e bioPmed, favorendo la nascita di iniziative comuni a favore dell’innovazione.

«L’adesione al cluster bioPmed rende più concreto l’impegno del Dipartimento Attività Integrate Ricerca Innovazione (DAIRI), diretto dal dott.Antonio Maconi, per l’innovazione del settore –afferma la dott.ssa Marta Betti Referente Clinical Trial Center – Grant Office (DAIRI) dell’Azienda ospedaliera di Alessandria SS – offrendoci l’opportunità di essere a contatto con la filiera e di metterci a disposizione per supportare le aziende nello sviluppo di innovazioni che potranno impattare favorevolmente per la cura e il benessere delle persone e per l’obiettivo comune di migliorare la qualità dei servizi sanitari nella nostra regione».

Tre le nuove progettualità: il Sistema Poli d’Innovazione finanziato dalla Regione Piemonte, il progetto NODES Ecosistemi dell’Innovazione – PNRR impegnato nello sviluppo della sostenibilità e della digitalizzazione del Nord-ovest e InnoFacilitator, avviato nell’ambito del programma Horizon Europe, che mira a creare competenze in materia di public procurement innovativo nel settore sanitario attraverso formazione, mentoring e coaching.

 

L’incontro è stato occasione di confronto sui bisogni e sulle prospettive per la crescita del sistema imprenditoriale e la competitività dei soci bioPmed, in vista dell’attuazione della Strategia regionale S3 a sostegno della ricerca e innovazione, in particolare dei bandi della nuova programmazione regionale POR FESR 2021-27, di cui la filiera locale delle Scienze della vita potrà beneficiare.

«Il cluster  bioPmed è da sempre strategico per orientare le politiche regionali di sostegno a ricerca e innovazione nelle Scienze della Vita – spiega Giuliana Fenu Direttore Competitività del Sistema regionale del Piemonte – in quest’ottica la Regione Piemonte ha previsto l’istituzione di tavoli tematici per la governante della Strategia regionale S3 che verranno attivati dal prossimo anno».

«Colgo l’entusiasmo e la numerosa partecipazione dei soci all’assemblea quale segnali di dinamicità e “buona salute” del Polo di Innovazione bioPmed – ha commentato Fiorella Altruda Presidente di Bioindustry Park – un patrimonio che ci permette, come Parco scientifico e tecnologico, di sedere al tavolo insieme a importanti interlocutori internazionali, e che con il supporto di Bioindustry Park, insieme alle risorse che il Sistema Regionale potrà mettere a disposizione, sarà d’impulso per rendere il Piemonte HUB di riferimento per il settore Life Sciences».

Per quanto riguarda le attività promozionali sono stati presentati il nuovo sito del Polo bioPmed e l’edizione del Catalogo 2023 che raccoglie e presenta prodotti e servizi innovativi del sistema piemontese delle Scienze della vita. Introdotte, infine, le novità che riguarderanno le attività formative per il nuovo anno.
La giornata ha previsto anche un’intensa attività di networking con incontri b2b volti a favorire la conoscenza reciproca tra i soci e gli operatori del settore, per creare collaborazioni progettuali e di business, e per incontrare il team bioPmed a disposizione degli associati per la raccolta di bisogni e il supporto delle iniziative di R&I.

Da imprenditori a finanzieri

Chi non ricorda i tempi in cui le aziende, che ancora non erano multinazionali, erogavano ai propri dipendenti ed ai loro familiari una serie di prestazioni gratuite (o a costo ridottissimo) quali, ad esempio, colonie estive, regali di Natale, cure termali?

E che dire delle case, magari con box auto, che alcune aziende (pensate al Villaggio Leumann di Rivoli, alle case di Mirafiori sud per la Fiat) concedevano ai propri dipendenti con affitto a riscatto per permettere a famiglie anche numerose di avere un’abitazione più che dignitosa?

O delle case di cura, come Ville Roddolo a Moncalieri dove i dipendenti potevano effettuare la convalescenza postoperatoria?

Col passare degli anni, molti di quegli imprenditori si sono trasformati in finanzieri non accollandosi il rischio di impresa, non capendo la differenza fra maestranze coinvolte nell’azienda e maestranze sfruttate dall’azienda, giungendo così agli scenariattuali.

Un tempo era quasi un orgoglio personale non aver mai effettuato un giorno di malattia nell’arco di anni ed anni di lavoro o restare legati ad una sola azienda che avrebbe, per contro, premiato tale fedeltà con aumenti periodici di livello e premi economici; ora i dipendenti sono spesso costretti a porsi in mutua per i ritmi disumani, per lo stress insopportabile e per il mobbing.

Un modello socioeconomico aberrante ha via via sostituito quel modello di impresa con quello attuale, antieconomico (nel senso di molto costoso e, in rapporto, poco redditizio), provvisorio, raffazzonato.

Corsi di laurea, master dai nomi altisonanti non hanno ancora fatto capire ai nostri geni dell’imprenditoria che la vera ricchezza di un’impresa sono le maestranze; se lavorano bene l’azienda otterrà profitti ma se i dipendenti riducono il rendimento anche i profitti si ridurranno in proporzione e, in particolare, la qualità dei beni prodotti o dei servizi resi crollerà drasticamente.

In questi giorni ho sguinzagliato alcuni miei collaboratori che fingessero di acquistare alcuni prodotti nei negozi del centro di Torino: salvagoccia da apporre alle bottiglie di vino, snocciolatori per olive, e poco altro.

La situazione è stata a dir poco drammatica: non soltanto tutti i negozi interpellati (soprattutto quelli specializzati in articoli casalinghi o regalo) non sapevano cosa fossero (pur spiegandoglielo in italiano corretto) ma non li contemplavano tra gli oggetti in vendita.

Uno solo aveva uno snocciolatore, brutto e poco resistente, ad un prezzo decisamente eccessivo.

Un controllo fatto sul sito re dell’e-commerce non soltanto ha permesso di acquistare (simulazione) ben 8 salvagoccia a poco più di 3 euro (metallo e panno) ed uno snocciolatore alla stessa cifra, ma ha permesso di farlo da casa senza il pagamento del parcheggio, che a dicembre in centro è a pagamento (giusto per fare cassa, perché la rotazione dei posti immaginata e venduta ai cittadini quando il parcheggio è a pagamento è un’invenzione amministrativa).

Qual è la differenza tra i due sistemi? E’ evidente che quello tradizionale sia un commercio che è andato peggiorando neltempo, utilizzando personale non preparato, che non conosce assolutamente il settore in cui è chiamato ad operare, che non ha particolare voglia di passare la domenica lavorando anziché andando a sciare, complici i contratti effimeri che vengono loro stipulati e la retribuzione spesso da fame; quello recente dell’e-commerce mostra invece come l’imprenditoria possa essere efficiente, orientata al cliente, ed economica se l’imprenditore sa essere tale.

Certo, l’economia di scala conta molto: se il commerciante di prossimità acquista 10 pezzi di un oggetto il grossista applicherà un certo prezzo, mentre all’imprenditore che acquista 1000 pezzi direttamente dal produttore, questi applicherà un prezzo sicuramente minore.  Ma non è solo una questione economica, è soprattutto questione di aver rispetto per chi ti dà da mangiare, per chi scegliendoti ti permette di mantenere la famiglia, di andare in vacanza e cambiare l’auto.

Anni fa mi occorreva un adattatore dalla tensione domestica al 12 v per un frigorifero da auto; ho cercato quel componente in alcuni negozi di elettronica constatando che mi costava più l’adattatore di un frigorifero nuovo. Passando davanti ad un negozio arabo provai a chiedere e, con mia sorpresa, mi mostrò ciò che cercavo ad un prezzo notevolmente inferiore. Ma, e qui si vede la professionalità, prima di consegnarmelo volle provarlo: non funzionava. Ne cercò un altro nel soppalco, in alcuni scatole nuove ma niente, non ne aveva altri.  Cosa fece, allora, il commerciante? Uscì, si recò da un concorrente a pochi passi e mi portò ciò che avevo chiesto. Non importava non aver guadagnato, era importante aver soddisfatto un cliente.

Ma se il commerciante avesse badato solo al profitto mi avrebbe venduto l’apparecchio senza provarlo: io per così poco non avrei riattraversato la città per cambiarlo, lui avrebbe guadagnato quel poco subito senza curarsi di fidelizzarmi; ovviamente sono tornato altre volte in quel negozio.

Una indagine di alcuni anni fa rivelò come la maggior parte degli imprenditori attuali siano affetti da turbe psichiche, incapaci di portare a termine progetti complessi e dediti a incassare quanto più si possa nel minor tempo possibile, anche a costo di mandare in fallimento l’azienda.

Gli imprenditori degni di tale nome, però, sono sempre meno ed alcuni nomi famosi compaiono spesso sui giornali per aver erogato premi considerevoli ai dipendenti anche in periodi di vacche magre, per aver aiutato famiglia in difficoltà o per aver convertito da contratto a termine ad uno a tempo indeterminato il contratto di una dipendente che nel frattempo era rimasta incinta.

Ecco, basterebbe evitare quelle imprese che non considerano l’essere umano come tale ma come schiavi e supportare chi fa della clientela il proprio punto di forza.

Sergio Motta

I mercati chiedono aiuto

Mercati e fiere chiedono sostegno pubblico. Lo ha detto nell’audizione di Terza commissione in Consiglio regionale (presidente Claudio Leone) il presidente nazionale dell’Associazione “GOIA Fenapi Giancarlo Nardozzi.

L’assessore al Commercio Vittoria Poggio ha garantito il sostegno della Regione, soprattutto per la questione dei mezzi di trasporto, visto che la categoria risulta caratterizzata dalla presenza di un parco mezzi nel complesso datato.

Per delucidazioni sono intervenuti nell’ordine: Sarah Disabato (M5s), Giorgio Bertola (Europa Verde), Valter Marin (Lega), Alberto Avetta (Pd), lo stesso Leone e Silvana Accossato (Luv).

Come sottolineato da Nardozzi, questo tipo di commercio è aiuta a contenere i prezzi, inoltre è fonte di sostentamento per centinaia di famiglie italiane, di cui quasi 15 mila nel solo Piemonte:  “Il nostro territorio regionale – come spiegato – vanta la presenza di 53 mercati sopra i 150 banchi di cui 27 sopra i 200, con il primato europeo del mercato di Porta Palazzo a Torino, costituendo quindi un importante asset strategico in tema di promozione turistica del territorio, purtroppo ad oggi mal sfruttato”.

“GOIA Fenapi – ha affermato ritiene necessario che, considerata l’importanza storica, sociale ed economica che il sistema dei mercati e delle fiere comporta per il territorio regionale, la Regione Piemonte debba intervenire con provvedimenti a tutela della categoria”.