ECONOMIA E SOCIETA'- Pagina 164

Uncem: “Ai territori 10 cent per ogni passaggio in autostrada”

CONCESSIONI IDROELETTRICHE, BALNEARI, AUTOSTRADALI, UNCEM: I TERRITORI NON STANNO A GUARDARE. 10 CENT PER OGNI PASSAGGIO SULLE AUTOSTRADE

“È tornato con forza in questi giorni il tema del prolungamento delle concessioni ai balneari, sul quale il Governo starebbe lavorando. Ai Parlamentari e al Governo, Uncem dice e ha detto nell’incontro importante di sabato scorso a Torino, che serve anche un ragionamento su concessioni autostradali e concessioni idroelettriche. Queste ultime sono state al centro negli ultimi anni anche di scontri politici intensi e senza punti di contatto tra partiti. Ma una cosa per noi è certa, i benefici per i territori devono essere maggiori. Assurdo e grave che le concessioni autostradali producano flussi e gettiti ingenti a vantaggio dei Concessionari, ma lascino niente ai territori attraversati. Cosi come dighe e invasi, con concessioni in scadenza o scadute, che negli anni non sono riuscite a consentire sviluppo alle zone ove insistono questi accumuli idrici. I concessionari finiscono per essere molto ricchi, beneficiari di molte risorse, mentre i territori spogliati. Dieci centesimi di euro per mezzo, leggero o pesante, è il minimo sul quale lavorare. Sarebbe stata importante una battaglia su questo punto, al posto di mille scontri su alta velocità ferroviaria e nuova galleria di base. Si è perso tempo, sulla questione autostrade. E l’intero tema concessioni va discusso per evitare la montagna resti spogliata e i territori alla finestra. Non sarebbe più accettabile”.

Lo affermano Roberto Colombero, Presidente Uncem Piemonte, e Marco Bussone, Presidente nazionale Uncem.

“Ue nemica dei cibi e delle biodiversità”

ALIMENTAZIONE. GIORGIO FELICI E ALESSANDRO DEL TROTTI (Confartigianato Imprese Piemonte):  DIFENDIAMO IL MADE IN ITALY DA INSETTI, CIBI SINTETICI E SEMAFORI”

 “Insetti nei nostri piatti, alimenti sintetici e semaforo alimentare: ecco le sconcertanti trovate dell’Unione europea per ammazzare le eccellenze del Made in Italy e dare il colpo di grazia ai nostri agricoltori ed artigiani del cibo, il tutto in nome di fasulle ideologie ‘salutiste’ e ‘green’ che si vogliono imporre ai nostri consumi alimentari, non solo a discapito delle tradizioni, ma senza avere alcuna consapevolezza delle gravi conseguenze economiche oltre che culturali di tali decisioni. Sappiamo benissimo che sia nella produzione, sia nel consumo dei cibi, non si può prescindere dalla sostenibilità, conosciamo le problematiche causate dalle coltivazioni intensive e dai grandi allevamenti, non ignoriamo che la storia dell’alimentazione è fatta di contaminazioni, di nuovi cibi che rivoluzionano le diete, di innovazione. Ma non crediamo che la soluzione  possa consistere nel “novel food” fatto di insetti e di robe sintetiche, che peraltro ci paiono in chiaro contrasto con i rigorosi standard igienici per gli alimenti e i serrati controlli voluti dall’Unione Europea. Cavallette alla piastra e surrogati di fina carne e finto pesce sono da preferire alle virtù della dieta mediterranea, peraltro riconosciuta come patrimonio Unesco? È evidente che gli orientamenti dell’Unione europea in ambito alimentare finiranno per penalizzare una delle principali ricchezze del Bel Paese, i nostri prodotti tradizionali (DOP, IGP e STG) e la sapienza delle nostre comunità alimentari di artigiani e contadini. Una vera e propria offensiva contro la biodiversità del cibo e delle tradizioni alimentari. Certamente, per i progressisti illuminati, insetti e cibi sintetici rappresentano il nuovo Sol dell’avvenir, ma facciano attenzione che l’approdo finale non sia quello di Snowpiercer, con i proletari costretti a cibarsi di barrette fatte con insetti, mentre il buon cibo resta riservato ai più ricchi. Ora ci aspettiamo che, sia la destra che si dice sovranista, sia la sinistra che si è riempita la bocca di Km0 facciamo un fronte comune per difendere il Made in Italy: insetti, cibi sintetici ed etichette allarmistiche devono trovare un semaforo rosso”.

Confindustria chiede interventi contro la crisi energetica

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La crisi energetica degli ultimi 18 mesi protrarrà i suoi effetti anche nel 2023
insieme all’accelerazione della transizione energetica verso le fonti rinnovabili.
Confindustria Piemonte e Confindustria Valle d’Aosta chiedono interventi strutturali

Nemmeno l’eventuale cessazione del conflitto in Ucraina potrà garantire un ritorno ai valori di un anno fa di energia e gas, secondo le ultime analisi. Il 2023 si apre quindi in uno scenario articolato, dove le rinnovabili hanno sempre più un ruolo nevralgico. Se n’è discusso oggi a Torino nel corso di “Gas & energy, contesto di mercato e strumenti di copertura” organizzato da Confindustria Piemonte, Confindustria Valle d’Aosta eUniCredit.

Nel 2022 l’extra costo per gas ed energia in Piemonte ha superato i 5 miliardi. In termini assoluti si tratta di quasi il 4% del Pil regionale, che nonostante le difficoltà è comunque tornato ai livelli pre-Covid, superando i 140 miliardi. Il Governo è intervenuto in manovra di bilancio destinando 21 dei 30 miliardi proprio a questo capitolo di spesa ma da aprile questi fondi non saranno più disponibili. È ormai indispensabile agire con interventi strutturali per il medio e lungo termine” ha commentato il presidente di Confindustria Piemonte, Marco Gay.

A livello europeo la presidente della commissione Ursula von der Leyen ha promesso un piano per la transizione ecologica dal forte impatto, parlando al World Economic Forum di Davos. L’auspicio è che si avvicini ai tre interventi appena varati dagli Stati Uniti, che muoveranno centinaia di miliardi di dollari tra sgravi e spese con l’obiettivo di ridurre l’inflazione, offrendo sostegno all’energia pulita e alla manifattura. Perché solo con una crescita organica del Pil, possiamo guardare con serenità a questo anno e anche al completamento dei progetti previsti dal Pnrr entro il 2026ha aggiunto la vicepresidente di Confindustria Valle d’Aosta, Lisanna Mancuso.

Al centro del dibattito i fondamentali che stanno guidando l’andamento dei prezzi, partendo da un’analisi a livello regionaledel crescente impatto delle rinnovabili. Il Piemonte produce già oggi più energia di quella che consuma, e oltre la metà di quanto immesso deriva da idroelettrico (36,5%) e fotovoltaico (16,3%),stando ai dati del Rapporto statistico sull’energia regionale del 2020. La Valle d’Aosta a fronte di consumo netto 966 GWh ha invece un numero limitato di risorse da cui attingere per le rinnovabili: 3,19 GWh idroelettrico, 4,50 GWh dall’eolico, 27 GWh dal solare e 7,59 GWh dal biogas, stando ai dati del bilancio energetico 2019.

Da allora però lo scenario sia per il Piemonte che per la Valle d’Aosta si è ulteriormente evoluto. Basti dire che secondo il Gestore dei servizi energetici (Gse) nei primi nove mesi del 2022 in Piemonte sono stati installati 8.677 nuovi impianti fotovoltaici (+142% rispetto allo stesso periodo del 2021) con una potenza di 133,9 MW (+169%) per una produzione lorda di 1.835 GWh (+14% sul 2021). In Valle d’Aosta si registrano invece 268 nuove installazioni (+139%) per una potenza di 1,8 MW (+148%). Tutto questo con un utilizzo di 1.027,9 ettari, ovvero poco più di 10 chilometri quadrati sui 25.387 della superficie piemontese, e in Valle d’Aosta il dato è di appena 2,6 ettari, pari a 5 campi da calcio. Dati che rientrano nella media nazionale, dove circa il 65% degli impianti non è a terra.

Questo quadro promettente, che riflette anche un andamento nazionale irreversibile con il 31% dell’energia prodotta in Italia a dicembre che deriva da fonti rinnovabili, non si riflette per ora nel Prezzo unico nazionale (Pun) che a dicembre è tornato a salire a 295 euro per MWh, in aumento del 5% sullo stesso mese del 2021 e del 31% rispetto a novembre, con un picco massimo nel 2022 di 584 euro per MWh ad agosto. Pesa il costo del gas, che impatta sulla restante parte della produzione dell’energia, che è di origine termica.

UniCredit ha costituito un team di specialisti per aiutare le aziende maggiormente esposte ai costi delle materie prime. L’obiettivo è sviluppare nel mondo delle imprese le competenze necessarie per definire una strategia di lungo periodo nella gestione del rischio legato alle oscillazioni dei prezzi delle commodity. Una strategia che, ovviamente, può essere attuata con appositi strumenti di copertura, messi a disposizione dal mercato. “Di fronte a un mercato che ha posto sfide senza precedenti al nostro tessuto produttivo – spiega Paola Garibotti, regional manager nord ovest di UniCreditabbiamo prestato particolare attenzione alla crescita di una cultura d’impresa su queste tematiche partecipando a numerosi incontri con le associazioni di categoria a livello locale per aiutare le imprese a sviluppare la necessaria consapevolezza rispetto al modificato contesto macroeconomico e geopolitico e rispetto agli strumenti offerti dal mercato”. Partendo dalle analisi della banca, Pauline Watine, CTS Specialist di UniCredit Commercial Banking Italy e Marco Montermini, head of corporate business Nord Ovest UniCredit, hanno analizzato gli strumenti di copertura dei costi energetici a sostegno delle imprese, quelli messi in piedi dal Governo e di quelli previsti dall’Unione Europea.

I quartieri emergenti per l’acquisto di casa a Torino

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Dove comprare casa a Torino?

Se stai valutando l’idea di trasferirti nel maestoso capoluogo piemontese ed effettuare l’acquisto di un appartamento, probabilmente non conosci molto bene le diverse zone della città e non sai su quale orientarti. Accompagnaci, dunque, in questo articolo, nel quale andremo alla scoperta dei quartieri emergenti migliori per l’acquisto di una casa a Torino.

Cit Turin

Tra i quartieri più in voga del momento troviamo la zona chiamata Cit Turin, un piccolo quartiere ricco di edifici in stile Art Nouveau. Moderno e antico danzano insieme, tra le strade di questa piccola Torino: edifici estremamente moderni da una parte, un mercato rionale dal profumo vintage dall’altra, questa è la zona migliore anche se ci si trova spesso a fare la spola tra Milano e Torino.

 

Qui si trovano appartamenti molto ampi, spesso arredati in stile liberty proprio per adattarsi all’aspetto generale del quartiere. Ma se la casa dei propri sogni necessita di un restyling? Lo Studio Domidea per la ristrutturazione di appartamenti a Torino saprà aiutarti e guidarti nella ristrutturazione e nel design d’interni della tua nuova casa, che rispecchierà esattamente ciò che tu ti aspetti di trovare ogni giorno quando rientri.

 

Questa zona è molto ben collegata e la riqualificazione della stazione di Porta Susa ha fatto alzare un po’ i prezzi degli immobili, che adesso raggiungono (e spesso superano) i 2000€ al metro quadro.

 

Madonna di Campagna

Sono tantissimi i giovani che stanno scegliendo, nell’ultimo periodo, il quartiere di Madonna di Campagna per trascorrere la propria vita e acquistare una casa di proprietà. Questa zona torinese si trova in periferia, nella zona nord-occidentale della città, ed è particolarmente indicata per chi non vuole rinunciare alle aree verdi pur scegliendo la vita cittadina. La distanza con il centro, infatti, è di soli 30 minuti in autobus e, inoltre, i lavori ferroviari in atto collegheranno la zona nord di Torino con il centro e con l’aeroporto, rendendo la vita ancora più agevole per i residenti.

 

I prezzi medi per le case a Madonna di Campagna si attestano intorno ai 1700€ al metro quadro, anche se si trovano tranquillamente realtà ancora più accessibili, con prezzi che oscillano tra i 400 e i 500€ al metro quadro.

San Salvario

Conosciuto principalmente per la sua vita notturna, il quartiere di San Salvario è in realtà molto di più, innanzitutto per la sua posizione strategica e comoda. Trovandosi vicino alla stazione di Porta Nuova e al centro di Torino, si tratta infatti di un punto ideale in cui vivere per avere tutto a portata di mano.

 

Con una semplice passeggiata è possibile anche raggiungere il Parco del Valentino, tra i luoghi preferiti di torinesi e non per concedersi un po’ di relax.

 

Tanti locali in cui bere, ristoranti etnici e poli culturalirendono San Salvario uno dei quartieri più interessanti della città e i prezzi degli immobili non sono nemmeno particolarmente alti rispetto ad altre zone. Si parla di circa 2200€ al metro quadro e, oltretutto, si trovano sia case pronte sia appartamenti da ristrutturare.

Rifiuti, più risorse per le bonifiche e la raccolta differenziata

Sul bilancio regionale verranno chiesti un milione di euro nel 2023 per le bonifiche dei siti orfani (quelli dove il responsabile dell’inquinamento non è individuabile) e l’aggiunta di 800 mila agli 1,7 milioni già a bilancio per la raccolta differenziata nel 2023.

Lo ha annunciato l’assessore regionale all’Ambiente, Matteo Marnati, in chiusura del dibattito generale sul Piano regionale per la gestione dei rifiuti urbani e di bonifica delle aree inquinate in Quinta commissione, presieduta da Angelo Dago.

Nella discussione sono intervenuti diversi consiglieri.

Tra le perplessità avanzate sul piano, Sean Sacco (M5s) ha sottolineato quella sulla “dimensione degli impianti che non sarebbe idonea a soddisfare la sola necessità piemontese e che darebbe spazio all’arrivo di rifiuti da altre regioni”.

Silvana Accossato (Luv) ha rimarcato la necessità di avere ingenti risorse per la bonifica dei siti orfani e ha ricordato la grande importanza della “diminuzione quantitativa dei rifiuti, perché migliora l’andamento delle altre filiere. Bisogna incidere maggiormente tenuto conto della diminuzione della popolazione”.

“Gli obiettivi del piano precedente non sono stati tutti raggiunti – ha affermato Giorgio Bertola (Ev) – e i nuovi non sono sufficientemente sfidanti, anche in relazioni alle performance dei diversi territori. Le pratiche più virtuose devono essere patrimonio comune”.

Il Partito Democratico, per voce di Domenico Ravetti e Domenico Rossi chiede “di condividere una battaglia politica per ottenere fondi che non abbiamo, va data particolare attenzione al caso Piemonte. Dobbiamo alzare i nostri obiettivi e pensare che gli impianti di termovalorizzazione si possono fare solo se veramente necessari”.

In chiusura l’assessore ha chiarito che il piano non comprende l’utilizzo di rifiuti provenienti da fuori regione e vuole affrontare anche la questione dei rifiuti speciali.

Genitori, non amici

I genitori hanno il compito, quando ancora non sono tali, di concepire e procreare, garantendo la prosecuzione della specie, nutrendo i figli fino a che non siano in grado di farlo da soli e impartendo le prime regole di vita, evitando il verificarsi di infortuni, vigilando sulla loro incolumità e insegnando a vivere nel contesto nel quale si trovano.

Fin qui nulla di nuovo.

Da alcuni decenni, però, molti genitori hanno smesso quel ruolo per assumere quello di amici, considerandosi alla pari con i figli, scambiando con questi dialoghi ed esperienze che poco hanno con il rapporto genitoriale ma hanno quasi tutto del rapporto di amicizia.

Mi spiego meglio: la sostanziale differenza tra genitori e figli è l’età e, con essa, la maggior esperienza di chi sia più anziano; questa esperienza consiste in un bagaglio di esperienze, di vita vissuta che è dovere dei genitori portare all’attenzione dei figli.

Insegnare loro ad attraversare la strada, a masticare bene, a lavarsi i denti, a rispettare gli anziani, a chiedere “per favore”, dire “grazie” e “scusa” e molto altro.

Ma, proprio perché educatori, i genitori hanno anche il dovere di punire (in senso buono) i figli quando sbagliano: se rompono un oggetto dovranno spiegare al Gianburrasca domestico che occorre fare attenzione, che l’oggetto costa o era indispensabile in casa, ecc. Occorrerà insegnare il significato del denaro, dei sacrifici, della giusta ricompensa quando si lavora, ad esempio erogando una paghetta settimanale o un piccolo premio se a scuola ottengono risultati ottimi, e non soltanto buoni.

Se i genitori, però, smettono di essere tali e si calano nel ruolo paritetico di amico viene a mancare una parte determinante dell’educazione filiale. Ricordo, ai tempi del liceo, genitori di miei compagni che si facevano le canne in camera col figlio o che, ancora peggio, accettavano quasi complimentandosi che il figlio marinasse la scuola, magari organizzando un mini rave in salotto, o che venisse portato in Questura perché trovato in possesso di stupefacenti.

In quegli anni perdemmo le notizie di un nostro compagno che si era recato in Marocco in viaggio di fine maturità (noi sapevamo che era andato a comprare erba all’ingrosso); quando dopo un mese in cui non si avevano notizie la sorella mi contattò mi stupii che i genitori non avessero presentato denuncia o allertato il Consolato. Ovviamente toccò a me occuparmene, investendo del problema la Croce Rosa che a sua volta contattò la Mezzaluna Rossa (equivalente alla Croce Rossa nei Paesi islamici) e si scoprì che il pargolo era detenuto in un carcere; non so come fu fatto rientrare in Italia ma, evidentemente per lo shock o per particolari esperienze in cella, non fu mai più quello di prima.

Mi domando: possibile che non vi sia, da parte dei genitori, alcun controllo su un ragazzo di 18 anni che va in Marocco (e all’epoca non esistevano cellulari, internet, social, ecc). Non sai con quanti soldi è partito o non ti domandi a cosa gli servano?

Purtroppo, a convalidare la mia tesi c’è l’esperienza vissuta da molti miei coetanei, i cui genitori hanno rivestito il ruolo di amici anziché di educatori, che hanno creato dei perfetti incapaci di affrontare la vita e di costruirsi un futuro solido, cresciuti nella convinzione che tutto sia corretto, tutto sia concesso, tutto sia possibile.

Il sociologo Gianfranco Giuni sostiene (ed io condivido in toto il suo pensiero) che assecondare alcune tendenze di un figlio non aiuti la sua crescita armonica, il suo sviluppo sano ma, al contrario, ne legittimi il comportamento errato. Se un figlio è etilista (o sulla strada per diventarlo) o assume stupefacenti, un genitore non deve procurarglieli per solidarietà o pietà, perché il figlio penserebbe che il suo stile di vita sia corretto, visto che i genitori lo assecondano.

Quei genitori dovranno, invece, intervenire perché il figlio capisca la gravità del suo comportamento e si possa modificare quello stile di vita, portandolo ad un Ser.T. o intervenendo comunque in modo corretto.

A questo proposito mi torna alla mente un brano da La Repubblicadi Platone:

“Quando un popolo, divorato dalla sete di libertà, si trova ad avere a capo dei coppieri che gliene versano a sazietà, fino ad ubriacarlo, accade allora che, se i governanti resistono alle richieste dei sempre più esigenti sudditi, sono dichiarati despoti.

E avviene pure che chi si dimostra disciplinato nei confronti dei superiori è definito un uomo senza carattere, servo; che il padre impaurito finisce per trattare il figlio come suo pari, e non è più rispettato, che il maestro non osa rimproverare gli scolari e costoro si fanno beffe di lui, che i giovani pretendano gli stessi diritti, le stesse considerazioni dei vecchi, e questi, per non parer troppo severi, danno ragione ai giovani.

In questo clima di libertà, nel nome della libertà, non vi è più riguardo per nessuno. In mezzo a tale licenza nasce e si sviluppa una mala pianta: la tirannia.”

Sergio Motta

FlixBus: Torino fa il pieno di arrivi dalla Francia

Turismo invernale a Torino

L’analisi sui viaggi nel periodo festivo:

 

La città sabauda si conferma una meta turistica di fama internazionale

Le più gettonate dai Torinesi: Milano, l’aeroporto di Orio al Serio e Parigi

 

Milano, 20 gennaio 2023 – Anche per la stagione invernale 2022-2023, Torino si è confermata una meta turistica di grande attrattività, non solo presso il pubblico italiano ma anche a livello internazionale: è quanto emerge dall’analisi condotta da FlixBus sul traffico passeggeri registrato nei fine settimana di Capodanno e dell’Epifania.

Nella top 10 delle tratte dirette a Torino che hanno riscosso maggior successo nei giorni considerati, ben 4 collegano il capoluogo sabaudo con città francesi: Lione, Parigi, Nizza e Chambéry; in particolare, le rotte in partenza da Lione si piazzano in terza posizione, chiudendo il podio della classifica. Complice di un tale successo presso i visitatori d’Oltralpe è l’alta frequenza delle corse giornaliere su queste tratte: da Lione partono per Torino fino a 10 FlixBus al giorno, da Parigi fino a 6 (di cui alcune notturne, con la possibilità, per chi viaggia, di dormire a bordo e ottimizzare i tempi), da Nizza e Chambéry fino a 4.

L’ottimo posizionamento di città come Firenze o Roma, che si piazzano al quinto e nono posto in questa classifica, suggerisce inoltre il definitivo sdoganamento dell’autobus come mezzo preferito da molte persone anche sulle lunghe tratte, oltre che su collegamenti a medio raggio come quelli con Milano, dove la frequenza giornaliera sfiora le 20 corse al giorno.

Le mete preferite: Milano, Orio al Serio e Parigi. Torinesi green anche sotto le feste

A sua volta, la top 3 torinese riflette esigenze di viaggio molto variegate: anche in testa alle mete più ambite si trova Milano, che tante persone in partenza dal capoluogo hanno eletto a meta dei propri fine settimana per il Capodanno o l’Epifania. Seguono l’aeroporto di Orio al Serio (fino a 13 collegamenti al giorno) e Parigi.

In particolare, la presenza di Orio al Serio in seconda posizione conferma l’anima green di chi parte con FlixBus da Bolzano: l’elevata percentuale di persone che, anche nei giorni di festa, hanno utilizzato il servizio per raggiungere lo scalo attesta l’assunzione crescente di un approccio intermodale al viaggio, basato sulla combinazione di mezzi collettivi.

Per sensibilizzare ulteriormente le persone circa l’importanza del proprio contributo individuale, prima di Natale FlixBus ha lanciato la campagna «Offset Christmas», invitandole a compensare le emissioni di CO2 del proprio viaggio durante la settimana prenatalizia con una donazione volontaria, raddoppiata dall’azienda e devoluta alla ONG Atmosfair per finanziare progetti di protezione del clima (più info qui).

 

C’era una volta l’Adriatico

L’Adriatico, un mare oggi più che mai crocevia dei destini del mondo, al centro di interessi strategici ed economici che coinvolgono le grandi potenze, la Cina in particolare, che con la “Nuova Via della Seta” mira a potenziare i suoi collegamenti commerciali con gran parte del pianeta e soprattutto con l’area mediterranea.

Robert Kaplan, analista politico e consigliere di vari presidenti americani, sia democratici che repubblicani, viaggia lungo le coste dell’Adriatico, da una parte e dall’altra, da Rimini a Trieste, da Rijeka a Corfù, in un originale itinerario che unisce la ricostruzione storica e il racconto giornalistico, memorie letterarie e analisi geopolitica per raccontare il Mare Adriatico e le sue frontiere che oggi tornano al centro della scena mondiale. Mescolando storia e letteratura, geografia e religione Kaplan spiega la genesi di “Adriatico, un incontro di civiltà”, il libro edito da Marsilio, e guarda con preoccupazione alla potenza russa che invia la sua flotta nel Mediterraneo e alla Cina il cui vasto impero marittimo minaccia di travolgere il mondo europeo. “Perché l’Adriatico sta per essere collegato al Mar Cinese meridionale e all’Oceano Indiano, sottolinea l’autore, elementi centrali di un commercio globale che si sta rapidamente sviluppando da Hong Kong a Trieste attraverso i porti dell’Oceano Indiano”. Il disordine internazionale cresce, le minacce diventano più pericolose e la posta in gioco è sempre più alta: dalla recenti scoperte del gas nel Mediterraneo orientale alla battaglia per il petrolio in una Libia divisa in due dove russi e turchi dettano legge. Più di sei Paesi affacciati sull’Adriatico attendono di sapere chi sfrutterà le ricchezze del sottosuolo e quale consorzio controllerà i gasdotti previsti, alcuni dei quali potranno entrare in Europa proprio attraverso l’Adriatico che sta diventando il mare in cui convoglieranno interessi geopolitici e commercio internazionale. Visitando varie città Kaplan traccia una serie di connessioni originali e audaci che dalla contemplazione di una chiesa a Rimini lo condurrà a Corfù, perfetta “sintesi di Italia e Grecia e quindi dell’Adriatico”. Dialogando con autorevoli scrittori e membri dei governi locali come l’ex presidente albanese Sali Berisha, rivivono fatti e vicende più vicine a noi o del tutto dimenticate. L’autore tocca anche Ravenna, Venezia, Trieste, Lubiana, Zagabria, Dubrovnik, Tirana e Durazzo partendo dalla convinzione che l’Adriatico è il luogo dove “la dicotomia tra Occidente e Oriente è oggi ancor meno evidente. Più che uno scontro questo è un concerto di identità e culture diverse, “cattolici e ortodossi, musulmani ed ebrei, Impero romano d’Occidente e d’Oriente, Mediterraneo e Balcani raggiungono nell’Adriatico una fusione stimolante”. Per comprendere la grande sfida in atto tra le potenze del terzo millennio bisogna iniziare, secondo l’autore, dalla conoscenza dei dettagli. A questo punto Kaplan visita le rovine di Mistrà, una città medioevale greca perché in questo luogo “nacque l’ispirazione di Bisanzio”. Mistrà era una città della Morea, nel Peloponneso meridionale, fu la capitale del Despotato bizantino e divenne la seconda città più importante dell’Impero dopo Costantinopoli. Dalle rovine di Mistrà alle strade di Rimini affollate di migranti provenienti da ogni continente Kaplan vede un’Europa in continua trasformazione a causa delle migrazioni e con un confine meridionale segnato non nel Mediterraneo ma, come scriveva lo storico Fernand Braudel, nel deserto del Sahara, il luogo dove oggi si ammassano le carovane dei migranti che tentano disperatamente di raggiungere le coste europee. “Un fenomeno migratorio che, secondo Kaplan, continuerà a definire l’Europa nel XXI secolo e l’afflusso di africani e arabi a cui abbiamo finora assistito è solo l’inizio.”
                                                                                          Filippo Re

Economia per i risparmiatori retail, incontro del CDVM

Economia Reale rivolta non soltanto ai grandi investitori, ma anche ai risparmiatori retail, in un meeting presso il Centro Congressi dell’Unione Industriale, il 26 gennaio prossimo

 

Riprendono gli eventi del CDVM, Club Dirigenti Vendite e Marketing con un meeting presso il Centro Congressi dell’Unione Industriale il 26 gennaio prossimo alle 18 sul tema dell’Economia Reale, oggi anche per i risparmiatori Retail e non solo per i grandi investitori.

Alle 20 seguirà un networking buffet al Centro Congressi.

La serata è organizzata dal CDVM e Resforma srl, per conto di Federico Giordano, Area Manager Azimut Global Advisory e socio di CDVM.

Con Giordano, negli anni pre pandemia sono stati sviluppati diversi eventi che hanno riscontrato un ottimo successo, anche nell’epoca in cui era Area Manager della Banca Euromobiliare. L’obiettivo dell’incontro è quello di sensibilizzare i partecipanti sulle opportunità e i vantaggi fiscali che si possono ottenere con investimenti alternativi. Alla luce dell’andamento dei risparmi nel 2022, l’argomento risulta di particolare interesse, in quanto permette di comprendere come poter stabilizzare il proprio portafoglio e renderlo immune da speculazioni borsistiche, tweet, rumors e sentiment di mercato. In ottica di pianificazione finanziaria, si approfondirà anche il modo in cui i nuovi strumenti, uniti ad altri più tradizionali, possano condurre all’obiettivo desiderato con minori oscillazioni del proprio patrimonio mobiliare in momenti di particolare tensione economica.

I partecipanti, al termine del meeting, saranno in grado di comprendere come evitare investimenti finanziari poco performanti, se non inefficienti.

MARA MARTELLOTTA

Come cambia l’agricoltura: la nuova Pac nelle Assemblee Zonali

Confagricoltura Alessandria
Le novità sulla Pac (Politica Agricola Comune) per il quinquennio 2023-2027 e sul Psr (Programma di Sviluppo Rurale) e gli indirizzi per il futuro dell’agricoltura: sono questi i temi principali che saranno affrontati nel corso delle Assemblee di Zona convocate da Confagricoltura Alessandria a partire dal 23 gennaio che si terranno ad Alessandria, Acqui Terme, Casale Monferrato, Novi Ligure e Tortona. A relazionale sulle novità normative, di recente adottate dalla Commissione Europea e già recepite dall’Italia, saranno i responsabili del servizi economico e tecnico di Confagricoltura Alessandria Roberto Giorgi e Giovanni Reggio.
Le Assemblee di Zona sono un momento importante di aggregazione tra i soci e di condivisione di obiettivi e strategie.
In questi primi sei mesi del mio mandato come presidente ho già avuto occasione di incontrare tanti soci e di apprezzarne lo spirito imprenditoriale, che caratterizza la nostra associazione. Le assemblee di zona saranno un’occasione per consolidare i rapporti. Ci attende un anno non facile, che sarà probabilmente ancora segnato dagli effetti del conflitto in Ucraina e dal rincaro delle materie prime. Ecco perché sarà ancora più importante essere uniti. Credo fermamente, da sempre, nel valore dell’aggregazione e della condivisione che, in un periodo come quello che stiamo vivendo, diventa un’ancora di salvezza e stimolo di crescita. Auspico una grande partecipazione e un contributo di idee da parte di tutti”, ha commentato la presidente Paola Sacco.
Gli incontri permetteranno ai dirigenti e agli associati di porre sul piatto le questioni di maggior interesse locale, ragionare sull’annata agraria appena trascorsa ed esaminare temi di ambito sindacale, tecnico ed economico.

Il calendario assembleare:
Alessandria lunedì 23 gennaio alle ore 9.30 presso la Sala serra Ristorazione Sociale, viale Milite Ignoto 1/a.
Acqui Terme-Ovada venerdì 27 gennaio alle ore 9.30 presso la Sala conferenze Hotel “La Meridiana” in Piazza Duomo, 4 ad Acqui Terme.
Casale Monferrato mercoledì 25 gennaio alle ore 9.30 presso il Salone Tartara in Piazza Castello, 2.
Novi Ligure giovedì 26 gennaio alle ore 9.30 presso il Salone  Forno dell’Antica Ricetta, via E. raggio, 91.
Tortona martedì 24 gennaio alle ore 9 presso la Sala convegni Hotel Ristorante “Il Carrettino” in Strada provinciale per Pozzolo Formigaro, 15 a Rivalta Scrivia, Rivalta Nuova.