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Confagricoltura Piemonte: il futuro dell’agricoltura grazie alla scienza

“Il settore primario piemontese si trova di fronte a nuove sfide e confidiamo che la scienza possa esserci d’aiuto nell’affrontarle”. Lo ha detto Enrico Allasia, presidente di Confagricoltura Piemonteriguardo al disegno di legge sulla sperimentazione in campo delle Tecnologie di Evoluzione Assistita (Tea), portata avanti dal Governo negli ultimi giorni.

“La maggior parte degli alimenti acquistati al supermercato è frutto di un miglioramento genetico portato avanti a livello internazionale, in linea con le esigenze dei consumatori moderni” evidenzia Allasia.

Si tratta di un settore in particolare fermento quello delle tecniche di miglioramento genetico che, peraltro, sono valse il premio Nobel a Emmanuelle Charpentier e Jennifer A. Doudna. “Probabilmente trent’anni fa non avremmo immaginato di trovarci a parlare di genetica ma l’impegno nella ricerca, applicata all’agricoltura, ha dato esiti eccellenti: i genetisti sono in grado di ottenere nuove varietà resilienti ai cambiamenti climatici, agli attacchi dei patogeni, riducendo l’uso dei fitofarmaci, con performance estremamente elevate in termini di produttività e caratteristiche tecnologiche sicure per l’uomo” prosegue Allasia.

 

Confagricoltura sostiene da tempo l’utilità delle nuove tecniche di miglioramento genetico. Il disegno di legge sulle Tea – in discussione nella IX Commissione del Senato – potrebbe dare un forte impulso alla ricerca scientifica. Si potrà iniziare la sperimentazione in campo di varietà vegetali, già pronte in laboratorio e capaci di adattarsi ai nuovi scenari del settore, mantenendo qualità e salubrità dei prodotti finali, oltre al fatto che garantirebbero la produttività necessaria per rispondere alla crescente domanda mondiale di cibo.

 

“La realtà agricola del Piemonte è permeata di valori, economia e innovazione e, – conclude il presidente – gli imprenditori agricoli della nostra Regione sono costantemente attivi nella tutela del territorio, nella salvaguardia e nella valorizzazione di ciò che la terra piemontese offre al mondo”.

Confagricoltura Piemonte, l’associazione che tutela i diritti degli imprenditori sul territorio piemontese, sottolinea inoltre che la moderna agricoltura avrà bisogno della scienza per continuare a produrre reddito, dando seguito alle richieste alimentari in aumento, garantendo a tutti i livelli, dal campo alla tavola, qualità e sicurezza alimentari.

Conto corrente per minori, cosa c’è da sapere

Di Patrizia Polliotto, Avvocato, Fondatore e Presidente del Comitato Regionale del Piemonte dell’Unione Nazionale Consumatori

Aprire un conto corrente, sin da piccoli, ai nostri ragazzi potrebbe essere un’utile soluzione. Bisogna fare una premessa: i minori non possono aprire un conto corrente sino, appunto, al compimento del 18imo anno di età. I genitori, quindi, possono farlo per lui, ma il titolare sarà a tutti gli effetti il minore a cui è intestato il conto. Non sarà, infatti, possibile cointestare il conto al figlio e a uno dei genitori. La legge vuole, infatti, tutelare in questo modo il minore che, al compimento della maggiore età, potrebbe invece decidere di cointestarlo anche a un genitore.

Per poter aprire un conto corrente ai bambini bisogna presentare: un documento di riconoscimento del genitore e del bambino; un documento che attesti il legame di parentela o la patria potestà.

Anche se il bambino non può disporre come vuole del conto fino ai 18 anni, è lui che resta l’unico proprietario dei soldi che vi sono versati. 

Si può aprire un conto corrente a minori di ogni età, anche se solitamente c’è una differenza tra i minori e i maggiori di 12 anni. Per i bambini dalla nascita fino ai 12 anni, infatti, non si apre un vero conto corrente ma un libretto di risparmio (o conto deposito). L’apertura di un libretto è molto semplice. Questo è gestito totalmente dai genitori del minore. Saranno i genitori quindi a versare i soldi sul conto, per esempio, mentre il titolare minorenne potrà averne accesso e disporne solo quando compirà 18 anni.

Dai 12 anni fino ai 17 anni, invece, si può intestare al minore un vero e proprio conto corrente, in questo caso i costi di apertura ci sono ma sono ridotti. Sarà, inoltre, possibile effettuare le normali operazioni di incasso e/o pagamento, si possono ricevere e inviare bonifici oltre alla possibilità di poter richiedere una carta prepagata per effettuare i primi acquisti online o nei negozi fisici, avere accesso a dei finanziamenti oppure poter prelevare in qualsiasi ATM abilitato in Italia e all’estero. Si possono anche emettere e/o incassare assegni.

Una volta chiarite le fasce d’età che distinguono i bambini dai ragazzi, è bene precisare che i genitori di un minorenne possono scegliere di aprire al figlio un conto corrente oppure un conto deposito. La prima scelta, ovvero l’apertura di un conto corrente a un minorenne, va effettuata da una persona adulta che esercita la patria podestà sul ragazzo. Al compimento dei 18 anni, invece, il ragazzo potrà gestire in autonomia il proprio conto. Solitamente i conti per minorenni offrono interessi attivi e bassi costi di gestione.

Per quanto riguarda, invece, il conto deposito o libretto di risparmio, la gestione è affidata al genitore – o meglio – a quell’adulto che risulta essere il tutore legale del minorenne. Il tutore, quindi, sarà colui che verserà il denaro sul conto, mentre il titolare (ovvero il ragazzo minorenne) ne avrà accesso al compimento della maggiore età.

Sono molti i vantaggi che comporta l’apertura di un conto corrente per minori, a partire dal fatto che in questo modo si può insegnare anche ai più piccoli il significato del risparmio. In secondo luogo, intestare un conto corrente o un libretto di risparmio a un ragazzo permette di effettuare un investimento su di lui in vista del futuro.

Un terzo vantaggio è dato dall’assenza di costi: i conti corrente per minorenni non prevedono spese di apertura e di gestione. Nella maggior parte dei casi l’imposta di bollo a carico della banca fino al compimento dei 18 anni.

Per queste e altre esigenze è possibile contattare dal lunedì al venerdì dalle ore 9 alle 18 lo sportello del Comitato Regionale del Piemonte dell’Unione Nazionale Consumatori, con sede a Torino in Via Roma 366 ed a Pinerolo, in Viale Cavalieri d’Italia n. 14, al numero 0115611800 oppure scrivendo una mail a uncpiemonte@gmail.com, o visitando il sito www.uncpiemonte.it compilando l’apposito format.

Tirocini extracurriculari trampolino per il lavoro

TIROCINI EXTRACURRICULARI: UN TRAMPOLINO VERSO IL LAVORO PER IL 60% DEI GIOVANI IN PIEMONTE. PER L’ASSESSORE UNA SCOMMESSA VINTA.
IL REPORT REGIONALE CONFERMA COME SIANO UNA “FUCINA FORMATIVA” PER LAVORATORI E IMPRESE.
Il 60% dei giovani neodiplomati e qualificati trova occupazione stabile in Piemonte dopo aver frequentato un tirocinio extracurriculare attivato dalla Regione. Una scommessa vinta, quella dell’Assessore regionale al lavoro e formazione, che ha puntato sin dall’inizio del mandato sullo sviluppo di politiche attive per il lavoro, finalizzate alla formazione mirata e alla dignità lavorativa per tutti.  I numeri parlano chiaro: tra il 2018 e il 2022, sono stati attivati quasi 30 mila percorsi extracurriculari di inserimento e reinserimento lavorativo. Come detto, 6 giovani su 10, tra i 6 e i 12 mesi dalla conclusione del percorso, trovano occupazione a tempo indeterminato o stipulano un contratto di apprendistato, mentre per la generalità dei disoccupati o inoccupati post tirocinio il dato sfiora il 50%. Per l’assessore al lavoro i tirocini rappresentano una fucina formativa per lavoratori e imprese: ciò che permette di superare lo stallo socioeconomico di questo paese e la crisi occupazionale sono proprio le politiche attive del lavoro, che archiviano le misure di assistenzialismo puro, generando nuovo valore e garantendo reale opportunità e dignità lavorativa per i cittadini. Formazione e inserimento mirato, attraverso azioni chirurgiche per offrire occupazione stabile e di qualità: su questo l’assessore al Lavoro ha puntato fin da subito per dare risposte serie e concrete non solo a chi è in cerca di un’occasione, ma anche alle aziende del territorio in cerca di personale altamente qualificato.IL REPORT
Circa il 50% della totalità dei tirocini è seguito da un rapporto di lavoro duraturo, a tempo indeterminato o di apprendistato: questo e molti altri dati che confermano validità ed efficacia dei tirocini, sono contenuti nel rapporto curato da Regione Piemonte e Agenzia Piemonte Lavoro, appena pubblicato (https://www.regione.piemonte.it/web/temi/istruzione-formazione-lavoro/lavoro/interventi-per-loccupazione/tirocini-extracurriculari), che esamina l’andamento dei tirocini extracurriculari di inserimento e reinserimento lavorativo e di quelli di inclusione sociale nel periodo 2018-2022. I tirocini extracurriculari consistono in un percorso formativo finalizzato ad acquisire e accrescere competenze professionali non in aula ma direttamente in un luogo di lavoro. L’obiettivo è quello di far acquisire un’esperienza pratica alla persona frequentante che ne arricchisca il proprio curriculum, da spendere poi nel mercato del lavoro. Il tirocinio extracurricolare è disciplinato dalle Regioni e dalle Province autonome: a livello nazionale sono definiti, attraverso Linee guida, gli standard minimi comuni, riferiti agli elementi qualificanti del tirocinio, quali le modalità di attivazione e l’indennità di partecipazione minima da erogare. Non sono però da confondere con i tirocini curricolari, riservati ai giovani che frequentano un percorso di istruzione o formazione professionale, promossi in questo caso da scuola, università o enti di formazione con l’obiettivo di conseguire crediti formativi.

I DATI DEL PIEMONTE
Chi trae maggior vantaggio dai tirocini in termini occupazionali sono i giovani neodiplomati e quelli qualificati. Il rapporto evidenzia che il tirocinio è un vettore di inclusione sociale, che consente anche alle persone più fragili un ingresso graduale nel mondo del lavoro. In più, dove il tirocinio viene svolto fino alla naturale scadenza (6 mesi), si registrano i risultati più soddisfacenti sull’inserimento lavorativo. Durante gli anni della crisi pandemica globale, anche l’attivazione di tirocini ha subito una flessione. In Piemonte la possibilità di avviare nuovi tirocini è stata sospesa tra marzo e maggio 2020, ma il 2021 è stato un anno di grande ripresa, con ben oltre 8mila percorsi attivati in più rispetto all’anno pandemico. In media, circa l’80% dei tirocini attivati ogni anno coinvolge giovani disoccupati con meno di 29 anni. Le tipologie esaminate dal rapporto comprendono: tirocini formativi e di orientamento, finalizzati ad agevolare le scelte professionali dei giovani che hanno conseguito un titolo di studio da non più di 12 mesi, mediante un’esperienza formativa a diretto contatto con il mondo del lavoro; tirocini di inserimento/reinserimento al lavoro, rivolti a persone in stato di disoccupazione, anche percettori di ammortizzatori sociali, persone occupate in cerca di altra occupazione e persone disabili e svantaggiate. Entrambe queste tipologie di tirocinio possono avere una durata compresa tra due e sei mesi. Infine, tirocini di inclusione sociale, che comprendono percorsi di orientamento, formazione e inserimento o reinserimento lavorativo finalizzati a sostenere l’inclusione sociale, l’autonomia e la riabilitazione di persone prese in carico dal servizio sociale professionale e dai servizi sanitari competenti. Questa tipologia di tirocinio si realizza sulla base di un progetto, che definisce gli obiettivi da conseguire e le modalità di attuazione.

A Bosconero Canavese torna la Mostra dell’Artigianato

Il 14 maggio 2023 a Bosconero Canavese torna la manifestazione Mostra dell’Artigianato e degli antichi mestieri – nata 15 anni fa – per dare la possibilità alle numerose realtà artigianali del territorio di farsi apprezzare e di conseguenza conoscere. Una giornata di botteghe aperte e spettacoli, unita a cantieri tematici dedicati al suono, ai sapori e alla scultura. Questi i “piatti forti” della Mostra dell’Artigianato, organizzata dal Comune di Bosconero. Dopo le quindici edizioni locali che hanno registrato migliaia di visitatori, domenica 14 maggio a Bosconero Canavese si presenta la 16° manifestazione che ormai è annoverata nell’ambito degli eventi a carattere regionale/nord-ovest riguardante questo tipo di kermesse. Decine e decine di bancarelle daranno vita ad un serpentone variopinto con tanti prodotti dell’artigianato Canavesano, senza dimenticare i prodotti tipici dell’enogastronomia e i vari spettacoli musicali. Una esposizione originale sarà quella dei trattori e auto d’epoca, e per dar modo a tutta la famiglia di svagarsi senza pensieri, è prevista un’animazione per i più piccoli compresa una esibizione equestre. Alla mostra partecipano artigiani d’eccellenza, produttori, artisti e scuole professionali provenienti non solo dal Piemonte, ma anche dalla Valle d’Aosta, dalla Liguria, dalla Lombardia, dalla Toscana e dall’Emilia Romagna. Il programma prevede una serie di eventi all’insegna del “saper fare” e vede riconfermati i percorsi tematici: cantieri delle sculture, dei sapori e dei suoni. Oltre a queste tradizionali proposte verrà allestita la sezione “arte e natura”, dedicata ai orovivaisti, al biologico e alla bioedilizia. A Bosconero saranno presenti bancarelle e punti di ristoro, le dimostrazioni dal vivo serviranno ad illustrare tutto l’iter della produzione agricola del territorio Canavesano.

«Siamo molto soddisfatti dell’ultima edizione, la prima regolare dopo la pandemia del Covid 19 – ha dichiarato la sindaca Paola Forneris – abbiamo veramente avuto un ottimo afflusso nonostante il meteo non proprio favorevole, specialmente nel pomeriggio a partire dalle 15, quando guardando dall’alto la piazza e l’incrocio con le vie non si vedevano che teste una vicina all’altra»

L’ingresso alla manifestazione è completamente gratuito e per informazioni si può telefonare al numero 0119889616 oppure consultare il sito del Comune di Bosconero all’indirizzo www.comune.bosconero.to.it

Il Piemonte liberato da 21.975 chilogrammi di plastica

Il Piemonte liberato da 21.975 chilogrammi di plastica e rifiuti dispersi nell’ambiente in un solo weekend. È l’eccezionale risultato raggiunto da Plastic Free Onlus, l’organizzazione di volontariato impegnata dal 2019 nel contrastare l’inquinamento da plastica, nei 12 appuntamenti di pulizia ambientale tenutisi in contemporanea sabato e domenica per celebrare la “Giornata Mondiale della Terra“. Quasi 600 volontari in azione per sensibilizzare concretamente cittadini, istituzioni e imprese sul grave problema dell’inquinamento legato all’abbandono di rifiuti nell’ambiente. L’iniziativa ha coinvolto attivamente anche dieci università italiane e ha il supporto di MINI, partner che ne sposa i valori legati alla sostenibilità e all’attenzione dell’ambiente. Il weekend dedicato alla Terra avrà un’ulteriore finalità benefica con la piantumazione di alberi grazie alla collaborazione con il media partner Treedom, il primo sito al mondo che permette di piantare un albero a distanza e seguire la storia del progetto agroforestale a cui darà vita.

Siamo orgogliosi dell’impegno, della tenacia e della concretezza messa in campo dai nostri volontari – dichiara Luca De Gaetano, presidente di Plastic Free Onlus – Da nord a sud, siamo riusciti a liberare l’Italia da plastica e rifiuti dispersi dall’ambiente raggiungendo, nonostante il maltempo e le festività, un risultato eccezionale per il Pianeta. Il nostro impegno è costante e continuo – prosegue – Ogni settimana siamo attivi in giornate di pulizia e sensibilizzazione, nelle scuole e nei Comuni nonché con il dialogo con le imprese affinché vi sia una vera transizione ecologica. Invitiamo tutti ad iscriversi sul nostro sito plasticfreeonlus.it e a dare il proprio contributo d’amore concreto per l’ambiente. Un impegno e una attenzione costante oggi, ci permetteranno di avere un Pianeta domani”, conclude De Gaetano.

L’iniziativa ha raccolto l’adesione ufficiale ed attiva di ben dieci università italiane: Università degli Studi di Pavia; LUMSA Roma con sedi anche a Palermo e Taranto; UNICAL Università della Calabria di Rende (CS); Università degli Studi di Urbino – Carlo Bo; UNINT Università degli Studi Internazionali di Roma; Università degli Studi “Gabriele D’Annunzio” di Chieti/Pescara; Università degli Studi di Bari – Aldo Moro; Università del Salento con sede a Lecce; UNIPO Università del Piemonte Orientale; Istituto Universitario Salesiano di Torino dell’Università Pontificia Salesiana.

Partecipa su www.plasticfreeonlus.it

Mona Lisa smile

IL PUNTASPILLI di Luca Martina

Inflazione in calo (ma sempre elevata) e disoccupazione ancora molto bassa (al 3,5%), anche se stanno aumentando i disoccupati (specie nel settore delle tecnologie).

La medicina della Fed (che da ormai due anni ha iniziato ad aumentare i tassi d’interesse) sta producendo i suoi effetti (rallentare l’economia ed i prezzi al consumo) ma più lentamente di quanto voluto e questo riduce al minimo la possibilità di un cambio della politica monetaria a breve termine, come era stato invece rapidamente scontato dai mercati finanziari dopo i fallimenti bancari di marzo (dalla Silicon Valley Bank a Credit Suisse).

Niente tagli dei tassi, dunque, sebbene il “pivot”, il livello massimo dei tassi d’interesse ufficiali, sia ormai molto vicino: i tassi potrebbero assestarsi per qualche tempo, in attesa che l’indice dei prezzi si raffreddi, prima di potere tornare nuovamente a scendere (nel 2024).

Inoltre, il mercato immobiliare statunitense, dove l’aumento degli interessi sui mutui scoraggia nuovi acquisti, sta subendo un brusco rallentamento (superiore al 20% rispetto al 2022) con una conseguente discesa dei prezzi (dopo la forte salita degli ultimi anni).

Anche il dollaro, una delle vie di fuga preferite dagli investitori in presenza di situazioni incerte, è tornato ad indebolirsi.

Ma se i mercati obbligazionari ed immobiliari riflettono abbastanza fedelmente la situazione non si può certo dire la stessa cosa dei mercati azionari.

Da un lato gli investitori nel reddito fisso si attendono che il ciclo dei rialzi sia vicinissimo al capolinea, possibile solo in presenza di un forte rallentamento economico, e dall’altro le quotazioni delle borse sembrano suggerire una tenuta degli utili delle società, incompatibile con una, seppur moderata, recessione.

Questa apparente dicotomia rappresenta un rebus di difficile soluzione.

La risposta può forse essere trovata nel pessimismo che pervade da un anno e mezzo i mercati; gli investitori temono da tempo un rallentamento degli utili e dell’economia che sinora non si è materializzato e quindi la mancanza di notizie univocamente negative ha giovato ai listini (che pur oscillando ampiamente non sono deragliati).

Una riprova è data dall’ultimo sondaggio tra gli investitori professionali elaborato da Bank of America che ha mostrato un pessimismo molto vicino ai livelli toccati durante la grande crisi finanziaria del 2007-8 e una conseguente allocazione dei portafogli prudente (con meno azioni e più titoli obbligazionari).

Un’ulteriore recente analisi condotta da un’altra importante istituzione finanziaria, la JP Morgan, indica che ben due terzi dei gestori azionari si attendono che l’anno in corso terminerà con un calo delle borse superiore del 10% rispetto ai livelli attuali.

I mercati, recita un vecchio adagio di Wall Street, si arrampicano sui muri dell’incertezza e delle preoccupazioni: più le pareti sono ripide ed elevate, maggiore è la salita degli indici.

Ed è esattamente quanto sta avvenendo.

La crisi delle banche regionali americane è troppo recente (e forse non ancora completamente alle nostre spalle) per poterne valutare appieno gli effetti sul credito bancario (la volontà delle banche di continuare a finanziare privati ed imprese) e sull’economia.

L’economia del vecchio continente, poi, è ben lontana dalla forza di quella statunitense ma, paradossalmente, l’inflazione da noi sta scendendo in modo meno rapido scoraggiando così anche la BCE da un repentino cambiamento di rotta (i tassi saliranno ancora).

Insomma, il compito degli investitori si conferma tutt’altro che semplice e il quadro che ci si trova ad analizzare è sempre più simile, come ci ricorda un recente articolo del The Economist, alla Monna Lisa.

Grazie al genio di Leonardo e alla sua straordinaria capacità nell’utilizzo dello “sfumato” la Gioconda, infatti, restituisce allo spettatore un’espressione misteriosa e indecifrabile ed il sorriso, che ci appare al primo impatto, sembra dissolversi dopo un suo più attento esame per poi ripresentarsi, sornione, al successivo sguardo.

La pensa così anche il Fondo Monetario Internazionale che nel suo recente rapporto menziona la parola “incertezza” per ben 60 volte!

A tutto ciò ha certamente contribuito la nuova era, siamo nel terzo anno D.C. (dopo Covid), con il mutamento delle abitudini e dei comportamenti: le analisi congiunturali, ad esempio, richiedono la partecipazione (rispondendo ai questionari) di uno spaccato della popolazione e sembra ormai assodato che molti di coloro che abitualmente fornivano le loro risposte (ad esempio sullo stato del loro reddito e sulle attese sul futuro) abbiano smesso di farlo, falsandone così i risultati e la loro comparabilità con il passato.

A complicare ulteriormente il quadro si aggiunge quanto sta avvenendo in Cina dove il governo, dopo la ormai completa riapertura del Paese e senza il problema dell’inflazione, bassissima nel Celeste Impero, sta spingendo senza esitazione sull’acceleratore.

Il gigante asiatico ha sorpreso gli analisti con una crescita nel primo trimestre dell’anno superiore alle attese, alimentata dai consumi domestici e non, come avveniva in passato, dagli investimenti (necessari per aumentare la capacità produttiva finalizzata alle esportazioni) e punta per quest’anno su un progresso del PIL del 5%, più del doppio del dato globale.

A ben vedere questa dinamica, fortemente voluta dal governo per consentire un riequilibrio all’interno del Paese ed un aumento della “prosperità comune”*, se verrà in futuro confermata, renderà la Cina assai meno trainante per la crescita globale rispetto al passato e questo lo si può già osservare 0dall’andamento asfittico dei prezzi delle materie prime negli ultimi mesi.

Non ci resta, quindi, che rimanere ad osservare con attenzione tutte le sfumature che continuerà a mostrare il quadro economico, sperando che esso si dimostri un po’ meno sfuggente ed indecifrabile dell’enigmatica, bellissima, espressione della Monna Lisa…

https://www.pannunziomagazine.it/la-pedalata-dellelefante-di-luca-martina/

Rifiuti elettronici, i dati della raccolta in Piemonte

Nei giorni scorsi presso il Palazzo della Regione l’assessore regionale all’Ambiente Matteo Marnati e il direttore generale del Centro di Coordinamento RAEE, Fabrizio Longoni, si sono confrontati sui risultati della raccolta dei rifiuti elettronici conseguiti dal Piemonte nel corso dello scorso anno. Un momento di riflessione che aveva l’obiettivo di proporre spunti per accrescere i volumi di raccolta e promuovere la raccolta differenziata di queste apparecchiature tra i cittadini

 

Nella sala Trasparenza del Palazzo della Regione Piemonte si è tenuta la conferenza stampa “La gestione dei RAEE in Piemonte: presentazione dei risultati della raccolta dei rifiuti elettronici nel 2022” alla presenza dell’assessore regionale all’Ambiente e di Fabrizio Longoni, direttore generale del CdC RAEE, l’ente che si occupa del ritiro, della raccolta e della gestione dei rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE) a livello nazionale.

Il momento di lavoro è stata l’occasione per fare il punto sullo stato dell’arte della raccolta di rifiuti elettronici sul territorio regionale, evidenziandone criticità, ma anche punti di forza. Sono stati proposti inoltre spunti di riflessione e possibili azioni per la promozione sul territorio e tra i cittadini della raccolta differenziata dei RAEE.

L’assessore regionale all’Ambiente ha evidenziato che a breve, in Consiglio regionale approderà la discussione del nuovo piano regionale dei rifiuti che spazia su vari aspetti, tra i quali, fondamentale, quello del recupero e del riciclo dei rifiuti nell’ottica del passaggio da un’economia lineare ad una circolare, con la creazione di una filiera che porterà non solo nuova impiantistica ma anche alla creazione di nuovi posti di lavoro. Si sta ragionando per creare in Piemonte un hub nazionale per il riciclo delle batterie al litio e dei pannelli fotovoltaici. Il Piemonte, nonostante il calo nazionale mostrato per la raccolta dei RAEE, mantiene comunque una posizione migliore rispetto alle altre regioni del Nord. La Regione ha un programma di investimento, che partirà inizialmente con i fondi del PNRR e con quelli del FESR.  Sul PNRR, la forma più sostanziosa di investimento, la Regione Piemonte ottiene un grande risultato: su un totale di 150 milioni di euro stanziati a livello nazionale, infatti, poco meno di un quinto – ovvero 28, 6 milioni di euro – ricadrà sulla nostra regione; fondi che saranno dedicati a potenziare la raccolta differenziata e realizzare, o implementare, nuovi centri di raccolta dei rifiuti, con specifica attenzione ai RAEE di provenienza domestica. Sul FESR (Fondi europei di sviluppo regionale), dove sono destinati 40 milioni di euro, l’obiettivo della Regione Piemonte è quello, entro il 2023, di far partire le misure per avviare bandi destinati all’economia circolare. Dei 40 milioni, 20 sono destinati alle tecnologie per migliorare il riciclo dei rifiuti e 20 per ridurre gli stessi e recuperare al meglio gli scarti.

Il direttore generale del Centro di Coordinamento Longoni ha presentato i risultati della raccolta piemontese dei rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche sulla base della rendicontazione annuale dei volumi di RAEE avviati a riciclo fatta all’ente dai Sistemi Collettivi che si occupano del ritiro presso i centri di raccolta e i luoghi di raggruppamento organizzati dalla distribuzione e della gestione dei rifiuti tecnologici.

 

I risultati più significativi e salienti sono già stati pubblicati nel rapporto regionale dedicato al Piemonte e disponibile al link https://bit.ly/RRegRAEE2022.

Dal report emerge che nel 2022 la regione ha avviato a corretto riciclo 24.620 tonnellate di RAEE, in calo del -5,9% rispetto al 2021. La flessione è comunque migliore rispetto all’andamento nazionale (-6,2%) e molto più contenuto rispetto alla perdita registrata dall’area del Nord Italia (-8,6%).

Si riduce di conseguenza (-4,8%) anche la raccolta pro capite, pari a 5,78 kg per abitante, valore ancora una volta di sotto sia della media dell’area di appartenenza (6,72 kg/ab) e di quella nazionale (6,12 kg/ab).

La flessione non impatta sulla classifica nazionale: la regione si conferma al tredicesimo posto della graduatoria nazionale.

La riduzione dei volumi regionali tocca quasi tutti i raggruppamenti nei quali vengono suddivisi e raccolti i rifiuti tecnologici, il calo è però inferiore a quello registrato dai singoli raggruppamenti a livello nazionale. Fa eccezione freddo e clima (R1) la cui raccolta cresce dell’1,5% per un totale di 7.453 tonnellate, in controtendenza rispetto alla flessione registrata a livello nazionale (-0,7%).

Il raggruppamento grandi bianchi (R2) perde il 7,4% e scende a 7.672 tonnellate che continuano a essere i maggiori quantitativi raccolti a livello regionale con un peso del 31,2% sul totale raccolto.

Tv e apparecchi con schermi (R3) segna il -14,7% in meno rispetto al 2021, per un totale di 4.703 tonnellate.

I volumi di elettronica di consumo e piccoli elettrodomestici (R4) registrano una flessione del 4,5% per un totale di 4.673 tonnellate. La raccolta di sorgenti luminose (R5) si ferma a 119 tonnellate, in calo del 3,1% rispetto al 2021.

Raccolta per province

La provincia di Torino raccoglie poco più del 47% dei quantitativi regionali di RAEE, precisamente 11.702 tonnellate di RAEE. Secondo posto per la provincia di Cuneo con 3.753 tonnellate, terzo per Alessandria con 2.437 tonnellate tallonata da Novara con 2.353 tonnellate.

Sono tutte al di sotto delle 1.500 tonnellate le raccolte delle restanti province: 1.403 tonnellate per Verbano-Cusio-Ossola, seguono Vercelli con 1.131 tonnellate e Asti con 1.128 tonnellate il cui risultato al contrario è in crescita del 40,5%. Fanalino di coda con 711 tonnellate è la provincia di Biella.

Pro capite per province

In termini di raccolta pro capite, Verbano-Cusio-Ossola conferma il primato regionale con 9,10 kg/ab, nonostante una flessione del 2,7% rispetto al 2021, tra le più contenute a livello nazionale, che le consente di posizionarsi al 13° posto della classifica italiana.

Vercelli a sua volta si conferma seconda con 6,81 kg/ab. Entrambe le province hanno un dato superiore alla media pro capite del Nord Italia (6,72 kg/ab), al pari di Novara con 6,50 kg/ab e di Cuneo con 6,47 kg/ab.

La provincia di Alessandria si ferma a 5,98 kg/ab, mentre Asti raggiunge i 5,42 kg/ab. Segue la provincia di Torino con 5,3 kg per abitante. Meno fa solo la provincia di Biella con 4,18 kg/ab.

La rete di raccolta regionale

Un’ulteriore analisi ha riguardato il contributo fornito da centri di raccolta comunali (CdR) e luoghi di raggruppamento della distribuzione (LdR) alla raccolta dei RAEE: il 77,1% transita attraverso i CdR, il 22,8% dagli LdR. Ma se questi ultimi hanno incrementato la raccolta dell’1% rispetto al 2021, valore in ogni caso ancora inferiore alla media nazionale (24%), nei centri di raccolta comunale è scesa del 7,7%.

Particolare la situazione della gestione nella provincia di Torino, dove il 45,5% dei RAEE viene consegnato nei negozi di elettronica di consumo.

“La raccolta dei RAEE in Piemonte presenta delle situazioni molto diverse tra provincia e provincia. La situazione di eccellenza del Verbano-Cusio-Ossola che registra una raccolta pro capite di oltre 9 chilogrammi è frutto di una raccolta equilibrata nei cinque raggruppamenti di cui oltre 2 chili pro capite nei raggruppamenti 1, 2 e 4 e quasi 1,5 chili pro capite per R3” ha spiegato Fabrizio Longoni, direttore generale del Centro di Coordinamento RAEE. “A questo dato si contrappongono le raccolte particolarmente esigue di Biella che nei raggruppamenti 1, 2, 3 e 5 riescono a realizzare rispettivamente solo il 57% in R1, il 28% in R2, il 60% in R3 e il 36% in R5 rispetto a quella del Verbano-Cusio-Ossola. In quest’ottica anche la provincia di Torino raccoglie solo il 20% pro capite nel raggruppamento 4 rispetto al “campione” regionale, mostrando quanto sia difficile ottenere buoni risultati nelle grandi città. Ecco perché la presenza di una provincia che stacca nettamente tutte le altre deve essere vista come una dimostrazione della possibilità di raggiungere risultati significativi, che per la regione si tradurrebbero in oltre 14.000 tonnellate di RAEE raccolti in più su base annua: complessivamente un aumento del 57% della raccolta regionale. Un obiettivo estremamente sfidante, ma anche un obiettivo molto remunerativo per i comuni o le società di gestione rifiuti presenti in regione”.

 

Centro di Coordinamento RAEE

Il Centro di Coordinamento RAEE è un consorzio di natura privata, gestito e governato dai Sistemi Collettivi sotto la supervisione del Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica e del Ministero delle imprese e del made in Italy. È costituito dai Sistemi Collettivi dei produttori di Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche (AEE), in adempimento all’obbligo previsto dal Decreto Legislativo n. 49 del 14 marzo 2014.

Il compito primario del Centro di Coordinamento RAEE è garantire su tutto il territorio nazionale una corretta gestione dei RAEE originati dalla raccolta differenziata, assicurando che tutti i Sistemi Collettivi lavorino con modalità ed in condizioni operative omogenee; il Centro di Coordinamento RAEE stabilisce, inoltre, come devono essere assegnati i centri di raccolta RAEE ai diversi Sistemi Collettivi.

Amianto, in Piemonte 10 mila siti bonificati

La presidente e i cofondatori dell’Associazione, Giuliana BustoBruno Pesce e Nicola Pondrano hanno auspicato una collaborazione sempre più stretta con le istituzioni che compongono il “Comitato strategico Amianto”, presieduto dal sindaco di Casale, di cui fanno parte anche dagli assessori regionali alla Sanità e alla Difesa del suolo.Un dato particolarmente preoccupante – hanno evidenziato – è quello delle morti che vede il Piemonte seconda regione d’Italia dopo la Lombardia.

L’audizione è stata anche l’occasione per fare il punto sull’andamento delle bonifiche e della ricerca scientifica a cura dell’Asl di Alessandria con il Distretto di Casale e il coordinamento di Azienda zero, per la quale sono previsti fondi nazionali che la Regione attiva con il Dipartimento interaziendale della ricerca e dell’innovazione.

Sono intervenuti, per porre domande, consiglieri dei gruppi Pd, Lega, Ev, M4o – Up.

Una “palla di api cactus”, la più bella foto

In mostra al valdostano “Forte di Bard”, gli scatti premiati della 58^ edizione di “Wildlife Photographer of the Year”

Fino al 16 luglio

Bard (Aosta)

Nuovo ed inedito, adottato per la prima volta in Italia, l’allestimento nelle “Sale delle Cannoniere” al valdostano “Forte di Bard”Fino al 16 luglio, infatti, il complesso fortificato, fatto riedificare nell’Ottocento da Casa Savoia sulla rocca che sovrasta il borgo di Bard (e aperto ai visitatori nel gennaio del 2006) presenterà gli scatti premiati della 58^ edizione di “Wildlife Photographer of the Year” – il più importante riconoscimento internazionale dedicato alla “fotografia naturalistica” promosso dal “Natural History Museum” di Londra – all’interno di “light panels” che hanno il potere di rendere le foto esposte ancora più belle ed emozionanti. Sull’importanza del Premio, sono, ancora una volta, a dirla tutta i numeri che hanno caratterizzato questa nuova edizione. 19 le categorie proposte, 2.493 i fotografi partecipanti provenienti da ben 93 Paesi e 38.575 le immagini selezionate e giudicate in modo anonimo da una Giuria internazionale di esperti, “in base all’originalità, alla narrazione, all’eccellenza tecnica e alla pratica etica”.

“Fotografa naturalista dell’anno” è stata proclamata la fotografa americana Karine Aigner. A portarla in cima al podio “The big buzz”,  straordinaria immagine di una “palla ronzante di api cactus” che rotola sulla sabbia calda in un ranch del Texas. Katanyou Wuttichaitanakornsedicenne tailandese appassionato naturalista e fotografo dall’età di 12 anni, è stato invece premiato come “Young Wildlife Photographer of the Year 2022” per l’immagine “The beauty of baleen”, raffigurante una “balenottera di Bryde” (o “balenottera di Eden”) emersa vicino alla barca di Katanyou, rimasto letteralmente folgorato dai colori e dalle consistenze contrastanti della pelle scura, della gengiva rosa e della massa di “fanoni” (le lamine presenti nella bocca al posto dei denti) simili a spazzole pendenti dalla mascella superiore.

Bene anche per tre italiani. “Battle stations” della torinese Ekaterina Bee, ha vinto nella categoria fino a 10 anni con un suggestivo scatto che immortala due stambecchi alpini che si sfidano per la supremazia. Da segnalare anche le menzioni speciali per il trentino Alessandro Gruzza (“Highly Commended categoria Wetlands – The Bigger Picture”) con la foto “The living reservoir” scattata nelle aree paludose del lago Chungarà sulle Ande Cilene e per il toscano di Camaiore Lorenzo Shoubridge (“Highly Commended categoria Mammals”) con la foto “Dormouse as moth-catcher” che immortala un ghiro intento a cacciare nel “Parco Naturale” del Mont Avic, in Valle d’Aosta fra i Comuni di Champdepraz e Chambave.

Gianni Milani

 

“Wildlife Photographer of the Year”

Forte di Bard, via Vittorio Emanuele II, Bard (Aosta); tel. 0125/833811 o www.fortedibard.it

Fino al 16 luglio

Orari: mart. e ven. 10/18; sab. dom. e festivi 10/19; lunedì chiuso

Nelle foto:

–       Karine Aigner: “The big buzz”

–       Ekaterina Bee: “Battle stations”

–       Alessandro Gruzza: “The living reservoir”

–       Lorenzo Shoubridge: “Dormouse as moth-catcher”