Dall Italia e dal Mondo- Pagina 40

Calendario 2019: Korian promuove la #Vitattiva e ci “mette la faccia”

Il concept creativo e la realizzazione del calendario sono a cura di ADV Activa, mentre le attività di News Positioning e PR sono state affidate ad Action Agency

 

La qualità della vita è il risultato di una combinazione virtuosa di alimentazione equilibratamovimento costante, ma anche di una mente sempre attiva, di assistenza cure su misura. Per un nuovo anno nel segno del “Bon vivre”, Korian Italia, azienda leader nei servizi di assistenza e cura, ha dato vita a un calendario speciale, unico nel suo genere perché racconterà i valori della #Vitattiva attraverso i volti dei suoi operatori, degli ospiti, dei pazienti delle sue strutture e delle loro famiglie.

“Per questo 2019 abbiamo voluto realizzare un calendario che avesse non solo la semplice funzione di segna-tempo, ma che accompagnasse il pubblico alla scoperta della nostra filosofia per la vita attiva e dei nostri servizi, che non sono solo per la terza e quarta età”, ha commentato Mariuccia RossiniPresidente di Korian Italia. “Si tratta di un vero e proprio viaggio nel mondo Korian, fra le sue case di riposo, centri di riabilitazione e case di cura. Di mese in mese i protagonisti di ogni scatto hanno raccontato alcune delle attività della nostra azienda per il benessere psico-fisico dei nostri pazienti e dei nostri ospiti”.

Il coraggio di “metterci la faccia”

Il calendario 2019 di Korian Italia è stato pensato come occasione di coinvolgimento e visibilità delle persone che ogni giorno sperimentano in prima persona tutti i benefici della filosofia dell’azienda per la vita attiva, sia dalla parte degli ospiti che da quella dei professionisti (fisioterapisti, psicologi, operatori paramedici, etc.). Attraverso l’organizzazione di due casting sono stati selezionati 12 operatori e 12 pazienti di età compresa fra i 20 ed i 90 anniche si sono prestati ad essere modelli per un giorno in un vero set fotografico, con l’obiettivo di mostrare alcune delle molteplici attività che Korian svolge ogni giorno.

#Vitattiva secondo Korian

Ma quali sono i valori alla base della filosofia di Korian per la vita attiva? Eccoli in una Top 5, stilata anche in base alle esperienze dei testimonial fotografati – immagini disponibili al seguente link: https://we.tl/t-Z6GejSs4sN

1.       La persona al centro:

per Korian l’ascolto delle esigenze individuali di ogni ospite è alla base di un servizio di assistenza e cura di qualità, basato non solo sul percorso terapeutico, ma anche su un rapporto umano di fiducia;

2.       La forza dei piccoli passi: far apprezzare all’ospite ogni piccolo miglioramento e riconoscerlo giorno per giorno è importante per gratificarlo. Sotto la guida di un fisioterapista attento è possibile, ad esempio, anche per gli over 65, preservare il più a lungo possibile proprie funzionalità motorie.

3.       Il pensiero positivo accende il futuro: valorizzare la potenza del pensiero positivo è uno dei segreti per proiettarsi con forza ed energia verso il futuro, vivendo a pieno ogni giorno anche nei suoi momenti più semplici.

4.       Ironia è … sorridere allo specchio: far sorridere il paziente e insegnargli a prendersi in giro, minimizzando i propri difetti e le proprie fragilità, è uno dei presupposti per il benessere emotivo.

5.       Nello stile di vita il giusto equilibrio:

una dieta sana e ricca di nutrienti genuini, ma anche una regolare attività fisica accompagnata da una corretta idratazione. Sono solo alcuni dei segreti di uno stile di vita equilibrato. Fondamentale anche la qualità del sonno, che completerà il mix vincente di ingredienti per il benessere, con notevoli benefici anche sul tono dell’umore.

 

 ***

 

Korian è il Gruppo europeo leader nei servizi di assistenza e cura per le persone anziane. Fondato nel 2003, con più di 75.000 posti letto in Europa (Francia, Germania, Italia e Belgio) e circa 49.000 collaboratori, il Gruppo gestisce 740 strutture in quattro aree di attività: Residenze per Anziani, Case di Cura e Cliniche di Riabilitazione, Cure domiciliari e Appartamenti per la Terza e Quarta Età.

www.korian.it

MAD FOR SCIENCE: 1600 LICEI SCIENTIFICI  IN GARA PER REALIZZARE IL LABORATORIO DEI PROPRI SOGNI

Esteso a tutto il territorio nazionale il concorso lanciato in Piemonte nel 2017. 75mila euro al primo team classificato

Sono aperte le iscrizioni al concorso Mad for Science, promosso da DiaSorin, rivolto ai licei scientifici di tutta Italia che sono invitati a concorrere per vincere un premio in denaro da investire nell’implementazione del laboratorio di scienze del proprio istituto. Il Bando di Concorso 2018/2019 di Mad for Science invita gli studenti dei Licei scientifici a ideare una serie di esperienze didattiche di laboratorio coerenti con gli Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030 promossa dall’ONU, e progettarne l’implementazione nel laboratorio scientifico della scuola. I progetti riguarderanno in concreto iniziative volte a promuovere azioni, a tutti i livelli, per combattere il cambiamento climatico; conservare e utilizzare in modo durevole gli oceani, i mari e le risorse marine per uno sviluppo sostenibile e proteggere, ripristinare e favorire un uso sostenibile dell’ecosistema terrestre. Entro il 25 gennaio 2019 ciascun liceo dovrà caricare la scheda di progetto sul sito www.madforscience.it, indicando il team di lavoro composto da 5 studenti e il docente di Scienze referente del progetto. Una Commissione di esperti in ambito tecnico-scientifico valuterà le schede di progetto pervenute e selezionerà le 50 candidature migliori entro il 5 febbraio 2019. I progetti dei 50 Licei selezionati dovranno essere caricati sul sito www.madforscience.it entro e non oltre il16 aprile 2019Entro il 10 maggio 2019 verranno selezionate le 8 proposte progettuali più interessanti che presenteranno i loro progetti in occasione della Mad for Science Challenge 2019, che avrà luogo entro la fine di maggio di fronte a una Giuria composta da professionisti della comunicazione ed esponenti della comunità scientifica, che eleggerà i vincitori. I primi due licei classificati verranno premiati con l’implementazione del biolaboratorio (per un valore massimo rispettivamente di 50.000 25.000 euro) e la fornitura dei relativi materiali di consumo (fino a un massimo rispettivamente di 5.000 2.500 euro all’anno per 5 anni a partire dall’anno 2019). La Giuria assegnerà anche un Premio Speciale di Comunicazione al team che – tra gli 8 finalisti – si sarà distinto per la qualità della presentazione e le competenze di public speaking. Il premio consiste nell’assegnazione di 10.000 euro per l’acquisto di materiale vario da laboratorio. “Il mondo della scienza attraversa una fase contraddittoria. Da un lato sono sollevate critiche ingiustificate, frutto della non conoscenza; dall’altro, anche grazie alla tecnologia, ci sono opportunità incredibili per conoscere e contrastare gravi patologie. Questa iniziativa vuole offrire agli studenti italiani un’occasione per sviluppare lo studio e l’amore per la scienza e la tecnologia, confidando possano valutare le opportunità universitarie che l’Italia è in grado di offrire. È per questo motivo che DiaSorin, leader mondiale nel settore della diagnostica in vitro, ha scelto di mettere la sua esperienza e le sue risorse a disposizione delle scuole con il progetto Mad for Science, offrendo agli scienziati di domani una possibilità concreta di crescere” ha ricordato Carlo Rosa, Amministratore delegato DiaSorin. Le prime due edizioni del Mad for Science sono state vinte dall’IIS Nicola Pellati (indirizzo liceo scientifico Galileo Galilei) di Nizza Monferrato (At) e dall’Istituto Statale Augusto Monti di Asti. Per ulteriori informazioni sul concorso, si rimanda al sito www.madforscience.it

Uomo abusava della figlia 14enne della compagna

DALLA LIGURIA     Un uomo residente nel Ponente ligure è stato condannato a 10 anni di reclusione per aver abusato della figlioletta della compagna. La ragazzina all’epoca dei fatti aveva meno di 14 anni. Per l’accusa di violenza sessuale aggravata, dal pm del tribunale di Imperia  era giunta la richiesta di 6 anni e 6 mesi. Le violenze violenze sono state subite dalla bambina in Liguria e  nel Lazio.

Nell'incendio uomo solo muore in casa. I cani lo vegliano

DALLA CAMPANIA Il sessantunenne, trovato morto nella sua casa incendiatasi ad Amorosi, nella zona di Benevento, viveva da solo. Con lui c’erano quattro cagnolini dei quali uno è morto nell’incendio. Gli altri tre erano accanto alla salma del loro padrone all’arrivo dei soccorsi. La polizia  e i vigili del fuoco dovranno stabilire se il decesso sia avvenuto a causa di un malore che l’uomo ha avuto o per asfissia, a causa del fumo che ha invaso l’abitazione.
 
(foto archivio)

Nell’incendio uomo solo muore in casa. I cani lo vegliano

DALLA CAMPANIA Il sessantunenne, trovato morto nella sua casa incendiatasi ad Amorosi, nella zona di Benevento, viveva da solo. Con lui c’erano quattro cagnolini dei quali uno è morto nell’incendio. Gli altri tre erano accanto alla salma del loro padrone all’arrivo dei soccorsi. La polizia  e i vigili del fuoco dovranno stabilire se il decesso sia avvenuto a causa di un malore che l’uomo ha avuto o per asfissia, a causa del fumo che ha invaso l’abitazione.

 

(foto archivio)

Baracca in fiamme, uomo muore carbonizzato

DALLA LIGURIA   E’ ancora mistero sul corpo carbonizzato di un uomo che è stato trovato questa mattina dai vigili del fuoco durante lo spegnimento di  un incendio di una baracca a Cornigliano, sotto il ponte dell’autostrada. La vittima potrebbe essere un senza fissa dimora rifugiatosi nella baracca. 

Donna muore travolta da auto

DALLA LOMBARDIA  Ancora un incidente mortale sulle strade italiane. Una donna di 49 anni è morta dopo essere stata investita da un’auto  a Calcinate, in provincia di Bergamo. L’incidente è avvenuto questa mattina verso le 7. Sul posto sono accorse un’automedica e un’ambulanza del 118, ma il personale sanitario non è riuscito a salvarle la vita. Sono in corso gli accertamenti per conoscere la dinamica dell’incidente.

Gli hacker di Scarlett Johansson

Non ci posso proprio credere, questo deve aver pensato la diva di Hollywood quando gli hacker si sono interessati nuovamente a lei

La splenda attrice 34enne, protagonista di film di successo come Lost in Translation, The Island o la saga degli Avengers è sotto assedio da parte dei pirati informatici dal 2011, quando cominciarono a carpirle foto, entrando nel suo database, per rivenderle all’ex marito Ryan Reynold.

Se al peggio non c’è mai limite ora deve vedersela con un robot che ne riproduce le sembianze e video realizzati con software open source che prelevano contenuti, autentici, disponibili online e li manipolano con sequenze tratte da film pornografici.

Vale a dire, il film pornografico è autentico, una modella ha girato quelle scene, ma Scarlett Johansson non c’entra nulla, è una delle tante vittime di internet, ma intanto il video è stato visualizzato oltre un milione e mezzo di volte. Praticamente è come se fosse una sorta di fotomontaggio, molto più aggressivo, perché la tecnica e perfidia lo permette. Dopo le Fake news ora siamo ai deepfake e per questi non ci sarà salvezza.

Nel 2011 l’hacker fu individuato nel 35enne Christopher Chaney che avrebbe trafugato foto e video anche di altri personaggi di Hollywood, tra questi Christina Aguilera. La conclusione amara dell’attrice: “Ogni Paese ha proprie regole sui diritti d’immagine, così mentre potresti essere in grado di ottenere una rimozione di certi siti che usano la tua immagine negli Stati Uniti, lo stesso potrebbe non avvenire in altri Paesi”.

 

Concludiamo anche noi in modo amaro, perché potrebbe sembrare che questi fatti criminosi possano riguardare solo i Vip… fino a quando non coinvolgeranno anche il comune cittadino (fidanzato, moglie, amante, vicina di casa…) Di questi tempi potrebbe non essere solo una previsione strampalata! Il fatto che ogni hacker sia in grado di rubare una password e sottrarre l’identità a qualcuno non ci fa dormire sonni tranquilli.

 

Tommaso Lo Russo

 

Neonato muore in ospedale a causa di una infezione

DALLA LOMBARDIA   Un bimbo nato prematuro il 4 dicembre è deceduto nel reparto di terapia intensiva neonatale degli Spedali Civili di Brescia per un’infezione di cui non si conoscono ancora  le cause. E’ la terza morte in una settimana: i due neonati morti alcuni giorni fa erano stati nella  stanza con il piccolo mancato  ieri pomeriggio dopo  uno choc settico verificatosi il 29 dicembre. Secondo l’ospedale, i tre casi non sarebbero però collegati. L’autopsia sul neonato sarà eseguita domani.

COME (CERCARE DI) SOPRAVVIVERE IN TRIBUNALE

Sono pillole, metaforicamente parlando, quelle che Giacomo Ebner con il suo bugiardino di 89 pagine di spassosa lettura, dispensa per sopravvivere in Tribunale, o meglio per tentare di sopravvivere. Per la precisione, il titolo è “Dodici qualità per sopravvivere in tribunale (e non è nemmeno certo) della Giappichelli Editore di Torino

 

Ne hanno parlato con l’autore, la presidente della Fondazione Scuola Forense, avv. Paola Donvito e l’avv. Simona Ciarrocchi, a Taranto nell’Auditorium “Avv. F. Miro”del Tribunale. Le compresse, continuando nell’allegoria, contengono più principi attivi di saggezza, e non solo, ma anche di realismo, visto che il dottor Ebner, risulta molto attento ai suoi pazienti che descrive con dovizia di particolari, in forma leggera ma non superficiale, come riferisce nella “Prefazione” l’avvocato Chiara Madia.Le compresse poi sono varie, ben colorate e colorite, ricche di aneddoti, di particolari curiosi, inediti, densi di significati e ricreativi, ottenute per compressione di un volume di principi attivi che diversamente sarebbe molto più esteso, e destinate ad una somministrazione verbale. I loro bordi possono risultare smussati. Possono inoltre presentare linee o segni di rottura, per favorirne la suddivisione, e riportare simboli (i disegni sono di Stefano Ebner) o altri marchi (quelli degli autori delle varie citazioni riportate). Sono inoltre rivestite con sostanze diverse per motivi estetici o bio-farmaceutici, come nel caso delle compresse gastro-resistenti o a rilascio modificato. Queste sostanze di rivestimento sono costituite di ironia, comicità, e sono indispensabili per la riuscita della terapia, perché come dice Chiara Madia, una risata può seppellire il peggiore dei nemici. Concetto che abbiamo voluto subito fare nostro, come si vede dal taglio dato sin dall’inizio a questo scritto.

Nella terapia di Ebner, si parla dei pazienti e non della malattia come in ogni buon metodo di cura omeopatica, dove ci si prefigge di curare il malato e non la malattia, secondo il principio dell’individualità che considera ogni paziente nella sua unicità e lo osserva nella
sua complessità di sintomi, segni, costituzione, ereditarietà, ambiente lavorativo, affetti, traumi, alimentazione, e tutto ciò che interferisce con la sua vita in Tribunale. Sì, in Tribunale, “una foresta intricata di sentimenti, di aspettative, di rabbia cieca, di calca insensata; di gioia irrefrenabile, di promesse e premesse, di speranza oltre la preghiera, di risate in lontananza, di silenzi tesi”, come si legge nello scritto. Il tutto è tratto da una storia vera, quella dell’autore, Giacomo Ebner, nato a Roma, che fa tesoro della sua esperienza e della sua capacità di cogliere molti particolari della realtà e la sua veste più profonda, in chiave ironica, che fa parte della sua personalità e che quindi emerge spesso, proprio a partire dalla sua persona. Come si legge nel retro della copertina, “voleva diventare medico, ha preferito fare l’ammalato. Da dodici anni convive con il Parkinson, e con fierezza sostiene di essere un magistrato che trema senza paura. È stato avvocato, poi giudice del dibattimento e delle indagini preliminari. “ I pazienti a cui si rivolge, sono tutti quelli che mettono piede in Tribunale, i praticanti avvocati, i magistrati ordinari in tirocinio, gli stagisti delle scuole legali o delle università, gli interpreti, i trascrittori, gli imputati e i testimoni. Ce n’è per tutti, ma in particolare per i magistrati (pubblici ministeri e giudici) e gli avvocati, nelle loro diverse tipologie. I principi attivi hanno le qualità della credibilità, del rispetto, della passione, del buonsenso, della gratitudine, della comprensione, del discernimento, dell’empatia, della dialettica, dell’intuito, della riesilienza e dell’autoironia. La malattia, infine, viene solo considerata in modo essenziale nelle “Conclusioni”. È dovuta sostanzialmente alla differenza tra la legalità e la giustizia. “La prima è così umana nella sua limitatezza e nel sapore di insoddisfazione che a volte lascia; la seconda quasi divina, appagante, perfetta”. Il malessere parte tutto da questa realtà : “Alcune persone litigano per predisporre una regola che altre persone, a volte litigando, applicano ad ulteriori persone che hanno appena litigato” , scrive Ebner. E “sono i genitori con i figli, gli insegnanti con gli studenti, i commercianti con i 730, i politici con le pressioni che ricevono, i giornalisti con le verità scomode, che rendono la legalità strumento concreto ed efficace del vivere assieme” e “sono però proprio le persone che nel proprio quotidiano la testimoniano che danno valore e sostanza alla legalità e le fanno toccare vette di giustizia”. Poi “Nella parola legalità è contenuta la parola lealtà. Lealtà vuol dire osservare la legge anche se nessuno ti guarda e nessuno ti punisce. (…) E per osservare la legge con lealtà ci vuole tanto coraggio. Ancora più coraggio ci vuole ad applicarla sia per difendere qualcuno, sia per portare avanti un’indagine, sia per giudicare, perché non coinvolgi solo te stesso ma anche gli altri” precisa Ebner. Compito, di per sé molto arduo. Ed è ancora l’avvocato Chiara Madia che nella “Prefazione”, tocca lo stesso tasto e scrive : “Nessuno, se non gli avvocati e i magistrati, può immaginare quanto sia complicato e impegnativo il ruolo che ci siamo scelti: la responsabilità della strategia difensiva e il rapporto con il cliente da una parte, la responsabilità della decisione dall’altra”. Ecco perché nelle preferenze dell’autore, al primo posto c’è prepotentemente “colui che entra in Tribunale….ovviamente con la possibilità di uscirvi”. E lui si adopera per questo obiettivo. Da qui la sua cura elaborata per salvaguardare l’esistenza di costui, affinché possa sopravvivere, credendo, l’autore, “nel genere umano e nella sua capacità di redenzione”, perdonando le reciproche debolezze e collaborando per il migliore risultato finale possibile (cit. Chiara Madia). Infine, tenendo conto del motto saggio e ironico di Giacomo Ebner, “siamo tutti appesi ad un filo, e io sono anche sovrappeso”, con il suo stesso spirito saggio e ironico che ci ha conquistati dalla prima pagina letta, pensiamo che bisognerebbe cercare di non appesantirci più del dovuto, tenendo lontani i macigni dal nostro cuore, per essere i più leggeri possibile, evitando così che possa spezzarsi prima del tempo, il filo a cui siamo appesi.

Vito Piepoli