Dall Italia e dal Mondo- Pagina 40

Farhad Bitani: "Pessimismo per il futuro dell'Afghanistan"

FOCUS INTERNAZIONALE     di Filippo Re
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L’Afghanistan ricadrà nella guerra civile, come già avvenuto in passato. Gli afghani non vogliono i talebani che hanno distrutto la popolazione per troppi anni e oggi sono più violenti di prima. Gli americani si ritirano perchè hanno perso la guerra già da tempo. Farhad Bitani, ex ufficiale dell’esercito afghano, condanna l’estremismo islamico e i talebani che in Afghanistan ha combattuto per anni rimanendo anche ferito in combattimento. Ma non è ottimista sul futuro del suo Paese. Dopo aver lasciato l’esercito si è trasferito in Italia come rifugiato politico. Ha raccontato la sua vita nel libro “L’ultimo lenzuolo bianco, l’inferno e il cuore dell’Afghanistan” in cui descrive gli eventi del suo Paese negli ultimi trent’anni. Farhad è oggi un mediatore culturale, un “volontario per la pace”, una persona che combatte la violenza nel mondo per cercare la verità.
D Farhad Bitani, se gli americani si ritirano davvero dall’Afghanistan i Talebani torneranno al potere a Kabul e con loro il burqa e il Medioevo? L’intesa talebani-americani per il ritiro delle truppe sembra vicina, come vede la situazione?
R Qualora gli americani dovessero ritirarsi dall’Afghanistan scoppierà una guerra civile non solo a Kabul ma in tutto il Paese, perché i talebani non sono accettati dai cittadini afgani. Il popolo afgano sotto il loro regime ha subito tutte le violenze inimmaginabili (anche se ci si sforza di capire non si sarà mai in grado di concepirlo fino in fondo perché solo chi subisce ti può realmente capire) e una disumanità allarmante. I talebani non hanno più una posizione stabile, dopo il 2001 si sono frammentati in tre fazioni diverse, diventando mercenari per interessi economici. Gli americani hanno perso la guerra in Afghanistan già da tempo, il rapporto con i mujahidin nell’ultimo periodo si è interrotto; addirittura l’uomo più fedele degli americani, l’ex presidente afgano Hamid Karzai, ha stretto amicizia con i russi andando contro gli interessi americani e la loro presenza in Afghanistan. L’unica possibilità rimasta agli americani è quella di trovare un accordo con i talebani legittimando così l’uscita delle truppe americane come segno di “pace”, coprendo così la loro perdita in Afghanistan.
D I talebani sono proprio diversi da quelli di ieri, come sostengono gli americani? C’è da fidarsi di loro o sono peggio di prima?
R I talebani sono un gruppo di integralisti creati dai servizi segreti del Pakistan, l’ISI, con l’appoggio economico dell’Arabia Saudita per non dare mai stabilità e pace al territorio afgano. Come ben si sa l’Afghanistan strategicamente è un Paese importantissimo. Non avere la pace in Afghanistan significa dare una sicurezza ai Paesi in guerra fredda tra loro, come Arabia Saudita-Iran, Pakistan-India, America-Russia, Iran-Israele. L’Afghanistan è diventato una sorta di campo di calcio per queste potenze internazionali che inizialmente hanno usato i mujahidin e ora utilizzano i talebani diventando una ruota che gira nello stesso verso da anni, un ciclo che si ripete più volte. Attualmente i talebani sono diventati più crudeli di prima, perché a differenza del passato dove c’era un unico leader, il Mullah-Omar, ora ci sono molti leader ognuno dei quali cerca di tirare acqua al proprio mulino per interessi economici.
D Ci sono i talebani, c’è l’Isis, c’è un esercito incapace di difendersi….si aprono scenari inquietanti per l’Afghanistan, c’è il rischio di una nuova guerra civile?
R Dobbiamo ricordare che oltre allo scontro tra la popolazione civile e i talebani è in corso anche la guerra tra i talebani e l’Isis. L’Isis non è un rischio grande per l’Afghanistan perché non proviene dalla popolazione afgana, non potrà mai vincere in quanto non sono afgani e non conoscono bene il nostro territorio e ciò che riserva. Dal punto di vista culturale gli afgani non accetteranno mai il comando da persone straniere.
D Negli anni Novanta lei era in Afghanistan. Cosa voleva dire vivere sotto l l’oppressione dei talebani? Forse è bene ricordarlo..
R Come si evince dalla descrizione fatta nel mio libro “L’ultimo lenzuolo bianco”, vivere sotto il regime talebano significa passare le notti al buio, avere un cielo senza stelle. Crescere nel regime talebano significa tornare al Medioevo, dove la violenza faceva parte della tua vita, era all’ordine del giorno: attraverso i propri occhi si assisteva a vere e proprie esecuzioni (era una fortuna non avere la propria testa tagliata), donne picchiate se passeggiavano da sole. Le scuole normali vengono eliminate a favore di scuole coraniche dove viene insegnato ciò che faceva più comodo a loro, ossia l’odio e la violenza verso gli occidentali. L’uomo perde la propria identità vivendo nel nulla sotto questo terribile regime.
D Lei era costretto a imparare a memoria il Corano, poi qualcosa è cambiato fino alla decisione di abbandonare la carriera militare…
R La lingua madre della maggior parte del mondo musulmano non è quella araba. Come ben si sa la lingua del sacro libro è l’arabo. In Afghanistan, in cui la lingua predominante è quella del pashtu e dari, non avevamo il diritto di imparare la lingua araba. Da piccoli venivamo costretti a memorizzare le sure del Corano in arabo e ci veniva data una spiegazione fasulla del suo contenuto, facendoci credere che la violenza che usiamo è dettata dal sacro libro e che l’uccisione degli infedeli ci avrebbe garantito una vita migliore nell’aldilà. E’ attraverso l’incontro con il diverso che è nata in me la voglia di scoprire la verità che si è rivelata completamente opposta a ciò che ci facevano credere.
D E’ cambiato qualcosa negli ultimi 20 anni nel suo Paese? Ci sono stati concreti miglioramenti per la società afghana?
R Nonostante tutti i soldi impiegati per l’Afghanistan, i cambiamenti sono stati pochissimi se non addirittura nulli. L’unico miglioramento che si può constatare è l’uscita dall’epoca del Medioevo per vedere al di fuori della nostra porta il resto del mondo, ossia l’Occidente. E’ stata data la possibilità ai giovani come me di riflettere e conoscere la realtà del diverso. C’è ancora moltissimo lavoro da fare per l’Afghanistan, un Paese che soffre la guerra da circa 40 anni, dando i soldi non come sempre ai potenti e ai gruppi armati ma alla gente che ha realmente bisogno, attraverso la costruzione di scuole per educare i bambini e attraverso un insegnamento culturale, non solo il proprio ma anche quello altrui da cui si può imparare moltissimo.
D Che futuro vede per i giovani e le donne. C’è molta preoccupazione soprattutto tra le donne, se la situazione dovesse peggiorare…
R Se la situazione dovesse peggiorare a pagarne il prezzo saranno in primis le donne e i bambini. La situazione tornerà come lo era sotto il regime dei talebani se non peggio. Le donne pian piano stanno cercando di riacquisire la propria libertà e di conseguenza la libertà di educare in modo sano i propri figli. Il ritorno sotto ai talebani significa togliere anche questa piccola speranza. I giovani non avranno più un futuro se non un retrocedere al passato, sarà una continua regressione del Paese.
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Dal settimanale “La Voce e il Tempo”

Grave bimba di 22 mesi picchiata dal compagno della mamma

DAL LAZIO

“E’ stato un raptus. Non volevo”. Questa la giustificazione del 24enne arrestato per avere picchiato la bambina di 22 mesi della propria compagna a Genzano, nei pressi  di Roma. La piccola è ricoverata in prognosi riservata in terapia intensiva all’ospedale Bambino Gesù. Il giovane,  italiano, è stato arrestato per tentato omicidio. Si trovava da solo in casa con i quattro figli della donna, tra cui la bambina e la sua gemellina.

I CONSIGLI DI ASSOSALUTE PER UN SAN VALENTINO PERFETTO

La festa più romantica dell’anno. Secondo i dati ISTAT, sono quasi 14 milioni le coppie registrate in Italia, a cui vanno ad aggiungersi giovani coppiette e nuovi fidanzati. Potenzialmente quindi, quasi la metà della popolazione italiana si prepara a festeggiare San Valentino.

Immancabili saranno le cene a due, sorprese, cinema e, perché no, relax in casa. Comunque si decida di festeggiare, è importante che nulla rovini la serata, tanto meno i piccoli disturbi di salute che potrebbero insorgere proprio in occasione di questa romantica ricorrenza.

Per venire in soccorso degli innamorati, ASSOSALUTE (Associazione nazionale farmaci di automedicazione che fa parte di Federchimica) ha stilato una serie di consigli utili per un San Valentino perfetto:

1.    Nervosismo in vista della serata? Non lasciare che tensioni muscolari e mal di testa ti impediscano di viverla al meglio. La sera di San Valentino è per molti un momento di emozioni. Tuttavia, far sì che tutto sia perfetto può essere fonte di stress, ancor più se la serata è preceduta da una giornata impegnativa e stancante. Per questo è importante fare attenzione agli effetti dell’ansia sul fisico e sull’umore ed evitare i piccoli disturbi correlati, come mal di testa e tensioni muscolari. Nel caso però il mal di testa ci accompagni a cena, è possibile ricorrere a farmaci di automedicazione come gli antinfiammatori e gli analgesici per uso orale. Meglio agire ai primi segnali per evitare che il dolore aumenti e il fastidio diventi più difficile da gestire. Se invece tensioni cervicali e lombari dovessero impedire di muoverci in libertà, è possibile fare ricorso a farmaci ad azione antinfiammatoria per uso topico.

2.    Cena a due? Occhio alle porzioni. Quando si tratta di una cena romantica fuori casa, la scelta del ristorante e la bontà delle pietanze sono fondamentali per la riuscita della serata. Attenzione però a non esagerare con le porzioni. Cibi pesanti o quantità eccessive, unite a qualche bicchiere di alcol, possono infatti rallentare la digestione provocando senso di pesantezza, nausea, sonnolenza, acidità. Se non si riesce a resistere a una cena ricca e abbondante, farmaci di automedicazione come procinetici e antiacidi possono alleviare i fastidi di una cattiva digestione e dell’acidità, evitando che questi rovinino il dopocena.

 

3.    Se scegli cibi afrodisiaci, modera il piccante. San Valentino è spesso l’occasione per fare nuove esperienze, anche in cucina. In caso si optasse per una cena esotica o afrodisiaca, a base di cibi piccanti, è importante fare attenzione a non esagerare. Disturbi come diarrea, bruciore di stomaco e gonfiore possono infatti incorrere repentinamente. Per evitare spiacevoli inconvenienti, è possibile far ricorso a farmaci di automedicazione capaci di assorbire i gas in eccesso e agire contro il gonfiore, e ad antidiarroici. In questo modo anche le esperienze culinariamente più estreme non avranno conseguenze.

4.    Baci. Che pericoli possono insidiarsi? Baciarsi non solo è ottimo per l’umore ma è anche un vero e proprio toccasana per la salute. Tuttavia, alcune insidie possono nascondersi anche nel più tenero dei gesti. Una su tutte, l’herpes labiale. Facile da trasmettere con il bacio quanto impossibile da debellare totalmente, un utile rimedio per il ripresentarsi dell’herpes è quello di trattarlo con farmaci di automedicazione che contengano sostanze antivirali da applicare direttamente sulle labbra al fine di alleviare prurito e bruciore.

5.    Opzione cinema? Goditi il film, evita gli occhi secchi. Per gli amanti del cinema un buon film rappresenta la scelta più naturale anche a San Valentino. Ma se il cinema è il traguardo di una giornata passata al pc o sui libri, non trascurate la stanchezza oculare e il fastidio degli occhi secchi. L’antipatica sensazione di avere qualcosa all’interno dell’occhio, bruciore, prurito, a volte fotofobia, possono infatti rendere la visione cinematografica una tortura e rovinare l’atmosfera della serata. In questo caso, farmaci di automedicazione come colliri gel o pomate oculari posso aiutare a lubrificare l’occhio e ad alleviare il senso di fastidio grazie a una azione decongestionante e antisettica. Inoltre, se l’occhio secco è una condizione ricorrente, è importante ricordarsi di ammiccare spesso, cioè aprire e chiudere gli occhi per “lubrificarli”, in particolare quando si utilizzano dispositivi elettronici. Mediamente, infatti, davanti a PC o device, gli ammiccamenti si riducono di un terzo rispetto al normale e sono inferiori alla metà quando si legge un libro.

 

Infine, un ultimo, fondamentale, consiglio: anche se fervono i preparativi per San Valentino, è importante riconoscere i farmaci di automedicazione. Come? Grazie al bollino rosso che sorride sulla confezione. Questi medicinali sono autorizzati dalle Autorità Sanitarie a essere dispensati senza ricetta medica perché contengono principi attivi, o loro associazioni, di cui sono già state approfondite l’efficacia e la sicurezza e sono di impiego medico ben noto e largamente utilizzati in terapia.

Per maggiori informazioni: www.semplicementesalute.it

Bambina morta sulla slitta. Muore anche la mamma

DALL’EMILIA ROMAGNA

E’ deceduta  all’ospedale di Modena Renata Dyakowska, la mamma di Emily Formisano, la bambina di otto anni morta il 4 gennaio scorso per un incidente sullo slittino al Corno del Renon, in Alto Adige. La  38enne di origine polacca, era ricoverata nella terapia intensiva del Policlinico di Modena ma le sue condizioni non sono mai migliorate ed è morta dopo 40 giorni di agonia.

(foto archivio)

Frontale tra auto e minibus: un morto e diversi feriti

DALLA CALABRIA

Una persona è deceduta mentre altre sono rimaste ferite in uno scontro frontale tra un’auto e un minibus da 15 posti sul quale viaggiavano dieci persone. Lo schianto è avvenuto lungo la strada provinciale n. 17 nel vibonese. La vettura, guidata da un 42enne, per cause in corso di accertamento, si è scontrata con il minibus. L’uomo, gravemente ferito è stato soccorso, ma è morto poco dopo. E’ intervenuto l’elisoccorso che  ha trasportato nell’ospedale di Catanzaro uno dei feriti.

AL VIA LA TERZA EDIZIONE ITALIANA DELL’INIZIATIVA GLOBALE GATORADE 5V5

Esteban Cambiasso Ambassador del torneo che offre agli atleti dai 14 ai 16 anni la possibilità di diventare Campioni del mondo e l’opportunità di assistere all’evento sportivo dell’anno

 

Si è concluso presso lo Stadio San Siro l’evento di kick off dell’edizione italiana del Gatorade® 5v5il torneo amatoriale di calcio a cinque rivolto ai ragazzi italiani tra i 14 e i 16 anni, che coinvolge numerosi Paesi provenienti da Nord America, America Latina, Asia ed Europa.

 

Presenti per l’occasione, oltre all’Amministratore Delegato di PepsiCo Italia Marcello Pincelli, anche l’Ambassador del progetto Esteban Cambiasso, il giornalista sportivo Pierluigi Pardo e alcuni dei giovani talenti che prenderanno parte alle fasi locali della competizione.

 

La terza edizione italiana del Torneo Gatorade® 5v5 presenta diverse novità:

 

  • Prima tra tutte il coinvolgimento di ben 12 città italiane – un grande ampliamento rispetto alla passata edizione, che aveva visto sfidarsi le città di Milano, Torino e Roma; 
  • L’estensione dell’iniziativa a tutti i ragazzi compresi tra i 14 e i 16 anni che vorranno mettersi in gioco e provare l’emozione di vivere un vero e proprio campionato mondiale;
  • L’apertura della competizione anche al mondo femminile, grazie alla quale le giovani atlete tra i 14 ed i 16 anni potranno sfidarsi in un torneo test che si svolgerà durante la finale nazionale di Milano.

Nelle 12 città dislocate su tutto il territorio italiano si svolgeranno i tornei locali per determinare le squadre che parteciperanno alle finali nazionali a Milano e le due squadre vincitrici, quella maschile e quella femminile, che voleranno a Madrid per rappresentare il Paese nelle Finali Globali Gatorade® 5v5 alla fine di maggio. Le squadre vincitrici delle Finali Globali avranno la possibilità di assistere alla UEFA Champions League Final Madrid 2019 dal vivo il primo di giugno!

 

Le fasi locali inizieranno il 24 febbraio, sarà Agrigento a dare il via al torneo seguita da FirenzeLecce e dalla città di Milano il 4 marzo per poi proseguire via via con: Reggio Emilia, Torino, Roma, Piacenza, Bergamo, NapoliCesena e Taranto. I centri sportivi che ospiteranno le fasi locali saranno i seguenti:

 

  • 24/02 Agrigento presso Pinetina, Via Magellano
  • 03/03 Firenze presso Campi Arena, Via Barberinese
  • 03/03 Lecce presso Kick Off, Via Vecchia S. Donato
  • 04/03 Milano presso Sport Promotion Comasina, Via Salemi
  • 04/03 Reggio Emilia presso Centro Sportivo Merli, Via della Canalina
  • 04/03 Torino presso Varano Village, Via Varano
  • 05/03 Roma presso Circolo Andrea Doria, Via del Baiardo
  • 11/03 Piacenza presso Podenzano, Via IV Novembre
  • 11/03 Bergamo presso Chiuduno Sport, Via Martiri della Libertà
  • 16/03 Napoli presso FCS City Ground, Via Vittorio De Sica
  • 16/03 Cesena presso Romagna Centro, Via Calcinaro
  • 17/03 Taranto presso Meridiana Sport Club, Via Maggiore M. Rigliaco

 

Al termine delle fasi locali, le cui iscrizioni si chiuderanno una settimana prima della data di inizio del torneo, le 12 squadre vincitrici, accederanno alla finale nazionale che si disputerà a Milano il 30 marzo 2019 presso il Centro di Formazione Suning.

 

50 anni di ricerca hanno dimostrato come gli atleti traggano vantaggio da un adeguato apporto di carboidrati e di idratazione durante allenamenti e competizioni. Gli atleti sudando perdono più dell’acqua, per cui sostituire le sostanze perse è essenziale per aiutarli a mantenere il loro livello di performance. Gatorade® con il supporto di Gatorade Sports Science Institute (GSSI) crea prodotti supportati dalle più recenti scienze dello sport e sviluppati in collaborazione con i più grandi atleti del mondo per ricaricare e reidratare gli atleti in tutte le fasi dell’attività atletica e per soddisfare al meglio le loro esigenze.

 

Tutti i giocatori delle 12 squadre maschili che lotteranno per aggiudicarsi il titolo di campione nazionale avranno l’opportunità di effettuare lo “sweat test” con il consulente italiano del GSSI e ricevere report dettagliati e personalizzati sulla propria idratazione proprio come i campioni dei più importanti club al mondo.

Nel quartier generale dei re di Gerusalemme

Lasciati i templari di Athlit raggiungiamo le mura che circondano la leggendaria San Giovanni d’Acri, affacciata sul Mediterraneo, a nord di Haifa, la città dominata dal monte Carmelo che si vede bene anche da Akko, come gli israeliani chiamano Acri, che dopo la caduta di Gerusalemme in mano araba, divenne la capitale del Regno latino crociato, e tale restò per un secolo esatto, dal 1191 al 1291. Accanto alla città moderna rivive la cittadella crociata, Acri cristiana, interamente sotterranea, risultato di uno straordinario lavoro di recupero durato diversi anni e completato di recente. Scavo dopo scavo gli archeologi israeliani hanno fatto riemergere la città dei Crociati nascosta sotto quella settecentesca fatta costruire del pascià ottomano al-Jazzar, oggi totalmente restaurata e aperta al pubblico. Era il quartier generale dei Re di Gerusalemme, di Guido di Lusignano, di Riccardo Cuor di Leone, di Filippo Augusto, re di Francia, del marchese Corrado del Monferrato e dello stesso Saladino che passavano da ampie sale coperte da volte a crociera sostenute da possenti colonne a gallerie e passaggi sotterranei, da cripte e prigioni a torri e tunnel che collegavano la cittadella al porto. Un intervento eccezionale grazie al quale possiamo farci un’idea di come vivevano i crociati a quel tempo tra queste mura, come si  difendevano dagli assalti dal mare e dalla terraferma e come riuscivano a mettersi in salvo, in caso di necessità, attraverso il “tunnel del templari”, un passaggio segreto (si può percorrere facilmente) che conduceva rapidamente i Cavalieri dall’interno della città alle galee ormeggiate nel grande porto. È scomparso anche il Palazzo dei Templari, sommerso dall’acqua da cui affiorano però misteriosi resti. É questo il fascino di Acri crociata, riemersa sotto la parte antica dell’attuale Akko, altrettanto bella, affascinante, tutta da scoprire all’interno delle sue mura, tra chiese e palazzi medioevali costruiti dagli ordini militari e cavallereschi, suq arabi e moschee, sinagoghe e bagni turchi e venditori di succhi di pompelmo, quasi ad ogni angolo. Ad Acri erano presenti le repubbliche marinare di Genova, Venezia e Pisa che avevano i loro quartieri che ancora oggi si possono ritrovare insieme ai nomi delle città scritti su vecchie targhette appese sui muri di vie e piazze. L’imponente cinta muraria racconta la storia di memorabili assedi e sanguinosi combattimenti. Quando Acri era musulmana sembrava imprendibile, poi giunsero folle di crociati da tutto il mondo cristiano guidati da sovrani, re e principi, per riconquistare la città. Ci riuscirono quando le mura cominciarono a crollare sotto i proiettili lanciati dalle catapulte di Riccardo d’Inghilterra. Il 12 luglio 1191 i musulmani di Saladino abbandonarono Acri che rimase l’ultima roccaforte cristiana in Terrasanta per altri cent’anni. Poi, nel maggio del 1291 le truppe del sultano mamelucco al-Ashraf conquistarono la ricca città ponendo fine, dopo quasi due secoli, alla presenza dei crociati nel Vicino Oriente. A nord-est di Akko, a una trentina di chilometri dalla costa, vicino al confine con il Libano, su uno sperone montuoso, spuntano le rovine della fortezza crociata di Montfort. Siamo a casa dei Teutonici, i cavalieri dal mantello bianco, ma per arrivarci bisogna percorrere a piedi uno stretto sentiero, impervio ma comunque praticabile, per oltre mezz’ora. Il castello appartenne all’Ordine dei cavalieri teutonici che da qui controllavano un vasto territorio compreso tra il mare e l’entroterra e riforniva Acri di generi alimentari. Anche per i Teutonici l’arrivo delle macchine d’assedio dei Mamelucchi del sultano Baibars fu fatale e nel 1271 l’Ordine germanico fu costretto a lasciare la fortezza, chiamata anche Starkenberg, dopo un assedio durato due settimane. Da quel momento Montfort cadde in rovina e fu danneggiato da diversi terremoti. Ci avviciniamo a Tiberiade ma prima di arrivarci, a nord-ovest del lago omonimo e non lontano dalla città santa ebraica del Talmud e della Cabala, emerge maestosa, in mezzo alla pineta, la splendida fortezza di Safed, eretta dai Templari, che proteggevano i pellegrini in marcia verso i luoghi santi cristiani. Dotato di mura difensive circondate da ampi fossati la roccaforte poteva contare su torri molti alte, anche fino a 50 metri di altezza, e poteva ospitare oltre 2000 uomini tra templari e truppe orientali alleate. Era ritenuto uno dei castelli più belli dell’Oriente crociato. Fu occupato dai mamelucchi nel 1266. I templari finirono in catene e molti di loro furono uccisi e decapitati.

Filippo Re

 

Schianto nella notte, morto 29enne. Ferite due ragazze

DALL’EMILIA ROMAGNA Un ragazzo di 29 anni è morto a Modena in un incidente stradale avvenuto questa mattina  alle quattro sulla complanare Einaudi. L’auto guidata dal 29enne è uscita di strada e non vi sono  altri mezzi coinvolti. Sono rimaste ferite anche due ragazze di 20 e 26 anni, che erano sulla vettura .

Materada, la malinconia della frontiera nel dramma dell’Istria

 

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In “Materada”, scritto nel 1960 da Fulvio Tomizza, si  narra la storia dell’esodo istriano molto meglio di quanto possa fare un qualsiasi trattato storiografico o sociologico. Parole e storie dove s’incastrano – come tessere di un mosaico –  frasi, fatti e vita. Un romanzo crudo, dove la narrazione è sofferta e il ricordo della propria terra (Tomizza vi era nato nel 1935) riemerge con forza. Claudio Magris, a proposito di Materada, ha scritto: “Quando uscì nel 1960 “Materada” – il primo e forse miglior romanzo dell’allora giovanissimo e sconosciuto Fulvio Tomizza – arricchì di una nuova e forte pagina la poesia della frontiera, delle sue lacerazioni e della sua unità. Il mondo da cui nasceva il libro – l’Istria nel momento dell’ultimo esodo, nel 1954 – era un mondo realmente straziato dai rancori, torti e vendette sanguinose fra italiani e slavi e Tomizza l’aveva vissuto e patito”.

 

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Materada è un piccolo borgo vicino alla più grande Umago, in una terra di frontiera, questa dell’Istria, punto d’incontro di tante etnie (Italiani, Slavi e Croati), nei secoli assoggettati alla Repubblica Veneta, all’Impero Austro-Ungarico, all’Italia e infine inglobati nell’allora nascente Jugoslavia. Terra aspra, ricca di contrasti, che si riflettono anche nei suoi abitanti, spesso diffidenti, in ragione della precarietà dello stesso luogo di vita. Al termine dell’ultima guerra mondiale, dopo lunghe trattative diplomatiche si definì un nuovo assetto territoriale che assegnò alla Jugoslavia gran parte della Venezia Giulia (in pratica quasi tutta l’Istria e le terre ad Est di Gorizia). Il trattato di Parigi del 1947 ratificò questo passaggio di Istria e Dalmazia alla Jugoslavia, scatenando l’esodo del novanta per cento della popolazione italiana (circa 300.000 persone), che abbandonò la casa e gli averi e cercò rifugio in Italia o emigrò oltreoceano. Con i trattati del 1954 la zona B dell’Istria, in cui Materada era inclusa, venne assegnata definitivamente alla Jugoslavia anche se fu permesso scegliere se restare o passare a Trieste, verso l’Italia: è in questo lacerante scenario storico che Tomizza, allora venticinquenne,  ambientò”Materada”. L’autore, che visse quei periodi, ne fece un romanzo corale, per quanto incentrato sulla famiglia Kozlovich, in cui si rifletteva la sua esperienza personale. Un libro in cui speranze, delusioni e rassegnazioni si avvicendano, emergono, si assopiscono, ritornano.

 

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E’ palpabile lo stato d’animo degli italiani, l’emarginazione nei loro confronti del regime comunista di Tito, un intreccio di storie di tanta povera gente la cui unica e ultima scelta è di restare, perdendo la propria identità nazionale, o andarsene verso l’ignoto. Da circa un decennio, il  10 febbraio,  si celebra il Giorno del Ricordo ( istituito con la legge 30 marzo 2004/92)  per conservare e rinnovare “la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale”. Grazie anche a “Materada” e a Fulvio Tomizza, scrittore di frontiera, quella storia non sarà dimenticata.

Marco Travaglini

 

Sulle orme dei Crociati

Cento monete d’oro usate dai Crociati, conservate in un’anfora, sono venute alla luce durante uno scavo archeologico, nascoste sotto il pavimento del castello di Arsuf, a 15 chilometri da Tel Aviv. Ad Arsuf, sul Mediterraneo, si scontrarono nove secoli fa nientedimeno che Riccardo Cuor di Leone, re d’Inghilterra, e il Saladino. Le monete risalgono a quel periodo e forse appartennero ai Cavalieri Ospitalieri di Gerusalemme che abitarono nella fortezza, per il possesso della quale arabi e crociati si combatterono ferocemente più volte. È un ritrovamento a dir poco eccezionale, anche perchè, oltre al tesoretto, sono state trovate punte di freccia e di lancia e molte pietre che venivano scagliate con le catapulte. Non è dunque difficile imbattersi nei Crociati e nei loro nemici musulmani visitando la terra di Israele.

Per esempio, seguendo le tracce dei Cavalieri cristiani lungo le spiagge del Mediterraneo orientale, proprio là dove novecento anni fa sbarcarono i Cavalieri della Terza Crociata che dovevano riconquistare Gerusalemme ma tornarono sconfitti in patria. Oppure scoprendo ciò che resta delle fortezze dei Templari, dei Cavalieri Teutonici e dei Cavalieri di San Giovanni di Gerusalemme, nascoste a volte in mezzo alla boscaglia, quasi inaccessibili, tra colline e speroni rocciosi o sul mare tra Tel Aviv, l’antica Giaffa, e il confine con il Libano. È vero, a volte si trovano solo rovine, ma di grande valore storico e architettonico e di straordinario impatto scenografico. Alcune ben conservate, altre lasciate al loro destino, ma sempre cariche di fascino e di storia. O ancora raggiungendo gli aridi e desertici “Corni di Hattin”, dove non piove mai, a pochi chilometri da quel lago di Tiberiade che sarebbe stato la salvezza per l’esercito crociato che invece fu annientato dalla cavalleria del Saladino tra le brulle colline di Hattin, assetate e bruciate dal sole. Era il 4 luglio 1187. Può essere questo, in sintesi, l’itinerario di un viaggio “diverso” in Israele, rivivendo la storia delle Crociate in Terrasanta, in Outremer, perchè lì castelli e fortezze abbondano, senza essere seguiti da troppi turisti, cosa non da poco. Si intenda, nulla a che fare con lo splendore della fortezza del Krak dei Chevaliers in Siria, le cui mura, pur danneggiate dalla guerra civile di questi anni, hanno resistito per secoli ai conflitti e ai terremoti o con l’imponenza del Castello di Kerak in Giordania. In Israele non è rimasto molto ma le rovine, oggi ben inserite in un contesto da National Park, fanno rinascere una delle storie più avvincenti del Medioevo. Il paesaggio è certamente cambiato molto rispetto a quello del XII secolo ed è impossibile ritrovare tutti i luoghi della Terza Crociata (1189 -1192), oggi cancellati o sostituiti da città, strade, industrie, aeroporti ma ripercorrere il cammino dei Crociati è ancora possibile. È forse una vacanza un po’ fuori dal comune ma pur sempre interessante. Noleggiando un auto si possono seguire le strade e i territori attraversati da Riccardo Cuor di Leone e da Saladino muniti di una piantina dettagliata dei luoghi da visitare per evitare di sbagliare strada e fare inutilmente troppi chilometri. Alcuni castelli compaiono all’improvviso tra spiagge, promontori, colline e montagne mentre altri bisogna raggiungerli in luoghi spesso trascurati o dimenticati dalle guide turistiche, magari dopo essersi cimentati in autentici trekking in mezzo al bosco o seguendo incerti sentieri tracciati in modo approssimativo, quasi per nasconderne la bellezza. Alle rovine del castello templare di Montfort, nel nord del Paese, è meglio non arrivare troppo tardi, si rischia di farsi inghiottire dal buio e di non trovare la strada del ritorno, ma c’è anche il pericolo di precipitare dalle rovine del castello e finire in fondo al dirupo tra rocce e…scheletri di templari, senza che nessuno si accorga di nulla. Si parte dunque per i luoghi in cui cristiani e musulmani si affrontarono aspramente per il dominio della Terrasanta ai tempi delle Crociate. Lasciata Tel Aviv con la sua pittoresca rocca di Giaffa si arriva a Tel Arshaf, il sito dell’antica Apollonia, che crociati e arabi chiamavano Arsuf e che nel 1101 fu occupata da Baldovino I, re di Gerusalemme. Nel 1187, dopo la caduta della Città Santa in mano agli arabi, anche Arsuf fu presa dal sultano Saladino ma pochi anni più tardi Riccardo d’Inghilterra la riconquistò sconfiggendo il grande condottiero curdo in uno scontro memorabile avvenuto il 7 settembre 1191. Il sovrano inglese prese il comando delle operazioni e lanciò la cavalleria cristiana contro l’esercito musulmano che fuggì terrorizzato. Le perdite furono limitate da entrambe le parti ma la battaglia di Arsuf fu una grande vittoria morale per i cristiani dopo la disfatta di Hattin. Sul campo di battaglia fu dimostrato che Saladino non era invincibile. La fortezza dei crociati, di cui oggi restano poche rovine insieme a quelle del porto, verrà distrutta dai Mamelucchi del sultano Baibars nel 1265. Proseguendo verso nord si incontra Cesarea Marittima fondata da Erode il Grande. L’area archeologica è un cantiere continuo da cui spuntano rovine romane e crociate del periodo di San Luigi, re di Francia, che fortificò la città. Affacciata sul mare, Cesarea, capitale per almeno sei secoli, è una città dal grande passato. C’era il teatro romano con l’ippodromo sulla spiaggia, c’erano palazzi e strade bizantine, c’era la Cittadella crociata nella zona del porto. Centro cristiano tra i più importanti tra il III e il VI secolo, Cesarea fu occupata dagli arabi nel 639. Nel 1101 arrivarono i crociati che la depredarono e nel bottino del saccheggio finì anche un catino di vetro verde di arte islamica (è conservato nel Duomo di San Lorenzo a Genova) che alcuni storici hanno identificato come una reliquia della Passione di Gesù. Secondo altri studiosi si tratterebbe addirittura del leggendario Santo Graal. Come numerose località della Terrasanta anche Cesarea passò nelle mani di vari conquistatori. Nel 1187 arrivò Saladino poco dopo la vittoria di Hattin ma alcuni anni più tardi sbarcò Riccardo Cuor di Leone che tolse la città ai musulmani ampliando le fortificazioni. Nuove difese furono innalzate dai Cavalieri di San Giovanni di Gerusalemme e da Giovanni di Brienne, sovrano della Città Santa. Luigi IX, re di Francia, completò i lavori di consolidamento della cinta muraria ma furono i Mamelucchi gli ultimi conquistatori di Cesarea dopodiché la città fu praticamente abbandonata e solo verso la fine dell’Ottocento i turchi ottomani vi insediarono un gruppo di profughi musulmani provenienti dai Balcani che vi fondarono un villaggio raso al suolo nella guerra del 1948. Ben visibile sulla spiaggia è l’acquedotto romano rimesso in funzione dai crociati così come si può vedere ciò che resta di una decina di torri, sopravvissute all’assalto delle catapulte del sultano mamelucco Baibars che nel 1265 rase al suolo sia la città che il castello. La stessa sorte toccò alla cittadella di Arsuf ma la grande fortezza templare di Athlit resistette eroicamente all’assalto delle truppe mamelucche. Tra Cesarea e Haifa si levano alte sul mare le rovine di Athlit, il colosso dei templari edificato intorno al 1215, poco a sud del monte Carmelo, che sorvegliava il transito lungo la costa mediterranea. Oggi è tutt’altro che un colosso ed è rimasto ben poco di quello che è stato uno dei più grandi castelli della Palestina medioevale, una sorta di cittadella chiamata “Castrum Peregrinorum” che includeva una chiesa e alcuni palazzi, ben difesa dai templari che da lì proteggevano il porto nel quale giungevano i pellegrini e controllavano le vie di comunicazione con Gerusalemme. Fu l’ultimo lembo di Terrasanta rimasto in mano ai crociati prima di essere abbandonato dopo la conquista mamelucca nel 1291 che pose fine al Regno latino.

Filippo Re