Si trovano sul Lago Maggiore, i giardini di Villa Taranto che il sito web Buzzfeed nel 2014 nominò come i giardini più belli del mondo
Ai famosi giardini terrazzati, 16 ettari in tutto, si accede dall’imbarcadero (scalo Villa Taranto) o dalla strada che collega Pallanza ad Intra. Attorno ad un autoparcheggio gratuito, sono disposti la biglietteria, il bookshop, il chiosco per la vendita di piante coltivate nei giardini ed il Bar-Ristorante.
Nello splendido edificio di gusto eclettico dell’ex portineria dei Giardini Botanici, sono esposti preziosi e delicati “quadri naturali”. L’Erbarium Britannicum del Capitano Neil Mc Eacharn comprende 43 teche nelle quali è possibile ammirare specie di flora spontanea del regno unito raccolte, classificate e nomenclate nel lontano 1929 in Inghilterra da Henry Cocker, il primo giardiniere di Villa Taranto. Visitabile gratuitamente durante la stagione tutti i giorni dalle 10.00 alle 17.00.
Dall’estate all’autunno il Labirinto delle Dahlie affascina ed incanta i visitatori con lo spettacolo di oltre 1700 piante in fioritura. Tra le 350 varietà spiccano le decorative a fiore grande, le pompons, i cui capolini sferici a nido d’ape non raggiungono i 5 mm di diametro e l’appariscente Emery Paul dall’intenso colore rosso granata.
La Fontana dei putti è così chiamata per le sculture che l’adornano. In primavera la fontana è contornata da fioriture multicolore tra le quali si ammirano le Viole Cornuta e le Primule Obconica. D’estate la stessa fontana è “avvolta” dalle gigantesche foglie della Colocasia antiquorum chiamata con definizione pittoresca “orecchia d’elefante”.
Artificialmente scavata nel 1935 e sovrastata da un ponticello, lungo 35 metri, con arcata unica è la “valletta”. L’arredo vegetale oltre a ginestre arboree, cascate di Cotoneaster horizontalis e molto altro, comprende anche la Davidia involucrata, pittorescamente detta “l’Albero dei fazzoletti”.
Fu Neil Boyd Watson McEacharn, un capitano scozzese, amante della botanica e dell’Italia, nel 1931, a comprare la proprietà per trasformarla in un giardino all’inglese.
“Un bel giardino non ha bisogno di essere grande, ma deve essere la realizzazione del vostro sogno anche se è largo un paio di metri quadrati e si trova su un balcone”.
Così spiegava il Capitano Mc Eacharn.
https://www.villataranto.it/
ORARIO DI VISITA
Tutti i giorni, festività incluse con orario continuato:
18 Maggio – 31 Maggio: 9:00 – 17:00 (ultimo ingresso)
1° Giugno – 30 Settembre: 9:00 – 17:30 (ultimo ingresso) SALVO NUOVE DIRETTIVE
1 ° Ottobre – 1 ° Novembre: 9:30 – 16:30 (ultimo ingresso) SALVO NUOVE DIRETTIVE
DURATA MINIMA DELLA VISITA
Da un’ora a 2 ore circa.
Il Mondo era il giornale che il grande pubblico non leggeva, ma che non mancava sulle scrivanie di sostenitori e avversari e, in particolare, negli uffici dei palazzi che formavano l’establishment di allora. “Perché uomini come Moravia e Montanelli – si interrogava Domenico Bartoli su Epoca, nel 1968 – dovevano tenere il parere di Pannunzio in maggior conto di quello dei critici più conosciuti? E perché grandi personaggi come Croce, Salvemini e Einaudi, tanto più vecchi e famosi di lui, assai diversi l’uno dall’altro, gli avevano concesso interamente la loro stima e fiducia?”.
Al Castello di Miradolo, aspettando l’alba. Domenica 21 giugno, ore 4,30. San Secondo di Pinerolo (Torino)
Al termine del Concerto sarà possibile fare colazione con le dolcezze dell’Antica Pasticceria Castino, su prenotazione. A seguire, avrà luogo una guida all’ascolto curata dallo stesso Roberto Galimberti, che dialogherà con il pubblico.
Almeno 10.000 caduti tra gli imperiali, circa 2000 francesi tra morti e feriti, un territorio percorso e devastato da 30.000 soldati che causarono lutti e sofferenze nella popolazione locale. In quel giorno di primavera Ceresole d’Alba diventò un immenso campo di battaglia. Nel paese di poco più di 2000 abitanti, a una decina di chilometri da Carmagnola, il Museo della Battaglia, aperto lo scorso autunno, racconta il sanguinoso scontro tra le truppe francesi di Francesco I e l’esercito imperiale di Carlo V che lasciò sul terreno migliaia di morti, feriti e mutilati.
firmata a Crépy sarà solo una tregua di breve durata. Dopo Ceresole d’Alba i francesi dilagarono in Piemonte. Anche Alba, Chieri, Casale, Ivrea e gran parte del Monferrato caddero nelle mani dell’armata transalpina. A metà del Cinquecento un’ampia fetta del Piemonte era stata annessa al regno di Francia ma dopo pochi anni la situazione internazionale mutò drasticamente. Nel 1557 la disastrosa sconfitta dei francesi a San Quintino (Saint-Quentin), nel nord della Francia, annientati dalle truppe imperiali condotte da Emanuele Filiberto, duca di Savoia (battaglia celebrata dal Caval’d brons in piazza San Carlo a Torino) condusse poco alla volta alla pace di Cateau-Cambrésis nel 1559 che pose fine alle guerre d’Italia. Enrico II di Francia abbandonò i territori occupati in Savoia e in Piemonte anche se estese il suo dominio al Marchesato di Saluzzo e mantenne presidi militari nelle cittadelle di Torino, Chieri, Pinerolo e Chivasso. La prematura morte del conte d’Enghien, all’età di ventisette anni, fu causata da un banale incidente durante un gioco in un castello. Quando il Museo di Ceresole verrà riaperto, una volta superata l’emergenza sanitaria, il visitatore potrà seguire le tattiche e i movimenti degli eserciti sul territorio attraverso dei video raccontati da storici ed esperti militari ammirando reperti e cimeli storici.
Bella «come una Diana cacciatrice con gli artigli di velluto», come la definì sagacemente non molti anni or sono Jacques Séguéla, leggendario pubblicitario e collaboratore di quella vecchia volpe di Nicolas Sarkozy, «noiosa», come la ricorda l’arcinota (e ben più trasgressiva) compagna di sfilate Kate Moss.
barba a tutte noi. A ogni modo, alla fine della fiera, non sono certo stati i suoi anni all’Eliseo a passare alla storia. Che dire di quella femminilità graffiante che esibiva senza remore sulle passerelle più importanti del mondo negli spensierati anni 90? Per rinfrescarvi la memoria, eccovi una carrellata dei suoi momenti migliori nello sfavillante e deliziosamente ipocrita mondo della moda. Un plaisir pour les yeux!
Nelle foto:
“Storie dal Marocco. Oggetti testimoni di identità e memoria”. Fino al 30 agosto
e i piccoli oggetti adibiti al makeup. Oggetti partecipi di una sorta di “museo ideale”, selezionati dalle famiglie e in particolare dalle donne marocchine per farne memoria viva del loro Paese, curando- con il personale del Museo di via San Domenico- ogni dettaglio della piccola ma suggestiva mostra, dalla scelta dei materiali all’esposizione in vetrina fino alla scrittura delle didascalie. “Nel passaggio dall’oggetto al suo racconto – dicono ancora gli organizzatori – il patrimonio materiale si è così arricchito di un prezioso aspetto immateriale di ‘memoria’ e ‘testimonianza’: la cultura oggettiva e i ricordi personali delle partecipanti hanno in tal modo preso forma in tante narrazioni legate a oggetti iconici”. In cui raccontarsi, in un “mettersi in mostra” che è voglia e desiderio palese di confronto e dialogo. Mano tesa e voce amica. Per davvero bella da ascoltare.