CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 617

Ismaell il demone

Il 6 novembre 2019 alle ore 20,30 presso il cinema Politeama in via Orti 2

Chivasso (TO) ci sarà la prima del film “Ismaeell il demone” dell’autore e

regista verolenghese Luigi D’Alessandro. Unica data italiana per il 2019 della

visione del film in trattativa per la distribuzione oltre oceano e nord Europa.

LA SINOSSI

Una poliziotta un po’ impacciata e sempliciotta entra in contatto con un

qualcosa o qualcuno di malvagio che le fa sognare i suoi efferati delitti prima

che vengano compiuti. Apparentemente brutti sogni che via via diventeranno

sempre più particolareggiati e reali fino a trasformarsi in visioni diurne.

Solo sul finale il colpo di scena, la poliziotta affronterà con coraggio la

malvagità di questa persona o cosa con una scelta difficile per proteggere chi

ama. Nel cast l’attrice e modella di Mondospettacolo Ester Cerchio nel ruolo di

Asia.

IL MESSAGGIO

L’autore, in questa pellicola quasi autobiografica, vuole farci capire che in

ognuno di noi c’è un demone che non sempre è una forza negativa. Un demone che

ci può venire in aiuto dandoci la forza di affrontare le difficoltà, cattivo

contro chi ci fa del male, spietato quando la vità ci si scatena contro. Un

demone che alcune volte ci può spingere a compiere delle azioni drastiche,

anche contro noi stessi, per risolevere dei problemi. Volutamente girato nelle

zone del torinese tra Verolengo, Chivasso, Torrazza P.te ed Orio C.se, perchè

l’autore è molto legato ai luoghi della sua vita.

L’AUTORE

Autore e regista indipendente appassionato di gialli ed horror. Fin da piccolo

con un impulso irrefrenabile alla scrittura psicologica e poetica passando ore

a guardare fuori dalla finestra per trovare la sua ispirazione, scrivendo su

tutto ciò che gli era a portata di mano. Tutte le sue storie hanno origine da

sogni in notti lunghe e tenebrose che gli rimangono impressi in maniera

indelebile. In carriera cortometraggi e videoclip musicali, ma la sua natura è

il cinema. Nel 2014 inzia a scrivere la storia del suo primo film di genere

giallo “ISMAEELL IL DEMONE” ispirandosi allo stile del suo mentore Dario

Argento agli albori della sua carriera. Le riprese iniziano nell’estate del

2015 per concludersi con la post produzione tra il 2017 e 2018.

“La ballata di Borgo San Paolo”

TORINO NEI LIBRI

E Bravo il mio amico Michele Paolino. Idea vincente. Creativamente parlando, s’ intende. Dimostra il suo eclettismo tra cultura, musica
ed impegno sociale. Leggendo pensavo anche a Gustave Flaubert in Madame Bovary. L’ autore : sì, sono io Madame
Bovary. La ballata di Borgo San Paolo è (anche) Michele Paolino. La sua personalità si diffonde
tra le varie pagine, tra le cose e le persone del Borgo. Chiaramente lo si riconosce in uno dei
personaggi. Quelli della banda dei quattro, o se volete amici miei, e come tale simpaticamente
fuori di testa. Mi sono immedesimato. Da piccolo pendolare tra via Cherubini, Barriera di
Milano e via Timavo, in  pieno Borgo San Paolo a 100 metri dalla Chiesa San Bernardino. Cuore del
cuore di questo quartiere. Uno dei protagonisti del romanzo. Poi la storia che si sviluppa per
altri pezzi di città per poi tornare nel Borgo. Stupisce positivamente la gentilezza nello scrivere.
Racconta di di tristi e laceranti storie con un certo garbo. Non è da tutti. In questo modo
sopporti piccoli drammi. Poi c’è la complessità odierna. Dalla immigrazione di ieri come quella
di oggi e l’ uso, molte volte distorto, dei social. Originale intitolare i  capitoli con note canzoni
italiane. È sempre bello leggere. Appagante se scritto bene. Accattivante se la storia ti prende. Se scrive
un amico, il massimo dei massimi. Vale la pena comprarlo e leggerlo.
P S: ho letto il libro tutto d’un fiato in tre ore aspettando treni che non arrivavano. A porta Susa siamo
stati sballottati da un binario all’ altro. E fino a Santhià ho viaggiato in condizioni precarie su un
locale con tutte le fermate relative. Sollevato e contento della lettura. Sicuramente un buon viatico.
Grazie, Michele Paolino

 

Patrizio Tosetto

L’isola del libro

Rubrica settimanale a cura di Laura Goria

***

Janet Hobhouse  “Le furie“   -Neri Pozza-  euro 18,00

Questo non è un libro che scivola via facile, perché dietro ogni frase si celano pensieri ed emozioni complesse che spingono il lettore a soffermarsi e meditare. E’ opera della scrittrice e biografa Janet Hobhouse, nata nel 1948 e morta giovane nel 1991, a soli 42 anni, stroncata dal cancro. Pubblicato postumo, “Le furie” è una sorta di memoriale. Protagonista e voce narrante è Helen e la storia è autobiografica, scritta con lacrime e sangue. Ci sono i bellissimi ritratti delle antenate, “le furie” appunto: donne incredibili che hanno attraversato la vita lasciando il segno. L’autrice rintraccia tasselli della vita familiare, a partire dalle origini ebraiche tedesche per arrivare all’avamposto dell’impero economico negli Stati Uniti. Nel 1877 il trisavolo Samuel ha fondato con successo “La Compagnia del ventaglio giapponese” e con la moglie Elisabeth ha generato una numerosa discendenza dall’impronta sempre più americana. Nell’arco degli anni le vite si susseguono e la chiave di volta sono soprattutto i rapporti con le madri: buone o cattive che siano, in ogni caso sempre determinanti. Ci sono anche destini maschili multipli, ma più che altro relegati sullo sfondo come pallidi corollari.

Ecco allora personaggi affascinanti come la bisnonna Mirabel (Angel): non bella ma dotata di saggezza e intelligenza. Sposa un noioso vedovo del Tennessee controvoglia e solo per compiacere la madre….”…E probabile che sia passata dallo stato di figlia amatissima a quello di madre altrettanto amata senza interessarsi troppo alla fase intermedia, quella di moglie” . Così la Hobhouse sintetizza il suo percorso. Poi le sue figlie Emma ed Elisabeth (detta Shrimp) nate a inizi 900, diversissime tra loro e con traiettorie di vita divergenti. Emma è la ribelle bohèmienne fuggita col suo professore di arte e madre di due figlie prima dei 20 anni. Invece Shrimp è severa con se stessa, timida, si sente inferiore alla sorella e compensa con un comportamento rigoroso e il successo negli studi. Il testimone passa alle figlie di Emma, Bette e Constance. Condividono sentimenti ostili verso il padre, l’amore per la madre che le respinge e appena adolescenti scelgono di vivere con nonna Angel. Come le sorelle della generazione precedente maturano in opposizione. Constance è “la più bella ragazza di New York” -assomiglia a Grace Kelly senza trucco- va e viene conducendo un’intraprendente vita da single. Bett invece è la mamma di Helen (voce narrante). E’ bellissima ma inconcludente, incantatrice di uomini ma incapace di tenerseli stretti; così come non riesce a conservare un lavoro. Lei e la figlia sono sempre alle prese con mancanza di soldi, bollette in rosso e sfratti. Il loro rapporto è complicato, a tratti devastante, come quando Bett sprofonda nella depressione fino al suicidio. Il resto è la vita di Helen, il difficile rapporto col padre lontano e poi i suoi amori, il fallimento del matrimonio, la liaison con un famoso scrittore che ama la solitudine  più di ogni altra cosa. Tutto raccontato  con coraggio e senza mezzi termini… fino al triste epilogo.

 

 

Charles Willeford  “Come si muore oggi”   -Feltrinelli-  euro 17,00

La vita stessa dell’autore è di per sé un intrigante romanzo. Willeford, nato in Arkansas nel 1919 e morto a Miami nel 1988, rimase orfano a 8 anni e andò a vivere con la nonna a Los Angeles. Ma ben presto, nell’adolescenza, intraprende una vita di vagabondaggio sui treni merci e diventa uno dei tanti Hobo che imperversano da un angolo all’altro degli States. A 16 anni si finge 18enne e si arruola nei corpi a terra dell’Aeronautica. La vita militare, lunga 20 anni, lo porta a combattere anche nelle Filippine e nella 2° Guerra Mondiale. Fu un soldato coraggioso e le sue prodezze gli valsero alcune onorificenze. Lasciato l’esercito si arrabatta come può, passando da un mestiere all’altro: allenatore di cavalli da corsa, speaker radiofonico, pugile, scrittore…Poi decide di mollare tutto e  buttarsi nella scrittura. Inizia scrivendo una soap opera per un’emittente radio. Poi inanella poesie e romanzi e diventa famoso con la sua quadrilogia di Miami: un ciclo di romanzi noir con protagonista il sergente Hoke Moseley. Beffa del destino: all’apice della fama, lo scrittore muore  improvvisamente per attacco cardiaco, proprio il giorno in cui uscì l’ultimo capitolo della fortunata serie “Come si muore oggi”.

Nel libro, centrale è sempre il detective della squadra omicidi di Miamy Hoke Moseley. Antieroe per eccellenza che si barcamena per vivere: fragile, un po’ sovrappeso, già con la dentiera che  pulisce religiosamente ogni sera e una vita amorosa pari a zero. Vive con le due figlie adolescenti in una casa in affitto che condivide con l’ex partner di pattuglia, Ellita Sanchez e il suo piccolo Pepe nato da poco. Sono un team collaudato ed affiatato, si aiutano a vicenda e la loro vita procede su un binario più o meno tranquillo. Hoke è bravissimo a risolvere vecchi casi insoluti e sta indagando sull’omicidio di un chirurgo datato 3 anni prima. Però il suo capo gli ordina di farsi crescere la barba per  infiltrarsi sotto copertura in un’organizzazione sospettata di reclutare, sfruttare ed uccidere poveri immigrati clandestini. Per questa missione, irta di pericoli, deve allontanarsi da Miami e finire in un ranch nelle Everglades dove branchi di alligatori fanno scorpacciate di cadaveri. A movimentare ulteriormente la sua esistenza c’è anche l’arrivo di un ex detenuto che gli aveva giurato vendetta al momento dell’arresto, che finisce per entrare nella vita sua, delle figlie e soprattutto di Ellita……

 

Alex North   “L’uomo dei sussurri”   -Mondadori-  euro 20,00

E’ il primo romanzo dello scrittore  inglese, che vanta una formazione filosofica e di sociologia. Imbastisce  un thriller con tutti gli elementi tipici del genere e ambienta la vicenda in una cittadina tranquilla solo in apparenza, Featherbank. E’ li che si trasferisce Tom Kennedy col figlio Jake, dopo la morte della moglie Rebecca. Cerca faticosamente di elaborare il lutto e ricominciare da capo. Ma, ovviamente, le cose non sono semplici. Il piccolo Jake stenta a inserirsi nella scuola e vive  un mondo parallelo interiore, popolato da amici immaginari con i quali riesce a dialogare e trovare conforto, molto più che nel rapporto con il padre. Poi a Featherbank irrompe la tragedia. Scompare nel nulla un ragazzino di 6 anni; Neil, trascurato dai genitori divorziati, entrambi alcolisti che affrontano la vita con disperazione ed egoismo. A indagare è il detective Pete Willis che anni prima si era occupato di un caso analogo ed era riuscito a mettere dietro le sbarre il colpevole. Insieme alla collega Beck porta avanti le indagini e… sempre più gli sembra di rivivere un déjà vu. 20 anni prima un misterioso uomo era solito sussurrare frasi alle finestre di bambini che poi scomparivano.  All’epoca, il serial killer Frank Carter aveva rapito e ucciso ben 5 bambini. Ora è rinchiuso in carcere, e sembra che in azione ci sia un suo pericoloso emulo. Willis è a lui che si rivolge per strappargli indicazioni utili alle indagini. Ma è un buco nell’acqua che conduce solo su false piste. Intanto Jake dà sempre più segnali di squilibrio: si isola dai compagni, si rifugia nell’amicizia con una non meglio precisata amica immaginaria e, soprattutto, racconta di sentire una voce che sussurra il suo nome nel buio. A complicare la vicenda si aggiungono case stregate, bimbi che parlano con i morti, rapporti padri-figli e indagini sempre più tortuose.

 

 

“Leonardo e il foglio perduto”, prima mondiale al Regio

Lunedì 4 novembre – ore 21.00

 

LEONARDO E IL FOGLIO PERDUTO

Unico Concerto/Evento

Teatro Regio Torino

Piazza Castello, 215 – Torino

Filarmonica Teatro Regio Torino

Musiche Composte, Orchestrate e Dirette da

Stefano Fonzi

 

Solisti:

 

Paolo Fresu (tromba)

Albert Hera (voce)

 

 

Torino Jazz Orchestra

Fulvio Albano – leader (sax tenore)

 

Valerio Signetto – Gianni Virone (sax contralto)

Nicola Tonso (sax tenore) – Helga Plankensteiner (sax baritono)

Martin Ohrwalder – Mirco Rubegni – Sergio Bongiovanni – Felice Reggio  (trombe)

Luca Begonia – Stefano Calcagno – (tromboni) Aldo Caramellino – (tromboni)

Gianfranco Marchesi – (trombone basso)

Gianluca Tagliazzucchi (pianoforte)

Aldo Zunino (contrabbasso)

Marco Tolotti (batteria)

 

con la partecipazione straordinaria dell’attore

Pino Insegno (voce narrante)

 

Testi e adattamenti di

Giommaria Monti

 

Conduce la serata:

Marco Basso – critico musicale de ”La Stampa”

In anteprima internazionale, per il Moncalieri Jazz Festival, un’opera musicale moderna composta e diretta da Stefano Fonzi con un cast di eccezione. Lunedì 4 novembre alle ore 21:00 al Teatro Regio di Torino andrà in scena “Leonardo e il foglio perduto”, una composizione che prende spunto da due grandi opere di Leonardo conservate nei Musei Reali di Torino, “Il Codice del Volo” e “L’Autoritratto”. L’opera interpreta il grande sogno di Leonardo, quello del Volo, che per tutta la vita ha caratterizzato i suoi studi. Il concerto proprio per rendere omaggio al genio sperimentale vinciano, si avvale anche di tecnologie all’avanguardia, che vedranno la proiezione di fotografie, concesse grazie alla collaborazione dei Musei Reali di Torino, rappresentanti l’Autoritratto e Il Codice del Volo, messe in relazione con altrettante foto e video del Pop.Up Next (Drone come mezzo di trasporto volante senza conducente) e la nuova auto gran turismo elettrica “Da Vinci”, disegnata e realizzata nel 2019 dalla Italdesign, il cui prototipo è stato ideato, disegnato, progettato e costruito negli stabilimenti di Moncalieri. Per l’ingegneristica del genio italiano, la “Da Vinci” è realizzata con una particolare apertura delle portiere ad “ali di gabbiano” collegandola ancora una volta al sogno del volo leonardesco. Gli interpreti d’eccezione a livello internazionale coinvolti in questo meraviglioso progetto sono la Filarmonica Teatro Regio Torino, la Torino Jazz Orchestra e due grandi solisti Jazz quali Paolo Fresu e il vocalist Albert Hera; i testi sono scritti da Giommaria Monti e saranno letti ed interpretati sul palco dall’attore e doppiatore Pino Insegno.

TRAMA:

L’autoritratto di Leonardo, conservato nel caveau della biblioteca Reale di Torino, ritrae un uomo solo e stanco, ormai anziano. Sembra essere disinteressato al mondo che lo circonda, consapevole che la vita volge al termine. In ogni linea del suo viso, negli occhi che non sembrano guardare più lontano come un tempo, Leonardo ha rappresentato se stesso nell’intimo: ogni ruga è un pensiero, un’idea, un progetto, un qualcosa che ha realizzato o che avrebbe voluto realizzare. È il sogno che lo ha accompagnato per tutta la sua vita di artista, scienziato, inventore: volare. Sin da quando era bambino, infatti, era il suo sogno e per tutta la vita studierà la meccanica del volo, progetterà macchine volanti, riempirà di calcoli e appunti i suoi quaderni e soprattutto il Codice del volo degli uccelli custodito a Torino: 18 fogli fronte-retro, un quaderno di appunti come ne aveva scritti a decine negli anni. Annotazioni, schizzi, disegni completi e altri solo abbozzati. Come molte delle opere che Leonardo non ha mai finito. E proprio lì, in quel codice, qualcosa sembra mancare: la macchina del Grande Nibbio, disseminata in quelle pagine, non ha una sua compiutezza. Il suo sogno Leonardo non riuscirà a realizzarlo, ci vorranno quattro secoli prima che una macchina volante più pesante dell’aria si sollevi da terra con un uomo a governarla. Proprio come aveva immaginato il genio da Vinci, proprio come quei disegni abbozzati e non realizzati. Proprio come Il Grande Nibbio che nel Codice manca completo. C’era? Leonardo lo ha mai ultimato? È andato forse perduto nei mille viaggi che il Codice farà da Parigi, dove Leonardo lo porta e lascerà morendo al suo assistente Francesco Melzi? Era magari tra i moltissimi fogli persi o nascosti oggi chissà dove? Qualcuno se lo chiede osservando il ritratto di Leonardo nella sala della biblioteca Reale di Torino e leggendo il codice conservato lì. Rivede la vita di Leonardo alla luce di quel sogno, della scoperta che cambierà la storia dell’umanità. Qualcuno che segue il cammino interiore, le opere e la vita di Leonardo tra eventi storici realmente accaduti, tra I Medici a Firenze e Ludovico il Moro a Milano, tra Cesare Borgia e Michelangelo. Qualcuno che è legato al genio di Vinci, figlio di un notaio e di una cameriera di un’osteria di Anchiano. Un figlio illegittimo, in un’epoca straordinaria e crudele. Una storia che comincia nel famoso autoritratto, dentro le pagine del Codice del volo e diventa immaginazione in quel foglio che forse manca, forse non è esistito mai.  È il grande sogno che Leonardo ha inseguito per tutta la vita: permettere all’uomo di volare.

Sito ufficiale: http://www.moncalierijazz.com/

 

Informazioni: 011/6813130 – info@moncalierijazz.com

Associazione C.D.M.I. Strada Privata Nasi, 47 – Moncalieri (TO) –

 

Responsabile della comunicazione: Giorgio Cremona

Tel/Fax + 39 011 6813130- Cell + 39 338 8903789

giorgio.cremona@moncalierijazz.com

Rock Jazz e dintorni. Il duo pianistico Bollani-Valdès e Roberto Vecchioni

GLI APPUNTAMENTI MUSICALI DELLA SETTIMANA

 

Lunedì.  All’Arteficio si esibisce il duo voce e chitarra Cangini-Lodati. Al Teatro Regio per “Moncalieri Jazz” va in scena “Leonardo e il foglio perduto”, allestimento operistico con la Filarmonica  del teatro, con ospite Paolo Fresu.

Martedì. All’ auditorium del Lingotto suona il duo pianistico formato da Stefano Bollani e il cubano Chucho Valdès.

Mercoledì. Al Jazz Club è di scena l’Hammond Quartet del trombettista Manuel Concettini. Al Blah Blah si esibisce il quartetto californiano Dream Phases. All’Arteficio canta Estel Luz.

Giovedì. Al Jazz Club suona il quintetto del vocalist Ronald Baker. All’Off Topic si esibisce l’ex La Crus Cesare Malfatti mentre all’Hiroshima Mon Amour va in scena la prima serata di musica e arte varia “no phone”. Al Circolo della Musica di Rivoli suonano i Jennifer Gentle. Allo Ziggy si esibiscono i metallari Imperial Triumphant.

Venerdì. Al Folk Club Fabrizio Bosso e Giovanni Guidi  presentano il progetto “Revolutionary Brotherhood”. All’Hiroshima si esibisce il cantautore Giorgio Poi. Al teatro Colosseo è di scena Red Canzian. Allo Spazio 211 è di scena Stuart Braithwaite. Allo Ziggy si esibisce Lili Refrain mentre al Blah Blah suona Conny Ochs.

Sabato. Per “Moncalieri Jazz” al Castello, suona il quartetto del sassofonista Emanuele Cisi. Per “Novara Jazz” all’auditorium Brera, si esibisce la pianista Kaja Draksler. Al teatro Colosseo  Roberto Vecchioni presenta “ l’infinito Tour”.Al Circolo della Musica di Rivoli si esibiscono Maria Antonietta e Cecilia. Al Blah Blah suonano i Fucktotum mentre al Magazzino sul Po si esibiscono i Dead Cat in a Bag.

Domenica. Ad Alessandria all’Ostello il Chiostro suona il trio Sugar Sugar.

 

Pier Luigi Fuggetta

La Resistenza tradita

Il 26 agosto del 1990, come ogni anno i dirigenti della Federazione Psi di Reggio Emilia si ritrovarono al camposanto di Casalgrande per commemorare il sindaco Umberto Farri, ucciso nello stesso giorno del 1946 ‘per mano ignota’.

Prese la parola Mauro Del Bue, allora deputato, oggi direttore del ‘L’Avanti’, che nell’orazione ufficiale disse “La vicenda dell’assassinio di Ferri si inquadra in un insieme di violenza di origine politica che insanguinarono la provincia di Reggio Emilia nell’immediato dopoguerra”. Dopo di che invitò esplicitamente “il Comitato per l’ordine democratico di Reggio Emilia ed il suo presidente in particolare (l’onorevole Otello Montanari) ad individuare strumenti per fornire un’aggiornata versione storica e politica sugli atti di sangue del dopoguerra e sul delitto Ferri tra questi”,  andando poi a toccare un nervo scoperto con l’approfondire le ragion per cui Reggio Emilia “è stata la capitale della violenza politica … negli anni immediatamente seguenti la Liberazione e duranate la fase del terrorismo rosso, originato da un gruppo politico che ebbe i natali nella nostra città”. A questo fece eco, diventando un caso nazionale, la dichiarazione rilasciata da Otello Montanari, ex partigiano ed ex deputato comunista, presidente all’epoca dell’Istituto intitolato ad Alcide Cervi ed animatore del Comitato per il Primo Tricolore, che rilasciò il 28 agosto al ‘Resto del Carlinoo’, nella quale – riferendosi all’omicidio dell’ingegner Arnaldo Vischi, direttore tecnico delle Officine Reggiane, ucciso a Correggio il 31 agosto 1945 – Montanari affermò che tale omicidio non fu opoera di fascisti, come all’epoca venne sostenuto, ma di persone iscritte al Pci, che il Pci stesso, per opera dei suoi massimi dirigenti coprì. Tali dichiarazioni, furono come un cerino gettato in una polveriera ed ebbero, effettivamente, dei notevoli echi sugli organi di stampa in una stagione in cui il web era ai primordi ed i social erano tutti da venire.

L’intera vicenda sulla violenza politica a Reggio Emilia e nella regione Emilia Romagna, che lo scambio a distanza Del Bue-Montanari, ebbe il merito di riportare alla luce dopo anni di ‘sonno’, fu al centro di un interessante convegno organizzato dal Psi della città emiliana con atti che sotto il titolo di ‘La Resistenza Tradita’ vennero pubblicati nel 1990 a cura della ‘Direzione Psi-Ufficio centrale Stampa e Propaganda’. Erano quelli gli anni della segreteria di Bettino Craxi che aveva ormai definitivamente gettato nel cestino i residui degli accordi con il Pci, un Pci che – sull’onda del Crollo del Muro di Berlino – stava in quel momento cambiando pelle e nome. Di particolare interesse è la lettura della relazione introduttiva di Mauro Del Bue ‘Perché la verità della storia diventi storia della verità’. I vari interventi del convegno non vanno a contestare quanto accadde nel periodo della guerra civile, ma la vera e propria mattanza che si verificò nel cosiddetto ‘Triangolo della morte’ in Emilia nel periodo successivo alla fine della guerra, che, a detta dei vari relatori “Nulla ebbero a che fare con la Resistenza”:

Massimo Iaretti

 

 

“Vitamine Jazz” prosegue a novembre

Due nuovi appuntamenti la prossima settimana al Sant’Anna per la rassegna “Vitamine Jazz” arrivata alla sua terza stagione, organizzata per la Fondazione Medicina a Misura diDonna e curata da Raimondo Cesa.
I concerti avranno inizio dalle ore 10.00 nella sala Terzo Paradiso in via Ventimiglia 3.

Martedì 5 novembre sarà la volta del “Flor de Maracuja Trio”.

Questo trio nasce spontaneamente a Torino nell’estate 2019 dall’unione artistica di tre musicisti: Elisa Molino (vocalist), Carla Azzaro (percussioni), Carlo Masuero (Chitarra classica).
L’impianto musicale di questa formazione ha le sue radici nelle melodie e nei ritmi del Sud America, subendo anche l’influenza latina dei paesi Sud Europei. Il repertorio abbraccia un arco temporale di circa un secolo, dall’inizio del 1900 ai giorni nostri, con brani della tradizione popolare di grandi autori quali: Pixinguinha, Azevedo, Cartola e brani più moderni influenzati dalla corrente jazzistica, composti da autori come: A. C. Jobim, J.Bosco, E. Gismonti, Guinga ed altri ancora.
Il nome del trio non poteva che essere “Flor de Maracuja”, il frutto della passione: evocazione e metafora di sonorità che nascono da un’ispirazione che emerge laddove il respiro si lascia andare… e comunica al cuore.


Giovedì 7 novembre

Amedeo – Arnoldi – Nicola Trio
Ivano Amedeo, pianoforte – Dante Arnoldi, sax tenore – Claudio Nicola, contrabbasso

Il gruppo nasce dal piacere di condividere tra musicisti e con gli ascoltatori le atmosfere dei grandi classici
del jazz, da Duke Ellington a Miles Davis passando per Sonny Rollins.
Gli Standards jazz costituiscono il cuore del genere e la lingua comune di tutti i jazzisti, di ogni provenienza e
di ogni epoca. Il materiale, profondamente assimilato, viene restituito, elaborato attraverso le emozioni personali di ogni interprete rinnovandosi e ad ogni esecuzione in un ciclo infinito di rinascita.
Ivano Amedeo, piano, ha ereditato la passione per il jazz dal padre contrabbassista. Dopo gli studi con Aldo Rindone ha preso parte a numerose iniziative in campo musicale e jazzistico in particolare Avigliana Jazz Festival. Il segno caratteristico è la predilezione per le armonizazioni ricche e comunicative.
Per l’ occasione è accompagnato da Dante Arnoldi al sax tenore, membro stabile del gruppo “I CETRI” e Claudio Nicola, presente in varie formazioni sulla scena del jazz torinese da molti anni, al contrabbasso.
L’idea è quella di “cullare” e “curare” con la musica le persone in ascolto.

Al via la stagione dell’ Orchestra Sinfonica Giovanile del Piemonte

AL VIA LA XXVI STAGIONE DELL’ORCHESTRA 

 

Lunedì 4 novembre 2019 – ore 21

Ivrea, Auditorium Mozart

 

IVREA –  Prende avvio lunedì 4 novembre 2019, alle ore 21, presso l’Auditorium Mozart di Ivrea, la XXVI stagione musicale dell’Orchestra Sinfonica Giovanile del Piemonte con una prestigiosa formazione ospite che da tempo collabora con la compagine eporediese: l’Orchestra “Bartolomeo Bruni” della Città di Cuneo.

Un gradito ritorno, dopo i bei concerti delle passate stagioni. Sul podio il direttore d’orchestra Andrea Oddone, affiancato dal trombonista Diego Di Mario, primo trombone dell’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai. La serata prevede l’esecuzione di musiche di Rota e Rossini.

 

Da alcuni anni è una consuetudine: ad aprire la stagione è l’Orchestra “Bruni” di Cuneo, prestigiosa istituzione musicale piemontese, con la quale la nostra associazione collabora con successo. Il programma è molto interessante e accosta al genio di Rossini – qui presente con alcune delle più belle e note Sinfonie d’opera – due brani di Nino Rota, compositore milanese conosciuto soprattutto per le sue colonne sonore cinematografiche. Una serata di sicuro interesse musicale, all’altezza dell’inaugurazione della XXVI stagione sinfonica.

 

Nino Rota (1911 – 1979)

Sonata per orchestra da camera (1937/38)

Allegro moderato – Andante sostenuto – Allegro festoso

 

Nino Rota

Concerto in do maggiore per trombone e orchestra (1966)

Allegro giusto – Lento, ben ritmato – Allegro moderato

 

Gioachino Rossini (1792 – 1868)

Il signor Bruschino, Sinfonia dall’opera (1813) – La cambiale di matrimonio, Sinfonia dall’opera (1810)

Tancredi, Sinfonia dall’opera (1813) – L’italiana in Algeri, Sinfonia dall’opera (1813)

Il barbiere di Siviglia, Sinfonia dall’opera (1816)

 

BIGLIETTI

Per informazioni e prenotazioni: tel. 0125.425123, dal lunedì al venerdì dalle ore 14,30 alle ore 19.

Biglietto, posto numerato: euro 20 (euro 10 per i giovani nati dal 2001). I biglietti singoli sono posti in vendita da cinque giorni lavorativi precedenti il concerto. Gli eventuali biglietti ancora disponibili saranno in vendita lo stesso giorno del concerto direttamente presso il botteghino dell’Auditorium Mozart, a partire dalle ore 20.

LA SEDE DEL CONCERTO: Auditorium Mozart: corso Massimo d’Azeglio, 69 – 10015 Ivrea (TO)

 

I libri più letti e commentati a Ottobre

Bentornati lettori! Ottobre è agli sgoccioli e come ogni mese torniamo ad aggiornarvi sulle attività del gruppo FB Un libro tira l’altro, ovvero il passaparola dei libri, il gruppo che sta dalla parte del lettore.

Tra i titoli più commentati del mese segnaliamo L’Uomo del Labirinto (Longanesi), amatissimo romanzo di Donato Carrisi, riportato in auge dall’uscita dell’imminente film; al secondo posto una delle uscite più recenti, Il Treno dei Bambini di Viola Ardone (Einaudi); terzo posto per il saggio, sotto forma di racconti, Il Sussurro del Mondo, di Richard Powers (La Nave di Teseo).

Rimane alto l’interesse per la saggistica, libri impegnati e non esattamente “da svago” e in questo mese tre sono i volumi presentati e discussi: Le Dieci Parole Latine Che Raccontano Il Nostro Mondo, di Nicola Gardini (Garzanti); Gli Spiriti non Dimenticano (Mondadori), amatissimo saggio di Vittorio Zucconi sulla vita di Cavallo Pazzo e Ajaja = Ayeeyo, Parole che uniscono il Mediterraneo, che affronta il tema molto sentito della convivenza tra popoli.

Per la serie: Time’s List of the 100 Best Novels, ovvero i cento romanzi più importanti del secolo XX, scritti in inglese e selezionati dai critici letterari per la rivista Times, questo mese noi abbiamo discusso di Una Morte in Famiglia, toccante romanzo di James Agee (Il Saggiatore), il classico della fantascienza Ubik di Philip K. Dick (Fanucci), e il capolavoro di Joan Didion, Prendila Così (Il Saggiatore) amaro e ironico racconto di vita ambientato a Hollywood.

Cosa fare quando capita “il blocco del del lettore”, ovvero quando non si riesce a terminare nessun libro perché niente sembra in grado di appassionarci? Il problema è molto sentito tra i nostri iscritti e ognuno prova a suggerire una soluzione, tra le quali iniziare a leggere un qualunque libro con il preciso intento di non abbandonarlo, oppure aspettare e rimandare le letture ad altri momenti. Noi ricordiamo che, per chi cercasse altri suggerimenti, può trovare i nostri consigli di lettura anche su Instagram e su Youtube, dove abbiamo da poco aperto un canale di video-recensioni, che troverete scrivendo “il passaparola dei libri“.

Per questo mese è tutto: vi ricordiamo che se volete partecipare ai nostri confronti, potete venire a trovarci su FB e se volete rimanere aggiornati sulle novità in libreria e gli eventi legati al mondo dei libri e della lettura, visitate il nostro sito ufficiale all’indirizzo www.unlibrotiralaltroovveroilpassaparoladeilibri.it

Buone letture!

 

Podio del mese –

L’Uomo del Labirinto – Carrisi

Il Treno dei Bambini  – Ardone

Il Sussurro del Mondo – Powers

 

Saggistica –

Le Dieci Parole Latine Che Raccontano Il Nostro Mondo – Gardini

Gli Spiriti non Dimenticano – Zucconi sulla vita di Cavallo Pazzo

Ajaja = Ayeeyo, Parole che uniscono il Mediterraneo 

 

 

Time’s List of the 100 Best Novels –

Una Morte in Famiglia – Agee

Ubik – Dick

Prendila Così – Joan Didion

 

Testi di Valentina Leoni, grafica e impaginazione di Claudio Cantini redazione@unlibrotiralaltroovveroilpassaparoladeilibri.it

 

“Transmissions people – to – people”

La trasmissione di millenari “saperi” cristallizzata nelle fotografie di Tiziana e Gianni Baldizzone, in mostra al Museo del Risorgimento di Torino
Fino al 30 agosto 2020


Il loro viaggio (vario armamentario fotografico a spalle) è durato oltre sette anni, dal 2010 al 2018. Instancabili, curiosi e appassionati globetrotters in Asia, in Africa e in Europa. Senza dimenticare l’Italia e lo stesso Piemonte. L’obiettivo, maturato dopo una lunga esperienza fra i popoli nomadi (“in deserti di sabbia, d’erba e di neve”) – per i quali fondamentale diventa la pratica trasmissione, dai vecchi ai giovani, degli strumenti, delle conoscenze e dei valori che permettono di vivere e sopravvivere in ambienti spesso estremi – quello di riflettere, oggi e a diverse latitudini, sul passaggio del testimone, del “sapere” e del “saper fare”, non come atto banale e ripetitivo o imposto dall’alto ma come prodigioso miracolo di avventure esistenziali che si incontrano, si annusano e si amano alla follia, per condividere esperienze che diventano concretezza di sogni e di gesti capaci di portare in volo l’umana quotidianità: di mestiere in mestiere di generazione in generazione di padre in figlio da maestro a discepolo da occhi a cuore. Da Oriente a Occidente. Storie universali. People – to – people.

 

Nasce così la mostra “Transmittions” a firma di Tiziana e Gianni Baldizzone (compagni di vita e di mestiere, da oltre trent’anni impegnati in progetti fotografici pluriennali su temi specifici e al loro attivo 25 libri pubblicati in Italia e all’estero da importanti editori), ospitata – dopo un’anteprima a Milano nella Pinacoteca di Brera e due importanti esposizioni a Tokyo e a Parigi – nel corridoio monumentale della Camera italiana al Museo Nazionale del Risorgimento di Torino, fino al 30 agosto del 2020. Curata da Tiziana Bonomo, l’esposizione torinese mette insieme 60 fotografie (alcune inedite) in grande formato, a colori e in bianco e nero che raccontano per l’appunto la “trasmissione del sapere” in paesi e culture diverse, attraverso scatti di notevole levatura tecnica e poetica, protagonisti circa 200 fra maestri e allievi, maitres d’art francesi, “Tesori Umani Viventi” del Giappone, artisti, artigiani celebri o sconosciuti, depositari di più di 40 discipline. Dicono i Baldizzone: “Quello che ci interessa cogliere è il rapporto umano, il vivere insieme, il dialogo maestro-allievo per maturare la condivisione e i legami generati dall’atto di trasmissione: intergenerazionali, interculturali, interprofessionali”.

Ecco allora in parete, fra le tante (e molte potrebbero diventare incredibili soggetti cinematografici), la storia di Aboubakar Fofana, oggi giovane uomo del Mali che all’età di sette anni sente raccontare da una donna come con le foglie verdi dell’indaco si possa dipingere di blu una stoffa. Ne resta folgorato. Studia in Francia, ma l’ossessione di quel colore gli resta appiccicata al corpo e all’anima; fondamentale, anni dopo, l’incontro in Giappone con l’arte della calligrafia e con il maestro Akiyama che gli disvela tutti i segreti di quell’ideale connubio, vecchio di 5mila anni, fra blu e viola. “Salvaguardare l’indaco, conservare una memoria perduta dell’Africa occidentale – racconta Aboubakar – è diventata la mia ossessione e il mio progetto di vita”. Oggi Fofana è artista e textile designer di fama internazionale. Accanto alla sua, troviamo la bella favola dell’apprendista calderaio diventato maestro orafo per Hermés e quella di Eriko Horiki, ex-impiegata di banca giapponese e oggi artista, notissima a livello mondiale, di carta washi (translucida e fatta a mano) per l’architettura d’interni. Estelle Guénégo è invece la giovane francese con una passione indomabile per l’argilla che la porta a diventare la prima donna tornitrice di porcellana alla manifattura di Sèvres dal 1741. Allievi e bravi maestri. I maestri che sanno “spingere l’allievo a superarli”: parola di Serge Pascal, fabbro d’arte dei “Compagnons du devoir”, anche lui celebrato nel panorama fotografico dei Baldizzone in un corposo toccante “zibaldone” di immagini, pensieri e storie “che vanno in alto – scrive Tiziana Bonomo – come il ventaglio di sciarpe nei diversi colori dell’indaco a guardare il cielo…incantato dalla luce del tramonto. Artigianato? Mondo antico e perduto? No. Modernità che irrompe e crea e si moltiplica”.

Gianni Milani

“Transmissions people – to people”
Museo Nazionale del Risorgimento Italiano, piazza Carlo Alberto 8, Torino; tel. 011/5621147 o www.museorisorgimentotorino.it
Fino al 30 agosto 2020
Orari: dal mart. alla dom. 10/18; lunedì chiuso

Nelle foto

– “Scuola dell’Acqua SMAT”, 2019, Italia

– “Aboubakar Fofana, artista maestro dell’indaco”, 2011, Mali

– “Comunità di vasai”, 2011, Birmania

– “Eriko Horiki, artista della carta washi”, 2012, Giappone
– “Estelle Guénégo, responsabile atelier smaltatura Sèvres”, 2012, Francia