Il Museo Nazionale del Cinema a Bologna per il Festival IL CINEMA RITROVATO
Anche quest’anno il Museo Nazionale del Cinema sarà presente al Festival Il Cinema Ritrovato per la sua XXXIV edizione, in programma a Bologna dal 25 al 31 agosto.
Il Museo ha collaborato all’edizione del cofanetto dvd AUGUSTO GENINA IL PREZZO DELLA BELLEZZA Quattro film (1918-1930) curato dalla Cineteca di Bologna che presenta quattro film del regista tra cui ADDIO GIOVINEZZA! (1918) e LA MASCHERA E IL VOLTO (1919) i cui restauri sono stati curati anche dal Museo Nazionale del Cinema.
Il 26 agosto alle ore 16.30 presso il Teatro Auditorium Manzoni, Gian Luca Farinelli, direttore Cineteca di Bologna, e Domenico De Gaetano, direttore del Museo Nazionale del Cinema, presenteranno al pubblico in anteprima il restauro di LUCI DEL VARIETÀ (1950) di Federico Fellini e Alberto Lattuada, restaurato in 4K da Cineteca di Bologna in collaborazione con il Museo Nazionale del Cinema di Torino e il sostegno di MiBACT presso il laboratorio L’Immagine Ritrovata, nell’ambito del progetto Fellini 100 promosso da Cineteca di Bologna, CSC-Cineteca Nazionale e Istituto Luce-Cinecittà.
”Quando Gian Luca Farinelli mi propose, all’inizio dell’anno di collaborare al restauro del film, accettai senza indugi – afferma Domenico De Gaetano, direttore del Museo Nazionale del Cinema – sia per la collaborazione ormai trentennale tra la Cineteca di Bologna e il museo sia perché la valorizzazione del nostro patrimonio è uno degli obiettivi fondamentali del nostro museo. La nostra copia, 2.700 metri di 35mm in nitrato, si è rivelata di una importanza fondamentale per la riuscita del progetto. E questo ci riempie di orgoglio”.
“Con questa partecipazione al festival Il Cinema Ritrovato di Bologna il Museo Nazionale del Cinema continua a ricordare Federico Fellini nell’anno del suo centenario – sottolinea Enzo Ghigo, presidente del Museo Nazionale del Cinema di Torino. Unire le celebrazioni dedicate a Fellini alla presentazione del restauro di uno dei suoi film conferma ancora una volta il ruolo centrale del museo quale una delle istituzioni più importanti al mondo per il recupero di pellicole che si pensavano irrimediabilmente perdute”.
Temi come il distanziamento fisico, indispensabile e richiesto per superare l’emergenza sanitaria, hanno ricevuto un’efficace traduzione pittorica, per esempio, in dipinti capaci di cogliere, lungo un sentiero costeggiato di alberi, la sagoma di due uomini distanti tra loro, ma idealmente uniti dalla scia scura della loro ombra.
L’artista ha saputo trasportare molto bene nel contesto della pandemia, purtroppo tragico e spesso caratterizzato dall’impotenza da parte dell’uomo all’azione, le tematiche che contraddistinguono il suo stile ed il suo linguaggio artistico. Si tratta, per esempio, del tema del viaggio e di quello dell’indagine sull’uomo e sulla natura dell’artista stesso, che insegue la ‘sua ombra’ ed i suoi contrari, a metà tra Romanticismo e Modernismo. In fondo l’aspirazione del vero artista è sempre stata quella di indagare, attraverso la sua arte e la sua poetica, le tematiche del presente e del futuro. Di fronte ad un evento epocale e catastroficamente inaspettato come è stato la pandemia da coronavirus, un artista come Andrea Granchi si è posto la domanda sulla realizzabilita’ di un futuro in cui si possa ritrovare una comunione spirituale tra gli esseri umani.
