CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 601

Lezioni recitate, un laboratorio storico-teatrale

Al Polo del ‘900, in via del Carmine 14 a Torino, dal 4 al 29 settembre 2018 e nei castelli di Mango, Sanfrè, Grinzane Cavour e Barolo negli ultimi due sabati di ottobre e nei primi due di novembre 2018 andranno in scena quattro nuove “Lezioni recitate” e due ri-allestimenti di Lezioni recitate già nel repertorio della Compagnia Marco Gobetti

Dal 4 settembre presso il Polo del ‘900 di Torino e nei castelli di Langa prendono il via le “Lezioni recitate”, all’interno del progetto “RIPRENDO LA STORIA – Conflitto, lavoro e migrazione dalle Langhe al mondo”, a cura di Associazione Turismo in Langa, Istituto di studi storici Gaetano Salvemini,  Associazione culturale Compagnia Marco Gobetti, Compagnia La robe à l’envers, Comune di Rodello, Associazione Strada Romantica delle Langhe e del Roero, con il Patrocinio di LUHCIE – Laboratoire Universitaire Histoire Cultures Italie Europe. L’iniziativa è realizzata grazie al sostegno della Compagnia di San Paolo, nell’ambito del “Bando Polo del ‘900”, destinato ad azioni che promuovono il dialogo tra ‘900 e contemporaneità usando la partecipazione culturale come leva di innovazione civica [#CSP_Innovazionecivica, cic.compagniadisanpaolo.it]. E con il sostegno della Fondazione CRT e del Consiglio Regionale del Piemonte e del Comitato della Regione Piemonte per l’affermazione dei valori della Resistenza e dei principi della Costituzione Repubblicana. Al Polo del ‘900, in via del Carmine 14 a Torino, dal 4 al 29 settembre 2018 e nei castelli di Mango, Sanfrè, Grinzane Cavour e Barolo negli ultimi due sabati di ottobre e nei primi due di novembre 2018 andranno in scena quattro nuove “Lezioni recitate” e due ri-allestimenti di Lezioni recitate già nel repertorio della Compagnia Marco Gobetti. Le “Lezioni recitate” sono il frutto di un laboratorio storico-teatrale per attori organizzate dalla Compagnia, insieme all’Istituto di studi storici Gaetano Salvemini e all’Associazione Turismo in Langa. Ogni fase del lavoro degli attori è pubblica e frequentabile dalla cittadinanza, in forma libera e gratuita: dalla loro formazione storica, con interventi degli autori delle nuove Lezioni (Anna Delfina Arcostanzo, Valentina Cabiale, Leonardo Casalino, Franco Pezzini) e di altri ospiti (fra tutti, Claudio Vercelli, Maurizio Pagliassotti, Diego Guzzi, Marco Brunazzi, Pietro Polito, Diana Carminati) nei giorni 4, 5 e 6 settembre; alle prove teatrali vere e proprie (dal 10 al 21, nei giorni feriali); per continuare con le anteprime delle Lezioni, ancora al Polo del ‘900 (il 25, il 28 e il 29 settembre) e per concludere, con le quattro prime nazionali in quattro castelli delle Langhe (20 e 27 ottobre, 3 e 10 novembre, con possibilità di abbinare visite guidate ai castelli stessi e degustazione di prodotti eno-gastronomici locali).

Sei gli attori coinvolti: Andrea Caimmi e Giuliano Comin (vincitori del “Premio Lezioni recitate”), Diego Coscia e Marta Zotti (vincitori del “Premio speciale CMG”); oltre a Marco Gobetti e Anna Delfina Arcostanzo, della Compagnia Gobetti. Il libro che contiene le quattro nuove lezioni recitate – “Enea profugo” (letteratura), “Meridione, lavoro, migrazione, guerre ed esilio: Salvemini e i conflitti del ‘900” (storia) di Leonardo Casalino, “Conflict Archaeology: quel che resta della Grande guerra” (archeologia) di Valentina Cabiale, “Armare il confine – Chiudere frontiere per aprirsi al conflitto: retorica e propaganda dalle trincee ai tempi di Frontex” (antropologia) – intitolato “Conflitti, lavoro e migrazioni”, esce per i tipi di SEB27 nel settembre 2018, ad azione in corso. Si sfrutta così al meglio l’onda lunga di un esperimento di produzione culturale (le “Lezioni recitate” – www.lezionirecitate.wordpress.com ) che ha avuto un significativo riscontro nel corso di questi ultimi anni e se ne fa volano e perno di una delle azioni del progetto “RIPRENDO LA STORIA – Conflitto, lavoro e migrazione dalle Langhe al mondo” (www.riprendolastoria.it ). Tutto ciò avviene nello spirito di una poetica tesa a rendere spettacolare ogni segmento del meccanismo produttivo teatrale, per perseguirne una ricaduta ampia e immediata in termini di produzione culturale; e per recuperare, tramite disordini intelligenti, la dimensione avventurosa di un teatro che sia “civile” già nella forma e per i modi con cui avviene. Significativa, pure in questo senso, è la collaborazione fra un istituto storico, una compagnia teatrale e un’associazione che da anni si spende per tramandare il patrimonio culturale immateriale langarolo.

 

Longobardi a Moransengo

Si sale dalla statale 590 “della Valcerrina” scendendo in direzione di Cavagnolo (o viceversa percorrendola da Torino in direzione di Murisengo – Casale Monferrato) oppure, sempre in territorio del Comune di Cavagnolo, dopo aver lasciato alle proprie spalle l’abbazia di Santa Fede, e si giunge, dopo alcuni chilometri, all’abitato del Comune di Moransengo.

E’ un centro della Valcerrina astigiana, al confine con la Città Metropolitana di Torino e appartenente alla Diocesi di Sant’Evasio (di Casale Monferrato). La fonia del nome rivela la sua origine longobarda e nei secoli passati il suo territorio è stato fortemente legato alle vicende storiche del Marchesato del Monferrato. Successivamente venne infeeudato ad alcune famiglie dominanti il territorio di Montiglio. Ne costituiscono un elemento fondante la presenza di una antichissima via di comunicazione che da Casalborgone giungeva sino a Moransengo, nonché la sua presenza al Comune di Brozolo che in passato era un centro di certo rilievo. Il paese ha una ripartizione territoriale, che trova riscontro nei documenti storici e vede il capoluogo, oggi centro storico, la “Valle dei Nervi”, oggi diventata Valle Nervi, la regione di Gerbole e la regione di Cerretto. Il territorio è intensamente coltivato a vigneto. Il centro storico si adagia su una lunga dorsale collinare che domina la valle. Al suo ingresso si trova la parrocchiale intitolata ai Santi Agata e Vitale di fattura settecentesca, con la facciata nel caldo colore del cotto. Fuori dall’abitato, su un colle alto sorge il Castello, acquistato nel 1680 dal mercante Andrea Galiziano che poi assunse il titolo di conte. Nel 1704, in seguito all’assedio delle truppe francesi (erano i tempi della Guerra di Successione al trono di Spagna, in cui i Savoia erano impegnati al fianco delle potenze europee dell’epoca contro i franco – spagnoli e nel 1713 e nel 1714, con la pace di Utrecht e di Rastatt, portarono a casa la corona regia) i paese venne saccheggiato ed il castello incendiato. Dopo il sacco il nucleo abitativo si spostò verso l’attuale parrocchiale ed il castello subì radicali trasformazioni che lo portarono ad assumere l’attuale aspetto di residenza signorile. Il maniero, costituito da due corpi uniti ad angolo, di altezza diversa, presenta la parte più interessante nella facciata principale, preceduta da un doppio scalone. Attualmente è proprietà privata. Nel parco la chiesa di San Grato presenta un’abside la cui conformazione la fa risalire al periodo romanico anche se risulta difficile una datazione. Una interessante pubblicazione per conoscere a fondo la storia, anzi le storie collegate alla comunità del comune collinare della Valcerrina astigiana, è “Moransengo – Tra storia e memorie del tempo”, realizzato a cura di Susanna Chiesa e Piero Perdomo con il contributo del Comune, nel 2007. Un ringraziamento particolare per questa “tappa” di Valcerrina Sconosciuta va a Massimo Ghigo e Piera Sesia, rispettivamente sindaco e vice sindaco di Moransengo.

Massimo Iaretti

 

Preferisco di no

L’uomo è ciò che compie ma anche ciò che decide di non fare. “Preferisco di no” è il tema della rassegna 2018 di Torino Spiritualità

“Preferisco di no”. Si tratta di un’obiezione irriducibile, gentile ed al tempo stesso sintetica per esprimere il proprio dissenso nei confronti di tempi bui e di crisi come quelli attuali. A questo rifiuto che non si nutre, tuttavia, di individualismo, di ostilità o di paura, è dedicata l’edizione 2018 di Torino Spiritualità, la quattordicesima da quando è nata la manifestazione, che è un progetto del Circolo dei Lettori e si avvale del sostegno della Regione Piemonte, Città di Torino, Compagnia di San Paolo, Fondazione CRT e Teatro Stabile di Torino. La scelta in negativo che contraddistingue il titolo di Torino Spiritualità 2018, in programma dal 26 al 30 settembre prossimi, si svilupperà attraverso lezioni, letture, dialoghi e spettacoli capaci di affermare che l’essere umano non è solo rappresentato dalle sue azioni, ma anche da ciò che sceglie di non fare, di non legittimare ed accettare. Numerosi gli ospiti attesi a Torino, tra cui Asha Phillips, autrice di un long-seller dal titolo “I no che aiutano a crescere”, ed il parroco di Aleppo, Ibrahim Alsabagh, testimone della resistenza contro la violenza della guerra. Il fisico ed esperto di taoismo Shantena Sabbadini parlerà dei margini della libertà, come il filosofo francese Francois Jullien e Fredrik Sjoberg, scrittore e biologo svedese. L’attore Massimo Popolizio porterà in scena “Post Office” di Charles Bukowski, uno degli esponenti ribelli della letteratura del Novecento; Francesco Guccini parlerà, invece, del potenziale sovversivo della musica. Di coerenza nelle scelte tratterà il ciclo a cura di Marco Belpoliti con Giovanni Lindo Ferretti e Mariangela Gualtieri. Erling Kagge racconterà la sua esperienza di primo uomo a raggiungere il Polo Sud in solitaria. Significative saranno poi le testimonianze di due donne eremita, la prima Antonella Lumini, che vive in un ritiro cittadino, la seconda Paola Biacino, diventata suora dopo l’annullamento del matrimonio, ora residente in una baita a mille metri di altezza. Per chi sia desideroso di scoprire l’avventura nascosta in ogni passo ci sono le camminate spirituali, otto percorsi tra boschi, valli e montagne nei due weekend che precedono l’inaugurazione della rassegna.

Mara Martellotta

 

Torino Spiritualità. Circolo dei Lettori. Via Bogino 9

La rassegna dei libri di agosto

L’estate sta finendo ma la voglia di lettura non va in vacanza: ecco una piccola rassegna dei libri più commentati nel gruppo FB Un libro tira l’altro ovvero il passaparola dei libri.

Il metodo Catalanotti, di Andrea Cammilleri è senza dubbio il titolo più amato dell’estate, seguito da un intramontabile classico del gruppo: L’ombra del vento, di Carlos Ruiz Zafòn, presente nelle nostre discussioni fin dall’esordio del gruppo, con pareri quasi sempre positivi. Terzo posto per un altro titolo inossidabile: I pilastri della Terra, romanzo storico di Ken Follett che continua a piacere ai lettori anche dopo tanti anni. Sveva Casati Modignani è l’autrice più citata nei nostri post estivi: moltissimi lettori la apprezzano e consigliano i suoi libri, tra cui Disperatamente Giulia, il suo titolo più celebre, ma anche Il Corsaro e la rosa e La vigna di Angelica, uno dei suoi successi più recenti. Quella del 2018 è stata l’estate dei Mondiali di calcio: se amate leggere di sport, oltre che seguirlo, ecco tre letture a tema: Il maledetto United di David Peace, che racconta l’epopea del Leeds United di Brian Clough, ormai un classico del genere dal quale è stato tratto anche un film; la raccolta di racconti L’angelo di Coppi, nella quale Ugo Riccarelli ricostruisce episodi della vita di celebri sportivi; lo scoppiettante Il mio anno preferito, con racconti di Nick Hornby e altri, sulla vita dei tifosi e delle squadre che amano. Ai lettori più impavidi, questo mese proponiamo tre titoli che hanno incuriosito i nostri utenti: l’impegnativa riflessione su arte e vita del celebre Le perizie, di William Gaddis, il singolare ritratto di un terrorista amante dei piaceri della vita offerto da Il ciclista, di Vicken Berberian e la bizzarra rivisitazione della storia americana fatta da Allan Gurganus con L’ultima vedova sudista vuota il sacco. Se volete partecipare alle nostre discussioni e proporre le vostre letture preferite, venite a trovarci su FB: Un libro tira l’altro ovvero il passaparola dei libri, il gruppo che sta dalla parte del lettore!

Podio del mese

Il metodo Catalonotti, di A. Camilleri (Sellerio) – L’ombra del vento, C. Ruiz Zafòn (Mondadori) – I pilastri della Terra, di K. Follett (Mondadori)

Focus on: Sveva Casati ModignaniDispertamente Giulia – Il corsaro e la rosa – La vigna di Angelica (tutti editi da Sperling & Kupfer)

Leggere per sportIl maledetto united, di D. Peace (Il Saggiatore) – L’angelo di Coppi, di U. Riccarelli (Mondadori) – Il mio anno preferito, a cura di N. Hornby (Guanda).

Consigli per lettori impavidiLe perizie, di W. Gaddis (Mondadori) – Il ciclista, di V. Berberian (Minimum Fax) – L’ultima vedova sudista vuota il sacco, di A. Gurganus (Leonardo)

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Testi : valentina.leoni@unlibrotiralaltroovveroilpassaparoladeilibri.it

Grafica e Impaginazione : claudio.cantini@unlibrotiralaltroovveroilpassaparoladeilibri.it

Il Regio apre il Septembre Musical di Montreux-Vevey

Montreux, Auditorium Stravinskij, venerdì 31 agosto 2018 ore 20

Iniziano oggi in Teatro le prove dell’Orchestra e del Coro del Regio con il maestro Gianandrea Noseda, il Teatro della Città è ufficialmente aperto, dopo la pausa estiva, e pronto per il primo appuntamento ufficiale. I complessi del Regio sono stati invitati a inaugurare la 73esima edizione del Festival Septembre Musical Montreux-Vevey 2018, che venerdì 31 agosto li vedrà impegnati in un concerto straordinario e attesissimo diretto da Gianandrea Noseda; il Coro del Regio è magistralmente istruito da Andrea Secchi.  Il concerto sarà trasmesso in diretta da Radio Suisse Espace 2. In programma i Quattro pezzi sacri per coro e orchestra di Verdi e la Sinfonia n.9 in mi minore op. 95 (Dal nuovo mondo) di Dvořák. Ancora una volta il Regio, eccellenza italiana di fama internazionale, è chiamato a rappresentare la bellezza e il patrimonio musicale del nostro Paese, nel nome di due grandissimi compositori, che hanno scritto la storia della musica. Ulteriori informazioni suwww.teatroregio.torino.it. Seguite il Teatro Regio sui nostri social media

Suggestioni d’Italia

DAL NEOREALISMO AL DUEMILA. LO SGUARDO DI 14 FOTOGRAFI. FINO AL 23 SETTEMBRE

Cinquant’anni di Bel Paese. Quelli che abbracciano il secondo dopoguerra di un’Italia in cui riesci a ritrovarti a memoria o per esperienza e vissuto personale così come sul filo di cose dette e raccontate, ma anche di un’altra Italia fermata per caso – in un attimo di buona sorte o circuita e a lungo corteggiata e annusata – per fartela arrivare lungo vie traverse dell’anima (chiamiamole ispirazione o intuito o bizzarria sperimentativa) che ti fanno veleggiare fra immagini inaspettate eppur così vere e reali da lasciarti senza fiato e metterti i brividi in corpo e fiaccarti di emozioni: tutto questo troviamo nelle oltre cento fotografie focalizzate sul Paesaggio Italia e sulle “Suggestioni d’Italia” realizzate da 14 fra i più grandi Maestri italiani dell’ottava arte e raccolte in una grandiosa mostra ospitata alla GAM-Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino. Dal Neorealismo ai primi vagiti del Duemila. Pagina dopo pagina, la rassegna vuole essere un viaggio lento che vieta la fretta, fra campagne e città, periferie e centri urbani mai univoci mai scontati, feste sull’erba, arrotini, spazzini e ombrellai, baci alla luce del sole, lotte sociali, noi immigrati e valigie di cartone, il volto che racconta fatica dei contadini e i gesti larghi e chiassosi di un’esuberante donna del sud. Scatti in bianco e nero che arrestano con forza il trascorrere del tempo e altri che esplodono di colore, attratti dalle sirene pittoriche delle avanguardie astratte dell’epoca. Sono immagini che cavalcano la penisola, raccontandone anima e corpo, testa e pancia, dall’estremo Nord al più basso Sud. Paesaggi, luoghi e “non-luoghi”, per una mostra che nasce in casa con fotografie provenienti dagli archivi della stessa Gam, raccolte soprattutto durante la direzione Castagnoli (albori del Duemila) per essere intelligentemente ripescate oggi da Riccardo Passoni, neo-direttore della Galleria e curatore della mostra che racconta: “Ci è parso giusto tornare a focalizzare la nostra attenzione sul tema della fotografia, tralasciato dalla programmazione da circa dieci anni. E questo anche perché a cavallo del Duemila, la Gam prima e la Fondazione CRT per l’Arte Contemporanea poi, avevano costituito una ragguardevole collezione di fotografia dal secondo dopoguerra in avanti. Quasi tutti i grandi nomi di questo linguaggio sono entrati a far parte delle nostre collezioni”. Nino Migliori, bolognese del ’26, è il primo artista che si incontra in rassegna con la sua “Gente dell’Emilia” del ’57 di cui fa parte lo stupendo, divertito e divertente, siparietto neorealista dei cinque uomini con bambino fuori dal negozio di “Renato: parrucchiera per signora”, con la signora che sbuca a destra dalla tenda e il bambino, a sinistra, assai poco interessato alle chiacchiere di quella curiosa combriccola. Bellissimo é anche il bacio della “Venezia” del ’59 di Gianni Berengo Gardin (“Quando ero giovane in Italia – ricorda il grande fotografo genovese – era proibito baciarsi in pubblico. Così, quando sono arrivato a Parigi, dove tutti si baciavano continuamente, sono diventato un guardone, avido di rubare queste fotografie di baci”); esemplari, a seguire, gli scatti milanesi di Uliano Lucas che raccontano almeno quarant’anni di storia del capoluogo lombardo ( fra lotte sociali, disagi sofferenze e i risvolti luccicanti della “Milano da bere”), così come la Napoli – ma non solo- ad alta intensità emotiva di Mimmo Jodice e le “dure” campagne di Mario Giacomelli. E il viaggio continua fra gli “scuri” di Ugo Mulas e i “chiari” di Luigi Ghirri – con i suoi paesaggi “vuoti”, quasi non sfiorati dalla presenza umana – accanto alle metafisiche astrazioni dai colori accesi del modenese Franco Fontana. Territorio e memoria – le “cave” – sono anche i punti cardine di Mario Cresci che in mostra presenta opere risultato del passaggio dalle tecniche analogiche (stampe ai sali d’argento) alle tecniche digitali, mentre la dimensione urbana e industriale regolata da geometrie ricercate e perfette domina gli scatti in bianco e nero di Gabriele Basilico. Sempre in bianco e nero é anche la Sicilia di Ferdinando Scianna (sapientemente giocata su contrasti di sole-luce/buio) e quella ricca di mistero e “apparizioni sorprendenti” di Enzo Obiso. Unica donna del gruppo è Bruna Biamino, torinese classe ’54. Bellissimo il suo “Lago di Avigliana” del ’98, esempio significativo di una narrazione sempre allusiva ad una sorta di “sogno lattiginoso” e spaesante. Condotto dalla Biamino e da Obiso, con il GAM Photo Project, è anche in programma nel mese di luglio un workshop teso a coinvolgere la popolazione social attraverso Instagram (per info: tel. 011/4436999 – 011/4429544). A chiudere infine la rassegna espositiva, il toscano di Pistoia Aurelio Amendola che ci regala imperdibili e rigorosi scatti dell’Abbazia cistercense di San Galgano nel senese. Il linguaggio è di semplice e intima religiosità.

Gianni Milani

“Suggestioni d’Italia – Dal neorealismo al Duemila. Lo sguardo di 14 fotografi”

GAM- Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea, via Magenta 31, Torino; tel. 011/4429518 – www.gamtorino.it Fino al 23 settembre

Orari: da. mart. a dom. 10/18, lunedì chiuso

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Foto

– Nino Migliori: Da “Gente dell’Emilia”, stampa ai sali d’argento, 1957
– Gianni Berengo Gardin: “Venezia”, stampa ai sali d’argento, 1959
– Uliano Lucas: “Piazza Accursio, Milano”, stampa ai sali d’argento, 1971
– Franco Fontana: “Landscape, Sicily”, stampa cromogenica, 1988
– Ferdinando Scianna: ” Italia, Pantelleria”, stampa ai sali d’argento, 1962
– Bruna Biamino: “Lago di Avigliana”, stampa da negativo colore, 1998

TOdays Festival, l’edizione dei sold out

Tre giorni, tutti sold out, trentamila volti. E di ogni singolo istante, ricorderemo soprattutto quando, all’improvviso, mani e cuori sotto palco hanno iniziato a battere tutti insieme

Da venerdì 24 a domenica 26 agosto oltre 30 mila persone, provenienti da tutta Italia e dall’Europa, hanno attraversato la  periferia di Torino per assistere alla quarta edizione di TOdays Festival, che sarà ricordata come l’edizione dei continui “sold out” ovunque, capace di trasformare Barriera di Milano per l’intero week end in un centro nevralgico di arte, innovazione, workshop unici e grandi concerti, nella certezza di non avere mai un live sotto un livello giudicato da ottimo a eccellente. Da sempre, capace di mescolare leggende internazionali e il meglio della nuova musica italiana, Todays si conferma per il quarto anno uno dei festival più ambiziosi della stagione estiva, appuntamento di richiamo internazionale con una line up ricercata e location per nulla ordinarie.

 

TODAYS FESTIVAL

 

Voluto dalla Città di Torino e segnalato da tante testate nazionali come il miglior festival d’ItaliaTOdays ha trasformato Torino in un palcoscenico urbano di spazi rigenerati, luoghi di condivisione e aggregazione culturale e sociale lungo l’asse nord della città: sPAZIO211, l’ex fabbrica INCET, la galleria d’arte Gagliardi e Domke, i Docks Dora, il futuro centro del design Plartwo e il Parco urbano Aurelio Peccei sono stati l’epicentro valorizzato e valorizzante di una modalità di fruizione partecipata e trasversale. TOdays è una fotografia schietta, sincera, viva e dinamica, di chi anziché rincorrere quello che è stato o anticipare ciò che verrà, vive semplicemente il presente, confermandosi uno degli appuntamenti estivi in Italia di richiamo davvero internazionale da non perdere, in una città, Torino, che da sempre dimostra una grande capacità di rinnovamento, volta verso la musica del futuro. E’ ulteriormente aumentata la percentuale di pubblico preveniente da fuori città e regione (44,6%) e pubblico proveniente dall’estero (Inghilterra, Belgio, Germania, Stati Uniti…) che ha segnalato l’alto gradimento degli spettacoli e dell’organizzazione definita dagli addetti ai lavori all’altezza dei festival europei consolidati.

(cs)

“Tu, tu non mi basti mai”

Correva l’anno1996, e un tale, Lucio Dalla, genio indiscusso pubblica un album di grande successo, ed all’interno una tra le piu’ belle dediche d’amore di tutti i tempi. Ambrogio Borsani, in un suo libro che lessi qualche anno fa, riportava la frase “ciò che non si ha non basta mai”. Come è vero. E quando lo si ha non lo si apprezza abbastanza, aggiungerei io. Certe cose oggi, con il mio trascorso, mi sembrano piu’ importanti di brani che hanno avuto più successo, per questo voglio parlarvi di una raccolta del grande Lucio, “Questo è amore”, una raccolta che ha il sapore di un completamento (passatemi il termine) della antecedente “12000 lune” che già si presentava zeppa di amore cantato, narrato, respirato, ma che, a parer mio, mancava di brani cosi pesantemente leggeri come “tu non mi basti mai”. Progetto, questo, realizzato con Marco Alemanno dopo due album in studio non particolarmente fortunati. All’interno parecchi remakes e brani non conosciutissimi perché da lui non presentati ai suoi concerti, che a molti di voi risulteranno sconosciuti come “malinconia d’ottobre” o “questo amore”. L’unica canzone del tutto nuova è “Anche se il tempo passa (amore)”. “Noi la vita la annusiamo in tutti i posti, ma lei passa senza neanche un ciao/ oppure vola come i ladri sopra i tetti, se ci provi non la puoi fermare”, è l’attacco su una base che assorbe senza sforzo le più attuali tendenze del pop anglosassone dai Coldplay in poi, con un leggero tocco di Sigur Ros – band che lo affascinava molto, e che Lucio ha conosciuto grazie al giovane Alemanno. Spiazza invece la nuova versione di “Meri Luis” in coppia con Marco Mengoni – non tanto per lo stile e le doti vocali di quest’ultimo, che possono essere o meno “la nostra tazza di the”, ma per il fatto che Dalla non ha ricantato il pezzo del 1980 e che la voce del giovane collega emerso da X-Factor è dunque sovrapposta all’incisione originale. Una scelta che potrebbe tradire pigrizia, o una decisione dell’ultimo momento. E qui, in “Questo è amore” di nuovo dura come la roccia “tu non mi basti mai” Ognuno di noi ha il disco che è rimasto più nel cuore, o il proprio brano preferito di Lucio Dalla cui si sente più legato, e qualcosa potrebbe anche non essere né qui né su “12000 Lune”. Io invece, la ripropongo per la terza volta, perchè a me questo brano è particolarmente caro, e non voglio scordarlo mai, almeno fino al 2047. Vi invito all’ascolto di una carezza tra le più incantevoli. “Non mi basta tutto, voglio anche il resto.” Paolo Dune, Al di qua dell’aldilà, 1998-2016

https://www.youtube.com/watch?v=ez75GMRD4bQ&pbjreload=10

Chiara De Carlo

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Chiara vi segnala i prossimi eventi … mancare sarebbe un sacrilegio!

GIOVEDI 07 SETTEMBRE 2018

Ultima audizione Torino Music Contest.  Presso GV pane & caffè Via Tiepolo 8/d – Torino

Scrivete a musictales@libero.it se volete segnalare eventi o notizie musicali!

 

Quel 27 agosto del 1950 l’addio a Cesare Pavese

OGGI ACCADDE  / Si concludeva in un albergo in piazza Carlo Felice, a Torino, con il suicidio, il suo dramma esistenziale

27 agosto. Il mondo delle lettere, non solo quello italiano, celebra oggi l’anniversario della scomparsa di Cesare Pavese. Un motivo in più per ricordarlo qui in Piemonte perché Pavese era nato proprio a Santo Stefano Belbo, nelle amate Langhe, il 9 settembre 1908 e la sua vita si concluse, con il gesto risolutivo del suicidio, a Torino, il 27 agosto 1950, presso l’hotel Roma, nella centrale piazza Carlo Felice. Per capire ciò che sta a monte della drammatica fine di uno dei grandi scrittori taliani del Novecento, si può attingere alla categoria della maturità, di cui Pavese aveva fatto un mito. Secondo lui, attingendo anche alla celebre tragedia shakespeariana del Re Lear, “ripeness is all”, “la maturità è tutto”. Proprio questo mito gli sarebbe costato l’esperienza amara del confino, prima, e del suicidio poi, ma anche della certezza, come egli stesso scrisse quattro anni prima della morte, di “una fondamentale e duratura unità di tutto ciò che scriveva”. In lui la poetica avrebbe attinto al magistero di un grande maestro, il noto professore torinese Augusto Monti.

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La nativa Santo Stefano Belbo e la stessa Torino avrebbero trovato un successivo sviluppo in una geografia dell’anima, della coscienza, della natura e della storia. Il suo ingresso nel mondo degli adulti avvenne con le liriche di “Lavorare stanca”, che fecero da apripista a strade che avrebbe poi percorso da scrittore. Nella sua opera letteraria il racconto si faceva poesia, arricchito di continui riferimenti culturali, presenti in “Paesi tuoi”, “La bella estate”, “La spiaggia”, “La casa in collina”, “Il diavolo sulle colline”, “La luna e i falò “, e nella svolta mitico-antropologica e psicoanalitica dei “Dialoghi di Leuco’”. Pavese era convinto del fatto che “sulle colline il tempo non passa”, come ebbe modo di scrivere nella “Luna e i falò”, la cui epigrafe si faceva portavoce del pensiero “Ripeness is all”. Attraverso la scrittura Pavese aveva compreso che “crescere è un po’ morire”. A fianco del letto, nell’albergo in cui si diede la morte, lasciò un biglietto, un semplice cartellino di prestito della Biblioteca Nazionale di Torino, che fu rinvenuto in un suo romanzo, recante la data antecedente del 16 gennaio 1950, e contenente le parole “Perdono a tutti e a tutti chiedo perdono. Va bene? Non fate troppi pettegolezzi”. In realtà nulla dobbiamo perdonargli, ma ancora oggi chiedergli perdono per non aver compreso allora il suo dramma esistenziale.

Mara Martellotta

 

Ermal Meta in tour a Carmagnola

“Non mi avete fatto niente” Area spettacoli “Il Foro”, Piazza Italia angolo via Gobetti

Biglietto acquistabile su ticketone.it anche con il bonus Cultura per diciottenni e Carta del Docente. Ingresso gratuito per bambini sino a sei anni di età. Evento del nuovo “Il Foro Festival” che va ad ampliare la grande proposta di eventi e spettacoli della Fiera Nazionale del Peperone in programma tra il 31 agosto ed il 9 settembre

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“Il Foro Festival” è un nuovo grande evento della Città di Carmagnola, organizzato da Comune, Pro Loco e Consulta Giovanile nei giorni 2 e 3 settembre 2018 in contemporanea con la celebre Fiera Nazionale del Peperone [ www.fieradelpeperone.it ] che si svolge tra il 31 agosto e il 9 settembre con un ricco cartellone di eventi per tutti i sensi e per tutte le fasce di età. In un nuova area spettacoli, allestita all’interno del Foro Boario di Piazza Italia, Il Foro Festival propone due eventi:  una Silent Disco nella serata del 2 settembre ed il concerto di Ermal Meta il 3 settembre, unica data ancora in programma in Piemonte del suo tour “Non abbiamo armi – Live” per la quale è possibile acquistare i biglietti su ticketone.it, anche con il bonus Cultura per diciottenni e Carta del Docente. ERMAL META è un cantautore, compositore e polistrumentista albanese naturalizzato italiano, oggi tra i più importanti e stimati nel nostro Paese con 6 dischi di platino e 4 ori ottenuti solo negli ultimi due anni. Nato a Fier, all’età di 13 anni si è trasferito con la madre, il fratello e la sorella a Bari, troncando ogni rapporto con il padre, da lui definito violento. Cresciuto ascoltando musica classica, la madre è violinista professionista, ha cominciato a suonare a 16 anni pianoforte e chitarra e con il gruppo Ameba 4 ha partecipato al Festival di Sanremo 2006 nella sezione Giovani. Nel 2007 ha fondato il gruppo La Fame di Camilla, con il quale ha realizzato tre album e un’intensa attività dal vivo che li ha portati ad esibirsi nella sezione giovani del Festival di Sanremo 2010. In qualità autore ha scritto brani per molti interpreti italiani come Emma, Francesco Renga, Patty Pravo, Chiara, Marco Mengoni, Francesca Michielin, Francesco Sarcina, Giusy Ferreri e Lorenzo Fragola. Il 5 febbraio 2016 è stato pubblicato il suo primo album in studio intitolato Umano e nel 2017 ha preso parte al Festival di Sanremo nella sezione Big con il brano Vietato morire, con il quale è giunto terzo, ha vinto il premio di miglior cover interpretando Amara terra mia di  Modugno ed il Premio della Critica Mia Martini. Ha vinto il Festival di Sanremo 2018 insieme a Fabrizio Moro con il brano Non mi avete fatto niente e si sta esibendo con grande successo in numerose date del suo tour Non Abbiamo Armi – Live