CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 567

Rieccoli, gli antichi scorci valsusini (ma non solo) di Levis

Custodite nella Pinacoteca di Chiomonte a lui dedicata, ritornano in mostra oltre  cento opere dell’artista che fu allievo di Delleani

Fino al 30 agosto. Chiomonte (Torino)

C’è la grandiosa, incontaminata semplicità della Val Susa d’antan, che è natura e poesia nel suo intreccio di luoghi e memorie di remote umanità, ma anche il suggestivo esotismo di mondi lontani perfino inimmaginabili all’epoca e il groviglio materico e dirompente del colore che è voce angosciante diindimenticabili tragedie belliche: tutto ritroviamo negli oltre cento oli su tavola di Giuseppe Augusto Levis(Chiomonte , 1873 – Racconigi, 1926) esposti fino al 30 agosto nelle sale della “Pinacoteca Levis” di Chiomonte e facenti parte della collezione permanente di sue opere – più di quattrocento – custodite nello storico Museo della Val Susa, aperto nel cinquecentesco Palazzo Paleologo, acquisito dal pittore nel 1911 e da lui lasciato in eredià al Comune chiomontino.

Un patrimonio di grandissimo valore, cui oggi la stessa amministrazione,  insieme all’associazione locale“L’Eigo y Cuento” e  ad “ARTECO” ( sodalizio torinese operante nel campo della formazione, della ricerca e della valorizzazione artistica) intendono dare nuova visibilità con l’apertura digitale di “canali social” Facebook e Instagram, attivando nuove collaborazioni e mettendo in cantiere progetti per il prossimo futuro. Ed è proprio alle due associazioni, nello specifico ad Ersilia Rossini e a Beatrice Zanelli di “ARTECO”, che si deve l’allestimento – dopo i mesi di chiusura legati all’emergenza sanitaria – dell’attuale retrospettiva, visitabile gratuitamente, dedicata a Levis, diligentissimo allievo nei primi anni del Novecento di Lorenzo Delleani del quale scrupolosamente seguì (fino al 1908, anno della scomparsa del maestro di Pollone) il piacere della rapida pittura “en plein air”, fatta di tocchi veloci, sicuri e densi di colore, capaci di catturare al volo intense luminosità sempre attente al variare del giorno e delle stagioni.

Esemplare, in tal senso, quella fanciulla dalla “veste rossa” del 1906 confusa nei grigi, nei verdi e nei bruni della montagna o la poetica essenzialità della “grangia nella nebbia” del 1904, come la notevole “Processione a Chiomonte” con l’esaltazione dei gialli, degli ocra, dello spicchio azzurro del cielo posato sui bianchi paramenti dei fedeli colti, nel loro passaggio per la via principale del paese, a fianco dell’antica fontana in pietra del Settecento ancora oggi presente sulla centralevia Vittorio Emanuele. Nel 1909, Levis (che ormai dal 1901 risiedeva a Racconigi, presso la tenuta del “Cajre”acquistata dal padre Giuseppe, impresario ed appaltatore di opere militari e fortificazioni) visitò l’Olanda, realizzando, in una sorta di iniziale “diario di viaggio” per immagini, splendide vedute dei porti di Amsterdam e di Rotterdam. Di qui inizia l’evoluzione, totalmente in proprio, del suo dipingere. Nel 1912, parte per la Libiain occasione della guerra italo – turca e, in seguito, lo si trova di nuovo al fronte come volontario allo scoppio della prima guerra mondiale. Sono proprio questi gli anni che segnano intense cesure nel suo percorso artistico. L’inebriante scoperta dell’“esotismo”, dell’inaspettata magia di singolarissime luminosità nord-africane, affiancate all’esperienza umanamente lacerante della guerra, producono nei suoi lavori un’incontenibile esplosione di colori, tavolozze accese, ribelli e liberatorie, gestualità improbabili e fuori regola, votate a un’espressività del tutto singolare, non lontana dai gesti astratti o informali di lì a venire, per molti artisti, nel giro di pochi anni. Davvero straordinari, in quest’ottica, due pezzi su tutti: “La carovana nel deserto” del 1912, dove vigorose pennellate materiche, sfuggite alla ragione per tracciare fantastici ghirigori di colore, sono racconto di intensa poesia che dimentica e dissolve l’oggettività del narrato, accanto all’olio del 1917 “Sull’altipiano di Asiago”, in cui il rude paesaggio montano si piega alla macabra teoria del filo spinato che è voce di guerra, sotto un barlume azzurro di cielo, tutto nuvole e angoscia. Angoscia profonda dell’anima.

Gianni Milani

Giuseppe Augusto Levis

“Pinacoteca Levis”, via Vittorio Emanuele II 75, Chiomonte (Torino); tel. 349/1950949

Fino al 30 agosto

Orari: ven. e sab. 17/19, dom. e festivi 16,30/19,30 o su prenotazione info@pinacotecalevis@gmail.com

 

Nelle foto

– “La veste rossa”, olio su tavola, 1906

– Giuseppe Augusto  Levis, Archivio privato Levis

– “Processione a Chiomonte”, olio su tavola, s. d.
– “La carovana nel deserto”, 1912, olio su tavola
– “Sull’altipiano di Asiago”, 1917, olio su tavola

Eduardo Galeano, raccontò il Sud America e gli splendori e le miserie del calcio

Poco più che ventenne, diventò una delle firme principali, e poi il capo redazione, di Marcha, un settimanale politico e culturale legato alla sinistra che diventò un punto di riferimento ben al di là dei confini uruguaiani

Eduardo Galeano, lo scrittore uruguaiano morto a 74 anni il 13 aprile 2015, era uno degli autori più letti e amati della letteratura sudamericana moderna, e con “Le vene aperte dell’America Latina” (1971) disegnò un ritratto incredibilmente efficace della realtà del subcontinente americano. Nato nel 1940 in una famiglia alto borghese e cattolica di Montevideo, Galeano debuttò nel giornalismo a 14 anni, come disegnatore satirico, ma siccome “c’era un abisso fra quello che immaginavo e quello che tracciavo” si orientò verso poi la scrittura. Poco più che ventenne, diventò una delle firme principali, e poi il capo redazione, di Marcha, un settimanale politico e culturale legato alla sinistra che diventò un punto di riferimento ben al di là dei confini uruguaiani. Dopo una serie di libri dedicati a reportage e analisi della situazione in vari paesi, nel 1971 pubblicò il già citato “Le vene aperte dell’America Latina“, in cui ricostruiva il saccheggio delle ricchezze del subcontinente da parte delle potenze coloniali, e il suo proseguimento attraverso le strutture del postcolonialismo capitalista. Tradotto in più di 20 lingue, best seller internazionale, quando apparve fu per molti una vera e pro­pria fol­go­ra­zione, tanto che Hein­rich Böll, scrit­tore tede­sco Pre­mio Nobel per la Let­te­ra­tura 1972, disse: “Negli ultimi anni ho letto poche cose che mi abbiano com­mosso così tanto”. Un reportage che attraversa cinque secoli di storia del continente latinoamericano per raccontare il saccheggio delle sue preziose risorse: l’oro e l’argento, il cacao e il cotone, il petrolio e la gomma, il rame e il ferro. Tesori depredati sistematicamente: fin dai tempi della conquista spagnola, le potenze coloniali hanno prosciugato le ricchezze di questa terra rigogliosa, lasciandola in condizioni di estrema povertà. Un testo illuminante che, intrecciando l’analisi storica ed economica con il racconto, suggestivo e incalzante, delle passioni di un popolo sfruttato e sofferente, è diventato un vero e proprio classico della letteratura latinoamericana. A onor del vero,in tempi più recenti, Galeano prese una certa distanza da quello che è stato  il suo libro più noto. E disse: “Non mi pento di averlo scritto, ma non lo rileggerei: volevo scrivere un saggio di economia politica e non avevo la formazione necessaria“, aggiungendo che considerava “superata” una “certa prosa di sinistra, che ora trovo pesantissima“. Lungo gli anni della sua carriera letteraria – proseguita dalla Spagna, dopo la fuga dalle dittature militari del suo paese natale e dell’Argentina – Galeano creò un stile personale, a metà fra la documentazione storica e la riflessione poetica, che portarono al successo internazionale di “Memoria del Fuoco“, una trilogia pubblicata dal 1982 al 1986. Alla critica internazionale quest’opera piacque molto , al punto che il Times Literary Supplement la paragonò a quelle di Dos Passos e Garcia Marquez.

Militante di sinistra e sostenitore – seppur critico – dei governi progressisti dell’America Latina, Galeano dopo aver denunciato la “decadenza di un modello di potere popolare” e la “rigidità burocratica” della Cuba castrista ( era il 2003) , tornò nell’isola nel 2012, sottolineando che “un vero amico ti critica in faccia e ti elogia dietro le tue spalle“. Ma l’altra grande passione dello scrittore uruguaiano è stata il calcio.Eduardo Galeanotifoso appassionato e calciatore mancato (“Come tutti gli uruguagi, avrei voluto essere un calciatore. Giocavo benissimo, ero un fenomeno, ma  soltanto di notte mentre dormivo;durante il giorno ero il peggior scarpone che sia comparso  nei campetti del mio paese”), con il suo “Splendori e miserie del gioco del calcio”  ( pubblicato da Sperling & Kupfer, in Italia. El fútbol a sol y sombra, nella versione originale), ha scritto pagine memorabili sul mondo del football. Il calcio per sognare. Il calcio come arte, religione e bellezza. Il calcio come linguaggio comune, modo per riconoscersi e ritrovarsi. Il calcio, figlio del popolo, che non deve cedere alle lusinghe dei potenti, di chi vuole trasformarlo in strumento per produrre denaro, uccidendo la fantasia e l’innocenza.“Grazie per aver lottato a centrocampo come un mediano e per aver segnato contro i potenti come un attaccante con il numero 10. Grazie anche per avermi compreso. Grazie, Eduardo Galeano: in squadra ne servono tanti come te. Mi mancherai”. Non è un caso che così l’abbia salutato, dal proprio profilo ufficiale su Facebook, Diego Maradona. A comunicare la notizia della scomparsa di Galeano all’ex capitano del Napoli, che si trovava a Bogotà, è stato un reporter suo amico al quale un Maradona commosso ha detto anche che “lui (Galeano) mi ha insegnato a leggere di calcio”, come riporta il giornale argentino “La Nacion”. Galeano aveva citato Maradona in alcune sue opere, come, appunto,  “Splendori e miserie del gioco del calcio”, scrivendo che Maradona “si era trasformato in una specie di Dio sporco, il più umano degli dei, e questo spiega la venerazione universale che ha conquistato, più di qualsiasi altro giocatore. Un Dio sporco, che ci assomiglia: donnaiolo, bevitore, spericolato, irresponsabile, bugiardo, fanfarone. Però gli dei per quanto siano umani non si ritirano mai”. Per questo e per molto altro, da qualche giorno c’è un vuoto attorno a noi che rimarrà tale.

 

Marco Travaglini

Ritornanti. Presenza della figurazione nella scultura italiana

Al Castello “Gamba” di Châtillon, si racconta la persistenza del gesto figurativo nell’ingorgo “sperimentale” del Novecento . Fino al 27 settembre a Châtillon (Aosta)

Magnifica. Di straordinaria armonia e lirica sensualità la “Ragazza sulla sedia” realizzata nel 1983 da Giacomo Manzù (Bergamo, 1908 – Roma, 1991) – fra gli artisti più grandi del secolo scorso e che soprattutto ha fatto del suo mestiere un mezzo grandioso di denuncia storica e civile delle brutture del mondo – da sola potrebbe bastare a raccontare l’essenziale universalità di quella coraggiosa e resiliente “figurazione”, capace di esprimere le tensioni e i capricci sperimentali di molte cosiddette avanguardie artistiche del Novecento, senza mai accantonare la preziosa lezione dei grandi Maestri del passato.

E da sola, la “Ragazza” di Manzù ben sintetizza anche il leitmotiv della mostra “Ritornanti”, ospitata lungo il Parco e nel percorso della Collezione Permanente del Castello “Gamba” di Châtillon – Museo d’Arte Moderna e Contemporanea della Vallée, fino al 27 settembre. Oltre 30 (anche di grandi dimensioni e articolate in un percorso che va dalle sperimentazioni del secondo dopoguerra alle produzioni più recenti) le opere esposte, in una mostra curata da Domenico Maria Papa, con quel titolo che lontanamente echeggia il francese “revenant”, redivivo o fantasma, e il cui intento è quello di documentare “il ritorno periodico alla figurazione – sottilinea Papa – lungo tutto il Novecento”, sia pure attraverso “linee carsiche non sempre evidenti” ma tenacemente parlanti. “La scultura infatti ci parla ancora”, ribadisce Papa. “Anche in tempi come i nostri affollati di simulacri, di perfetti sostituti immateriali, illusoriamente più veri del vero, ma non per questo più belli”. Ed è lingua ancora viva, in mimesi palese con la realtà, complice di uno stilizzato e sintetico “primitivismo” formale tradotto in volumi di rigorosa intensità plastica, nelle sculture, allestite al “Gamba”, di Arturo Martini (Treviso, 1889 – Milano, 1947) così come nelle “immagini ideali” (definizione di Carlo Carrà) perfettamente esaltate nella rinascimentale bellezza di quello stupendo “Narciso” bronzeo, realizzato dal siciliano Francesco Messina (Linguaglossa, 1900– Milano, 1995) nel ’56. Manzù, Martini, Messina: tre voci esemplari e storiche dell’arte del secolo scorso, cui fece costante riferimento, pur se allievo all’Accademia bolognese di Belle Arti di Giorgio Morandi, anche Luciano Minguzzi (Bologna, 1911 – Milano, 2004), accostato in mostra alle “pagine” più sperimentali del napoletano, ma milanese d’adozione, Giuseppe Maraniello, elemento di spicco negli anni ’80 e sotto l’egida di Renato Barilli, della corrente dei “nuovi nuovi” e dell’ottantanovenne toscano da Barberino del Mugello Giuliano Vangi autore di opere di intenso e minuzioso realismo “capace di dialogare con la scultura di tutti i tempi: da quella assiro-babilonese, all’egizia, fino alla scultura del primo Rinascimento”. Donatello, il suo artista di riferimento. Originali e di suggestivo valore simbolico anche le proposte di “frammentata umanità” del romano Paolo Delle Monache (classe ’69), cui si accompagnano sei sculture di Aron Demetz (Vipiteno, 1972), uno dei più rappresentativi artisti di una giovane generazione che in Val Gardena reintepreta oggi la tradizione della scultura in legno accoppiandola, nel caso di Demetz, al metallo, anteponendo l’intervento umano sulla forma all’azione del tempo con i suoi processi naturali di trasformazione della materia. A completare l’iter espositivo sono infine gli scatti in bianco e nero della fotografa torinese Carola Allemandi (relizzati espressamente per l’occasione) e 12 grafiche di Mimmo Paladino (fra i principali esponenti della Transavanguardia italiana, teorizzata negli anni Ottanta da Achille Bonito Oliva), appartenenti al ciclo creato nel 2005 dal talentuoso artista di Paduli e dedicato alla fantasiosa interpretazione della favola senza tempo di Pinocchio: “metafora di una materia che attraverso lo scalpello diviene persona viva, allegoria dell’arte stessa della scultura”.

Gianni Milani

 

“Ritornanti”
Castello “Gamba”, Località Crêt-de-Breil, Châtillon (Aosta); tel. 0166/563252 o www.castellogamba@regione.vda.it
Fino al 27 settembre
Orari: dal lun. alla dom. 9/19

Nelle foto

– Giacomo Manzù: “Ragazza sulla sedia”, 1983, Courtesy Studio Copernico, photo credits Carola Allemandi per Teca edizioni
– Opere di Arturo Martini in “Sala dei Maestri”, photo credits Carola Allemandi per Teca edizioni
– Francesco Messina: “Narciso” particolare, 1956, photo credits Carola Allemandi per Teca edizioni
– Aron Demetz: “Tragedia dell’univocità”, 2011, Courtesy Galleria “Doris Ghetta”, photo credits Carola Allemandi per Teca edizioni

Pragelato, parte il restauro dell’antica Chiesa di Traverses

È partito il restauro della Chiesa di Traverses nel comune di Pragelato. Un lavoro che durerà circa due anni, almeno così dicono i progettisti, e che è destinato a diventare un punto di riferimento per eventuali restauri di altre chiese simili e presenti nell’alta Val Chisone.

Grazie ai finanziamenti provenienti dall’8×1000 della Chiesa Cattolica e da un fondo ottenuto attraverso un bando di UniCredit e destinato ad interventi su questo versante, i lavori possono decollare. Sarà una impresa edile locale, specializzata in questo settore, a fare questo delicato lavoro di restauro. Il progetto, molto articolato e complesso e condiviso con la Soprintendenza delle Belle Arti, può essere l’inizio per una serie di ristrutturazioni di altri edifici religiosi presenti nell’alta val Chisone e con una struttura architettonica abbastanza simile a quella di Traverses.

Il Circolo della musica guarda lontano

Al Circolo della musica, via Rosta 23, Rivoli, da settembre si torna a suonare dal vivo

Line up 2020

venerdì 11.09 | ANY OTHER + Low Standards, High Fives

venerdì 18.09 | DAVIDE TOFFOLO (Tre Allegri Ragazzi Morti) in Andrà tutto benino
mercoledì 23.09 | ANDREA PENNACCHI in Pojana e i suoi fratelli

venerdì 02.10 | PEPPE SERVILLO & LUIS MANGALAVITE in Il Resto Della Settimana
venerdì 09.10 | GIAN MARIA ACCUSANI (Sick Tamburo – Prozac+) in Da grande faccio il musicista

venerdì 16.10 | ALESSANDRO BARONCIANI & CORRADO NUCCINI in Quando tutto diventò blu – Concerto a fumetti

giovedì 22.10 | TEHO TEARDO in Ellipses dans l’harmonie

mercoledì 04.11 | DAMO SUZUKI network con XABIER IRIONDO (Afterhours), CORRADO NUCCINI (Giardini di Mirò), ENRICO MOLTENI (Tre Allegri Ragazzi Morti), KARIM QQRU (The Zen Circus), ANDREA LASZLO DE SIMONE + Present Square

sabato 14.11 | JERUSALEM IS MY HEART

giovedì 04.12 | COLOMBRE + Bipuntato

venerdì 11.12 | GUANO PADANO in The movie soundtracks concert: da Morricone a Bob Dylan

 

Un autunno di concerti a Rivoli, tra musica e parole, per provare, di nuovo, a guardare lontano: dopo i mesi di lockdown, rinvii e annullamenti, si riparte con una nuova stagione di live, da vivere con le cautele necessarie e nel rispetto della salute di tutti. Il Circolo della musica, progetto della Fondazione Circolo dei lettori e patrocinato della Città di Rivoli, ha conosciuto molte identità: da macello è stato fabbrica del ghiaccio, fino diventare Maison Musique. Da gennaio 2019 è uno spazio di cultura musicale forte di una programmazione ragionata, intreccio di anteprime ed eventi esclusivi, un luogo per vivere esperienze e condividere idee e passioni. 

Dichiara il Sindaco della Città di Rivoli, Andrea Tragaioli: «Il programma previsto per la nuova stagione del Circolo della Musica è di alto livello e si plasma bene con la struttura che ha caratteristiche sceniche, sonore e architettoniche per ospitare un pubblico appassionato ed esigente. Questa amministrazione vuole far sentire la vicinanza con la Fondazione Circolo dei lettori per sviluppare progetti che valorizzino la struttura ex Maison Musique per portarla ad essere un luogo di musica, letteratura, arti visive di riferimento per il territorio. Disponendo anche delle deleghe alla Cultura assicuro anche un importante sostegno di comunicazione agli eventi in modo da ridare una centralità di interesse al Circolo della musica e al suo importante programma».

SETTEMBRE

Suoni originali, curiosi e non convenzionali si intrecciano da settembre 2020 in poi alle parole, in un itinerario in cui la musica è pensiero sull’oggi. Venerdì 11 settembre apre la stagione Any Other, progetto di Adele Altro, artista veronese di base a Milano che con l’ultimo album, Two Geography, uscito per 42 Records, ha girato l’Europa. Adele scrive, suona, canta, arrangia e produce la sua musica, fuori da mode e vincoli. A far gli onori di casa in queso giorno di riapertura i Low Standards, High Fives, la formazione con assetto a tre chitarre fresca di LP per la label inglese Engineer Records. Davide Toffolo (Tre Allegri Ragazzi Morti), venerdì 18 settembre, racconta e suona il presente, con l’esclusivo spettacolo dal vivo Andrà tutto benino, protagonista il cantante e disegnatore e Covid-19, il virus più esistenzialista e colorato che ci sia, da lui raffigurato nei mesi di lockdown. Mercoledì 23 settembre, sul palco del Circolo della musica, arriva invece il teatrista Andrea Pennacchi con Pojana e i suoi fratelli, nuovo monologo dell’autore di Ciao terroni diventato libro per People, ospite fisso di Propaganda Live su La7. Pennacchi dividerà il palco con Giorgio Gobbo e Gianluca Segato.


OTTOBRE

Peppe Servillo (Avion Travel) e Luis Mangalavite al piano presentano Il resto della settimanavenerdì 2 ottobre, reading in musica tratto dal libro di Maurizio de Giovanni, storia ambientata in un bar, minuscolo porto di mare nel ventre di Napoli, luogo ideale dove prepararsi all’Evento, quello che la domenica pomeriggio mette tutti d’accordo intorno a un’unica incontrollata passione: il calcio. Gian Maria Accusani, fondatore dei Prozac+ con Elisabetta Imelio, recentemente scomparsa, e dei Sick Tamburo, porta a Rivoli Da grande faccio il musicistavenerdì 9 ottobre, storia del proprio percorso musicale, dall’adolescenza ai tempi del The Great Complotto, fino ad arrivare al presente, tra aneddoti e canzoni eseguite chitarra e voce.

Un altro libro, ma questa volta fatto di disegni e parole: il Alessandro Baronciani, insieme al chitarrista Corrado Nuccini dei Giardini di Mirò sono i protagonisti del concerto a fumetti tratto da Quando tutto diventò blu (BAO Publishing), storia di Chiara e dei suoi attacchi di panico, venerdì 16 ottobre. Letteratura e note si incontrano di nuovo giovedì 22 ottobre con Teho Teardo in Ellipses dans l’harmonie, nuovo lavoro del compositore friulano interamente ispirato alla musica contenuta nelle pagine dell’Encyclopédie di Diderot e D’Alembert, la cui copia originale è custodita nell’archivio della Fondazione Giangiacomo Feltrinelli, che ha prodotto e commissionato l’album.

NOVEMBRE

A novembre, Damo Suzuki, leggendaria voce dei Can, arriva a Rivoli con un quartetto formidabile e inedito composto da musicisti delle più importanti band italiane. Sono Xabier Iriondo (Afterhours) alla chitarra, mahai metak, taisho koto, Corrado Nuccini (Giardini di Mirò) alla chitarra, Enrico Molteni (Tre Allegri Ragazzi Morti) al basso e Karim Qqru (Zen Circus) alla batteria. La partecipazione di Andrea Laszlo De Simone arricchirà le variazioni di questo irripetibile concerto che si aprirà con la band Present Squaremercoledì 4 novembre.

Jerusalm in My Heart, interessantissimo progetto del musicista Radwan Ghazi Moumneh, fonde musica tradizionale e moderna, sia araba che occidentale, coinvolgendo non solo il linguaggio dei suoni, ma anche quello delle immagini, curato da Charles-André Coderre. Al Circolo della musica sabato 14 novembre, una vera e propria esperienza musicale, tra suoni che provengono dal libano e si uniscono e trasformano a sonorità elettroniche, drone/ambient.

DICEMBRE

Venerdì 11 dicembre protagonista il power trio Danilo Gallo, Zeno De Rossi (Vinicio Capossela) e Alessandro “Asso” Stefana (Vinicio Capossela, PJ Harvey) ovvero Guano Padano in The movie soundtracks concert: da Morricone a Bob Dylan, spettacolo che rivisita alla loro maniera le musiche di film storici che hanno segnato un’epoca, dai western firmati Morricone a Tarantino, passando per le composizioni di Nino Rota e Bob Dylan.

Sul palco, venerdì 4 dicembreColombre, artista che a tre anni dal suo esordio Pulviscolo, anticipato dal fortunato singolo Blatte (che vedeva un prestigioso, quanto raro, featuring di IOSONOUNCANE), ha catalizzato l’attenzione per l’eleganza della scrittura e degli arrangiamenti. Al secolo Giovanni Imparato, non ha però avuto fretta di tornare. Si è preso il tempo per scrivere e arrangiare (oltre che per produrre Deluderti di Maria Antonietta e fare un tour come chitarrista di Calcutta nel 2019) il nuovo album uscito per Bomba Dischi. Apre Bipuntato che presenta il primo album, Maltempo, disco dall’attitudine blues e l’andamento r’n’b.

ANTICIPAZIONI 2021

Black Country New Road aprono il 2021 martedì 2 febbraio, con il loro sound indubbiamente britannico. Provengono da Cambridge, in gran parte, e molti di loro si conoscono dalla scuola secondaria. Nati dalle ceneri dei Nervous Conditions, le loro fusioni idiosincratiche hanno iniziato a farsi strada con le live performance al Windmill, il pub londinese di Brixton già meta dei Fat White Family e molte altre band. Il loro singolo di debutto Athens, France via Speedy Wunderground e Blank Editions è un brano impregnato di tensione, così come Sunglasses, sold out in tutti formati disponibili dopo solo due giorni. Un brano semplicemente maestoso nei suoi quasi nove minuti: una corsa sfrenata, che passa dal post-rock al post-punk a un’esplosione di free-jazzy noise.

Rinviato a sabato 10 aprile il live di Wallis Bird,  musicista irlandese che a Rivoli porta l’ultimo Woman, disco che parla di donne e lotta alle diseguaglianze. La storia di Wallis Bird è particolare: da bambina ha perso un dito nel tosaerba e nonostante l’incidente è diventata abilissima a suonare la chitarra. Paragonata a Ani DiFranco e Fiona Apple, ma anche a una giovane Janis Joplin, sa come mescolare folk tradizione, blues e funk con una sonorità rock energetica e genuina. È da oltre un decennio che rapisce il pubblico con la sua musica.

Ultima anticipazione dell’anno nuovo, King Buzzo, ovvero Roger “Buzz” Osborne, sabato 24 aprile, fondatore dei Melvins e membro degli iconici Fantomas, pioniere dello sludge di tradizione americana e uno degli artisti più longevi e prolifici degli ultimi decenni. Una reale figura cult della scena musicale dagli anni 90 fino al giorno d’oggi.

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Biglietteria online su VivaTicket e al Circolo dei lettori (via Bogino 9, Torino) a partire dal 1° settembre.

Le meraviglie della Reggia di Venaria incontrano lo spettacolo dal vivo

Il più grande palcoscenico del Piemonte

 

ULTIMO WEEK END DI SPETTACOLI

LELLA COSTA RICORDA FRANCA VALERI CON LA VEDOVA SOCRATE

DANZA E MUSICA CON CRISTINA DONÀ E DANIELE NINARELLO

Nell’ambito del calendario estivo promosso da Piemonte dal Vivo dal 1° luglio in tutte le province piemontesi, un’offerta nuova e suggestiva trova spazio alla Reggia di Venaria Reale.

Grazie alla collaborazione con il Consorzio delle Residenze Reali Sabaude, i giardini della Reggia ospitano, il venerdì e il sabato dal 10 luglio al 15 agosto, dalle ore 18 alle ore 22 circa, un programma con teatro per famiglie, circo e danza contemporanea, musica e prosa. Più di 50 spettacoli compongono, nella varietà di artisti e generi, un unico palinsesto, che abbina alla visita dei magnifici spazi reali un’occasione di grande spettacolo dal vivo.

 

PROGRAMMA DI VENERDÌ 14 e SABATO 15 AGOSTO

 

PRIMO ATTO per i più piccoli

Venerdì 14 agosto ore 18 – Boschetto della musica

DOLCEMIELE

Un racconto a quadri

Liberamente tratto dall’opera di Roald Dahl

di Silvia Elena Montagnini e Bobo Nigrone

con Silvia Elena Montagnini

regia Bobo Nigrone

ONDA TEATRO

Il racconto che prende vita parte dalla suggestione legata al romanzo Matilde di Roald Dahl. È la storia di Dolcemiele, Matilde e altri personaggi che, con l’avanzare della vicenda, svelano la storia della bambina, della maestra e delle loro famiglie che si sciolgono per dar vita ad una nuova famiglia, meno convenzionale, nella quale regnano sostegno e amore. È una storia che racconta l’importanza dell’ascolto e della comprensione e soprattutto, racconta che non sempre tutto è come appare.

 

Sabato 15 agosto ore 18 – Boschetto della musica

PIGIAMI

di Nino D’Introna, Graziano Melano, Giacomo Ravicchio

regia Nino D’Introna e Giacomo Ravicchio

con Pasquale Buonarota e Alessandro Pisci

FONDAZIONE TEATRO RAGAZZI E GIOVANI

Dopo 36 anni e oltre 2000 rappresentazioni nel mondo Pigiami ha dimostrato di possedere un linguaggio sempre attuale, di una rara freschezza e longevità, che ne fa un vero e proprio classico del teatro per i giovani. La stanza da letto di un adulto che, nella solitudine della sera, scopre il piacere di ridiventare bambino; un posto dove può trovarsi solo a giocare con se stesso. Allora può capitare che arrivi uno

sconosciuto, forse un amico… I due dapprima con cautela, poi sempre più affiatati, entrano l’uno nel gioco dell’altro. Curiosità reciproche, crudeltà, tenerezza si alternano in una girandola che ha il colore dominante di una nuova amicizia.

 

INTERVALLO in musica con aperitivo

Venerdì 14 agosto ore 18,30 – Cascina Medici

NOBILI A CORTE E DIVAGAZIONI

con Francesco Barbieri, clarinetto

Lucia Sacerdoni, violoncello

Hinako Kosaka, pianoforte

CONSERVATORIO G. VERDI DI TORINO

Programma:

Arciduca Rodolfo d’Austria: Trio in mi bemolle maggiore

  • Allegro moderato
  • Scherzo, allegretto
  • Larghetto. Tema e variazioni sull’Ottetto del Principe Louis Ferdinand di Prussia

Standard Jazz

Sabato 15 agosto ore 18,30 – Cascina Medici

VIVALDI VS PIAZZOLLA

con Ester Turolla, pianoforte

Lucia Sacerdoni, violoncello

CONSERVATORIO G. VERDI DI TORINO

Programma:

  1. Vivaldi: Sonata n. 7 in la minore RV 43
  • Largo
  • Allegro poco
  • Largo
  • Allegro
  1. Piazzolla:
  • Le Grand Tango
  • La fortezza dei grandi perché
  • Jeanne y Paul

 

 

SECONDO ATTO con i linguaggi del contemporaneo

Venerdì 14 agosto ore 19,30 – Giardino delle rose

Sabato 15 agosto ore 19,30 – Giardino delle rose

IMPRO_HARP per una danzatrice e un’arpa

all’arpa Federica Magliano

composizione istantanea Viola Scaglione

BTT – Balletto Teatro di Torino

Impro_HARP è un lavoro in continua trasformazione. La danzatrice, attraverso pratiche di composizione istantanea e partiture di improvvisazione in forte relazione con la musica, slegandosi da scritture coreografiche fisse abbraccia territori di movimento che sono fluidi e mutevoli. Cuore di Impro_HARP è il dialogo orizzontale tra danza e musica. Impro_HARP é generatore di domande coreografiche, che ruotano intorno a quattro principi cardine: Ricordo, Necessità, Condivisione e Percezione.

 

a seguire

CONCEPT#ONE

musiche Giorgio Li Calzi

con Emanuele Piras

BTT – Balletto Teatro di Torino

In CONCEPT#1 i corpi danzanti del Balletto Teatro di Torino diventano la base per un nuovo alfabeto dinamico e fanno sì che grafica e movimento coreutico dialoghino fra loro in un perfetto connubio. Nessun happening è uguale a quello precedente.

 

GRAN FINALE con i nomi dello spettacolo dal vivo italiano

Il Gran Parterre Juvarriano ospita il main stage, con i grandi nomi dello spettacolo dal vivo italiano, in scena dalle ore 20.30.

 

Venerdì 14 agosto ore 20,30 – Gran Parterre

LA VEDOVA SOCRATE

con Lella Costa

di Franca Valeri

regia di Stefania Bonfadelli

CTB – Centro Teatrale Bresciano / MISMAONDA

Lella Costa raccoglie l’invito di Franca Valeri, grande matriarca del teatro italiano che quest’anno compie cent’anni, ad interpretare La vedova Socrate, il testo da lei scritto e interpretato per la prima volta nel 2003. Protagonista è Santippe, moglie di Socrate, che si sfoga raccontando tutto ciò che il marito e suoi amici le hanno fatto passare e si rivolge soprattutto alle donne. Lo spettacolo è un concentrato di ironia corrosiva, analisi sociale e rivendicazione disincantata.

Sabato 15 agosto ore 20,30 – Gran Parterre

PERPENDICOLARE

di e con Cristina Donà, Daniele Ninarello, Saverio Lanza

consulenza drammaturgica Gaia Clotilde Chernetich

movement Coach Elena Giannotti

FONDAZIONE FABBRICA EUROPA / CODEDUOMO

in coproduzione con Festival Danza Estate / Orlando Festival – Operaestate Festival Veneto

in collaborazione con Festival Aperto – Reggio Emilia.

realizzato in residenza a Teatri di Vita nell’ambito del programma Artisti nei territori della Regione Emilia-Romagna

“Perpendicolare” come la potenza del gesto, come il profondo desiderio di relazione. Canzoni che risuonano nei corpi. Movimenti che fioriscono dalle parole e dai suoni. “Perpendicolare” è un innesto

affascinante e naturale tra il mondo musicale di Cristina Donà e la danza del coreografo Daniele Ninarello, plasmati e cuciti insieme dal musicista e compositore Saverio Lanza. Un incontro che muove verso territori espressivi profondi che indagano direzioni multidisciplinari inusuali e intrecci di senso inaspettati. Materiale inedito nato appositamente per lo spettacolo e alcune tra le canzoni più note della cantautrice si aprono nello spazio della performance come una visione che scorre fin sotto la pelle di chi ascolta.

Per assistere alle attività spettacolari, sarà sufficiente il biglietto di ingresso alla Reggia che fino al 16 agosto prevede un’apertura straordinaria serale (tutti i giorni fino alle ore 22; la domenica fino alle ore 18.30). Il biglietto di ingresso serale ha un costo di euro 6,00. Maggiori informazioni sul sito lavenariareale.it.

Con l’arrivo dell’Estate e il desiderio delle persone di stare all’aria aperta in questo particolare periodo, la Reggia di Venaria cambia orario e prolunga la possibilità di visitare la Reggia, i Giardini e la mostra Sfida al Barocco fino a sera. Oltre agli spettacoli nei Giardini è possibile visitare il Piano Nobile della Reggia, lasciandosi così affascinare dai maestosi ambienti barocchi illuminati dalla suggestiva luce del crepuscolo, ammirare la Scuderia Grande con il fiabesco Bucintoro dei Savoia e la grandiosa Citroniera, sede dell’imperdibile mostra Sfida al Barocco. Roma Torino Parigi 1680 – 1750. Il relax e il divertimento continuano con la possibilità di concedersi deliziosi aperitivi al raffinato Caffè degli Argenti, al suggestivo Patio dei Giardini e presso Cascina Medici del Vascello, in coincidenza con gli spettacoli.

www.piemontedalvivo.it

A Quaglieni il Premio Salvador de Madariaga

Il premio  “Salvador de Madariaga“ 2020  per gli studi storici è stato conferito al prof. Pier Franco Quaglieni, storico e giornalista, direttore del Centro “ Pannunzio” e presidente emerito della Società internazionale  di studi storici

La consegna del premio avverrà in autunno  a Madrid in data da determinare. De Madariaga, storico, giornalista, diplomatico spagnolo, fu un maestro del pensiero liberale europeo, amico di Mario Pannunzio.
Fiero oppositore della  dittatura di Franco, visse in esilio fino alla morte del Caudillo e fu, come disse di se’ ,”un liberale rivoluzionario“ fuori dagli schemi ideologici, anticipando i tempi.
Nella motivazione viene messo in rilievo “l’appassionato impegno del prof. Quaglieni per la libertà di pensiero e per il diritto al  dissenso politico che ha saputo praticare, pagando sempre di persona con coerenza per oltre cinquant’anni “

Il Templare di Moncucco

Anche solo a pronunciarlo, il nome Templari suscita particolari emozioni e soprattutto rievoca quell’antico mondo cavalleresco che cerchiamo in qualche modo di far rivivere, di riportare alla luce dalle tenebre della storia

E poi scopriamo che nei luoghi da noi visitati spunta spesso qualcosa che rimanda a quel mondo e a quell’epoca lontana, qualcosa che era appartenuto ai templari, una chiesa, una “domus”, un castello, una fortezza, una croce, una moneta, un sigillo.

Oppure emergono figure templari, uomini templari, nati e vissuti vicino a noi. Si è scritto molto sui templari e si continua a scrivere fin troppo, sono stati pubblicati ottimi libri ma anche testi scadenti, film pregevoli e altri mediocri. Si contano sull’argomento storici seri e competenti accanto a scrittori meno documentati e a volte un po’ improvvisati. Tra i primi spicca Bianca Capone Ferrari, residente a Torino, che da qualche decennio si dedica alla ricerca degli insediamenti dell’Ordine del Tempio in Italia. Fondatrice della Libera associazione ricercatori templari italiani, è tra i maggiori studiosi del fenomeno medioevale templare nella nostra penisola ed è autrice di vari libri e saggi sul tema. Nella sua vita di studiosa ha scoperto e individuato anche il Templare di Moncucco Torinese, nato nel piccolo paese situato nelle vicinanze di Castelnuovo don Bosco, nell’astigiano confinante con la provincia di Torino, più noto per la Freisa e le trattorie che per il suo castello che dalla collina domina la valle. Eppure proprio in quel castello nacque un certo Jacopo da Moncucco, l’ultimo templare italiano al quale Bianca Capone Ferrari ha dedicato un romanzo storico. Dalle sue ricerche su questo personaggio è nato il libro “Il Templare di Moncucco”, Edizioni Federico Capone, una storia avventurosa e drammatica dell’ultimo Maestro d’Italia dell’Ordine Templare, Jacopo da Moncucco.

 

Nato nel Castello dei Grisella e vissuto a metà fra il XIII e XIV secolo, Jacopo da Moncucco è stato l’ultimo Gran Maestro e precettore d’Italia dell’Ordine dei Templari, una delle più importanti associazioni monastico-cavalleresche del Medioevo, fondato nel 1118-19 da Ugo de Payns. “Sulla vita e sulle gesta di Jacopo non sappiamo quasi nulla, scrive l’autrice, e le poche notizie sono desunte dagli interrogatori dei Templari processati negli Stati della Chiesa, in Toscana e a Cipro e da qualche documento riguardante locazioni, permute e donazioni di terre e case”. Nel libro si parla della vita di Jacopo prima della soppressione del Tempio ordinata dal re di Francia Filippo IV il Bello e poi della fase successiva quando l’ex templare, diventato chierico di una chiesetta piemontese, la pieve di San Cassiano di San Sebastiano Monferrato, entra in contatto con il mondo della campagna, impregnato a quel tempo di credenze magiche e di superstizioni. In realtà, nel castello di Moncucco nacquero due cavalieri templari: i fratelli Iacopo e Nicolao. Il secondo fu arrestato e processato nell’isola di Cipro mentre Iacopo divenne precettore di Santa Maria del Tempio di Bologna alla fine del Duecento e nel 1303 divenne precettore di Lombardia, Roma e Sardegna. Nel 1308 si perdono le sue tracce come Templare. Ricercato dagli inquisitori fu condannato in contumacia per non essersi presentato al processo ai templari nello Stato Pontificio. Dov’era Jacopo quando fu condannato? “Forse ritornò nel suo castello del basso Monferrato, spiega la Capone Ferrari. Gli storici dell’epoca sostengono che molti cavalieri appartenenti a famiglie prestigiose tornarono nelle loro dimore senza essere molestati. Se diamo per certa quest’ipotesi, Jacopo rimase nella sua Moncucco fino al 1316”.

Filippo Re

In prima a Bardonecchia “La civiltà liberale” di Quaglieni

Martedì 11 agosto alle ore 17,30, nel Palazzo delle Feste di Bardonecchia, sala Giolitti, avrà luogo la prima presentazione nazionale del libro di Pier Franco Quaglieni Mario Pannunzio. La civiltà liberale, Golem Edizioni. Presentatori: prof. Maurizio Ceccon e prof. Giuseppe Piccoli.

Il libro ricostruisce storicamente la figura di Mario Pannunzio, uomo di cultura, giornalista e uomo politico tra i più importanti del Novecento, attraverso saggi, articoli e testimonianze di numerose personalità ed amici tra i quali Giovanni Spadolini, Alberto Ronchey, Indro Montanelli, Marco Pannella,  il cardinale Ravasi ,Mario Soldati, Pierluigi Battista, Mirella Serri.

I “sussurri” della natura si perdono nelle opere di Serena Zanardo

Sino al 25 ottobre presso la Galleria “Arte per Voi” di Avigliana

Si è scritto che la mostra Sussurri nel bosco, a cura di Luigi Castagna e Giuliana Curino, con cui Serena Zanardo presenta le sue opere fino al 25 ottobre (ogni sabato e domenica, dalle 16 alle 20) presso lo spazio di “Arte per Voi” ad Avigliana, è “da visitare in punta di piedi”: e credo sia vero.

Un insieme di sensazioni e suggerimenti, una ricerca per ascoltare quanto le piccole entità di un fiore o di un albero possono dirci, una poetica delicata e sottile, fatta a volte di una natura anche senza peso, che non può farci restare insensibili. Un racconto, un cumulo di pensieri, reso sottovoce, ma allo stesso tempo forte, vivace, pieno di significati. Una rappresentazione del mondo naturale che corre parallelo a storie e leggende, ad un mondo in cui ancora circolano sogni, figure impercettibili, panorami avvolti dalla nebbia, spruzzi di neve, colori accesi e altri che a fatica tentano di esplodere dal terreno, crescite solitarie e macchie folte. Visioni immediate o forse ricordi che riemergono a poco a poco, lenti. A guardare il tratto perfetto delle sue Sinfonie che cavalcano il tempo delle stagioni, di certi fiordalisi – non immagini destinate semplicemente al foglio ma autentiche tracce di vita – o il tangibile lavoro di un’ape sul fiore su cui s’è posata (All’opera) o la massa di un cardo (Fiore della vita), sontuoso e sfaccettato, pronto a essere colto con ogni attenzione, o i tralci di una vite, appare tutta la poesia e la tecnica della Zanardo (acquerello, tempera e matite colorate su carta), la sua voglia di partecipare a quel mondo che descrive, di porgerlo a chi guarda in ogni variopinta bellezza, concretizzando quegli angoli appartati, quelle tracce, gli intrichi di frutti e fiori con una invidiabile delicatezza. Che forse non può essere allontanata da un’ombra di malinconia.

rb.

 

“Fiore della vita”, 2018, cm. 18 x 27, acquerello e matite colorate su carta

“All’opera”, 2016, cm. 29 x 18,5, acquerello e matite colorate su carta

“Nel blu dipinto di blu”, 2020, cm. 26 x 16, acquerello, tempera e matite colorate su carta