CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 567

I vestiti del grande cinema in mostra alla Mole

 

La Sartoria Annamode è un’autentica  eccellenza torinese del Made in Italy dagli anni Cinquanta a oggi nel realizzare abiti per il cinema

Alla Mole, il Museo Nazionale del Cinema inaugura venerdì 14 febbraio la mostra ‘Cinemaddosso, i costumi di Annamode da Cinecittà a Hollywood’, curatrice  Elisabetta Bruscolini.

 

Sono esposti 100 costumi per 40 film. Nel percorso  ogni abito è esposto come un’opera d’arte e corredato da brani di film, citazioni, e pannelli touch. Passeggiando sui 280 metri della rampa sotto la volta dell’edificio  dell’Antonelli si rivivono  70 anni della storia imprenditoriale al femminile delle sorelle Anna e Teresa Allegri, che hanno reso celebre la Annamode in tutto il mondo.

 

“La mostra – sottolinea  il presidente del Museo del Cinema, Enzo Ghigo (nella foto ) – è il primo grande evento organizzato dal Museo nell’ambito delle celebrazioni di Torino Città del Cinema 2020″.

Sarà  visitabile fino al 15 giugno. Esposti  costumi di film come Guerra e Pace di King Vidor (1956), Matrimonio all’italiana di Vittorio De Sica (1964),  Marie Antoinette di Sofia Coppola (2006).

Al Regio è tempo di Nabucco

L’opera rappresentò il primo trionfo di Giuseppe Verdi. Il coro ne è protagonista indiscusso

Il coro rappresenta sicuramente il nucleo portante del Nabucco di Giuseppe Verdi in scena al teatro Regio di Torino, di cui l’atteso debutto è previsto stasera alle 20. L’opera, che verrà rappresentataper dieci recite fino a sabato 22 febbraio prossimo, nasce da una nuova produzione del Teatro Regio di Torino, in collaborazione con il Teatro Massimo di Palermo e con il contributo della Reale Mutua, che stasera offrirà un buffet. La regia è firmata da Andrea Cigni, l’Orchestra del Teatro Regio è diretta dal maestro Donato Renzetti, il Coro dal maestro Andrea Sechi.

“Il coro rappresenta un elemento fondamentale nel Nabucco spiega il maestro Andrea Sechi  in mancanza del quale il dramma mancherebbe della sua ragion d’essere. I solisti presentano, infatti,delle forti caratterizzazioni ed una precisa funzione. Lo sfondo, sia dal punto di vista drammaturgico sia da quello musicale, è dato dal coro. Del resto l’opera del Nabucco, tra le più celebri del repertorio verdiano, si apre con la famosa aria “Gli arredi festivi“.

Nel ruolo di Nabucco si alterneranno i baritoni Giovanni Meoni, Damiano Salerno e Leo Nucci, grande leggenda del mondo della lirica che ha fatto di questo personaggio verdiano il suo cavallo dibattaglia. Nel ruolo di Abigaille si alterneranno le soprano Csilla Boross e Tatiana Melnychenko; in quello di Ismaele i tenori Stefan Pop e Robert Watson. Nel ruolo di Zaccaria di alternano quali interpreti Riccardo Zanellato e Ruben Amoretti, infine in quello diFenena le mezzosoprano Enkelejda Shkosa ed Agostina Smimmero.

L’opera di soggetto biblico, su libretto di Temistocle Solera, rappresentò il primo grande successo del compositore nativo di Roncole di Busseto. Il celebre coro “Va’ pensiero “, per decenni considerato tiepidamente dalla critica, ebbe la sua consacrazione grazie allo stesso Verdi, in una tarda rievocazione del melodramma, diventando addirittura mitologia dopo l’esecuzione diretta da ArturoToscanini un mese dopo la morte del maestro.

La grande originalità verdiana consistette nel rendere il coro un elemento centrale del dramma,  vale a dire un vero e proprio personaggio,  apace di entrare dentro i fatti, non soltanto semplicemente commentandoli o raccontandoli. Verdi è stato in grado di condensare la portata emotiva e scenica della storia nel cosiddetto “coro-nazione”, un gruppo coeso e forte, destinato a trionfare, ad andare, nel corso dell’opera, in battaglia,  perderla, poi attaccare di nuovo con furore, lamentare la libertà perduta, prepararsi al martirio ed essere capace a risorgere. Al di là  dellepossibili connotazioni patriottiche e politiche, in questo si concentrala scelta vincente di Verdi.

Mara Martellotta 

Le Acrobazie Musicali di una coppia in disaccordo

Venerdì 14 e sabato 15 febbraio 2020 | Ore 21.00 Teatro Le Musichall – Corso Palestro 14, Torino

SCONCERTO D’AMORE

Di e con: Ferdinando D’Andria e Maila Sparapani

 

Un concerto-spettacolo innovativo, che porta in scena una storia d’amore travagliata, nella quale ognuno di noi può riconoscersi, attraverso l’ironia e le “Acrobazie Musicali” di una coppia in disaccordo. Sconcerto d’amore è un concerto-spettacolo comico con acrobazie aeree, giocolerie musicali e prodezze sonore.

Nando e Maila hanno fatto una scommessa: giocare ai musicisti dell’impossibile trasformando la struttura autoportante, dove sono appesi il trapezio e i tessuti aerei, in un’imprevedibile orchestra di strumenti. I pali della struttura diventano batteria, contrabbasso, violoncello, arpa e campane che insieme a strumenti come tromba, bombardino, fisarmonica, violino e chitarra elettrica, creano un’atmosfera magica definendo un insolito mondo sonoro. Nando e Maila interpretano una coppia di artisti: musicista eclettico lui e attrice-acrobata lei, eternamente in disaccordo sul palcoscenico come nella vita.

Dunque…come fare per spezzare la monotonia di coppia quando il pentagramma, seppur ricco di variazioni sul tema, si riduce sempre alla stessa solfa? Cogli la prima mela! Inaspettatamente, ai due attori se ne aggiunge un altro, uno spettatore inconsapevole, l’oggetto del desiderio per Maila. Un concerto-commedia all’italiana – dove si passa dal rock alla musica pop suonata a testa in giù dai tessuti aerei fino a toccare arie d’opera e musica classica – che condurrà il pubblico in un crescendo di emozioni. Ogni dissonanza si risolverà in piacevole armonia, con un poetico “happy ending” sul trapezio.

Donne in guerra, Sottodiciotto presenta “For Sama”

Proiezione in anteprima, mercoledì 12 febbraio. Torino, Cinema Centrale, ore 19.45

Sottodiciotto Film Festival & Campus e la casa di distribuzione Wanted presentano in anteprima torinese, in versione originale sottotitolata in italiano, domani, mercoledì 12 febbraio, al Cinema Centrale, alle ore 19.45, il film For Sama (Alla mia piccola Sama), realizzato dalla giornalista siriana Waad al-Kateab insieme con il regista inglese Edward Watts.

Girato durante la lunga battaglia di Aleppo, il film è candidato all’Oscar 2020 nella categoria “miglior documentario” e vanta già un numero eccezionale di riconoscimenti internazionali. Nella lista degli oltre 50 premi vinti dal lungometraggio in tutto il mondo, figurano quattro British Independent Film Awards, un BAFTA e un European Film Award come “Best documentary”, oltre all’Œil d’or al Festival di Cannes. In Italia ha vinto al Biografilm Festival il Best Film Unipol Award, il premio assegnato dalla giuria internazionale – che lo ha definito “un film potentissimo, straziante, ma al contempo pieno di vita, di amore e di voglia di futuro” – e quello del pubblico.

Frutto della selezione di circa 300 ore di riprese quotidiane, effettuate da Waad al-Kateab negli anni più cruenti del conflitto siriano, For Sama è un viaggio intimo nell’esperienza femminile della guerra, raccontata da una giovane madre alla sua piccola figlia.  Waad ha 21 anni ed è una studentessa universitaria quando, nel 2011, sull’onda delle primavere arabe, i giovani di Aleppo insorgono contro la dittatura di Bashar al-Assas, domandandone a gran voce la fine. La spietata repressione del regime, che darà luogo alla più sanguinosa guerra civile del nostro tempo, induce molti a fuggire dal Paese. Ma Waad sceglie di restare nella città dilaniata e di sposarsi con Hamza, un medico che sarà l’ultimo rimasto, nella zona ribelle, a curare centinaia di feriti al giorno, nei mesi atroci dell’assedio alla città.

For Sama è una videolettera d’amore indirizzata da Waad alla loro bambina nata sotto le bombe per spiegarle perché i suoi genitori hanno voluto rimanere ad Aleppo e tenerla con sé su quello che allora era un fronte di guerra e il teatro di una catastrofe umanitaria. Reportage drammatico e insieme diario personale e familiare, il film è una storia di resistenza e di speranza, in cui spicca, in una cornice di devastazione, lo sforzo costante di ritrovare barlumi di normalità e ricreare una quotidianità in grado di preservare la piccola Sama dalla paura e dall’angoscia della guerra: «Fin dall’inizio – ha detto l’autrice – ho capito che ero più affascinata dal catturare storie di vita e umanità, piuttosto che concentrarmi sulla morte e la distruzione».

La proiezione sarà introdotta da Enrico Bisi, direttore di Sottodiciotto Film Festival & Campus, Giampiero Leo, vicepresidente del Comitato per i diritti umani della Regione Piemonte, e Hadil Tarakji, insegnante e traduttrice. Il film uscirà nelle sale il 13 febbraio, con il patrocinio di Amnesty International Italia e la voce narrante doppiata da Jasmine Trinca.

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Ingressi: biglietto intero € 8, ridotto € 5
Info: Sottodiciotto Film Festival & Campus c/o AIACE Torino, Galleria Subalpina 30, Torino; tel. 011 538962, info@sottodiciottofilmfestival.it, www.sottodiciottofilmfestival.it
Cinema Centrale, Via Carlo Alberto 27, Torino; tel. 011 540110

Proiezione nell’ambito di Torino Città del cinema 2020

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Alla mia piccola Sama (For Sama) di Waad al-Kateab e Edward Watts (Regno Unito/ Siria 2019, 100’)
La storia di Waad al-Kateab attraverso gli anni della rivolta di Aleppo, in Siria, quando si innamora, si sposa e dà alla luce Sama, il tutto mentre intorno esplode il conflitto. La sua camera raccoglie storie incredibili di perdita, risate e sopravvivenza mentre Waad si chiede se fuggire o meno dalla città per proteggere la vita di sua figlia, in un momento in cui partire significa abbandonare la lotta per la libertà per la quale ha già sacrificato così tanto. La storia di Waad inizia nel 2012 quando era studentessa di marketing alla Aleppo University. Le proteste contro la terribile dittatura di Assad scoppiano anche all’interno dell’ateneo e Waad è una delle prime a prenderne parte. Con la sua macchina fotografica documenta la gioia e l’ottimismo di quei primi giorni. È allora che incontra un giovane medico di nome Hamza insieme al quale, con un gruppo di amici, continua a manifestare anche quando il regime ricorre alla violenza per soffocare le rivolte, gettando la città in una vera e propria guerra. Alcuni loro amici muoiono e loro stessi sfuggono per un soffio ai cecchini, agli attacchi aerei e alle bombe. Ogni momento viene ripreso dalla loro telecamera e, nel mezzo di tutto ciò, Hamza chiede a Waad di sposarlo. Dopo poco tempo Waad rimane incinta e i due ragazzi conducono una vita familiare del tutto simile a quella di qualsiasi giovane coppia, tranne per il fatto che la loro luna di miele si svolge in un momento di guerra. Quando i russi intervengono a sostegno del regime, nel settembre 2015, la repressione nei confronti dei ribelli diventa feroce. Eppure, nonostante la paura, Waad e Hamza decidono di non fuggire dalla città come molti altri, ma di restare e continuare a combattere per la libertà rendendosi conto che quella lotta non è più solo per loro ma soprattutto per il futuro della figlia. Sama nasce il 1 ° gennaio 2016, un piccolo raggio di speranza in mezzo caos. Il primo anno di vita di Sama è l’ultimo di guerra per la città, un momento di oscurità quasi inimmaginabile. Il regime e i suoi alleati ricorrono a ogni atrocità possibile per eliminare i ribelli. L’ospedale di Hamza è bombardato. Vengono assediati e assistono ad attacchi sferrati con ogni tipo di arma, dai gas alle bombe a grappolo che producono veri e propri massacri anche di donne e bambini. Ma nonostante tutto, Waad e Hamza hanno la gioia di essere diventati genitori che dà loro la forza di resistere a lungo, ma non evita che quando la situazione precipita siano comunque costretti all’esilio.
Quando stanno per lasciare la loro città hanno le lacrime agli occhi: una città distrutta, quel luogo dove è nato e morto un sogno di libertà. Sama così diventa un simbolo di amore e speranza che la violenza dei tiranni non potrà distruggere.

Agli Oscar con “Parasite” vince il cinema d’Oriente

L’Oscar 2020 verrà ricordato come l’Oscar delle sorprese, che in una notte ha sparigliato le carte ordinatissime della vigilia, della sala del Dolby Theatre ad applaudire chi mai si sarebbe pensato di applaudire, dello sconcerto e delle risate dei vincitori ancora in stato di sogno, delle lacrime in bilico su occhi sgranati e increduli

 

Perché non era mai successo, in 92 anni dacché respira l’Academy, di premiare un film di lingua non inglese, di mettere in ombra colleghi più ricercati e sicuri, leggi Scorsese Tarantino Mendes, colonne hollywoodiane, di dare il giusto riconoscimento ad un affresco, ironico e cruento al tempo stesso, che analizza con il suo racconto tutto invenzioni e giravolte stracolme d’intelligenza e universalizza la lotta di classe, la sempiterna battaglia tra chi ha e chi non ha.

Trionfa Parasite di Bong Joon Ho (già Palma d’oro a Cannes), trionfa la Corea del Sud, con quattro statuette da tenere ben strette in mano, le maggiori, quelle che hanno più peso, miglior film in assoluto, miglior regia, miglior film internazionale (come si dice da questa edizione: e qui a riporre grandi speranze era l’Almodovar di Dolor y gloria) e miglior sceneggiatura originale – un vero gioiello! -, trionfa il cinema “altro”, quello che non sta all’ombra dell’industria americana, trionfa quel cinema che ti spinge ad approfondire con una seconda visita, ad una lettura mai frettolosa, ad apprezzare una messinscena straordinaria di piccoli tocchi e di grandi esplosioni, a ripercorrere quelle nominations di migliori film e a convincerti appieno che la multiforme giuria ha davvero fatto un buon lavoro e s’è espressa al meglio.

Lasciando che tutti gli altri premi si diffondessero a pioggia su questo o su quel titolo. Come da previsioni, i migliori attori sono Joaquin Phoenix per Joker e Renée Zellweger per il non eccelso Judy (ma lei è davvero straordinaria nella rivoluzione del suo corpo e del suo viso, nell’aggrapparsi ai figli e alla vita, nel disfacimento e nella sconfitta), i migliori attori non protagonisti, come da previsioni, Laura Dern per Storia di un matrimonio e Brad Pitt, una statuetta alla sua bravura dimenticando quei monumenti che sono Joe Pesci e Al Pacino in Irishman di Scorsese. Nessuno ha pensato di prendere in considerazione Piccole donne di Greta Gerwig se non per i costumi e di questo dobbiamo essere davvero grati al Cielo, Tarantino si deve accontentare dei riconoscimenti davvero circoscritti a Brad e alla miglior scenografia, Jojo Rabbit di Taika Waititi avrà unicamente da rallegrarsi per la statuetta alla miglior sceneggiatura non originale. Il superpronosticato 1917 con il superpubblicizzato e falso pianosequenza di Sam Mendes ha incrociato soltanto tre premi tecnici (quanto ci aveva convinto vedendo la storia dei due soldatini portaordini attraverso le trincee), effetti speciali e sonoro nonché l’obbligato inchino alla magistrale fotografia di Roger Deakins, già vincitore due anni fa, mentre Le Mans ’66 firmato da James Mangold si porta a casa l’Oscar per il montaggio delle immagini e del sonoro. Martin Scorsese sta a guardare a mani vuote e sorride a chi gli proclama devozione e influenze come alla sala in piedi in una riconoscente standing ovation. E Elton John canta al pianoforte la canzone vincitrice di Rocketman: ma la festa è tutta per questo cinema d’Oriente che ha tutte le carte in regola per appassionarci e per farci discutere.

 

Elio Rabbione

Il monumento a d’Azeglio e i teppisti ignoranti

Il monumento a Massimo d’Azeglio all’ ingresso del  Valentino tra corso Vittorio  Emanuele e corso Massimo d’Azeglio è stato insudiciato di scritte dei soliti teppisti che non sanno nulla 

Si tratta di gente che non  riesce a distinguere neppure  un monumento e  non sa ovviamente a maggior ragione chi sia stato d’Azeglio. Sono ignoranti, figli della non-scuola di oggi, che non sanno nulla e non sono neppure scientemente consapevoli di oltraggiare una grande figura della storia italiana. D’Azeglio fu uno statista  che  ebbe un ruolo importante nel Risorgimento, un letterato e un memorialista  significativo, un pittore molto apprezzato sopratutto oggi.  Rappresentò con grande dignità  l’anima moderata del Risorgimento,  anche se non ebbe le doti politiche di Cavour. Ebbe però chiaro il limite dell’opera sovrumana intrapresa da Cavour che la sua morte nel 1861 interruppe bruscamente , impedendo al Gran Conte di “fare gli Italiani“. D’Azeglio non scrisse esattamente queste parole, ma questo era il suo lucidissimo  pensiero critico. A Torino gli hanno  anche dedicato un liceo classico che gode di grande fama. Scrivo queste cose non per rendere edotti gli ignoranti  che hanno sporcato il suo  monumento in modo indecente. Essi non capirebbero. Queste cose le scrivo, rivolgendomi ai nostri amministratori che forse sono troppo distratti. Infatti in una città civile avrebbero già provveduto a cancellare e a ripulire  un angolo di storia torinese, piemontese ed italiana molto importante.
Pier Franco Quaglieni
scrivere a quaglieni@gmail.com

Con Biblio Tour alla scoperta dei libri

Il nuovo format di conferenze promosso da GiovedìScienza e Biblioteche civiche torinesi

Primo appuntamento mercoledì 12 febbraio ore 17.45 – Biblioteca civica Centrale Via Cittadella 5, Torino

La conferenza scientifica cambia volto e il pubblico diventa protagonista attivo! Prende il via a Torino BIBLIO_TOUR, il nuovo format di conferenze partecipate promosso da GiovedìScienza in collaborazione con le Bilioteche civiche torinesi.

Un ciclo di quattro incontri che si terranno nelle biblioteche aderenti al progetto, in cui verranno affrontati gli obiettivi fissati nell’Agenda 2030.

Cambiamento climatico, economia e finanza per il cittadino, rivoluzione digitale e rapporto tra scienza, tecnologia e società. Il pubblico, nelle settimane precedenti l’incontro, avrà l’opportunità di informarsi e approfondire questi temi grazie ai materiali messi a disposizione dalle biblioteche e potrà depositare le domande per i relatori online, tramite l’apposito modulo a disposizione sui siti di GiovedìScienza e delle Biblioteche civiche torinesi o presso le biblioteche stesse.

A partire dalle domande del pubblico i relatori avranno due settimane di tempo per preparare la conferenza, individuando gli argomenti da approfondire.

Gli incontri saranno così costruiti grazie alla collaborazione del pubblico che continuerà ad interagire con il relatore anche durante la conferenza.

Un nuovo format che ha già ottenuto grande successo in tutta Europa e che sta muovendo i primi passi in Italia. BILBLIO_TOUR è un progetto nato con l’obiettivo di trovare nuove modalità per parlare di scienza e che mira al coinvolgimento diretto di nuovi pubblici.

 

CALENDARIO CONFERENZE

Mercoledì 12 febbraio 2020 ore 17.45

Biblioteca civica Centrale Via Cittadella 5

Scienza e società a cura di Observa Science and Society, con Giuseppe Pellegrini e Andrea Rubin.

Observa Science and Society è un centro di ricerca indipendente che promuove la riflessione e il dibattito sui rapporti tra scienza e società, favorendo il dialogo tra ricercatori, politica e cittadini. Ogni anno pubblica l’Annuario Scienza Tecnologia e Società, in cui fotografa la percezione dei temi scientifici nella cittadinanza. Giuseppe Pellegrini e Andrea Rubin, ricercatori di Observa, parleranno dei temi caldi del dibattito contemporaneo, dai vaccini al cambiamento climatico, cercando di capire cosa ne pensino i cittadini e come sia possibile discuterne in modo civile ed efficace. Saranno presenti anche gli studenti di una scuola superiore cittadina che presenteranno una loro ricerca sulla percezione dei temi scientifici nei giovani.

 

Giovedì 12 marzo 2020 ore 17.45

Biblioteca civica Villa Amoretti, Corso Orbassano 200

Cambiamento climatico con Elisa Palazzi.

Il cambiamento climatico generato dalle attività umane è forse l’argomento più discusso negli ultimi tempi in ambito scientifico. C’è molta confusione e molti sono i dubbi e le domande del pubblico. Proverà a mettere ordine nel dibattito Elisa Palazzi, ricercatrice presso l’Istituto di Scienze dell’atmosfera e del clima presso il CNR di Torino, esperta di modelli climatici e protezione ambientale, ma soprattutto appassionata divulgatrice.

Mercoledì 15 aprile 2020 ore 17.45

Biblioteca civica Don Milani, via dei Pioppi 43

Economia per il cittadino con Pietro Terna.

L’economia e la finanza negli ultimi anni si sono legate a doppio filo alle rivoluzioni tecnologiche della nostra epoca: il denaro circola con velocità impressionante, grazie alla rete e a sofisticati algoritmi; affidarsi alle macchine, però, in alcuni casi porta a disastri come crisi generalizzate e crolli in borsa. Si ha l’impressione che il cittadino risparmiatore sia del tutto impotente di fronte a certe dinamiche. A dissipare dubbi in materia sarà Pietro Terna, professore emerito di Modelli per l’economia all’Università di Torino, autorità nel campo delle applicazioni della matematica e della fisica alle scienze economiche.

Mercoledì 13 maggio 2020 ore 17.45

Biblioteca Calvino, Lungo Dora Agrigento 94

Rivoluzione digitale con Marco Mezzalama

Chi avrebbe scommesso, anche solo alle soglie del millennio, che le tecnologie informatiche e di rete avrebbero rivoluzionato in modo così clamoroso le nostre vite? Oggi tutto passa attraverso macchine e algoritmi, che ci permettono di comunicare con il mondo intero e spesso ci facilitano la vita, ma che comportano anche rischi di alienazione. E in un prossimo futuro delegheremo agli automi sempre più cose, come per esempio la guida delle automobili. Per fare il punto della situazione abbiamo chiamato Marco Mezzalama, del Politecnico di Torino, esperto informatico con una lunga carriera di conferenziere e divulgatore.

Per maggiori informazioni:

www.giovediscienza.it

www.comune.torino.it/cultura/biblioteche

Moduli online per depositare le domande ai relatori:

www.comune.torino.it/cultura/biblioteche

www.giovediscienza.it/it/biblio_tour

“Vitamine Jazz” arriva al centosessantesimo concerto

Gli appuntamenti di febbraio all’Ospedale Sant’Anna per la rassegna sono alla terza stagione, organizzati per la “Fondazione Medicina a Misura di Donna” e curati da Raimondo Cesa

I concerti avranno inizio dalle ore 10.00 nella sala Terzo Paradiso in via Ventimiglia 3 aperta al pubblico, dedicata alle pazienti e ai loro cari.

Martedì 11 febbraio “Gypsy Quartet”

Maurizio Mazzeo chitarra voce
Roberto Cannillo fisarmonica
Federico Fiore chitarra
Andrea Garombo contrabbasso

Il sound caldo e multietnico del Gypsy Jazz unisce questi musicisti dalle variegate esperienze in un progetto con colori d’altri tempi, senza perdere di vista il lavoro degli artisti dei giorni nostri. L’intenzione è di riproporre un genere raffinato ma al contempo divertente.
Il continuo migrare delle comunità zingare ha fatto sì che jazz, flamenco e musica francese si fondessero in un unico scenario in cui trovano spazio remake di celebri brani, sonorità popolari e improvvisazione. Il punto di riferimento è sicuramente il “maestro” Django Reinhardt, banjoista zingaro migrato in Francia alla fine degli anni ‘20, che a causa di una menomazione alla mano destra smise di suonare il banjo per passare alla chitarra. Egli inventò uno stile unico e innovativo, ancora oggi utilizzato e rivisitato dai più grandi musicisti manouche.

Giovedì 13 Febbraio

Emanuele Sartoris & Igor Vigna

Emanuele Sartoris pianoforte
Igor Vigna tromba

I grandi classici del jazz, da Duke Ellington a Miles Davis passando per Sonny Rollins. Gli Standard jazz costituiscono il cuore del genere e la lingua comune di tutti i jazzisti, di ogni provenienza e di ogni epoca. Il materiale, profondamente assimilato, viene restituito, elaborato attraverso le emozioni personali di ogni interprete rinnovandosi e ad ogni esecuzione in un ciclo infinito di rinascita.

Emanuele Sartoris
Nel 2017 riceve l’incarico da parte del conservatorio di Torino per l’insegnamento in qualità di tutor di Pianoforte complementare Jazz affiancando il docente Nico Morelli . Si laurea con il massimo dei voti in composizione ed orchestrazione jazz il 27/10/2017 presso il Conservatorio Giuseppe Verdi di Torino. Significativa per il 2017 la partecipazione come ospite musicale a sei puntate della trasmissione “ Nessun Dorma” condotta da Massimo Bernardini e mandata in onda in prima serata su Rai 5. Tra le collaborazioni in trasmissione si sottolineano quella con l’attore Eugenio Allegri durante il suo monologo sul celebre romanzo di Alessandro Baricco “Novecento” e l’arrangiamento ed esecuzione del brano “Speakering” di Ivano Fossati innanzi all’autore stesso.E’ stato ospite a New York agli inizi di ottobre del 2017 per la vincita di una borsa di studio venendo selezionato dalla Jullliard tra i migliori studenti del conservatorio per frequentare presso di loro una settimana di lezioni. Reduce da una tournèe a Madrid terminata il 5 novembre alla celebre sala Clamores, Il 16 novembre esce ufficialmente per la prestigiosa etichetta Dodicilune il suo disco in duo con il contrabbassista Marco Bellafiore “I suoni del male” che vanta le note di copertina del conduttore TV Massimo Bernardini ed è distribuito da IRD presso Feltrinelli e le migliori catene di vendita italiane.Nel 2018 la collaborazione con la trasmissione “Nessun Dorma” viene sottoposto a contratto con la Rai trasformando la sua partecipazione da saltuaria ad essere ospite musicale fisso, collaborando direttamente con ospiti del calibro di Enrico Rava e Tullio De Piscopo.

L’isola del libro

Rubrica settimanale sulle novità in libreria. A cura di Laura Goria

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Costanza DiQuattro “La mia casa di Montalbano”   -Baldini + Castoldi- euro   15,00

La casa è quella sulla spiaggia in cui, nella fiction, vive il commissario Salvo Montalbano, creato da Camilleri. Costanza DiQuattro è la nipote del proprietario della villa di Puntasecca e in questo delizioso libro ci racconta storia, aneddoti, abitanti e ricordi legati a quella terrazza appoggiata sul mare in cui il commissario più famoso d’Italia sorseggia caffè all’alba dopo una vigorosa nuotata. Ha il sapore nostalgico dell’infanzia dell’autrice che era solita trascorrere lì le vacanze estive con genitori e nonni. 16 anni idilliaci tra caldo, mare, pranzi amorevolmente cucinati dall’elegantissima nonna, che faceva trovare lenzuola di lino rosa con le iniziali ricamate di Costanza e di sua sorella Vichy. Momenti bellissimi trascorsi con l’affascinante nonno, “…avvocato per hobby, imprenditore per professione, sognatore nostalgico, bambino mai cresciuto”. Entusiasmanti pesche ai ricci con tanto di retino, nuotate in quel mare dal fondale sabbioso “…e limpido che diventa casa, un liquido amniotico nel quale sguazzare felici”. Un ritaglio di Eden perché, come scrive l’autrice, “In fondo al mare si spegne il rumore del mondo, si attutisce ogni dolore, si camuffa ogni pensiero”. Pagine indimenticabili in cui fanno capolino personaggi famosi, come lo scrittore Gesualdo Bufalino e l’editrice Elvira Sellerio, ospitati dai nonni. Poi c’è anche il racconto di come quella casa fu notata da chi di dovere e diventò il set della serie tv “Il commissario Montalbano”. Prendeva così vita la Vigata di Andrea Camilleri nel Golfo di Marinella: nella casa di villeggiatura di Giovannino DiQuattro “… proprio sulla spiaggia, quasi dentro al mare”. E con il successo della fiction arriverà anche il continuo pellegrinaggio dei fans alla scoperta della magica location, dove l’anziano proprietario finirà per   intrattenerli   piacevolmente.

 

Maria Dueñas “Le figlie del capitano” – Mondadori – euro 22,oo

In Spagna questo romanzo corposo si è rivelato un fenomeno editoriale; del resto, l’autrice già nel 2010 aveva fatto un bell’exploit con “La notte ha cambiato rumore” (oltre 5 milioni di copie). Questa sua ultima fatica letteraria è ambientata a New York nel 1936 ed è la storia della resilienza tutta al femminile delle giovani protagoniste, catapultate nel calderone multietnico dell’immigrazione di quegli anni. Inizia con il funerale di Emilio Arenas, spagnolo 52enne, sbarcato in America all’ inizio del 1929, pochi mesi prima del crollo della Borsa e della Grande Depressione. Tempismo pessimo per l’apertura del suo piccolo ristorante “El Capitán” sulla14° strada, nel cuore del quartiere spagnolo. Emilio rimane vittima di un infortunio che gli spezza vita e speranze. A piangerlo sono la moglie analfabeta Remedios –donna timorosa di tutto e chiusa ai cambiamenti- e le tre figlie Victoria, Mona e Luz. Dapprima tentano di continuare il lavoro paterno, ma si scontrano con le difficoltà del Nuovo Mondo. Il romanzo è la storia della loro complicata integrazione nella città caotica, dove arrancano con inesperienza e ingenuità. Tentano di rimettere in piedi la trattoria paterna che ribattezzano “Le figlie del Capitano”, e passano attraverso varie avventure e disavventure che le aiuteranno a maturare e fortificarsi. Poi c’è un nutrito corollario di personaggi che intersecano la strada della tre fanciulle: da un’eccentrica suora a un perfido avvocato, passando per personaggi realmente esistiti come l’erede al trono spagnolo Alfonso di Borbone (esiliato negli States per sfuggire alla guerra civile e al pugno duro del Regime Franchista). Sullo sfondo e grande protagonista è la minuziosa ricostruzione storica dello sviluppo veloce e multietnico della New York di quegli anni, con un occhio particolare al quartiere della Little Spain e alla sua metamorfosi.

 

John Galsworthy “Il patrizio” – Elliot-   euro 15,00

Tra le infinite e decisamente troppe uscite editoriali, ben venga la riscoperta di grandi autori classici. E’ il caso dello scrittore e drammaturgo britannico John Galsworthy (1867- 1933), autore della famosa”Saga dei Forsyte” e vincitore del premio Nobel per la letteratura nel 1932. Elliot riedita “Il patrizio” pubblicato per la prima volta nel 1911. E’ una storia di grandi ambizioni, politica, amori che si mettono di mezzo, convenzioni difficili da aggirare: tutto sullo sfondo di spettacolari tenute di campagna e blasonati palazzi londinesi in cui si fa politica. Protagonista è Lord Eustace Miltoun, rampollo primogenito di una famiglia nobile. Ha 30 anni ed ha viaggiato in lungo e in largo, è coltissimo (legge dalla poesia alla storia, dalla filosofia alle scienze sociali e alla religione), costruisce la sua ambiziosa   carriera politica all’ombra del padre e mira ad essere il candidato ideale al ruolo di Primo Ministro. Ma sulla sua strada incappa nella passione amorosa per l’affascinante Audrey Noel; peccato che non sia esattamente la compagna ideale per un uomo destinato a grandi cose in una società in cui l’etichetta è tutto. Si dice che sia divorziata, ma pare invece che sia ancora legata al marito, un uomo di Chiesa che si rifiuta di lasciarla libera. Per Eustace s’innesca la titanica lotta tra ragione e sentimento. E Galsworthy con la sua penna vi guida nei pensieri e nelle azioni del protagonista, caduto nelle spire del conflitto atavico tra la brama, da un lato, di potere e lustro e dall’altro, il sacrosanto diritto e desiderio di amare la donna che gli ha preso il cuore.

 

Georgina dona il compenso di Sanremo ai bimbi del Regina Margherita

Georgina Rodriguez, fidanzata di Cristiano Ronaldo, donerà all’ospedale Regina Margherita il compenso della sua partecipazione al Festival di Sanremo 

La notizia fresca è che Georgina Rodriguez, la fidanzata di CR7, ha donato il suo compenso all’ospedale Regina Margherita. Prima di parlare del compenso però cerchiamo di capire meglio chi è Georgina Rodriguez.

Ma chi è Georgina Rodriguez?

E’ la fidanzata di Cristiano Ronaldo, ma a parte questo non si sa molto di lei. 26 anni e argentina, nata da padre argentino e madre spagnola. Cresciuta in Spagna, ha frequentato le scuole lavorando come cameriera. E proprio per questo ha deciso di fare un’esperienza all’estero a Bristol, in Inghilterra, come ragazza alla pari.

Una volta rientrata in Spagna, ha lavorato nel settore della moda: prima nel negozio di Gucci e poi in quello di Prada all’interno del El Corte Inglés di Madrid. Ma l’incontro che le ha cambiato la vita è avvenuto nel 2016, durante un evento organizzato da Dolce & Gabbana. Ecco i particolari del loro primo incontro.