CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 567

Arteinfiera compie venticinque anni

In programma dal 15 al 24 marzo 2019 a Casale Monferrato

                        

La Mostra Regionale di San Giuseppe 2019 si avvicina a grandi passi all’edizione numero settantatre, che si svolgerà al Quartiere Fieristico della Cittadella di Casale Monferrato da venerdì 15 a domenica  24 marzo 2019. Ad organizzarla, all’insegna della continuità, sarà la D&N Eventi di Casale Monferrato, che ha già riconfermato gli ingredienti che avevano contribuito al grande successo dell’edizione del marzo 2018, ovvero de ‘La Fiera dei record’, con un afflusso senza precedenti di espositori e di pubblico: si tratta dell’ingresso gratuito e del percorso a giorni alterni, oltre che della tradizionale Piazzetta del Gusto con espositori provenienti da svariate regioni italiane. E quest’anno c’è una ricorrenza particolare. Arteinfiera, la mostra di arte contemporanea, fondata e curata dall’artista e critico d’arte Piergiorgio Panelli ha raggiunto il quarto di secolo di vita, risalendo la sua prima edizione, all’interno della Mostra Regionale di San Giuseppe a venticinque anni orsono. Il titolo di questa edizione è ‘Volare

lentamente’. “Questo titolo – dice Piergiorgio Panelli – è motivato dal fatto che in un momento in cui il mondo va esageratamente veloce, a lentezza è l’etica migliore per capire meglio noi stessi e le cose migliori da apprezzare come la bellezza e l’arte”. Per l’edizione 2019 Panelli ha invitato artisti provenienti da quasi tutte le province del Piemonte: Roberta Petrone di Torino, Antonella Tavella di Cuneo, Pietro Perrera di Casale Monferrato, Stefania Dolce di Casale Monferrato, Antonino Fulci di Vercelli, Marco Giachero di Alessandria, Michela Squillaciotti di Asti ed Eugenio Cerrato di Novara.

“Io tu noi tutti”

Ma cosa è accaduto?

Quando è accaduto?

No non è possibile

Improvvisamente no.

Il traffico che corre

La gente nei caffè

La mente mia che scorre

E indaga su di te

Le ultime espressioni

Le pause fra di noi

Le minime emozioni

I gesti, gli occhi tuoi

Neanche un minuto

Di “non amore”

Questo è il risultato dei pensieri miei!

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“Io tu noi tutti” è l’11º album discografico di Lucio Battisti, pubblicato nel marzo del 1977 dall’etichetta discografica Numero Uno. Da esso venne estratto il singolo Amarsi un po’/Sì, viaggiare. Amo quell’album, ce l’ho in vinile e ne assaporo ogni giorno il valore. Siamo nella settimana sanremese e mi rendo conto che i brani “emozionanti” di altri tempi vincono sempre su tutto, al di la delle interpretazioni sindacabili. Sanremo è sempre Sanremo ma da qualche anno a questa parte mi pare si sia avvalso di rivalutare ed inserire all’interno della kermesse, brani di successo un bel po’ datati e questo, forse, dovrebbe farci riflettere. Io tu noi tutti fu il secondo album più venduto in Italia nel 1977, raggiungendo come picco nella classifica settimanale il primo posto e rimanendoci per quattordici settimane consecutive. Siamo nell’epoca del “JUST IN TIME”, musica che funziona, tre minuti, poi….la si perde, fatto salvo per alcuni colossi che la buona musica la regalano sempre e comunque, sia chiaro. Ma la musica pop, è musica popolare, siamo noi quelli che i dischi li votano, li comprano, li ascoltano e li consumano…allora, non sarebbe ora di ri-educarci all’ascolto e pretendere qualcosina di più? Non dimenticate che “La qualità non è mai casuale; è sempre il risultato di uno sforzo intelligente.”

https://www.youtube.com/watch?v=qVRqPMwNHww

Chiara De Carlo

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Chiara vi segnala i prossimi eventi… mancare sarebbe un sacrilegio!

 

Come nascono le mostre: le Madame Reali

Sala Uno GAM – Via Magenta, 31 Torino

GLI AMICI DELLA BIBLIOTECA D’ARTE
Per il ciclo Come nascono le mostre. Ricerche, archivi, confronti

Presentano la mostra a Palazzo Madama Torino


Madame Reali: cultura e potere da Parigi a Torino. 
Cristina di Francia e Giovanna Battista di Savoia Nemours (1619-1724)

Intervengono Clelia Arnaldi di Balme e Maria Paola Ruffino, curatrici della mostra,
con Alessandra Giovannini Luca – 
Ingresso libero fino a esaurimento posti disponibili.

 

 

La mostra illustra la vita e le azioni di due donne che impressero un forte sviluppo alla società e alla cultura artistica nello stato sabaudo tra il 1600 e il 1700:Cristina di Francia (Parigi 1606 – Torino 1663) e Maria Giovanna Battista di Savoia Nemours (Parigi 1644 – Torino 1724). Due figure emblematiche nella storia europea, che esercitarono il loro potere declinato al femminile per affermare e difendere il proprio ruolo e l’autonomia del loro Stato. Le azioni politiche e le committenze artistiche delle Madame Reali testimoniano la ferma volontà di fare di Torino una città di livello internazionale, in grado di dialogare alla pari con Madrid, Parigi e Vienna. Con oltre 120 opere, tra dipinti, oggetti d’arte, arredi, tessuti, gioielli, oreficerie, ceramiche, disegni e incisioni, la mostra ripercorre cronologicamente la biografia delle due Madame Reali e racconta le parentele che le collegano alle maggiori case regnanti europee, le loro azioni politiche e culturali, le scelte artistiche per le loro residenze, le feste sontuose, la moda e la devozione religiosa. L’allestimento, progettato dall’architetto Loredana Iacopino, sviluppa un itinerario attraverso la vita di corte in epoca barocca, negli stessi ambienti in cui vissero le due dame, documentate non solo nella loro immagine politica, ma anche in quella più intima e femminile. Le curatrici Clelia Arnaldi di Balme, conservatore di arte antica, e Maria Paola Ruffino, conservatore di arti decorative a Palazzo Madama, presenteranno il progetto della mostra, raccontando gli obiettivi e la messa a punto del programma espositivo, le scelte operate nella ricerca e nella selezione delle opere, in dialogo con Alessandra Giovannini Luca, funzionario storico dell’arte del Polo Museale del Piemonte. A partire da alcuni significativi casi di studio emersi durante i lavori di preparazione della mostra, l’incontro si chiuderà con una riflessione sullo stato odierno degli studi sulle Madame Reali e su possibili prospettive di ricerca.

Alla scoperta della libreria Trebisonda

Parlateci di voi. Chi siete e quando nasce la vostra attività?

Libreria Trebisonda Torino Recensioni Libri e News UnLibroLa Trebisonda nasce nel febbraio 2011 a Torino, in un quartiere vivace e multiculturale: San Salvario, vicino alla stazione di Porta Nuova, a Torino. Un posto che conosco bene perché, oltre ad abitarci, ci ho anche lavorato in un progetto di riqualificazione urbana, e quindi ho imparato a conoscerne le risorse, i punti di forza. Il mio modo di interessarmi ai libri e alle questioni politiche, sociali ed economiche mi è parso essere in sintonia con gli interessi e le inclinazioni di tante altre persone che vivono e lavorano qui. Gestire una libreria è stato, da sempre, uno dei miei sogni. Quando, nel 2010, ho incontrato un libraio con cui condividere questo progetto, abbiamo deciso di aprire la Trebisonda, che dall’inizio del 2012 gestisco da sola.

Il nome Trebisonda è quasi una casualità, si è riempito di significati negli anni successivi all’apertura. Pensavo a termini legati al mare, come Ondina, che poi ho scoperto essere il diminutivo della prima atleta olimpionica italiana, Trebisonda Valla. Mi è allora venuto in mente il detto «non perdere la trebisonda». Trebisonda, ora Trabzon, è infatti un porto sul Mar Nero, ed è per questo che nell’antichità veniva visto come un punto di riferimento; per i naviganti era come la stella polare. San Salvario è a sua volta un approdo, stretto com’è tra la stazione e il Po. Un quartiere crocevia di popoli e religioni, proprio come un porto, e anche per questo il nome Trebisonda calzava a pennello. Inoltre adoro Don Chisciotte, è il mio libro, infatti la polena/sirena di cartapesta realizzata da Alessandro Rivoir, che si trova qui in libreria e che è un po’ il simbolo della Trebisonda, legge un libro, che è proprio il Quijote. Ma mi ero completamente dimenticata – me l’ha ricordato una cliente un paio di anni fa – che il sogno di don Chisciotte è diventare imperatore di Trebisonda. Quando si dice la combinazione…

Che tipo di lettori frequenta la vostra libreria?

Libreria Trebisonda Torino La libreria è frequentata dagli abitanti del quartiere: persone di tutte le età, famiglie, studenti, pensionati. E poi da persone che vengono apposta, da altri quartieri o da fuori Torino. Dai turisti, perché anche San Salvario inizia da qualche anno a beneficiare dell’aumento del turismo in città. Infine, da coloro che frequentano i numerosi appuntamenti che propongo: presentazioni, corsi, laboratori (in questo caso, anche bambine e bambini). San Salvario è un quartiere dall’animata vita serale e notturna e così per cinque anni ho tenuto la libreria aperta tutti i sabati dalle 23 all’una di notte: c’era chi si aspettava che entrassero in libreria ubriaconi e simili, ma la realtà era molto più variegata: non solo giovani a passeggio tra i cocktail bar, ma anche e soprattutto persone e famiglie che andavano o tornavano dalla cena al ristorante e in pizzeria, o che dovevano fare un regalo, proprio come di giorno. In ogni caso è vero che un certo tasso alcolico favorisce l’acquisto!

Lettori si nasce o si diventa?

Anche chi “nasce” lettore, nel senso che appartiene a una famiglia di lettori, ha poi bisogno di confermare questa propensione, incontrando i libri e i maestri (le maestre) giusti. Quindi per lo più lettori si diventa, direi.

Essere librai nel 2019: che cosa è cambiato nel mestiere del libraio e nel ruolo del lettore, negli ultimi anni?

Libreria Trebisonda San Salvario TorinoForse il libraio, la libraia di questi anni è una persona che cerca di capire dove si trova la sua libreria, il posto in cui si colloca, in quale tempo storico e in quale quartiere e città, tutti elementi che rendono possibile un’interazione con quello che succede al di fuori della libreria. Uno scambio in cui la libreria dà anche degli input, che non sono solo gli incontri sul libro del momento, ma anche serate a tema, focalizzate su figure letterarie o politiche di rilievo o temi di attualità; e pure un allestimento particolare della vetrina. Questo è un messaggio potente secondo me, perché l’aspetto visivo è importante e va tenuto in debito conto. Forse negli anni è diventata un po’ obsoleta l’immagine – certamente affascinante – del libraio che se ne sta nel suo antro polveroso pieno di tomi antichi e introvabili. Se c’è un modo per rendere vivo questo mestiere è diventare parte attiva di quello che succede intorno: non più chiusura ma apertura, scambio con quanto si trova fuori. Non è invece venuta meno la funzione “orientativa”, anzi direi che è ancora più preziosa, vista la quantità di libri immessi sul mercato giorno dopo giorno, anno dopo anno. A maggior ragione, lavorando con la piccola editoria e con autori e autrici non ancora molto noti, i lettori si affidano maggiormente al consiglio della libraia o del libraio.

Lettura e reti sociali: che cosa ne pensate di questo binomio? Si può essere “social” continuando a essere lettori? Quanto e come siete presenti sulle reti sociali e che impatto hanno queste sulla vostra attività?

Trebisonda San Salvario TorinoLa Trebisonda ha una pagina facebook e un account instagram. Altro modo di essere “social” è l’invio della newsletter. Non vado matta per facebook, anche se talvolta favorisce incontri altrimenti impossibili; però mi pare che il tempo che finiamo per dedicargli sia troppo. Tempo sottratto non solo alla lettura, ma anche alla famiglia, agli amici, alla cura del proprio corpo… A livello di lavoro, mi pare che le proposte più interessanti scaturiscano da incontri de visu; certo la piattaforma social può essere una vetrina; ma forse non è un caso che, spesso, chi più dà riscontri positivi online poi non si faccia mai vedere in libreria: sarà un modo per sgravarsi la coscienza?

Nel nostro gruppo ci sono titoli che ormai hanno raggiunto lo stato di “libri di culto” o veri e propri tormentoni, come Il caso di Harry Quebert o la Saga dei Cazalet, non sempre a causa della loro qualità artistica ma grazie, soprattutto, a un passaparola costante sulle reti sociali: quali sono i titoli il cui successo vi ha maggiormente stupito e che idea vi siete fatti del motivo di questo successo?

Il mio è un osservatorio un po’ particolare, di nicchia, e quindi forse lo sarà anche il titolo che sto per fare, che è Patria di Fermando Aramburu (Guanda). Autore già pubblicato in Italia da La nuova Frontiera, ma non molto noto fino alla pubblicazione di questo lungo romanzo, emozionante e bellissimo.

Qual è il titolo che, secondo voi, diventerà il prossimo “tormentone”?

C’è attesa per White di Bret Easton Ellis che uscirà con Einaudi a ottobre. Tra pochi giorni esce con Iperborea il nuovo Bjorn Larsson, La lettera di Gertrud che, se non un tormentone, sarà sicuramente un “tormentino” per i fan di questa casa editrice, che sono sempre più numerosi. Infine, se posso fare un augurio, spero che Babbitt di Sinclair Lewis (Mattioli 1885) abbia almeno parte della fortuna che ha avuto Stoner di Williams: è stupendo.

In molti, sul nostro gruppo, si lamentano del fatto che è diventato molto difficile invogliare alle lettura i giovanissimi: in base alla vostra esperienza è vero che i ragazzi leggono sempre di meno? Esiste una strategia che scrittori, librerie, case editrici o chiunque abbia a che fare con giovani lettori potrebbe utilizzare per interessarli di più?

Libreria Trebisonda a San Salviano TorinoI bambini sono naturalmente curiosi e attratti dalla bellezza, e i libri, anche se in casa non ce ne sono, li incuriosiscono assai. Non è impossibile che un bambino inizi a leggere anche se i genitori non leggono. Certo, è difficile. Ma anche i piccoli lettori possono – speriamo temporaneamente – disamorarsi della lettura, quando diventano adolescenti e dai coetanei ricevono messaggi sconfortanti: leggere è noioso, chi legge è uno sfigato. Come libraia consiglio, ai bambini che non amano leggere “tanto”, i fumetti. Il fumetto ha il pregio di poter essere letto anche dai ragazzini che, per qualche motivo, in adolescenza smettono di leggere i libri. In alternativa, una storia, magari illustrata, breve, che vada incontro agli interessi del bambino o della bambina: l’informatica ad esempio, i dinosauri, le sirene, ecc.

Spero sempre che in loro, o almeno in alcuni di loro, si desti la voglia di riprendere in mano un romanzo. In generale, e qui parlo anche e soprattutto di ambito scolastico, credo che una buona strategia sia rendere partecipi, protagonisti, i ragazzi e le ragazze: coinvolgerli, affascinarli, farli innamorare. Ricordo un incontro emozionante con Fouad Laroui (premio Goncourt, pubblicato da Del Vecchio; consiglio in particolare Un anno con i francesi) in un liceo scientifico di Torino. Riuscì a tenere una sorta di lectio magistralis in francese a due classi che parlavano inglese. Si fece capire benissimo, spaziando dalla letteratura alla fisica, e ricordando che l’intuizione di Einstein sulla relatività nacque durante una passeggiata con un poeta. Incoraggiò quindi le scolaresche a non trascurare lo studio delle materie umanistiche. Fu subissato dalle domande. C’era una bellissima atmosfera in quell’aula magna.

Ancora una cosa: per cercare di rendere i libri oggetti sempre più diffusi, per tutti, la Trebisonda è aperta alle feste di compleanno per i più piccoli, che così imparano a considerare la libreria uno spazio comune, un luogo in cui possono giocare, divertirsi, un posto di uso «quotidiano».

Come vi ponete nei confronti della lettura digitale? La considerate una risorsa o una minaccia per la vostra attività e per il futuro dell’editoria?

Trebisonda Libreria ToPiù che una minaccia vorrei vederla come una maniera di integrare le possibilità di chi legge. Pensiamo a chi viaggia spesso o a lungo: impossibile portarsi dietro dei tomoni, no? Certo il numero di chi legge solo con e-reader è in aumento, ma mi pare sia comunque una percentuale poco rilevante. Il problema vero, semmai – scopro l’acqua calda – è che in Italia si legge poco, sia su carta sia su supporto elettronico.

Tornando alla domanda, sarebbe bello che le libraie e i librai in carne e ossa potessero veder riconosciuta la loro capacità di consigliare la clientela, sulla base dei gusti e delle necessità. Questo a prescindere dal fatto che venga poi acquistato un libro cartaceo o un e-book.

Consigliate un libro, secondo voi imperdibile, ai nostri lettori.

Da libraia, sono abituata a dare più opzioni a chi mi chiede un consiglio… Alcuni suggerimenti di lettura sono già nelle risposte qui sopra. Tuttavia ho dato uno sguardo alla vostra pagina FB e vorrei consigliare due classici che secondo me potrebbero fare al caso vostro: uno è Mansfield Park di Jane Austen. L’altro è La famiglia Karnowsky di Israel J. Singer. Di contemporaneo, invece, Americanah di Chimamanda Ngozi Adichie, oppure i racconti di Guadalupe Nettel, Bestiario sentimentale, La Nuova Frontiera, o La felicità di Emma di Claudia Schreiber, Keller. E, sicuramente Una donna, di Annie Ernaux, L’Orma.

redazione@unlibrotiralaltroovveroilpassaparoladeilibri.it

Omegna in Arte tra ‘800 e ‘900

Accompagnata da un documentato catalogo, curato da Giulio Martinoli e Roberto Ripamonti

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E’ stata inaugurata sabato 2 febbraio al Forum di Omegna, sul lago d’Orta, la mostra “Omegna in Arte tra ‘800 e ‘900”, organizzata dall’Associazione Culturale I Lamberti e patrocinata dal Comune di Omegna. Accompagnata da un documentato catalogo, curato da Giulio Martinoli e Roberto Ripamonti, la mostra si pone l’obiettivo di raccontare “un patrimonio invisibile”, come è stato definito da I Lamberti. Un patrimonio che, per la parte che sarà visibile nella mostra, è rappresentato dalle opere di 27 artisti che hanno operato sul territorio della città che ha dato i natali a Gianni Rodari tra l’800 e il ‘900, per un totale di oltre 100 pezzi tra paesaggi, nature morte, disegni, incisioni e sculture.

La mostra e il catalogo hanno l’intento di introdurre i ragazzi (e non solo loro) alla scoperta del valore di quanto li circonda – afferma Roberto Ripamonti – e far prendere loro coscienza di ciò che la storia ci ha tramandato attraverso le testimonianze artistiche presenti nel nostro territorio in modo da far loro riconoscere e recuperare la memoria dei beni che appartengono alla comunità. La presenza di soltanto alcune opere di ventisette autori non può ovviamente rivelare in pieno tutto il loro lavoro artistico, che per alcuni è stato enorme, ma può indurre a trovare un nuovo modo di osservare il nostro territorio e l’arte che ha prodotto”. Dall’Abate Zanoia ai tesori della scuola vigezzina, di cui è esponente Alfredo Belcastro, passando dall’opera pittorica di Guido Boggiani alla scuola di Gignese rappresentata da Filippo Carcano, il percorso della mostra punta ad analizzare alcuni dei molteplici aspetti della vicenda artistica omegnese. Con questo intento verranno, infatti, proposte anche le riproduzioni del polittico di Fermo Stella da Caravaggio custodito nella Collegiata di Sant’Ambrogio e del polittico di Filippo Cavallazzi da Oleggio, che si trova nella chiesa di San Gaudenzio a Crusinallo. Pur non a catalogo, alla mostra saranno esposte anche due opere di Enrico Gattéllaro, pittore nato a Omegna il 10 gennaio 1910 e già disegnatore presso la ditta “De Angeli Frua” nel capoluogo del lago d’Orta, prima di trasferirsi definitivamente a Como nel 1939 per intraprendere la carriera di disegnatore di tessuti. Come scrisse George Bernard Show,”si usa l’arte per guardarsi”. Ringrazio I Lamberti per il loro prezioso volontariato culturale e invito la città a ‘specchiarsi’ nella bellezza delle opere di questa mostra”, ha dichiarato Sara Rubinelli, assessore comunale alla Cultura. E ha aggiunto che “l’arte permette di guardare dentro la propria anima e, in quest’occasione, apporterà anche la valorizzazione del nostro patrimonio territoriale”. La mostra “Omegna in Arte tra 800 e 900”, visitabile fino al 24 febbraio, sarà aperta da martedì a domenica, dalle ore 15 alle 18.

 

M.Tr.

Cuore di tenebra

Dal 2 febbraio al 19 maggio 2019 le OGR – Officine Grandi Riparazioni di Torino, in collaborazione con ilCastello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, presentano Cuore di tenebraCastello di Rivoli @OGR.1. Può l’arte prevenire gli errori? una mostra allestita al Binario 2 delle OGR Torino, a cura diMarcella Beccaria, Capo Curatore e Curatore delle Collezioni del Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, con il supporto della Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT

Citando il celebre romanzo di Joseph Conrad Cuore di tenebra (Heart of Darkness, 1899), questa mostra collettiva indaga aspetti irrazionali del contemporaneo, dove guerre, imperialismi, fanatismi religiosi, terrorismo, razzismo, disparità crescente, sfruttamento eccessivo delle risorse naturali e alcuni aspetti della tecnica e dell’Intelligenza Artificiale utilizzate in modo irresponsabile sembrano crescere in maniera esponenziale. Originariamente provenienti da Brasile, Cuba, Egitto, Israele, Italia, Libano, Messico, Polonia, Portogallo, Stati Uniti, e attivi in più parti del globo, gli artisti invitati offrono molteplici punti di vista relativi alla complessità del mondo nel quale viviamo, interrogandosi sui lati oscuri del presente e analizzandoli attraverso riferimenti al passato oppure anticipando possibili scenari futuri.  “Con rimandi che spaziano dalla caduta dell’Impero degli Assiri nel VII a.C. per arrivare agli androidi che forse un giorno condivideranno la Terra con gli esseri umani, la mostra indaga i modi in cui gli artisti si relazionano con il mondo contemporaneo scandagliandone alcuni aspetti bui e irrazionali”, spiega Marcella Beccaria. “Le opere selezionate propongono diverse forme di consapevolezza critica che non prescindono dalla capacità di aprire spazi di resistenza poetica, rispondendo alla violenza del presente con inarrestabile forza creativa”. Le opere di Allora & Calzadilla, Maria Thereza Alves, Maurizio Cattelan, Roberto Cuoghi, Bracha L. Ettinger, Massimo Grimaldi, Mona Hatoum, Goshka Macuga, Teresa Margolles, Pedro Neves MarquesWael Shawky, scelte per gli spazi delle OGR, esprimono una vitale creatività che abbraccia più linguaggi e tecniche, tra cui performance, scultura, fotografia, pittura, film e installazioni multimediali e sonore. Cuore di tenebra presenta un nucleo selezionato di tredici importanti opere dalle Collezioni del Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, per la maggior parte scelte tra quelle acquisite dalla Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT per il Museo. In una visione sinergica, dal 2000 la Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT ha elaborato un progetto di acquisizioni per Torino e il Piemonte che integra le collezioni permanenti del Castello di Rivoli e della GAM – Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea e che oggi conta oltre 840 opere di artisti italiani e internazionali ospitate presso le due istituzioni.  Cuore di tenebra rappresenta il secondo capitolo nell’ambito della collaborazione tra le OGR Torino e il Castello di Rivoli, iniziata in occasione dell’inaugurazione delle OGR, con la curatela e produzione dell’installazione pubblica Procession of Reparationists (Processione. I riparazionisti, 2017), di William Kentridge allestita nella Corte Est delle ex officine di Corso Castelfidardo e interamente sostenuta dalla Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT.La collaborazione tra le OGR e il Castello di Rivoli, trova inoltre una virtuosa espressione nel lavoro avviato con il network ZonArte; il Castello di Rivoli con il proprio Dipartimento Educazione ha infatti collaborato alla riapertura delle OGR nel 2017 organizzando un intenso programma di attività, ampliato con la rassegna Domeniche in festa, nell’ambito del Public Program OGR, grazie al supporto della Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT. 

L’isola del libro

Rubrica settimanale sulle novità librarie

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Isaac Bashevis Singer “Nemici. Una storia d’amore” – Adelphi- euro 18,00

Adelphi ci regala un altro capolavoro dello scrittore polacco, Premio Nobel per la letteratura nel 1978. Era nato a Varsavia il 21 novembre 1902, naturalizzato statunitense e morto a Miami il 24 luglio 1991, ed è uno dei più imponenti autori di lingua yiddish poi tradotti in inglese. Tra i suoi capolavori vi segnalo soprattutto “La famiglia Moskat” del 1950, una splendida saga familiare, tema a lui caro e a cui torna con i romanzi “La fortezza” e “La proprietà”.In “Nemici” Singer racconta la travagliata vicenda umana dell’ebreo Herman legato a tre donne. La prima moglie Tamara che si pensava fosse morta insieme ai due figli sotto i colpi dei nazisti; invece la ritrova a New York, viva e vegeta, ma ormai distrutta dal dolore per la morte dei loro bambini. Poi c’è Jadwiga, la contadina che lo ha salvato nascondendolo per 3 anni in un fienile e che lui per riconoscenza porta con sé in America e sposa. E a complicare le cose c’è pure l’attrazione fatale per la bellissima Masha, anche lei scampata ai lager ma già coniugata ad un altro uomo. Il romanzo narra le difficoltà di Herman per sbarcare il lunario, in una Big Apple che non perdona chi resta indietro e non riesce ad afferrare il successo. Ma soprattutto c’è il suo dilemma morale e sentimentale di fronte ai diversi sentimenti che lo legano alle tre donne. Finirà per essere sposato contemporaneamente con tutte, e sgomento di fronte alla scelta che dovrà compiere….ma non vi anticipo qual è. Piuttosto gustatevi la maestria di Isaac B. Singer che si addentra nella tormentata vita interiore dei vari personaggi, ne racconta sogni, debolezze, desideri di riscatto e bisogno di amore… componendo un romanzo indimenticabile.

 

Wilbur Smith “La guerra dei Courtney” – Harper Collins – euro 22,00

E’ il nuovo avvincente tassello della saga dei Courtney, una delle più appassionanti e avventurose storie scaturite dalla fervida mente di Wilbur Smith. Iniziata sullo sfondo della savana africana, narra le peripezie di vari personaggi della stessa famiglia, a partire dalla fine del 1600 per arrivare ai giorni nostri. “La guerra dei Courtney” è l’attesissimo seguito del recente (agosto 2018) “Grido di guerra” ambientato all’alba della seconda guerra mondiale e con al centro Saffron Courtney che si innamorava del tedesco Gerard Von Meerbach. Ora ritroviamo questa “accoppiata di perfezione femminile ed eleganza maschile” -come la definisce l’autore- a Parigi nel 1939, in procinto di separarsi perché travolta dalla seconda guerra mondiale che li posizionerà su fronti opposti. Lei viene reclutata dall’Esecutivo Operazioni Speciali inglese per azioni di sabotaggio e spionaggio. Vuole fare la sua parte nel conflitto ed è spedita nel Belgio occupato dai nazisti per carpirne i segreti e le strategie. Rischia grosso, dimostra coraggio, abilità e grandi risorse interiori e verrà braccata dal nemico. Ma il suo pensiero fisso è Gerard, l’affascinante fratello del magnate dell’industria automobilistica tedesca, Konrad Von Meerbach, spietato nazista che, alla faccia dei legami di sangue, lo detesta e perseguita in tutti i modi possibili. Gerard odia Hitler, quello che sta facendo alla nazione e agli ebrei, ma è fedele comunque alla sua madrepatria che spera di poter liberare un giorno dall’orrore nazista. Suo malgrado viene reclutato come capitano di squadriglia della Luftwaffe e mandato nell’inferno della battaglia di Stalingrado. Grazie ai maneggi del fratello viene accusato di aver fatto parte di un complotto per uccidere Hitler e rinchiuso in un campo di prigionia. Aspettatevi pagine da far tremare i polsi e starete anche sulla corda sperando che Gerard riesca a sopravvivere alle sevizie, al tifo, agli esperimenti e alla brutalità più nera dei lager…

 

Dorothy Allison “Due o tre cose che so di sicuro” –Minimum fax- euro 12,00

L’autrice di racconti, memoir e saggi, nata nel 1949 a Greenville nella Carolina del Sud, è considerata l’erede della tradizione letteraria “sudista” che annovera pezzi da 90 come William Faulkner, Tennessee Williams o Flannery O’Connor. Figlia di una giovanissima ragazza madre ha avuto la vita segnata dai ripetuti abusi da parte del patrigno, poi una borsa di studio, l’università e il femminismo. Le sue opere hanno forti elementi autobiografici e tra i temi che più ricorrono nelle sue opere ci sono la lotta di classe, l’identità di sesso, gli abusi sessuali e l’emancipazione femminile. Dopo il romanzo “La bastarda della Carolina” (Minimum Fax 2018), finalista al National Book Award e portato sugli schermi USA da Anjelica Huston, ora racconta la storia delle donne della sua famiglia. E lo fa con parole ed immagini, in questo libro snello e agile che vi porterà al fondo delle cose e degli stati d’animo. Il testo è intercalato dalle fotografie che fanno parte del bagaglio familiare dell’autrice e provengono dalla sua collezione personale. Ed ecco le vicende delle donne della famiglia Gibson: madri, sorelle, cugine, figlie e zie alle prese con la vita e con gli uomini che spesso le hanno maltrattate. Tanti destini che la scrittrice interseca con la sua vita e le sue battaglie. Pagine a tratti provocatorie, mai banali, sempre fedeli a una realtà che sbaraglia l’apparenza. Un libro a tratti crudo e spietato che non lascia certo indifferenti.

L'isola del libro

Rubrica settimanale sulle novità librarie
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Isaac Bashevis Singer “Nemici. Una storia d’amore” – Adelphi- euro 18,00
Adelphi ci regala un altro capolavoro dello scrittore polacco, Premio Nobel per la letteratura nel 1978. Era nato a Varsavia il 21 novembre 1902, naturalizzato statunitense e morto a Miami il 24 luglio 1991, ed è uno dei più imponenti autori di lingua yiddish poi tradotti in inglese. Tra i suoi capolavori vi segnalo soprattutto “La famiglia Moskat” del 1950, una splendida saga familiare, tema a lui caro e a cui torna con i romanzi “La fortezza” e “La proprietà”.In “Nemici” Singer racconta la travagliata vicenda umana dell’ebreo Herman legato a tre donne. La prima moglie Tamara che si pensava fosse morta insieme ai due figli sotto i colpi dei nazisti; invece la ritrova a New York, viva e vegeta, ma ormai distrutta dal dolore per la morte dei loro bambini. Poi c’è Jadwiga, la contadina che lo ha salvato nascondendolo per 3 anni in un fienile e che lui per riconoscenza porta con sé in America e sposa. E a complicare le cose c’è pure l’attrazione fatale per la bellissima Masha, anche lei scampata ai lager ma già coniugata ad un altro uomo. Il romanzo narra le difficoltà di Herman per sbarcare il lunario, in una Big Apple che non perdona chi resta indietro e non riesce ad afferrare il successo. Ma soprattutto c’è il suo dilemma morale e sentimentale di fronte ai diversi sentimenti che lo legano alle tre donne. Finirà per essere sposato contemporaneamente con tutte, e sgomento di fronte alla scelta che dovrà compiere….ma non vi anticipo qual è. Piuttosto gustatevi la maestria di Isaac B. Singer che si addentra nella tormentata vita interiore dei vari personaggi, ne racconta sogni, debolezze, desideri di riscatto e bisogno di amore… componendo un romanzo indimenticabile.
 
Wilbur Smith “La guerra dei Courtney” – Harper Collins – euro 22,00
E’ il nuovo avvincente tassello della saga dei Courtney, una delle più appassionanti e avventurose storie scaturite dalla fervida mente di Wilbur Smith. Iniziata sullo sfondo della savana africana, narra le peripezie di vari personaggi della stessa famiglia, a partire dalla fine del 1600 per arrivare ai giorni nostri. “La guerra dei Courtney” è l’attesissimo seguito del recente (agosto 2018) “Grido di guerra” ambientato all’alba della seconda guerra mondiale e con al centro Saffron Courtney che si innamorava del tedesco Gerard Von Meerbach. Ora ritroviamo questa “accoppiata di perfezione femminile ed eleganza maschile” -come la definisce l’autore- a Parigi nel 1939, in procinto di separarsi perché travolta dalla seconda guerra mondiale che li posizionerà su fronti opposti. Lei viene reclutata dall’Esecutivo Operazioni Speciali inglese per azioni di sabotaggio e spionaggio. Vuole fare la sua parte nel conflitto ed è spedita nel Belgio occupato dai nazisti per carpirne i segreti e le strategie. Rischia grosso, dimostra coraggio, abilità e grandi risorse interiori e verrà braccata dal nemico. Ma il suo pensiero fisso è Gerard, l’affascinante fratello del magnate dell’industria automobilistica tedesca, Konrad Von Meerbach, spietato nazista che, alla faccia dei legami di sangue, lo detesta e perseguita in tutti i modi possibili. Gerard odia Hitler, quello che sta facendo alla nazione e agli ebrei, ma è fedele comunque alla sua madrepatria che spera di poter liberare un giorno dall’orrore nazista. Suo malgrado viene reclutato come capitano di squadriglia della Luftwaffe e mandato nell’inferno della battaglia di Stalingrado. Grazie ai maneggi del fratello viene accusato di aver fatto parte di un complotto per uccidere Hitler e rinchiuso in un campo di prigionia. Aspettatevi pagine da far tremare i polsi e starete anche sulla corda sperando che Gerard riesca a sopravvivere alle sevizie, al tifo, agli esperimenti e alla brutalità più nera dei lager…
 
Dorothy Allison “Due o tre cose che so di sicuro” –Minimum fax- euro 12,00
L’autrice di racconti, memoir e saggi, nata nel 1949 a Greenville nella Carolina del Sud, è considerata l’erede della tradizione letteraria “sudista” che annovera pezzi da 90 come William Faulkner, Tennessee Williams o Flannery O’Connor. Figlia di una giovanissima ragazza madre ha avuto la vita segnata dai ripetuti abusi da parte del patrigno, poi una borsa di studio, l’università e il femminismo. Le sue opere hanno forti elementi autobiografici e tra i temi che più ricorrono nelle sue opere ci sono la lotta di classe, l’identità di sesso, gli abusi sessuali e l’emancipazione femminile. Dopo il romanzo “La bastarda della Carolina” (Minimum Fax 2018), finalista al National Book Award e portato sugli schermi USA da Anjelica Huston, ora racconta la storia delle donne della sua famiglia. E lo fa con parole ed immagini, in questo libro snello e agile che vi porterà al fondo delle cose e degli stati d’animo. Il testo è intercalato dalle fotografie che fanno parte del bagaglio familiare dell’autrice e provengono dalla sua collezione personale. Ed ecco le vicende delle donne della famiglia Gibson: madri, sorelle, cugine, figlie e zie alle prese con la vita e con gli uomini che spesso le hanno maltrattate. Tanti destini che la scrittrice interseca con la sua vita e le sue battaglie. Pagine a tratti provocatorie, mai banali, sempre fedeli a una realtà che sbaraglia l’apparenza. Un libro a tratti crudo e spietato che non lascia certo indifferenti.

Il Blues di Matt Schofield e il Rap di Emis Killa

Gli appuntamenti della settimana

Lunedì. Al Milk suona il trombettista Giovanni Falzone con i Two Late. Al Birrificio di Torino si esibisce il quartetto del sassofonista di Paolo Porta. Al Teatro Giacosa di Ivrea Roberto Cacciapaglia propone il nuovo disco “Diapason”, ( in replica il giorno dopo a Biella).

Martedì. Al Jazz Club è di scena Fusaro.

Mercoledì. Sempre al Jazz Club suona il duo blues formato da Marco Pandolfi e Lucio Villani.

Giovedì. Comincia il Festival Blues al Magazzino di Gilgamesh, in programma fino al 5 aprile. L’inaugurazione, preceduta dal trio torinese The Blues Laws, prevede l’esibizione di Matt Schofield (foto) con il suo Organ Trio. Al Blah Blah suonano Officine Aurora e Masai. Al Mad Dog si esibisce il Disorgan Trio del chitarrista Frank Martino. Al Jazz Club è di scena il quintetto della cantante Suzy Randria.

Venerdì. Al Teatro Concordia di Venaria arriva il rapper Emis Killa(foto). Al Blah Blah suona Il Balletto di Bronzo.

Sabato. Al Folk Club si esibisce la violinista Aoife Nì Bhrìain acompagnata dai Birkin Tree. All’Astoria è di scena l’alfiere della trap Young Signorino. Allo Spazio 211 suonano i Camillas preceduti da I Nemici. All’Off Topic si esibiscono i Feel Good Swing.

 

Pier Luigi Fuggetta

Il genio di Van Dyck, pittore di corte

Fino al 17 marzo 2019

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“Gloria del mondo”: così amava definirlo – fra i molti regnanti e uomini e donne di corte che ebbero la felice ventura d’esser da lui ritratti – Carlo I Stuart (il “re martire”) sovrano d’Inghilterra, Scozia, Irlanda e Francia, che il 30 gennaio del 1649, dopo oltre vent’anni di regno, venne miseramente decapitato al termine di una terribile guerra civile. E Antoon van DicK, certamente fra i più blasonati artisti del Seicento europeo, ritrattista di grande innovazione narrativa e il migliore allievo di Pieter Paul Rubens (di cui assimilò la superba tecnica ma, solo in parte, lo stile caratterizzato per Antoon da una più tenue armonica eleganza) rappresentò davvero per quasi tutto l’arco della sua breve vita – morì a soli 42 anni – l’espressione massima del pittore ufficiale delle più grandi corti europee. Un suo ritratto era all’epoca un prezioso attestato di gloria agli occhi del mondo, un vero e proprio status symbol delle classi dominanti: dagli aristocratici genovesi ai Savoia, dall’Infanta di Spagna e Portogallo, fino alle corti di Giacomo I e Carlo I d’Inghilterra. I suoi ritratti, caratterizzati da una stupefacente perfezione formale ma anche da un afflato lirico sconosciuto al più epico Rubens, sono una preziosa e potente lente ottica capace di svelare, attraverso gli abiti sopraffini o i gesti o gli ammiccamenti del volto e del corpo, il fastoso universo seicentesco e le ambizioni dei personaggi che si fecero da lui immortalare. Ne è chiaro e lodevolissimo esempio la mostra che la “Galleria Sabauda – Musei Reali” di Torino dedica al grande artista fiammingo (Anversa, 1599 – Londra, 1641), all’interno delle Sale Palatine, fino al 17 marzo dell’anno prossimo. Mostra-evento. Imperdibile. E imprevedibile, se si pensa alla straordinarietà delle opere raccolte attraverso la collaborazione di ben quindici Musei italiani e stranieri, in dialogo con l’importante numero di capolavori del van Dyck appartenenti alle collezioni della stessa Sabauda. Organizzata dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali – Musei Reali di Torino e dal Gruppo Arthemisia, la mostra (con la curatela di Anna Maria Bava e Maria Grazia Bernardini) assembla in totale 45 tele e 21 incisioni, articolandosi in quattro sezioni espositive.

 

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Il percorso si apre con la formazione del giovane artista e il suo rapporto (dopo l’apprendistato nella bottega di Van Belen) con l’inarrivabile –allora, per lui – Rubens, di cui la rassegna presenta alcuni oli su tela, fra i quali la celebre “Susanna e i vecchioni” del 1618, dal significato moraleggiante e con quel particolare della Fontana Farnese che si ritroverà anche in alcuni dipinti dello stesso van Dyck. La seconda sezione si sofferma sull’attività dell’artista in Italia, dal 1621 al 1627 – e rituale viaggio di formazione per tutti i grandi pittori fiamminghi – girovago fra Venezia, Torino, Genova, Bologna, Roma, Firenze e Palermo, dove conobbe l’ormai 96enne pittrice Sofonisba Anguissola, che Antoon ritrae sul letto di morte in un dipinto di   forte impatto emotivo esposto in rassegna. E proprio in

Italia l’artista affina il suo linguaggio di “rilassante eleganza”, attratto in particolare dall’arte veneta e da Tiziano, come provano gli schizzi raccolti nel noto “Sketchbook” conservato al British Museum e riprodotto in mostra. A questo periodo appartengono capolavori assoluti come il “Cardinale Bentivoglio”, dalla straordinaria orchestrazione cromatica tutta giocata sui toni del rosso e la “Marchesa Elena Grimaldi Cattaneo”, esponente di spicco della nobiltà genovese, esempio perfetto di una pittura capace di coniugare al meglio, nei giochi di luce – ombra, gli insegnamenti di Rubens e quelli della più nobile arte veneziana. Al terzo e al quarto periodo appartengono infine gli anni di Anversa (dove il pittore ritorna nel 1627) e quelli di Londra, dove si trasferisce nel 1632 fino all’anno della prematura scomparsa. Agli anni anversesi appartengono, fra le altre, alcune opere a soggetto mitologico (complessa e bellissima “Amarilli e Mirtillo”, influenzata dai “Baccanali” di Tiziano) e una galleria eccezionale di dipinti raffiguranti personaggi vicini all’arciduchessa Isabella Clara Eugenia, e incisioni a medesimo soggetto raccolte nel volume “Iconographia”, 21 delle quali esposte in mostra. Di questi anni é anche “Il Principe Tomaso Savoia di Carignano”, esuberante ritratto equestre, cui probabilmente si ispirò il Bernini per la sua “Statua equestre” di Luigi XIV, oggi a Versailles. A Londra, alla corte di Carlo I, van Dyck raggiunse il massimo della fama, realizzando un numero sorprendente di ritratti di corte, fra cui le due versioni de “I tre figli maggiori di Carlo I”, entrambe presenti in mostra. Del 1637 é il celebre “Autoritratto” (ne compose in gran quantità), commissionatogli probabilmente dallo stesso re. In cornice, Antoon sceglie per sé un’immagine semplice ed essenziale, ma non per questo meno nobile ed elegante. Degna di un vero cavaliere, dal portamento fiero e signorile, come s’era “assuefatto – annota Giovanni Pietro Bellori, all’epoca fra i più importanti biografi degli artisti del Barocco italiano– nella scuola del Rubens, con uomini nobili”.

Gianni Milani

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“Van Dyck. Pittore di corte”

Musei Reali di Torino-Galleria Sabauda, piazzetta Reale1, Torino; tel. 011/5211106 o www.museireali.beniculturali.it Fino al 17 marzo

Orari: lun. 9/19 (ingresso via XX Settembre, 86); mart. – dom. 9/19 (ingresso piazzetta Reale,1).

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Nelle foto

– “Marchesa Elena Grimaldi Cattaneo”, olio su tela, 1623, National Gallery of Art, Washington
– “Il Principe Tomaso di Savoia Carignano”, olio su tela, 1635, Musei Reali Torino
– “Amarilli e Mirtillo”, olio su tela, 1631-’32, Musei Reali Torino
– “Autoritratto”, olio su tela, 1637, Private Collection, on long-term loan to the Rubens House, Autwe