CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 4

L’arte di James Cameron

L’ arte di James Cameron,  mostra ad alto livello che  inaugura il percorso da Direttore di Carlo Chatrian al Museo del Cinema di Torino.
Il personaggio Cameron uomo di cinema molto conosciuto ci porta a svelare quelle sfumature umane che sprigionano creatività… tutto inizia dall’ arte: opere disegni da dove partono i suoi film da illustratore a regista passando da ricercatore, studioso, innovatore, fantasista.


La mostra sviluppata in verticale come si addice alla struttura della Mole, espone oltre 300 opere origini tratti dall’ archivio personale del cineasta. Alla base dei suoi film diventati pilastri della cultura popolare, proprio i suoi schizzi, disegni e dipinti da lui realizzati. La mostra ci accompagna in un viaggio attraverso la complessità di una mente brillante la cui immaginazione non ha limiti.Dai disegni dell’ infanzia ai dipinti per poster, dalla carta sono partiti anche i progetti più tecnologici che l’innovazione ha portato in vita nei suoi film.


L’omaggio a James Cameron propone al Cinema Massimo, dal 21 febbraio al 5 marzo 2025, una retrospettiva completa, inclusi i film a cui ha collaborato quando lavorava nella Factory di Roger Corman, come sceneggiatore e produttore, insieme a Kathryn Bigelow, di due dei suoi film. La mostra sarà visitabile alla Mole Antonelliana fino il 15 giugno.

GABRIELLA DAGHERO

Torna al Regio “Rigoletto”, allestimento di Leo Muscato con Nicola Luisotti sul podio

Al Teatro Regio di Torino, dal 28 febbraio all’11 marzo prossimo, andrà in scena “Rigoletto”, melodramma in tre atti di Giuseppe Verdi sul libretto di Francesco Maria Piave, tratto dal dramma “Le Roi s’amuse” di Victor Hugo. L’opera è presentata nel nuovo allestimento firmato dal pluripremiato regista Leo Muscato, che torna a Torino con il suo affiatato team, di cui fanno parte la scenografa Federica Parolini e la costumista Silvia Aymonino, già vincitrici del Premio Abbiati 2019 con la felice produzione di “Agnese”, di Ferdinando Paer. Sul podio dell’orchestra del Teatro Regio si registra il gradito ritorno del maestro d’orchestra Nicola Luisotti, interprete del repertorio italiano apprezzato in tutto il mondo. In scena una tripletta di cantanti d’eccezione: George Petean, uno dei baritono verdiana più acclamati in Europa e negli USA, che interpreta Rigoletto. Al suo fianco il soprano Giuliana Gianfaldoni nel ruolo di Gilda, la figlia di Rigoletto, che ha già incantato il pubblico del Regio in “Figlia del reggimento” e “Turandot”. A interpretare il ruolo del Duca di Mantova, l’aristocratico dissoluto per cui Verdi scrisse alcune delle arie più irresistibili del repertorio operistico, è l’acclamato tenore Piero Pretti. Alla guida del coro del Teatro Regio il maestro Ulisse Trabacchin. Questo grande impegno artistico è stato reso possibile grazie al contributo di Reale Mutua, socio fondatore del Teatro Regio.

“Il continuo sostegno al Teatro Regio e al Rigoletto in particolare – ha dichiarato il Presidente di Reale Mutua Luigi Lana – dimostra quanto Reale Mutua promuova il valore della cultura a Torino. La mutualità è il cuore della nostra identità e ci guida a promuovere iniziative che generano valore per la collettività. Rigoletto è un’opera senza tempo, capace di emozionare generazioni di spettatori con la sua potenza drammatica e musicale”.

“Ci prepariamo ad assistere a un nuovo allestimento di Rigoletto – afferma il Sindaco di Torino e Presidente della Fondazione Teatro Regio Stefano Lo Russo – un’opera che rappresenta uno dei capolavori più celebri e amati di Giuseppe Verdi. Questa produzione testimonia la vocazione del Teatro Regio a proporre una stagione di altissimo livello, capace di coniugare grandi classici dell’opera con titoli meno conosciuti, consolidando il percorso che lo sta riportando a essere un punto di riferimento nel panorama culturale internazionale”.

“Sono molto felice di proporre il Rigoletto – afferma il Sovrintendente del Teatro Regio Mathieu Jouvin – non solo perché è un capolavoro amato dal pubblico, come dimostra il tutto esaurito, ma anche perché rappresenta l’opportunità per ribadire il valore di un teatro che incarna i principi culturali europei. Con questa produzione arricchiamo il dialogo tra la cultura francese e quella italiana, suggellato dall’incontro tra due grandi miti, Giuseppe Verdi e Victor Hugo. Entrambi dovettero confrontarsi con problemi di censura. Mentre il dramma di Hugo fu a lungo interdetto perché venivano apertamente contestati i facili costumi della monarchia, quindi un testo di natura politica, l’opera di Verdi, eliminando i riferimenti a personaggi di rango reale, si concentra sull’umanità dei protagonisti, conferisce un valore universale ai loro sentimenti e alle loro fragilità. Questo avvenne proprio perché Verdi riscoprì e reinterpretò il dramma originale di Hugo, che per lungo tempo, successivamente all’attentato ai danni di Luigi Filippo, cadde nel dimenticatoio. Il cuore del dramma è il rapporto tra Rigoletto e sua figlia Gilda, un amore assoluto e totalizzante che il protagonista esprime in modo ossessivo e possessivo, trasformando la sua protezione in una prigione. Il desiderio di preservarla dall’inganno e dalla corruzione del mondo finisce per innescare la tragedia che voleva evitare. In questo conflitto tra affetto e oppressione, amore e destino, Rigoletto riesce a parlare a tutti noi, restituendo la comprensione, esista dei legami famigliari così profondamente umani e  riconoscibili in ogni epoca e cultura”.

“Mi ha colpito particolarmente la sinergia che si è venuta a creare tra il direttore d’orchestra Nicola Luisotti e il regista Leo Muscato, una dinamica tra loro che ha contribuito a generare e migliorare il lavoro che verrà portato in scena – aggiunge il direttore artistico Cristiano Sandri – con Rigoletto, Verdi compone un’opera di contrasti brucianti in cui il lirismo più struggente convive con il senso implacabile del dramma. Nicola Luisotti incarna questa visione con grande naturalezza, la sua lettura radicata nella tradizione possiede la vitalità e la libertà che solo una profonda conoscenza del linguaggio verdiana può garantire. Fin dalle prime prove il dialogo con Muscato si è rivelato proficuo e stimolante, tanto da riuscire a fondere musica e regia in un equilibrio perfetto tra efficacia teatrale e introspezione psicologica. George Petean plasma un Rigoletto di grande profondità, restituendone tormento e rabbia. Giuliana Gianfaldoni disegna una Gilda luminosa e struggente, e Piero Pretti sa esaltare le sfumature più ambigue, per tutta l’opera basata sul grande tema dell’identità, del Duca di Mantova.

Verdi, grande uomo di teatro, provava una grande ammirazione per Victor Hugo, capace di inventare congegni drammatici perfetti e di mescolare il comico al tragico, il grottesco al sublime. Tra tutte le creazioni di Hugo, il compositore considerava “Le Roi s’amuse” il miglior dramma dei tempi moderni, e per questo desiderava ardentemente metterlo in musica. Realizzò il progetto nel 1851 con Rigoletto, un’opera potente che racconta di un giullare deforme, la cui cieca sete di vendetta lo porterà a perdere il suo unico tesoro, l’adorata figlia Gilda. Rigoletto è un’opera vertiginosa, ogni battitura della partitura di Verdi è un affondo nel cuore nero del potere e della solitudine di chi vi gravità attorno. Il giullare, il buffone, la vittima e il carnefice, in Rigoletto queste figure si specchiano l’una nell’altra, si sovrappongono, si dissolvono in un vortice che non concede scampo. Verdi attinge alla drammaturgia implacabile di Victor Hugo, uno dei massimi autori della cultura francese ed europea, e ne distilla l’essenza, spogliando la narrazione di ogni orpello per approdare a una verità ancora più feroce, fatta di contrasti assoluti tra potere e impotenza, vendetta e sacrificio, grottesco e sublime.

Leo Muscato, già autore di una precedente regia di Rigoletto, per la nuova produzione del Teatro Regio ha deciso di reinterpretarlo per mettere in evidenza il nucleo drammatico della vicenda, ricco di simbolismo.

“Voglio restituire al pubblico l’essenza archetipica e dolente di Rigoletto – ha dichiarato il regista Leo Muscato – la sua doppia identità, la tensione tra sacro e profano, e il mondo di specchi in cui si muove, riflettono una società in disfacimento ancora incredibilmente attuale. L’atmosfera decadente richiama suggestioni cinematografiche, come l’ultima scena di “C’era una volta in America” di Sergio Leone, in cui De Niro si abbandona all’oblio della fumeria d’oppio e il mondo gli appare distorto, onirico e la realtà si mescola all’illusione. È questa la suggestione attraverso cui racconto il terzo e ultimo atto del Rigoletto. La taverna di Maddalena e Sparafucile diventa un luogo rarefatto e permeato da un senso di attesa, dove il Gilda osserva il Duca attraverso un velo di fumo, in un contesto dove i contorni della realtà si dissolvono, proprio come nel celebre film”.

Anteprima giovani under 30 – giovedì 27 febbraio alle ore 20

Le recite sono sold out

Mara Martellotta

Con Audace Resa, le ceramiche dei Cantieri Montelupo

A Torino presso Flashback Habitat

La mostra con Audace Resa: dai Cantieri Montelupo, si è inaugurata, presso gli spazi di Flashback Habitat Ecosistema per la culture contemporanee, in corso Giovanni Lanza 75, e rimarrà aperta fino al 18 maggio prossimo. L’esposizione racconta l’evoluzione del progetto di residenza d’artista a Montelupo Fiorentino, attraverso una selezione di opere che documentano il lavoro nelle botteghe e la ricerca sviluppata nel confronto con i ceramisti.

Si tratta di un percorso in continua trasformazione che riflette il dialogo tra arte e artigianato attraverso un processo dinamico e aperto. La rassegna rappresenta il momento conclusivo di un progetto nato alcuni anni fa di un percorso di residenza d’artista realizzato dalla Fondazione del Museo di Montelupo Fiorentino, con il sostegno del bando Toscanaincontemporanea. Il principio alla base dei Cantieri Montelupo è chiaro: gli artisti invitati non hanno esperienza pregressa con la ceramica, né devono partire con un progetto predefinito. La creazione nasce dal dialogo tra arte e artigianato, attraverso un confronto diretto con chi lavora la materia ogni giorno. Nel corso degli anni il progetto ha generato un intreccio di relazioni tra laboratori, botteghe e persone, arricchendosi di workshop e momenti condivisi. La mostra restituisce questa rete di scambi e sperimentazioni, e offre uno sguardo privilegiato su un’esperienza artistica in continua evoluzione. Il progetto è stato curato da Christian Caliandro, che ha messo in correlazione  gli artisti e i designer ospiti con gli artigiani del territorio, per lo sviluppo di opere, collezioni e manifatture. Il risultato è ora visibile nel complesso diretto da Alessandro Bulgini, ed è rappresentato da quelle ceramiche frutto dell’interazione tra alto artigianato e arte contemporanea.

Si può ammirare una serie intitolata Ruud Ralith. Si tratta di lastre, scodelle, brocche, mattone refrattario che sembrano manufatti nuovi e antichi. Sono il frutto del lavoro della fotografa Maria Palmieri insieme a Patrizio Bartoloni, cimentandosi un un’innovazione della fotoceramica e creando un lavoro sperimentale sulle superfici. Duecento piattini decorati con la figura dell’uccellino, motivo più ricorrente della pittura su ceramica di Montelupo, sono opera del più giovane degli artisti invitati: Giovanni Ceruti, affiancato nel suo lavoro da Stefano Bartoloni. Sono anche presenti oggi a metà strada tra moda, design e artigianato come i completi intimi tra ceramica e tessuto di Manuela Barilozzi Caruso, realizzati con le ceramiche Gilio, Ivana Antonini, Veronica Fabozzo, in collaborazione con la sartoria di Angela Corsani.  La storia del museo di Montelupo risale al primo dopoguerra, ma la tradizione della ceramica affonda le sue radici in epoca dantesca. Il museo è collocato in un edificio degli anni Trenta, una ex scuola elementare, con 1500 mq espositivi e 5 mila pezzi storici frutto di scavi e ricerche lunghe trent’anni.

Mara Martellotta

L’isola del libro

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Rubrica settimanale a cura di Lura Goria

 

Jonathan Coe “La prova della mia innocenza” -Feltrinelli- euro 22,00

L’ultimo romanzo del famoso scrittore inglese è una satira con delitto, ma può essere inteso anche come giallo politico che ritrae il caos della Gran Bretagna tra gli anni ’80 e i 42 giorni del governo inglese più breve della storia, ovvero la premiership meteora di Liz Truss, tra settembre ed ottobre 2022.

Nello stile lieve e canzonatorio (tratto distintivo di Coe) il testo è suddiviso in tre sezioni ed annovera svariati protagonisti; ma il quadro generale è di fatto uno spaccato tragicomico che mette in luce contraddizioni e disfunzioni sociali del paese nel dopo Brexit.

Tra i protagonisti in primo piano, sullo sfondo di Cambridge, seguiamo i passi della giovane Phyl, neolaureata in Lettere ed aspirante scrittrice.

Suo zio Richard (alter ego di Jonathan Coe) conduce una conferenza nel Cotswold, durante la quale uno dei delegati viene ucciso. Scoprirete se la soluzione delle indagini stia nella politica contemporanea oppure tra le righe di un vecchio enigma letterario.

La vittima è Christopher, ucciso nell’albergo dove si era recato per indagare sul raduno di un gruppo eversivo. Il giallo è soprattutto il pretesto per riflettere sulla deriva della politica inglese e sul mestiere di scrivere. Tra vari colpi di scena, Coe esplora come le ideologie politiche comportino spesso anche la manipolazione della verità.

 

Lorrie Moore “Sono senza casa se questa non è la mia” -La nave di Teseo- euro 20,00

La scrittrice americana Lorrie Moore (nata a Nord dello Stato di New York) oggi vive a Madison ed insegna all’Università del Wisconsin; ha al suo attivo vari romanzi e racconti in corso di traduzione e pubblicazione in Italia.

Ed è una piacevole scoperta perché svela un notevole talento nel trattare temi difficili come la morte e la sua accettazione; mostra uno stile personalissimo nell’imbastire i dialoghi tra i personaggi e le loro battute, il tutto sotteso da uno humor sulla soglia dell’assurdo.

Narra la storia di Finn, professore di mezza età, in congedo temporaneo; forse è la punizione per aver respinto le avance della moglie del preside. Oppure è a causa del suo metodo d’insegnamento che spinge gli studenti a formulare pensieri critici ed autonomi…di quelli malvisti dall’istituzione.

Sia come sia, Finn raggiunge il fratello Max ricoverato in un hospice, anticamera della morte. Un confronto tra due personalità molto diverse tra loro. Nei dialoghi c’è il tema della fine, come affrontarla, la ricerca del senso della vita, il cruccio per le occasioni mancate e il rammarico per non essere riusciti a diventare la persona che sognavano di essere…. Insomma temi belli tosti.

Poi Fin deve ripartire subito quando gli giunge la notizia che Lily, l’amore della sua vita (però gli aveva preferito un altro uomo) si è tolta la vita. Non era la prima volta che ci provava, solo che ora ci era riuscita. Finn corre sulla tomba della suicida dove lo attende una sorpresa.

Lily è morta, eppure Fin la trova ad aspettarlo, in piedi sull’erba del camposanto. Le sembianze sono decisamente quelle di un cadavere chiazzato dalle macchie del livor mortis. Eppure è proprio lei; ha scavato la terra sotto cui era stata sotterrata ed è uscita dal sepolcro, perché si rifiuta di giacere per l’eternità dove altri hanno deciso per lei.

Di qui la strabiliante richiesta a Finn di accompagnarla altrove. Segue un lungo viaggio in macchina durante il quale fa capolino l’affascinante semi follia di Lily; e si spiega come il loro rapporto, sebbene scandito da continue liti e riappacificazioni, avesse retto e creato un legame fortissimo che travalica anche la morte.

 

Katia Tenti “E ti chiameranno strega” -Neri Pozza- euro 19,00

Questo romanzo è una rivisitazione della figura della strega come è stata tramandata nei secoli: immagine tenebrosa e oscura, dedita a pratiche malefiche, legate al demoniaco.

Gli studi compiuti da Katia Tenti ne fanno un’esperta dei fenomeni di devianza; e le sue conoscenze in materia sono dispiegate in questo libro.

Protagoniste sono due donne distanti nel tempo, ma in qualche modo legate, entrambe delle outsider.

Una è Barbara Vellerin, vissuta nel passato e considerata una “striga”.

L’altra, secoli dopo, è l’antropologa Arianna Miele, vincitrice del concorso che prevede la nomina a curatrice di una mostra sulle streghe dello Sciliar.

La neolaureata è al suo primo incarico in Trentino, presso l’importante Fondazione Von Stauber, guidata dal superficiale presidente Moser.

L’allestimento rimanda al 1509, quando a Castel Presule nel paesino di Fié allo Scilar, nelle Dolomiti, si era tenuto uno dei processi più inquietanti del Cinquecento.

30 donne innocenti erano state imprigionate, torturate ed arse sul rogo. Colpevoli, secondo la sentenza, di essere amanti del diavolo.

Barbara Vellerin era una di loro, e le ricerche di Arianna conducono soprattutto a lei. L’antropologa racconta la storia di quelle donne senza voce, vittime di superstizioni ed ignoranza.

Barbara era cresciuta ai margini del paese e la madre le aveva trasmesso le sue profonde conoscenze mediche e fitoterapiche.

E’ in linea matrilineare che si tramandava il sapere medicale.

Le guaritrici conoscevano a fondo i segreti della natura e delle erbe, miscelavano abilmente i medicamenti e guarivano malanni e disturbi vari.

Pratiche e credenze che si discostavano dai dictat della dottrina ufficiale.

Anche per questo le “strighe” furono vittime di una spietata caccia che fu un efficace meccanismo di controllo sociale, e penalizzò la fascia di popolazione più emarginata.

 

Kathy Reichs “Il codice delle ossa” -Rizzoli- euro 19,00

E’ un altro capitolo delle avventure dell’antropologa forense Temperance (“Tempe”) Brennan, le cui caratteristiche ricordano parecchio la scrittrice Kathy Reichs che ha trasfuso molto di se stessa nella protagonista dei suoi thriller. La trasposizione televisiva con l’accattivante serie “Bones” ha poi contribuito

ad ampliare la fama di quest’autrice e del suo alter ego letterario.

Il codice delle ossa”, di primo acchito, sembra un collage di tante indagini differenti, apparentemente scollegate tra loro e con scenari diversi. Due casi che Tempe deve risolvere sono a Montreal; ma il pezzo forte è ai Caraibi, nelle isole Turks e Caicos, dove fanno capolino anche due nuovi detective.

Tutto inizia a Montreal, mentre Tempe e il compagno Ryan sono ospiti sulla barca di un amico per assistere a spettacolari fuochi d’artificio, e si scatena un’improvvisa tempesta. Loro si salvano, ma non altrettanto bene è andata a un uomo che sembra essere stato colpito da un fulmine e finito in acqua; di lui non resta traccia.

Giorni dopo affiorano dei resti che fanno pensare proprio al malcapitato. Tempe si trova ad indagare sull’identità del cadavere e viene a contatto con una detective delle isole caraibiche, Ti Musgrove, che le chiede consulenza per alcuni scheletri ritrovati.

In apparenza questi filoni di indagine sembrano scollegati; ma le sorprese arrivano una dopo l’altra con continui colpi di scena che porteranno Tempe in più paesi e su diversi fronti.

Altro non è da anticipare; solo che la Reichs si riconferma bravissima nel divulgare gli aspetti scientifici della professione di antropologa forense e tiene col fiato sospeso fino all’ultima pagina.

Rock Jazz e dintorni a Torino: Seeyousound e Gigi D’Agostino

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GLI APPUNTAMENTI MUSICALI DELLA SETTIMANA

Lunedì. Prosegue Seeyousound al cinema Massimo. In programma : “Omar And Cedric: If This Ever Gets Weird” di Nicolas Jack Davies (anteprima Italiana) + “James Blake -Like The End” di Jon Rafman. “AllYou Need Is Death” di Paul Duane (anteprima italiana) +”Else -Ocean” di Mohamed Chabane &Thèo Jourdain. “Slot Fiction” comprendente : Elevaciòn, A Toi Les Oreilles, Deep In My Heart is A Song, Hymn Of The Plague. “My Way” di Thierry Teston ( anteprima italiana) + live Bluebeaters. “Googoosh- Made of Fire” di Niloufar Taghizadeh ( anteprima italiana) alla presenza del regista.

Martedì. Al Blah Blah si esibiscono i Franco Forte. Seeyousound propone: “Peaches Goes Bananas” di Marie Losier + “Fortuno-Wanna Believe U” di Ja’Lisa Arnold. “RockBottom” di MariaTrenor (anteprima italiana) + “Six Cigarettes For Robert” di Fausto Caviglia. “Slot Animation” che comprende :Cosmic Routine, Sans Voix, Trumpet Voice, Zoopticon. “Kode9-Escapology Live A/V”, un progetto di Almare e Seeyousound. “Any Other Way:The Jackie Shane Story” di Michael Mabbott, Lucah Rosemberg-Lee, (anteprima Italiana) + ”Naskar” di El Cielo.

Mercoledì. Allo Ziggy è di scena Geneva Jacuzzi. A Eataly si esibisce The Niro. Per Seeyousound: “Imago” di Olga Chajdas, “LesReines Du Drame” di Alexis Langlois, “Misty-The Erroll Garner Story” di Georges Gachtot + “Sunnan-My Love For You” di Nicolina Knapp, “SlotDocs” che comprende : Ressonàncies, Apocalypse, I Think I’M Here, Les Rengaines. “Mogwai: If The Stars Had A Sound” di Antony Crook + “Mustafa_Gaza Is Calling” di Hiam Abbas & Sakir Khader.

Giovedì. Al Cafè Neruda suona il trio di Marco Parodi. All’Hiroshima Mon Amour è di scena Anna Castiglia. Alla Divina Commedia si esibiscono i Tre Uomini in Pericolo. All’Off Topic suonano i 18 K. Al Blah Blah sono di scena i Planet Of Zeus. Allo Ziggy si esibiscono Make Po, Varylem, Dada, The Robots. Penultimo giorno di Seeyousound con in programma: “AllYou Need Is Death” di Paul Duane + “Novze-J’Existe” di Marco Pacchiana, “BornTo Be Wild: The Story Of Steppenwolf” di Oliver Schwehm + “Washed Out -The Hardest Part” di Paul Trillo, “ The Gesuidouz” di Kenichi Ugana+ “Ilhoe- Matins Sauvages “ di Loic Phil, “EBM-Electronic Body Movie” di Pietro Anton (alla presenza del regista) + “La Favi & Rosaliedu 38- Memories” di Jules Harbulot, “Slot Videoclips : Soundies Presents Videoflow: Silenzio”, “Jesus Lives The Fools” di Filippo D’Angelo, Dimitris Statiris e Mauro Giovanardi + Live Mauro Ermanno Giovanardi e Marco Carusino, “Going Underground” di Lisa Bosi (alla presenza dei Gaznevada) + Lydsten -Bias di Simon Lemarchand, Al Capodoglio “Going Underground” Dj set,.

Venerdì. Al Folk Club suonano i El Pony Pisador. All’Inalpi Arena è di scena Gigi D’Agostino. Alla Divina Commedia si esibiscono i Soultrane. Al Blah Blah suonano i NesimaPark. Ultimo giorno di Seeyousound. In programma: “Omar And Cedric:If This Ever Gets Weird” di Nicolas Jack Davies + “Apacalda -She’s Not Coming” di Mailis, “House Music :A Cultural Revolution” di Barbara E. Allen alla presenza della regista (anteprima internazionale), “Rock Bottom” di Maria Trenor + “Lecx Stacy-As Tendrils Of Smoke” di Chris Yellen & Eddie Mandell, “Slot Videoclip: Soundies Presents VideoFlow: Respiro”, “Bam Bam:The Sister Nancy Story” di Alison Duke+ “Wallace Cleaver-Plus Rien N’Est Grave” di Sangfroid, +“Noèmi Bucji Does It Still Matter” Live A/V, all’Off Topic “Seeyousoundsystem” Francois Kevorkian + Teo Lentini+ Decret Guest, after party del film “House Music : A Cultural Revolution”.

Sabato. Al Circolo Sud si esibisce Steppo. Allo Spazio 211 è di scena Generic Animal. Al Blah Blah suonano i Death Wishlist.

Domenica. Al Magazzino di Gilgamesh è di scena la Shanna Waterstown Band. Al Blah Blah gli Chew.

Pier Luigi Fuggetta

Quando le armi da fuoco sconfissero la cavalleria, 500 anni fa a Pavia

C’era una fitta nebbia attorno a Pavia il 24 febbraio 1525, come accade spesso nel pavese, d’inverno. Carlo V, l’imperatore, non c’era, era rimasto nella sua Madrid, a letto, colpito dalla febbre. Festeggiava, proprio quel giorno, il suo venticinquesimo compleanno ma non sapeva ancora nulla di quanto era accaduto nella pianura padana. La battaglia di Pavia attorno al parco Visconteo durò un paio d’ore. Le truppe imperiali, assediate in città da Francesco I, re di Francia, escono dalla fortezza e prendono alle spalle i nemici massacrandoli tutti. La battaglia di Pavia di cinque secoli fa è l’avvenimento principale del lungo conflitto tra Francesco I e Carlo V, imperatore del Sacro Romano Impero, due giganti che si contendevano il dominio in Europa e in Italia dove il Ducato di Milano era nelle mani dei francesi e il regno di Napoli era sotto gli spagnoli. Lo scontro segnò la fine delle ambizioni francesi nella penisola e consolidò il dominio asburgico sulla penisola. Il re di Francia puntava al regno di Napoli mentre il suo rivale, appena eletto imperatore, regnava già su Spagna, Italia del sud, Sardegna e Sicilia ma governava anche i Paesi Bassi e sognava la Borgogna e il Ducato di Milano. La nobile e famosa cavalleria pesante del re di Francia Francesco I venne falcidiata dal fuoco dell’artiglieria imperiale. Gli archibugi usati dagli spagnoli contro le spade dei francesi decisero le sorti della battaglia che non sancì solo il passaggio della Lombardia dalla Francia ai domini spagnoli ma cambiò il modo di affrontare il nemico e combatterlo. Il sovrano francese, circondato dagli archibugieri, fu ferito, catturato e condotto in Spagna. Quel giorno le armi da fuoco fecero la differenza contro le spade dei cavalieri. I francesi lasciarono sul campo di battaglia oltre 10.000 uomini, tra i quali il generale Bonnivet e il maresciallo di Francia Jacques de La Palice (quello della verità “lapalissiana”).
Gli imperiali persero 500 soldati. Due settimane dopo la battaglia i messaggeri imperiali portarono al sovrano di Spagna la notizia della vittoria e della cattura del re di Francia, il suo grande avversario. Dopo aver ascoltato il racconto dei corrieri, Carlo V ringraziò il Signore e si ritirò a pregare in solitudine nella sua cappella ma il giorno dopo assistette con tutta la Corte a una solenne messa di ringraziamento nella cattedrale madrilena. L’esercito francese è vicino al crollo e l’epoca della cavalleria è sul punto di concludersi di fronte alla schiacciante superiorità della fanteria e delle armi da fuoco. È famoso il grande arazzo, conservato nel Museo di Capodimonte a Napoli, che racconta e celebra la storica battaglia del 1525 combattuta tra le armate francesi e svizzere guidate da re Francesco I e dall’esercito imperiale di Carlo V, composto dalla fanteria spagnola e dai lanzichenecchi tedeschi, comandato sul campo da Carlo di Borbone e dal condottiero italiano Fernando Francesco d’Avalos. Al centro dell’arazzo un cavaliere imperiale colpisce con la lancia un fante svizzero mentre i soldati vengono spinti verso il Ticino, i civili terrorizzati e in preda al panico cercano di fuggire. É l’epilogo di uno scontro epico che cambiò la geopolitica europea di quell’epoca. La Spagna iniziò a consolidare la sua supremazia nel continente e dal punto di vista militare la battaglia di Pavia rappresentò un’autentica svolta. La fanteria spagnola, con i moderni archibugi, sgominò la cavalleria francese, simbolo del potere aristocratico. Gli arazzi di fattura fiamminga, in lana, seta, filo d’oro e d’argento, opere di Bernard van Orley, Jan e William Dermoyen, realizzati a Bruxelles pochi anni dopo l’evento, tra il 1528 e il 1531, sono sette e illustrano la battaglia di Pavia. Con i suoi 40 metri quadrati, lungo quasi 8 metri per 5 di altezza, l’arazzo fiammingo di Dermoyen ferma la scena più importante dello scontro avvenuto nel parco Visconteo della città sul Ticino tra l’armata francese e quella spagnola. Si vedono a destra il ponte coperto sul Ticino e a sinistra il castello dei Visconti. È il momento decisivo, l’improvvisa sortita degli assediati spinge i soldati francesi e svizzeri nel Ticino in cui molti annegheranno. Sullo sfondo è raffigurata la città lombarda difesa dal comandante spagnolo Antonio de Leyva che per quattro mesi resistette all’assedio di Francesco I decretando il trionfo di Carlo V.           Filippo Re

Edoardo Prati: lo spettacolo al Teatro Colosseo

Lunedì 24 febbraio, Edoardo Prati porta al Teatro Colosseo di Torino il suo primo spettacolo teatrale, “Cantami d’amore”

Classe 2004 e seguitissimo sui social con 4,8 milioni di like su TikTok, Prati ha conquistato il pubblico grazie alle sue profonde riflessioni sulla vita, sulle relazioni e sull’amore, filtrate attraverso le parole dei più grandi letterati della cultura classica. La sua capacità straordinaria è quella di appassionare l’ascoltatore e avvicinare il pubblico a testi e poeti spesso considerati complessi e ostici, con uno stile raffinato e intelligente.

Grazie a una comunicazione fresca e mai banale, Prati si è dedicato alla recitazione in metrica e alla divulgazione dei classici della letteratura italiana e latina, rendendo accessibili opere di grande valore spesso riservate a pochi.

Al centro dello spettacolo di lunedì ci sarà proprio l’amore: un mix di letteratura, musica e riflessione sulle infinite sfumature di questo sentimento universale.

Scritto dallo stesso Prati insieme a Manuela Mazzocchi ed Enrico Zaccheo – quest’ultimo anche regista dello spettacolo – “Cantami d’amore” intreccia con eleganza poesia, musica e riflessioni personali, toccando corde profonde e senza tempo. Un’occasione unica per lasciarsi trasportare dalla magia delle parole e riscoprire che, al di là delle epoche, l’amore resta il vero motore della nostra esistenza.

Riguardo allo spettacolo, Prati afferma “aiamo parte di un mosaico esteso e secolare, non siamo i primi e non saremo gli ultimi in balia dell’ingovernabilità e delle contraddizioni dei sentimenti. Dopotutto, l’amore è la cosa meno fascista che esista. L’amore è la cosa più politica.”

Valeria Rombolà

 

📅 Appuntamento lunedì 24 febbraio alle ore 20:30 presso il Teatro Colosseo di Torino (Via Madama Cristina, 71 – Torino).

La rubrica della domenica di Pier Franco Quaglieni

SOMMARIO: Il Circolo dei Lettori – Via Roma pedonale, un errore – Lettere

Il Circolo dei Lettori
Gabriele Ferraris, già direttore di Torinosette e già  caporedattore della Cronaca della “Stampa”  è il maggiore conoscitore della vita culturale torinese anche in rapporto ad una vita culturale nazionale e internazionale da cui Torino si discosta sempre di più.  In un articolo della sua rubrica sul “Corriere” ha analizzato la situazione del Circolo dei lettori che è alla ricerca di un direttore a cui spetterebbero 82mila euro annui di stipendio. Ne stanno capitando di cotte e di crude che evidenziano il provincialismo di un circolo che è riuscito ad arrivare solo fino a Novara dove gode di una piccola e brutta  sede.
I suoi dirigenti sono all’altezza? Una gestisce un ristorante e rilascia interviste esilaranti. Secondo Ferraris, il modo di scegliere il direttore è sbagliato, avvolto com’è nella segretezza. Un concorso  pubblico deve essere trasparente, non viziato da una segretezza del tutto immotivata. La segretezza è incompatibile con la democrazia.  Ci dovrebbero anzi anche essere  delle audizioni pubbliche dei candidati. In ogni caso si domanda Ferraris: chi ha scelto  la commissione giudicatrice, da chi è composta, quali sono le competenze dei commissari? Scegliere, dopo le polemiche aspre e dozzinali di questi giorni, diventa difficile. In primis certi politici dovrebbero stare zitti. La cultura non è cosa loro. Lo si capisce, appena aprono bocca. E forse tutti dovrebbero meditare  sul fatto che, dopo  appena 18 anni di vita, il Circolo è già in crisi perché manca il direttore. Il Circolo degli artisti di cui ha preso il posto in via Bogino,  vive da 150 anni. Ma era  stato Cavour a fondarlo.
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Via Roma pedonale, un errore
Mi dispiace deludere il sindaco Lo Russo che stimo , ma via Roma tutta pedonalizzata è priva di senso. Una via con ampi portici è già ampiamente pedonale come la storia stessa della città dimostra.  La pedonalizzazione impedirà di fatto agli anziani di andare in via Roma che verrà ovviamente  vietata anche ai taxi. Non sarà certo via Roma  pedonale un’attrattiva artistica e  turistica, a meno di rivalutare Piacentini e l’architettura fascista. Potrà essere utile per qualche artista di strada per le sue esibizioni per lo più pacchiane e rumorose. Qualche musicante senza uditori potrà sfogarsi e illudersi di avere degli ascolti. Ma si tratta di cose che già avvengono nei pezzi di via pedonalizzata da tempo.
Il commercio della via verrà invece  danneggiato da flussi di gente non interessata ad acquisti, anche se il decadimento del centro ha già  ridotto i negozi importanti ad una decina e la via pedonale certo non li incrementerà. Anche  i bar (Augustus, Cotto, Motta) hanno chiuso da anni. Persino i grandi magazzini hanno chiuso. Rendere pedonale la via  farà peggiorare la situazione, generando caos e inquinamento nelle vie circostanti. Cosa saranno piazza Castello e piazza Carlo Felice, via Gramsci e via Bertola? O vorranno anche in queste aree eliminare le auto, riservando alle biciclette e ai monopattini la circolazione? Dodici milioni di euro per un lavoro che si rivelerà inutile o dannoso, si dovevano spendere diversamente: ad esempio, eliminare le buche delle strade e dei marciapiedi. Quella sarebbe stata una vera  “rivoluzione” che avrebbe reso Torino migliore di Roma e di Milano. E avrebbe ridotto la possibilità di incidenti che oggi intasano il CTO. Lasciare le buche in centro e in periferia renderà la città  meno sicura e meno  appetibile ai turisti e ai residenti. Una città che oggi è prevalentemente di anziani non abbisogna di lunghe vie pedonali impercorribili da chi ha difficoltà a camminare. Forse arriveranno i nuovi italiani dalle periferie come succede a Milano? Non mi pare un’ipotesi che Torino debba augurarsi. Chi ha amministrato bene come il Sindaco  Valentino Castellani, ha guardato alla città nel suo insieme ed è ricordato, rimpianto ed amato per il lavoro sistematico che ha saputo impostare e realizzare.
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LETTERE scrivere a quaglieni@gmail.com
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Mattarella a Marsiglia
Mi permetto una modesta considerazione sull’esplosione di solidarietà (in buona parte ipocrita)  al Presidente Mattarella – Marsiglia – ed alla reazione della Zakharova molto puntuta e brusca….ma ahimè…! Che ne pensa il prof. Quaglieni? Grazie per l’attenzione e cordialità Luciano Cantaluppi

Al di là della stima personale per il presidente Mattarella e una sostanziale condivisione per i suoi interventi specie per quelli degli ultimi anni, io credo che un capo dello Stato possa essere criticato per i discorsi che tiene  all’ estero senza problemi particolari. Il reato di vilipendio non esiste all’estero e non dovrebbe più esistere neppure in Italia. Il presidente della Repubblica non è un re e come tale va trattato. Possono dispiacere gli attacchi, ma le difese di La Russa, ad esempio, non migliorano la situazione.

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Vicolo Cotta, Moncalieri Vicolo Cotta è uno degli accessi all’aulica piazza Vittorio Emanuele di Moncalieri pedonalizzata di recente  dal sindaco rag. Montagna.
Ecco come viene accolto chi vuole salire nella piazza principale della città tra l’altro in salita. Quando ci saranno le elezioni?  E. Zugnelli
Certo la pulizia e la manutenzione non pare essere nelle corde del sindaco Montagna che andrà a casa tra pochi mesi dopo dieci anni non brillanti e molto discutibili. Speriamo che non si ricandidi per fare il vicesindaco come accade in altri comuni dove l’attaccamento al potere fa miracoli.  Montagna lasci un buon ricordo facendo mettere a posto vicolo Cotta. Ma in degrado c’è molto di più.
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I pensionati
Dopo due anni di governo Meloni io pensionata non ho ricevuto un benché minimo utile. Vivevo male e vivo peggio con prezzi alle stelle. Così non va, cara Giorgia.  Gianna Biella
La situazione economica è difficile e neppure Draghi ha fatto miracoli.  Ma concordo con Lei: Meloni ha illuso gli elettori che oggi non vedono risultati concreti. E ‘ vero: chi ha redditi fissi non sta meglio. La categoria degli anziani è la più penalizzata. Capitava già prima.  Solo Berlusconi  aumentò le pensioni minime,  ma il caro prezzi vanificò molto presto l’effetto.