CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 2

“A/R”… ma qui “Poste Italiane” non c’entrano affatto

“Salone Internazionale del Libro” di Torino e “Gruppo FS Italiane” lanciano la terza edizione del concorso letterario per “racconti di viaggio” inediti

Bella trovata il titolo! “A/R Andata e racconto. Appunti di viaggio”. Dove quell’“A/R” nulla ci azzecca, per carità!, con la “stampigliatura” significante, come ben si sa, “Avviso di Ricevimento” (tramite “ricevuta di ritorno”) adottato da “Poste Italiane” nella corrispondenza postale. E del resto la possibile confusione subito si dissolve con quell’“Andata e racconto. Appunti di viaggio” che va a seguire.

Trattasi, invece, del titolo dato con brillante ironia, alla terza edizione del concorso letterario organizzato dal “Salone Internazionale del Libro” di Torino e dal “Gruppo FS Italiane”, riservato a scrittrici e scrittori esordienti, dai diciotto anni in su, che non abbiano mai pubblicato alcun testo o romanzo edito da una casa editrice italiana e distribuito in libreria. Il concorso nasce per stimolare la scrittura attorno ad un tema, quello del “viaggio”, che fin dall’antichità – il “mito di Ulisse” insegna – ha sempre affascinato e sempre è stato suggestiva fonte di emozione per l’essere umano. Nello specifico, questa nuova edizione del concorso suggerisce, quale linea guida, il “Viaggiare con leggerezza: istruzioni per l’uso” e tanti sono, in proposito, i percorsi che possono essere raccontati, nero su bianco, attraverso la lente della leggerezza, quella dell’anima o quella ambientale, quella relazionale o quella comunitaria”. Spiega il “visual” del concorso: “La ricerca della leggerezza in letteratura è una reazione al peso di vivere in tempi complicati. Viaggiare leggeri è il racconto di una nuova avventura, mentre si guarda fuori dal finestrino di un treno o di un bus, fluttuando con la fantasia”. Quante volte ci è capitato? Quante volte abbiamo fantasticato, creando storie più o meno probabili oltre quella finestra accesa, l’unica finestra accesa, che appare e scompare nel battito di pochi secondi al passaggio del treno o del pullman su cui osserviamo il succedersi delle “cose”, di paesi, di campagne, di un vecchietto che arranca lento in un sentiero scavato nei campi sulle due ruote di una vecchia bicicletta, di un bimbo che saluta oltre le sbarre abbassate di un passaggio a livello o di un compagno o compagna di viaggio che ci racconta la sua storia mescolandola alla nostra. Incontri fortuiti, a volte prodigiosi a volte insignificanti a volte di cui avremmo volentieri voluto e potuto fare a meno. Viaggi reali che ti invitano alla descrizione puramente “fisica” o “geografica” del veduto o percorsi mirabilmente in grado di trasformarsi in viaggi del sogno, della memoria, della pura fantasia.

Insomma, ce n’è di che scrivere. E a iosa, per chi si diletta a “raccontare”, per sé e per gli altri. I giochi sono aperti. Per scrittori, più o meno, in erba e aspiranti scrittori. Ricordiamo che il “Bando” del concorso è aperto da alcuni giorni e scaricabile su: www.salonelibro.it e www.fsnews.it

Sono ammessi racconti inediti con una lunghezza compresa tra le 15 e le 20mila battute (spazi inclusi). Una prima commissione tecnica, nominata dal “Salone Internazionale del Libro”, selezionerà una rosa di quindici racconti finalisti, le cui autrici e autori riceveranno una “carta regalo” di Trenitalia del valore di 100 euro. I quindici testi finalisti saranno sottoposti al giudizio di una “Giuria finale”, composta da otto scrittrici e scrittori – il torinese Guido Catalano, la scrittrice e sceneggiatrice barese Antonella LattanziLorenza PieriMatteo Nucci, l’italiana-singalese Nadeesha Uyangoda e Simona Vinci – nonché da un rappresentante del “Gruppo FS” il quale selezionerà i tre racconti vincitori, che saranno premiati a maggio nel corso del “Salone Internazionale del Libro” di Torino e verranno pubblicati in una “Antologia cartacea” o “ebook”, insieme ai testi originali di scrittrici e scrittori facenti parte della “Giuria finale”. La casa editrice sarà selezionata da “Ferrovie dello Stato Italiane” .

La partecipazione al concorso è gratuita e la consegna del racconto deve avvenire, seguendo le indicazioni presenti nel regolamento, entro e non oltre le ore 12 del 21 marzo 2025.

Info: www.salonelibro.it e www.fsnews.it.

g.m.

Nelle foto: immagine-guida del concorso e le due scrittrici facenti parte della “Giuria” , Antonella Lattanzi e Nadeesha Uyangoda

La Corale più antica d’Italia, l’Accademia Stefano Tempia di Torino, celebra i suoi 150 anni

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Il programma concertistico del 2025

 

L’Accademia Stefano Tempia, la Corale più antica d’Italia, celebra i suoi 150 anni. Nata nel 1875 risulta la più antica associazione musicale piemontese, nonché la prima accademia corale nata in Italia. Il programma della stagione vuole essere un tributo al passato, ma anche un viaggio nel presente e nel futuro della musica.

Dagli omaggi a Stefano Tempia, con l’esecuzione di opere custodite dal Fondo Tempia del Conservatorio, eseguite per la prima volta in epoca moderna, alle performance che combinano musica e danza con la tecnologia del live coding, celebrando il connubio tra voci cameristiche e strumenti antichi con l’impiego di strumenti poco conosciuti, o ancora esplorando l’incontro tra jazz e liturgia, tra musica e cinema, con il concerto dedicato alle colonne sonore di Peter Greenway.

Tra gli interpreti figurano tanti giovani talenti affiancati da nomi di fama internazionale quali Francesco Manara, primo violino dell’Orchestra Filarmonica della Scala con il direttore d’Orchestra Ungherese Gyorgy G. Ráth, Armando Barilli, prima viola del teatro Regio di Torino con il mezzosoprano Lucia Cirillo e il pianista Andrea Rebaudengo, Davide Cava, giovane e talentuoso pianista, considerato uno dei più promettenti della sua generazione, il Quintetto Architorti, guidato da Marco Robino, il trombettista jazz Fulvio Chiara, il coro francese Region Sud, diretto dal maestro Michel Piquemal e l’orchestra Melod Filarmonica. In prima linea anche il Coro dell’Accademia Stefano Tempia che, da 150 anni, con la partecipazione a numerosi eventi, non ha mai smesso di diffondere l’intuizione di Stefano Tempia attraverso il tempo, spaziando dalle composizioni dell’antichità fino alle opere contemporanee.

La Stefano Tempia – spiega il presidente dell’Accademia Corale, Isabella Oderda, prima donna a ricoprire questo ruolo nella storia della Tempia- si distingue per la sua missione di educare alla conoscenza del canto corale e alla passione per la musica colta in tutte le sue forme. Per vocazione questa istituzione si spinge a esplorare territori meno frequentati, proponendo opere e brani poco eseguiti o poco noti, spaziando da grandi autori della tradizione a composizioni contemporanee e arrangiamenti che dialogano con linguaggi musicali trasversali e innovativi.

Accanto all’organizzazione e alla programmazione di una stagione musicale che si svolge in prestigiose sedi a Torino, ma anche altrove sul territorio piemontese come al castello di Pralormo, l’associazione partecipa a festival e iniziative musicali in tutta la regione. Tra i progetti in atto “Narrazioni parallele”, che assembla musica classica e musica elettronica, rappresentate da Davide Boosta, Dileo, Filarmonica TRT e Accademia Corale Stefano Tempia, portando la musica in luoghi non convenzionali e coinvolgendo giovani compositori e compositrici under 35”.

Il concerto di apertura sarà domenica 16 febbraio al Conservatorio di Torino. Si intitola “Eterno Ludwig Van” e segna l’inizio della stagione concertistica dell’Accademia, con un omaggio corale alla forza universale del grande maestro di Bonn. Protagonisti Francesco Manara e Georgy Ráth, direttore d’orchestra di fama internazionale, più volte ospite delle stagioni RAI, accompagnati dall’Orchestra Melos Filarmonica. In programma due capolavori assoluti di Ludwig Van Beethoven, il Concerto per violino op.61, uno dei pilastri del repertorio violinistico, celebre per il suo lirismo e la sua complessità tecnica e la Sinfonia n. 5, una delle opere più iconiche della musica classica.

Seguirà poi, tra gli altri appuntamenti, lunedì 10 marzo, all’Oratorio San Filippo, “Intime risonanze” che conduce tra le pieghe più profonde dell’animo umano con un programma incentrato sulla musica romantica in veste coloristica, di Johannes Brahms, Robert Schumann, Richard Strauss, Charles Martin Loeffler, con Armando Barilli, prima viola dell’Orchestra del teatro Regio di Torino, Lucia Cirillo, mezzosoprano di fama internazionale e il pianista Andrea Rebaudengo, noto per la sua versatilità e sensibilità interpretative.

L’omaggio a Stefano Tempia verrà tributato lunedì 31 marzo al teatro Vittoria di Torino. Violinista, compositore e direttore d’orchestra, Stefano Tempia rappresentò una figura centrale per la cultura musicale torinese di fine Ottocento, dedicando gran parte della sua carriera alla valorizzazione del patrimonio classico e allo sviluppo della tradizione musicale corale. Il programma musicale proporrà una selezione di opere capaci di evidenziare il talento di Lucia Caputo e del pianista Matteo Borsarelli, apprezzato per la sua tecnica espressiva raffinata e profonda.

Mara Martellotta

Pagine di Omero che guardano al mondo di oggi

Sugli schermi “Itaca – Il ritorno” di Ubaldo Pasolini

PIANETA CINEMA a cura di Elio Rabbione

Un film che è la prova provata di quanto faccia bene di tanto in tanto la rilettura dei classici e di come quella classicità, guardata con occhi moderni e con quella quotidianità di stragi e sangue che vediamo e leggiamo, sia in grado di insegnarci ancora molto. Chi vedrà “Itaca – Il ritorno”, che Uberto Pasolini ha scritto e diretto con indubbia padronanza di dialoghi e d’immagini e di spirito – e scritto con l’aiuto di Edward Bond, scomparso lo scorso anno, già sceneggiatore di “Blow up” e teatrale autore di quei “War Plays” che acutamente Luca Ronconi mise in scena a Torino nel 2006, in tempo di Olimpiadi – dovrà inevitabilmente guardare alle pagine di Omero ma tenere ben sorvegliato quanto in filigrana passi dalle parole del protagonista e di chi gli sta intorno, dalla crudeltà e dal sangue che abbondante, nelle acque come mescolato e intriso nella terra della “petrosa” isola, dalla infelicità che può coabitare con quello stesso ritorno a casa, la sepoltura di ogni valore morale, la tristezza che può generare il ricordo della guerra, l’incapacità di riportare i propri uomini alle famiglie, il riandare con il ricordo ad una moglie e un figlio abbandonati. Chi vedrà “Itaca” dovrà anche cancellare gli esempi di Kirk Douglas e del televisivo Bekim Fehmiu per guardare all’Odisseo di Fiennes ombroso e piagato e battuto e stanco, non più campione d’astuzia capace di trascinare un cavallo di legno dentro le mura di Troia, modernamente riflessivo e piegato sul panorama di distruzione e di solitudine che si è lasciato alle spalle.

A Pasolini – mentre noi aspettiamo che Christopher Nolan ci dia nel prossimo futuro il suo Odisseo che già immaginiamo in tutt’altra grandezza – non interessano i tanti episodi che hanno cavalcato il “nostos” del protagonista, Polifemo e i Feaci, i Lestrigoni e Nausicaa, Circe e le sirene e il regno dell’Ade, in un terribile infrangersi di onde lascia approdare il suo uomo, in tutta le sua nudità (ne deriva nella storia il giusto peso del corpo e dei corpi), accolto dall’umanità e dalla saggezza del porcaro Eumeo (Claudio Santamaria), riconosciuto dal solo suo cane, il desiderio e la necessità d’avvicinarsi a quella corte dove i Proci da tempo si sono insediati in tutta la loro arroganza, dove un figlio (Charlie Plummer, che dovrebbe sprizzare ben altro vigore) non è all’altezza di fronteggiare la situazione preferendo allontanarsene, dove la moglie Penelope temporeggia alle richieste di matrimonio e tesse di giorno una tela, che forse sarà un sudario, per disfarla la notte, ultima a riconoscere il proprio sposo dopo che è stata sufficiente una sola cicatrice a mettere sulla buona strada la vecchia nutrice (Angela Molina). Ancora in quella casa, che dovrebbe essere soltanto ospitalità con un grande fuoco acceso, c’è la realtà della guerra che entra quindi ineluttabile, la sua necessità, la sfida di Odisseo e le dodici asce e il tiro con l’arco che dà inizio alla carneficina. Soltanto corpi inanimati e ancora sangue nell’attimo che precede un finale fatto di rassegnazione, di desiderio di dimenticare e di una vecchiaia che accomuna, con Penelope atteggiata alla Sonia di “Zio Vanja”, cecovianamente, sempre posticipando i tempi. L’intuizione dantesca lasciava già settecento anni fa guardare al rimpianto e alla svolta e al gran finale, al termine di un’esistenza ormai pienamente appagata, alla resurrezione che poneva l’Uomo ad inseguire “virtute e canoscenza”, caparbiamente.

Dialoghi mai banali, una tessitura encomiabile di sguardi e di conseguenze e d’azione, una forza visiva che non può non colpire lo spettatore, una scrittura che alterna il pieno panorama della natura e gli spazi angusti della casa, la libertà di sovrapporsi con grande rispetto alla pagina scritta, la secchezza del racconto, i messaggi che ne derivano, tutto concorre a fare di “Itaca” un’opera veramente compiuta, pienamente apprezzabile. Sincera, soprattutto. Merito altresì dell’interpretazione di Juliette Binoche, non solo più in fervida attesa, immagine di pazienza, ma attraversata giustamente da lampi di rabbia, e soprattutto di Ralph Fiennes (con un eccellente trucco e parrucco) che ha perso ogni traccia di epico e vive il suo Odisseo in maniera dolente e in ogni attimo conscio appieno della disperazione del suo ritorno. Con uno sguardo che attraversa ogni tempo e ogni spazio e ce lo pone davanti, ancora davanti a noi uomini di oggi, abitanti ciechi e incorreggibili di questo “atomo opaco del Male”.

La Torino di Napoleone

Breve storia di Torino


1 Le origini di Torino: prima e dopo Augusta Taurinorum
2 Torino tra i barbari
3 Verso nuovi orizzonti: Torino postcarolingia
4 Verso nuovi orizzonti: Torino e l’élite urbana del Duecento
5 Breve storia dei Savoia, signori torinesi
6 Torino Capitale
7 La Torino di Napoleone
8 Torino al tempo del Risorgimento
9 Le guerre, il Fascismo, la crisi di una ex capitale
10 Torino oggi? Riflessioni su una capitale industriale tra successo e crisi

 

7 La Torino di Napoleone

Levento che più di ogni altro segna il XVIII secolo è senzaltro la Rivoluzione Francese.
Il movimento parigino che si batte per i diritti delluomo riecheggia in tutta Europa e anche la nostra bella Torino non ne rimane indifferente, e non solo per ciò che riguarda gli alti ideali proposti ma soprattutto per via delloccupazione militare francese che, nel 1798, porta limpeto rivoluzionario allinterno delle stesse mura cittadine.
Nello stesso anno Carlo Emanuele IV di Savoia abdica e si ritira con la sua corte in Sardegna, lasciando la cittadinanza ad affrontare un periodo di forti trasformazioni politiche e sociali: Torino è pronta ad un ulteriore mutamento che presto la porterà ad assumere la forma di una moderna città borghese ottocentesca.
Il nuovo governo repubblicano prende il posto della monarchia, abolisce molti privilegi aristocratici e ridimensiona non di poco linfluenza della Chiesa.
Tale situazione tuttavia non ha vita lunga, la parentesi repubblicana termina appena un anno dopo, nel 1799, quando le armate austro-russe invadono il Piemonte, sconfiggono i Francesi e occupano la città.
Sarà necessario attendere larrivo di Napoleone, nel giugno 1800, per assistere ad una nuova riorganizzazione politica della penisola italica, assetto che vede il Piemonte riannesso al Primo impero francese e costringe i Torinesi a sottoporsi al Codice napoleonico, accettando di conseguenza di sottostare al  sistema giuridico e amministrativo francese.
Torino non è più la città-fortezza dei Savoia, e per sottolineare tale circostanza il generale di origini corse, protagonista indiscusso della prima fase della storia contemporanea, ordina lo smantellamento delle fortificazioni cittadine, rendendo lurbe una città aperta, dallimpianto più similare a quello urbanistico francese, giocato su unimpostazione ad ampio raggio. Il regime governante impone ai costruttori ledificazione di nuove piazze, strade e ponti, come ad esempio quello realizzato tra il 1810 e il 1813 sul Po, viene poi abolita lantica divisione in isolati della città a favore di unamministrazione basata su quattro distretti denominati Po, Dora, Moncenisio e Monviso, corrispondenti alla circolazione dellandirivieni da e verso il centro abitato.

Ancora una volta, anche il potere ecclesiastico viene colpito duramente, nelle stessa Torino ben ventinove tra monasteri e conventi vengono chiusi, con conseguente confisca delle terre di cui disponevano gli stabilimenti.
La città pedemontana risponde ormai alle nuove procedure in voga nella Francia napoleonica: si introduce il concetto di uguaglianza tra cittadini, si esalta il valore dellautorità imperiale, del progresso razionale e del servizio pubblico.
La nuova legislatura torinese si basa sul Codice napoleonico, che riconferma labolizione dei privilegi della nobiltà, estende i diritti civili, amplia la tolleranza religiosa, specie nei confronti della comunità ebraica presente sul territorio piemontese e fatto che mi piace rimarcare in questi periodi così moderni–  considera il matrimonio più come un contratto civile di competenza statale che un sacramento religioso, logica che porta anche alla legalizzazione del divorzio.
Le nuove norme investono anche il campo amministrativo-commerciale. Napoleone ordina leliminazione delle corporazioni, cancella i dazi doganali e tutte le difficoltà che possono recare danno alle vendite, inoltre istituisce nuovi organi quali la Camera del commercio, la Borsa e il Tribunale commerciale, tutti enti appositamente pensati per promuovere rapporti di mercato tra i Torinesi e gli imprenditori francesi.
Questa generale spinta modernizzatrice investe le autorità di nuovi poteri, ad esempio il ruolo del sindaco acquisisce un maggior valore, si ampliano le mansioni dellamministrazione municipale, che ora si occupa anche del mantenimento dellordine pubblico, della sanità, dellassistenza ai bisognosi nonché della gestione degli ospedali.
Altro aspetto determinante del dominio napoleonico riguarda proprio lambito della cura alla persona, lassistenza medica rispecchia ora dei canoni moderni, in più gli stretti contatti  tra Torino e Parigi fanno sìche si crei una sorta di infrastruttura amministrativa interna che rende più veloci le mansioni burocratiche, snellendo il carico di lavoro che prima ricadeva su medici e infermieri, che ora possono dedicarsi quasi esclusivamente allo studio delle terapie. Il punto di riferimento per la sanità, nello specifico per le malattie non infettive e curabili, diviene lospedale San Giovanni, a cui è riconosciuto lo status di ospedale nazionale ed è posto sotto il diretto controllo del ministero degli interni di Parigi; si affiancano a tale struttura specifiche istituzioni con compiti precisi, ognuna appositamente dedicata ad una categoria di persone con criticità, quali orfani, poveri o donne che dovevano affrontare gravidanze indesiderate.
Lestrema attenzione alla questione sanitaria porta a due grandi vittorie: la prima riguarda limpedimento di consumare cibo avariato, attraverso controlli meticolosi e limposizione di rigide norme su mercati e macelli, la seconda invece concerne la (momentanea) sconfitta del vaiolo, una delle malattie più temute dellepoca, grazie ad una sorta di vaccinazione di massa attuata nei primi anni dellOttocento.
Lo Stato si impegna inoltre anche in campo sociale: vengono tutelati gli orfani, gli anziani e gli indigenti e anche le persone con disabilità.
Nondimeno Napoleone ha a cuore la diffusione della cultura allinterno della capitale piemontese. Diversi circoli letterari privati ricevono ingenti fondi monetari, come ad esempio accade allAccademia dei Concordi o ai Pastori della Dora. Anche alcuni personaggi ricevono lonore di essere sostenuti dal generale francese, come Prospero Balbo, diplomatico e intellettuale, nonché giovane rampollo di nobili origini, che, nel 1801, è nominato Rettore dellUniversità di Torino. Balbo, grazie a legami politici e a un innato atteggiamento avveduto, riesce a gestire non solo il polo universitario, ma anche lAccademia delle Scienze, lAccademia di Agricoltura, lOsservatorio astronomico e diversi Musei. Inoltre, il vero merito di Balbo e dei suoi collaboratori- sta nellessere riuscito a realizzare un primo effettivo progetto di collaborazione tra ricerca e istruzione a livello territoriale piemontese.
Tuttavia non è tutto ora ciò che luccica, infatti se da una parte il nuovo governo pare dare vita ad una città idilliaca, allinterno della quale vigono giustizia ed uguaglianza, dallaltra, limperatore teme di poter perdere il consenso nobiliare, motivo per il quale diverse famiglie illustri vengono favorite, attraverso lassegnazione di cariche pubbliche o ricoprendo ruoli di prima importanza allinterno delle diverse corti, come ad esempio quella assai ambita di Camillo Borghese, governatore francese di Piemonte, Parma, Liguria.
Si assiste dunque ad una lenta ma continua fusione tra aristocrazia e borghesia: si forma una nuova classe dirigente che occupa i piani alti del consiglio municipale e degli altri organi che reggono la città di Torino.

È poi opportuno sottolineare come agli immediati successi subentrino non poche difficoltà, legate a problemi economici, al brusco impatto dei repentini cambiamenti imposti dal regime francese alla cittadinanza e allapplicazione concreta delle riforme amministrative. Torino poi è certamente parte del generale rinnovamento, ma rimane in una posizione subordinata rispetto al resto dellimpero francese, fatto che implica diverse problematiche legate alla circolazione delle merci e alleconomia, anche landamento demografico riporta alcune criticità: nei primi ventanni dellOttocento la popolazione pare diminuire di un terzo rispetto al secolo precedente.
Torino si scopre dunque ad eseguire le nuove indicazioni in modo decisamente passivo e ben presto il malcontento si diffonde non solo tra la popolazione ma anche allinterno della classe nobiliare; chi partecipa alla vita pubblica lo fa senza esporsi eccessivamente, chi invece risente del taglio dei legami con la famiglia Savoia non puòche rimanere ostile al nuovo governo straniero. A livello lavorativo la modernizzazione non porta solo dati favorevoli, al contrario aumenta la disoccupazione e i nuovi ritmi di produzione si fanno ancora piùestenuanti senza la protezione delle corporazioni e dellatteggiamento paternalistico dellaristocrazia.
Quando l 8 maggio 1814 le truppe austriache entrano a Torino sotto la guida del del generale Ferdinand von Bubna-Littiz, la popolazione non si dimostra ostile nei confronti dei nuovi arrivati.
Non ci sono né giubili né azioni violente, solo un generale e livellato malcontento, perché il potere e il benessere sono di pochi, per i più la fame e la miseria rimangono sempre tali, indipendentemente dalle insegne che le ricoprono.
Nihil sub sole novum.

ALESSIA CAGNOTTO

Libri, la rassegna del mese

Il Libro del Mese – La Scelta dei Lettori

Il libro più discusso nel gruppo Un Libro Tira L’Altro Ovvero Il Passaparola Dei Libri nel mese appena trascorso è stato Conclave di Robert Harris, il romanzo ambientato in Vaticano recentemente riportato alla ribalta anche da un film di Hollywood.

 

Novità in libreria

Ecco l’immancabile appuntamento con le novità che ci aspettano sugli scaffali delle nostre librerie, fisiche o digitali, per garantirci ore felici in compagnia dei nostri amati libri.

Agli appassionati di cronaca nera segnaliamo Il Labirinto Del Mostro Di Firenze (Mimesis, 2025) a cura di Lorenzo Iovino e altri; un saggio che, come un prezioso filo di Arianna, guida il lettore attraverso i meandri più oscuri delle indagini sulla saga criminale più controversa della storia italiana , tra esoterismo e vita rurale toscana, voyeurismo ed eversione nera, offrendo una chiave per esplorare gli insondabili misteri che ancora la avvolgono.

 

 

Usciranno il 18 febbraio C’era La Luna (Einaudi, 2025) il nuovo libro di Serena Dandini , delicato romanzo di formazione ambientato negli anni Sessanta e Luna Comanche (Einaudi, 2025) di Larry McMurtry, quarto capitolo della saga di Lonesone Dove che finalmente vede una traduzione italiana dopo oltre trent’anni dalla sua pubblicazione negli Stati Uniti.

 

 

Consigli per gli acquisti

Questa è la rubrica nella quale diamo spazio agli scrittori emergenti, agli editori indipendenti e ai prodotti editoriali che rimangono fuori dal circuito della grande distribuzione e questo mese abbiamo selezionato:

Luciana Lo Sicco (Auto-pubblicazione, 2024) di Emiliano Castagna, un thriller che appassionerà i lettori di Appassionati di thriller ma anche chi è sensibile alle tematiche LGBTQ+, e desidera esplorare la complessità delle questioni di genere e diritti civili.

 

 

Il Sogno Contaminato (Auto-Pubblicazione, 2021) è un romanzo di formazione, esordio di Manuel Mazzola, che racconta la fatica di crescere e il bisogno di allargare i propri orizzonti, il dolore di un sogno che si infrange e la dolcezza della speranza che risorge.

 

 

Incontri con gli autori

Questo mese abbiamo incontrato Emilio Castagna esordiente che vive a Palermo e ha pubblicato da poco il romanzo Luciana Lo Sicco (Auto-pubblicazione, 2024), un thriller dalle forti connotazioni sociali, ambientato proprio in Sicilia.

Carlo Calabrò, scrittore e sceneggiatore, ha di recente tentato la via della narrativa con Meccanica Di Un Addio (Marsilio, 2024) un romanzo che unisce temi sociali a una solida trama da thriller, con il quale l’autore torna a parlare di Brasile.

 

Per rimanere aggiornati su novità e curiosità dal mondo dei libri, venite a trovarci sul sito www.ilpassaparoladeilibri.it

 

“Open Book Club”, il primo Club del “Libro Accessibile”

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Nasce a Torino nello spazio “Open”, promosso dalla “Fondazione Time2”

Un “tema” e un “libro”. Il primo scelto non a caso, in linea con gli obiettivi e i principi (ispirati alla piena inclusività sociale) della “Fondazione” promotrice; il secondo, come compagno concreto di viaggio per l’intero percorso calendarizzato fino al prossimo marzo e teso alla più rigorosa focalizzazione e comprensione del “tema”.

Nasce in un perfetto mix di tali elementi “Open Book Club”, il primo gruppo italiano di “lettura accessibile”, pensato per “accogliere ogni diversità e garantire risorse e modalità di partecipazione che possano rendere l’esperienza della lettura condivisa praticabile per chiunque”. L’iniziativa nasce nello spazio aperto di diversità “Open” (da cui prende il nome), sede torinese della “Fondazione Time2”, realtà, fondata e guidata dalle sorelle Manuela (presidente”, e Antonella Lavazza (vicepresidente), con lo scopo di promuovere una cultura che favorisca i diritti dei “giovani con disabilità” e permetta la costruzione di un “progetto di vita indipendente”.

 

Il “tema” che guiderà, infatti, questa prima esperienza dell’“Open Book Club” sarà “Passaggi di Vita: ovvero il passaggio all’età adulta, “affrontato e discusso in modo intersezionale”. In quest’ ottica, il “primo libro” selezionato per la lettura condivisa è “Intermezzo” (Einaudi, 2024), il quarto romanzo – i primi tre hanno venduto in Italia decine di migliaia di copie – dell’acclamata scrittrice irlandese Sally Rooney (Castlebar, 1991), lanciata in patria dal suo editore come la “Salinger della generazione Snapchal” o (appellativo probabilmente da lei preferito) come la “Jane Austen dei Millenial”. Alla discussione finale, che si terrà mercoledì 12 marzo (alle 18,30) nello spazio “Open” di Corso Stati Uniti 62/B a Torino, parteciperà il traduttore del volume Norman Gobetti.

“Il progetto vuole essere – sottolineano gli organizzatori – un appuntamento pensato per tutte le persone a prescindere dalla confidenza che si ha con la lettura”. E aggiungono: “Il ‘book club’ di ‘Fondazione Time2’ è ideato per essere fruibile e garantire gli strumenti di accessibilità che permettano la piena partecipazione di tutti, anche a chi trova barriere nella lettura”.

Qualche notizia “per l’uso”. L’iscrizione a “Open Book Club”  è gratuita: in fase iniziale ogni partecipante riceverà un “kit di lettura”, pensato appositamente dalla “Fondazione”, contenente una “tessera di partecipazione” e un “righello” per facilitare la lettura. L’iniziativa – cosa particolarmente interessante – è organizzata in collaborazione (collaborazione che dura da sempre) con la “Libreria Binaria” del “Gruppo Abele”, che offre alle persone iscritte al “Book Club” uno sconto del 5% sull’acquisto dei libri. Presso “Open” sono inoltre disponibili i libri cartacei dei gruppo di lettura e anche una selezione di libri dedicati ai temi della disabilità.

Durante il primo incontro verrà consegnata a ogni persona iscritta una scheda del libro facilitata, inoltre sarà possibile far parte di un gruppo “Whatsapp” dedicato alla discussione del volume in fase di lettura e volto a organizzare “incontri informali” nella “sede Open” di corso Stati Uniti per leggere e/o ascoltare insieme il libro in vista dell’incontro finale.

Questo ultimo appuntamento avverrà con una “cadenza bimestrale”, così da poter permettere a tutte le persone iscritte il tempo necessario per leggere o ascoltare il libro. L’incontro conclusivo sarà l’occasione per incontrare l’autore del volume o professionisti che hanno lavorato alla realizzazione del libro e discutere direttamente con loro le proprie impressioni o trovare lo spazio per le curiosità. Tutti i partecipanti del “Book Club” collaboreranno attivamente “per aiutare eventuali altri partecipanti che abbiano difficoltà nella lettura, nell’ascolto o nella comprensione della storia letta”.

Gli incontri, per quest’anno, saranno nel complesso cinque. Sul sito www.open.fondazionetime2.it saranno, a breve, disponibili le date e i titoli selezionati per i futuri appuntamenti.

g.m.

Nelle foto: immagini “Open book Club” e cover “Intermezzo” ( “Einaudi”, 2024) di Sally Rooney

“Penso di essermi perso senza di te”

Music Tales, la rubrica musicale 
“Penso di essermi perso senza di te
mi sento schiacciato senza di te
sono stato forte per così tanto tempo
che non ho mai pensato quanto ho bisogno di te
Penso di essermi perso senza di te”
Quando si è seduta al suo pianoforte, l’intera Storia mondiale del Tennis – insieme agli spettatori presenti e a quelli collegati da ogni parte del globo – ha trattenuto il respiro. In rigoroso silenzio, per immergersi nella sua musica e abbandonarsi alla sua voce. Un momento emozionante avvenuto durante i festeggiamenti organizzati per celebrare il centenario del prato verde più famoso del mondo, il campo principale dell’All England Lawn Tennis and Croquet Club, nei pressi di Londra, dove si svolge ogni anno Wimbledon, il più antico torneo di tennis. Un santuario dello sport, per l’occasione diventato il palcoscenico per la passerella d’onore dei campioni di oggi e delle leggende di ieri che hanno scritto la storia di Wimbledon: da Novak Djokovic (vincitore dell’ultima edizione) a Roger Federer, vincitore di otto titoli tra il 2003 e il 2017, da Rafael Nadal ad Andre Agassi, Björn Borg, Stan Smith, Chris Evert e tanti altri ancora. È stato davanti a tutti questi leggendari tennisti, accolti da continue standing ovation, che è iniziata l’emozionante performance della cantante britannica.
Nata il 19 aprile 1994 a nord di Londra, Freya Ridings è la figlia dell’attore e musicista britannico Richard Ridings, che ha interpretato Alan Ashburn nel dramma televisivo Fat friends ed è la voce di Daddy Pig in Peppa Pig. Freya ha imparato fin da bambina a suonare la chitarra sulle orme del padre, ma contrariamente a quella di Richard, la sua carriera è stata sempre nel mondo della musica: dal singolo di debutto, Blackout, nel maggio 2017 a soli 23 anni, fino a Lost without you nel novembre 2017, il suo lavoro più rivoluzionario, che ha scalato i vertici della Top 10 della classifica dei singoli del Regno Unito, raccogliendo ben oltre 35 milioni di visualizzazioni su YouTube. Sebbene sia questa la sua canzone di maggior successo, anche Castles, nell’album eponimo sta ottenendo grandi risultati di ascolto con oltre 33 milioni di visualizzazioni su YouTube.
Abiti maestosi, voile di seta vaporoso e tanto colore, sono queste le tre peculiarità delle sue mise scelte nelle occasioni più importanti, dai concerti live al red carpet dei The BRIT Awards 2020. Rimane indimenticabile l’outfit scelto per intrattenere durante la London Fashion Week, creando un dolce sottofondo per la sfilata firmata Richard Quinn: per l’occasione ha sfoggiato un leggerissimo vestito dalla stampa bouquet, dal retrogusto retrò.
Mi piace assai questa ragazza….ascoltate il suo disco!!!
“Il bello non è ritrovarsi, è il non essersi mai persi veramente.”.
Ascoltatela bene ma bene proprio. Ve ne prego.
CHIARA DE CARLO
scrivete a musictales@libero.it se volete segnalare eventi o notizie musicali!
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Ecco a voi gli eventi da non perdere!
Vi invito a seguire le pagine sottostanti per far parte di una comunità che vuole cambiare le cose.
Che vuole più educazione al rispetto per le donne e lo fa con uno spettacolo chiamato “Respect” che, a breve, sarà nelle vostre piazze.
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Uno spettacolo intenso interamente cantato da uomini affinchè sia la voce maschile ad esortare al rispetto per le donne.
Oltre 30 artisti tra cantanti musicisti ballerini e performer, al lavoro per offrire un’esperienza immersiva che trasmette un grande senso di appartenenza e gruppo.
In aiuto all’associazione Scarpetta Rossa per un sostegno concreto a chi, dall’inferno della violenza, è già passato ed è riuscito a fuggire.
Vuoi far parte della rivoluzione? Seguici!
Prima data 05 aprile 2025 Parco Michelotti Torino

Giuseppe Scalco, baritono. Da Casale Monferrato a Teheran 

Il baritono Giuseppe Scalco (1933-1983) dalle eccellenti dote canore nato a Cittadella di Padova si stabilí a Casale con la famiglia, si dedicò allo studio del canto con il maestro Bruno Riboni scopritore di giovani talenti che lo indirizzò al conservatorio Verdi di Milano sotto la guida del maestro Ettore Campogalliani, pagandosi gli studi interpretando fumetti del cinema. Diplomatosi con lode, nel 1960 vinse i concorsi internazionali Voci Nuove di Milano, Voci Verdiane di Busseto, Achille Peri di Reggio Emilia, Lirico Sperimentale Beniamino Gigli di Macerata e Giovan Battista Viotti di Vercelli. Queste vittorie gli consentirono di debuttare nel 1961 con I Pagliacci al Teatro Nuovo di Milano e nel 1965 partecipò all’inaugurazione della stagione lirica di Busseto con Lucia di Lammermoor.

L’anno seguente a Reggio Emilia e Bologna avvenne il suo battesimo nella Bohème con un gruppo di giovani artisti, opera sempre pronta all’eccitazione dei sentimenti, guidati dalla sensibilità del maestro Gianandrea Gavazzeni e riproposta a Carpi, Modena e Bolzano. Nei giorni 8 e 10 settembre 1966 la Bohème fu rappresentata a Sarajevo da interpreti d’eccezione, Luciano Pavarotti nel ruolo di Rodolfo, Giuseppe Scalco in Marcello e Mirella Freni in Mimì diretti dal maestro Leone Madjera, segnando il lancio definitivo del baritono casalese.

Nel 1968 si esibì nella Traviata ad Ancona e nel Signor Bruschino a Pesaro e Reggio Emilia, terra della tradizione lirica. Il Don Pasquale ad Avignone e Reggio Emilia nel 1969 e le recite multiple del Ballo in Maschera ad Istanbul costituirono un ambìto traguardo ma le quattro recite del Nabucco al Gaiety Theatre di Dublino segnarono un evento sensazionale e determinante nella classifica dei baritoni all’altezza del biblico personaggio, la cui statura rappresentò un lancio decisivo nella ambiziosa carriera di Scalco. Con le successive e superlative esibizioni nell’Aida, Tosca e Andrea Chenier di Dublino fu richiesto dalla Scala di Milano, dove apparì nell’Ulisse di Luigi Dallapiccola. Nel cast stellare della Scala nella stagione lirica 1969-70 figuravano, oltre al nostro baritono monferrino, Placido Domingo, Mirella Freni, Luciano Pavarotti, i direttori d’orchestra Claudio Abbado e Riccardo Muti.

Il 1971 fu l’anno della definitiva affermazione con una ventina di rappresentazioni di Haensel e Gretel, il mondo delle fate di Himperdinck, Manon Lescaut e Capitan Spavento di Gian Francesco Malipiero. Nel 1973 ad Ankara apparve in Otello e Andrea Chenier, a Rouen nella Traviata e nel Teatro Roudaki di Teheran interpretò magistralmente l’Elisir d’Amore, i pucciniani Tabarro e Gianni Schicchi davanti allo Sciá di Persia, confermato per l’anno successivo con tre opere liriche. A Trieste fu interprete in Maria Golovin di Gian Carlo Menotti e a Brema nel Nabucco. Nel piazzale del Santuario di Crea fu protagonista di un concerto lirico, purtroppo molto disturbato dal pubblico, organizzato nel 1982 dal Teatro Nuovo di Torino e Regione Piemonte con il soprano Edda Piccinini e il tenore Franco Previdi dell’Associazione Lirica Alto Milanese. La Bohème fu l’opera pucciniana preferita da Scalco che da piccolo aveva provato la miseria e disse di Verdi “Il maestro di Busseto fu un grande imprenditore, ancora oggi ci permette di lavorare”.

Partecipò a foto e cineromanzi, incise per la Rai di Torino e per la Radio Svizzera Italiana. Giornali internazionali, tra cui Le Figaro, The Irish Times, Il Resto del Carlino, Gazzetta di Modena, Journal de Teheran, Gazzetta di Parma, Cronaca di Siena, Paris-Normandie, Rassegna Melodrammatica di Milano, gli attribuirono ottimi consensi. La piena maturità baritonale in un eclettico repertorio operistico dell’ottocento e novecento, la capacità di rilevare i contorni umani dei personaggi diabolici per i quali l’interpretazione è indispensabile, il volume e il colore di cantante moderno fecero di lui un interprete richiesto ad alto livello. Dalla moglie Lidia Radessich, conosciuta durante una tournée in Jugoslavia ebbe due figli, Raffaella e Andrea. Solo un male incurabile poteva segnare il tramonto delle illusioni e  fermare l’incredibile vertiginosa ascesa artistica di Giuseppe Scalco, antidivo e grande lavoratore dello spettacolo nel senso nobile dell’espressione, scomparso martedì 6 settembre 1983 e sepolto nella tomba di famiglia di Casale Popolo.
Armano Luigi Gozzano