|
|
|
|
Con la Compagnia della Gypsy Musical Academy sarà in scena al Teatro Concordia di Venaria
sabato 11 marzo ore 21
In occasione dell’uscita nelle sale il 27 febbraio prossimo della versione restaurata di “Frankenstein Jr”, il capolavoro di Mel Brooks, la Gypsy Musical Academy di Torino porterà in scena, l’11 marzo prossimo, al Teatro Concordia di Venaria, alle 21, l’omonimo musical di Broadway, per la regia di Claudio Insegno, le coreografie di Cristina Fraternale Garavalli e la direzione musicale di Marta Lauria. Si tratta di un ulteriore omaggio a questo film che ha fatto la storia del cinema e che compie i suoi primi cinquanta anni.
“Frankenstein Junior non è soltanto il più bel film di Mel Brooks – spiega Claudio Insegno -, ma è il capolavoro assoluto del cinema comico di tutto il mondo. Le battute sono fresche, originali e mai troppo ripetitive, la volgarità è quasi impercettibile e inoltre ci si trova di fronte ad un cast di una bravura eccezionale. Quindi cercare di arrivare a quella perfezione è stato difficile, ma con gli allievi accademici della Gypsy non è stato impossibile. Noi non abbiamo fatto altro che replicare il divertimento del cast originale. E poi, essendo un musical, l’aggiunta di canzoni e balletti, hanno reso l’impatto emozionale ancora più bello e divertente. Lunga vita alla comicità di Mel Brooks e all’estro degli interpreti del nostro musical”.
Protagonisti i gypsies della sezione Accademica, reduci dall’allestimento dei musical “The Greatest Showman” e “Sweet Charity”, sempre per la regia di Claudio Insegno. Si tratta degli stessi artisti che, nel 2019, grazie al Golden Buzzer di Claudio Bisio a “Italia’s Got Talent” giunsero direttamente alla Finalissima.
Nei panni di Frederick Frankenstein c’è Massimiliano Di Paolo, Igor è William Spagnolo, Inga è Roberta Penta, Elisabeth è Cleo Schiappacasse, Frau Blücher è Claudia Spina, il Mostro è Luca Sidoli.
Un evento che vede come partner tecnico ideale per questo spettacolo Giubileo, la storica e rinomata onoranza funebre torinese (che quest’anno compie 25 anni dalla sua fondazione avvenuta nel 1998) la quale, all’interno del suo Progetto Cultura, supporta gli aspetti tecnici del musical che, così come la pellicola di Brooks, vuole essere una parodia dei film horror anni ’30.
Un noto professore universitario Frederick Frankenstein, nipote del famoso barone dottor Victor Von Frankenstein, del quale solo inizialmente rigetta le teorie mediche, giunge presto a realizzare degli esperimenti che lo porteranno, insieme all’aiutante Igor, all’assistente Inga e alla misteriosa Frau Blücher alla creazione del mostro che creerà il panico in paese…
MARA MARTELLOTTA
Inaugurazione venerdì 10 marzo prossimo
Inaugura venerdì 10 marzo prossimo una mostra dal titolo Il Carnet de la Californie di Pablo Picasso, presso la Galleria d’Arte Elena Salamon, in via Torquato Tasso 11, presso la piazzetta IV Marzo.
Le litografie del raro “Carnet de la Californie” di Pablo Picasso (25 ottobre 1881-8 aprile 1973) saranno esposte fino al 29 aprile prossimo, in concomitanza con la celebrazione del cinquantenario della morte di Pablo Picasso, spirito ribelle e geniale, icona della cultura mondiale.
“Ho ritenuto doveroso omaggiare una delle menti più brillanti del XX secolo – spiega la gallerista Elena Salomon – proponendo alcune variazioni sul tema eseguite dal maestro in sole dieci settimane.
Fu profondo il legame di Pablo Picasso con la Costa Azzurra, tanto che egli acquistò una maestosa villa in stile Art Nouveau sulle alture di Cannes, nel quartiere La Californie.
Qui abitò con la sua nuova compagna Jacqueline Roque.
Nell’immenso e luminoso salone, le cui grandi finestre si aprivano su di un giardino particolarmente lussureggiante, il maestro creò il suo atelier.
Le opere in mostra fanno parte del “Carnet de la Californie”, un taccuino di disegni eseguiti in sole dieci settimane tra il novembre 1955 e il 14 gennaio 1956. Furono trasposti in litografia da Mourlot.
Furono settantacinque giorni in cui Picasso creò delle variazioni dei paesaggi d’interni, quindici disegni che ritraevano l’interno del suo studio, sette ritratti di Jacqueline Roque, in veste da odalisca, e tre citazioni di antichi maestri.
Mara Martellotta
Mercoledì 8 marzo 2023 ore 11
Palazzo Reale Appartamento di rappresentanza, Sala Lavaggio Piazzetta Reale 1, Torino
|
![]() |
In occasione della Giornata Internazionale della Donna, mercoledì 8 marzo alle ore 11 i Musei Reali presentano il volume Donne celebri nel Gabinetto delle Miniature del Palazzo Reale di Torino (Editris edizioni), pubblicato con il sostegno di Rotary Club Torino Palazzo Reale, Rotary F.R.A.C.H. e Zonta Torino. Il volume, curato da Lorenza Santa con la collaborazione di Gelsomina Spione del Dipartimento di Studi Storici dell’Università degli Studi di Torino, è dedicato ai ritratti femminili che si conservano nel prezioso Gabinetto delle Miniature dell’Appartamento della regina Maria Teresa, al primo piano del Palazzo Reale.
Il Gabinetto delle Miniature è un piccolo e raffinato ambiente rivestito di specchi in cui è incastonata la straordinaria collezione di 232 dipinti di piccolo formato, in gran parte a soggetto dinastico, con ritratti realizzati nel Settecento da Giuseppe Lavy, fino alla serie novecentesca commissionata da Vittorio Emanuele III di Savoia.
La sfilata dei ritratti femminili si apre con Caterina di Schiren, moglie del leggendario Beroldo vissuto nell’anno Mille, per concludersi con la seconda regina d’Italia, Elena del Montenegro. A questo nucleo si affiancano ritratti di dame di corte e donne celebri per bellezza e virtù: tra queste Hélène Fourment, moglie di Pieter Paul Rubens, la celebre pittrice Lavinia Fontana ed Elisabetta di Borbone Francia, sposa di Filippo IV di Spagna, dipinte all’inizio del Settecento dall’abate Giovanni Felice Ramelli. La collezione comprende anche le tele del veneziano Giuseppe Nogari, dipinte nel 1740-1742 con soggetti ispirati alla pittura di genere olandese.
Il volume presenta 99 immagini di donne, riunite per la prima volta, con una selezione di schede biografiche che ripercorre il filo secolare della storia che le ha viste protagoniste nella famiglia, nella politica e nelle arti. Le ricerche sono state realizzate grazie al contributo di un gruppo di studentesse e studenti del Corso magistrale in Storia dell’Arte dell’Università di Torino.
Parte del ricavato della vendita della pubblicazione sarà devoluta al Telefono Rosa di Torino – Centro Antiviolenza e di Orientamento per i Diritti delle Donne. Il volume è disponibile nel Museum Shop dei Musei Reali, al primo piano della Galleria Sabauda.
In occasione della Festa Internazionale della Donna, nei musei e nei luoghi della cultura statali mercoledì 8 marzo l’ingresso è gratuito per le donne.
Dal 14 marzo al 6 aprile 2023 il Gabinetto delle Miniature nell’Appartamento della regina Maria Teresa sarà aperto al pubblico con visite accompagnate, comprese nel biglietto dei Musei Reali.
Torino, 7 marzo 2023
Donne celebri nel Gabinetto delle Miniature del Palazzo Reale di Torino (Editris edizioni) Disponibile nel Museum Shop dei Musei Reali, al primo piano della Galleria Sabauda Costo del volume 16 euro
Sito internet: museireali.beniculturali.it
Social FB museirealitorino IG museirealitorino TW MuseiRealiTo |
CHIOSTRI CHI?
Ormai sono oltre cinquant’anni che ci conosciamo e, in tempo, abbiamo superato le coppie più fedeli di un tempo e, per questo, è il caso di dire qualcosa di più di questa matita, o meglio del segno ostinato che guizza sul fondo (ormai non più solo) bianco per sorridere e far sorridere insieme quanti la sanno guardare…
Ma c’è un grande incanto in questa semplicità di tracce graffianti e di intenti pulsanti: è la vita, sempre vista con tanto d’occhi sgranati che rimangono ben aperti davanti al mondo, pronti a suggerire di saper meglio vedere, ché ancora c’è un briciolo di poesia anche oggi e, forse, sempre pronta a raccomandare di sperare ancora perché… è difficile che, tra gli inganni, che ogni giorno propina, non ci sia sempre mai una consolazione in più!
CHIOSTRI CHE?
Verrebbe da alludere al buddista illustratore di Pinocchio che di Gianni forse era solo uno zio (non un ‘barba’ ché i suoi son fiorentini!) poi però si percorrono chilometri di tratteggi a pennacome quelli che illustravano così dolcemente ogni cosa, prima di arrivare alle calde tracce di sanguigna, e allora ci ricollegano a un passato classico, quasi anelito di rinascenza artistica che forse sa di ambienti altri, ma che sono qui, in Piemonte, ché tutti riprendono nostri luoghi, ben interpretando tante costruzioni rossastre di antiche terre cotte… poi però, molto in fretta, quei tratti si allungano e scorrono in ricci e ripieghi che tanta morbidezza dànno alla vista d’insieme e allora, ecco lì, non c’è più che un sorriso a svelare a tutti la magia di quel suo contagio…
Oh meraviglia!
CHICCHE???!!!
Sì ora le vediamo tutte, in questi pochi esempi, aprirsi, presentarsi e offrirsi, come oggetti incantati in una vetrina natalizia in passato, il nostro passato di luci parche (non già di emozioni) e sono lì, l’una accanto all’altra, che esaltano l’una e l’altra per virtù di ognuna… Gianni ama il giardinaggio e noi lo sappiamo bene che ogni suo pezzo è un po’ un piccolo vaso, a volte minore, altre anche un poco maggiore, ma sempre dal contenuto vibrante e pulsante. Impresa unica tra gli asfittici oggetti (oggi li chiamano solo così) che qualcuno osa ancora definire artistici e non sono neppure più artefatti perché né loro né chi dice di averli fatti un’anima non ce l’ha nemmeno più…. Chiostri invece se ne va fischiettando, muovendosi a larghe falcate, e poco importa se qualcuno, cercando di mettere ordine, voglia imporre da destra oda manca le regole del gioco!
MA CHE MI PIGLIA?
Torno indietro in questo parapiglia e, incantato, guardo, tra un verde bottiglia e un azzurro oltremare, le macchie rosso-aranciate delle gote, i cenni alle dita, le mani… e avverto la musica, un suono ch’è musica pura: sarà che viene da altri? Prodigio! No! non è frutto solingo, ma sommatoria di quanto più bello ci sia tra un colore sistemato sul fondo e l’accompagnamento armonioso di una composizione che appena si percepisce, ma che, sappiamo bene, lui la sente così. Così qualche fiocco di neve, così lo sfogliare del vento in autunno, o in estate il conteggiare ritmato delle gocce di pioggia all’avvio d’un temporale, così tantosbocciar di fiorellini tra primule e prunus: lui ama i suoi vasi e lascia sempre un pensiero quando si avventura tra il verde (forma sincopata di vedere o allitterazione?). Non importa, noi ci divertiremo sempre così: siamo nati giovani!
Carlo A. M. Burdet
Martedì 7 marzo, ore 18,30
Fra i più grandi alpinisti del Novecento, non solo d’Italia ma dell’intero panorama internazionale, cui si deve l’apertura di circa 200 nuove “vie” fra Dolomiti e Alpi Giulie, Leonardo Emilio Comici (Trieste, 1901 – Selva di Val Gardena, 1940), sarà ricordato martedì 7 marzo (ore 18,30) al “Museo Nazionale della Montagna” di Piazzale Monte dei Cappuccini 7, a Torino, attraverso la presentazione del libro “Emilio Comici. L’Angelo delle Dolomiti” (Solferino) a lui dedicato dall’alpinista statunitense David Smart, intervistato, per l’occasione, dallo scrittore giornalista e alpinista torinese Enrico Camanni, all’interno della rassegna “Leggere le montagne”. Vincitore del “Banff Mountain Book Competition 2020” (per la categoria “Climbing Literature”), il libro di Smart é libro di narrazione, ma anche di sottile introspezione, teso ad indagare l’indubbia e particolare “complessità” di Comici, non solo fermandosi all’innegabile talento e alle molte “prime volte” che gli si possono attribuire, ma anche frugando in “quella sua personalità sfaccettata – si è scritto – interprete delle tensioni di un’epoca in cui spinte conservatrici e culto della modernità s’intrecciavano strettamente, anche quando si trattava di scalare”. A renderlo unico, per molti il miglior scalatore in assoluto negli anni compresi fra le due guerre mondiali, erano la “purezza di stile” e la quasi “mistica” ricerca della “linea esteticamente più pulita” da seguire per l’ascesa in vetta. “Folle ed eroico”: così il giornalista e scrittore Giorgio Ballario ebbe a definire nel suo libro “Fuori dal coro. Eretici, irregolari, scorretti” (Eclettica Edizioni), il gesto di scalare – com’era solito fare Comici – una parete con la tecnica della “goccia d’acqua”, cioè scegliendo sempre la via più dritta, a prescindere dalle difficoltà tecniche. E, del resto, scriveva lo stesso Comici nel suo “Alpinismo eroico”– pubblicato postumo da “Hoepli” nel ’42 – ricordando la conquista nel ’37 (da solo e senza corde) della “Cima Grande di Lavaredo”: “Da che cosa ero pervaso io? Da una forma di pazzia o di sadismo alpinistico, forse? Non so, ero ebbro, sì, ma cosciente: perché mi sentivo la forza fisica di superare lo strapiombo e la sicurezza morale di dominare il vuoto. Riconosco a priori che l’arrampicamento solitario su pareti difficili è la cosa più pericolosa che si possa fare … Ma ciò che si prova in quel momento è talmente sublime che vale il rischio”. Imprese rese possibili da un coraggio e da capacità fuori dal comune, che più volte avrebbero potuto mettere (e forse misero) a serio rischio la vita di Comici, il quale (tragica fatalità!) morì invece, il 19 ottobre del 1940, per un banale incidente – la rottura di un cordino di cui stava provando la tenuta – sporgendosi da una cengia nella palestra di roccia di Vallunga, a Selva di Val Gardena. Tradito, per sua leggerezza, da quella montagna che fu per lui “vita” a tutto tondo. E di cui si parlerà con ampiezza di racconti nella presentazione del libro di David Smart, dove pur anche emergono, però, i capitoli fondamentali della sua breve esistenza terrena: l’estrazione proletaria, la devozione per la famiglia, fino alle sue turbolente (pare) relazioni con l’universo femminile.
L’incontro al “Museo Nazionale della Montagna” è organizzato dalla casa editrice “Solferino” in collaborazione con il Museo di piazzale Monte dei Cappuccini, la Biblioteca Nazionale del “Club Alpino Italiano”, il “Salone Internazionale del libro” di Torino, “MontagnaLibri | Trento Film Festival” e “Premio ITAS del Libro di montagna”.
Bookshop a cura di “Libreria della montagna”.
Info: tel. 011/6604104 o posta@museomontagna.org
g. m.
Nelle foto:
– Cover “Emilio Comici. L’Angelo delle Dolomiti”
– David Smart
Rubrica settimanale a cura di Laura Goria
Jonathan Coe “Bournville” -Feltrinelli- euro 22,00
Il Bournville del titolo è un sobborgo di Birmingham sorto intorno a una famosa fabbrica di cioccolato; è da lì che Jonathan Coe inizia questo romanzo, ovvero un viaggio negli ultimi 75 anni della Gran Bretagna, scandito da 7 eventi diventati storici.
La vittoria sul nazifascismo, l’incoronazione della Regina Elisabetta II a 27 anni nel 1953, la finale dei Mondiali di calcio nel 1966 con la vittoria dell’Inghilterra, l’investitura di Carlo a Principe del Galles nel 1969, il suo sontuoso matrimonio con Lady Diana Spencer nel 1981 che ha fatto sognare in mondovisione, il funerale di Lady D. (il 6 settembre 1997 altro momento di altissimo impatto emotivo, non solo in Gran Bretagna che saluta la sua “regina di cuori”), per chiudere il cerchio nel 2020 con il 75° anniversario del Giorno della Vittoria sullo sfondo della Brexit e del Covid.
Risultato: un altro romanzo affascinante ed intelligente in cui Coe (autore della “Famiglia Winshaw” e di altri best seller che raccontano la storia contemporanea soprattutto inglese) ancora una volta esplora le vicissitudini del paese in cui è nato nel 1961.
Un excursus dalle pennellate nostalgiche, umoristiche e pure commoventi, incentrato sulle vicende di una famiglia del ceto medio, in parte autobiografica; e lo fa inseguendo il percorso di una donna, Mary, ispirato a sua madre.
La prima volta che appare Mary ha appena 11 anni, vive a Bournville dove la sua famiglia festeggia la vittoria ascoltando il discorso alla radio in cui il Primo Ministro Winston Churchill annuncia la fine della guerra, l’8 maggio 1945.
Poi la protagonista cresce, si fa donna e sposa il tranquillo e conservatore Geoffrey Lamb; lei farà l’insegnante di educazione fisica, avrà tre figli e poi nipoti e pronipoti. Donna solida e dal forte senso pratico riuscirà ad affrontare le sfide della vita e i mutamenti sociali del paese che incideranno anche nel suo quotidiano familiare.
La sua vita si intreccia con i 7 momenti catartici della storia inglese che sono la trama narrativa di Jonathan Coe. Si sviluppa così in un crescendo questo magnifico romanzo che mette a nudo orgoglio e difetti di una nazione sospesa tra nazionalismo nostalgico, patriottismo, amore –odio per la Corona che la rappresenta nel mondo, scontri interni sulla Brexit, inadeguatezza di Boris Johnson e il dramma del Covid.
E tra gli spetti più personali del romanzo anche la morte della protagonista Mary, anziana vedova, che rimanda alla dipartita della madre di Jonathan Coe durante la pandemia, e lo strazio di non averla neanche potuta assistere e salutare prima della fine.
Serena Dandini “Cronache dal paradiso” -Einaudi- euro 17,00
Il paradiso in terra come lo intende Serena Dandini è innanzitutto il luogo perduto dell’infanzia ed è dai ricordi di quando era bambina nella villa di campagna della nonna (dove aveva imparato ad amare natura, piante e fiori) che spicca il volo in un viaggio che abbraccia anche le vite di tanti personaggi. Denominatore comune di tutti è il profondo desiderio e la struggente ricerca di un Eden segreto.
La struttura del libro è abilmente orchestrata in un alternarsi di memorie strettamente autobiografiche a personaggi storici, dei quali ripercorre le vite in pagine che hanno la scorrevolezza di tanti brevi romanzi. L’alchimia le è riuscita benissimo. Da un lato riassembla dolcissimi ricordi nel parco della villa nobiliare di famiglia nel Viterbese (emblema di un passato perduto per il dissesto delle finanze della blasonata stirpe da cui discende), e dall’altro ci racconta storie di donne famose che anelavano a nuovi spazi libertà.
Nelle vicende autobiografiche facciamo la conoscenza con una mitica zia laureatasi in Architettura negli Anni Trenta, praticamente una mosca bianca in un nugolo di uomini. E poi la sua strepitosa nonna.
E’ divertimento allo stato pure scoprire dettagli meno noti di figure affascinanti; uomini e donne, profumieri, amanti della musica, scrittori e scrittrici che per tutta la vita hanno apprezzato la natura, diventata la loro comfort zone e utopia. In alcuni casi, solo inseguita nei sogni, in altri realizzata in terra.
Tra i tanti citati: l’artista botanica Margaret Mee che ha dedicato la cui vita alla ricerca del misterioso e rarissimo “fiore di luna” che sboccia una sola volta nell’arco di un anno e muore alle prime luci dell’alba; oppure il grande Marcel Proust che ogni volta che assaggiava una madeleine era trasportato al tempo delle vacanze felici dalla zia Léonie a Illiers-Combray.
Claude Monet, praticamente cieco, che persiste nel dipingere le amate ninfee; la giallista Agata Christie scopritrice e narratrice del dark side delle piante, ovvero i loro poteri velenosi che somministra amabilmente nei suoi libri.
Tra le avventure più rocambolesche c’è quella della giovane Janet Baret che nel 1700 anela a diventare botanica, e per inseguire il suo sogno escogita di camuffarsi da uomo e compie il giro del mondo con la spedizione di De Bouganville. Sarà lei a scoprire il nuovo fiore, ma il merito andrà tutto al suo mentore. Una delle tante ingiustizie subite dal mondo femminile.
Un bellissimo libro che insegue colori e profumi del paradiso, a partire da quell’Eden perduto che sicuramente vedeva predominare le infinite fragranze dei fiori.
Clarice Lispector “Il lampadario” -Adelphi- euro 19,00
Uscito nel 1946, “Il lampadario” è il secondo romanzo della scrittrice, traduttrice e giornalista nata in Ucraina nel 1920, poi scampata, ancora in fasce, a un pogrom per le sue origini ebraiche. Arrivata sulle coste del nordeste brasiliano a bordo di una nave di migranti, trascorre infanzia e adolescenza a Recife, figlia di un venditore ambulante e presto orfana di madre. Naturalizzata
Brasiliana, morirà a Rio de Janeiro nel 1977, dopo una vita intensa e non sempre facile. Lei, intelligente e brillante, esordisce nel mondo letterario con il romanzo “Vicino al cuore selvaggio”, un testo in portoghese brasiliano lontano dai soliti canoni.
Sposa il diplomatico Maury Gurgel Valente che seguirà in spostamenti repentini e trasferte anche lunghe in Italia, Svizzera e America. Affronterà periodi di profonda depressione e il dramma di un figlio schizofrenico. Clarice Lispector rimarrà sempre sospesa tra cosmopolitismo e saudade, donna enigmatica, tendente alla solitudine, avvolta nelle spire di pensieri esistenziali, insofferente verso i compromessi, con una visione altamente etica del mondo e della vita.
Dopo una sofferta separazione dal marito inseguirà l’indipendenza economica e infine negli anni 70 comporrà gli ultimi capitoli della sua produzione letteraria, scritti fino alla fine anche quando è attanagliata dal dolore del tumore che la ucciderà.
Questo romanzo è forse il più complesso della scrittrice, oscillante tra monologhi interiori e descrizioni accurate di dettagli più disparati e solo apparentemente di poco conto.
Protagonista è Virginia, ultima di tre figli che conosciamo quando è bambina e vive a Granja Quieta, fattoria nel sertão brasiliano. Una casa con alle spalle grande fasto e splendore, mentre ora è un susseguirsi di molte stanze e pochi mobili. E il lampadario che ricorda un grande ragno sembra esseri lì a testimoniare il passato che non c’è più e quasi a presagire qualcosa di terribile.
Nella casa vivono la nonna paterna, i genitori, la sorella 20enne Esmeralda e il fratello Daniel, ragazzo strano, orgoglioso e dalla sensibilità particolare. Quello tra Daniel e Virginia è un rapporto unico, fatto di grande vicinanza, ma anche morboso e borderline. I due sembrano vivere come se fossero da soli a Granja Quieta, uniti da un legame forte in cui lui la protegge, ma di fatto la considera una cosa sua, la maltratta e sottomette.
Condividono il segreto di una misteriosa Società delle Ombre che hanno fondato ed è formata solo da loro due, con regole ferree –solitudine e verità- e incontri segreti in una radura del bosco. Quando crescono lasciano entrambi il nido familiare e si traferiscono a studiare in citta; ma le loro strade finiranno per dividersi.
Nella seconda tranche del romanzo seguiamo Virginia adulta, sospesa tra gli studi e la relazione con l’amante Vicente con cui si incontra tre volte a settimana, mentre il resto dei giorni sembra una pausa tutta da riempire. Il passato continuerà ad esercitare un’irresistibile attrazione e dopo la morte della nonna tornerà a Granja Quieta, salvo poi riprendere la sua vita cittadina consapevole di nuove scoperte tutte interiori. Perché la trama di questa storia più che negli accadimenti esterni, ruota intorno a stati d’animo, pensieri e sensazioni.
Matthew Baker “Perché l’America” -Sellerio- euro 17,00
13 racconti, uno per ogni striscia della bandiera americana, in cui narrare storie racchiuse nella grande varietà geografica, antropologica e sociale degli Stati Uniti. E’ questo il tipo di esplorazione compiuta dallo scrittore americano nato in Michigan, considerato tra i più interessanti. E i diritti cinematografici di 8 di questi racconti sono già stati acquistati da Netflix e altre piattaforme, per cui li vedremo anche sugli schermi televisivi.
Tra le storie, alcune sono strepitose e dai mille significati. Prima fra tutte “Riti” che immortala una società in cui i buoni cittadini sono quelli che alla soglia dei 70 anni decidono di morire. In modo autonomo e con metodi che vanno dall’addormentarsi per sempre con un’abbondante dose di sonniferi, ma spaziano anche nell’estrosità più impensabile. E quale modo migliore di andarsene in tempo, prima di sdrucciolare nelle magagne della vecchiaia, così da non pesare sui familiari e non incidere sul pianeta.
Una sorta di pianificazione familiare per fare posto alle generazioni future ed accomiatarsi dalla vita con un rito finale a cui invitare parenti e amici.
Ma cosa succede a chi invece non vuol proprio saperne di organizzare il suo cerimoniale di commiato? Lo scoprirete seguendo lo zio Orson che si oppone al sistema e ne affronta le conseguenze.
In altri brani si svelano poi realtà distopiche e frutto della straripante fantasia di Baker.
In uno le donne sono detentrici del potere, mentre gli uomini vivono rinchiusi in bordelli/serraglio dove la loro aggressività è tenuta sotto rigido controllo.
C’è anche “La transizione” in cui un giovane decide di rinunciare al suo corpo e trasferire sul web tutti i suoi contenuti cerebrali, finendo per reincarnarsi in una banca dati.
In “Anime perse” una misteriosa epidemia fa sì che nascano bambini “vuoti” e senza anima.
Insomma Baker si rivela straordinario nel miscelare e shakerare tanti temi e fantasie scatenate e soprattutto in alcuni brani riesce ad incantare il lettore trascinandolo in un mondo che non c’è.
Melania Mazzucco “Self- Portrait” -Einaudi- euro 30,00
Questo libro è nato sulla scorta della rubrica radiofonica ideata e realizzata dalla scrittrice Melania Mazzucco per la Radiotelevisione Svizzera Italiana “Donna S-oggetto”, in cui la storia dell’arte viene riletta attraverso vite ed opere di 36 artiste.
Un prezioso volume di testi ed immagini che svela l’altra metà dell’arte, quella costellata da donne geniali, creative e talentuose; ma per lo più relegate nell’ombra, messe da parte, sottovalutate, non riconosciute, dimenticate. Figlie o mogli di artisti che tennero solo per se stessi la gloria e il riconoscimento artistico; altre invece devastate da un talento e una vocazione che si trasformarono in una sorta di maledizione e vita impossibile.
La Mazzucco ha riportato alla ribalta pittrici e scultrici attraverso testi in cui riprende le fila delle loro esistenze, alcune più conosciute, come Artemisia Gentileschi o Plautilla Bricci autrice della portentosa opera “La nascita di San Giovanni Battista” e che nel 1675 a 59 anni raggiunse l’apice della sua parabola artistica.
Tra le 36 artiste, Leonora Carrington che la Mazzucco ci aiuta a capire decodificando l’opera “Baby Giant” che dipinse in Messico nel 1947; spiegandoci la simbologia di una figura gigante dal corpo che ricorda un uovo, con testa e arti minuscoli, volto privo di lineamenti e simile a quello di una bambola di cenci. Ci dispiega anche i fatti salienti della vita della Carrignton; dalla ribellione nei confronti della famiglia incapace di comprendere il suo desiderio di spiccare il volo, all’amore per il grande pittore tedesco Max Ernst, che conobbe a Londra nel 1936, quando lei aveva appena 19 anni, e per entrambi fu immediato colpo di fulmine.
E ancora, tra le altre, la pittrice cubana Antonia Eiriz che rappresentò la maternità in modo tragico e ambiguo nella sua “Annunciazione”; in cui grida il rovescio della medaglia, ovvero quanto il potere di mettere al mondo un figlio possa essere, non solo pienezza di vita, ma anche oppressione, dolore e morte.
La russa aristocratica Natal’ja Gončarova (omonima della zia che era stata la moglie del poeta Puškin morto in duello per lei) affascinata dai lavori agricoli che immortala in splendide tele che esprimono la fatica del lavorare la terra.
L’immensa Käthe Köllwitz, scultrice, pittrice abilissima anche in disegno, serigrafia, acquaforte e incisione. Iniziò a scolpire nel 1919, e potente è la scultura in granito “I genitori addolorati” in cui rappresenta l’immane tragedia della morte del figlio secondogenito Peter, caduto in battaglia nelle Fiandre a soli 18 anni. La sua vita interseca l’orrore del terzo Reich e affronta altri devastanti lutti che segnano profondamente tutte le sue opere.
Il libro della Mazzucco ci invita a conoscere meglio le vite delle artiste e a riflettere quanto le loro esperienze siano fondamentali per capirne più a fondo le loro opere , i capolavori rimasti spesso nascosti e oscurati.
Andrà in scena al teatro Gobetti di Torino lo spettacolo dal titolo “Le relazioni pericolose” per la regia di Carmelo Rifici, che ne ha curato la drammaturgia insieme a Livia Rossi.
Il celebre romanzo di Pierre- Ambroise– Choderlos de Laclos rappresenta il punto di partenza di un lavoro di riscrittura drammaturgica ispirato a numerosi filosofi e letterati, da Antonin Artaud a Pier Paolo Pasolini, da Friedrich Nietzsche a Simon Weil e Fedor Dostoevskij. Si tratta di un lavoro di ricerca che Rifici e Rossi hanno condotto insieme a Ugo Fiore. In scena Flavio CapuzzoDolcetta, Federica Furlani, Elena Ghiaurov, Monica Piseddu, Edoardo Ribatto e Livia Rossi. Il disegno sonoro è di Federica Furlani, l’impianto scenico di Carmelo Rifici e Pier Franco Sofia, il disegno luci di Giulia Pastore e il progetto visivo di Daniele Spanò.
“Qualche tempo fa – afferma il regista Carmelo Rifici – sono ritornato su un saggio molto amato in passato, che il filosofo Renè Girard aveva dedicato al Generale prussiano Carl von Clausewitz e al suo trattato dal titolo ‘Della guerra’. Lo statista militare sostiene la tesi che, nella cultura dell’Occidente, fin dall’inizio la guerra siastata assunta come dato costitutivo e fondante del pensare, dell’agire e dell’essere. Lo stesso Eraclito, nel suo frammento ‘b 53’, affermava che ‘polemos’, la guerra, è padre di tutte le cose, di tutti i Re, e gli uni li svela come dei, gli altri come uomini, gli uni fra gli schiavi, gli altri tra i liberi. Clausewitz offre un’interpretazione oggettiva del fenomeno guerra, mostrando come esso sia inseparabile dal concetto occidentale di politica. Il pensiero provocatorio, ma mai gratuito, di Girard, conduce il discorso verso orizzonti più antropologici: la guerra, come ogni duello, nasconde e protegge un senso religioso. L’odio contiene qualcosa di misterioso e di sacro, spingendo gli antagonisti a una rivalità mitica e ancestrale, che ha una fine soltanto nell’annientamento del nemico, che altro non è che il proprio modello e il proprio specchio”.
“Questo testo – aggiunge Carmelo Rifici – mi ha riportato a un altro scritto da un militare, il Generale Pierre Choderlos de Laclos, dal titolo ‘Le relazioni pericolose’. Il romanzo epistolare mi aveva affascinato per la sua lucidità e crudeltà, ma soltanto alla luce del trattato di Girard ne coglievo la reale potenza. L’intenzione di Laclos era sorprendente, i suoi personaggi erano calati in un duello senza sconti e con effetti catastrofici, proponendo non tanto una trama di erotismo e di morte, quanto una vera e propria teoria sul pensiero occidentale. La guerra santa scatenata dall’Occidente nel mondo è quella della ragione contro l’occulto e il mistero. La storia del pensiero occidentale si può racchiudere nella metafora della luce che stana le ombre, e cerca di far tacere le voci misteriche di un universo parallelo invisibile, che si palesa nell’irrazionale, nella malattia, nei riti antichi, nella natura e nel corpo. E’ logos che si fa calcolo, potenza strategica e ‘controllo’. Non a caso, il ‘700, secolo dei Lumi, è figlio delle prime rivoluzioni scientifiche e dei primi tentativi, da parte dei pupazzi meccanici, chehanno tentato di imitare e superare in durata la fragilità dell’essere umano. La guerra tra ordine e caos diventa, così, un duello di reciprocità e un desiderio troppo pericoloso, in quanto il duellante sfida la sua nemesi e, mentre la combatte, le assomiglia sempre di più. L’uomo ha sempre usato la guerra come schema di equilibrio di vita e di morte insensato. Il testo di Laclos si è poi piegato ai gusti della moda di Parigi. Ho chiesto a due miei ex studenti, attori e intellettuali, Livia Rossi e Ugo Fiore, di aiutarmi in una ricerca di testi per portare a estreme conseguenze i tentativi di Laclos. Ne è nato un testo originale, di straordinaria omogeneità e compattezza, nel quale è stato affrontato un viaggio nel campo di battaglia del pensiero, del Linguaggio contro la parola. L’uomo occidentale teme soltanto la morte, e la sua corsa nel tempo rappresenta il suo tentativo di superarla. Siamo di fronte a un superamento della natura, della debolezza, del corpo e dell’istinto, in favore di un controllo sempre più sofisticato sugli eventi e di un calcolo che supera le possibilità dell’umano. Lo spazio scenico è costituito di pochi elementi, tra cui microfoni e macchine foniche, che sostituiscono la violenza della mano armata, della penna e dell’inchiostro, diventando nuovi geroglifici, totem e simulacri sacri. Attraverso una macchina ormai preistorica, la lavagna luminosa, l’immagine ricorda quel desiderio di armonia e di pace che l’uomo conserva dentro di sé quale antidoto alla violenza. Ho chiesto al coreografo e amico Alessandro Sciarroni di lavorare sulla pratica dell’arte della scherma, nel tentativo da parte dell’essere umano di rendere innocuo l’istinto dell’uomo verso la sopraffazione del proprio simile”.
“Le relazioni pericolose”, ispirate al “Teatro e la peste” di Antonin Artaud, al “Castello interiore” e alla “Vita” di Teresa D’Avila, a “Massa e potere” di Elias Canetti, a “Della guerra” di Carl von Clausewitz, fino alle poesie di John Keats e al Cantico dei Cantici, con frasi citate da “Il gabbiano” di Cechov e da “I promessi sposi” di Alessandro Manzoni.
Partner è il LAC di Lugano Arte e Cultura e la Ricerca Clinica Luganese Moncucco.
MARA MARTELLOTTA
Teatro Gobetti, via Rossini 8, Torino
Dal 7 al 12 marzo 2023
Martedi, giovedì e sabato ore 19:30
Mercoledì e venerdì ore 20:45
Domenica ore 15:30
Biglietteria del Teatro Stabile di Torino: Piazza Carignano 6
Telefono: 0115169555 – Numero Verde: 800235333
GLI APPUNTAMENTI MUSICALI DELLA SETTIMANA
Martedì. Al Circolo della Musica di Rivoli, suona il trio della pianista Sade Mangiaracina con ospite la cantante Chiara Galiazzo. All’Hiroshima Mon Amour si esibiscono i Sonorha. Al teatro Colosseo va in scena “Duality”, lo show di Dardust.
Mercoledì. Al Blah Blah sono di scena i Shardana. Al teatro Colosseo la cover band Pink Floyd Legend, esegue integralmente “Atom Heart Mother”. Al Magazzino sul Po suona la Sandrin Jazz Ensemble Orchestra. Al Jazz Club si esibisce la vocalist Danila Satragno.
Giovedì. Al Dash sono di scena le Alabamas. Al teatro Colosseo recital di Fabio Concato. All’Off Topic si esibisce il rapper Deriansky. Al Magazzino di Gilgamesh blues con il chitarrista Demian Dominguez. Allo Spazio 211 è di scena il cantautore Micah P. Hinson. Al Blah Blah suonano gli Hangarvain.
Venerdì. Al Peocio di Trofarello suona la chitarrista Lari Basilio. All’Hiroshima Mon Amour arrivano Le Vibrazioni. Al Maffei si esibisce Pony Esposito. Al Blah Blah si esibiscono gli Avant-Garde. Al Folk Club sono di scena i Blancos. Al Cafè Neruda si esibisce Marco Roagna.
Sabato. Al Jazz Club suona il quartetto di Lorenzo Minguzzi. Jeremiah Fraites dei Lumineers, si esibisce in un doppio concerto da solista nel Duomo delle OGR. Allo Ziggy musica ska con gli One Droppers. Al Folk Club per “Radio Londra”, suona il duo israeliano Hofmann-Atzmon. Al Gabrio si esibiscono i Los 3 Saltos e Banadisa. Al Blah Blah sono di scena gli Ancillotti e i Fil di Ferro. Allo Spazio 211 si esibisce il produttore Arssalendo. Al Cap 10100 suonano i Fuerta. Da Gilgamesh è di scena la Mama Bluegrass Band.
Pier Luigi Fuggetta