CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 243

Castello di Moncalieri Il cantiere di architettura nel XVII secolo

Il Castello di Moncalieri

Mercoledì 25 gennaio, alle ore 17.30, alla Biblioteca Civica A. Arduino di Moncalieri, Via Cavour 31,  per il Ciclo di Incontri “Sguardi su Moncalieri”, organizzati dall’Assessorato alla Cultura della Città di Moncalieri, la Biblioteca civica “A. Arduino” e il Centro Studi Piemontesi-Ca dë Studi Piemontèis di Torino,  conferenza di

Maria Vittoria Cattaneo, Politecnico di Torino,

Il Castello di Moncalieri

Il cantiere di architettura nel XVII secolo

 

Interverrà l’Assessore alla Cultura Laura Pompeo

Introduce Albina Malerba

Nel corso del Seicento, su committenza di Cristina di Francia, prima Madama Reale, gli architetti Andrea Costaguta e Amedeo di Castellamonte svolgono un ruolo significativo nell’ ampliamento e ristrutturazione del Castello di Moncalieri. Castellamonte, in particolare, si occupa del disegno della residenza e dei suoi giardini per un trentennio, continuando ad operare, dopo la morte della prima Madama Reale, secondo la volontà del figlio Carlo Emanuele II e della sua consorte, Maria Giovanna Battista di Savoia-Nemours. Gli esiti del suo intervento, grazie al quale ha dato forma attraverso l’architettura all’ideologia del potere sabaudo, sono tuttora leggibili.

Prossimo appuntamento:

Mercoledì 8 febbraio 2023, ore 17,30, Maria Carla Visconti e Lorenza Santa (Musei Reali Torino), Domenico Ferri e la sua équipe. Artisti e artigiani per l’Appartamento Reale al Castello di Moncalieri 

Cavour e la cucina diplomatica

Il conte Camillo Benso di Cavour, nato a Torino nel 1810, primo presidente del Consiglio dei Ministri del Regno d’Italia, lo possiamo definire come uno dei creatori, ma principalmente promotore della diplomazia culturale.

La quale esiste in diversi contesti delle relazioni internazionali e da sempre ha avuto un ruolo molto importante per la nostra nazione. La diplomazia culturale è stata un elemento importante sia nel passato sia ai giorni d’oggi, in quanto rappresenta un vero e proprio strumento di soft power per rafforzare le relazioni tra i diversi Stati, ma anche un modo per promuovere il nostro Paese, riconosciuto a livello mondiale come “una potenza della bellezza e cultura”. Strategia che Cavour seppe applicare molto bene durante i suoi incontri diplomatici, tra un pranzo e una buona bottiglia di vino, infatti, affermava molto spesso Plures amicos mensa quam mens concipit, ovvero, cattura più amici la mensa che la mente. Tanto da affidare sempre qualche bottiglia di Barolo ai suoi diplomatici quando partivano in missione per qualche città straniera. Come possiamo pensare, un’altra delle sue passioni era nel campo dell’enologia. Contribuì a migliorare il Barolo nel 1840, con l’aiuto e la consulenza di un enologo francese il Conte Louis Oudart, creando un vino con una tecnica di fermentazione migliore, rendendolo più secco e di lungo affinamento.

Sofia Scodino

 

 

Doppio appuntamento per il public program di Buddha10

Diasporas Now: Rieko Whitfield + Micaela Tobin (White Boy Scream) e Chinabot: Jpn Kasai & Neo Geodesia

Martedì 24 e mercoledì 25 gennaio 2023 ore 18.30

MAO Museo d’Arte Orientale, Torino

 

 

Il 24 e 25 gennaio il MAO Museo d’Arte Orientale ospita un doppio appuntamentonell’ambito del public program della mostraBuddha10.

 

Martedì 24 gennaioore 18.30 saranno ospiti del museo Reiko Whitfield e Miacaela Tobin per una conversazione e narrazioni alternative su identità migranti, background intersezionali, decolonizzazione, self-empowerment, cura e supporto reciproco.

Il termine diaspora è usato in relazione all’arte per parlare di artisti emigrati di prima o successive generazioni, che riprendono e utilizzano le proprie diverse esperienze culturali e identitarie, spesso creando nelle loro opere narrazioni alternative in contrasto a idee e strutture consolidate.

Mai prima d’ora è stato così importante per gli artisti raccontare le loro storie alle proprie condizioni, quindi mettiamoci in ascolto!

In questo pomeriggio molto speciale Rieko Whitfield, artista, scrittrice e musicista giapponese-americana di base a Londra, una delle fondatrici di Diasporas Now, piattaforma di solidarietà diasporica che si occupa di discorsi contemporanei sulle identità migranti, e Micaela Tobin, soprano e sound artist, filippina-americana di prima generazione di base a Los Angeles, presenteranno due dei loro più recenti lavori: due film/opere musicali che partono da mitologie speculative per togliere centralità alle traiettorie storiche del colonialismo eurocentrico.

In parte rituale sonoro, in parte narrazione diasporica, “BAKUNAWA: Opera of the Seven Moons” di Micaela Tobin è un’opera sperimentale e coinvolgente basata sull’omonimo album acclamato dalla critica di Tobin, che rivendica la mitologia pre-coloniale delle Filippine dopo secoli di violenta cancellazione culturale. Raccontando la storia di Bakunawa, un drago simile a un serpente della mitologia filippina, Tobin porta la sua voce al di fuori delle mura imperialistiche del teatro dell’opera e sulla Costa della California di fronte all’Oceano Pacifico – creando un ponte sonoro verso le isole delle Filippine in un atto di guarigione.

“Regenesis: An Opera Tentacular” di Rieko Whitman è una storia sui cicli della vita, sulla morte, sull’importanza della comunità ambientata in un mondo post apocalittico e narrata in modo non lineare tramite l’impersonificazione di avatar soprannaturali. La narrazione in tre atti è ispirata a Izanami, dea shintoista della creazione e della distruzione, che brucia fino a morire per dare vita al mondo. “Regenesis” mette in scena una mitologia speculativa evocando esseri soprannaturali che guariscano il corpo sofferente della terra, attraverso l’utilizzo di metodi di collective care e creando al contempo prototipi alternativi di futuri sostenibili.

Lo screening delle due opere musicali sarà seguito da una talk su temi diasporici in cui interverranno le due artiste, moderato da Ilaria Benini, editor della collana Asia di Add editore, ed esploratrice della scena culturale asiatica contemporanea.

 

Mercoledì 25 gennaio alle ore 18.30 il MAO ospita invece una serata con Chinabot, collettivo che vuole cambiare la discussione sulla musica asiatica. Canti Khmer, samples di karaoke, musica popolare giapponese, juke e batteria metal.

Sin dal suo lancio l’etichetta-collettivo londinese Chinabot ha ampliato e demistificato la percezione pubblica delle scene musicali sperimentali asiatiche pubblicando opere bizzarre, imprevedibili e innovative di artisti provenienti da varie regioni dell’Asia. Ogni uscita è stilisticamente varia e significativamente concettualizzata attraverso riferimenti culturali locali, esperienze di ascolto immersive che sono più adatte per il teatro d’avanguardia che per i club.

L’etichetta lavora per dare spazio alle varie unicità del continente asiatico a livello di culture, tradizioni e generi (sia musicali che identitari) e per dare spazio agli artisti provenienti dai paesi in via di sviluppo dell’Asia. Ciò include come parte del suo modus operandi uno sforzo per l’ampliamento della conoscenza del continente che vada al di là delle scene giapponesi e cinesi, che ormai da tempo rappresentano la produzione creativa dell’Asia sulla scena mondiale, e la rappresentazione di temi di attualità e politica asiatica. Gran parte della produzione di Chinabot è infatti tematica, incentrata su governi, geopolitica e ambiente nel tentativo di stimolare la discussione e far luce su questioni sottorappresentate con artisti le cui opere abbracciano argomenti come disordini nazionali, decolonizzazione, femminismo, fluidità di genere e futurismo cyborg.

Per questa serata speciale il MAO ospita unaselezione di videoclip di artisti Chinabot e una talk con Saphy Vong, fondatore dell’etichetta, eGiulia Mengozzi, assistente curatrice presso il PAV Parco Arte Vivente, parte di ALMARE, collettivo dedicato alle pratiche contemporanee che usano il suono come mezzo espressivo, e di AWI – Art Workers Italia.

A seguire il concerto in streaming da Kyoto di JPN Kasai, che abbina musica popolare giapponese Ondo e Minyo a juke e footwork minimali, ed un live dello stesso Vong che mixa samples di canti Khmer, karaoke e batteria metal sotto lo pseudonimo di Neo Geodesia.

*Entrambi gli incontri si svolgeranno in inglese

Info e prenotazioni:eventiMAO@fondazionetorinomusei.it

Costo per i due eventi: 15 € intero | 10 € ridotto studenti

L’isola del libro

Rubrica settimanale a cura di Laura Goria

Annie Ernaux  “Il ragazzo”      -L’Orma editore-  euro  8,00

E’ l’ultimo libro del Premio Nobel 2022 Annie Ernaux, e racconta in prima persona l’amore con un uomo più giovane di 30 anni. Uno studente che non ha nome, volto, né descrizione fisica; ma è diventato il suo amante quando lei aveva 54 anni ed era madre di due figli ormai adulti, quasi coetanei del suo nuovo amore.

Un testo breve in cui la scrittrice 82enne -che ha fatto del racconto della sua vita la personale cifra stilistica- ripercorre, con l’intimità di una confessione, i passaggi in cui lui l’aveva cercata con insistenza per lettera. Dapprima le remore di lei per il gap generazionale, poi una serata al ristorante ed è rimasta affascinatadalla timidezza del giovane.

E’ nata così una relazione fuori dagli schemi. Lei matura borghese benestante e celebre; lui uno squattrinato apatico, indifferente al lavoro e all’impegno politico.

Il seguito è quello di ripetuti incontri tra serate insieme, litigi, film e sesso con quello studente sempre in bolletta, che le ricorda i tempi in cui anche lei annaspava nella vita e nei problemi economici. Lui ha una fidanzata che lascia per frequentare liberamente la donna in menopausa; continua ad incontrarla in gran segreto e la ama con la foga ormonale della gioventù.

Come andrà a finire lo scoprirete. Per la scrittrice questa liaison proibita e clandestina rappresenterà anche un ulteriore tassello nella sfida alle convenzioni sociali che ha sempre combattuto.

 

Sara Durantini Annie Ernaux. Ritratto di una vita”   -dei Merangoli edizioni-   euro 18,00

Sara Durantini, scrittrice e collaboratrice di svariate riviste librarie online e cartacee, da quando ha letto il primo testo della Ernaux, a 20 anni, ne è rimasta affascinata; dalla donna e dalla sua potente scrittura in cui mette nero su bianco la sua vita, le sue emozioni e i suoi pensieri.

Questo libro -tra saggistica, narrativa e giornalismo- contiene un ritratto inedito della vincitrice del Premio Nobel. A partire dall’infanzia a Lillebone in Normandia, all’adolescenza, poi gli studi, l’aborto, il matrimonio e i figli; insomma la vita della scrittrice. Frutto di approfondite ricerche, queste pagine delineano un preciso quadro biografico della scrittrice.  

Culminano con l’incontro a Cergy e l’intervista (forse più un’amabile chiaccherata tra donne) che la Ernaux concede alla Durantini. Una lunga intervista inedita in cui la Ernaux svela anche dettagli mai raccontati prima dei suoi rapporti con i genitori; la madre in primis, che per anni è stata il suo modello di riferimento. Poi la scoperta di Simone de Beauvoir e una nuova consapevolezza di sé come giovane donna dagli orizzonti più ampi.

Torna anche il tema dell’aborto che la Ernaux ha vissuto traumaticamente in prima persona e di cui ha scritto. Il diritto all’interruzione volontaria di gravidanza rimane per la scrittrice  un principio inviolabile, che dovrebbe essere garantito a tutte le donne dalla Costituzione, in termini di legge e lontano dai pericoli della clandestinità. Ma nell’intervista vengono toccati infiniti altri argomenti sui quali la Ernaux esprime il suo sguardo lucido e profondo.

 

Rebecca West  “Il ritorno  del soldato”   –Fazi Editore- euro 16,00

Questo è il libro di esordio di Rebecca West, pseudonimo della scrittrice inglese  Cicely Isabel Fairfield, nata nel 1892 e  morta nel 1983. Una vita romanzesca in cui è stata anche instancabile viaggiatrice, giornalista, critica letteraria e femminista ante litteram. L’autrice della fortunata trilogia dedicata alla famiglia Aubrey, in questo suo primo romanzo aveva  invece affrontato un tema tragico e complesso: le conseguenze della guerra sull’animo umano. E da questo romanzo fu tratto l’omonimo film nel 1982.

Chris Baldry torna dalla guerra, atteso nella signorile casa sulle colline inglesi dalla moglie Kitty e dalla cugina Jenny. Ma quando era al fronte il soldato ha perso la memoria, ora non riconosce nulla della vita che aveva lasciato per imbracciare le armi. L’orrore delle trincee e della morte dei compagni ha segnato non tanto il fisico quanto la sua psiche e sono stati cancellati i ricordi degli ultimi  15 anni.

L’uomo che torna dalla Francia e varca la soglia della bella magione di Baldry Court è un perfetto sconosciuto, incapace di riconoscere volti e ruoli che questi svolgevano nella sua esistenza precedente. L’unico ricordo al quale si è fermata la sua mente risale al primo lontano amore. Nelle estati della giovinezza i primi sentimenti e sconvolgimenti del cuore erano stati per Margaret, la figlia di un fattore locale, ora donna segnata dalla vita ed invecchiata.

Eppure è a lei che Chris fa riferimento tornato dal fronte; mentre nei confronti di quella che gli dicono essere sua moglie adotta una garbata educazione.  Il romanzo racconta come nell’anima e nella mente di un uomo possano albergare sentimenti di cui gli altri sono all’oscuro, e di come il tempo sembri dilatarsi prolungando nel presente un amore lontano.

 

Jumpa Lahiri   “Racconti romani”    – Guanda-   euro 17,00

E’ bellissimo questo libro che è la storia d’amore tra Roma e la scrittrice nata a Londra  nel 1967 da genitori bengalesi, cresciuta negli Stati Uniti.

Jumpa Lahiri, vincitrice del Premio Pulitzer con il romanzo di esordio “L’interprete dei malanni” nel 2000, oggi vive tra New York e Roma dove (quando è libera dal suo lavoro di docente universitaria negli Stati Uniti) abita in un appartamento con terrazza sulle pendici del Gianicolo.

Il suo rapporto con il nostro paese è profondo, anche perché ci ha vissuto a lungo e studiato; tanto che oggi padroneggia perfettamente la nostra lingua e dal 2014 scrive e pubblica in italiano.

A Roma dedica questi 9 racconti che narrano la Città Eterna da 9 differenti punti di vista.

Dallo sguardo che la figlia del custode di una villa getta sulla famiglia che l’affitta per le vacanze alla donna americana trasferitasi in Italia e rievoca il passato, dall’uomo che ricorda le serate trascorse a casa di un’amica scomparsa all’ultimo brano ,“Dante Alighieri”, che è in parte autobiografico. La protagonistainfatti è una giovane americana (di probabili origini indiane) che ha scelto l’italiano come materia dei suoi studi, diventandone una specialista che divide la sua esistenza tra le due sponde dell’Atlantico.

Ma il fulcro del libro è comunque Roma, ritratta non solo nella sua bellezza, ma anche nelle sue pieghe più sgradevoli e difficili. Nei vari personaggi c’è sempre una parte della Lahiri; persone (le cui origini etniche non vengono chiarite, ma sottintese) che si sentono un po’ fuori luogo,  alla ricerca di una casa, oppureaffannate tra più case e vite diverse.

Racconti che mettono a nudo anche razzismi piccoli e grandi che i migranti subiscono quotidianamente; così come vengono smascherate pure  le meschinità di certa borghesia intellettuale.

 

Rock Jazz e dintorni a Torino: Raiz e gli Statuto

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GLI APPUNTAMENTI MUSICALI DELLA SETTIMANA 

Mercoledì. Al Blah Blah si esibiscono i Creepin’ Death. Al Lambic è di scena Giovanni Battaglino. Al Cafè Neruda si esibisce il folksinger Terje Nordgarden.

Giovedì. Al Dash blues con Soul Sarah e Gaetano Pellino. Al teatro Alfieri concerto di Raiz a tema dal titolo “Lechaim” con l’Auditoriumband. All’Hiroshima Mon Amour suonano i Lab Graal. Al Maffei si esibisce Naska. Al Blah Blah sono di scena gli ArtemiXia Cor. Al Magazzino sul Po si esibiscono gli Al Doum & The Faryds. Allo Spazio 211 è di scena Claudio.

Venerdì. Al Magazzino sul Po suonano i Materazi Future Club. Al Folk Club si esibisce Eileen Rose accompagnata da Rich Gilbert e dal duo Musica da Ripostiglio. Al Blah Blah suonano i Temple of Deimos. Al Magazzino di Gilgamesh si esibisce Grayson Capps. Al Bunker suonano i Crummy Stuff, Dalton e DiscoMostro.

Sabato. Al Jazz Club si esibisce il quartetto di Max Gallo e Sabrina Mogentale. Al Cap 10100 gli Statuto festeggiano 40 anni di carriera. Al Circolo della Musica di Rivoli, fiabe in musica con il sestetto Cattivi Bambini. Al Magazzino sul Po è di scena la cantautrice Giove. Allo Ziggy si esibiscono i Corpus Delicti. A El Paso suonano per la causa Mapuche : Fukuoka, Bobson Dugnutt e Deriva e la Casa del Boia.

Domenica. Il pianista Emanuele Sartoris suona con l’armonicista Alberto Varaldo al Jazz Club.

Pier Luigi Fuggetta

Questo è stato. Voci sulla Shoah

Mercoledì 25 gennaio, ore 21  Teatro Concordia, Venaria Reale (TO)

 

“Questo è stato. Voci sulla Shoah” è una mise-en-espace nata per celebrare La Giornata della Memoria: un modo per ricordare l’abominio della Shoah non solo attraverso le parole delle vittime, ma anche attraverso quelle dei carnefici.

Non si tratta di un semplice reading. La scena è praticamente vuota. A riempirla, due sedie e due leggii. I cambi di costume da parte degli attori riportano a quegli anni di orrore, ma sono soprattutto le testimonianze a rendere vivo il ricordo di quel tempo. Goebbels e Mengele espongono le loro aberranti teorie, mentre Primo Levi, Elisa Springer, Nedo Fiano, Settimia Spizzichino raccontano della vita, se così si può chiamare, all’interno dei lager nazisti.

A chiudere il tutto, “Se questo è un uomo”, la poesia di Primo Levi, a ricordarci che “questo è stato”. Musica e proiezioni di immagini e filmati non fanno solo da cornice al momento recitativo, ma sono elementi cardine dello spettacolo.

“Come le onde del mare” La storia d’amore si tinge di giallo

Il mare, silenzioso spettatore di una delicata storia d’amore ma pure testimone di un misterioso fatto drammatico diventa anch’esso, insieme a Camilla e Diego, protagonista del nuovo romanzo di Rosanna De Amicis.

La vicenda si svolge in Liguria tra Genova e Savona dove Camilla, affascinante ingegnere navale, ha soddisfatto il sogno di entrare in Marina come ufficiale svolgendo il ruolo di Capitano di Corvetta con assoluta dedizione, calandosi in esso esclusivamente rinunciando all’amore dopo alcune delusioni sentimentali.

Anche Diego, il bel Capitano di Guardia Costiera, reduce da una relazione infelice, non pensa ad altro che al lavoro che lo assorbe completamente.

Il destino però interviene improvvisamente avendo in serbo qualcosa per loro: basta il primo incontro per accendere l’interesse reciproco, quando vengono incaricati di svolgere in coppia le indagini sulla tragica scomparsa di una donna caduta in mare dal lussuoso yacht di un ricco imprenditore.

Le indagini alla ricerca della dispersa proseguono permettendo loro di frequentarsi assiduamente come colleghi, nascondendo pero’ la relazione sentimentale.

Con sensibilità del tutto femminile, la scrittrice sa cogliere ogni sfumatura dell’animo dell’affascinante protagonista, combattuta tra l’obbedienza alla deontologia accontentandosi di incontri d’amore furtivi e l’istinto di rendere tutto visibile a chi le sta intorno.

Allo stesso modo vengono alla luce le personalità dei suoi genitori, del fratello Fabrizio e degli amici Leo, Giulia e Rosario, che, pur figure minori, sono indispensabili per delineare l’ambiente in cui si svolge la sua esistenza.

Senza dimenticare le pagine, quasi un racconto di vite parallele, dedicate all’inquietante rapporto tra il facoltoso Roberto Pecci e la sfortunata Gabrielle.

Giuliana Romano Bussola

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I quadri in copertina e nel retro del libro sono stati realizzati da Maria Pia Talio.

Gli Agnelli Tragedie e misteri della famiglia che ha dominato il Novecento

Il 24 gennaio 2003, nella villa di Frescòt a Torino, l’Avvocato Giovanni Agnelli si spegneva a ottantuno anni di età.

Dalla Fiat agli scandali della Vecchia Signora: tutti i segreti della più importante dinastia imprenditoriale italiana

La vita di Giovanni Agnelli è stata costellata di grandi successi che lo hanno trasformato in uno degli uomini più ammirati al mondo. Non furono però tutti di rose e fiori i giorni dell’Avvocato. Sin da ragazzo la sua vita fu colpita da tragedie famigliari, alcune circondate da un alone di mistero: la scomparsa del padre, la morte della madre, la principessa Virginia Bourbon del Monte di San Faustino, fino al suicidio del figlio Edoardo. Ma se dal fascicolo giudiziario facesse capolino una sconcertante verità alternativa, per cui Edoardo sarebbe invece stato assassinato? E dove sono oggi tutte le ricchezze possedute dagli Agnelli, che gli eredi potrebbero non aver mai recuperato? Antonio Parisi racconta, con assoluta fedeltà e dovizia di particolari, i misteri e i retroscena della famiglia che ha dominato il nostro Novecento.

Antonio Parisi (Ginosa, 1960) è giornalista ed esperto di storia delle grandi dinastie. Ha diretto l’emittente nazionale Rete mia e il quotidiano «Il Meridiano». Ha pubblicato libri d’inchiesta su Vaticano, caso Parolisi, Isis, enti inutili e Ucraina. Da anni segue il caso della morte di Edoardo Agnelli, la cui vicenda è stata al centro di una clamorosa puntata di La storia siamo noi.

 

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Gallerie d’Italia, ultimi giorni per gli scatti di Gregory Crewdson

Uno dei più famosi fotografi che fanno parte della “staged photography”

 

Dal martedì alla domenica dalle 9.30 alle 19.30, mercoledì  dalle 9.30 alle 22.30. Chiusura il lunedì.

 

Aperta al pubblico fino al 22 gennaio 2023, alle Gallerie d’Italia in piazza San Carlo 156 a Torino, una grande esposizione dal titolo “Gregory Crewdson. Eveningside”, première mondiale della nuova serie di fotografie dal titolo omonimo “Eveningside” (2021-2022), di Gregory Crewdson, concepite dall’artista come atto finale di una trilogia che abbraccia dieci anni del suo lavoro.

La mostra è una rassegna di questa trilogia curata da Jean-Charles Vergne, che inizia con la fotografia “Cathedral of the Pines” (2012-2014) e “An eclipse of Moths” (2018-2019) accanto ai precedenti scatti minimalisti dello stesso artista, intitolati “Fireflies” (1996).

Nella sala multimediale adiacente alla mostra è anche proiettato un video realizzato dietro le quinte intitolato “Making Eveningside”, con musiche originali di James Murphy e Stewart Bogie, polistrumentista e compositore americano. In contrasto con le foreste solitarie e remote di “Cathedral of the Pines” e i paesaggi di carattere postindustriale di “An eclipse of Moths”, nella serie ‘Eveningside’ l’artista esplora momenti di contemplazione entro i confini della vita quotidiana, cogliendo anche lo spirito dei luoghi di lavoro e degli spazi adiacenti. Nei suoi scatti compaiono le figure umane, per lo più scarne e colte attraverso le vetrine dei negozi, nel riflesso di uno specchio o viste nella quotidianità.

Nelle sue opere fotografiche si possono cogliere, infatti, ponti ferroviari, portoni, portici, negozi come una latteria, una ferramenta, un mercato rionale e la tettoia di uno sportello bancomat. L’artista avvicina il suo punto di osservazione alle figure, utilizzando una combinazione più o meno intensa di luce e ombra e creando effetti speciali quali la nebbia, la pioggia, il fumo e la foschia. Crewdson è in grado di ottenere, anche grazie alle luci al completo, in una tavolozza monocromatica, una ricca atmosfera gotica, evocativa del cinema classico e dei film noir, ma con la chiarezza della tecnologia resa disponibile dalla attuale fotografia digitale. Eveningside è, infatti, costituita da stampe digitali a pigmenti da 87,6×116,8 centimetri. Insieme alla trilogia sarà esposta in mostra una serie di scatti minimalisti, realizzati in precedenza, dal titolo “Fireflies”, un lavoro capace di cogliere la commistione delle correnti che si agitano in profondità nell’arte di Gregory Crewdson. Queste immagini di lucciole, realizzate con due macchine fotografiche su pellicola analogica in bianco e nero, offrono un tessuto connettivo che appare quasi un contrappunto capace di testimoniare l’attitudine del fotografo alla contemplazione.

Ogni serie della trilogia individua tappe fondamentali del percorso artistico e creativo di Crewdson, capace di affrontare temi che spaziano dalla dimensione personale e intima fino alle visioni esistenziali del mondo, suggerendo una riflessione sul profondo rispetto e ammirazione che l’artista ha nutrito per la storia della fotografia, della pittura e del cinema, tutti mezzi da lui reinventatiper narrare le sue storie.

A latere della mostra è presente un ricco calendario di incontri pubblici gratuiti e il programma #INSIDE, che prevede talk con ospiti di rilievo e eventi speciali il mercoledì alle 18.30.

La prima di queste conferenze ha visto protagonisti lo stesso artista e Jean-Charles Vergne, moderati da Alessia Glaviano, direttore di Photovogue Festival.

Gregory Crewdson, nato in un quartiere di Brooklyn nel 1962, faceva parte di un gruppo punk-rock chiamato “The Speedies” e può essere considerato uno dei maggiori esponenti della staged photography. Le sue fotografie sono, infatti, irresistibili per chiunque ami Hopper e anche per i cinefili, che apprezzeranno le sue citazioni a registi come David Lynch e Steven Spielberg, oltre alla perfezione dei suoi scatti, dovuta a una preparazione e organizzazione degna di un set cinematografico. Basti pensare che per una singola fotografia Gregory Crewdson riesce a coinvolgereuna troupe di quaranta persone. Ciò fa capire come sia profonda nelle sue opere la connessione tra cinema e fotografia, sfumando fino ad approdare alla fusione delle due arti.

Nei suoi scatti emergono bellezza, inquietudini e luci straordinariamente perfette.

MARA MARTELLOTTA

Garage rock USA 1966. Discografia minore / 24

CALEIDOSCOPIO ROCK USA ANNI 60

La “fobia del volo” perseguitò a lungo il mondo della musica rock statunitense, specialmente per tutto il decennio tra 1960 e 1970, quando ancora era persistente e tenace il ricordo del giorno fatale (“The Day Rock Died” o “The Day The Music Died”) del 3 febbraio 1959.

Quella fu la data lugubre del rock ‘n’ roll, con quel disastroso incidente in Iowa in cui persero la vita Buddy Holly, Ritchie Valens e J.P. “The Big Bopper” Richardson a bordo del monomotore da turismo Beechcraft Bonanza, affidato ad un pilota quasi improvvisato in una notte di maltempo e nevicate. La ferita lasciata da quel luttuoso evento continuò a sanguinare, come una sorta di maledizione che incombeva sul mondo del rock a stelle e strisce; non sorprende dunque il fatto di constatare che anche in varie bands del garage rock americano la “fobia del volo” pesasse su parecchi musicisti, tanto da costringerli talvolta ad estenuanti viaggi in automobile o in van (e dunque non solo per ragioni economiche…). Nella presente sezione discografica non mancano alcune bands in cui la suddetta “fobia”… non tardò a manifestarsi e a colpire.  

–  Flash & The [Memphis] Casuals “In The Midnight Hour / Uptight Tonight”  (Block 485);

–  Tangents “Stand By Me / Hey Joe, Where You Gonna Go?”  (Impression Records 111);

–  The Beaten Path “Doctor Stone / Never Never”  (Jubilee 45-5556);

–  The Fabulous Four “Happy / Who Could It Be?”  (Brass 314);

–  Raga and The Talas “My Group And Me / For Old Times Sake”  (World Pacific Records 77847);

–  Jerry and The Playmates “Want-A-Love You / She’s The Kind”  (Alvera 677A-4239 / M-68);

–  Woody Carr & The Entertainers “Hey, Little One / Just Another Fool”  (Jerden 799);

–  The Chessmen “You Can’t Catch Me / Mr. X”  (Phalanx 1018 / 1019);

–  The Bush “Don’t You Fret / To Die Alone”  (Hiback HB-104);

–  Lance Fox & The Bloodhounds “You Got Love / That’s Your Problem (It Ain’t Mine)”  (Bang Records B-523);

–  The Clichés “Save It For Me / Why, Why, Why”  (Wes Mar 1020);

–  Tony Harris “Super Man / How Much Do I Love You”  (Dee Gee Records 3014);

–  The Poverty Five “Cry Cry Cry (Over You) / Sorrow”  (Thumbs Down 45-1002);

–  The Vanguards “What’s Wrong With You / Roll Over Beethoven”  (U-29271);

–  Aesop and The Fables “You’ll Be My Pride / Grass”  (Panorama 29);

–  The Executives “Why Make Me Cry / I’ll Feel A Whole Lot Better When You Are Gone” (Galena Records G-114);

–  The Renegades “Oh Yeah / I Don’t Know”  (Rich Records RR 109);

–  The Cavaliers “Checkmate / Seven Days Of Cryin’”  (Crisis Records BB-101);

–  The Relics “Inside Outside / Skin Sin”  (Phalanx 1012 / 1013);

–  The Springfield Rifle[s] “The Bears / There Is Life On Mars”  (ABC Records 45-10878);

–  The Madadors “Girl Don’t Leave Me / Alright”  (Feature Records 817R-105);

–  Chances R “I’ll Have You Cryin’ / Winds And Sea”  (Quill Records 105);

–  The Survivors “Quoth The Raven / Midnight Mines”  (Chattahoochee Records CH-718);

–  The Tempters “It’s Been A Long Long Time / I Will Go”  (Link Records LR 708).

(…to be continued…)

Gian Marchisio