CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 194

P’Assaggi letterari alla Venaria inizia con Andrea Pennacchi

Alla Reggia di Venaria prosegue la programmazione dell’Anno del Cibo, con un palinsesto culturale dedicato nell’anno 2023 al tema del food per riflettere sul valore del cibo e sulla sostenibilità agricola e alimentare.

 

P’Assaggi letterari

Andrea Pennacchi  |  Enrica Tesio  |  Arturo Brachetti

Tre passeggiate letterarie nei Giardini della Reggia, in compagnia di grandi personaggi dello spettacolo e della cultura italiana, degustando un aperitivo itinerante con prodotti di qualità e del territorio.

Il primo appuntamento è con Andrea Pennacchi martedì 27 giugno alle 18.45.

Gastronomica alla Reggia

Continuano gli appuntamenti della rassegna gastro-letteraria di Slow Food Editore: in programma sabato 24 giugnoLe donne del vino con Laura Donadoni; a seguire sabato 1° luglio i Viaggi Gastronomici con il fondatore di Slow Food Carlo Petrini.

L’isola del libro

RUBRICA SETTIMANALE A CURA DI LAURA GORIA

 

Nikki Erlick “Il filo della tua storia” -Longanesi- euro 18,60

E’ uno dei libri più intriganti letti recentemente, perché ruota tutto intorno al mistero del destino, al potere che abbiamo (oppure no) su di lui, al senso della vita e al tempo che ci separa dalla data della nostra morte.

E’ semplicemente geniale l’idea che la giovane scrittrice 28enne Nikki Erlick -laureata ad Harvard e ghost writer- sviluppa in questo romanzo, diventato subito un caso editoriale, e opzionato addirittura da Barack e Michelle Obama per farne un film.

In un anno imprecisato, una mattina di marzo, ogni abitante della terra che abbia compiuto 22 anni riceve una scatola misteriosa, con al suo interno un filo.

Nessuno sa chi sia il mittente, ma quello che più conta è il contenuto. E’ il filo della vita, o meglio quello che dà la misura del tempo che resta da vivere.

C’è chi lo riceve corto e chi lungo. E’ la differenza tra morire presto o tra molti anni. I fili corti significano che il tempo ancora concesso è ben poco; mentre quelli lunghi sembrano garantire la longevità. Non dice se in salute o devastati dagli anni e dalle malattie, ma in ogni caso, vecchi e vivi.

Ed ecco che il mondo si frantuma in una miriade di angosce, dubbi, sentimenti contrastanti, ansie e domande senza risposte.

A ogni latitudine del globo le reazioni si scatenano diverse.

C’è chi, mosso da divorante curiosità, si precipita ad aprire la scatola ricevuta per misurare gli anni rimasti.

Chi tentenna nell’angoscia e teme di scoprire la lunghezza di quel filo.

Chi si rifiuta di scoprire la data prossima del suo destino mortale.

Chi invece apre la scatola, controlla il suo filo, poi non dice nulla a nessuno e si arrovella tra sé e sé. Chi sbircia quello altrui.

E c’è anche chi si illude di poter scambiare il suo con quello di un altro e gabbare così il verdetto.

Ma non si può ingannare il destino. Non si sa bene cosa sia, non si conosce la ragione per cui certe esistenze scorrano più facili e più a lungo di altre, e non si capisce perché la vita a volte sembri casuale e incontrollabile.

L’autrice intreccia le sorti di 8 personaggi che, a seconda del filo ricevuto, reagiscono in modi differenti.

E lancia un quesito amletico. Cosa succederebbe se i fili della vita fossero davvero reali?

Che impatto avrebbero sull’intera umanità?

Cosa farebbe ognuno di noi con la possibilità di sapere quando morirà? Cambierebbe tante o poche cose? Aggiusterebbe i guasti della sua vita? Rivedrebbe le sue priorità? Deciderebbe di comportarsi meglio o di arraffare tutto quello che può prima che la morte lo ghermisca?

Ogni reazione è ovviamente unica. Però viene spontaneo meditare mentre procediamo col fiato sospeso nella lettura delle pagine di questo romanzo, ambientato in un futuro distopico, che mette al centro il mistero della vita e la paura della morte.

 

 

Sebastiano Mondadori “Verità di famiglia” -La nave di Teseo- euro 22,00

E’ l’appassionante biografia di una delle famiglie italiane più importanti, strettamente legata alla cultura, all’industria e al progresso del paese. L’ha scritta con dovizia di particolari, grande orgoglio e infinito amore, Sebastiano, nato nel 1970, bisnipote del fondatore della casa editrice, Arnoldo Mondadori, e nipote di Alberto.

L’autore è il figlio di Nicoletta, figlia di Alberto, dunque fonte di testimonianze uniche, anche private; soprattutto, le sue pagine emanano potente l’ammirazione del mito familiare.

Centrale è la figura di suo nonno Alberto, «splendido sovversivo idealista», vissuto fondamentalmente nel cono d’ombra del padre Arnoldo, gigante dell’imprenditoria culturale che ha contribuito all’espansione della cultura. Funzione importantissima nell’Italia del dopoguerra, in cui l’analfabetismo era dilagante e soldi per comprare libri non ce n’erano.

Arnoldo è stato l’uomo lungimirante, tenace, intelligente che è riuscito ad emergere dalla povertà più nera. Quella di chi non aveva il denaro per mangiare o aggiustare l’unico misero paio di scarpe che possedeva.

Come raccontava ai nipoti, lui era nato con il sedere nelle ortiche, i suoi figli nella marmellata, e i nipotini nel burro.

Il primogenito di Arnoldo e Andreina Monicelli (altra stirpe importantissima) è Alberto, che dapprima imbocca la strada del cinema, sulle orme della famiglia materna. Ma quel sogno si infrange presto. E’ l’erede designato alla guida del colosso editoriale, e la sua strada sarà parecchio impervia.

La sua vita diventa un’altalena tra genialità e grandi sogni, megalomania hollywoodiana, spese pazze e tracolli finanziari per i quali ricorrerà come un adolescente al padre. Progetti grandiosi come le case faraoniche e le edizioni “Il Saggiatore” che si scontrano però con la sua lacunosa capacità imprenditoriale.

Poi ci sono i lati pericolanti del suo carattere: fragilità, esaltazione, depressione, spavalderia, imprevedibilità e, a peggiorare il tutto, l’autodistruzione con il whisky nel tentativo di affogare il suo malessere. Questi i lati bui di Alberto, personaggio di spicco che ha incontrato i più grandi scrittori e intellettuali del Novecento; da Hemingway a Thomas Mann, le cui firme venivano siglate sul camino della villa di Meina.

Una vita eccezionale nel bene e nelle cadute, che qui Sebastiano ricompone con dovizia di particolari, tra chiaro-scuri che conosce bene, e foto storiche che testimoniano un’epoca d’oro della cultura mondiale alla quale la famiglia Mondadori è strettamente intrecciata.

Pagine che di Alberto ricostruiscono idee, progetti, successi e fallimenti sul versante del lavoro; ma anche la sua vita affettiva, incluso il matrimonio con l’affascinante e inafferrabile moglie Virginia (innamorata perdutamente di Cesare Garboli), con la quale, dopo 3 figli, instaura una rispettosa estraneità.

Sono struggenti le ultime pagine che descrivono la morte improvvisa di Alberto in una cabina telefonica a Venezia, il 14 febbraio 1976, mentre tenta di telefonare al figlio Fabrizio per parlare del suo testamento. E’ lì che il suo cuore si ferma, poi l’inutile corsa in ospedale, l’incredulità dei figli. E ancora, l’arrivo della figlia Nica all’obitorio, il suo strazio nel dover assistere alla cremazione di quel corpo.

Alberto con la morte ha sempre duettato, figura offuscata dalla grandezza del padre, penalizzato dalle sue debolezze caratteriali, con i grandi meriti delle sue imprese riconosciutigli solo in parte.

Una grandiosa e meravigliosa biografia in cui cultura, storia, vite eccezionali sono tutt’uno.

 

Stanley Middleton “Una sera d’estate” -SEM- euro 20,00

Il prolifico scrittore inglese (morto nel 2009) in questo romanzo racconta un momento difficile della famiglia Allsop nell’Inghilterra provinciale di metà anni Sessanta, periodo di grandi cambiamenti che però arrivano ancora rallentati e attutiti all’infuori di Londra.

Anni rivoluzionari per la liberazione sessuale, l’esplosione dei Beatles e delle minigonne di Mary Quant, cambiamenti culturali della swinging London.

Stanley Middleton ambienta in un’immaginaria cittadina inglese la storia degli Allsop; tipica famiglia della middle class, le cui dinamiche sono determinate dal tradizionale conformismo e dalla salvaguardia delle apparenze.

La madre Ivy sta morendo in ospedale per un cancro incurabile, il marito Ernest è un uomo dignitoso e per bene che annaspa nel disperato tentativo di andare avanti con il dolore nel cuore. Ogni giorno si reca al capezzale della moglie, che la malattia sta consumando penosamente, e le mente di continuo, blaterando di miglioramenti impossibili; non si sa bene se per confortare la moribonda o se stesso in un momento tanto drammatico.

Uno stillicidio col quale si confrontano anche i figli. Il ventenne Bernard è un diligente studente al college che si nasconde dietro silenzi e pensieri insondabili.

E’ innamorato della 25enne Jacqueline Ridell, che non solo ha quasi 3 anni più di lui, ma è anche già vedova. A 19 anni aveva sposato un ingegnere e commerciante in ascesa 34enne, rimasto ucciso in un incidente stradale.

Jacqueline è tutto quello che Bernard non è: indipendente, ricca, elegante, con casa, macchina e accento snob.

Ivy sul letto di morte conosce ed approva la fidanzata del figlio, quasi affidandoglielo.

Tutto il romanzo è teso da un lato verso la morte annunciata di Ivy, dall’altro dai sentimenti in parte repressi e incerti, e in parte potenzialmente esplosivi dei giovani che si stanno affacciando alla vita.

Sono tutti impreparati non solo alla morte che sta per afferrare la madre, ma anche al mondo che sta cambiando.

Man mano che Stanley Middleton procede nel racconto mette a fuoco stati d’animo, sogni, inquietudini, realtà e fantasie dei vari personaggi, con uno sguardo acuto che penetra a fondo e ci offre pagine notevoli, e non è per caso che fu anche definito il Cechov dei sobborghi.

 

Maria Sole Abate “Il distruttore di sogni” -La nave di Teseo- euro 22,00

La scrittrice e traduttrice milanese in questo suo romanzo di esordio escogita un meccanismo ingegnoso. Al suo interno racchiude anche il film di un romanzo; una costruzione a specchio di un romanzo sul romanzo.

E’ la storia di S. scrittore di successo, il suo libro “Il distruttore di sogni” ora sta per essere trasposto in un film diretto da un famoso regista. S. partecipa alla scrittura della sceneggiatura, ma lo fa in modo distratto e distaccato perché la sua mente è altrove.

Al centro dei suoi pensieri c’è sempre Giulia, la donna per la quale nutre un amore ossessivo e malato, che dopo una relazione di 2 anni, sei mesi prima l’ha lasciato, troncando di netto e senza una spiegazione.

In realtà le donne che abitano il romanzo sono due; entrambe vittime dello scrittore narcisista e sommo manipolatore.

Una è Nina, la protagonista de “Il distruttore di sogni”, che rimane incinta del suo grande amore e precipita in un vortice devastante di passione, suicidio e infanticidio. La storia narra come questa donna intelligente e sensibile, rimanga intrappolata in un amore altamente tossico che ridurrà a brandelli la sua esistenza.

Poi c’è Giulia, che improvvisamente ritorna e non si capisce subito perché. Lei e S. si riavvicinano: lei ossessionata dal personaggio di Nina, lui frastornato da questo ritorno desiderato, ma complicato. E’ forse la parte più intrigante del romanzo e va scoperta pagina per pagina, pensiero per pensiero, senza anticipare altro.

Rock Jazz e dintorni a Torino. Gli Interpol e il duo Mannoia-Rea

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GLI APPUNTAMENTI MUSICALI DELLA SETTIMANA 

Lunedì. Al Mulino di Piossasco suona il duo Fresu- Di Bonaventura. Alle OGR anteprima di “Sonic Park” con gli Interpol affiancati ai Petrol.

Martedì. All’Anfiteatro dell’Anima di Cervere arrivano i Modà.

Giovedì. A Palazzo Piozzo a Rivoli si esibisce Lastanzadigreta. Inizia l’”Alba Jazz Festival” con il quintetto Sisters In Jazz. Esordio a Collegno di “Flowers”con gli Ska-P e i Dubioza Kolektiv. Alla Tesoriera per “Evergreen Fest”, Federico Sirianni rende un tributo a Giorgio Gaber. Al Comala jazz con Jason Marsalis. Vernissage del “Kappa Futur Festival” a Villa della Regina con il duo Il Quadro di Troisi.

Venerdì. Per “Flowers” si esibiscono i Zen Circus e Giancane. A El Paso suonano i Wretched From The Earth. Alla Tesoriera sono di scena i Sud Sound System. Al Parco Dora per il “Kappa Future Festival” si esibiscono Swedish House Mafia, Major Lazer e Derrick Carter. Inaugurazione allo Spazio 211 di “T!LT” con Kurt Vile.

Sabato. Al forte di Bard si esibisce il duo Fiorella Mannoia & Danilo Rea. A Collegno è di scena Rosa Chemical con Olly. Al Parco Dora per il “Kappa Future Festival” in consolle si esibiscono Ricardo Villalobos, Carl Craig, Peggy Gou, Fatboy Slim e Diplo. Carmen Consoli è di scena a Susa. Per l’”Alba Jazz Festival” suona il quartetto della sassofonista Tia Fuller.

Domenica. Alla Tesoriera si esibisce Giorgieness. Termina il “Kappa Future Festival”  con Danny Tenaglia, Carl Cox e Tale Of Us. Allo Spazio 211 suonano gli Africa United. Ad Alba si esibiscono Rita Marcotulli, Furio Di Castri e Roberto Gatto. A “Flowers” rap con Silent Bob & Sick Budd e Onemic. A Bruino suona lo Spiritual Trio di Fabrizio Bosso.

Pier Luigi Fuggetta

PETROL special guest  degli INTERPOL a OGR Torino

Grazie alla collaborazione fra OGR Torino e Sonic Park nella cornice industriale delle ex Officine Grandi Riparazioni preview cittadina del Sonic Park Stupinigi

Info e ticket
Lunedì 26 giugno 2023, h 21.00
Corso Castelfidardo 22, OGR Torino
Biglietti | 38 € + dp

Press kit

Il live di apertura del concerto degli INTERPOL alle OGR Torino come preview cittadina di Sonic Park Stupinigi ha il sapore di un grande ritorno.
Dopo 12 anni dall’ultimo live ufficiale e appena tre mesi dopo il concerto “per amici” che ne ha di fatto segnato la reunion, i PETROL saranno gli imperdibili special guest della band di Paul Banks e compagni il prossimo 26 giugno.
Dal 2005 al 2009 la band, composta dal bassista dei Marlene Kuntz Dan Solo e dal chitarrista e voce dei Fluxus Franz Goria insieme al batterista Valerio Alessio hanno calcato la scena della musica indipendente italiana con l’energia oscura di un crossover appassionato e poetico. Scelgono il nome ricordandosi dell’insegna di una compagnia di benzinai vista durante un viaggio itinerante nell’est europeo: “Petrol” è perfetto per richiamare la poetica del gruppo e le suggestioni di un suono fluido e denso. Ritrovarli dal vivo, insieme alle chitarre di Nino Azzarà e in attesa di nuova musica forse in preparazione, è una occasione più che invitante dopo tanti anni di silenzio.
Il concerto, grazie alla collaborazione tra OGR Torino e Sonic Park, si svolgerà nella Sala Fucine delle OGR e rappresenta un’ideale preview cittadina della quinta edizione di Sonic Park. Il Festival inaugurerà la sua quinta edizione proprio il 4 luglio presso la Palazzina di Caccia di Stupinigi. Per le OGR Torino, l’evento si inserisce nel palinsesto di grandi concerti nazionali e internazionali che animano la struttura fin dall’apertura.

“Emozioni sulla tela” a Bardonecchia

 

“Emozioni sulla tela”. È il titolo della mostra dedicata all’opera di Francesco Paula Palumbo, inaugurata  al Palazzo delle Feste, nell’ambito della rassegna Scena 1312 Art, realizzata dal Comune di Bardonecchia.

In tutto ventuno opere dell’artista (1917- 2008), che ha iniziato la sua carriera artistica negli anni 30 sotto la guida del fratello Simone, collaboratore di Umberto Mastroianni.

Fiori, frutti, paesaggi raccontano l’opera dell’artista con toni di colori accesi, forte attenzione ai particolari ed alle dimensioni e prospettive. Grande cura anche nelle originali cornici che accompagnano le diverse opere.

” Mio papà non ha mai vissuto a Bardonecchia ma qui ho ritrovato molti spunti che, curiosamente, richiamano ai luoghi della sua vita e della sua attività. Ha abitato nel quartiere ovest di Torino dove molte vie sono intitolate proprio alle località che di trovano nei dintorni di Bardonecchia” spiega Claudio Palumbo, figlio dell’artista e curatore della mostra. “E non è la sola analogia: passeggiando per questa località e per le frazioni vicine – prosegue- ho ritrovato immagini intagliate in legno che richiamano nei colori ed in una certa tridimensionalità l’opera di mio padre. Ultima curiosità il numero 45 , che era il civico della via, dove c’era lo studio di mio padre, ed è anche il civico dove si trova il Museo dell’Intaglio al Melezet. È quasi un ritorno alle proprie origini, pensando che le vie in cui ha abitato e lavorato sono qui vicino al Palazzo delle Feste, che da oggi al 10 luglio ci riceve”.

L’esposizione dedicata all’opera di Palumbo, inaugurata oggi, è la diciottesima, realizzata negli ultimi quattro anni con circa 12500 visitatori complessivi.

 

Concerto d’Estate all’alba al Castello di Miradolo  

Domenica 25 giugno, ore 4

Dalla notte al giorno, dal buio alla luce: con l’inedita rilettura di “Music for 18 musicians” di Steve Reich si aspetta l’alba, domenica 25 giugno, su un plaid nel parco del Castello di Miradolo (TO). Il Concerto d’Estate è il tradizionale appuntamento organizzato dal 2010 dalla Fondazione Cosso e dal progetto artistico Avant-dernière pensée. La performance, che accoglie l’arrivo dell’estate, dialoga con il grande spazio aperto disegnato dal prato centrale del Parco del Castello, con il cielo, che dall’oscurità della notte si apre al nuovo giorno con l’alba, e con il pubblico che attraverso le cuffie silent system luminose può creare delle “stanze d’ascolto” e concentrarsi sullo sviluppo della partitura in relazione ai mutamenti che la natura offre all’arrivo dell’alba.
Nel minimalismo, un’idea musicale viene ripetuta all’infinito e variata, impercettibilmente, in ogni ripetizione e questo senso di costante e continuo cambiamento lega, in modo profondo, musica e natura. Mentre il pianoforte, la marimba e il toy piano, sparsi nel grande prato, creano la cadenza e l’impianto regolare e meccanico della composizione, l’elasticità delle corde degli archi, il violino, il violoncello e soprattutto la voce contrappongono un’altra pulsazione: da una parte, quindi, il tempo che si crede oggettivo e dall’altra la soggettività della presenza. Grazie a un sistema complesso di sovra incisioni e di loop e alla particolare natura del brano, che ha nella ripetizione una sua caratteristica strutturale, i 5 esecutori compongono tutte le 18 linee originarie: il pubblico può ascoltarle sia nell’atto della loro esecuzione dal vivo e senza alcuna mediazione e sia contemporaneamente nella loro registrazione e riproduzione. In cuffia è possibile ascoltare l’intera composizione o scegliere i solisti e gli strumenti arrivando a confondere il suono con i rumori della natura. Non sono disponibili sedie e il pubblico è invitato a portare un plaid da casa.
Al termine del concerto, una guida all’ascolto curata da Roberto Galimberti, ideatore del progetto artistico.

Gli esecutori
Roberto Galimberti, violino e direzione
Francesca Lanza, voce
Laura Vattano, pianoforte
Marco Pennacchio, violoncello
Alberto Occhiena, marimba
I tecnici: Marco Ventriglia, audio e supervisione tecnica; Edoardo Pezzuto, luci

Rivoli, visite guidate speciali alla Collezione Cerruti

Paris Bordon
Ritratto di gentildonna con libro in mano, 1545-1550 c.
Collezione Fondazione Francesco Federico Cerruti per l’Arte
Deposito a lungo termine
Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, Rivoli-Torino
Da sabato 24 giugno 2023
Sabato, ore 11.45: visita guidata Il ritratto
Domenica, ore 11.45: visita guidata I libri
Villa Cerruti

Dal 24 giugno ogni settimanail sabato e la domenica alle ore 11.45, sono in programma visite guidate speciali alla Collezione Cerruti a cura del Dipartimento Educazione del Castello di Rivoli.
La visita del sabato sarà dedicata al tema del ritrattoquella della domenica ai libri e alle legature di pregio.

Il ritratto è uno dei temi portanti della Collezione Cerruti. Tra i dipinti raccolti negli anni da Francesco Federico Cerruti, molti sono quelli che ritraggono una figura, nota o ignota, che tiene tra le mani un libro, a ricordo della professione di legatore del collezionista: dal Ritratto di gentildonna con libro in mano, 1545-1550 c., di Paris Bordon al Ritratto di gentiluomo con libro e guanti, 1540-1541 c., di Pontormo, fino all’Autoritratto con ombra, 1919, di Giorgio de Chirico, solo per citare i più rappresentativi. La visita consentirà di approfondire le affascinanti storie che si celano dietro questi dipinti e di ripercorrere, al contempo, l’interessante e poco nota biografia di Cerruti.

Il libro e la legatura di pregio hanno rappresentato per Cerruti un campo costante di riflessione e studio, non soltanto perché egli fu riconosciuto capitano d’impresa di una delle legatorie più note d’Europa, la Legatoria Industriale Torinese (Lit), ma anche perché fu appassionato amante del libro in quanto contenitore di storie e manufatto di elevata complessità tecnica. La visita sarà occasione per mettere a fuoco la straordinaria raccolta di libri, che dai volumi miniati del Quattro e Cinquecento arriva fino alle legature francesi della seconda metà del Novecento, e per gettare interessanti ponti con le altre opere pittoriche e scultoree della collezione.

La Collezione Cerruti

La Collezione Cerruti, polo del Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, aperto al pubblico nel maggio 2019, è una collezione privata di altissimo livello che comprende quasi trecento opere di pittura e scultura, tappeti preziosi, libri antichi, legature di pregio e mobili di celebri ebanisti che spaziano dal medioevo al contemporaneo.

La collezione, iniziata a metà degli anni Sessanta, annovera, fra gli altri, capolavori che vanno dalle opere di Bernardo Daddi e Pontormo a quelle di Renoir, Modigliani, Kandinskij, Klee, Boccioni, Balla e Magritte, per arrivare a Bacon, Burri, Warhol, De Dominicis e Paolini, ed è il frutto della passione e della sensibilità artistica di Francesco Federico Cerruti (Genova, 1922 – Torino, 2015), figura esemplare di imprenditore e collezionista scomparso all’età di 93 anni.

Il Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, in virtù di un accordo firmato nel luglio 2017 con la Fondazione Francesco Federico Cerruti per l’Arte, proprietaria delle opere, è il primo museo d’arte contemporanea che grazie alla sua collezione poliedrica e ricca di sfaccettature getta un ponte dialogico tra il presente e il passato. L’intenzione è di creare un modello nuovo di museo, in cui l’arte del passato è osservata da prospettive contemporanee dando vita a un vero e proprio scambio vitale tra collezioni, artisti d’oggi e capolavori del passato.

Accesso alla Collezione Cerruti

È necessaria la prenotazione alla pagina
https://www.castellodirivoli.org/tickets/#
Biglietto intero: € 26,50.
Biglietto ridotto: € 19,50, visitatori over 65, studenti dai 10 ai 26 anni, insegnanti, militari, possessori Abbonamento Musei, membri di un gruppo formato da almeno 3 persone, soci Fai, soci Touring Club e membri dell’Associazione Amici del Castello di Rivoli.
Biglietto gratuito: possessori della Tessera ICOM.
Il biglietto comprende: ingresso e visita guidata alla Collezione Cerruti, ingresso al Castello di Rivoli (Collezione permanente e mostre), navetta di collegamento dal Castello di Rivoli alla Villa Cerruti.
La visita si svolge in lingua italiana.
Visite in inglese, francese, spagnolo, tedesco solo su prenotazione per gruppi.
Il turno di visita può accogliere massimo 12 persone.
I bambini sono ammessi a partire dai 10 anni solo se accompagnati da un adulto.

Il ricordo di Mario Lattes a cento anni dalla nascita al Circolo dei Lettori

Nell’ambito della diciassettesima edizione del Festival nazionale Luigi Pirandello e del Novecento, il 22 giugno scorso, al Circolo dei Lettori di Torino, si è voluto ricordare la figura di Mario Lattes a più di venti anni dalla scomparsa, ma soprattutto nel centenario della nascita, avvenuta il 25 ottobre 1923, alla presenza del critico letterario Bruno Quaranta, del professor Giovanni Barberi Squarotti e del nipote Simone Lattes, che oggi ha preso le redini della casa editrice. Si è trattato di un ricordo appassionato di una delle figure più articolate e complesse del Novecento.

Sicuramente Mario Lattes ha unito in sé varie anime, da quella dell’editore, per la quale è più conosciuto al vasto pubblico, a quella di scrittore e di pittore.

Dopo la seconda guerra mondiale avrebbe diretto la Lattes Editori, la casa editrice fondata dal nonno Simone Lattes nel 1893, tra le più importanti nel settore dell’editoria scolastica, ma che avrebbe proposto anche opere di autori quali Il’ja Erenberg, William Faulkner e Filippo Burzio.

È stato un importante collaboratore, con scritti e disegni, di riviste culturali eminenti del momento, quali il Mondo di Pannunzio, la Fiera letteraria e la Gazzetta del Popolo.

Fu con un gruppo di amici che fondò la rivista letteraria “ Galleria” nel 1953 che, nel 1954 assunse il titolo di “Questioni”, divenendo una voce influente nel mondo culturale non solo torinese.

Dopo la laurea all’Università di Torino con il professor Walter Maturi prese avvio la stagione della pubblicazione dei romanzi e racconti, tra cui “Le notti nere” del 1958, “La stanza dei giochi” del 1959 e “Il borghese di ventura”, pubblicato da Einaudi nel 1976.

Mario Lattes è stato un testimone acuto delle vicende del suo secolo, interprete delle tensioni e ambiguità del suo ruolo d’artista. Ne ha vissuti i drammi e le esaltazioni, filtrando le emozioni attraverso una personale visione della figurazione, intrisa di umori fantastici e visionari.

In qualità di artista gli va il merito della diffusione in Italia di pittori e autori stranieri di grande valore.

Mario Lattes, nell’ambito pittorico, come ha testimoniato Libero de Libero, risulta “un autore notturno e raffinato, capace di dare vita a immagini oniriche e a fantasmi illuminati da centro del colore”. La sua prima mostra risale presso la galleria La Bussola, a Torino, nel 1947, a testimonianza delle esperienze artistiche maturate nel suo periodo laziale. Partecipò con successo a due edizioni della Biennale di Venezia e alla quadriennale di Torino e di Roma. La sua opera pittorica, dopo un primo periodo “informale”, è sempre stata figurativa, con un approccio visionario e fantastico che si richiamava a Gustave Moreau, a Odilon Redon e James Ensor. Esiste un sottile fil rouge che lega la pittura, le incisioni e i romanzi, talvolta nella scelta dei soggetti identici, ma trasfigurati da mezzi espressivi diversi.

Ha sperimentato linguaggi e tecniche eterogenei nel quale ha espresso il dolore dell’esistenza e la sua rivendicazione della libertà a ogni pregiudizio. La sua opera pittorica attraversa così momenti di ispirazione ora espressionista, ora astratta, per approdare a matrici surrealiste. Le sue tele sono popolate da ombre, crisalidi, fantasmi e nature morte.

Sentimenti, vicende personali, paure, speranze e la vita quotidiana costituiscono i temi di cui sono composti i romanzi di Mario Lattes, che sono sempre opere autobiografiche, scritte con sensibilità, con ironia e profondo senso epico. Nel 1972 veniva pubblicato un libretto intitolato “Fine d’anno” in cui sono raccolte alcune poesie di Lattes, che ripropongono i temi centrali della sua riflessione: la nostalgia per ciò che si è dovuto lasciare, che non c’è più se non nella memoria, la morte, la natura, l’amore che passa, l’esilio. Nel 2015, per volontà degli eredi, veniva pubblicata la tesi di laurea di Mario Lattes a cinquantacinque anni dalla sua stesura, dal titolo “Il ghetto di Varsavia”, a cura del Professor Giacomo Iori.

Mara Martellotta

 

San Giovanni, ingresso a 1 euro per le mostre alla Gam, Mao e Palazzo Madama

La Gam, Mao e Palazzo Madama celebrano la festa di San Giovanni  offrendo a tutti i visitatori l’ingresso a 1 euro alle mostre temporanee e permanenti, un’occasione davvero imperdibile non solo per i torinesi, ma per le persone di passaggio a Torino.

Alla Gam i visitatori potranno ammirare una ricca selezione di opere della collezione permanente nelle mostre “Ottocento. Collezioni Gam dall’Unità d’Italia all’alba del Novecento ” e “Viaggio al termine della statuaria”.

Al Mao il pubblico potrà visitare le gallerie dedicate a Cina, Giappone, Hymalaya, Asia Meridionale e Sud Est Asiatico,  che costituiscono collezioni permanenti e la mostra  dal titolo “Metalli sovrani. La festa, la caccia e il firmamento nell’Islam medievale, allestita all’interno della galleria dedicata all’arte islamica.

Nello spazio dedicato alle mostre temporanee è,  invece, visitabile la mostra dedicata a Buddha e si potrà ammirare l’installazione HIdden Foowers di Jacopo Milani,aperta fino al prossimo 25 giugno.

A Palazzo Madama oltre alla ricca colazione permanente di dipinti, sculture, codice miniati, maioliche e , porcellane, ori, argenti e tessuti, il pubblico potrà godersela mostra temporanea dal titolo “Bizantini . Luoghi, simboli, comunità di un impero millenario e i colori della libertà“.

MARA MARTELLOTTA

Paolo Pozzi e la linea ideale sul 45° parallelo

 

Al termine di un lavoro di ricerca durato molti anni è stata pubblicato in edizione ristretta l’interessante volume “ 45° parallelo. Similitudini, somiglianze, intrecci e fantasie nelle culture dialettali” nel quale Paolo Pozzi  indaga e confronta vicende e sovrapposizioni lessicali, testi poetici e musicali su una linea ideale che scorre dalla sponda piemontese del Verbano fino alle coste dell’Istria.

 

L’autore, dirigente industriale in pensione e appassionato ricercatore, nato al Mottarello di Masnago (Varese) e residente sulle colline di Stresa, ha potuto attingere sia dalla cultura lacustre dell’ Insubria sia dalle tradizioni friulane, soprattutto della destra del Tagliamento, la terra dei suoi nonni materni. Un volume di 140 pagine dove il testo è accompagnato da numerosissimi rimandi  a fonti esterne attivabili semplicemente con un click e da una chiavetta usb dove sono raccolti numerosissimi documenti. Il lavoro di Paolo Pozzi sui parallelismi nelle culture dialettali tra ovest ed est, viaggiando idealmente sulla linea del 45° parallelo, è molto interessante. La splendida espressione tradotta dall’yiddish di Weinreich (“una lingua è un dialetto con un esercito e una marina“) riassume l’importanza e la nobiltà delle tradizioni vernacolari. Non a caso l’autore cita il cardinal Tonini che, acutamente, sosteneva come le nostre radici non si trovano solo nella terra dove siamo nati ma anche nell’educazione che abbiamo ricevuto. Così, accompagnati dai parallelismi, si può viaggiare tra le pagine confrontando lingue e tradizioni dei progenitori di Pozzi, come nei casi della nonna materna, friulana, e di quella paterna, originaria del varesotto. Un confronto che chiama in causa i poeti lungo quel filo immaginario che corre tra le terre dell’Ossola e del lago Maggiore fino a Pinguente, nella valle del fiume Quieto, un tempo sede della Serenissima nell’entroterra istriano. Il richiamo a Pier Paolo Pasolini che precisa il senso del canto popolare e il viaggio proposto da Pozzi ( dove, pur stando seduti, ci si sente sempre in movimento) tra storie, migrazioni di uomini e parole, contaminazioni maturate su strade polverose battute dalle truppe napoleoniche formate dai grognards de la grande armée, vecchia  e fedele guardia napoleonica proveniente da territori larghi e transnazionali, sono immagini straordinarie. I Savoia che diffondono la lingua italiana per combattere ignoranza e analfabetismo e, al tempo stesso, favorire sentimenti unitari; il popolo che salva il dialetto dalla protervia del fascismo che imponeva l’italianizzazione forzata ( come fece in Istria e Dalmazia, territori occupati) aprono squarci sulla storia. La ricerca sulle similitudini nei vocaboli tra i dialetti bosino e friulano, l’arguto confronto sui diversi significati della parola “briciola” o la scoperta che Madonna” nel dialetto bresciano è un termine con tre significati ( appellativo di Maria – come nel resto del Paese – , suocera e persino una brutta parola). Nanni Svampa fondatore del gruppo cabarettistico e musicale dei Gufi, immaginato in parallelo con George Brassens mentre il padre Nino a Cannobio scriveva poesie e coltivava la passione velistica, raccontate nel libro “Boff de Canobina” (vento di Cannobina), consente a Paolo Pozzi di tracciare un altro parallelo con Biagio Marin, il poeta di Grado che nacque in territori a quel tempo appartenenti all’impero austro-ungarico. Il libro propone spunti e riflessioni offerte in un lavoro che non ha nulla di accademico, come precisa l’autore, ma si trasforma in un vitalissimo affresco di culture e storie. Le vicende narrate si ripetono nelle vicissitudini dei migranti di ieri e di oggi, tra chi conobbe l’esodo da Pinguente e chi raggiunge con una imbarcazione di fortuna Lampedusa dopo aver attraversato un braccio di mare che è diventato un cimitero di disperati in cerca di fortuna o in fuga da guerre e fame. Le suggestioni che si offrono al lettore sono tante e c’è una continuità, un filo rosso che lega personaggi e luoghi, profili come quello di Toti Dal Monte e paesi come Pieve di Soligo. La solida ricerca condotta da Paolo Pozzi confrontando canzoni e poesie e la parte che dedica a Trieste e alla terra friulana dove si dipana parte del suo “lessico famigliare”, è una sorta di compendio alle tracce che si trovano leggendo “Gli aghi”, un suo libro di qualche anno fa. Se ci si può permettere un ulteriore parallelismo questo è possibile chiamando in causa il Breviario Mediterraneo di Predrag Matvejević, un libro che sembra una finestra spalancata sul mare nostrum, su moli e banchine, sagome di chiese e architettura di case, sui fari delle coste e gli itinerari delle carte nautiche. Leggerlo equivale a sfogliare le pagine di un dizionario di gerghi, espressioni, idiomi, parlate che cambiano nel tempo e nello spazio. Quello di Paolo Pozzi è un breviario poetico sull’uso della lingua e di quello che, volgarmente, viene definito dialetto ma che a ben guardare , essendo “una varietà della lingua”, ne ha la stessa dignità, trasmettendo emozioni e calore, traducendo i sentimenti in parole spesso più appropriate di quanto possano fare le lingue ufficiali. Già nella sua silloge “Le rime migranti”  usò le varietà delle “sue lingue” con garbo e maestria, sia quella bosina che svela la radice paterna, legata al territorio della provincia di Varese, che le friulane e istriane, rispettivamente della madre e della moglie, frutto del pluralismo linguistico che si trova sulla linea del confine orientale, dove la tradizione mitteleuropea sfuma nei Balcani. Lì si toccano due mondi: l’Occidente, dove la verità è adeguamento della cosa all’intelletto; e l’Oriente, dove la verità è ciò che sembra che la cosa sia. Così, sfogliando le pagine, si respirano le atmosfere del Verbano, dove si sente “l’acqua che sciaborda contro i sassi” e s’intuisce il profilo dei monti che lo circondano ( “come stirate dalle dita del vento, delle nuvole grigie si strappano sulle cime della Val Grande”) fino all’Istria e dell’Adriatico (“Non si può solo camminare sulla riva per capire cosa vuol dire Mare! Ma con l’impeto di un’onda che ti spinge a vele tese, prova a navigare..”). E’ il lievito del racconto, dell’impasto dei suoi pensieri. Ci sono le riflessioni sociali, immagini d’attualità, i segni di una sensibilità ricca, profonda, mai banale – in questo peregrinare tra le brume e le nebbie del lago Maggiore e l’ombra del campanile “dritto e aguzzo” di Pinguente (la croata Buzet di oggi). Quella di Paolo Pozzi è una ricerca che meritava d’essere conosciuta perché lasciarla chiusa e al buio nel fondo di un cassetto sarebbe stata davvero un peccato.

Marco Travaglini