Cosa succede in città- Pagina 5

“La meraviglia della seta e il peltro a Torino”

In Palazzo Madama … andar “per mirabilia” fra la “Sala tessuti” ed il “Gabinetto Cinese”

Dal 22 febbraio 2024 al 28 gennaio 2025

“Palazzo Madama”: è un viaggio di estrema suggestione nell’arte tessile dal XIV al XX secolo, quello proposto dal “Museo Civico d’Arte Antica”, in virtù della rotazione dei manufatti esposti nella “Sala tessuti”, sotto l’attenta curatela di Maria Paola Ruffino e attraverso una nuova scelta di tessuti e abiti “che corre sul filo conduttore della seta”. Di meraviglia in meraviglia, il percorso ci porta dallo splendore delle stoffe tardomedievali e rinascimentali – spesso intessute d’oro, lavorate in Italia e richieste dall’aristocrazia europea, ma non solo – fino al Sette – Novecento, con diversi manufatti (alcuni oggetto di recente restauro e presentati al pubblico per la prima volta) che “aprono la visuale sulla storia della moda e su come la seta ne sia da sempre assoluta protagonista”.

Primo assoluto protagonista, fino all’epoca rinascimentale, il “più ricco e magniloquente dei tessuti”, sua maestà il “velluto”. E fiorentino è il telo dall’iconico motivo a melagrane e fiori di cardo, in oro e cremisi, come fiorentino è anche il più raffinato velluto “ad arabeschi” verdi e argento, di ispirazione orientale, molto vicino a quello prodotto per la sposa di Cosimo de Medici, Eleonora di Toledo, che lo indossa nel celebre ritratto eseguito dal Bronzino intorno al 1545 e conservato agli “Uffizi” di Firenze. Attraverso i modelli a struttura geometrica che caratterizzano le composizioni decorative della seconda metà del XVI secolo, il percorso ci presenta i fiori e le volute del “gusto barocco” per arrivare ai disegni fantasiosi elaborati a Lione per l’abbigliamento nel XVIII secolo. “Grazia e leggerezza dominano il disegno, che unisce elementi del mondo naturale, resi in modo quanto mai naturalistico, ad architetture, cineserie ed esotismi, in composizioni di grande varietà ed effetto”. Altra storia quella che, dalla metà del Settecento, ci si propone attraverso la progressiva semplificazione del “decorato” che accompagna l’affermarsi del “gusto neoclassico”: ecco allora  stoffe in cui i fiori si “miniaturizzano” e si sovrappongono a “sfondi rigati”, lasciando poi le sole righe quali protagoniste. Fra Otto e Novecento, l’iter espositivo ci racconta di richiami e di un ritorno molto evidente di modelli decorativi elaborati nei secoli precedenti e rivisitati dalle manifatture tessili prendendo ispirazione dai manufatti antichi raccolti a livello museale. Questo lungo percorso nella storia del tessuto è illustrato a “Palazzo Madama” non soltanto da teli bidimensionali, ma anche da un gruppo di vesti maschili e femminili, dal Settecento al Novecento, che vanno dalle “marsine” e dai “gilet” ricamati, a una “robe” femminile e a un “caracò” (corpetto) a grandi fiori, fino agli abiti in raso e “taffetas” dai colori accesi e cangianti, concreto preludio a nuove futuristiche visioni del “fashion”e alla riconferma di come “la seta ne sia da sempre assoluta protagonista”.

Ma il viaggio all’interno di “Palazzo Madama” non finisce qui. Dopo la “seta” è meraviglia per occhi e cuore anche l’esposizione, curata da Clelia Arnaldi di Balme, all’interno del “Gabinetto Cinese”, al primo piano del Palazzo, dei 128 oggetti “in peltro” (pezzi piemontesi del Settecento e dell’Ottocento)donati dagli eredi di Attilio Bonci (Lanzo Torinese 1942 – 2022), grande collezionista e studioso della storia del peltro piemontese, attraverso ricerche durate tutta la vita e confluite in un volume del 2005 edito dal “Centro Studi Piemontesi”. Raccolti in bella mostra, troviamo soprattutto oggetti di uso quotidiano (utilizzati nelle case contadine come nelle dimore signorili), dai piatti ai candelieri, dalle teiere ai calamai, fino agli strumenti utilizzati per scopi attinenti alla medicina come le grandi siringhe e gli accessori per i clisteri.

Praticata fin dall’epoca degli antichi Romani, l’arte del peltro (lega composta principalmente di stagno, con l’aggiunta di una piccola percentuale di altri metalli come il rame, il bismuto e l’antimonio) si sviluppa particolarmente a partire dalla fine del Cinquecento, raggiungendo livelli artistici molto alti in Germania, in Inghilterra e in Francia.

In Italia la produzione di peltri si concentra soprattutto in Veneto ed in Piemonte, dove i peltrai sono riuniti in “Corporazione” a partire dal 1634, in seguito alle disposizioni di Cristina di Francia e poi di Carlo Emanuele II (1652). Peltrai – artigiani – fantasiosi artisti. Vedere per  credere!

Gianni Milani

“La meraviglia della seta e il peltro a Torino”

Palazzo Madama – Museo Civico d’Arte Antica, piazza Castello, Torino; tel. 011/4433501 o www.palazzomadamatorino.it

Dal 22 febbraio 2024 al 28 gennaio 2025

Orari: lun. e da merc. a dom. 10/18; mart. chiuso

Nelle foto: particolari allestimento “Sala Tessuti” e Peltri “Gabinetto Cinese” (Ph Perottino); “Abito da sera”, Taffetas cangiante, 1932 –’35, dono Giovanna Dal Vesco, 2019

La rilettura dei Marcido dell’Uomo sofferente di Dostoevskij

Al Teatro Marcidofilm! sino a giovedì 31 ottobre

Da stasera (repliche sino a giovedì 31 ottobre) “Memorie del sottosuolo” è riproposto e ancora una volta ripensato “sulla misura” del particolarissimo palcoscenico del Marcidofilm! di corso Brescia, insostituibile Paolo Oricco del ruolo del protagonista. Doverosamente “da” Dostoevskij. Ancora una volta riconfermando nel piccolo spazio come le pagine dell’immenso Dostoevskij sin dalla fondazione siano state un prepotente richiamo per il gruppo dei Marcido, un percorso vagamente sotterraneo che qui sfocia dal basso ed esplode, pagine che fuoriescono e si concretizzano visivamente, in tutto il loro “straordinario fascino drammatico”. Già in precedenza avevo visto come “c’è Dostoevskij e c’è l’Isidori, il secondo ad acchiappare, anche lui, – rutilante e famelico quanto spudorato autore in cerca di un personaggio, che non esita a farsi complementare nel desiderio e nella necessità di una riscrittura -, la materia scritta che il russo gli offre e adattarla alla filosofia e alla teatralità dei Marcido, stiparla in quel bagaglio di palcoscenico che da sempre il gruppo costruisce e disfa per poi ricostruire, in una lodevolissima sperimentazione, efficace e guerriera, che gli è da sempre riconosciuta, adeguarla al modointerpretativo che della compagnia è proprio. Conseguenza (felice) prima, è “un’oralità dispiegata, pietra angolare è la “voce, ricerca sempiterna del gruppo, cui è anche per questa occasione affidato il nucleo primario. E la voce’ è l’attoredice lIsidori: e lattore diventa voce, affascinante, spasmodica, mai ripiegata su se stessa ma esplosiva in ogni accento”.

La voce “è” Paolo Oricco, un successo tutto personale, un eccellente tour de force, una gimkana che attraversa il testo in pienissima libertà, in un saliscendi ininterrotto di vette e di profondità: “sarei propenso – ricordavo – a pensare che, questa volta, lattore con tutto il suo lavoro, orale e fisico, la sua negazione a risparmiarsi, il suo saper costruire un personaggio fuori di ogni dimensione, agghindato di ogni libertà interpretativa e arricchito della ricerca, e della riuscita, sulla sua propria voce, superi il testo e il non facile compito del co-autore, dellIsidori, affascinante, chi mai lo negherebbe?, ma affaticante al tempo stesso, ricco di una scelta finissima di parole che a tratti finiscono collaffastellarsi oltre ogni argine, debordanti in quel loro incessante rotolare in platea.”

Alle spalle di Oricco, la grande pala/sipario realizzata e rivisitata per l’occasione da Daniela Dal Cin, una vera opera pittorica ispirata al “Trionfo della Morte”, affresco quattrocentesco di Palazzo Abatellis a Palermo, grottesco e ossessivo, un livido marasma bruegeliano modernamente inteso, dove l’uccellaccio della preistoria viene a recidere vite con quei falcetti che tiene tra gli artigli.

Questo il primo appuntamento dei Marcido per la stagione. Dal 13 al 15 “Studio per le Baccanti”, anche qui – manco a dirlo – “da” Euripide, ancora una rappresentazione incaricata di portare in scena la pura partitura vocale, in vista – per i festeggiamenti del quarantennale della compagnia – della messinscena finale delle “Baccanti”, deus ex machina ancora l’Isi pirotecnico, dal 25 febbraio al Gobetti, coproduzione con la Fondazione del Teatro Stabile torinese. A seguire, dal 18 al 20 dicembre, la ripresa del “Malato immaginario” di Molière, autore studiato e inseguito, ripreso negli anni in buona compagnia di “Misantropo”, “Avaro”, “Tartufo” e “Borghese”.

e.rb.

Nelle immagini, Paolo Oricco in alcuni momenti dello spettacolo.

Teatro MARCIDOFILM! – Torino – corso Brescia 4/bis (int. 2)

orari recite: da lunedì a giovedì ore 20.45

ingresso: intero euro 20 / ridotto euro 15

info e prenotazioni: 011 8193522 – 329 9611663 (segreteria)

info.marcido@gmail.com

www.marcido.it

 

Sassi – Superga: nasce il progetto MuViMov, Museo del Viaggio in Movimento

Nasce il progetto MuViMov – Museo del Viaggio in Movimento, nel luogo simbolo della tradizione e dell’ingegno torinese, la storica tranvia Sassi–Superga, che diventa oggi il cuore di una nuova iniziativa culturale e multimediale.

Il progetto, promosso da Espereal Technologies, in collaborazione con la Città di Torino, GTT – Gruppo Torinese Trasporti e ATTS – Associazione Torinese Tram Storici, è finanziato con fondi del Ministero della Cultura attraverso il bando Next Generation EU – TOCC.

A raccontarlo in una presentazione ufficiale alla stampa presso la sala Martiny, i promotori, l’Assessora alla Mobilità e Trasporti del Comune di Torino Chiara Foglietta, l’Amministratore Delegato di Espereal Technologies  Francesco Dipasquale, il  Presidente di ATTS Roberto Cambursano e l’Amministratrice Delegata di GTT Serena Lancione.

L’obiettivo di MuViMov è trasformare il viaggio sulla tranvia in un’esperienza culturale interattiva. Grazie a una guida multimediale multilingue, i visitatori saranno accompagnati alla scoperta della storia della tranvia, partendo dalla stazione di Sassi fino alla Basilica di Superga. Il percorso, arricchito da 22 video e 9 tracce audio, narra l’evoluzione della tranvia e le storie delle persone che, nel tempo, hanno reso unico questo tragitto. Le testimonianze di membri dell’ATTS e del personale GTT, curate dal regista Stefano Di Polito, conferiscono un carattere autentico e appassionante alla narrazione.

Presso la stazione Sassi, una sala espositiva dedicata ospita un’immersione nella storia della tranvia. Tra oggetti e manufatti originali, trovano spazio installazioni interattive che, grazie a contenuti digitali accessibili da dispositivi mobili, permettono ai visitatori di approfondire gli aspetti tecnici e storici di questa iconica linea ferroviaria.

Questo progetto rappresenta un tassello fondamentale in un più ampio piano di valorizzazione turistica e culturale di Torino. L’obiettivo è quello di promuovere il ricco patrimonio locale attraverso l’innovazione digitale, creando un vero e proprio museo diffuso. La storica linea 7 è destinata a farne parte, e sono già in corso studi per nuovi progetti che offriranno ai visitatori un racconto sempre più ampio e coinvolgente della città.

“Tra i modi più suggestivi per salire a guardare Torino dall’alto vi è la Tranvia Sassi-Superga con le sue carrozze originali dalle ampie vetrate e le sedute in legno che le regalano un fascino irresistibile per chi visita la città e per gli stessi torinesi. Il progetto MuViMov – Museo del Viaggio in Movimento – attraverso un’esperienza coinvolgente permette di compiere un viaggio dentro la storia di questo mezzo di trasporto e di quei luoghi” – commenta l’assessora alla Mobilità e all’Innovazione Chiara Foglietta. “L’innovazione tecnologica può valorizzare il patrimonio culturale e turistico e come Città di Torino, con le sperimentazioni di CTE Next, stiamo lavorando per ampliare l’offerta culturale, anche con esperienze di realtà aumentata”.

“La tranvia Sassi-Superga è un patrimonio storico di Torino e, oggi più che mai, stiamo lavorando per trasformarla in un punto di riferimento per il turismo cittadino” afferma Serena Lancione, Amministratrice Delegata di GTT. “Con l’apertura dello Spazio Sassi-Superga, che offre ai visitatori un luogo di ristoro e accoglienza, e la nuova partnership con City Sightseeing, che ha introdotto una linea dedicata del famoso bus turistico per collegare la stazione di Sassi, abbiamo reso questa tratta non solo più accessibile, ma parte integrante di un itinerario turistico che attraversa alcuni dei punti più iconici della città. Ora, con il progetto MuViMov, stiamo portando l’esperienza a un livello superiore, trasformando la tranvia in un vero museo in movimento, dove passato e futuro, tradizione e innovazione si incontrano per offrire un viaggio unico e immersivo.”

“MuViMov è il frutto della sinergia fra tecnologia e creatività e rappresenta un modello per la valorizzazione del territorio estendibile ad altri musei e attrattori – dichiara l’Amministratore Delegato di Espereal Francesco Dipasquale – per consentire ai visitatori di conoscere attraverso la app Tellingstones tutte le storie che rendono più interessante il loro viaggio a Torino”. Il regista e ideatore di MuViMov, Stefano Di Polito, aggiunge “Ogni torinese ha un ricordo che lo collega alla Dentiera e a Superga, nei video ho voluto ricordare la storia unica di questo luogo e raccontare il lavoro e la passione delle persone che lo rendono ancora oggi speciale”.

Il Presidente di ATTS, Roberto Cambursano spiega che “L’Associazione Torinese Tram Storici aderisce con entusiasmo a questo progetto, che è perfettamente coerente con la sua missione: promuovere la conoscenza della storia del sistema tranviario, componente fondamentale del patrimonio culturale della città. I volontari dell’ATTS hanno contribuito e continueranno a contribuire alla realizzazione dei contenuti, sostenuti dalla loro passione e dalle loro esperienze di viaggio e di lavoro sui tram torinesi”.

TORINO CLICK

Alluvioni, frane e cambiamento climatico: una mostra sul Po esplora la crisi ambientale

 

L’esposizione, la prima nel suo genere, mette al centro il cambiamento climatico raccontato attraverso gli occhi del Po, con un approccio radicalmente multidisciplinare e una rete di partner scientifici e istituzionali

Sono gli effetti del cambiamento climatico: la trasformazione dei fiumi, anche per via dell’azione dell’uomo; la moltiplicazione di fenomeni metereologici estremi, che con frequenza crescente colpiscono territori e comunità in maniera rovinosa; le allerte, che in questo periodo tornano a interessare tanti territori italiani ed europei, e non solo, e che colpiscono in particolare un Nord Italia ormai devastato da piogge torrenziali, alluvioni, frane, inondazioni.

Torino, una mostra le ha messe al centro di un’ampia riflessione culturale: Change! Ieri, oggi, domani. Il Po, a Palazzo Madama fino al 13 gennaio 2025, è una mostra multidisciplinare e multifocale che utilizza il grande bacino idrico padano per parlare dell’allarme globale che in questi giorni risuona in ogni angolo del Pianeta. Attraverso lo sguardo del fiume, la mostra ripercorre la storia dell’acqua, degli uomini e degli animali che grazie e attorno ad essa hanno vissuto e prosperato, evolvendosi con i suoi mutamenti, influenzando a propria volta il corso e la vita del Grande Fiume.

Utilizzando la forma espositiva per coniugare discipline umanistiche, arti visive e apparati scientifici nello sforzo condiviso di rappresentare la crisi del nostro secolo nella sua totalità e interezza, Change! adotta i concetti di Mitigazione e Adattamento quali grandi filoni strategici che legano l’esposizione principale a un ecosistema di iniziative di grande e attualità e valore educativo: giornate di studio, esposizioni temporanee, conferenze ed incontri tematici completeranno il significato della mostra principale.

Change! Ieri, oggi, domani. Il Po rappresenta un progetto visionario che sfida i confini disciplinari per affrontare la crisi climatica con l’urgenza e l’innovazione che il nostro tempo richiede, raccontandola per quello che è: un evento che ci riguarda tutti, e che tocca ogni aspetto della vita umana.

Un evento unico nel panorama italiano, dal profondo valore politico, educativo e culturale, insignito dell’Alto Patronato del Presidente della Repubblica. Nato dal dialogo tra l’Assessorato alla Cura della città, Verde Pubblico e Sponde Fluviali della Città di Torinol’Autorità di Bacino Distrettuale del Fiume Po (ABDPO) e l’Agenzia Interregionale per il Fiume Po, oggi unite nella Riserva MaB UNESCO Po Grande, e realtà torinesi come il Politecnico di Torino e l’Università degli Studi di Torino, oltre allo European Research Institute, vede la media partnership di Rai Radio3.

La mostra, promossa dalla Fondazione Torino Musei, è curata da Tiziana CasertaAnna La Ferla e Giovanni C.F. Villa, ed è accompagnata da un catalogo, edito da Silvana Editoriale, con contributi – fra gli altri – di studiosi dell’Università degli Studi di Torinodell’Università degli Studi di Bergamo, del Politecnico di Torino, del Politecnico di Milano, dell’ENEA, di Slow Food, di Adaptation.it e di Mondoserie.it.

Irvine Welsh, il suo ultimo romanzo “Resolution” al Circolo dei lettori

Giovedì 24 ottobre al Circolo dei lettori nel giorno di apertura di Radici, il festival dell’identità, curato da Giuseppe Culicchia che si conclude domani, Irvine Welsh ha presentato il suo ultimo romanzo, uscito questa settimana per Guanda, Resolution, terzo capitolo della trilogia del poliziotto Ray Lennox. Irvine Welsh, lo scrittore e drammaturgo scozzese che si è imposto negli anni Novanta con Trainspotting da cui è stato tratto il film cult omonimo, ha raccontato del suo rapporto con la Scozia e con la scrittura, in dialogo con il suo traduttore Massimo Bocchiola, alla presenza dell’interprete Simona Caldera.

Welsh ha raccontato come mai alcuni luoghi più di altri sono adatti a fare da sfondo ai suoi romanzi. Ray Lennox si muove negli stessi luoghi dell’autore, perché nasce ad Edimburgo, cresce nei quartieri popolari di Edimburgo, si trasferisce a Miami e poi a Brighton. Nonostante abbia vissuto anche a Dublino e a Chicago questi sono spazi difficili per uno scrittore, entrambe le città hanno una grande tradizione letteraria, nel caso di Lennox anche lui viene da Edimburgo, un luogo dove piove sempre, dove le persone non fanno altro che parlare all’interno dei pub, è una cultura molto verbale. Mentre Miami è l’esatto opposto, la gente non parla, c’è il sole, sono tutti in giro con lo skateboard e c’è un narcisismo che si esprime in modo molto più visivo che verbale. Ho pensato quindi di mettere Lennox in quella situazione, renderlo un pesce completamente fuor d’acqua. Ho anche immaginato Lennox attirato dall’acqua, quindi quando mi sono ritrovato a Brighton dove ho creato la mia etichetta discografica e anche lo studio di registrazione, guardando il mare ho pensato che potesse essere un luogo dove riuscivo a vedere il mio personaggio. Ecco perché questi luoghi sono finiti qui.

Massimo Bocchiola sottolinea la sua maestria nel maneggiare una pluralità dei registri linguistici del parlato, ogni personaggio si esprime in maniera coerente con il proprio ceto sociale e la provenienza geografica.

Da dove ti viene questa tua capacità di ascolto?

Beh, gli scozzesi son dei gran chiacchieroni. La cosa che mi piace molto delle conversazioni è l’energia che si sprigiona, in Scozia in particolar modo la lingua viene usata in modo performativo, forse questo deriva anche dalla nostra tradizione celtica di narrazione, per cui la lingua non è solo uno strumento di comunicazione ma è una vera e propria performance culturale, attraverso la lingua noi diciamo chi siamo, esprimiamo come vogliamo essere visti dal resto del mondo ed è questo che mi interessa molto della lingua.

La Scozia è molto presente sullo sfondo, che rapporto hai con il tuo Paese e il Regno Unito?

La Scozia ha avuto l’opportunità di diventare indipendente e quando è stato il momento invece poi ha deciso di rimanere con il Regno Unito, quella che è una forza in declino ormai. Infatti l’idea di Regno Unito è nata dall’idea di un impero industriale, è per questo che Inghilterra e Scozia si sono unite, con l’idea di unire le flotte mercantili volte poi a mettere insieme le forze tecniche e ingegneristiche, ma quest’era ormai è finita e la Gran Bretagna fa fatica a trovare un suo ruolo dal dopoguerra. Quindi c’è un rapporto ambivalente con il Regno Unito e con la Scozia che sembra non essere pronta ancora per un ruolo di democrazia sociale e invece continua a seguire una strada di declino data da questo mondo moderno. Mi sembra che quello che caratterizza la Gran Bretagna e la Scozia negli ultimi dieci anni sia un senso di profonda insoddisfazione dopo la Brexit. Al di là di Londra che continua ad essere un posto meraviglioso in grande fermento e sviluppo però il resto della Gran Bretagna sembra quasi un Paese del terzo mondo.

Edimburgo è un po’ la Londra della Scozia? Ed esiste una divisione settaria tra Edimburgo e Glasgow?

Esiste ed è più forte nella parte occidentale della Scozia, ad esempio se sei ad Edimburgo e chiedi a qualcuno che scuole ha fatto è perché si cerca di capire qual è la provenienza di classe sociale, invece se lo si chiede a Glasgow questa domanda è per capire invece se sei uno scozzese cattolico o protestante o ancora uno scozzese di origine irlandese. E questa divisione è legata anche all’identità che passa attraverso il calcio. Edimburgo è una città molto ricca in alcune parti, ben diversa è la zona da cui vengo io che è la parte più vicina al porto, un po’ più a est.

La cosa moto interessante che è stata detta di te è che sei l’erede dei grandi moralisti scozzesi. I tuoi libri, dietro l’apparente anarchismo di alcuni romanzi e molti dei tuoi personaggi, sono profondamente morali.

Penso che scrivere fiction sia sempre un atto morale, questo perché la fiction utilizza il subconscio che è il modo per entrare in contatto con ciò che è morale, attraverso il subconscio noi cerchiamo la verità più profonda. Il subconscio è il motore umano per capire, comprendere a fondo, certo, io amo scrivere di personaggi molto incasinati, che hanno fatto delle scelte pessime, però anche se sono immersi nell’oscurità vedono sempre un barlume di luce.

Welsh ha lasciato spazio anche a diverse domande dal pubblico, a chi gli ha chiesto di raccontare qualcosa del suo processo creativo e consigli per scrittori in erba ha risposto così.

Quando decido che è tempo di scrivere un libro non vado a riprendere gli appunti che ho scritto per i libri passati, ma li ignoro e mi metto a scrivere 20.000 parole e in quel momento non guardo altro. Quando arrivo a quella quantità stampo e poi mi metto con la biro a lavorare su queste 20.000 parole per provare a identificare un tema, un personaggio, una trama e di solito qualche cosa trovo. Poi a quel punto vado a riprendere i vecchi appunti per vedere se c’è qualcosa che si può inserire e se ho identificato qualcosa che può funzionare allora mi metto a lavorare su una grande lavagna bianca dove inizio a schizzare mappe e a togliere, a tagliare e a incollare per arrivare a creare una sorta di struttura.

Per diventare scrittori bisogna amare la solitudine, perché il lavoro dello scrittore è molto solitario. Io credo che gli scrittori migliori siano quelli un po’ schizofrenici, quelli che da un lato amano tantissimo stare con gli altri, stare in compagnia e in società ma allo stesso tempo amano stare da soli, e questo è il motivo per cui è molto difficile vivere con uno scrittore e questo è il motivo per cui mi sono sposato mille volte e ho divorziato mille volte. È molto difficile stare con una persona che di punto in bianco scompare, che non è presente emotivamente perché è presa da questo altro mondo che sta creando e pi di punto in bianco emerge dalla sua stanza e dice “Beh, allora, cosa facciamo, usciamo?”. Quindi per far lo scrittore prima di tutto bisogna assicurarsi che trascorrere tanto tempo da soli sia un piacere.

GIULIANA PRESTIPINO

Torna l’appuntamento mensile con Agriflor in piazza Vittorio

Domenica 27 ottobre, dalle 9 alle 19 in Piazza Vittorio Veneto a Torino, torna l’appuntamento mensile con Agriflor, il mercatino di piante, fiori e prodotti agroalimentari artigianali organizzato da Orticola del Piemonte.

Dopo l’edizione 2024 di FLOReal alla Palazzina di Caccia di Stupinigi tenutasi a inizio ottobre, che ha aperto ufficialmente la stagione autunnale, una nuova occasione per tuffarsi nei colori, nei profumi e negli odori di questa stagione ricca di tesori.

Se le piante aromatiche, le piante verdi fiorite da interno ed esterno, le orchidee i cactus e le succulente saranno le proposte florovivaistiche dei vivaisti piemontesi presenti all’appuntamento, in questa edizione di ottobre grande spazio sarà dato alle numerose tipicità gastronomiche dell’autunno come per esempio i tartufi e i funghi, ma non mancheranno nocciole e miele, taralli e salumi, biscotti e crostate a base di fiori, prodotti a base di liquirizia e formaggi, oltre a frutta e verdura di stagione.

Agriflor ottobre metterà come sempre in piazza una rappresentanza di alcuni dei migliori vivaisti e produttori agricoli piemontesi: circa una trentina di espositori con le loro eccellenze vivaistiche e alimentari per offrire una giornata di svago immersi nel verde e nel sapore anche in centro città.

La Mole in arancione per i 120 anni di Anpas

Anpas (Associazione Nazionale Pubbliche Assistenze) nasce nel 1904, ma affonda le sue radici nelle società di mutuo soccorso e nei movimenti risorgimentali di matrice laica. Eretta Ente Morale nel 1911 è un movimento autonomo, libero e democratico che fonda la sua attività sui principi costituzionali della democrazia, della partecipazione sociale e sulla attività di volontariato.

Durante il Congresso di Lerici, 24 ottobre 1987, avvenne la trasformazione della Federazione nazionale delle società di pubblica assistenza e di pubblico soccorso in Associazione nazionale.

A 120 anni dalla fondazione del movimento nazionale che attualmente conta oltre 100 mila volontari e volontarie, e 931 Pubbliche Assistenze si è celebrata proprio il 24 ottobre, per la prima volta, la Giornata Nazionale delle Pubbliche Assistenze Anpas.

Per l’occasione i capoluoghi di provincia, città e paesi hanno illuminato di arancione un monumento o un edificio simbolico, richiamando il colore che rappresenta l’identità delle pubbliche assistenze.

In Piemonte per celebrare l’impegno quotidiano degli oltre diecimila volontari e volontarie dell’Anpas regionale si sono ammirati illuminati di arancione la Mole Antonelliana di Torino, l’Obelisco di Rivoli, piazza Ottinetti di Ivrea, i Municipi di Sestriere, Villastellone, Ceresole Reale, Vinovo, Arquata Scrivia, il Castello di Grinzane Cavour, il Municipio di Ceva, la Cupola della Basilica di San Gaudenzio a Novara, il monumento a Galileo Ferraris e il Palazzo comunale di Livorno Ferraris, la Torre Civica di Santo Stefano a Casale Monferrato, i Monumenti ai Caduti a Ovada e a Villastellone e inoltre le facciate dei Municipi di molti comuni tra cui Ivrea, Villastellone, Sestriere, Santhià, e Ovada hanno esposto le bandiere del 120° anniversario di fondazione dell’Anpas.

Vincenzo Sciortino, presidente Anpas Piemonte: «La storia di Anpas è la storia di migliaia di persone comuni che, con dedizione e spirito di servizio, hanno fatto la differenza nelle loro comunità. Il volontariato non è solo un gesto di generosità, ma un vero e proprio strumento di partecipazione e cambiamento sociale. Ogni giorno, i nostri volontari dimostrano che anche le azioni più semplici possono avere un impatto straordinario. È grazie al loro impegno costante e alla loro capacità di fare rete che Anpas è in grado di rispondere ai bisogni del territorio, promuovendo valori di solidarietà e inclusione. A loro va il nostro più sentito ringraziamento. Sono loro la forza e l’esempio a cui tutti noi ci ispiriamo».

 

L’Anpas (Associazione Nazionale Pubbliche Assistenze) Comitato Regionale Piemonte rappresenta 80 associazioni di volontariato con 15 sezioni distaccate, 10.658 volontari (di cui 4.254 donne), 5.498 soci, 698 dipendenti, di cui 81 amministrativi che, con 460 autoambulanze, 249 automezzi per il trasporto disabili, 266 automezzi per il trasporto persone e di protezione civile e 2 imbarcazioni, svolgono annualmente 586.458 servizi con una percorrenza complessiva di 19.532.181 chilometri.

Exodos, il fotografico racconto dei popoli in cammino

 

Fino al 31 ottobre il Circolo della Stampa di Torino ospita in Corso Stati Uniti 27 la mostra “Exodos – Exit – popoli in cammino” con le fotografie di tredici reporter piemontesi sulle migrazioni.

Dare volto, voce e immagine alle donne e agli uomini in viaggio. “Exodos-Exit” (dal greco uscita) è un progetto fotografico nato nel 2017 da un’idea dell’Associazione degli ex allievi del Master di Giornalismo Giorgio Bocca di Torino con il sostegno della Regione Piemonte. Quest’anno la mostra è stata rilevata dall’Ordine dei Giornalisti del Piemonte che ha deciso di riproporla aggiornandone i contenuti. Ne sono coinvolti alcuni dei più importanti e noti fotoreporter piemontesi ( Marco Alpozzi, Max Ferrero, Stefano Stranges, Mauro Donato, Giulio Lapone, Matteo Montaldo, Giorgio Perottino, Mirko Isaia, Simona Carnino, Mauro Ujetto, Andreja Restek, Renata Busettini e Paolo Siccardi ) che nel loro percorso professionale hanno descritto il fenomeno delle migrazioni in diversi contesti mondiali.

Un racconto che parte dai paesi di origine dei migranti, in contesti spesso sconosciuti al grande pubblico, per arrivare a quanto accade nei nostri confini, da Trieste alla Val Susa fino a Ventimiglia. Immagini per testimoniare e per indurre alla riflessione su un fenomeno talvolta analizzato e discusso dimenticando che dietro ai freddi numeri delle persone in viaggio ci sono le storie e i volti di persone in carne, cuore e ossa. “Exodos”, come nella tradizione del migliore giornalismo, non ha l’obiettivo di indicare soluzione politiche, ma vuole fornire a chi la visiterà qualche strumento in più per formarsi un’opinione libera e documentata su un fenomeno complesso che non può conoscere semplificazioni. La mostra, che è stata esposta in quaranta città italiane e nel 2017 al Parlamento Europeo a Bruxelles, è stata premiata con la medaglia d’oro del Presidente della Repubblica Italiana. Inoltre ha ottenuto il Patrocinio del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, l’Alto Patrocinio del Parlamento Europeo e il Patrocinio dell’Alto Commissario della Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR).

M.Tr.

Gli appuntamenti della Fondazione Torino Musei

VENERDI 25 OTTOBRE

 

Venerdì 25 ottobre

LUCI D’ARTISTA

Inaugurazione della 27° edizione e accensione di tutte le luci

Venerdì 25 ottobre dalle ore 18:00, con la prima accensione, Torino torna a illuminarsi e trasforma ancora una volta il suo cielo con installazioni luminose di grandi artisti pensate per lo spazio pubblico. Anche per questa edizione la Fondazione Torino Musei è stata incaricata dalla Città di Torino, nell’ambito della sua missione istituzionale, a operare per la valorizzazione e realizzazione di quello che è il suo progetto più longevo e rappresentativo del ruolo dell’arte contemporanea per l’identità e la vita culturale della città.

Per la 27° edizione, Luci d’Artista si arricchisce di due nuove installazioni luminose firmate da grandi artisti selezionati dal Comitato Scientifico di Luci d’Artista, che in quest’ultimo anno si è completamente rinnovato ed è oggi composto da Chiara Bertola e Francesco Manacorda, rispettivamente direttori della GAM – Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea e del Castello di Rivoli – Museo d’Arte Contemporanea, e dal curatore di Luci d’Artista Antonio Grulli.

La selezione dei due nuovi artisti di Luci d’Artista 27 è il frutto di una serie di incontri tra i membri del Comitato scientifico, durante i quali si è deciso di affiancare una stella dell’arte globale a un grande Maestro indiscusso. I nomi sono quelli di Andreas Angelidakis e di Luigi Ontani con le rispettive luci VR Man e Scia’Mano.

https://www.lucidartistatorino.org/

 

SABATO 26 OTTOBRE

Sabato 26 ottobre ore 15.30
IL TUO DIVALI A COLORI E PROFUMI
MAO – attività per famiglie

@Sporting Dora, corso Umbria 83, Torino

ATTIVITA’ FUORI SEDE a cura dei Servizi Educativi del MAO Museo d’Arte Orientale

In occasione dei festeggiamenti di Divali, la festa indiana delle luci

In collaborazione con Unione Induista Italiana, UIT-Sanjivani, Coordinamento Spontaneo Divali

Ispirati dai colori, dalle voci, dai profumi del Divali, la festa indiana delle luci, i partecipanti potranno usare materiali inconsueti per creare il proprio lavoro ispirato ai rangoli, i tradizionali disegni variopinti che si realizzano sul pavimento, con polveri e diversi materiali, in occasione di festività e cerimonie.

Età consigliata dai 5 anni in su

Partecipazione gratuita senza prenotazione fino a esaurimento posti disponibili

Sabato 26 ottobre ore 16.30

ONE WAY Together

MAO – Visita guidata in collaborazione con Orchestra Filarmonica di Torino

Arte e musica: un abbinamento dal quale sprigiona bellezza. Ispirati dai concerti della Stagione concertistica dell’Orchestra Filarmonica di Torino, i musei della Fondazione Torino Musei ogni sabato precedente il concerto propongono a rotazione un ciclo di visite guidate al proprio patrimonio museale.

IL SOLE INCENDIA BRAHMS

Nella galleria dedicata all’arte islamica, brocche, coppe, basi di candelabro in bronzo e ottone raccontano diversi aspetti e momenti della produzione di manufatti in metallo mentre l’oro illumina le pagine di preziosi manoscritti. Tra i metalli mamelucchi prodotti sulle sponde del Mediterraneo e i capolavori miniati della poesia persiana, il percorso nella galleria di arte islamica si sofferma sugli oggetti che, per i materiali con in quali sono realizzati, per la loro funzione o per il loro apparato iconografico, evocano calore, energia e luce.

Visita guidata a pagamento. Costo: 7 € per il percorso guidato + biglietto di ingresso al museo secondo tariffe (gratuito con Abbonamento Musei e Torino Piemonte Card).

Info e prenotazioni: t. 011 5211788 (lun-dom 9-17.30); prenotazioniftm@arteintorino.com – è possibile effettuare l’acquisto online https://www.arteintorino.com/

 

LUNEDI 28 OTTOBRE

 

Lunedì 28 ottobre

CROSSING. Attraversare una collezione

Palazzo Madama – apre la nuova mostra

In occasione di Artissima 2024, Palazzo Madama ha il piacere di presentare il progetto Crossing, una mostra – a cura di Cristina Beltrami – che tiene insieme quattro artisti di diversa formazione e provenienza che hanno accettato di confrontarsi con i maestosi spazi, la storia millenaria e la vastissima collezione di Palazzo Madama.

L’esposizione apre con le sculture di Frédérique Nalbandian – collocate in cima allo scalone juvarriano – in omaggio alla fondazione romana dell’edificio, e prosegue all’interno del museo, nella sala delle ceramiche, con una serie di vasi di grandi dimensioni realizzati da RunoB, giovane artista cinese di nascita e veneziano d’elezione, che porta a Palazzo Madama una serie di 10 vasi realizzati durante la sua recentissima residenza a Nove (Vicenza) e interamente dedicati alla vastissima collezione ceramica del museo.

La terza opera del progetto è il grande tondo di quasi due metri che Marta Sforni ha realizzato appositamente per Crossing, un omaggio al monumentale lampadario del 1928 dei Fratelli Toso che domina il centro della sala dedicata ai vetri, ma al contempo si inserisce in una ricerca, sia pittorica sia concettuale, che l’artista sta portando avanti da anni.

A chiudere il percorso, la veranda juvarriana ospita la grande installazione di Giuseppe Lo Cascio, giovane artista palermitano particolarmente attento ai temi della memoria e di un quotidiano restituito attraverso un uso inatteso e spettacolare degli oggetti.

Crossing intende dunque offrire un’occasione di riflessione sulla ricca collezione di Palazzo Madama partendo da una nuova prospettiva, una angolazione possibile e non vincolante, data da strumenti “altri” rispetto al nostro sguardo. Il visitatore si troverà dunque in quattro momenti di inciampo rispetto al consueto percorso di visita e sarà guidato ad ogni passo da una didascalia estesa che spiega la ragione della presenza dell’artista e dell’opera in quel luogo, nonché di un codice QR code che gli permetterà di approfondire il soggetto tramite testi critici e immagini.

Ingresso incluso nel biglietto delle collezioni permanenti.

 

MARTEDI 29 OTTOBRE

 

Martedì 29 ottobre 2024, ore 18:00, Inaugurazione. performance ore 18:15 di Maria Morganti Ostensione #1

MARY HEILMANN – MARIA MORGANTI

30 ottobre 2024 – 9 marzo 2025

GAM – DUE NUOVE MOSTRE

MARY HEILMANN

La GAM è lieta di presentare la prima grande mostra italiana dedicata all’artista americana Mary Heilmann, nata a San Francisco nel 1940. L’esposizione, curata da Chiara Bertola, direttrice della GAM, è stata realizzata con la collaborazione dell’artista e dello Studio Heilmann di New York.

Mary Heilmann è una delle più importanti pittrici astratte contemporanee. La mostra ripercorre i sessant’anni della sua carriera, dai primi dipinti geometrici degli anni ‘70 fino alle recenti tele sagomate in colori fluorescenti. Le sessanta opere in mostra attraversano la sua gioiosa produzione per offrire uno sguardo ampio sul suo approccio ludico all’astrazione, toccando passaggi fondanti e nuclei tematici della sua opera.

MARIA MORGANTI

La GAM è lieta di presentare la prima grande mostra antologica di Maria Morganti con un’ampia selezione di opere realizzate tra il 1988 e il 2024. l cuore dello studio di Morganti si trasferisce al centro dello spazio espositivo della GAM. È un’opera esso stesso, denominata Luogogesto, si compone del Sedimentario – una struttura che contiene tutti i dipinti della serie Sedimentazioni – della Diarioteca – in cui si raccolgono tutte le opere denominate Diari – del Quadro infinito – un dipinto che l’artista va realizzando ogni giorno, strato dopo strato, dal 2006 – tutti elementi disposti attorno alla Pedana su cui l’artista si muove durante il lavoro. La sera dell’inaugurazione, il 29 ottobre 2024, muovendosi attorno il Luogogesto, due giovani artiste, Melania Fusco e Marta Magini, che hanno lungamente collaborato con Morganti, agiranno l’Ostensione #1: l’estrazione di tutte le Sedimentazioni e di tutti i Diari da lei dipinti in vent’anni di quotidiano lavoro nello studio, e la loro collocazione sulle pareti dello spazio espositivo, a formare una lunga linea del tempo composta di tele accostate le une alle altre. Alla fine della performance resterà al centro dello spazio lo Svuotamento del Luogogesto nella sua nuda struttura e, tutt’attorno, un lungo racconto cromatico.

 

MERCOLEDI 30 OTTOBRE

 

Mercoledì 30 ottobre ore 10 – 18

LA GESTIONE DEL RISCHIO IDRAULICO DI FRONTE AI CAMBIAMENTI CLIMATICI

A cura di AIPO Agenzia Interregionale per il fiume Po

Palazzo Madama – Giornata di studi nell’ambito della mostra CHANGE! Ieri, oggi, domani. Il PO

Nella seconda metà del ‘900 e dagli anni 2000 sono state realizzate – e sono ancora in corso di adeguamento, esecuzione o progettazione – fondamentali opere di difesa idraulica lungo il fiume Po e i suoi affluenti (arginature, casse di espansione, chiaviche ecc). Inoltre, i modelli e le tecnologie finalizzati alla comprensione e previsione degli eventi critici hanno conosciuto un enorme sviluppo, accompagnato da forme di coordinamento e interscambio sempre più intensi tra i diversi Enti pubblici coinvolti.

I cambiamenti climatici in corso e il frequente ripetersi di eventi avversi estremi, spesso concentrati in tempi brevissimi e/o su aree delimitate, richiedono però un’ulteriore evoluzione delle strategie di prevenzione e difesa dalle piene, anche avvalendosi di apporti sempre più multidisciplinari.

È dunque necessario, oltre a proseguire nella manutenzione delle opere di protezione esistenti e nella realizzazione di quelle ancora necessarie, interrogarsi sugli strumenti e le migliori modalità, presenti e future, per la gestione del rischio idraulico.

Sala Feste – Ingresso libero fino a esaurimento posti disponibili.


Theatrum Sabaudiae
 propone visite guidate in museo
alle collezioni e alle mostre di Palazzo Madama, GAM e MAO.
Per informazioni e prenotazioni: 011.52.11.788 – prenotazioniftm@arteintorino.com

https://www.arteintorino.com/visite-guidate/gam.html
https://www.arteintorino.com/visite-guidate/mao.html
https://www.arteintorino.com/visite-guidate/palazzo-madama.html

“Share Festival. ALL – Natural”. L’arte e la cultura digitale di nuovo celebrate a Torino

 

XVIII edizione

Dal 30 ottobre al 3 novembre

“Possiamo immaginare un futuro in cui i materiali naturali e sostenibili come il legno o il marmo si integrino con tecnologie avanzate e diventino parte della nostra realtà tecnologica quotidiana?”: a porsi la domanda (assolutamente plausibile e comprensibile in tempi di esasperante e visionaria digitalizzazione) è lo scrittore di “fantascienza” americano (dal 2007 residente a Torino) Bruce Sterling, direttore artistico di “Share Festival”, appuntamento organizzato dall’Associazione “The Sharing” e di riferimento importante per l’arte e la cultura digitale, che a Torino (negli ex spazi industriali, condivisi anche quest’anno con “Paratissima”, delle “Palazzine Uffici” di corso Mortara 24) celebra la sua XVIII edizione, con il tema “ALL-Natural”, tesa ad esplorare in maniera creativa il dialogo fra “ambiente” e “nuove tecnologie”.

L’appuntamento è da mercoledì 30 ottobre a domenica 3 novembre, cinque giorni in cui il Festival offrirà un ricco programma di esposizioni, dibattiti e visioni di “opere innovative”, realizzate attraverso la fusione di “natura” e “tecnologia”, trasformando la città in un vero e proprio “laboratorio creativo” all’avanguardia. Come testimonia anche l’opera, allocata a completamento dell’edizione 2024, presso l’“Environment Park” di via Livorno 60, “Cristallo di Luce” (installazione di vetro e acciaio, alta sette metri, che, grazie a pannelli fotovoltaici,  riesce a caricare energia per la comunità) dello scultore torinese Diego Scroppo.

Come da tradizione, cuore del Festival sarà la mostra dedicata alla sedicesima edizione dello “Share Prize”, che premierà le migliori opere selezionate tra oltre 300 candidature internazionali. Le sei opere finaliste (fra cui le due riportate nelle immagini fotografiche a corredo del testo) esplorano le interazioni tra “natura” e “tecnologia” e saranno esposte per tutta la durata del Festival. La Giuria composta da Bruce Sterling, Jasmina Tešanović, Chiara Garibaldi, Silvia Casolari e Antonio Rollo annuncerà l’opera vincitrice mercoledì 30 ottobre.

La sezione “Artmaker Gallery” presenterà tre opere realizzate nell’ambito del laboratorio hi-tech “Artmaker”, offrendo uno sguardo approfondito sul rapporto tra “arte” e “tecnologia”. Le opere, nate dal progetto ALL-Natural”, includono “In circuito”, video di “Apotropia” (Antonella Mignone e Cristiano Panepuccia, performer e video maker romani), “Stammi vicino” del musicista e sound designer torinese Fabio Battistetti e “Cercavo te nelle stelle” dell’illustratrice e grafica torinese (residente a Bruxelles) Laura Viale.

Grazie alla collaborazione con l’“Accademia Albertina di Belle Arti” di Torino, la sezione “Share Campus” offrirà, inoltre, una sezione didattica incentrata sul tema dell’“estinzione delle specie animali non umane”. Gli studenti dell’Accademia, sotto la guida della professoressa Ajani, presenteranno un’esperienza “in realtà aumentata” che inviterà il pubblico a riflettere su questi temi di urgente attualità.

Progetto Speciale: “Il Versificatore”

L’edizione 2024 del Festival vedrà, infine, il ritorno de “Il Versificatore”, un progetto ispirato al racconto fantascientifico di Primo Levi, che riflette sulle “implicazioni etiche” dell’automazione nella produzione letteraria, oggi più che mai attuale con l’avvento dell’“intelligenza artificiale”. Il modello del “Versificatore”, realizzato da Bruce Sterling, sarà esposto durante il Festival.

Nel racconto “Il Versificatore”, inserito da Primo Levi fra i 15 raccolti in “Storie Naturali” pubblicato, sotto lo pseudonimo di Damiano Malabaila, nel 1966, il celebre scrittore torinese (superstite e straordinario cantore dell’Olocausto, chimico di professione) immaginava l’avvento di una macchina scientifica capace di comporre niente meno che poesie. Ebbene, se la storia, negli anni Sessanta, poteva risultare quanto meno bislacca, oggi ci fa proprio trasalire poiché la vediamo avverarsi nella tecnologia di “ChatGPT – Generative Pretrained Transformer” (inventata da Sam Altman, uno dei nomi più conosciuti nel mondo digitale e delle nuove tecnologie, oggi fra gli imprenditori di maggior successo al mondo) capace addirittura di scrivere non solo una poesia, ma un intero libro. Levi profeta, dunque? Chi lo sa? Certo è che il suo talento fu riconosciuto appieno e le sue “Storie Naturali”vinsero nel ’67 il prestigioso “Premio Bagutta”.

 

Per info su orari, programma dettagliato e biglietti: www.toshareproject.it

 

Gianni Milani

 

Nelle foto:

–       Shin Jina: “The skin of a tree”

–       Ziyao Lin: “Love letters without recipient”