Cosa succede in città- Pagina 5

“Que viva Tina!”, l’arte e la vita di Tina Modotti nel documentario di Silvano Castano

 

Giovedì 12 dicembre, alle 18.30, nella sala Gymnasium, verrà approfondita la vicenda umana e artistica di Tina Modotti presso Camera, fino al 2 febbraio 2015, con la proiezione “Que viva Tina!” di Silvano Castano, risalente al 1997 e girata in Francia. Si tratta del viaggio nella vita avventura e girovaga della fotografa friulana, da Udine a Città del Messico, passando per la Hollywood degli anni Venti, la Russia e la Spagna della guerra civile degli anni Trenta. Migrante, attrice artista e attivista, quella di Tina Modotti è la storia di tante vite, opere, luoghi e incontri, tra i quali troviamo Edward Weston, Roubaix de l’Abrie, detto Robo, Diego Ribera, Julio Antonio Mella e Vittorio Vidali, e che il documentario ci restituisce attraverso una lunga ricerca tra gli archivi di tutto il mondo, collezionando documenti, testimonianze e, naturalmente, fotografie. 

Con gli interventi del curatore della mostra, Riccardo Costantini, e di Carlo Chatrian, direttore del Museo Nazionale del Cinema, l’incontro sarà un’occasione per soffermarsi anche sul lavoro di studio e ricerca attorno alla storia cinematografica di Tina Modotti. Partendo dal caso dell’unico film ritrovato e restaurato con Tina Modotti attrice “Tiger’s Coat” del 1920, verranno approfondite quali siano le pratiche, le necessità e le opportunità per far sì che la storia del cinema sia viva nel tempo. 

La proiezione verrà realizzata in collaborazione con Cinema Zero. 

Mara Martellotta

“Retinal Rivalry”. Quando l’immagine filmica si fa “scultura”

Alle “OGR – Ex Officine Grandi Riparazioni” di Torino, tutte le potenzialità visive del cinema stereoscopico con le opere di Cyprien Gaillard

Fino al 2 febbraio 2025

Ci aveva visto lungo, nei primi decenni del Novecento, il grande (fra le figure più influenti della storia del cinema internazionale) Sergej Ejsenstein (regista sovietico, sceneggiatore, instancabile sperimentatore delle possibilità espressive del “montaggio” e autore della mitica “Corazzata Potëmkin, incubo cinematografico, anni dopo – ricordate? – del nostro Fantozzi), allorché ebbe a profetizzare il potenziale della stereoscopia come “cinema del futuro”, sottolineando la sua capacità di estendersi nello spazio reale e di ‘risucchiare’ gli spettatori, inghiottendoli e penetrandoli” in modi che il cinema tradizionale non poteva permettersi. Delle sue tesi ne è lucida riprova la mostra del francese (Parigi, 1980) Cyprien Gaillard, emblematica fin dal titolo di “Retinal Rivalry”, ospitata alle “OGR – Binario 1” di corso Castefidardo, fino domenica 2 febbraio 2025, a cura di Samuele Piazza. Anteprima italiana, la nuova opera video di Gaillard approda a Torino, dopo la presentazione alla “Fondazione Beyeler” di Basilea (nell’ambito della mostra collettiva “Summer Exhibition”) e continua l’esplorazione del potenziale del cinema stereografico, iniziata con Nightlife”, nel 2015, seguendo attraverso studi attenti e pratiche esercitazioni le tecniche specifiche di quel “linguaggio stereoscopico”, nato alle origini degli anni ‘20 con i primi film 3D (sfruttanti il cosiddetto “sistema anaglifo”) passando (e superandoli) attraverso gli anni ’50, durante i quali il cinema tridimensionale trova la sua più ampia diffusione, con la tecnica della “luce polarizzata”.

Alla base di “Retinal Rivalry”, è palese una palpabile “sensibilità cinematografica trasgressiva” e una forte “logica animistica”: cifre mentali e culturali, proprie di Gaillard, capaci di trasformare le “immagini cinematografiche” in “sculture” pensate e realizzate su misura per le “OGR”, “offrendoci un mondo intriso delle contraddizioni che negoziano lo spazio pubblico”. Lo stesso titolo, è stato scritto,  “riflette il concetto di ‘rivalità retinica’, un fenomeno ottico che si verifica quando agli occhi si presentano contemporaneamente due immagini contrastanti. Invece di fonderli in un’unica immagine, la nostra percezione li alterna, cercando una conciliazione impossibile”. Esercizio di non facile fruizione. Cui spesso si deve l’utilizzo del mezzo stereoscopico come “mero spettacolo” o come “effetto accessorio” utilizzato per puri interessi commerciali. Niente di tutto ciò che è invece per Gaillard impegnato a utilizzare in termini esponenziali i più suggestivi “caratteri” della stereoscopia, le sue “qualità scultoree, spettrali e psichedeliche”.

Quanto l’artista porta a Torino è una sorta di viaggio, a un tempo concreto e spirituale (e l’ossimoro calza a pennello), attraverso – si annota –  “l’ambiente edificato della Germania, passando dall’‘Oktoberfest’ alle rovine romane scoperte in un parcheggio degli anni ‘70 sotto la cattedrale di Colonia; da un ‘Burger King’ all’interno di un’ex sottostazione elettrica sede di raduni nazisti a Norimberga all’infrastruttura turistica che attraversa il romantico paesaggio di Bastei, rinomato per i suoi panorami e immortalato dal pittore Caspar David Friedrich; da una statua del compositore rinascimentale franco-fiammingo Orlande de Lassus, che ora funge da memoriale improvvisato dedicato a Michael Jackson a Monaco, fino a un ‘netsuke’ giapponese (piccola statua in avorio o in legno) raffigurante un commerciante olandese del XVII secolo”. Quello che Gaillard ci propone è un viaggio nitido, ma insidioso, ricco di inciampi visivi e mnemonici, capaci di spingerci verso alterate percezioni del mondo che pare starci addosso. In scenari esistenziali da sempre nostri, ma rivissuti ex novo in un gioco fantasioso che ci fa attori e spettatori di luoghi iper-reali inizialmente inquietanti, dove “tutto è troppo in vista”, pur se “tutto troppo nascosto”.

Ad accompagnare le immagini e il loro senso di straniamento è un lavoro meticoloso sulla “colonna sonora” arrangiata da Gaillard, rielaborata a partire da una varietà di fonti, tra cui musica giavanese, registrazioni sul campo dagli archivi dell’“UNESCO” e un piccolo organo trovato per le strade di Weimar per commemorare Johann Sebastian Bach, “suonato da una gamba rotta”.

Gianni Milani

“Cyprien Gaillard. Retinal Rivarly”

OGR-Binario 1, corso Castefidardo 22, Torino; tel. 011/0247108 o www.ogrtorino.it

Fino al 2 febbraio 2025

Orari: da lun. a giov. 8/24; ven. e sab. 8/02; dom. 10/22

 

Nelle foto: Cyprien Gaillard “Retinal Rivarly”, 2024; 3D motion picture, DCI DCP, dual 4K projection at 120fps, 2 Channel Audio, 29:03 min.

Al Museo Accorsi Ometto la mostra dedicata al pittore del surrealismo Giorgio De Chirico

 

 

In occasione del centenario del Surrealismo, movimento nato nel 1924, segnato nell’ottobre di quell’anno dal Manifesto di Andrè Breton, la Fondazione Accorsi Ometto dedica una mostra, aperta fino al 2 marzo, a Giorgio De Chirico, ritenuto dallo stesso Breton precursore del Surrealismo. Prendendo in esame uno specifico arco temporale che va dal 1921 al 1928, la mostra, curata da Vittoria Noel – Johnson, una delle maggiori conoscitrici di De Chirico, è la prima esposizione a porre l’attenzione sugli eventi intorno al 1924, anno cruciale per la fondazione del movimento francese, nell’ambito del quale il pittore italiano assunse un ruolo fondamentale. L’esposizione intende dimostrare l’importanza del ruolo di De Chirico nella nascita del movimento surrealista, nonché analizzare il suo complicato rapporto con il fondatore del movimento André Breton, con il poeta francese Paul Éluard e sua moglie Gala, che poi sposò Salvador Dalì. Infatti Breton riconobbe a De Chirico il ruolo di precursore del movimento, ma in un tempo successivo, in una dichiarazione pubblica del 1926, lo definì artisticamente morto già nel 1918. Per la prima volta in mostra il carteggio tra De Chirico e Breton, prestito della Bibliotheque Littéraire Jacques Doucet di Parigi, inclusa la lettera del 1924, in cui De Chirico propose di realizzare per Breton la prima replica di un’opera del periodo metafisico, quella delle “Muse inquietanti” del 1918.

Breton scoprì la pittura metafisica di De Chirico a Parigi, nel 1916, tramite il poeta e critico Guillaume Apollinaire, e iniziò a corrispondere con l’artista alla fine del 1921, coinvolgendo poi il braccio destro del Surrealismo Paul Éluard e sua moglie Gala. Tra il 1921 e il 1925 De Chirico scrisse loro circa 25 lettere e cartoline. Mentre De Chirico e Éluard si conobbero a Roma durante l’inverno del 1923, Breton e De Chirico si incontrarono per la prima volta a Parigi verso la fine dell’ottobre 1924. In quell’anno si avviò un’intensa frequentazione, documentata dalla celebre foto di gruppo scattata da Man Ray presso il Bureau de Recherche Surréaliste, scattata pochi giorni dopo la pubblicazione del manifesto. Il rapporto tra De Chirico e il gruppo dei Surrealisti, seguito da una serie di collaborazioni e amicizia, si inasprì a partire dal 1925 con la dichiarazione di Breton. Per i Surrealisti l’improvviso cambiamento di De Chirico, avvenuto nel 1919 in favore del classicismo e dei grandi maestri, era inspiegabile e inferiore al geniale splendore della sua prima pittura metafisica degli anni Dieci, una critica parzialmente spiegata da un conflitto d’interessi: i Surrealisti erano proprietari delle opere di De Chirico del primo periodo metafisico (1910-1918). In realtà la sofisticazione tecnica, intellettuale e artistica di De Chirico, realizzate durante tale periodo, dimostrano l’esatto contrario di quanto articolato da Breton.

Sono oltre 70 le opere in mostra, tra cui una cinquantina di dipinti e opere su carta di Giorgio De Chirico, affiancato da una ventina di ritratti di artisti, poeti e scrittori surrealisti fotografati da Man Ray e Lee Miller, tutte provenienti da collezioni private e di istituzione come la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, il MART di Rovereto e Trento, l’Unicredit Art Collection di Milano, la Casa Boschi Di Stefano di Milano, la Casa Museo Rodolfo Siviero di Firenze, il Museo Carlo Bilotti, l’Aranciera di Villa Borghese di Roma, l’Istituto Matteucci di Viareggio, la Biblioteca Hertziana, l’Istituto Max Planck di Roma e il Lee Miller Archives dell’East Sussex, in Gran Bretagna. Il visitatore si troverà di fronte a opere compiute durante la permanenza del pittore in Italia, tra Roma e Firenze, databili tra il 1921 e il 1925, seguite dal suo secondo soggiorno parigino (1925-1928). Nonostante le polemiche crescenti da parte dei Surrealisti, il pubblico avrà la possibilità di scoprire come De Chirico continuò a realizzare una serie di soggetti innovativi come “Mobili in una stanza”, “Cavalli in riva al mare”, “Gladiatori”, “Archeologia e trofei” e i magnifici “Combattimento di gladiatori” (Fin de combat) e “Cheveaux devant la mer”.

L’accostamento di De Chirico al Classicismo lo si evince dalla formidabile opera “Lucrezia” del 1921, dall’”Autoritratto con la madre” del 1922 e “Autoritratto” del 1925, prima opera dell’artista acquistata dallo Stato Italiano, dai quali traspare evidente la sua conoscenza e il rispetto profondo per la pittura del Quattrocento. Nell’opera metafisica degli anni Dieci riscontriamo un elemento di continuità che ci porta a definirlo come “metafisica continua”, illustrata dalla “Natura morta con cocomero e corazza” del 1922, ”L’aragosta”, una natura morta con aragosta e calco, “La mia camera nell’Olimpo” del 1927, dove in una atmosfera fantastica ed enigmatica compaiono oggetti accostati in maniera casuale. Ricordiamo un esempio del primo periodo metafisico con l’opera “Facitori di trofei”(1926-1928), in cui convivono elementi del passato e del presente, figure antiche, frammenti di colonne, fiamme stilizzate, profili di cavalli, il timpano di un edificio classico fusi insieme da due personaggi-manichino intenti a costruire un iconico totem trofeo. Emergono anche opere come “Tempio in una stanza”, “La famiglia del pittore”, entrambi del 1926, o “Thèbes” del 1928, che si affiancano a soggetti degli anni Dieci come gli “Interni ferraresi” e “Manichini”.

Nonostante le polemiche con i Surrealisti, l’avvicinamento di De Chirico al Classicismo non impedì a Breton di commissionare a De Chirico alcune opere che fossero repliche del primo periodo metafisico, oppure a Paul e Gala Éluard di acquistarne altre con soggetto e stile più tradizionali, come “Natura morta con selvaggina” del 1923, e “Ulisse. Autoritratto” del 1924, entrambi esposti in mostra. Una sala del museo è dedicata alla eredità dell’artista all’influenza che egli ebbe su personaggi come Dora Maar, Magritte, Picabia, Dalì, Cocteau, Éluard e altri.

Il prossimo anno, secondo un’anticipazione del Direttore del Museo Accorsi Ometto Luca Mana, una mostra dovrebbe essere dedicata allo spazialismo e a Carol Rama.

Mara Martellotta

Museo Accorsi Ometto

Via Po 55

Tel 011837688 int 3

Da venerdì 8 novembre 2024 al 2 marzo 2025

 

 

Quella “grande arte” che, in Italia, sdoganò il “Contemporaneo”

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Dalla “Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea” di Roma ai “Musei Reali” di Torino, oltre 70 opere della prima avanguardia

Fino al 2 marzo 2025

Anni ’50 – ’70. Signori miei, che anni quegli anni! Per il Paese (a maniche in su per la benefica ricostruzione post-bellica che avrebbe portato agli anni del boom economico ma anche alle inquietanti avvisaglie dei terribili “anni di piombo”), un ventennio di sovvertimenti burrascosi e totali. Nel bene e nel male. Che non mancarono di travolgere anche il mondo dell’arte, trasformatosi in un vero e proprio “movimento artistico tellurico”, portato avanti da un gruppone solido e coraggioso di “protagonisti germinali, oggi identificati come gli interpreti internazionali dell’allora contemporaneità”.

A sottolinearlo è Luca Massimo Barbero, curatore con Renata Cristina Mazzantini (direttrice della “GNAM-Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea” di Roma) dell’inedita rassegna “1950-1970. La Grande Arte Italiana” ospitata, fino a domenica 2 marzo, nelle “Sale Chiablese” dei “Musei Reali” di Torino. 79 le opere esposte, provenienti dalla “GNAM” e riunite, per la prima volta, al di fuori del “Museo” di appartenenza, in una mostra prodotta dai torinesi “Musei Reali” e da “Arthemisia”, nonché fortemente voluta e resa possibile da Mario Turetta, “Capo Dipartimento per la Attività Culturali” del “Ministero della Cultura” e direttore delegato dei “Musei Reali” di Torino. 21, gli artisti rappresentati in un iter che coinvolge 12 Sale“La mostra vuole porre – afferma la direttrice della ‘GNAM’ Renata Cristina Mazzantini – l’attenzione sul ruolo da protagonista che la Galleria romana rivestì nella costituzione del patrimonio artistico italiano moderno e contemporaneo, grazie soprattutto al rapporto attivo che, nei suoi tre decenni al vertice della Galleria, la soprintendente Palma Bucarelli seppe intrecciare con gli artisti più significativi e innovativi di quella così alta stagione”. Stagione irripetibile. Annunciata in rassegna da due opere che subito ti avvertono delle dirompenti visionarie “bizzarrie” che ti aspettano nel lungo percorso espositivo: un astratto-materico “Rilievo con bulloni” del ’58-’59 del parmigiano Ettore Colla e “L’arco di Ulisse” del ’68 realizzato dal pugliese Pino Pascali (con lana d’acciaio su struttura in legno), cui si deve anche quel rosso fuoco “Primo piano labbra” del ’64, sarcastico rimando all’aggressività massmediale di certa pubblicità rivolta al pubblico femminile di allora.

In entrambe le opere, colpiscono l’invenzione e la capacità di trasformare il ludico esercizio manuale in opere di indubbia matrice artistica. Varcato l’ingresso, ecco i lavori di Giuseppe Capogrossi, fra cui la grande “Superficie 207” con quel caratteristico “segno” (“pettine” o “forchetta” per i critici) che il romano Capogrossi seppe elaborare e trasformare in tutte le maniere possibili. E, a seguire, un focus su quegli anni ’50, in cui l’arte amava palesarsi nell’utilizzo di materiali non convenzionali, da quelli di riciclo (sacchi di juta, plastiche, catrami o metalli) firma inconfondibile di  Alberto Burri, fino al gesto estremo della “lacerazione dei manifesti pubblicitari” del calabrese Mimmo Rotella, che in mostra firma anche una “realista” silhouette nera del presidente Kennedy, di spalle, al telefono. Sala monografica, a seguire, per il friulano Afro Basaldella e il suo, meno irruento e vagamente memore dell’immagine, “lirismo astratto”, cui s’oppongono le fluttuanti e vivide (verticali o orizzontali) fasce di colore di Piero Dorazio, così come i celebri “Concetti Spaziali” (concretizzazione del suo “Manifesto Blanco”) di Lucio Fontana. Fra le donne, meritano uno spazio speciale la romana Giosetta Fioroni fortemente ispirata (non meno di Sergio Lombardo e Tano Festa) alla “nuova mitologia” creata dai “nuovi media” (tv, cinema e rotocalchi) e la siciliana Carla Accardi, artista dal segno “auto generativo” e figura fra le più rappresentative dell’“Arte Povera”.

E che dire della maestosa imprevedibile “Superficie lunare” di Giulio Turcato o del “Poetry Reading Tour” in cui Gastone Novelli riesce a fondere pittura e scrittura e segni, in un’azione (molto diversa da quella simile in partenza di Toti Scialoja) di bizzarro collante fra realtà e immaginazione. Un altro inedito confronto si sviluppa, infine, fra un intenso monocromo nero di Franco Angeli ed alcuni importanti “Achrome” di Piero Manzoni, fra le più rivoluzionarie figure dell’arte italiana. A conclusione, le sale dedicate all’iconico quadro specchiante del ’68 di Michelangelo Pistoletto, insieme alle celebri “Cancellature” di Emilio Isgrò, all’“Incidente D662” di Mario Schifano e all’ironico (fin dal titolo) e dissacrante “Bachi da setola” del già citato Pino Pascali. Fra le Sale si cammina e si osserva incuriositi. Dentro la consapevolezza di non incontrare limiti all’ingegno dei “nuovi” (in allora) artisti.

Gianni Milani

“1950-1970. La Grande Arte Italiana”

Sale Chiablese-Musei Reali, piazzetta Reale, Torino; tel. 011/1848711 o www.museireali.beniculturali.it

Fino al 2 marzo

Orari: Da mart. a dom. 10/19. Lunedì chiuso

Nelle foto: Pino Pascali “Primo piano labbra”, tela smaltata tensionata su struttura lignea con camere d’aria, 1964; Giuseppe Capogrossi “Superficie 207”, olio su tela, 1957; Lucio Fontana “Concetto spaziale. Teatrino”, idropittura su tela con buchi e legno laccato, 1965; Mimmo Rotella: “Senza titolo”, Décollage, 1962

Rock Jazz e dintorni a Torino: Alessandra Amoroso e i Tre Allegri Ragazzi Morti

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GLI APPUNTAMENTI MUSICALI DELLA SETTIMANA

Lunedì. Al teatro Concordia di Venaria si esibisce Olly. in replica giovedì 12.

Martedì. Al Jazz Club suona il Camera Pretti Duo. Al Blah Blah sono di scena i Not My Value.

Mercoledì. Al Blah Blah suonano i Still Fucking Hostile. All’Osteria Rabezzana si esibiscono

i Four Steps. Al Jazz Club serata “The Chicago Blues Jam!”. Alla Divina Commedia suonano

i Rat-Pack. All’Hiroshima Mon Amour si esibiscono I tre Allegri Ragazzi Morti con uno

spettacolo intitolato “Pasolini concerto disegnato”.

Giovedì. Al Blah blah sono di scena i Mai Mai Mai. Allo Spazio 211 si esibisce Carlotta Sillano.

All’Off Topic sono di scena i Giallorenzo. Al Magazzino sul Po suonano i Dame Area. Al

teatro Colosseo primo di 4 concerti consecutivi per gli Stomp. All’Hiroshima Mon Amour suonano

i Diaframma. Alla Divina Commedia sono di scena i Razza Sospetta. Al Jazz Club si esibiscono

i Masato & Friends.

Venerdì. Al Blah Blah suonano i Gotho. Allo Spazio 211 sono di scena i Madbeat+ Strappacapelli.

Al Folk Club suona Luke Winslow King +Roberto Luti. Al Jazz Club si esibiscono gli

All You Can Beat. Al teatro Concordia di Venaria sono di scena i Cantera. Alla Divina Commedia suonano i Blascokom.

Sabato. Allo Ziggy si esibiscono gli Hellcrash+ Alchemist. Al Blah Blah suonano i Jadish.

Al Folk Club è di scena Randolph Matthews. Alla Divina Commedia si esibiscono i Godfather

of Soul & Funky Machine.

Domenica. Alla Divina Commedia suonano i Zero Vero. All’Inalpi Arena arriva Alessandra

Amoroso. Al Jazz Club si esibiscono i The Bartenders.

Pier Luigi Fuggetta

“Buon Compleanno Beethoven” al Conservatorio Verdi

La violinista Irene Abrigo e il direttore d’orchestra Antonmario Semolini protagonisti di un concerto unico dedicato allo straordinario compositore

I virtuosi dell’Accademia di San Giovanni proporranno, il 16 dicembre alle ore 21, in piazza Bodoni, presso il Conservatorio Giuseppe Verdi di Torino, il concerto intitolato “Buon Compleanno Beethoven”. Si tratta di un’iniziativa lodevole a sostegno delle borse di studio per studenti meritevoli ma con difficoltà economiche dell’Istituto Superiore di Studi Musicali (ISSM) Conservatorio Giuseppe Verdi di Torino. La serata è organizzata e sostenuta dal Rotary Club Torino Duomo (distretto 2031) nell’ambito del progetto “Lo spirituale nell’arte” dell’Accademia della Cattedrale di San Giovanni, con il patrocinio del Conservatorio Giuseppe Verdi, dell’Associazione Culturale Ipotenusa Camelot e sotto l’egida di “Magia del Rotary International”. Protagonisti la violinista italo elvetica Irene Abrigo e il direttore d’orchestra Antonmario Semolini. I principi ispiratori del Rotary di servizio e comunità si riflettono nella scelta del programma musicale del concerto, articolato in due celebri opere di Beethoven, ispirate a unità, armonia e natura, capaci di toccare il cuore degli ascoltatori. La prima parte del programma sarà dedicata al Concerto per violino in Re maggiore op.61, la seconda alla Sinfonia n.6 in Fa maggiore op.68, definita “Pastorale”.

Il Concerto per violino in Re maggiore op.61 rappresenta la principale opera per violino di Beethoven e una delle opere più amate e ammirate dal pubblico di tutto il mondo. Alla fama notevole della Sinfonia contribuisce non poco il lirismo del violino, le espansioni contabili, le suggestioni dei passi virtuosistici che con nessuno strumento tanto impressionano quanto con il violino (tanto che si narra che il violino sia lo strumento preferito dal Demonio). Il Concerto fu composto nel 1806.

La Sinfonia n.6 in Fa maggiore op.68 fu composta da Beethoven tra il 1807 e l’inizio del 1808. La prima esecuzione avvenne a Vienna il 22 dicembre 1808 al Theater an der Wien, aprendo il medesimo concerto nel quale debuttò la Sinfonia n.5. Beethoven a quell’epoca trascorreva molto tempo in campagna, e ne era affascinato. Lo stare a contatto con la natura lo colpiva nell’intimo, creandogli quell’immenso piacere di partecipare in prima persona alla vita campestre, di cercare in essa il raggiungimento della pace. Dai suoi trascorsi ricordi nasce la “Pastorale”, composta in contemporanea con la Sinfonia n.5.

Ingresso libero fino ai 18 anni e oltre gli 80.

Info: rc.torinoduomoeventicastalia@gmail.com

 

“Verso l’ora zero”, i meccanismi sempre perfetti della “signora del giallo”

Sino a domenica 8 al Gioiello, poi all’Erba per le feste natalizie

Tutto ha avuto inizio una trentina di anni fa con l’immancabile “Trappoli per topi”, capolavoro a lunghissima tenitura, poi un’altra mezza dozzina di titoli per arrivare all’ultimo “Verso l’ora zero”, la traduzione è di Emanuele Aldrovandi, un succedersi di applauditi successi da parte di Torino Spettacoli a rinverdire – se ce ne fosse ancora necessità – la fama della regina del giallo, Agatha Christie. Testo collaudato sui palcoscenici londinesi a metà degli anni Quaranta, esattamente a pochi giorni dalla fine del conflitto mondiale, ancora una volta il disegno perfetto di un plot e lo studio accurato delle psicologie dei personaggi che si muovono sulla scena.

La bella scena firmata da Gian Mesturino, elegantemente british, racchiude un angolo della villa della anziana lady Tressilian, una bella dimora costruita sulla scogliera e sul mare, inondata dai versi dei gabbiani che sembrano virare di quando in quando in acide risate. La raccolta di uno scampolo d’umanità per il finire dell’estate, un soggiorno di un paio di settimane che si dovrebbe annunciare tranquillo e che al contrario sin dal suo inizio nasconde una sensazione di tragedia. Sono ospiti il giovane Nevile Strange, il nipote della padrona di casa che ha pensato di portare con sé allo stesso tempo l’attuale moglie Kay e la donna da cui ha divorziato, Audrey, a cui mostra di essere ancora molto legato, l’infelice governante che cova in sé parecchie zone d’ombra, Ted che si mostra interessato a Kay e Thomas, un cugino tornato di recente da un viaggio in Estremo Oriente, che è parso liberatorio, ma fino a che punto?, di un passato che continua a tormentarlo. Vecchio amico di lady Tressilian è l’avvocato Treves, il deus ex machina che con giusta intuizione, non soltanto letteraria, mette in moto, in maniera chiarificatrice, il meccanismo che accompagnerà le indagini del commissario di turno: “Mi piacciono le storie gialle, ma come sapete cominciano sempre da un punto sbagliato. Cioè cominciano con il delitto. Ma il delitto è la fine. La storia inizia molto prima, a volte anni prima, con tutte le cause e gli eventi che portano certa gente in un certo punto a una certa ora di un certo giorno…”. Ragionamenti, suggestioni, presenze inquietanti e accuse che hanno preso strade sbagliate, personaggi che la Christie, ancora una volta grande conoscitrice dell’animo umano, fatto di luci e di ombre, maneggia con cura, costruzioni e architetture che mantengono più che viva l’attenzione dello spettatore.

Certo ci vuole una buona professionalità, un mestiere solido e un passato più che collaudato per rendere ogni cosa, ogni passaggio inventato dall’autrice, quel suo seminare e capovolgere indizi, plausibile e avvincente. Sono quei trascorsi successi e l’affiatamento che ormai si notano nei componenti della compagnia tutta a offrire una piena certezza, a fare apprezzare appieno la verità e il gioco teatrale con cui si srotolano tensioni e sospetti, l’avvicendarsi dei sottili interrogatori, l’incastro delle differenti psicologie, il tutto guidato dalla regia precisa di Girolamo Angione. C’è la vittima e c’è chi vorrebbe riscattare un’antica passione e un tradimento, ci sono – svelati nel travolgente finale: guai a svelare in nessun caso lo svolgimento della vicenda! – gli elementi messi in bell’ordine a costruire una colpa e un colpevole, un ingranaggio perfetto e difficilmente presunto. Nel gioco stanno con convinzione Elia Tedesco e Andrea Beltramo, il misterioso e combattuto Thomas di Matteo Anselmi, Elena Soffiato e Jessica Grande, Patrizia Pozzi e Barbara Cinquatti, Stefano Bianco, Stefano Fiorillo e Simone Marietta.

Per la stagione del Fabrizio Di Fiore Entertainment si replica al Gioiello sino a domani, domenica 8 dicembre, alle ore 16; poi “Verso l’ora zero” passerà, per il calendario di Torino Spettacoli, padrone di casa al teatro Erba, dal 12 al 15 dicembre e dal 28 al 6 gennaio prossimi. Per il più che convincente divertimento di tutti.

Elio Rabbione

Nelle immagini, alcuni momenti dello spettacolo.

‘Due volte buoni’: Maina, Ascom e Crai per la Fondazione Crescere Insieme ETS

Ogni dolce di Natale acquistato nelle piazze di Torino e Provincia, sullo Shop Online di Fondazione Crescere Insieme ETS e nelle attività commerciali aderenti all’iniziativa è un aiuto concreto per i bambini del Reparto di Terapia Intensiva Neonatale dell’Ospedale Sant’Anna.

 

Si è giunti alla “Due volte buoni” 2024 edition, cui partecipano Maina, ASCOM e CRAI, per la Fondazione Crescere insieme ETS. Ogni dolce di Natale acquistato sulle piazze di Torino e Provincia sullo shop online della Fondazione Crescere insieme ETS, e nelle attività commerciali aderenti all’iniziativa, rappresenta un aiuto concreto per i bambini del reparto di terapia intensiva neonatale dell’ospedale Sant’Anna. L’8 dicembre, a Torino, a partire dalle 17.30, in piazza San Carlo, si svolgerà l’ormai tradizionale appuntamento per la Città di Torino del concerto gospel per la vita dal titolo “Sunshine Gospel Choir”, magistralmente diretto da Alex Negro. Si tratta di un coro magico vincitore del Gospel Jubilee Award, che incanterà la piazza con musiche e canzoni che riscalderanno il cuore di grandi e piccini.

“Siamo molto felici – dichiara la Fondazione Crescere insieme ETS – di proseguire con questa tradizione natalizia che nel tempo ha contribuito al miglioramento delle condizioni della qualità della vita dei piccoli degenti del reparto di terapia intensiva neonatale di una struttura ospedaliera fondamentale per il nostro territorio. Tutto questo grazie al sostegno della nostra madrina Alena Seredova e agli sponsor d’eccezione come Maina e ASCOM, con il supporto della logistica CRAI, che in questi anni hanno creato una sinergia vincente, permettendo il sostegno di molti progetti in favore dei bambini del Sant’Anna, polo d’eccellenza e punto di riferimento per famiglie e bambini di tutta Italia. Grazie all’aiuto di tutti e al lavoro della Fondazione, si è potuto finanziare la ristrutturazione e l’ampliamento dei reparti di neonatologia e terapia intensiva dell’ospedale, aggiornare continuamente la struttura con tutte le tecnologie necessarie e supportare lo studio scientifico della neonatologia”.

Daniele Farina, presidente della Fondazione, commenta: “ Tornano anche quest’anno i panettoni solidali della Fondazione Crescere insieme. Inizieremo l’8 dicembre in piazza San Carlo con il concerto gospel del coro diretto da Alex Negro, un momento di gioia e musica nel centro della città. Venerdì 13 dicembre, alle ore 11.30, in via Lagrange, faremo il tradizionale taglio del panettone con la nostra madrina Alena Seredova ed i nostri grandi sponsor. I tradizionali banchetti saranno nelle vie del centro di Torino per il fine settimana del 14 e 15 dicembre, in particolare in via Luigi Einaudi davanti alla Chiesa della Crocetta, in via Lagrange angolo via Cavour e in via Roma 124 sotto i portici di fronte a Hermes. Nella giornata di sabato 14 dicembre saranno inoltre presenti a Giaveno, in piazza San Lorenzo, e nella giornata di domenica 15 a Torino, in Gran Madre, in via Monferrato 1. Le vendite sono sempre disponibili nei negozi che espongono la locandina”.

Mara Martellotta

 

Ritorna a Torino, in Via Carlo Alberto, il mercatino artigianale Una Storia tra le Mani

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Evento di Artigianato Artístico Manuale

Via Carlo Alberto, 12 – Torino

7/8 DICEMBRE – 14/15 DICEMBRE – 19/24 DICEMBRE

dalle 10 alle 19

 

Ritorna a Torino, in Via Carlo Alberto, Una Storia tra le Mani, il mercatino artigianale promosso dall’omonima associazione che riunisce eccellenze della produzione artigianale del territorio piemontese ospitando spesso anche artigiani provenienti da altre regioni.

Queste le date dell’edizione natalizia, 7/8 dicembre, 14/15 dicembre e continuativo dal 19 al 24 dicembre con orario dalle 10 alle 19.

Durante queste giornate che si avvicinano alle feste, nel bellissimo contesto pedonale del centro storico di Torino,  in un vero e proprio laboratorio a cielo aperto, si potranno ammirare e acquistare i manufatti di oltre 40 artigiani-artisti che, alternandosi, presenteranno al pubblico le loro originali creazioni; colorate sculture in cartapesta, paesaggi, vasi-lampade, sculture, originali oggetti d’uso e monili in ceramica, abiti trasformabili confezionati con ricercati tessuti o con tessuti naturali, originali gioielli in metallo e fili di tessuto colorati, gioielli in cemento, gioielli in legno, gioielli-scultura in fusione a cera persa, preziosi oggetti e monili realizzati con la tecnica della vetrofusione, strumenti musicali fatti con zucche o canne di bambù, coperte e abbigliamento realizzato con tessuti a telaio ottenuti da filati naturali colorati a mano, borse, cappelli e numerosi altri oggetti realizzati da artigiani-artisti con molteplici tipologie di lavorazione e utilizzando svariati materiali quali metalli, vetro, legno, cuoio, carta, filati pregiati

Gli artigiani sono selezionati sulla base di precisi parametri, primo tra tutti la loro manualità, con cui realizzano pezzi unici ovvero una produzione non seriale, la creatività e capacità di valorizzare la materia prima trasformandola in oggetti lasciando una personale impronta artistica e la grande cura per il dettaglio.

Una Storia tra le Mani non è un semplice mercatino dell’artigianato, gli artigiani-artisti che ne fanno parte condividono la mission di far conoscere al pubblico la storia che nasce dalle loro mani, lo studio dei materiali e delle tecniche di lavorazione, il pensiero e l’ispirazione che c’è dietro e dentro ad un oggetto.

 

Ogni manufatto è portatore di una storia, una trasmissione di saperi, che è il risultato di tanti elementi: che cosa ha ispirato l’artigiano, quale materiale ha scelto di utilizzare, le difficoltà incontrate nel crearlo. Tutto contribuisce a dare valore a quell’oggetto e al pensiero che possa durare nel tempo, e che oltre alla sua unicità, permetta al visitatore, di fare acquisti consapevoli” e cioè di conoscere il dove, il come e la mano esperta che lo ha realizzato.

Una storia tra le mani è un’associazione di artigiani/artisti che organizza, senza scopo di lucro, un evento caratterizzato da elementi creativi e culturali in cui gli artigiani sono  parte attiva attraverso l’esposizione delle loro stesse creazioni. Nasce nel 2011  con l’obiettivo di offrire al pubblico torinese e ai turisti, in costante aumento nella città di Torino, un evento ricorrente durante l’anno con cadenza mensile e con un periodo più ampio nel mese di dicembre.
Tutti gli oggetti esposti durante gli appuntamenti sono realizzati completamente a mano, o con l’ausilio di semplice strumentazione meccanica, in un contesto di trasformazione della materia o riciclo creativo che coinvolge un pensiero progettuale, le mani, il cuore e l’anima di chi li crea.

L’associazione è inoltre impegnata in alcune date durante l’anno, attraverso tutti gli artigiani aderenti, a tenere a turno laboratori con il pubblico e ad eseguire una parte della lavorazioni sul posto mostrandole ai visitatori o, se impossibile per motivi pratici, la disponibilità degli stessi di illustrare tutte le fasi di lavorazione con l’ausilio di video e materiale fotografico.  

 

SCHEDA EVENTO

Titolo: Una Storia tra le Mani – Artigianato artistico autoprodotto con lavorazioni sul posto

Date: 7/8 dicembre, 14/15 dicembre e continuativo dal 19 al 24 dicembre

Orari: 10:00 / 19:00

Luogo: via Carlo Alberto, 12 – Torino (TO)

Info: Elena Marsico 3474253094

Info mail: unastoriatralemani@gmail.com

Web: https://www.facebook.com/UnaStoriaTraLeMani

Instagram

https://www.instagram.com/unastoriatralemani?igsh=ejBhaHUydnE2djE3

Video: https://www.youtube.com/watch?v=H596lk_3Cgk

“Amazing: 80 (e più) anni di supereroi Marvel” a Palazzo Barolo

Inaugura il 6 dicembre, a palazzo Barolo, una mostra dedicata al magico mondo dei supereroi creati dalla leggendaria casa editrice Marvel

Il suggestivo palazzo Falletti di Barolo, a Torino, si trasforma dal 6 dicembre 2024 al 9 marzo 2025, in un punto di riferimento per tutti gli appassionati di supereroi, ospitando la mostra “Amazing: 80 (e più) anni di supereroi Marvel”. Questa straordinaria celebrazione segna l’85esimo anniversario della Marvel, fondata nel 1939 da Martin Goodman, e offre un viaggio emozionante nell’universo narrativo che ha ridefinito il mondo del fumetto e oltre.
A cura di Luca Bertuzzi, prodotta da Ares Torino in collaborazione con WOW Spazio Fumetto, la mostra celebra la casa editrice che ha cambiato la storia del fumetto mondiale con oltre ottanta tavole originali di autori come Jack Kirby, John Romita Jr, Steve Ditko, Alex Ross, John Buscema, che racconta la rivoluzione che Marvel ha portato nel mondo dei supereroi. Sono presenti poster, oggettistica e altro materiale da collezione che testimoniano l’impatto globale che i suoi personaggi hanno rappresentato nell’immaginario collettivo. L’esposizione si concentra sul percorso artistico dagli anni Quaranta al 2023 e che ha dato vita a personaggi leggendari quali Spiderman, Hulk, Thor, Capitan America, i Fantastici 4 e tantissimi altri, sotto la guida di sceneggiatori innovativi e la punta di matita di grandi maestri.
Tavole originali, manifesti, poster, memorabilia, giocattoli e ingrandimenti scenografici, dedicati alle vignette più conosciute, compongono il racconto visivo di un’evoluzione ancora in atto che ha portato le creazioni di Marvel a ispirare film e serie televisive di enorme successo, con il supporto di pannelli esplicativi e time line che riassumono, decennio per decennio, le tappe principali della sua storia. A rendere più coinvolgente il primo giorno di apertura della mostra, venerdì 6 dicembre, è il gruppo di cosplayer “The World Avengers”, che animerà il percorso di visita impersonando i supereroi Marvel, a disposizione del pubblico per foto e selfie.
“Abbiamo voluto creare una mostra – affermano Edoardo Accattino e Giovanni Scorpaniti di Ares Torino – che non solo permette di ricostruire la storia di una delle più grandi case editrici dedicate al fumetto, ma che potesse avvicinare il grande pubblico a una forma d’arte spesso considerata minore, ma che è a tutti gli effetti una vera espressione artistica”.
“C’è una grande differenza tra leggere una storia a fumetti e osservare una tavola originale – spiega il curatore Luca Bertuzzi – in qualche modo viene spontaneo cercare di ricostruire mentalmente la storia di quell’opera, immaginare quale ripensamento si nasconda dietro una cancellatura e per quale motivo una vignetta sia stata ridisegnata. Si può scoprire che qualche disegnatore usava le tavole per comunicare con il colorista, che sarebbe venuto dopo nel complesso processo di produzione di una storia a fumetti, o che lasciava appunti utili per la stesura dei dialoghi. Infine ci si può interrogare su quale fortunata congiunzione astrale abbia portato una tavola prodotta 50 o 60 anni fa ad arrivare più o meno intatta fino a noi, tenendo conto del fatto che per decenni sono state considerate nulla più che materiale di lavorazione, senza valore economico o artistico”.
Accanto alle tavole, tra cui spicca un disegno di Spiderman, ripreso anche nel film del 2018 “ Spiderman: intorno the Spider Verse” sono presenti poster e manifesti d’epoca di produzione italiana e statunitense, questi ultimi legati alle pubblicazioni a fumetti della casa editrice Corno, tra cui i primissimi dedicati ai supereroi Marvel, e molta altra oggettistica, partendo dagli esemplari prodotti negli anni Sessanta, fino ad arrivare agli anni Novanta, ma anche he gadget che venivano regali agli iscritti del fan club ufficiale Marvel, degli anni Sessanta, e dei pupazzi Mego, arrivati in Italia tra gli anni Settanta e Ottanta.
Infine è preziosa una serie di albi originali statunitensi, tutti dotati di certificazione CGC, che attesta lo stato di conservazione delle pubblicazioni, tra cui spicca il rarissimo numero 15 della serie “Amazing Fantasy”, prima apparizione di Spiderman, autografato dal suo leggendario creatore Stan Lee.
Palazzo Falletti di Barolo – via delle Orfane 7/a, Torino
“Amazing. 80 (e più anni) di supereroi Marvel” – dal 6 dicembre al 9 marzo 2025

Mara Martellotta