Cosa succede in città- Pagina 3

Il Museo del Risorgimento si rinnova con l’audioguida

La culla dell’Unità nazionale si rinnova attraverso una mostra, un convegno internazionale, un ciclo di incontri e un mese di aperture straordinarie del Parlamento Subalpino: la prima Assemblea italiana: il  Museo Nazionale del Risorgimento Italiano vuole caratterizzarsi sempre più come “un luogo culturale attivo, attrattivo, relazionato con la città” e relazionarsi con il mondo della ricerca e con le altre istituzioni a livello nazionale.

E’ la visione del nuovo direttore del Museo, Alessandro Bollo, che  ha presentato ai giornalisti, insieme con la presidente Luisa Papotti, il programma culturale 2024, all’interno della biblioteca storica di Palazzo Carignano, uno scrigno di 100mila volumi e oltre 200mila documenti dell’epoca, un patrimonio su cui è in corso un importante lavoro di digitalizzazione.

Il programma inizierà con  l’apertura straordinaria del Parlamento Subalpino, visitabile tutte le domeniche dal 5 maggio al 2 giugno. Una sperimentazione che permetterà di valutare i costi, con l’obiettivo di tenerlo sempre aperto.

Più giovani e più turisti saranno coinvolti in autunno grazie alla videoguida di nuova generazione per fornire percorsi differenziati, rivolti ai ragazzi e alle famiglie. “Vogliamo un nuovo rapporto tra il museo e la città – ha spiegato Bollo – e per questo realizzeremo in autunno un nuovo sistema informativo e narrativo, cartaceo e digitale, che consentirà ai visitatori di scoprire e conoscere i luoghi del Risorgimento di Torino”.

La mostra “Rileggere il Risorgimento. Torino- Italia 1884 – 2024”, a metà ottobre racconterà di un momento fondativo della storia del Museo, così come di molti altri Musei del Risorgimento in Italia: il primo allestimento del Tempio del Risorgimento, all’interno dell’Esposizione Generale Italiana del 1884 che si tenne a Torino al Valentino. La mostra sarà anche un grande esercizio di riflessione sull’oggi, che coinvolgerà i principali musei del Risorgimento in Italia, ai quali sarà chiesto di selezionare oggetti e simboli capaci di “comunicare” alle persone e ai giovani d’oggi il valore simbolico del Risorgimento e dei suoi ideali nel presente.

Dal 4 al 6 dicembre, invece, i più importanti studiosi italiani ed europei si riuniranno per il Convegno Internazionale dal titolo “Rileggere il Risorgimento. Torino 1884 – 2024”, organizzato insieme all’Università di Torino e al Comitato di Torino dell’Istituto di Storia per il Risorgimento Italiano con l’obiettivo di fare il punto sullo stato dell’arte sugli studi storiografici risorgimentali.

Il numero dei visitatori è già cresciuto rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso: nei primi tre mesi dell’anno il Museo ha registrato 36mila presenze, a fronte delle 31mila dello stesso periodo dell’anno precedente. Complessivamente le presenze nel 2023 erano state 128mila.E per il futuro si vuole fare ancora di più.  (il Torinese.it)

Medea assassina ovvero una grande storia d’amore

Alle Fonderie Limone, sino al 21 aprile, per la regia di Leonardo Lidi

Superati da poco i trentacinque, Leonardo Lidi, oggi artista associato dello Stabile torinese – Teatro Nazionale, nell’attesa di concludere la prossima estate a Spoleto con “Il giardino” il proprio percorso cecoviano, comincia a guardarsi indietro, a ripensare ad una certa strada percorsa. Ha tracciato, confessa nelle sue note di regia, una mappa, “scarabocchiata, usurata, spiegazzata”, il risultato degli ultimi anni di attività, gli ultimi tre, un memento da portare sempre con sé. “Ho segnato delle tappe imprescindibili, ho annotato dei luoghi/contenuti da visitare e inserito di tanto in tanto dei punti interrogativi per domandarmi quale fosse la strada più bella – e non la più veloce – da percorrere.” In periodo postpandemico, quando gli è stato chiesto di presentare un proprio progetto, ha individuato nell’amore il punto centrale di quel futuro percorso, percorribilissimo, un saggio quanto autentico espediente per riavvicinarsi al pubblico, per “scacciare la paura delle emozioni”, per individuare le scelte dei nostri cuori. Ne sono nati “Il misantropo” e “Come nei giorni migliori”, erano gli anni 2022 e ’23, un percorso d’amore in cui mancava ancora un ultimo tratto (o forse un percorso non ancora del tutto concluso, “un archetipo che possa aiutarci a mettere un punto e virgola in questo viaggio della fantasia”), in qualche modo il più faticoso da percorrere: forse inspiegabilmente al primo sguardo, certo inaspettatamente ne è nata l’euripidea “Medea”, oggi nella traduzione di Umberto Albini sul palcoscenico spoglio delle Fonderie Limone di Moncalieri, in scena sino al 21 aprile.

Ma come, “Medea” una storia d’amore? Ma come, lei, la protagonista, la figlia del Sole, la donna che da sempre abbiamo imparato, attraverso le parole nei secoli di più autori, a maledire per aver fatto scempio dei propri figli (una tragedia che a ragione la rende maggiormente vicino a noi, solo a scorrere le pagine dei quotidiani), oggi dovremmo considerarla l’eroina di un amore sconfinato? Ecco Lidi abbandonare il mondo della magia e della violenza, l’assassina proveniente dalla barbara Colchide, lo sguardo su chi antepone l’istinto di vendetta all’amore per i piccoli, a chiedersi le radici di quella tragedia, di quell’annientamento finale, di quel padre, Giasone, immiserito e anche ridicolizzato, che s’aggira per le stanze del palazzo a ricercare i propri figli; eccolo a chiedersi quanto può essere successo prima, il prima dove tutto era iniziato con la cattura del Vello d’oro, con i dubbi se seguire uno straniero o restare nella propria terra, la scelta e l’uccisione del fratellino minore, il destino di moglie fedele e la nascita dei due figli, i miti che ci riportano altre pozioni di veleno e altri assassini. Ogni cosa prima è stata dettata dal sentimento autentico, e poi l’abbandono: due tratti, due isole, du parti che in maniera ben distinta sezionano la tragedia. E la messa in scena.

Lidi è un regista che analizza, che ricerca, che scende a fondo nelle viscere dei testi che mette in scena, svelando strati che da sempre – forse: lasciando ancora qualche spazio per le altre letture del mito – hanno sbilanciato la nostra attenzione. È un regista che, come qualsiasi altro pronto per dovere o per passione ad attraversare la scena, tira dritto per la propria strada, inesorabilmente e umanamente, anche a costo d’inciampare. Voglio dire che è un gioiello di messa in scena questa prima parte della sua “Medea”, i personaggi annientati e imprigionati in quelle due pareti trasparenti a formare una sorta d’acquario (la scena è firmata da Nicolas Bovey) dove si urla, si ricorda, si corre da una parte all’altra convulsamente, si intonano canzoni su una chitarra elettrica, si ama e si tenta per un breve attimo di ritornare all’antico amore, un lungo momento – la prima parte! – in cui motivazioni ed effetti, sentimenti positivi e violenti, personaggi, tutto trova il proprio giusto spazio. Stretta, compatta, serrata. Dove Orietta Notari – un’attrice, mi ripeterò ma lo penso da sempre, con grande affetto, che chi organizza teatro dovrebbe tenere maggiormente presente, dandole tutto lo spazio che le spetta – è una protagonista eccezionale, nel suo correre e nello stare rannicchiata a terra, nell’andare avanti e indietro come una bestia in gabbia, colpita e pronta a rimettersi in piedi, spavalda e animale ferito, innamorata e vendicatrice, l’attaccamento alla nutrice presa a testimone, veri capolavori di spaventosa isteria, sempre autentica nel raggiungere le varie pieghe del personaggio che Lidi le ha vestito addosso, nel rantolo e nell’urlo, nel pianto e nel riso, nello sberleffo e nel dolore (“Soffro, lo capite che soffro?”) e nella commiserazione verso la donna più giovane che da domani prenderà il posto suo a fianco di Giasone. Credo la vera colonna portante dello spettacolo, che su di lei in gran parte trova la sua ragion d’essere.

Poi Lidi sembra arrendersi, non ben sicuro dove andare a parare, tocca ancora un punto alto con l’uccisione dei figli, un lampo di malvagità grandiosa nella sua brevità, una calza nera sulla testa e i figli sono morti: ma poi cincischia, sbrodola, obbliga Giasone&Co a uno stonato assaggio di danza moderna, un frastuono da locale del sabato sera, sino a portare in scena Glauce, in bianco abito da sposa con strascico, microfono in mano, a intonare “Eternità” (per chi avesse ricordi sfocati, di Bigazzi e Cavallaro, Sanremo ’70 arrivando quarta, Camaleonti e Ornella Vanoni…). E anche lo sventurato Giasone di Nicola Pannelli passato dall’arroganza, dalla vigliaccheria, dalle ragioni di un fatto senza importanza a una disperazione che, seppur ottimamente resa con ricchezza di toni, pecca e scivola in quella povera mise di uomo soltanto in canottiera e slip, mi pare un tantino eccessivo, pur restando nell’ambito di una sfacciata demascolinizzazione. Altri interpreti Valentina Picello, che è una convincente nutrice, Lorenzo Bartoli, Marta Malvestiti e Alfonso De Vreese. In ultimo, non ci aspettavamo una Medea di Lidi con i costumi della Medea pasoliniana: anche perché la voce “costumi” sembra sempre più zittirsi sui nostri palcoscenici, il minimal e il quotidiano sono imperanti (questi sono di Aurora Damanti), qui siamo a livello della più spudorata trasandatezza. Applausi nella replica a cui ho assistito soprattutto agli attori, qualche dissenso sull’operato di Lidi attorno a me. Condivisibilissimo, appunto.

Elio Rabbione

Le immagini dello spettacolo sono di Luigi De Palma

La fabbrica della felicità targata Pastiglie Leone

La storica azienda delle caramelle più famose d’Italia, rinasce nel nuovo stabilimento di Collegno, con tante novità dedicate soprattutto al pubblico, a partire dall’autunno prossimo.

È del 14 aprile il nuovo spot pubblicitario della “Fabbrica della felicità “ per pastiglie Leone, dai toni, dai costumi dei personaggi  coinvolti, dalle atmosfere fiabesche e oniriche, che ricordano un po’ quelle della “Fabbrica di Cioccolato”, il famoso film con protagonista Johnny Depp. 

Leone è la Fabbrica della Felicità da quasi 170 anni” spiega Mario De Luca, Marketing Director dell’azienda torinese. “Con il nuovo spot vogliamo raggiungere un pubblico sempre più vasto e diffondere la filosofia del Brand: un inno alla bontà e alla gioia di vivere, un’esplosione di allegria e squisitezza tutte italiane, in grado di viaggiare per il mondo e far vivere a chiunque – e ovunque – dei momenti di pura spensieratezza. I nostri prodotti sono unici perché realizzati da una squadra che lavora in perfetta armonia per rendere le iconiche pastiglie il linguaggio universale della felicità” 

Recente anche  la presentazione alla stampa e alle istituzioni del territorio locale e regionale, della nuova sede per Leone 1857, accolti dalla Presidente di Leone, Michela Petronio insieme al marito Luca Barilla. Le novità che porta in serbo per il futuro e le stesse dolcezze delle quali è ambasciatrice addirittura dai tempi di Cavour, regalano felicitá sin dall’ingresso in azienda. Leone è un’azienda dolciaria innovativa e sorprendente dal 1857, che racchiude nel proprio DNA gusto, bellezza e italianità, per offrire momenti di piacere sofisticato e spensierato allo stesso tempo. Tutto ha inizio più di 166 anni fa quando Luigi Leone aprì una confetteria ad Alba e cominciò a produrre piccole pastiglie di zucchero, diventando in pochi anni il fornitore ufficiale della Real Casa Savoia. Oggi, Leone è il brand di pastiglie più vendute in Italia: completano la gamma squisite gelatine, gommose e caramelle e raffinato cioccolato, prodotte con materie prime eccellenti e ricette tradizionali dell’antica confetteria italiana, della quale intende farsi rappresentante nel mondo, regalando piccoli momenti di inaspettata felicità.

La Fabbrica della Felicità – 7.000 mq di superficie di cui una parte destinata all’area esperienziale e l’altra alla produzione – ambisce a diventare una vera e propria destinazione turistica e rappresenta una tappa fondamentale nell’evoluzione di questa eccellenza italiana, già protagonista a settembre dello scorso anno di un rebranding che ha modernizzato il “volto” dello storico marchio.

“La decisione di investire in Leone” spiega Michela Petronio, presidente del brand “è stata motivata dalla volontà di rilanciare un marchio storico del food italiano, celebre per la sua qualità e autenticità. Leone rappresenta non solo un prodotto di alta qualità, ma anche un simbolo dell’italianità nel mondo. Abbiamo scelto di investire in quest’azienda perché pensiamo che abbia il potenziale per conquistare nuovi mercati essendo un marchio unico con prodotti distintivi.

Siamo entusiasti di inaugurare i lavori per la nuova Fabbrica Leone, che non sarà solo un centro di produzione, ma una vera e propria destinazione per tutti quelli che vorranno entrare nel mondo del brand. Questo ambizioso progetto consentirà al pubblico di immergersi nel magico processo di trasformazione delle materie prime in caramelle e cioccolato, offrendo un’esperienza coinvolgente, senza precedenti. Sarà un luogo dove la magia prende vita e dove sveleremo i segreti di questa antica confetteria, affascinando tutti coloro che vi entreranno.”

 

La progettazione, a opera dello studio di architettura milanese Piuarch, ha avuto come obiettivo quello di esaltare, attraverso l’espressione artistica del nuovo fabbricato, l’” anima” dell’industria dolciaria, guardando il futuro e l’innovazione ma non dimenticando la tradizione e l’artigianalità di Leone.

Chiara Vannini

Toulouse-Lautrec in mostra Mastio della Cittadella dal 20 aprile al 21 luglio

 

 

A Torino, le affascinanti atmosfere della Belle Époque verranno rivissute al Mastio della Cittadella in una mostra interamente intitolata a Henry de Toulouse-Lautrec. L’esposizione aperta al pubblico dal 20 aprile al 21 luglio 2024 è intitolata “Il mondo del circo e di Montmartre, ed è prodotta da Navigare Srl, patrocinata da Regione Piemonte e Città di Torino. La mostra, curata da Joan Abellò, con il coordinamento scientifico di Vittoria Mainoldi, presenta 112 opere. È molto ricca di manifesti, litografie e illustrazioni, tutte provenienti da collezioni private spagnole, ed è realizzata in cinque sezioni: manifesti e illustrazioni; le donne ed elles; il circo; i ritratti e l’esperienza multimediale che ripercorre la breve vita e l’attività dell’artista Henry de Toulouse-Lautrec, grazie a una sala video con proiezioni di immagini d’epoca e una selfie area, con la ricostruzione scenografica e suggestiva delle ambientazioni della Belle Époque.

Henry Marie Raymond de Toulouse-Lautrec nasce in una delle famiglie più antiche di Francia, frutto del matrimonio tra due cugini. La consanguineità avrà gravi conseguenze: suo fratello minore morirà a pochi mesi dalla nascita, mentre Henry, dopo un’infanzia apparentemente sana, manifesta nell’adolescenza un’ anomalia genetica ossea. Due fratture a distanza di pochi mesi gli lasceranno le gambe atrofizzate, bloccandogli la crescita in altezza e causandogli dolori fisici continui. Il padre Alphonse è lui stesso un ottimo disegnatore e scultore, oltre che un personaggio stravagante e ricco di interessi, amante dell’aria aperta, esperto di cavalli e maestro falconiere. Quando Henry deve smettere di fare equitazione, il padre lo manda a lezione da un amico di famiglia, specializzato in ritratti equestri, che gli impartirà lezioni di disegno, pittura, musica e lingue. Avvicinandosi all’École des Beaux Arts, inizia l’apprendistato presso pittori professionisti del calibro di Fernand Cormon, grazie al quale conosce Vincent Van Gogh, diventandone amico. Dopo le prime opere con soggetti accademici, a tema storico e con studio di nudi, si innamora del colore piatto steso a grandi campiture, conosciuto tramite l’arte giapponese. Sperimenta in breve il decorativismo dell’Art Nouveau, con forte attenzione dell’uso dei colori come mezzo espressivo, diluendo il colore ad olio con l’acqua ragia al fine diottenere un effetto pastello. Insofferente verso l’approccio impressionista, incentrato sul paesaggio, si fa conoscere per le opere dedicate alla vita notturna di Montmartre e per i ritratti realizzati in studio con sedute, talvolta lunghissime, e con una predilezione per le donne mature dai lineamenti segnati, abbigliamento e postura tipici dell’ambiente parigino.

Toulouse-Lautrec è riconosciuto come uno degli artisti bohèmien più rappresentativi dell’epoca. Morì alla giovane età di 37 anni, al termine di un’esistenza minata da gravi patologie congenite, oltre a sifilide e alcolismo. Il percorso espositivo sarà anche un modo per approfondire le dinamiche personali dell’autore, la sua filosofia di vita, il suo rispetto per gli altri e le qualità di un uomo colto che ha saputo apprezzare e capire la complessità dell’essere umano. L’esposizione presenta una panoramica dell’attività di Lautrec nel campo della grafica pubblicitaria, in cui si distingue a tal punto da influenzarne gli sviluppi successivi. Tra gli otto manifesti datati 1892 – 1895 ricordiamo quelli realizzati per gli spettacoli di Aristide Bruant, una celebrità del locale “Le chat noir” di Montmartre, icona del cabaret francese, e di un altro locale in voga in quel periodo, il “Divan Japonais”. In mostra sono presenti anche le illustrazioni realizzate per la rivista satirica “Le Rire” , in cui sono ritratti personaggi e artisti delle notti parigine.Di particolare interesse anche 12 stampe della serie “Elles”, che compongono la seconda sezione con ritratti di prostitute del quartiere Montmartre, con cui Toulouse-Lautrec condivideva una particolare quotidianità, essendo diventate, le “maisons closes” parigine, la sua abitazione.  La terza sezione dell’esposizione è dedicata al mondo circense e comprende 39 litografie, stampate postume, grazie a Maurice joioyant (1864-1930), fraterno amico di Lautrec, suo biografo ed esecutore testamentario. La sezione comprendente i ritratti include le stampe di 33 litografie, raffiguranti personaggi maschili e femminili della società borghese, artisti, intellettuali e personaggi della vita notturna parigina.

La mostra rimarrà aperta tutti i giorni, dal 20 aprile al 21 luglio, con orario continuato dal lunedì al venerdì dalle 9.30 alle 19.30; sabato, domenica e festivi dalle 9.30 alle 20.30.

 

Mara Martellotta

Rock Jazz e dintorni a Torino. I Pinguini Tattici Nucleari e Sergio Caputo

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GLI APPUNTAMENTI MUSICALI DELLA SETTIMANA 


Martedì.
Franco Battiato viene ricordato alla scuola Holden con il progetto “Seven Springs” a cura di Simone Cristicchi e Amara. All’Inalpi Arena 4 “sold out” su 5 giorni per i Pinguini Tattici Nucleari.

Mercoledì. Al Blah Blah suonano gli Infected. Al Colosseo Sergio Caputo celebra “Un sabato italiano”. All’Hiroshima Mon Amour si esibisce Erlend  Oye.

Giovedì. Al Circolo della Musica di Rivoli sono di scena Le Tre Sorelle. Al Magazzino sul Po suona il trio Psychè. All’Hiroshima si esibisce la cover band Nouvelle Vague. Allo Spazio 211 sono di scena gli Stunt Pilots mentre al Blah Blah si esibisce la cantautrice Cristina Nico.

Venerdì. Per il festival “R-Esistere” a Druento suonano i Modena City Ramblers. All’Hiroshima si esibiscono i BNKR44. Al Kontiki “Music For Future” con ZYP, Libellule e Stefano Groppo, in conclusione dello “Sciopero per il clima” che si svolgerà a Torino al mattino a cura di Fridays for Future. Al Folk Club suona Beppe Gambetta. All’Imbarchino suonano gli Static Palm. Al circolo Mossetto si esibiscono Furio Di Castri, Gianni Denitto e Ruben Bellavia. Al Blah Blah sono di scena gli Extinction e i Darkhold. Al Comala si esibiscono Federico Sirianni ed Elisabetta Bosio. Allo Spazio 211 suonano I Segreti dall’Emilia.

Sabato. Al Peocio di Trofarello suona il gruppo del chitarrista Michael Lee Firkins. Partenza per il Torino Jazz Festival al Museo dell’Automobile con la CFM Big Band che  presenta un tributo a Duke Ellington.  Per “Lovers” al Massimo arriva Big Mama.  Allo Ziggy suonano i Darvaza. All’Hotel Hilton del Lingotto suona il quartetto della sassofonista Tia Fuller. Al Blah Blah I Fasti propongono il loro nuovo album.

Domenica. Per il TJF al circolo familiare Fioccardo suona il quartetto di Max Ionata mentre al Castello di Rivoli si esibisce Valentina Sturba. Al Magazzino sul Po suonano i Sabasaba mentre all’Imbarchino  si esibiscono i marsigliesi Catalogue.

Pier Luigi Fuggetta

Lo Zecchino d’oro show approda a Torino

 

Dopo il grande successo dello scorso anno prosegue nel 2024 lo Zecchino d’oro show, un evento teatrale che racconta il mondo dello Zecchino d’oro, facendo ballare e cantare adulti e piccini sulle note di alcune delle canzoni più famose della storia canora.

Dopo l’appuntamento al teatro Regio di Parma, lo spettacolo farà tappa a Torino il 27 aprile al teatro Colosseo e a Bologna al Teatro delle Celebrazioni il 28 aprile.

Lo Zecchino d’oro Show, nato dalla collaborazione tra Antoniano, Stefano Francioni produzioni e Friends TV, porta in scena il piccolo coro dell’Antoniano diretto da Sabrina Simoni e la musica che ha accompagnato generazioni di bambini e di bambine, trasformandola in uno spettacolo interattivo durante il quale gli spettatori vengono trascinati in un’avventurosa caccia al tesoro.

Sul palco insieme ai bambini e alle bambine di età compresa tra i 4 e i 12 anni del piccolo coro, saliranno anche i due fratellini attori Gregorio e Sabina e la mascotte Nunù, l’asinello più famoso d’Italia, che metteranno in scena i brani più indimenticabili della manifestazione canora, dai 34 gatti, passando per io Katalicammello e il Panda con le Ali. Uno show per i bambini di oggi ma anche per quelli di ieri.

“Lo Zecchino d’oro è un’esperienza immersiva fatta di suggestioni sonore ed effetti speciali che danno vita a un mondo di musica e canzoni radicato nell’immaginario collettivo, creando un momento spensierato per le famiglie – spiega la direttrice del Piccolo Coro dell’Antoniano Sabrina Simoni”. Passione e entusiasmo sono energie che ogni giorno accompagnano il coro e che, in queste occasioni, vogliamo condividere e portare sul palcoscenico attraverso la musica e le storie più amate dal grande pubblico”.

“Da sempre il piccolo coro si fa portavoce dei valori dell’Antoniano quali accoglienza, solidarietà, uguaglianza, cura delle persone e dei più fragili. Un impegno costante trasmesso al grande pubblico attraversi i linguaggi universali della musica, dell’arte e della cultura – spiega Giampaolo Cavalli, direttore dell’Antoniano.

Mara Martellotta

La primavera è a OFF TOPIC con gli eventi del mese di aprile

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È molto fitto il mese di aprile nell’hub culturale di via Pallavicino 35, fra concerti in cortile, libri, aperitalk, teatro e stand up comedy in vista della bella stagione. A OFF TOPIC è arrivata la primavera con un fitto palinsesto di appuntamenti nel cortile dell’hub culturale, e non solo, per vivere al meglio la città di Torino dal tramonto alla sera. Tra i tanti appuntamenti ricordiamo musica, teatro, presentazioni di libri e rassegne, senza dimenticare gli aperitivi del bistrò, pronto ad accogliere il pubblico tra golose proposte gastronomiche.

Giovedì 18 aprile, alle ore 21, torna The Nerve, che porta a Torino l’intrattenimento queer e crea uno spazio sicuro per esprimere la propria arte in ogni forma, dal drug al queen o King, alla danza, al circo, al canto e al burlesque. The Nerve dà spazio a ogni forma d’espressione che senta l’esigenza di raccontare qualcosa, ed è il primo cabaret queer di Torino.

Venerdì 19 aprile torna l’appuntamento con “Senti chi parla”, il formato dedicato ai libri e ai podcast insieme all’autore Matteo Saudino e gli esperti di filosofia Lucilla Moliterno e Stefano Tancredi, che presenteranno “Star Wars e la filosofia”. In una galassia lontana, ma forse più vicina di quanto immaginiamo, può accadere che l’universo di Star Wars, costellato di innumerevoli mondi e abitato da personaggi indimenticabili, incontri l’altrettanto vasto terreno della filosofia, un firmamento popolato da pensatori e visionari in grado di rivelare mondi ignoti all’umanità. In 9 capitoli ispirati alla saga di George Lucas, l’autore Matteo Saudino e gli esperti Lucilla Moliterno e Stefano Tancredi, esplorano I più affascinati sistemi e concetti di pensiero. In questo formidabile itinerario galattico, scopriremo che la filosofia può essere una meravigliosa compagna di viaggio e una bussola infallibile per orientarci nelle piccole e grandi questioni della vita. In Star Wars e la filosofia, i personaggi si confrontano con i filosofi e le più importanti tematiche del pensiero. Prenotazione consigliata su whatsapp al numero 388 4463855.

Sempre venerdì 19, alle 21.30, si prosegue con il live degli Atlante, un trio di stampo alternativo rock, nato a Torino nel 2016. Dopo sei anni di carriera, costellati anche dalla produzione a distanza di Crociate, pubblicate il 29 maggio 2020 durante il periodo di quarantena, il gruppo torna in studio per comporre il terzo disco, la cui uscita sarà prevista per l’autunno 2024.

Imperdibili gli appuntamenti del Torino Jazz Festival, che fa tappa a OFF TOPIC giovedì 25 aprile alle ore 19, con Gian Marco Syncotribe Quintet. In questo quintetto emerge il lato più eclettico del lavoro compositivo del sassofonista e leader Maurizio Giammarco, autore di brani in cui la scrittura va a integrarsi in una narrazione musicale multidirezionale.

Gli appuntamenti del Torino Jazz Festival terminano martedì 30 aprile alle 23 con TUN (Torino Unlimited Noise), trio formato da Gianni Denitto, Fabio Giachino e Mattia Barbieri, che supera i confini del genere, fondendo i ritmi techno con il Jazz. Nel 2022 hanno suonato per Eurovision Stage.

 

Mara Martellotta

Serate torinesi di cultura, dal Museo di Scienze naturali alla Pinacoteca Agnelli (con vista sulla città)

Scopri – To

Alla scoperta di Torino

Torino apre le porte dei suoi musei anche di sera per degli spettacoli culturali molto accattivanti per qualunque tipo di pubblico. Tra le serate più famose vi è senz’altro “Una notte al museo delle Scienze Naturali”, la serata, organizzata dal club Silencio, prevede la visita al museo con musica dal vivo, luci soffuse e drink. Questo per permettere a qualunque fascia di età di poter accedere ad una visione nuova della cultura, più vicina alle esigenze giovanili e interessante anche per i più grandi. Il contesto permette la socializzazione perché la musica ha un volume moderato e per chi preferisce c’è anche la possibilità di fare delle visite guidate. Il Museo è suddiviso in tre aree; una prima parte con animali imbalsamati provenienti da tutto il mondo come leoni, giraffe, stambecchi, orsi e tantissimi altri. L’imbalsamazione animale, detta anche tassidermia, prevede di utilizzare solo la pelle dell’animale e riporla su un manichino che ne conserva le dimensioni originali.


Nella seconda sala, al centro, troneggia lo scheletro di una balena e nelle vetrine laterali un tributo ai viaggi nel corso del tempo con animali, fotografie storiche e numerosi reperti.
Nella terza sala, detta “la sala delle Meraviglie” troviamo dei reperti di dinosauri e delle pietre come il Topazio con Quarzo affumicato del Pakistan o la Rodocrosite, una pietra rosata proveniente dall’America. In questa sala troviamo anche una sezione dedicata alle nuove specie animali, come il particolare camaleonte del Madagascar o la rana dalle labbra bianche.

 


Questo museo è spesso visitato da numerosi turisti e classi scolastiche ma da quando si organizzano gli eventi serali l’affluenza aumenta giorno dopo giorno con un pubblico molto più vasto ed eterogeneo.

LA CULTURA SI DIFFONDE ANCHE PER ALTRE REALTA’

Il museo di Scienze Naturali non è l’unico a cimentarsi in questo tipo di serate, anche il Museo Egizio organizza spesso, soprattutto nei periodi primaverili e estivi, eventi di questo genere aprendo dalle 19.00 alle 24.00 dove spesso anche chi conosce già bene il museo ha il piacere di tornare per vedere i nuovi e continui allestimenti che vengono proposti.
Torino ha anche altre realtà culturali aperte la sera come le Gallerie D’Italia in piazza San Carlo all’interno di Palazzo Turinetti dove si trova una vasta esposizione di opere fotografiche, circa 7 milioni, legate ai temi della sostenibilità realizzate dagli anni Trenta agli anni Novanta. Il museo è aperto fino alle 22.30 e ha anche al suo interno una libreria, un caffè letterario e un ristorante.

Anche la Pinacoteca Agnelli all’ultimo piano del Lingotto offre numerosi capolavori artistici come i dipinti di Manet, Matisse, Modigliani e molti altri.
Numerossisimi i turisti che sfruttano le ore serali per andare a visitare la Reggia di Venaria aperta fino alle 22.30 il venerdì, il sabato e la domenica.
Per chi invece vuole inebriarsi di cultura ogni sera, sono tantissimi gli eventi proposti dai maggiori teatri sabaudi come Il teatro Regio che offre spesso spettacoli di opera lirica. Il teatro Colosseo con numerosi personaggi di successo come Vincenzo Schiettini che nel suo spettacolo di intrattenimento insegna fisica in modo semplice. Anche il teatro Gobetti, il teatro Gioiello e il teatro Erba ogni sera stupiscono la platea con sempre nuove rappresentazioni.
I torinesi amano la cultura e quando si riesce a riviverla in veste nuova rende l’esperienza ancora più accattivante e dal fascino unico per ogni tipologia di pubblico dai neofiti ai più esigenti.

 

NOEMI GARIANO

“Uno scatto nel passato” con gli allievi del corso di fotografia dell’Accademia Albertina di Belle Arti

Domenica 14 aprile 2024, dalle 15 alle 17, in occasione della mostra “L’Ottocento fotografa il Medioevo”, sarà presente uno scatto nel passato con gli allievi del corso di fotografia, un evento aperto a tutti per raccontare le storie della fotografia, dalle antiche silhouette alle macchine fotografiche ottocentesche, messe in azione di fronte ai nostri occhi fra le sale della Pinacoteca Albertina e l’affascinante sotterraneo della rotonda del Talucchi. Dai bambini agli adulti, è un evento per tutti a cura degli allievi del corso di fotografia dell’Accademia Albertina di Belle Arti.

Info: 011 0897370

comunicazioni@albertina.academy

 

Mara Martellotta

Trent’anni di Torino Comics. L’inaugurazione ufficiale

Questa mattina nella Sala Rossa di Lingotto Fiere si è svolto l’evento ufficiale di apertura della XXVIII edizione di Torino Comics. Accessibilità è la chiave e la promessa e Torino Comics vuole essere accessibile al 100% e che da anni lavora proprio in questa direzione. Giovanni Ferrero della Consulta per le persone in difficoltà presenta lo spazio dedicato a inclusione: “per noi il gioco è una cosa seria. Vogliamo divertire con la disabilità giocando, con esperienze, e qui a Torino Comics se ne possono vivere tante, dal gioco memory bendati al creare un fumetto con la bocca per artisti senza arti, e qui presentiamo in anteprima il videogioco di realtà virtuale in cui l’utente si muove per la casa e la città come se fosse su carrozzina”. Per l’occasione la CPD ha inoltre presentato in anteprima assoluta Virtual Disability Experience (VDE), il primo videogioco di realtà virtuale che fa immedesimare nei panni di una persona con disabilità in carrozzina.

Maurizio Marrone, Assessore alle Politiche sociali e dell’integrazione socio-sanitaria della regione Piemonte ha commentato: “Sottoscrivo il messaggio che è stato lanciato: il fumetto e il gioco sono cultura con la C maiuscola. Torino Comics è un grande evento, ma soprattutto fa aggregazione, perché, lo vediamo, giovani molto diversi si ritrovano qui uniti da una stessa passione. Che il gioco sia aggregazione lo abbiamo visto bene con la Pandemia e i lockdown, quando il gaming online è stato in grado di mantenere le relazioni. Una capacità importantissima, soprattutto se il gioco è inclusivo e a Torino Comics lo è. Apprezziamo moltissimo infatti  lo spazio dato alla disabilità e l’approccio con cui ci si pone: disabilità non è sopravvivenza ma qualità della vita, anche attraverso il gioco. Ancora una volta Torino è all’ avanguardia.

Vittorio Pavesio, patron della manifestazione, e Claudio Castellini, autore del manifesto ufficiale di Torino Comics 2024, sono sul palco per raccontare la storia di questi 30 anni di Torino Comics, nato nel ‘94, tra i primi micro eventi figli della manifestazione di Lucca Comics che aveva portato alla luce la grande passione per il fumetto. Castellini, spiega come è nato il disegno che vuole celebrare il techno fantasy, tema di questa edizione. “Un grande onore partecipare con questo ruolo così importante” ha detto. Un manifesto che mette in risalto la città che ospita l’evento, tanto che il cavallo alato (tipico del fantasy, ma con ali meccaniche) assume la posizione del famoso toro di Torino, e porta una corona con corna di modo da ricordare l’animale simbolo della città. Sullo sfondo la Mole Antonelliana, simbolo madre del capoluogo piemontese.