Cosa succede in città- Pagina 393

"World Press Photo 2019", ecco i finalisti

Sono stati annunciati lo scorso mercoledì 20 febbraio i finalisti della 62ª edizione del “World Press Photo” (WPP), il più importante concorso di fotogiornalismo al mondo, organizzato dall’omonima Fondazione olandese (con sede ad Amsterdam) dal 1955

Con essi, arriva un’altra importante notizia per Torino: l’esposizione internazionale tornerà infatti sotto la Mole anche quest’anno. Sarà la terza volta, la seconda all’interno dell’ex Borsa Valori di via San Francesco da Paola, in virtù del rinnovo della collaborazione fra l’ Associazione C.I.ME. Culture e Identità Mediterranea (fra i principali partner della Fondazione World Press Photo) con la Camera di Commercio subalpina, proprietaria dell’immobile. Il taglio del nastro avverrà il prossimo 28 settembre e l’esposizione, visto il crescente successo riscosso nelle passate edizioni, si protrarrà fino al 17 novembre. Come per l’anno scorso, le foto saranno accompagnate da un fitto calendario di conferenze e incontri, in collaborazione con istituzioni e realtà locali, per un vero ”festival sull’attualità”. Per quanto riguarda il Premio, resi noti, come s’è detto, tutti i finalisti, i vincitori saranno invece annunciati il prossimo 11 aprile nel corso della cerimonia ufficiale ad Amsterdam.  Per selezionarli, la Giuria generale presieduta quest’anno da Whitney C. Johnson (vicepresidente del “National Geographic”) ha esaminato la bellezza di 78801 fotografie realizzate da 4738 fotografi provenienti da 129 Paesi diversi. Otto le categorie in concorso, la novità di quest’anno è l’introduzione di un nuovo premio: il World Press Photo Story of the Year, riconoscimento al fotografo “la cui creatività visiva e abilità hanno prodotto una storia con eccellenti editing e sequenza fotografici, su un grande evento o una questione di rilevanza giornalistica del 2018”. Tra i tre finalisti per questo riconoscimento, ci sono due italiani dell’Agenzia “Contrasto”: il parmigiano Marco Gualazzini, con un reportage sul bacino del Ciad e Lorenzo Tugnoli, di stanza a Beirut con un lavoro per il “Washington Post” sulla crisi umanitaria in Yemen. Con loro, l’olandese Pieter Ten Hoopen che ha seguito una carovana di migranti diretta negli Stati Uniti. I finalisti per il “World Press Photo 2018” (il premio, tra tutti, più importante) sono invece lo stesso Marco Gualazzini, Mohammed Badra (con le vittime di un sospetto attacco gas in Siria), Chris McGrath (con l’uomo che tiene lontano i giornalisti fuori dal Consolato dell’Arabia Saudita, dopo la morte del giornalista Jamal Khashoggi), John Moore (con la foto della bambina che piange mentre la mamma viene perquisita alla frontiera fra Messico e Stati Uniti), Brent Stirton (che ha fotografato l’unità femminile antibracconaggio delle Akashinga, in Zimbabwe) e Catalina Martin Chico (sua la fotografia di un’ex guerrigliera delle Farc, in Colombia, cui durante il conflitto era vietato avere figli).  L’anno scorso il premio era stato vinto dal fotografo venezuelano Ronaldo Schemidt: aveva immortalato un ragazzo in fiamme durante le proteste contro il governo di Maduro.

g. m.

Le foto finaliste per il “World Press Photo 2018” realizzate da:

– Marco Gualazzini
– Catalina Martin – Chico
– Mohammed Badra
– Chris McGrath
– John Moore
– Brent Stirton

 

 

Incontri illuminanti con l’arte contemporanea

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Appuntamenti a Torino con Tobias Rehberger e Nicola De Maria

Collegata alla XXI edizione di “Luci d’Artista”, dopo quattro mesi di attività formative, si conclude giovedì prossimo 21 febbraio, la prima edizione del Progetto “Incontri illuminanti con l’Arte Contemporanea”, promosso dalla Città di Torino e realizzato, con il   sostegno della Fondazione Teatro Regio, dai Dipartimenti Educazione della GAM-Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea e del PAV-Parco Arte Vivente / Centro Sperimentale d’Arte Contemporanea. Ad ispirare questa prima edizione è stata la Luce d’Artista “My Noon”, opera dello scultore e designer tedesco (Leone d’oro, come migliore artista della “Mostra Fare Mondi”, alla Biennale di Venezia del 2009) Tobias Rehberger, collocata nel cortile della Scuola Elementare “Carlo Collodi” e dai cui contenuti ha preso spunto il tema guida della proposta artistico-culturale incentrata su “Il tempo: nell’arte contemporanea e nel quotidiano”. Proposta portata avanti per quattro mesi, durante i quali insegnanti e allievi delle scuole del territorio hanno partecipato a percorsi formativi, laboratori e itinerari, aventi come obiettivo quello di promuovere la crescita culturale e rendere più accessibile il patrimonio d’arte contemporanea della Città. Il progetto ha offerto inoltre l’opportunità di interagire con lo stesso Tobias Rehberger , oggi fra i più importanti protagonisti del mondo creativo internazionale e che, proprio a conclusione delle attività, sarà accolto per la seconda volta a Torino giovedì prossimo 21 febbraio alle 15.30, per inaugurare alla GAM ( via Magenta, 31) l’allestimento collettivo-performativo, dal titolo “Diari illuminanti”, realizzato con gli elaborati dei 700 allievi delle 35 classi delle scuole della Circoscrizione 8, che si sono concentrati sul tema del “Tempo” nelle sue molteplici interpretazioni. A conclusione dell’inaugurazione della mostra, l’artista tedesco si sposterà nel “Salone d’onore” dell’ “Accademia Albertina di Belle Arti” (via Accademia Albertina, 6), dove, a partire dalle 17,30 dialogherà con docenti, studenti e con quanti siano liberamente interessati a conoscere la sua visione del produrre arte oggi. Nei giorni di sabato 23 e domenica 24 febbraio si svolgeranno ancora e sempre alla GAM attività a tema, rivolte alle famiglie coinvolte nel progetto, che sono invitate con ingresso gratuito a visitare le Collezioni del Museo. I piccoli protagonisti dell’esperienza accompagneranno in seguito i genitori alle attività previste nello spazio “Education” della GAMSempre nell’ambito degli “Incontri illuminanti”, venerdì 22 febbraio, alle ore 17,30, l’appuntamento è invece con Nicola De Maria, fra i grandi protagonisti della Transavanguardia italiana e autore per “Luci d’Artista” del “Regno dei fiori: Nido cosmico di tutte le anime”. L’artista, beneventano d’origine ma residente e operante a Torino, sarà presente a un incontro che si terrà all’“Hotel NH Collection”, al civico 15 di piazza Carlo Emanuele II, dove è ancora possibile, fino a fine mese, ammirare la sua opera. L’appuntamento, organizzato dalla Città con il network indipendente NESXT, sarà moderato da Olga Gambari e coinvolgerà operatori, appassionati, curatori e artisti impegnati nella progettazione di interventi creativi utilizzando la luce (e il buio) come elemento per rileggere e rigenerare gli spazi urbani. Per info: GAM Area Education, tel. 011/4429544 o didattica@fondazionetorinomusei.it

g.m.

 

Nelle foto
– Tobias Rehberger di fronte alla sua opera “Kotatsu” nelle Collezioni GAM
– GAM: “Laboratorio illuminante”
–  Nicola De Maria, il “Regno dei fiori” (foto: il Torinese)

 

"La detestata sogliola. Vita e opinioni di una gentildonna"

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Al Circolo della Stampa, presentazione del libro di Margot Galante Garrone
Per tutti era Margot. Nome d’arte, che l’ha sempre accompagnata anche nella vita privata, da quando entrò a far parte di “Cantacronache”, il gruppo di musicisti, letterati e poeti fondato a Torino nel 1957 – con lo scopo di valorizzare la canzone attraverso l’impegno sociale – dal compositore Sergio Liberovici e dal musicologo Michele Luciano Straniero, fra i precursori (Umbero Eco dixit) dei primi cantautori italiani, insieme ad altre figure di spicco della cultura torinese e nazionale come Emilio Jona, Fausto Amodei, Giorgio De Maria e Mario Pogliotti. Nel gruppo, Margherita – Margot Galante Garrone, nata a Torino nel 1941 (figlia maggiore del magistrato e politico Carlo Galante Garrone, fratello del celebre storico e anch’egli magistrato Alessandro) e scomparsa a Genova nel 2017, si ritaglia subito un ruolo di primo piano; sposa, in prime nozze, Sergio Liberovici ( da cui ha un figlio, Andrea, oggi compositore e regista) e collabora per i testi delle sue canzoni– la più celebre, la ballata “proto femminista”, “Le nostre domande” – con scrittori e intellettuali, quali Italo Calvino, Franco Fortini e Gianni Rodari. Cantautrice, compositrice e, dagli anni Ottanta, anche regista teatrale – dopo aver fondato il “Gran Teatrino La Fede delle Femmine” con Paola Pilla e Margherita Beato, con cui realizza spettacoli di marionette “per adulti” – Margot sarà ricordata il prossimo mercoledì 20 febbraio, alle ore 17, presso il Circolo della Stampa – Palazzo Ceriana Mayneri, in corso Stati Uniti 27 a Torino, attraverso le pagine del suo libro “La detestata sogliola”, pubblicato postumo nel 2018 per i tipi di “Marsilio Editore”. Sottotitolo “Vita e opinioni di una gentildonna”, in esso troviamo i ritmi e il racconto di un delicato ironico e spiritoso “ritratto famigliare”, le sue memorie, le sue passioni di donna e artista e i suoi anni trascorsi a Venezia, nella casa – fatta di muri e mirabolante fantasia – della Giudecca con il secondo marito Giovanni Morelli (celebre musicologo, docente alla lagunare “Ca’ Foscari”), con il figlio Andrea e un esercito di gatti. All’incontro, che sarà intervallato da letture dell’attrice Elisabetta Pozzi, interverranno il figlio Andrea Liberovici e il giornalista Bruno Quaranta. “Le parole – ebbe a scrivere di lei Cesare De Michelis, storico presidente della ‘Marsilio’- le fa diventare parte di una sua riflessione sul mondo…che ha la forza travolgente di un disincantato candore, di un’immediata e sconcertante sincerità”. E il figlio, Andrea, che è anche presidente dell’Associazione Culturale veneziana dedicata a Giovanni Morelli, ricorda: “‘La detestata sogliola’ è il titolo dell’unico libro scritto da Margot, che ho trovato sul desktop del suo computer un paio di mesi dopo la sua morte. Sapevo che era lì, perché ne avevamo parlato, ma non avevo avuto la forza di leggerlo. Ora posso dirlo: è bellissimo…Ho avuto la grande fortuna di crescere con Giovanni e mia mamma da quando avevo due anni e non posso non condividere uno degli scopi dell’Associazione Giovanni Morelli, ovvero quello, non soltanto di mantenerne viva la memoria, ma di farli conoscere ai più giovani attraverso l’esempio che ci hanno lasciato: l’umanità come centro e nutrimento di ogni loro gesto, creativo ed artistico, che sapevano condividere in forma di dono con tutti… senza distinzioni e copyright”.
Ingresso libero fino a esaurimento posti. Per info: Circolo della Stampa – Sporting, Palazzo Ceriana Mayneri, corso Stati Uniti 27, Torino; tel. 011/5175146 o www.palazzocerianamayneri.it

Gianni Milani

Nelle Foto:
– Margot in una datata foto insieme al figlio Andrea
– Margot Galante Garrone

 

“La detestata sogliola. Vita e opinioni di una gentildonna”

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Al Circolo della Stampa, presentazione del libro di Margot Galante Garrone

Per tutti era Margot. Nome d’arte, che l’ha sempre accompagnata anche nella vita privata, da quando entrò a far parte di “Cantacronache”, il gruppo di musicisti, letterati e poeti fondato a Torino nel 1957 – con lo scopo di valorizzare la canzone attraverso l’impegno sociale – dal compositore Sergio Liberovici e dal musicologo Michele Luciano Straniero, fra i precursori (Umbero Eco dixit) dei primi cantautori italiani, insieme ad altre figure di spicco della cultura torinese e nazionale come Emilio Jona, Fausto Amodei, Giorgio De Maria e Mario Pogliotti. Nel gruppo, Margherita – Margot Galante Garrone, nata a Torino nel 1941 (figlia maggiore del magistrato e politico Carlo Galante Garrone, fratello del celebre storico e anch’egli magistrato Alessandro) e scomparsa a Genova nel 2017, si ritaglia subito un ruolo di primo piano; sposa, in prime nozze, Sergio Liberovici ( da cui ha un figlio, Andrea, oggi compositore e regista) e collabora per i testi delle sue canzoni– la più celebre, la ballata “proto femminista”, “Le nostre domande” – con scrittori e intellettuali, quali Italo Calvino, Franco Fortini e Gianni Rodari. Cantautrice, compositrice e, dagli anni Ottanta, anche regista teatrale – dopo aver fondato il “Gran Teatrino La Fede delle Femmine” con Paola Pilla e Margherita Beato, con cui realizza spettacoli di marionette “per adulti” – Margot sarà ricordata il prossimo mercoledì 20 febbraio, alle ore 17, presso il Circolo della Stampa – Palazzo Ceriana Mayneri, in corso Stati Uniti 27 a Torino, attraverso le pagine del suo libro “La detestata sogliola”, pubblicato postumo nel 2018 per i tipi di “Marsilio Editore”. Sottotitolo “Vita e opinioni di una gentildonna”, in esso troviamo i ritmi e il racconto di un delicato ironico e spiritoso “ritratto famigliare”, le sue memorie, le sue passioni di donna e artista e i suoi anni trascorsi a Venezia, nella casa – fatta di muri e mirabolante fantasia – della Giudecca con il secondo marito Giovanni Morelli (celebre musicologo, docente alla lagunare “Ca’ Foscari”), con il figlio Andrea e un esercito di gatti. All’incontro, che sarà intervallato da letture dell’attrice Elisabetta Pozzi, interverranno il figlio Andrea Liberovici e il giornalista Bruno Quaranta. “Le parole – ebbe a scrivere di lei Cesare De Michelis, storico presidente della ‘Marsilio’- le fa diventare parte di una sua riflessione sul mondo…che ha la forza travolgente di un disincantato candore, di un’immediata e sconcertante sincerità”. E il figlio, Andrea, che è anche presidente dell’Associazione Culturale veneziana dedicata a Giovanni Morelli, ricorda: “‘La detestata sogliola’ è il titolo dell’unico libro scritto da Margot, che ho trovato sul desktop del suo computer un paio di mesi dopo la sua morte. Sapevo che era lì, perché ne avevamo parlato, ma non avevo avuto la forza di leggerlo. Ora posso dirlo: è bellissimo…Ho avuto la grande fortuna di crescere con Giovanni e mia mamma da quando avevo due anni e non posso non condividere uno degli scopi dell’Associazione Giovanni Morelli, ovvero quello, non soltanto di mantenerne viva la memoria, ma di farli conoscere ai più giovani attraverso l’esempio che ci hanno lasciato: l’umanità come centro e nutrimento di ogni loro gesto, creativo ed artistico, che sapevano condividere in forma di dono con tutti… senza distinzioni e copyright”.

Ingresso libero fino a esaurimento posti. Per info: Circolo della Stampa – Sporting, Palazzo Ceriana Mayneri, corso Stati Uniti 27, Torino; tel. 011/5175146 o www.palazzocerianamayneri.it

Gianni Milani

Nelle Foto:
– Margot in una datata foto insieme al figlio Andrea
– Margot Galante Garrone

 

Pittura Spazio Scultura alla Gam

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Nuovo allestimento per le collezioni del Contemporaneo

Il nuovo percorso, allestito nel seminterrato del Museo di via Magenta a Torino, inizia sotto il segno dell’ “essenzialità”, ben accompagnato a un’attenta riflessione, da parte degli artisti esposti in rassegna, su quanto s’è macinato e tramandato nei secoli a partire dalle origini del fare arte. Il primo impatto, allusivo quanto basta per agitare i più vivaci neuroni della mente e gli impulsi più segreti dell’emozione, è con i “grandi ferri” (“Archeologia” del ’78) di Giuseppe Spagnulo che sanno di fucina e altiforni – prodotti fianco a fianco con gli operai – il cui sviluppo pavimentale ricorda per certi versi il Minimalismo americano e che, sul piano scultoreo, sembrano la risposta alle “Macchie” (1969-’70) di Marco Gastini, cui l’artista torinese “aveva affidato la rigorosa bidimensionalità della pittura astratta”. Accanto, la tela bianca su tela grezza (“Senza titolo” del ’66) del genovese Giulio Paolini e quelle di Claudio Olivieri e Claudio Verna affidate in toto all’avventura di cromie quali elementi fondanti e primari del far pittura, alla stregua dei gesti scultorei – e dichiaratamente scultorei – alla base delle opere di Marisa Merz e di Alighiero Boetti, nate “da materiali non tradizionali piegati a volumetrie antiche”. Di origini ancor più remote ci parla poi l’“Impronta del pollice” del ’68 di Giorgio Griffa, dove il gesto ripetitivo si fa scrittura, diventa racconto affine per certi versi alla suggestione di millenarie pitture rupestri. Otto artisti, questi appena menzionati, assemblati in quella che possiamo definire la prima di sette sezioni in cui si articola il nuovo allestimento – curato da Elena Volpato – delle Collezioni del Contemporaneo della GAM, presentato il 15 febbraio scorso e prima edizione di un programma di diversi ordinamenti che si succederanno su base biennale. Ventitré sono gli artisti selezionati in quest’occasione, tutti operanti fra gli anni Sessanta ed Ottanta, tutti nati in Italia o che l’Italia scelsero quale Paese d’elezione. Una trentina le opere esposte, provenienti interamente dalle Collezioni del Museo, cui s’assomma un’interessante selezione di “Libri d’artista” arrivati grazie al contributo della Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea – CRT, cui si deve anche la recente acquisizione delle due opere esposte di Marco Bagnoli, “Vedetta notturna” del 1986 e “Iris” (racconto del cosmo proiettato verso l’infinito) dell’’87. Mentre “Animale terribile” (1981) di Mario Merz e “Gli Attaccapanni (di Napoli)”– scultura di luce e colore – di Luciano Fabro, appartengono a un ristretto gruppo di lavori provenienti dalla Collezione Margherita Stein e affidati alla comune cura della GAM e del Castello di Rivoli. Sottolinea la curatrice: “Alcuni degli artisti qui rappresentati sono legati alle vicende dell’Arte Povera, altri a quelle della Pittura Analitica. Altri ancora, dopo una stagione concettuale, hanno trovato nuove ragioni per tornare a riflettere su linguaggi tradizionali e su antichi codici espressivi”. A tenerli insieme non è solo un fatto di mera cronologia, ma la constatazione che “in tutti loro c’è più personalità e indipendenza di quanto le ragioni di un raggruppamento o le linee di tendenza del mondo dell’arte possano dire”. Indipendenza e singolarità che appaiono ben chiare, proseguendo il percorso, nelle opere di Pier Paolo Calzolari e di Giovanni Anselmo, da sempre esponenti di punta dell’Arte Povera, ma narratori concettualmente lontani e ben diversi, pur partendo da un comune rettangolo di tela bianca. Così come Paolo Icaro poeticamente attratto dalla matrice metafisica del gesso ed Eliseo Mattiacci che, con la sua “Cultura mummificata”, mette in scena libri illeggibili, resi tali dall’antica tecnica scultorea del calco. A proseguire, ci s’imbatte in “Ab Olympo” di Claudio Parmiggiani di effetto trompe l’oeil e di chiaro riferimento divin-mitologico; e ancora, di Hidetoshi Nagasawa (nato in Manciuria, ma vissuto nel Biellese) nella tenda “Era”, che “proprio come la tenda di Piero Della Francesca si apre sull’apparire del verbo incarnato, nella sua ‘Madonna del Prato’”. Sempre piacevole è, a seguito, la sorvegliata delicatezza cromatica di Salvo, mentre la scrittura visiva di Ketty La Rocca muove lungo il profilo mosso di una “Pietà” di Michelangelo, alla cui data di nascita è dedicata anche la sequenza di 99 disegni di Luigi Mainolfi. Sapere artigianale, pittura e scultura si fondano mirabilmente nelle opere di Luigi Ontani, quali caratteri rintracciabili anche nell’ultima sala che vede esposti gli “Affreschi” di Franco Guerzoni e quella suggestiva memoria di “architettura antica” che è la “Casa” del marchigiano Nanni Valentini. Quale il fil rouge che tiene insieme tutte queste opere e i loro autori? Sicuramente “il desiderio dell’arte – ancora la curatrice– un senso di appartenenza, la consapevolezza di tutto ciò che quella parola aveva significato sin lì e tutto ciò che ancora poteva rappresentare in virtù di quel passato”.

Gianni Milani

“Pittura Spazio Scultura”

GAM-Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea, via Magenta 31, Torino; tel. 011/4429518 o www.gamtorino.it

Fino al 4 ottobre 2020 – Orari: dal mart. alla dom. 10/18, lun. chiuso

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Foto

– Particolare della prima sala – Photo Paolo Robino
– Alighiero Boetti: “Rotolo di cartone ondulato”, 1966
– Marco Bagnoli: “Iris”, affresco staccato, 1987
– Luciano Fabro: “Gli Attaccapanni (di Napoli)”, bronzo tela di lino acrilico filo in cotone, 1976-’77
– Mario Merz: “Animale terribile”, tubolari in ferro e tecnica mista su tela, 1981
– Claudio Parmiggiani: “Ab Olympo”, tempera su tela e legno, 1997

 

 

 

 

Principio di incendio, metropolitana ferma

La Metropolitana di Torino è rimasta bloccata da Porta Nuova al Lingotto per un principio d’incendio causato da un corto circuito nel locale delle batterie alla fermata Lingotto. Gtt ha attivato un servizio di bus sostitutivi tra Lingotto e la stazione ferroviaria. Il rogo è stato spento dai vigili del fuoco. Non ci sono danni a persone.

“Cardiologia dietro le quinte” al Mauriziano

Sabato 16 febbraio 2019 dalle ore 15 alle ore 18, si terrà l’evento “Cardiologia dietro le quinte”, nell’ambito del progetto “Cardiologie Aperte”, proposto da ANMCO (Associazione Nazionale Medici Cardiologi Ospedalieri) – Fondazione per il Tuo cuore – HCF Onlus. La Cardiologia dell’ospedale Mauriziano di Torino invita i cittadini a conoscere e ad entrare nel vivo dell’attività quotidiana, presso il Padiglione 9 – piano terra dell’ospedale.

Alle ore 15 ci sarà l’accoglienza dei partecipanti con saluto iniziale e presentazione dell’organizzazione del reparto e delle figure che ci lavorano (luogo: Atrio padiglione 9).

Alle ore 15.45-16 si parte per un viaggio in 3 tappe, alla scoperta della Cardiologia:

– Vivi una giornata in Cardiologia (presso il reparto di degenza)

– Conosci il Progetto Banca del Cuore – BancomHeart (presso l’Ambulatorio di Cardiologia)

– Scopri come prevenire le malattie di cuore (nell’atrio del padiglione 9).

Infine alle ore 17 un buffet “Amico del Cuore” e piccolo spettacolo finale, a cura dal Gruppo Teatrale “Amici x Torino”.

Un abbraccio alle mamme in difficoltà

Un anno fa partiva il progetto di solidarietà nato dalla sinergia tra la storica associazione torinese e la cooperativa lattiero-casearia: aiutati già 80 nuclei mamma-bimbo e distribuiti 6.880 pacchi spesa a base di prodotti freschi. Obiettivo principale: garantire un’alimentazione sana anche in condizioni di povertà

 

La macchia ‘allegra’ impressa sulle confezioni del latte è diventata ormai familiare a tanti torinesi che ormai, oltre al simbolo, hanno imparato anche a conoscere il progetto di solidarietà che c’è dietro. D’altra parte Don Ciotti, nel tenerlo a battesimo, lo definì ‘un marchio che parla, che dà voce a chi è ai margini’. Compie un anno in questi giorni Abbraccia una Mamma, iniziativa nata dalla sinergia tra l’Associazione Gruppo Abele e Abit, consorzio cooperativo lattiero caseario che fa capo a Trevalli Cooperlat. Le due realtà hanno messo a sistema le rispettive forze e vocazioni per offrire un aiuto concreto a mamme che vivono situazioni di vulnerabilità e disagio economico: nel corso del 2018 sono stati inclusi nel progetto 80 i nuclei mamma-bambino che ogni settimana hanno potuto beneficiare di un pacco spesa consistente in prodotti lattiero-caseari freschi, per un totale di 6.880 pacchi distribuiti. Le realtà che hanno ricevuto i pacchi e che continueranno a beneficiare di questo progetto sono: la Drophouse, centro diurno per donne in condizioni di vulnerabilità, la comunità famiglie Il Filo d’Erba, la comunità genitore-figlio, che accoglie donne con minori in uscita da percorsi di violenza, le attività di Genitori e Figli, progetto che mira a creare spazi di incontro e di sostegno tra famiglie, e quindi Progetto Mamma+, madri sieropositive con i loro figli nel primo anno di vita che vivono condizioni di disagio socio-economico. Quello di cui stiamo parlando non è solo un freddo numero – specifica Beatrice Scolfaro, vicepresidente del Gruppo Abelema un indice umano che ci parla di una società indebolita e sfibrata dalle difficoltà, fatta di individui cui spesso manca tutto, finanche le basi della sopravvivenza“. Ed in effetti l’obiettivo del progetto non è solo rispondere ad alcune esigenze essenziali, ma anche garantire un’alimentazione quanto più sana possibile, spezzando l’assioma secondo cui a un tasso maggiore di povertà debba coincidere un’inferiore qualità del cibo. “L’alimentazione è un diritto essenziale. Mangiare e mangiare sano è ciò che assicura la base per una vita più degna di questo nome“, la chiosa di Scolfaro.  Abbraccia una mamma ha una durata triennale e, oltre alla distribuzione di prodotti lattiero caseari di prima necessità, tende anche all’attuazione di iniziative di formazione professionalizzanti e di educazione alimentare. In questo primo anno sono stati anche realizzati bagnetti per bambini presso la sede del Gruppo Abele e allestita una sala merenda con tavolini e seggioline a misura dei più piccoli. “Veniamo dal mondo e dalla cultura contadina: cooperazione, solidarietà e responsabilità sociale sono valori che rientrano nel nostro dna di impresa commenta Paolo Fabiani, vicepresidente Trevalli CooperlatVogliamo mettere a disposizione dei territori in cui operiamo la nostra esperienza e competenza, dando un contributo per la crescita, anche sociale, delle nostre comunità. In questa direzione va anche il nostro sostegno all’iniziativa La Fattoria in fabbrica, prevista il 29 e 30 marzo prossimi, dove offriremo una merenda a tutti i partecipanti e porteremo alcuni animali delle nostre fattorie“.

I robot in cattedra con gli insegnanti

Il futuro è arrivato anche a scuola! I robot salgono in cattedra e insegnano insieme ai docenti Matematica, Fisica, Geometria…

Non è la prima volta che nelle scuole italiane entrano i robot, in tante occasioni, da nord a sud, dalle elementari alle superiori, i ragazzi hanno avuto la possibilità di frequentare laboratori di robotica, ma è assolutamente la prima volta che i robot si integrano perfettamente nel programma didattico e affiancano i docenti nell’intero percorso scolastico, sin dai primi anni di studio. WINS – World International School of Torino – è la prima scuola in Italia che, proprio in questi giorni, ha iniziato a dare agli insegnanti l’opportunità  di utilizzare i robot nelle lezioni quotidiane con un obiettivo importantissimo: favorire una sempre maggiore diffusione delle discipline STEM, Soft Skills e Coding nei programmi didattici. Circa due ragazzi su tre, da adulti, svolgeranno una professione che non esiste ancora e adattarsi al cambiamento diventa fondamentale per preparare le nuove generazioni a ciò che li aspetta…e che solo in parte oggi possiamo prevedere. I ragazzi e gli insegnanti sono entusiasti del nuovo approccio! Il robot in classe è uno strumento utilissimo per gli insegnati che possono usare la Robotica per tenere attività didattiche pratiche e coinvolgenti sulle materie di loro competenza e per gli studenti che a scuola possono guardare più da vicino il mondo della scienza e della tecnologia. La piattaforma adottata da WINS si chiama e.DO LEARNING LAB ed è stata creata da Comau: offre esercizi, idee di esperimenti, lezioni di matematica e robotica e permette agli insegnanti di sviluppare con le loro classi importantissime competenze trasversali quali lavoro in team, Problem Solving, Creatività… Di fronte ad un mondo sempre più orientato a dare valore alle attività di coding e programmazione, il progetto e.DO™ LEARNING LAB darà la possibilità a tanti stu­denti delle scuole primarie e secondarie di utilizzare i robot per approfondire le mate­rie scolastiche e di formare solide basi per il loro futuro sviluppo professionale. “e.DO™ Learning LAB è un progetto innovativo – racconta Lara Pazzi, School Manager & Academic Coordinator di WINS  –  che si integra perfettamente in quella idea di scuola proiettata al futuro che la nostra scuola propone. Attraverso l’integrazione della tecnologia al servizio dell’apprendimento, educhiamo bambini e ragazzi ad un utilizzo intelligente degli strumenti tecnologici e li supportiamo nello sviluppo delle capacità logiche e del pensiero critico. In una prima fase il progetto ha coinvolto i nostri docenti, che sono stati formati da esperti Comau e, grazie alla piattaforma che fornisce loro anche slide, video, esercizi e tool di valutazione, hanno capito come integrare le loro lezioni con e.DO™ e come coinvolgere i bambini con la tecnologia.   Il vantaggio per gli allievi è di poter avere in classe un Laboratorio educativo di robotica e scoprirne tutte le potenzialità  con i propri insegnati”. “La collaborazione con WINS – sottolinea Ezio Fregnan, Comau Academy Director – nella realizzazione del primo e.DO™ Learning LAB in Italia, è la concreta espressione del potenziale di innovazione didattica e tecnologica presente in ambito scolastico sul nostro territorio. Il progetto e.DO™ Experience, di cui il Learning LAB è una parte integrante, è costruito intorno al nostro innovativo robot modulare e open source e.DO, e testimonia l’impegno di Comau nei confronti delle nuove generazioni, capaci di guidare la trasformazione digitale ormai in atto”.

  

 

www.worldinternationalschool.com

Via Traves 28. Torino

San Valentino… La parola al “primino”!

San Valentino non è solo la ricorrenza dedicata agli innamorati. Per chi frequenta il primo anno delle scuole medie o superiori può talora trasformarsi in un giorno “da incubo” legato alla paura di essere bersaglio degli scherzi dei compagni più grandi, impegnati nella cosiddetta “caccia al primino”. Un’usanza dal sapore goliardico che, seppur “datata”, è ancora in voga in alcuni Istituti scolastici. Per un San Valentino “fuori dagli schemi” l’Assemblea legislativa piemontese e la Garante regionale dell’Infanzia e dell’Adolescenza promuovono l’iniziativa “In(s)contro – San Valentino… La parola al ‘primino’!” che prende il via giovedì 14 febbraio alle 9.30 nell’Aula consiliare di Palazzo Lascaris . L’evento, che si colloca nell’ambito delle iniziative del Consiglio regionale in occasione della Giornata nazionale contro il bullismo, è realizzato in collaborazione con l’Ufficio scolastico regionale, UndeRadio – la web radio under 18 di Save the Children – e le Associazioni Essere umani, Relazioni&Conflitti e Resolutia, impegnate sul fronte della mediazione. Esso si propone come un’occasione, per chi frequenta le scuole secondarie piemontesi di I e di II grado, per vivere da protagonista un incontro a più voci sui temi della mediazione e della risoluzione dei conflitti in ambito scolastico. Dopo il saluto del presidente del Consiglio regionale Nino Boeti e della garante regionale dell’Infanzia e dell’Adolescenza Rita Turino, il programma prevede una diretta radiofonica sulle frequenze di Radio Flash in cui gli studenti e le studentesse, incalzati da Aline Silva e Federico Fais di UndeRadio, condividono esperienze e punti di vista legati ai temi della mediazione. Al termine della diretta, intorno alle 10.30, sarà proiettato il video del brano rap “Imparando a essere grande”, realizzato da Save the Children con il Comune di Torino e le Cooperative sociali “Esserci” e “Terremondo”, e si potrà assistere a una simulazione di mediazione di conflitti tra pari proposta dagli studenti e dalle studentesse dell’Istituto Avogadro di Torino accompagnati dalla professoressa Donatella Panaro e a una dimostrazione di Aikido degli allievi e delle allieve dell’Associazione sportiva dilettantistica Shisei di Torino accompagnati dal maestro Nino Dellisanti (VI Dan Aikikai). Una tavola rotonda, condotta e moderata da Laura Peinetti, laureanda all’Università di Giurisprudenza di Torino con tesi sui processo di mediazione in Norvegia, permetterà ulteriori riflessioni e approfondimenti. In chiusura, la performance musicale degli allievi del Liceo classico e musicale Cavour di Torino accompagnati dal professor Gianpiero Lobello. Intervengono gli studenti e studentesse degli Istituti Edmondo De Amicis di Cuneo, Felice Casorati di Novara, Giuseppe Curioni di Romagnano Sesia (No), Gobetti Marchesini Casale Arduino, Carlo Levi e Niccolò Tommaseo di Torino, Paola Garelli di Tetti Francesi di Rivalta (To) e Galileo Ferraris di Trino Vercellese (Vc).