Cosa succede in città- Pagina 381

Nuove risorse ai centri diurni per disabili: 2 milioni dalla Regione

Una misura straordinaria di 2 milioni di euro per favorire il graduale riavvio delle attività dei centri diurni per disabili, affinché siano supportati nell’adozione delle disposizioni necessarie per garantire la sicurezza e la prevenzione del contagio.

Lo stanziamento è stato annunciato dall’assessore al Welfare Chiara Caucino, durante i lavori della Commissione Bilancio (presieduta da Carlo Riva Vercellotti) nell’ambito dell’illustrazione del disegno di legge “Interventi di sostegno finanziario e di semplificazione per contrastare l’emergenza da Covid-19”. Le risorse previste saranno distribuite attraverso i 49 enti gestori dei servizi socio assistenziali del Piemonte ai 170 centro diurni in base alla numerosità dei presidi e dell’utenza.

Su sollecitazione di Francesca Frediani (M5s) e Monica Canalis (Pd) in merito ai progetti di vita personalizzati per le persone con disabilità Caucino ha spiegato che c’è la volontà dell’assessorato di elaborare una proposta, in collaborazione con il presidente della Commissione Sanità Alessandro Stecco, affinché siano incoraggiati progetti su misura per questi invalidi, che contemplino anche la possibilità di essere seguiti a domicilio, un aspetto essenziale in considerazione della probabile riduzione della fruizione dei servizi nei centri diurni a causa delle nuove regole imposte per la sicurezza sanitaria. Sempre su richiesta di Canalis, l’assessore ha assicurato che, nonostante il periodo di emergenza sanitaria, verrà garantita completezza nella retribuzione degli enti che hanno erogato i servizi. Marco Grimaldi (Luv) è poi intervenuto auspicando che vi sia un’estensione della misura anche per i centri che si occupano di minori non accompagnati e di senza fissa dimora, mentre Silvio Magliano (Moderati) ha invitato a prendere in considerazione il metodo della coprogettazione e della coprogrammazione per favorire un lavoro unitario, che tenga conto delle diverse realtà del Terzo Settore e del contributo che ciascuna può offrire.

Sul tema sono intervenuti anche Daniele Valle (Pd) e Sean Sacco (M5s).

L’assessore Caucino ha poi aggiunto, fra le misure di sua competenza, la sospensione della restituzione dei contributi regionali dovuti per il 2020 dalle cooperative edilizie a proprietà indivisa nella misura del 50%. In tal modo, le stesse cooperative dovranno restituire i versamenti sospesi entro il 31 ottobre 2021 senza oneri aggiuntivi. Il valore delle restituzioni sospese oggetto della moratoria è di circa 3 milioni di euro.

La Commissione ha infine discusso insieme con il presidente della Giunta, Alberto Cirio e con l’assessore ai Rapporti con il Consiglio, Maurizio Marrone, la possibilità di stralciare dal ddl “Riparti Piemonte” la parte relativa ai bonus destinati alle attività economiche colpite dall’emergenza Coronavirus e alle relative coperture. Il nuovo disegno di legge, accanto ai 101 milioni già previsti per ristorazione, commercio ambulante e parrucchieri (denominati bonus 1 e 2) aggiunge 15 milioni di euro per ulteriori categorie produttive. Il provvedimento potrebbe essere affrontato nei prossimi giorni in sede di Commissione legislativa.

I guariti sono oltre 9000. Ancora 28 morti e 113 contagiati

Il bollettino della Regione delle ore 17 di martedì 12 maggio

9.003 PAZIENTI GUARITI E 3.274 IN VIA DI GUARIGIONE

Oggi l’Unità di Crisi della Regione Piemonte ha comunicato che i pazienti virologicamente guariti, cioè risultati negativi ai due test di verifica al termine della malattia, sono 9.003 (+272 rispetto a ieri): 635 (+0) in provincia di Alessandria, 380 (+16) in provincia di Asti, 472 (+18) in provincia di Biella, 958 (+9) in provincia di Cuneo, 806 (+33) in provincia di Novara, 4.771 (+46) in provincia di Torino, 401 (+11) in provincia di Vercelli, 499 (+38) nel Verbano-Cusio-Ossola, 81 (+1) provenienti da altre regioni.

Altri 3.274 sono “in via di guarigione”, ossia negativi al primo tampone di verifica, dopo la malattia e in attesa dell’esito del secondo.

I DECESSI SALGONO COMPLESSIVAMENTE A 3.428

Sono 28 i decessi di persone positive al test del Covid-19 comunicati nel pomeriggio dall’Unità di Crisi della Regione Piemonte, di cui 4 al momento registrati nella giornata di oggi (si ricorda che il dato di aggiornamento cumulativo comunicato giornalmente dall’Unità di Crisi può comprendere anche decessi avvenuti nei giorni precedenti e solo successivamente accertati come decessi Covid).

Il totale è ora di 3.428 deceduti risultati positivi al virus, così suddivisi su base provinciale: 602 Alessandria, 204 Asti, 167 Biella, 300 Cuneo, 295 Novara, 1.536 Torino, 171 Vercelli, 120 Verbano-Cusio-Ossola, 33 residenti fuori regione, ma deceduti in Piemonte.

LA SITUAZIONE DEI CONTAGI

Sono 28.889 (+113 rispetto a ieri) le persone finora risultate positive al Covid-19 in Piemonte: 3.744 in provincia di Alessandria, 1.690 in provincia di Asti, 1.016 in provincia di Biella, 2.649 in provincia di Cuneo, 2.494 in provincia di Novara, 14.631 in provincia di Torino, 1.205 in provincia di Vercelli, 1.097 nel Verbano-Cusio-Ossola, 254 residenti fuori regione ma in carico alle strutture sanitarie piemontesi. I restanti 109 casi sono in fase di elaborazione e attribuzione territoriale.

I ricoverati in terapia intensiva sono 136 (+1 rispetto a ieri).

I ricoverati non in terapia intensiva sono 1.900 (-121 rispetto a ieri).

Le persone in isolamento domiciliare sono 11.148.

I tamponi diagnostici finora processati sono 218.071, di cui 120.333 risultati negativi.

Mascherine, la Regione: “Consegnato il 50 per cento del totale a Torino. Distribuzione in corso”

Prosegue la distribuzione delle mascherine della Regione Piemonte a tutti i Comuni piemontesi. Si è completata – scrive la Regione in una nota – la fornitura di tutti i comuni sotto i 3000 abitanti, mentre agli altri è stata consegnata una prima tranche.

In particolare, per quanto riguarda Torino, è stato consegnato il 50% delle mascherine previste condividendo con l’amministrazione comunale l’opportunità di non ingolfare la macchina distributiva ma di procedere con gradualità. Fin dall’inizio è stato infatti ritenuto opportuno non temporeggiare aspettando la produzione complessiva dei 5 milioni di dispositivi, ma si è scelto di procedere con tranches di consegne successive man mano che erano pronte.

A domenica 10 maggio, è stata coperta la metà del fabbisogno cittadino. Rispetto al timing iniziale si registra uno scarto di due giorni, dovuto alla tempistica di produzione. «Il dialogo tra la Regione Piemonte e il Comune di Torino è sempre stato costante sul tema mascherine – sottolinea l’assessore alla Protezione civile della Regione Piemonte Marco Gabusi – la collaborazione si è rivelata proficua ed in queste ultime settimane condivideremo anche gli ulteriori passaggi relativi al completamento delle consegne. La scelta di distribuzione capillare comporta maggiori oneri e dilazioni temporali, ma è certamente la più precisa. Ricordiamo che le mascherine “sociali” sono gratuite e utilizzabili più volte seguendo le istruzioni allegate ad ogni pezzo».

Mascherine a Torino, la situazione della distribuzione

Nella seduta di oggi  del Consiglio Comunale di Torino, in Sala Rossa è intervenuto l’assessore Alberto Unia  che ha fatto  comunicazioni sullo “stato dell’arte della distribuzione delle mascherine ai torinesi che l’Amministrazione ha scelto di far distribuire dagli amministratori di condominio”, così come richiesto dal capogruppo PD Stefano Lo Russo.

Nel suo intervento, l’assessore Unia ha ringraziato il consigliere per avergli dato la possibilità di fare ulteriore chiarezza sulle modalità di distribuzione delle mascherine.

La consegna – ha spiegato – è articolata in due fasi: la prima sta avvenendo con l’intermediazione degli amministrazioni di condominio, la seconda avverrà tramite dipendenti della Città e volontari.

Dal 4 maggio – ha detto – la Città ha iniziato le operazioni per distribuire le prime 176mila mascherine acquistate dalla Regione Piemonte tramite gli amministratori di condominio, che attraverso il portale web Torino Facile hanno potuto prenotare il ritiro presso le sedi delle Circoscrizioni, dal lunedì avenerdì dalle ore 9 alle 16.30.

Non ci sono costi per la città – ha chiarito Unia – dato che gli amministratori operano a titolo volontario.

Ha quindi spiegato che altre mascherine sono arrivate oggi dalla Regione: per queste da domani inizierà la distribuzione agli amministratori di condominio, ai quali – ha precisato – non è imputabile alcun ritardo.

In totale – ha concluso – alla Città sono arrivate sinora 472mila mascherine.

IL DIBATTITO A PALAZZO CIVICO

Stefano Lo Russo (PD): Certamente gli amministratori di condominio non sono colpevoli dei ritardi: è la logistica del Comune di Torino che è stata inefficace. C’è stata un’enorme sottovalutazione. La modalità di distribuzione non ha funzionato, tant’è che oggi la stragrande maggioranza dei torinesi non ha la mascherina. Sarebbe stato meglio incaricare le farmacie, utilizzando la tessera sanitaria. In che data ce l’avranno finalmente tutti?

Francesco Tresso (Lista civica per Torino): Non tutto ha funzionato bene, come aveva promesso l’assessore Unia una settimana fa. L’operazione è stata condotta male, sin dall’inizio, dalla Regione Piemonte, in modo demagogico. Non ci sono monitoraggio, né profilatura dei bisogni e serviva una comunicazione più efficace. Credo ci sarebbero potuti usare metodi migliori, ad esempio utilizzando le tessere sanitarie. Mi auguro si possa sopperire al più presto alle attuali lacune amministrative.

Raffaele Petrarulo (Lista civica Sicurezza e Legalità): La Città è partita in ritardo con la distribuzione: occorreva una concertazione tra la Regione Piemonte e il Comune. E chi e come controlla che tutti abbiano ottenuto le mascherine?

Deborah Montalbano (DemA): Molti amministratori di condominio hanno tentato di prenotare il ritiro delle mascherine attraverso la procedura on line, ma hanno trovato le prenotazioni bloccate. Perché?

Silvio Magliano (Moderati): Non entro nel merito della gestione da parte della Regione Piemonte, che sul tema ha fatto uno spot elettorale, riversando poi le problematiche sulle Amministrazioni locali. E ancora oggi ci sono problemi sulle mascherine, a cominciare dalla questione dell’Iva. Si potevano usare farmacie, poste, associazioni di volontariato e parrocchie per la distribuzione, ma ora vorrei comunque capire come forniremo mascherine ai cittadini più in difficoltà, soprattutto persone anziane e con disabilità.

Federico Mensio (M5S): Bisognerebbe rivolgersi alla Regione Piemonte per conoscere numeri, modalità di produzione e tempistiche di consegna delle mascherine. La Città ha distribuito tutte le mascherine che ha ricevuto e non vedo come avrebbe potuto operare meglio. L’onere non sarebbe stato sostenibile per le farmacie e il primo lotto di mascherine ricevuto non sarebbe comunque bastato a rifornirle tutte. Ringrazio l’Anaci e le altre associazioni per l’ottimo lavoro svolto.

Aldo Curatella (Misto di Minoranza): Non entro nel merito di chi sia la colpa sui ritardi, ma la Città quando ha iniziato a programmare la distribuzione, almeno alla popolazione più fragile? La necessità di farlo si conosceva già molto prima del 4 maggio, almeno un mese e mezzo prima! La Città ha aspettato la Regione Piemonte?

Al termine del dibattito, è intervenuto per una breve replica l’assessore Unia, che ha ribadito che non ci sono stati ritardi da parte della Città nelle distribuzione delle mascherine. Sono state consegnate tutte le 176mila mascherine ricevute fino a venerdì scorso: “Il meccanismo ha funzionato benissimo e la situazione è sotto controllo” – ha affermato. Termineremo la distribuzione – ha concluso – quando avremo tutte le mascherine dalla Regione.

(dall’ufficio stampa di Palazzo Civico)

Vita di Barriera

/

PAROLE ROSSE  di Roberto Placido / Nelle ultime settimane diversi articoli ed interventi, l’ultimo sul Corriere Torino di sabato 9 maggio 2020 a firma di Paolo Coccorese, si sono occupati della situazione in Barriera di Milano ed in Borgata Aurora, due dei quartieri più problematici di Torino.

L’intervista del Corriere mi ha fatto ricordare un comizio, si facevano ancora, per le elezioni europee del maggio del 2009, in Piazzetta Cerignola. Prima di iniziare, ero insieme all’allora Sindaco Sergio Chiamparino e mi sembra Sergio Cofferati, alcuni cittadini che mi conoscevano, essendo cresciuto in quel quartiere, con un fare accorato e già allora disilluso mi segnalarono tutti i problemi di convivenza e di abbandono.

Mi pregarono di fare un breve giro con loro, Via Montanaro, Via Sesia e le altre vie intorno al mercato di Piazza Foroni. Ed era chiaro agli occhi di chiunque, tranne di chi non voleva vedere, che non vedeva da anni e che ha continuato a non vedere fino ai giorni nostri. Pipì ed escrementi sulle soglie dei portoni, mini atti vandalici diffusi, una concentrazione di extracomunitari in parte dediti a traffici illeciti, spaccio ed altre cose simili. La sinistra incominciò a pagare elettoralmente quel distacco da quella che era sempre stato una parte molto forte del suo insediamento politico ed elettorale in città. Qualche anno dopo ritorno in Via Montanaro con una cara amica giornalista milanese che doveva fare un servizio per il Foglio, un sabato mattina affollato ed assolato, ci ritroviamo davanti alla sede del Partito Democratico, storica sezione di quel quartiere dal Partito Comunista Italiano fino al PD, e ricordo che ebbi da dire molto bruscamente con alcuni nigeriani che non volevano che fotografassi la “casa dello spaccio”, il retro di un palazzo di ringhiera interamente abitato da extracomunitari. Potei verificare la situazione che, se possibile, era peggiorata e cosi nel tempo quando ci ritornai su invito di alcuni ambulanti. Quando ci fu il tracollo elettorale della sinistra, a favore dei cinque stelle prima e della destra poi, non fui assolutamente sorpreso, anzi! Quei cittadini erano stati fin troppo pazienti e generosi verso la sinistra. La differenza era lampante tra gli anni della mia infanzia e prima adolescenza, fine anni ’60 e ’70, dove ci furono investimenti in case, scuole, servizi, verde pubblico ed i vari piani di recupero delle periferie della fine degli anni ’90 e primo decennio del nuovo millennio. Tra Avventure Urbane, uno dei progetti più fantasiosi, ed investimenti di soldi pubblici fatti di tante parole ed immagine e poca sostanza sui problemi veri. Come mi disse un caro amico e compagno che lì ci vive da sempre, “l’atteggiamento e l’approccio di “questi” è di chi pensa che in Barriera abbiamo l’osso al naso e ci deve spiegare come dobbiamo viverci”.

Ci siamo detti e ricordato che noi eravamo orgogliosi di abitarci. Tornando a quanto è stato scritto in questi giorni la sorpresa di leggere che c’è chi ora, a sinistra, storce il naso con l’atteggiamento classico della sinistra fighetta, di quella “gauche caviar” che tanti danni ha fatto e continua a fare, per la presenza dei blindati di esercito e carabinieri. Certo che non si risolve solo con quelli ma prima bisogna garantire un minimo di legalità. Gli assembramenti prima durante e dopo le limitazioni per il Covid 19 erano e sono principalmente di spacciatori e loro amici. Avere permesso certe concentrazioni senza controllo è una delle principali responsabilità. Non è un problema di ”abitabilità”, gli extracomunitari che si sono inseriti, come i meridionali immigrati allora, hanno un livello di adattamento e sopportazione superiore a chi spesso ne parla e chiedono solo di potere lavorare e vivere in pace tranquillamente nel rispetto delle regole. I primi ad essere danneggiati sono proprio loro. Alla “Barriera” ci sono affezionato e lì c’ho lasciato il cuore da quel lontano 14 luglio 1967 quando arrivai a Torino con la mia famiglia e come tanti altri andammo ad abitare in quel quartiere popolare. Così quando leggo in cronaca dei giardini di Via Padre D’Enza, dove ho frequentato la scuola media, mi scatta un moto di rabbia per l’abbandono in cui da decenni versa la “Barriera”. Senza un piano serio di investimenti in lavoro, servizi, asili e legalità la situazione non potrà che peggiorare. Mi sono soffermato a parlare del passato perché è impossibile parlare del presente in quanto l’attuale amministrazione, dopo avere fatto lì il pieno di voti, semplicemente non ha fatto nulla. Il prossimo anno ci saranno, almeno sono previste, le elezioni amministrative per eleggere il Sindaco e rinnovare il Consiglio Comunale ed i quartieri popolari faranno la differenza e se ne ritornerà a parlare. Urge un piano vero per quei quartieri. Alla sinistra è evidente che non possono bastare centro, collina e crocetta.

Coronavirus: oltre 8500 pazienti guariti. Altri 116 contagi e 36 vittime

Il bollettino della Regione delle ore 17 di domenica 10 maggio

8515 PAZIENTI GUARITI E 3133 IN VIA DI GUARIGIONE

Oggi l’Unità di Crisi della Regione Piemonte ha comunicato che i pazienti virologicamente guariti, cioè risultati negativi ai due test di verifica al termine della malattia, sono 8515 (+320 rispetto a ieri): 633 (+0) in provincia di Alessandria, 357 (+8) in provincia di Asti, 452 (+19) in provincia di Biella, 938 (+39) in provincia di Cuneo, 767 (+6) in provincia di Novara, 4458 (+213) in provincia di Torino, 375 (+24) in provincia di Vercelli, 455 (+9) nel Verbano-Cusio-Ossola, 80 (+2) provenienti da altre regioni.

Altri 3133 sono “in via di guarigione”, ossia negativi al primo tampone di verifica, dopo la malattia e in attesa dell’esito del secondo.

I DECESSI SALGONO COMPLESSIVAMENTE A 3.367

Sono 36 i decessi di persone positive al test del Coronavirus Covid-19 comunicati nel pomeriggio dall’Unità di Crisi della Regione Piemonte, di cui 3 al momento registrati nella giornata di oggi (si ricorda che il dato di aggiornamento cumulativo comunicato giornalmente dall’Unità di crisi può comprendere anche decessi avvenuti nei giorni precedenti e solo successivamente accertati come decessi Covid).

Il totale è ora di 3.367 deceduti risultati positivi al virus, così suddivisi su base provinciale: 592 Alessandria, 202 Asti, 167 Biella, 293 Cuneo, 290 Novara, 1.500 Torino, 170 Vercelli, 120 Verbano-Cusio-Ossola, 33 residenti fuori regione ma deceduti in Piemonte.

LA SITUAZIONE DEI CONTAGI

Sono 28.665 (+116 rispetto a ieri) le persone finora risultate positive al Covid-19 in Piemonte: 3.730 in provincia di Alessandria, 1.679 in provincia di Asti, 1.015 in provincia di Biella, 2.641 in provincia di Cuneo, 2.475 in provincia di Novara, 14.494 in provincia di Torino, 1.185 in provincia di Vercelli, 1.081 nel Verbano-Cusio-Ossola, 254 residenti fuori regione ma in carico alle strutture sanitarie piemontesi. I restanti 111 casi sono in fase di elaborazione e attribuzione territoriale.

I ricoverati in terapia intensiva sono 137 (-6 rispetto a ieri).

I ricoverati non in terapia intensiva sono 2.024 (-14 rispetto a ieri).

Le persone in isolamento domiciliare sono 11.489.

I tamponi diagnostici finora processati sono 210.370, di cui 116.292 risultati negativi.

L’Aritmologia pediatrica segue i pazienti cardiopatici a casa

 Con la telemedicina al Regina Margherita  In questo momento storico all’insegna dell’emergenza Covid-19, la Città della Salute di Torino ha seguito i propri pazienti pediatrici cardiopatici da remoto a domicilio con la telemedicina, soprattutto quelli più indifesi e delicati, senza farli andare in ospedale. Insomma se il paziente non può venire in ospedale per motivi precauzionali e di sicurezza o se si trova anche in altre regioni, é l’ospedale che lo va a trovare  a  casa.

L’Aritmologia pediatrica (responsabile il dottor Fulvio Gabbarini) della Cardiologia pediatrica (diretta dalla dottoressa Gabriella Agnoletti) del Dipartimento di Patologia e Cura del bambino “Regina Margherita” (diretto dalla professoressa Franca Fagioli) gestisce tutta la parte aritmologica sia clinica che interventistica dei bambini. I piccoli pazienti che hanno aritmie cardiache complesse e potenzialmente molto gravi ed i bambini il cui cuore continua a battere solo grazie al pacemaker devono essere controllati in maniera molto precisa e periodica. Infatti nel caso in cui la batteria del pacemaker si scaricasse anzitempo o se i fili del pacemaker funzionassero male, le conseguenze potrebbero essere anche gravi. Gli apparecchi che vengono impiantati sottocute ai bambini sono di tre tipi. Ci sono i pacemakers, che servono a far batter il cuore quando questo ha perso la capacità di farlo autonomamente, i defibrillatori, che intervengono con una scarica elettrica e lo riportano alla normalità nel caso in cui il cuore abbia improvvisamente una grave aritmia che lo fa battere in maniera troppo veloce ed irregolare, ed infine i loop-recorder, che sono una sorta di registratori che registrano tutta l’attività elettrica del cuore e “fanno la spia” al cardiologo nel caso in cui il bambino abbia senza accorgersene delle aritmie o dei blocchi cardiaci di breve durata, di notte, o quando è impossibile arrivare in tempo in un Pronto soccorso per far eseguire un elettrocardiogramma che li documenti.

Il dottor Gabbarini aveva dotato di queste apparecchiature i bambini più a rischio e soprattutto in questi giorni questa condotta si è rivelata in tutta la sua efficacia ed utilità: i bambini possono restare nelle loro case e continuare a giocare serenamente ed al sicuro dal COVID-19, i loro genitori sono sereni perchè i loro figli vengono comunque controllati, ma soprattutto il cardiologo da remoto può analizzare tramite un sistema criptato, e quindi nel totale rispetto della privacy, l’andamento del ritmo cardiaco dei piccoli pazienti.

I controlli seguono una procedura molto tracciabile e codificata: l’apparecchio impiantato al bambino trasmette al monitor domiciliare, il quale trasmette ad un server centrale, al quale a sua volta Gabbarini si connette telematicamente tramite un computer collegato via internet. Al momento dell’impianto il cardiologo aveva programmato il software di trasmissione e nella schermata appaiono subito le informazioni principali (durata della batteria, stato di funzionamento del fili, connessione buona o no tra i fili ed il cuore), ma poi è possibile anche vedere se ci sono state delle aritmie, in che giorno si sono verificate, a che ora e cosa stava facendo il bambino in quel momento, se era a riposo e se si muoveva e, nel caso dei defibrillatori, se e quando il defibrillatore è intervenuto per interrompere l’aritmia  facendo vedere anche l’elettrocardiogramma registrato prima dell’aritmia, durante la stessa e dopo, quando il cuore è ritornato a battere normalmente.

I controlli vengono eseguiti a cadenze prefissate, quindicinali in casi particolari, ma è possibile controllare i dati da casa in qualsiasi momento, previo accordo telefonico tra il cardiologo ed i genitori. Fatto il controllo, nel caso si rendesse necessario, il bambino viene richiamato immediatamente in ospedale e si provvede a risolvere il problema (per esempio la sostituzione del pacemaker se la batteria si sta scaricando).

Questo tipo di tecnologia che consente di entrare nelle case dei bambini è di ausilio anche ai pediatri curanti dei bambini aritmici, che, insieme all’Aritmologia del Regina Margherita, hanno già da tempo creato una Rete, cosicchè la gestione del bimbo aritmico sia “protetta” in caso di necessità. Ed a causa del COVID-19 purtroppo è una necessità.

 

Didattica a distanza: studenti e prof del Poli diventano avatar

Studenti e docenti si muovono come avatar nello spazio virtuale di una residenza per anziani progettata in BIM, con la possibilità di spostarsi nei diversi ambienti, osservare insieme le criticità della progettazione ed evidenziare gli elementi oggetto della revisione progettuale da parte dei docenti che coordinano l’esercitazione. 

Una modalità di fare didattica a distanza sicuramente avveniristica, un’esperienza pilota in Italia e tra i primi casi al mondo in cui la realtà virtuale viene impiegata non semplicemente come surrogato della didattica tradizionale, ma come un valore aggiunto, che permette a docenti e studenti di impiegare modalità che in presenza non sarebbero essenziali.

La necessità improvvisa di trovare soluzioni per la didattica online per le misure legate all’emergenza Coronavirus si è trasformata così in un’opportunità per studenti e docenti del corso di Modellazione Digitale Parametrica e Produzione Edilizia del corso di Laurea in Ingegneria Edile del Politecnico di Torino, dove è partita questa sperimentazione di didattica avanzata per analizzare e discutere i progetti che i ragazzi stanno elaborando come consegna per l’esame finale “dall’interno”, grazie alla realtà virtuale immersiva.

Il laboratorio di ricerca e didattica VR@Polito ha sviluppato questa modalità come risposta all’esigenza di confrontarsi e mettere insieme i contributi individuali in un lavoro di gruppo sulla realizzazione dell’ampliamento di un edificio in cui una semplice conference call sarebbe risultata molto meno efficace.

Con l’utilizzo di un apposito software, docenti e studenti possono invece muoversi come avatar all’interno del modello 3D in BIM del caso di studio, osservandolo come durante un sopralluogo, analizzando dettagli ed evidenziando anche graficamente criticità e dubbi in tempo reale e condividendo in gruppo lo spazio virtuale.

 

“Per trasformare una difficoltà in opportunità abbiamo deciso di fare qualcosa di nuovo abbandonando qualcosa di vecchio. La risposta degli studenti è stata estremamente positiva, pertanto su quanto sperimentato in questo semestre non si tornerà indietro nei prossimi anni”, dichiara Anna Osello, responsabile del corso.

Questo è solo l’ultimo degli esempi in cui la necessità di ovviare alla difficoltà oggettiva di essere fisicamente distanti ha creato un approccio innovativo che ha da subito mostrato potenzialità enormi, sia per la didattica che per la ricerca: il Politecnico di Torino ha appena autorizzato la riapertura dei propri laboratori e sta studiando l’utilizzo di questa modalità per svolgere non solo visite virtuali, ma anche per sostituire alcune tipologie di attività nelle infrastrutture di ricerca e nei laboratori didattici, riducendo al minimo la presenza di persone al loro interno.

Più di 7200 pazienti guariti, in calo i ricoveri in terapia intensiva

Il bollettino della Regione Piemonte delle ore 17 di giovedì 7 maggio 

7.278 PAZIENTI GUARITI E 3.106 IN VIA DI GUARIGIONE

Oggi l’Unità di Crisi della Regione Piemonte ha comunicato che i pazienti virologicamente guariti, cioè risultati negativi ai due test di verifica al termine della malattia, sono 7.278 (+387 rispetto a ieri): 560 (+27) in provincia di Alessandria, 317 (+16 ) in provincia di Asti, 368 (+18) in provincia di Biella, 825 (+55) in provincia di Cuneo, 607 (+51) in provincia di Novara, 3.798 (+182) in provincia di Torino, 316 (+8) in provincia di Vercelli, 411 (+28) nel Verbano-Cusio-Ossola, 76 (+2) provenienti da altre regioni.

Altri 3.106 sono “in via di guarigione”, ossia negativi al primo tampone di verifica, dopo la malattia e in attesa dell’esito del secondo.

I DECESSI SALGONO COMPLESSIVAMENTE A 3.282

Sono 35 i decessi di persone positive al test del Coronavirus Covid-19 comunicati nel pomeriggio dall’Unità di Crisi della Regione Piemonte, di cui 7 al momento registrati nella giornata di oggi (si ricorda che il dato di aggiornamento cumulativo comunicato giornalmente dall’Unità di crisi può comprendere anche decessi avvenuti nei giorni precedenti e solo successivamente accertati come decessi Covid). Il totale è ora di 3.282 deceduti risultati positivi al virus, così suddivisi su base provinciale: 585 Alessandria, 197 Asti, 166 Biella, 270 Cuneo, 278 Novara, 1.469 Torino, 167 Vercelli, 117 Verbano-Cusio-Ossola, 33 residenti fuori regione, ma deceduti in Piemonte.

LA SITUAZIONE DEI CONTAGI

Sono 28.135 (+196 rispetto a ieri) le persone finora risultate positive al Covid-19 in Piemonte: 3.654 in provincia di Alessandria, 1.655 in provincia di Asti, 1.002 in provincia di Biella, 2.603 in provincia di Cuneo, 2.434 in provincia di Novara, 14.204 in provincia di Torino, 1.160 in provincia di Vercelli, 1.069 nel Verbano-Cusio-Ossola, 250 residenti fuori regione, ma in carico alle strutture sanitarie piemontesi. I restanti 104 casi sono in fase di elaborazione e attribuzione territoriale.

I ricoverati in terapia intensiva sono 144 (-6 rispetto a ieri).

I ricoverati non in terapia intensiva sono 2.153 (+6 rispetto a ieri).

Le persone in isolamento domiciliare sono 12.172 (- 389 rispetto a ieri).

I tamponi diagnostici finora eseguiti sono 194.584, di cui 106.262 risultati negativi.

Altre forme di vita. Il Salone del libro in edizione extra

Da giovedì 14 a domenica 17 maggio quattro giornate di eventi gratuiti in live streaming con ospiti italiani e internazionali

Per la prima volta nella sua storia il Salone Internazionale del Libro di Torino non si potrà svolgere a maggio, a causa dell’emergenza Covid-19. In attesa di tornare nella veste abituale, in autunno o non appena possibile, il Salone ha lavorato a un’edizione straordinaria della manifestazione dedicata alle vittime del virus, ai loro parenti, al personale medico e paramedico che con abnegazione e professionalità sta salvando tante vite. Un grande momento di riflessione e di incontro, dedicato al futuro di tutti noi.

 

Da giovedì 14 a domenica 17 maggio, sul sito del Salone e sui canali social (Facebook, Instagram, Twitter) sarà possibile seguire un ricco programma di eventi in live streaming e interagire con gli ospiti nazionali e internazionali che hanno risposto all’appello lanciato dal gruppo di lavoro del Salone.

 

Quando, mesi fa, è stato scelto il titolo della XXXIII edizione, “Altre forme di vita“, l’obiettivo era di evocare il futuro prossimo. Oggi questo titolo si dimostra una piccola profezia. Stiamo davvero vivendo “forme di vita” che fino a qualche mese fa non potevamo immaginare. Con questa edizione straordinaria, prende il via un percorso di attività online che accompagnerà la grande comunità del Salone, editori e lettori, all’edizione autunnale: presentazioni editoriali, rubriche di approfondimento culturale, e nuovi format per il racconto digitale del Salone e dei suoi progetti.

 

Si parte giovedì 14 maggio con una lezione di Alessandro Barbero in collegamento dalla Mole Antonelliana di Torino. Il programma completo sarà disponibile su salonelibro.it nei prossimi giorni; tra i tanti ospiti confermati: Amitav Ghosh e i ragazzi di Fridays For Future, David Quammen, André Aciman, Javier Cercas, Annie Ernaux, Salman Rushdie, Donna Haraway, Alessandro Baricco, Samantha Cristoforetti, Jovanotti, Vinicio Capossela, Myss Keta, Zerocalcare, Ocean Vuong, Jared Diamond, Paolo Cognetti con Gabrielle Filteau-Chiba, Catherine Camus con Roberto Saviano e Paolo Flores d’Arcais, Luciano Floridi, Roberto Calasso con Tim Parks, Chen Jiang Hong, Bernard Friot, Huck Scarry, Katherine Rundell, Paolo Rumiz, Mariangela Gualtieri, Paolo Giordano, Francesco Piccolo, Fabrizio Gifuni, Linus e tanti altri.