Cosa succede in città- Pagina 376

La mostra dell’anno. Antico e moderno si fondono nel genio di Mantegna

Inaugurata il 12 dicembre, sarà aperta fino al 4 maggio a Palazzo Madama

È l’Ecce Homo proveniente dal Museo Jacquemart André di Parigi l’immagine guida di quello che si presenta come “l’appuntamento dell’anno” culturale torinese, “estremamente attraente”, sottolinea Maurizio Cibrario, presidente di Fondazione Torino Musei, presentando nei saloni di Palazzo Madama, elegante luogo espositivo, la mostra dedicata alla figura e all’opera di Andrea Mantegna (Isola di Carturo, 1431 – Mantova, 1506). Sottotitolo indicativo “rivivere l’antico, costruire il moderno”, ovvero l’analisi della ricerca dell’antichità classica, di quella archeologia che pervade gran parte della sua produzione, come di quella prospettiva che spingeva l’autore verso una visione del tutto inaspettata e contemporanea, un mondo nuovo in cui confluivano (senza dimenticare gli apporti fiamminghi) le grandezze di Donatello e di Antonello da Messina, di Paolo Uccello, di Cosmè Tura e di Ercole de’ Roberti della scuola ferrarese, di Pisanello e di Giovanni Bellini per giungere alla vena poetica del Correggio, che unico seppe raccogliere, lavorando al suo fianco nella cappella funebre in Sant’Andrea a Mantova, l’eredità del Maestro, forse presto abbandonato e superato, vittima di quell’austerità che doveva cedere alle novità di un secolo che si stava aprendo proprio con la sua morte.

Una mostra, a cura di Sandrina Bandera e Howard Burns, con l’apporto di Vincenzo Farinella come consultant curator per l’antico, promossa dalla Fondazione Torino Musei, da Intesa San Paolo, dalla Camera di Commercio e organizzata da Civita Mostre e Musei, il risultato di scommesse e di telefonate e viaggi, di richieste non sempre soddisfatte e irraggiungibili (il Cristo morto di Brera) o inamovibili come gli affreschi della mantovana Camera degli Sposi, la Cappella Ovetari di Padova, il grande ciclo all’antica dei Trionfi di Cesare ( tuttavia ospitati nella Corte Medievale di Palazzo Madama attraverso uno spettacolare apparato di proiezioni multimediali, tre schermi di 7 x 3,50 metri con audioguide in italiano, inglese e francese), un progetto iniziale sviluppato in 18 mesi soltanto, la visione finale di oltre 130 opere – diciannove dipinti, una decina di disegni e otto lettere del Mantegna -, la partecipazione di musei italiani e stranieri, una mostra che vuol essere “una scossa culturale” da parte di un Comune che negli ultimi anni ha difettato di grandi appuntamenti nelle proposte artistiche. “Considerando l’importanza dell’appuntamento che occuperà i periodi invernale e primaverile – ha ancora sottolineato Cibrario -, nell’intenzione di fare davvero squadra, abbiamo voluto rivolgerci ai tanti operatori della rete cittadina, Unione Industriale, Confesercenti e Federalberghi e non soltanto, perché da loro possa partire la cassa di risonanza verso un successo che speriamo grande, la promozione continua che raggiunga pure l’estero, Francia e Svizzera in primo luogo, una strada di ritorno allo sforzo economico messo in campo dagli organizzatori”. I dati sono davvero alti e quel ritorno lo pretendono: 870mila euro il San Paolo (Michele Coppola, responsabile arte e cultura della Banca, mentre ribadisce il legame stretto tra l’Ente e la città, confessa di stare “ancora con le dita incrociate”), 750mila Civita, 350mila Torino Musei e 80mila Camera di Commercio (“dobbiamo occuparci di turismo e cultura – dice Guido Bolatto – e siamo dell’opinione che gli alberghi di Torino non debbano riempirsi soltanto per Artissima o per le partite della Juve”).

E allora che cosa ammireremo sino al 4 maggio 2020, quando la mostra chiuderà? Il piano nobile sarà tra l’altro occupato, nell’allestimento di Loredana Iacopino, dal grande affresco staccato proveniente dalla Cappella Ovetari, parzialmente sopravvissuto al drammatico bombardamento della seconda guerra mondiale ed esposto per la prima volta dopo un lungo e complesso restauro e dalla lunetta Sant’Antonio e San Bernardino sorreggono il monogramma di Cristo (1452), proveniente dal Museo Antoniano di Padova. Grazie ai prestigiosi prestiti internazionali, da alcune delle più grandi collezioni del mondo – tra cui il Victoria and Albert Museum di Londra, il Louvre e il Musée Jacquemart André di Parigi, il Metropolitan di New York, il Cincinnati Art Museum, il Liechtenstein Museum di Vienna, lo Staatliche Museum di Berlino, nonché le raccolte italiane degli Uffizi, del Castello Sforzesco e del Poldi Pezzoli di Milano, del Museo Antoniano e dei Musei Civici di Padova, dell’Accademia Carrara di Bergamo, della Fondazione Cini e dell’Accademia di Venezia, del Capodimonte di Napoli, dei Musei Civici di Pavia, della Sabauda e del Museo d’Antichità di Torino, del territorio mantovano con i Musei Civici, il Seminario Vescovile e la Basilica di Sant’Andrea – saranno in mostra Una sibilla e un profeta (1495, Cincinnati), Baccanale con Sileno (1470, stampa a puntasecca su carta, Metropolitan di New York), Sacra Famiglia con San Giovanni (1500 ca., National Gallery londinese), Madonna con Bambino e Santi Gerolamo e Ludovico di Tolosa (1453 ca., Jacquemart André di Parigi), Battesimo di Cristo (1504, Basilica di Sant’Andrea a Mantova). Ancora grandi nomi del Rinascimento nell’Italia settentrionale a confermare gli stretti rapporti con il Mantegna: Antonello da Messina con il suo Ritratto d’uomo (1476), conservato nelle stesse raccolte di Arte Antica di Palazzo Madama, Giovanni Bellini con Ritratto di giovane senatore (1485) da Padova e Madonna col Bambino (1455) da Pavia, Cosmè Tura con San Giorgio (1460 – 1465) proveniente dalla Fondazione Giorgio Cini, Il matrimonio mistico di Santa Caterina (1510 – 1515) dal National Gallery di Washington.

 

Elio Rabbione

 

Nelle immagini: Andrea Mantegna, “Ecce Homo” (1500 – 1502), tempera su tela di lino, Musée Jacquemart André, Parigi;

Andrea Mantegna, “Madonna con Bambino e Santi Gerolamo e Ludovico di Tolosa” (1453 – 1454), tavola, Musée Jacquemart André Parigi;

Giovanni Bellini, “Ritratto di giovane senatore” (1485 ca.), olio su tavola, Museo d’arte medievale e moderna, Padova;

Cosmè Tura, “San Giorgio” (1460 – 1465), tempera su tavola, Fondazione Giorgio Cini, Galleria di Palazzo Cini, Venezia.

Una magia per la vita. Brachetti per la Fondazione Mago Sales

Lunedì 6 gennaio 2020 alle 21, Teatro Colosseo Via Madama Cristina 71, Torino

SOLO DI ARTURO BRACHETTI

 

Proprio per soddisfare la grande richiesta da parte del pubblico, è stata aggiunta una replica speciale lunedì 6 gennaio alle 21 che sarà tutta dedicata alla Fondazione Mago Sales, realtà che da anni opera per creare opportunità concrete per i bambini in tutto il mondo. Questo appuntamento speciale servirà per raccogliere fondi per le missioni salesiane in Uganda e in particolare per la costruzione di un dispensario medico e di una scuola professionale per avviamento al lavoro per le ragazze madri.

A contribuire al progetto sarà lo stesso Arturo che devolverà l’importo del suo cachet della serata a favore della Fondazione.

 

Brachetti ha deciso di portare a Torino il suo spettacolo SOLO per il periodo natalizio, dal 19 dicembre al 6 gennaio. La risposta e l’affetto del pubblico torinese non si sono fatti attendere: ogni giorno è stato un successo rinnovato e Torino ha vissuto la favola del Natale con le emozioni dettate da questo suo torinese doc. Stupore, meraviglia, sogno… non ci sono termini per descrivere l’incanto di uno spettacolo unico al mondo. Ma Arturo con lo spettacolo della sera del 6 gennaio va oltre le aspettative e decide di condividere il suo successo con chi ha bisogno di un sorriso in più, i bambini delle missioni salesiane nel nord Uganda, attraverso la Fondazione Mago Sales.

Chi salva un bambino, aiuta un pezzo di cielo a illuminare il mondo” è lo slogan di don Silvio Mantelli, in arte mago Sales, colui che ha fatto scoprire la magia ad Arturo Brachetti ed è stato suo primo maestro negli anni del seminario.

Non è la prima volta che Brachetti collabora con la Fondazione; per esempio, con l’introito di una serata del grande successo L’uomo dai mille volti al teatro Mogador di Parigi, venne costruito e attrezzato un reparto di cure mediche del Nazareth Hospital nella periferia di Nairobi in Kenya.

 

IL PROGETTO A CUI SARANNO DESTINATI I FONDI RACCOLTI

Costruzione di un dispensario medico e di una scuola professionale per avviamento al lavoro (cucina, igiene, sartoria, giardinaggio, ecc.) per le ragazze madri. Si chiamerà “JOHN LEE HEALTH CENTRE”, in ricordo di un salesiano medico coreano morto in Sud Sudan qualche anno fa. Ci saranno i servizi base di soccorso e diagnostica, un reparto maternità, servizi di vaccinazione, educazione sanitaria e trasporto d’emergenza. Questo perché chi lascia il suo paese lo faccia per scelta e non per necessità.

So che mi aiuterete anche in questo nuovo progetto e fin d’ora il mio grazie, a nome della comunità salesiana e della nostra gente che ormai ti conosce e ti ha visto più volte tra loro qui in Uganda”.

Don Gianni Uboldi (1 settembre 2019)

 

TESTIMONIANZA DI DON SILVIO

Ho conosciuto Arturo Brachetti, quando era ancora un ragazzino, con un po’ di voglia di diventare prete e tante fantasie, unite ad un incontenibile desiderio di fare teatro e magia. Gli insegnai alcuni giochi di prestigio e gli regalai gli attrezzi per eseguirli. Poche cose, ma sufficienti per creare un grande interesse e far sbocciare in quel ragazzino di soli 11 anni una indomabile passione per tutto ciò che fa spettacolo. Così la voglia di prete passò, mentre prese sempre più il sopravvento in lui il lato fantastico, fino a diventare realtà teatrale.

Ora sulla scena si ricrea continuamente, fantastica… interpreta se stesso e inneggia alla vita come una cosa bella. È lui solo, ma sembrano 10, 100, 1.000 personaggi e ogni spettatore si ritrova in qualcuno di essi. Arturo interpreta la vita, sua e di tutti noi, la vita che è quell’indomabile desiderio di essere e restare bambino o ragazzino.

Arturo è ancora sempre quel giovane ragazzo di 11 anni con un’immensa voglia di giocare e fantasticare con se stesso a cui io ho insegnato, allora, un gioco in più”.

 

MESSAGGIO DI ARTURO BRACHETTI AL MAGO SALES

Ci sono degli incontri nelle nostre vite, per cui poi noi diventiamo quello che sognavamo di essere. Questa è la magia che ha fatto Don Silvio per me.

Ma oggi lui è molto di più per me e per tutti. Anche senza trucchi né costumi, Sales porta la vera magia, quella della vita a coloro che hanno solo la propria sopravvivenza da difendere.

Grazie Sales per essere ancora quel “ragazzo” piene di idee, di risorse e di ideali che mi hai insegnato a perseguire. Grazie per avermi insegnato che non esistono montagne invalicabili…

 

 

Per seguire i progetti e le attività della Fondazione https://www.sales.it/index.php/fondazione/chisiamo

Per una sera apre il condominio delle fiabe

6 gennaio, ore 18 Cohousing di Via delle Orfane 15, ingresso da Piazzetta della visitazione, Torino

 

Per una sera, il 6 gennaio, il Cohousing di via delle Orfane diventa il condominio delle fiabe. Si inizia alle ore 18. Il prezzo del biglietto? Arance, mandarini e frutta secca da condividere. Questo si domanda ai convitati per poter entrare ad ascoltare le storie raccontate dai partecipanti del Laboratorio di narrazione condotto da Antonio Damasco, direttore della Rete Italiana di Cultura Popolare.

Il pubblico attraverserà sei stanze diverse. In ognuna sarà raccontata una storia. Quella dell’amore ai tempi del lavoro precario e dai pochi diritti, che  si incontra per poche ore a notte in un angolo caldo del letto, perché quando lui inizia a lavorare lei rientra a casa e viceversa quando lei rientra.  Un’altra  storia narra di due senza tetto che si innamorano sulla strada e, nel freddo inverno, ritrovano un po’ di calore, almeno nell’anima.  C’è poi il racconto di una rinascita interiore che riparte una mattina per caso, grazie al profumo di una tazza di caffè. Questo evoca nella protagonista ricordi del passato, fa emergere energie perdute e dà la spinta per la ripartenza, per uscire da un percorso di depressione da cui faticava a venir fuori.

Queste e altre fiabe moderne saranno l’occasione di passare un po’ di tempo insieme, sbucciare mandaranci e noccioline e ripartire, feste alle spalle, con il nuovo anno.

“Si tratta di un’iniziativa portata avanti dalla Rete dal 2015 di particolare attenzione alla comunità di prossimità al centro culturale Polo del ‘900 – racconta il direttore della Rete, Antonio Damasco – Il progetto sostenuto dalla Fondazione Polo del ‘900 rientra nelle azioni di un teatro per una comunità e quindi del Borgo dei narratori”.

Per info scrivere a  info@reteitalianaculturapopolare.org o chiamando al 388 3275068.

Teatro Stabile in crescita nel 2019

Il 2019 è stato un anno molto positivo per il Teatro Stabile di Torino: ai riconoscimenti artistici sono corrisposte ottime prestazioni sul fronte della produttività, della partecipazione del pubblico e degli incassi da bigliettazione

 

La progressione è ancor più significativa considerato che già i due precedenti esercizi avevano fatto registrare risultati in forte crescita.

In merito alla qualità artistica delle produzioni, lo spettacolo Così è (se vi pare)  di Pirandello, diretto e interpretato da Filippo Dini, ha ottenuto il Premio nazionale “Le Maschere del Teatro” per la migliore regia dell’anno. Tale riconoscimento suggella il posizionamento del TST nelle graduatorie del MiBACT, che nel 2019 ha assegnato al nostro Stabile il punteggio artistico più alto tra i Teatri Nazionali e a Torinodanza il punteggio artistico più alto tra i festival disciplinari.

Sul fronte dei risultati quantitativi, il TST migliora ancora una volta tutti gli indicatori chiave di prestazione rispetto all’esercizio precedente. Nel 2019 si sono infatti conseguiti sette nuovi record storici   per produttività, alzate di sipario, incassi da biglietteria, biglietti venduti in sede, numero di abbonamenti, presenze totali e contributi FUS.

Nella foto: da sinistra Filippo Fonsatti, Direttore del Teatro Stabile di Torino, Valerio Binasco, Direttore artistico, Lamberto Vallarino Gancia, Presidente – ©Photo Michele D’Ottavio

Boom di visite: 20 per cento in più per la Fondazione Torino Musei

Bilancio positivo per la Fondazione Torino Musei che, con un totale di 613.498 visitatori sui tre musei GAM – Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea, Palazzo Madama – Museo Civico d’Arte Antica e MAO Museo d’Arte Orientale, chiude il 2019 facendo segnare un +20,9% rispetto al 2018 in cui aveva totalizzato 507.362 presenze

Dodici mesi di mostre, conferenze, progetti didattici e di inclusione, eventi e visite speciali che hanno attratto e coinvolto un pubblico trasversale e hanno contribuito ad animare la vita culturale della Città di Torino.

In continuità con quanto messo in campo nel 2018, anche il 2019 è stato l’anno delle collaborazioni con le realtà culturali del territorio, nazionali e internazionali, con le quali GAM, MAO e Palazzo Madama hanno avviato progetti di valorizzazione del patrimonio storico-artistico, al fine di rafforzare sempre di più il posizionamento della Fondazione.

In ambito regionale, il contributo di Fondazione Torino Musei per la promozione dell’offerta culturale si è concretizzato nella realizzazione di numerosi progetti, fra cui: la mostra Oro bianco, allestita al Castello della Rovere di Vinovo (TO), a Biella la mostra Il Rinascimento a Biella. Sebastiano Ferrero e i suoi figli a Palazzo Ferrero, Palazzo La Marmora e al Museo del Territorio Biellese, la mostra Cosmonautica di Alessandro Sciaraffa promossa e realizzata dalla Fondazione in collaborazione con il Comune di Costigliole d’Asti e infine la mostra di grande successo La Magna Charta: Guala Bicchieri e il suo lascito. L’Europa a Vercelli nel Duecento, realizzata dalla Città di Vercelli in collaborazione con la Fondazione e l’Associazione Abbonamento Musei.

Fra i progetti dedicati all’arte contemporanea ricordiamo Art Mapping Piemonte, promosso da Regione Piemonte, Fondazione Torino Musei e Artissima con il sostegno di Compagnia di San Paolo.

L’iniziativa, nata per invitare alla scoperta dell’arte contemporanea al di fuori dei percorsi artistici tradizionali, ha visto la realizzazione di tre installazioni site-specific di altrettanti artisti contemporanei internazionali, una mappatura delle più importanti opere di arte pubblica contemporanea presenti sul territorio piemontese e la realizzazione di una guida, prodotta e distribuita grazie alla collaborazione con Artribune.

 

I NUMERI

 

Nel 2019 Palazzo Madama ha accolto 309.018 persone, che hanno partecipato alle attività proposte e visitato, tra le altre, le mostre Madame Reali: cultura e potere da Parigi a TorinoSteve McCurry. LeggereNotre-Dame de ParisL’Italia del Rinascimento. Lo splendore della maiolica e Dalla terra alla luna. L’arte in viaggio verso l’astro d’argento. Il museo conclude l’anno con l’inaugurazione della grande mostra Andrea Mantegna. Rivivere l’antico, costruire il moderno, che proseguirà fino al 4 maggio 2020.

La GAM – Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea conclude il 2019 facendo registrare 185.377 ingressi, nonostante la chiusura delle collezioni dell’800 per interventi di manutenzione straordinaria.

Fra le mostre presentate negli scorsi mesi: I MacchiaioliGiorgio De Chirico. Ritorno al futuroPaolo Icaro Antologia / Anthology 1964 – 2019, Pittura Spazio Scultura. Le collezioni del contemporaneo e Cavalli, costumi e dimore. La riscoperta della “Fiera di Saluzzo (sec. XVII)” di Carlo Pittara, recentemente aperta al pubblico.

Negli spazi della Wunderkammer sono state presentate: Ando Gilardi reporterNella Marchesini. La vita nella pittura. Opere dal 1920 al 1953, e Primo Levi. Figure. In Videoteca Ketty La Rocca. Appendice per una supplica e Gino De Dominicis.

Il 2019 del MAO Museo d’Arte Orientale si chiude con 119.103 biglietti emessi. Il pubblico ha partecipato alle numerose conferenze e attività e ha visitato le mostre: Tattoo. L’arte sulla pelleGoccia a goccia dal cielo cade la vitaSafar: viaggio in Medio Oriente. Vite appese a un filoSulle sponde del Tigri. Suggestioni dalle collezioni archeologiche del MAO: Seleucia e Coche e Guerriere dal Sol Levante, aperta fino al 1 marzo 2020.

La Fondazione Torino Musei registra buone performance anche online: sono oltre 1 milione le pagine visitate sui siti web dei tre musei e crescono anche gli iscritti ai canali social di Facebook e Instagram di Palazzo Madama, GAM e MAO.

La GAM conta 40.954 follower su Facebook e 21.000 su Instagram, il MAO 25.930 su FB e 10.000 su Instagram e Palazzo Madama 19.946 su FB e 13.200 su Instagram.

Musei Reali, quasi 600 mila visitatori nel 2019

 +6,5%  di visitatori visitatori: percentuale che, se incluse le mostre, sale a +15%. E’ l’anno di Leonardo

Il 2019 dei Musei Reali di Torino si chiude con un incremento di pubblico del 6,5% rispetto al 2018, per un totale di 492.136 visitatori, a cui si aggiungono i 102.465 delle mostre del 2019, che fanno salire la percentuale a +15% rispetto all’anno precedente.

Un dato che si rispecchia anche nell’attività dei canali ufficiali social dei Musei Reali, anch’essi in crescita; tra tutti spicca Instagram che registra +10.000 follower rispetto al 2018 (26.130 fan complessivi), ma sono in costante aumento anche Facebook (36.431 like sulla pagina) e Twitter (12.115 follower).

L’anno appena trascorso ha visto il succedersi di mostre, insieme a numerose novità e riconoscimenti.

Primo fra tutti, l’European Heritage Award/Premio Europa Nostra 2019, ricevuto a Parigi per i lavori di recupero della Cappella di Guarino Guarini nella categoria Conservazione. Il premio è indetto dalla Commissione Europea e da Europa Nostra, importante rete per il patrimonio che ogni anno celebra e promuove le eccellenze culturali.

 

L’anno si è aperto con la mostra dedicata ad Antoon van Dyck. Pittore di corte (dal 16 novembre 2018 fino al 17 marzo 2019) pittore ufficiale delle più grandi corti d’Europa che ritrasse principi, regine, gentiluomini e nobildonne delle più prestigiose dinastie dell’epoca. Attraverso un percorso espositivo strutturato in quattro sezioni, la mostra (prodotta da Arthemisia) presentava 45 tele e 21 incisioni dell’artista che rivoluzionò l’arte del ritratto del XVII secolo.

 

Riunendo i due principali nuclei di opere conservate alla Galleria Sabauda di Torino e alla Banca d’Italia di Roma, nelle Sale Chiablese, nel 2019 si è svolta la mostra Riccardo Gualino collezionista e imprenditore, attraverso la quale il pubblico ha potuto conoscere meglio una delle figure torinesi più significative del ‘900 italiano e la sua straordinaria storia. La mostra è tutt’ora in corso al Musée des Beaux Arts di Chambéry, in Francia.

 

Soprattutto, il 2019 è stato l’anno di Leonardo, a cui i Musei Reali hanno dedicato la mostra Leonardo da Vinci. Disegnare il futuro. Il percorso espositivo, costruito sulla base del nucleo di disegni autografi conservati nella Biblioteca Reale. Una straordinaria raccolta di opere, databili all’incirca tra il 1480 e il 1515, diverse per soggetto e per ispirazione, in grado di documentare l’attività di Leonardo dalla giovinezza alla piena maturità. In mostra, tra gli altri, il Codice sul volo degli uccelli e il celeberrimo Autoritratto.

 

Due opere recentemente tornate visibili al pubblico, grazie alla mostra Il tempo di Leonardo 1452-1519 (fino all’8 marzo 2020 in Biblioteca Reale). L’esposizione ripercorre un periodo di grande fermento culturale in cui si incrociarono accadimenti, destini e storie di grandi protagonisti del Rinascimento.

Proseguono per i primi mesi del 2020 anche Pelagio Palagi a Torino. Memoria e invenzione nel Palazzo Reale, in Galleria Sabauda fino al 9 febbraio e la mostra internazionale Konrad Mägi. La luce del Nord (Sale Chiablese, fino all’8 marzo) realizzata in collaborazione con il Museo Nazionale d’Arte dell’Estonia.

 

Tre sono le mostre già annunciate per i mesi successivi e che saranno presentate nelle prossime settimane in una conferenza stampa dedicata alle iniziative del 2020. Si inizia il 2 aprile con il fascino millenario di Cipro, cuore del Mediterraneo e ponte tra Oriente e Occidente, protagonista della mostra internazionale Cipro. Crocevia delle civiltà (fino al 20 settembre 2020, realizzata in collaborazione con l’Università degli Studi di Torino). La collezione del Museo di Antichità è arricchita da prestiti unici per la prima volta in Italia provenienti da illustri istituzioni straniere, tra cui il British Museum di Londra, il Metropolitan Museum of Art di New York, il Fitzwilliam Museum di Cambridge, Medelhavetmuseet di Stoccolma, il Kunsthistorisches Museum di Vienna e il Museo di Cipro a Nicosia.

 

Dal 24 ottobre fino al 7 marzo 2021, le Sale Chiablese ospitano Capa in color, la mostra curata dall’International Center of Photography (ICP) di New York che presenta per la prima volta al grande pubblico le fotografie a colori di Robert Capa.

 

Le celebrazioni in occasione dei cinquecento anni dalla morte di Raffaello vedranno una mostra dedicata al grande maestro del Rinascimento, in Galleria Sabauda dal 30 ottobre 2020 al 14 marzo 2021.

 

Uno speciale approfondimento infine sarà dedicato al Barocco, con mostre, concerti e percorsi di visita dedicati che si terranno da marzo a settembre 2020.

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MUSEI REALI TORINO

www.museireali.beniculturali.it

Note di Capodanno alla Tettoia dei contadini

Protagonista sarà il TOrùn Brass Quintet che si esibirà in un repertorio che spazia da Gabrieli, a Offenbach, a Morricone

 

Mercoledì 1 gennaio 2020, alle ore 11, la Tettoia dei Contadini ospiterà l’ormai consolidato Concerto di Capodanno.

 

TOrùn Brass Quintett

Mattia Gallo, tromba

Eugenio Valle, tromba

Elia Gaiottino, corno

Alessandro Lione, trombone

Giulio Reita, tuba

In programma: Giovanni Gabrieli ‘Canzona da sonar n. 4’, Jean-Joseph Mouret ‘Rondeau’, Georges Bizet ‘Carmen Suite’, Leonard Bernstein ‘Suite da West Side Story’, Philip Sousa ‘Washigton Post’,  Williams-Creamer ‘That’s a Plenty’, Ennio Morricone ‘Per un pugno di dollari’, oltre a gospel e musiche tradizionali natalizie come Gospel tradizionale Just a Closer walk with Thee e Christmas Crakers Medley.

TOrùn Brass Quintet è un gruppo che si è formato nel maggio 2018 al Conservatorio ‘Giuseppe Verdi’ di Torino – nella classe di Musica d’insieme per fiati di Odling – e si è esibito in città a Palazzo Civico per i ‘Concerti a Palazzo’, al Valentino per il Politecnico oltre che per gli ‘Amici di Renato Bruson’ e per la rassegna itinerante MITO per la Città nelle edizioni 2018 e 2019 di MITO SettembreMusica.

Il quintetto presenta la struttura per eccellenza della formazione cameristica degli ottoni, sia per varietà timbrica e dinamica, sia per l’estensione nei vari registri in analogia con le voci. L’organico consente grande duttilità nei repertori, spaziando tra i generi musicali più diversi, dalla musica barocca e classica al jazz, dalle colonne sonore cinematografiche agli standard intramontabili della musica leggera, così come abbiamo modo di ascoltare nel concerto del 1 gennaio.

La prevalente origine meridionale dei componenti avrebbe potuto confermare la scelta originaria della parola “Terùn” come nome del gruppo (4 su 5 hanno radici a sud di Bari) ma, in onore dell’unico componente settentrionale e della città che li ha ospitati come studenti fuori-sede hanno infine optato per giocare, e suonare sotto il nome TOrùn.

Il concerto è un progetto della Città di Torino realizzato dalla Fondazione per la Cultura Torino.

www.nataleatorino.it

2020, un clima di pace

E’ questo il titolo del documento/appello che verrà presentato il giorno 1° gennaio 2020 – Giornata mondiale della Pace – alle h 18.00 al Sermig, Arsenale della Pace Piazza Borgo Dora, 61 Torino

Ciò avverrà nel contesto di un’ora e mezzo circa di incontro, articolato con una prima parte di pochi, brevi saluti, poi una seconda costituita da un concerto, che sarà eseguito da musiciste/i appartenenti alle diverse confessioni religiose.
Questa proposta si colloca nella tradizione del nostro coordinamento/movimento “Noi siamo con Voi”, di celebrare il più possibile degnamente la “Giornata mondiale della Pace”, la cui importanza è stata sottolineata negli ultimi mesi con particolare vigore dalle massime autorità religiose mondiali e – a livello piemontese – dal sempre sensibilissimo Arcivescovo di Torino e Susa Mons. Cesare Nosiglia. Tornando al titolo, evidentemente esprime un doppio significato:
da una parte la necessità che nel mondo si torni a respirare un’atmosfera di concordia o, quanto meno, di dialogo, tolleranza e rispetto reciproco; dall’altra che si faccia “pace con il clima”, cioè con il nostro pianeta, la terra, il creato. Per questo guardiamo con stima e simpatia a tutti quei movimenti come “i ragazzi di Greta” o “le Sardine” che si battono per questi obbiettivi. Anzi auspichiamo che si crei un fronte sempre più unito e vasto, tale da raggiungere una forza sufficiente a cambiare realmente le cose ed a respingere i tanti rischi di strumentalizzazione, di demagogia, di partigianeria (che, ad onor del vero – almeno in Piemonte – sembrano essere tenuti alla larga dalle realtà succitate, in particolare da quella delle “Sardine”).
Peraltro ci permettiamo ancora di ricordare che, proprio sui temi della pace, del dialogo, di una politica per il bene comune e rispetto dell’ambiente, il nostro Movimento lavora fin dalla sua nascita. A riprova basterebbe ricordare l’anno e più di lavoro dedicato allo studio e alla diffusione dell’ enciclica “Laudato Sii”, conclusosi con un convegno internazionale, in cui si sono potute ascoltare importantissime relazioni di leaders religiosi e culturali delle più diverse appartenenze. Oppure le due puntate del progetto intitolato “Lo Straniero”, che sono state precedute, e poi seguite, da decine e decine di incontri, iniziative, momenti di lavoro, che hanno coinvolto leaders, esperti, operatrici e operatori, semplici appartenenti alle più varie etnie, tradizioni, gruppi sociali ecc. Per tutte queste ragioni, nonché per altre facilmente intuibili, abbiamo ritenuto doveroso organizzare l’iniziativa del 1° gennaio, alla quale desideriamo di cuore invitare tutte le persone di buona volontà, che sognano un mondo migliore e che sono disposte a fare un cammino comune per realizzarlo.

 

Giampiero Leo a nome del Coordinamento interconfessionale “Noi siano con voi”

Le “street photos” di Vivian Maier

In Her Own Hands

In mostra alla Palazzina di Caccia di Stupinigi gli scatti dell’inconsapevolmente grande fotografa americana

Fino al 12 gennaio 2020

Bambinaia di mestiere per quasi tutta la vita. E, dentro, una bruciante salvifica   compulsiva passione e un innato talento per la fotografia. “Era eccentrica – si scrisse di lei – forte, determinata, colta ed incredibilmente riservata. Indossava un cappello largo, un vestito lungo, un cappotto di lana, scarpe da uomo e un passo deciso. Una macchina fotografica intorno al collo ogni volta che usciva di casa. Faceva ossessivamente delle foto, ma non le mostrava mai a nessuno…” . Come fossero il suo personale segreto, il suo mondo intimo e privato. Un modo per acchiappare la vita, per vincere la solitudine e la mancanza di affetti e di strette relazioni umane. Si calcola che dagli Anni ’50 agli ’80, Vivian Maier abbia scattato oltre 100mila fotografie, fra le strade di New York, Chicago e Los Angeles (ma non solo e nolo negli States) con la sua inseparabile “Rolleiflex” prima e la più leggera “Leica”, negli ultimi anni.

Molti gli autoritratti, oggi si direbbero selfie, scattati in continuazione, davanti a specchi o vetrine di negozi utilizzate come superfici riflettenti. Foto come reali finestre sulla vita americana negli anni successivi al secondo dopoguerra – vista con gli occhi di una grande fotografa che mai si è considerata tale – e che restarono “nelle sue stesse mani” (come recita il titolo), mai esibite, molte neppure sviluppate. Un centinaio le troviamo oggi esposte nelle sale della Palazzina di Caccia di Stupinigi, fino al 12 gennaio del 2020, in una suggestiva mostra organizzata dall’Associazione Culturale Dreams, con il coordinamento operativo di Next Exhibition e la curatela di Anne Morin. Quella di Vivian non fu affatto la “vita meravigliosa” raccontata al cinema in bianco e nero dal grande Frank Capra, massimo cantore dell’american way of life degli Ani ’30 – ’40. Tutt’altro. Nata nel Bronx di New York nel ’26 da madre francese e padre austriaco che ben presto abbandona la famiglia, trascorre gli anni dell’infanzia e dell’adolescenza, con la madre Marie e l’amica Jeanne Bertrand, fotografa e scultrice affermata, in Francia. Ritorna definitivamente negli States nel ’51 e trova lavoro come bambinaia (mestiere che sarà il suo per circa quarant’anni) a Chicago presso la facoltosa famiglia di Nancy e Avron Gensburgs, di cui alleva i tre figli. Sarà una “tata” – si dice – più dal cipiglio asburgico che non dalle dolci maniere alla Mary Poppins. La fotografia continua intanto a marcare il senso vero della sua solitaria esistenza e quei self-portrait a rappresentare “la prova inconfutabile del suo passaggio in un mondo che sembra non essersi accorto di lei”.

La vecchiaia si porterà dietro una triste povertà, al punto che, non potendo più pagare l’affitto di casa, si vedrà costretta a cedere i propri bagagli di ricordi: si parla di 200 scatole di cartone contenenti un mondo di cianfrusaglie, dai cappelli ai vestiti, a scontrini, ad assegni mai ritirati e quant’altro. Fra cui un patrimonio incredibile di fotografie, negativi e rullini mai sviluppati che, battuti all’asta nel 2007, finirono nelle mani, per soli 380 dollari, di John Maloof, giovane immobiliarista in cerca di immagini di Chicago per scrivere un libro. Capita la grandezza del tesoro che aveva fra le mani, il giovane avviò indagini per accertarne la provenienza e nel frattempo pubblicò un buon numero di foto e organizzò mostre itineranti in tutto il mondo. Così quando il 29 aprile del 2009, Vivian Maier morirà per una banale caduta sul ghiaccio nella downtown di Chicago, il mondo la scopre. Scopre il suo immenso lavoro, il suo talento (su cui lei stessa mai s’era interrogata), l’indiscutibile bravura di una fotografa che ha saputo catturare momenti diventati iconici e ritrarre la strada, le persone, gli oggetti e tutto quanto riusciva a sorprenderla, fissandone l’immagine nell’emozione di un momento. Cinque le sezioni in cui si articola la mostra organizzata a Stupinigi: “Città”, “Dettagli” (dalle scarpe tirate a lucido che sbucano da una vetrina alle mani intrecciate dei due anonimi amanti), “Ritratti” (particolarmente acuti e arguti quello dell’edicolante preda di una profonda inesorabile pennichella, così come quello delle due ragazzine che si scambiano uno sguardo di gustosa complicità), “Frames” (con i filmati super 8 ritrovati dal giovane Maloof negli scatoloni comperati all’asta) e “Self-Portarait / Colori” (sono 22 le foto a colori presenti in mostra e datate intorno agli Anni ’70).

In rassegna sono anche presenti due postazioni per autoritratto in cui potersi scattare un selfie “alla Maier”, scegliendo a piacere lo scenario preferito e a far bella mostra di sé troviamo anche lo stesso modello di macchina fotografica usata da Vivian e la riproduzione di una camera oscura forse simile a quella ricavata nel piccolo bagno di casa Gensburgs a lei riservato e da lei, purtroppo, così poco utilizzata.

Gianni Milani

“Vivian Maier. In Her Own Hands”

Palazzina di Caccia di Stupinigi, piazza Principe Amedeo 7; per info tel. 011/19214730 o www.mostramaier.it

Fino al 12 gennaio 2020

Orari: dal mart. al ven. 10/17, sab. e dom. 10/18

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Nelle foto

– “Self – Portrait”, Undated
– “New York”, 1954
– “New York”, 1954
– “Undated”
– “Autoritratto”, Undated

 

 

 

Le criticità nelle carceri piemontesi

Cogliere l’occasione dei classici bilanci di fine anno per segnalare le principali criticità dei tredici Istituti penitenziari piemontesi e dell’Istituto penale minorile e lanciare proposte per il nuovo anno, ormai alle porte

È quanto si propone la conferenza stampa di presentazione del Quarto dossier delle criticità strutturali e logistiche, elaborato dal garante regionale delle persone detenute Bruno Mellano in collaborazione con il Coordinamento piemontese dei garanti, che si tiene lunedì 30 dicembre alle 11 nella Sala delle bandiere di Palazzo Lascaris, in via Alfieri 15, a Torino.

In documento verrà poi indirizzato al capodipartimento dell’Amministrazione penitenziaria Francesco Basentini, al provveditore dell’Amministrazione penitenziaria del Piemonte Pietro Buffa e ai referenti politici del Ministero di Giustizia.

Con Mellano interviene una rappresentanza dei dodici garanti comunali piemontesi: il Piemonte, infatti, è l’unica regione italiana ad averne designato uno per ciascuna città sede di carcere.