Cosa succede in città- Pagina 374

Salone del Libro & C: si accettano proposte per la ripresa

di Enzo Biffi Gentili

Cercasi proposte d’uscita dalla crisi torinese, che s’aggrava sempre più, e vengono giustamente invitati a intervenire sui giornali locali anche rappresentanti della società civile e dell’imprenditorialità privata. A esempio recente, Alberto Barberis, alla guida dei giovani di Confindustria, ha affermato in un’intervista rilasciata a Paolo Griseri (Dobbiamo far emergere quella Torino sconosciuta così ricca di grandi talenti, in “la Repubblica”, 10 dicembre 2017) che “la chiave…è tutta nella capacità di sapersi raccontare”. E rieccoci alla richiesta di una “narrazione” -fondamentale in una società della comunicazione- ma che troppe volte negli anni passati si è trasformata in un’arma di distrazione di massa dallo stato dei fatti. Non sarebbe però corretto imputare solo a Chiamparino e poi a Fassino questa tendenza al racconto fantastico, che è stato obbiettivamente rialimentato proprio dagli organi di stampa, dal mondo della cultura, della finanza e dell’industria, e da gran parte dell’opposizione. Ristabilire quindi differenti ruoli e posizioni, pur su obbiettivi comuni di rilancio e ripresa, è fondamentale per uscire da un “sistema Torino” eccessivamente “poroso” in passato, e sovente proprio per quanto riguarda le relazioni e rapporti tra pubblico e privato, tra missioni istituzionali e interessi economici e commerciali. Pare se ne renda ben conto, per quanto di sua competenza, l’Assessora alla Cultura della Regione, Antonella Parigi, che alle prese con il delicato problema del disavanzo della Fondazione per il Libro -altro caso, tra molti, emblematico di un’acritica trascorsa ottimistica “narrazione”- e delle incertezze operative e gestionali che riguardano o prossimi Saloni ha auspicato “una forte discontinuità rispetto al passato”.

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Precisando poi che manifestazioni di natura fieristica come il Salone del Libro ed Artissima – alle quali aggiungiamo anche Operae, l’Indipendent Design Fair- non possono avere carattere eminentemente commerciale, se devono continuare a godere di risorse pubbliche. Altrimenti, conclude Parigi, sarebbe più razionale lasciarle emigrare a Milano, o altrove. Una coraggiosa considerazione, poi articolata con varie proposte di soluzioni e di interventi di altre strutture come il Circolo dei Lettori o la Fondazione per la Cultura, che dovranno essere legalmente chiarite da uno studio specializzato in diritto amministrativo, Merani Vivani e Associati. Insomma, si è di fronte a una preziosa occasione per ristabilire la necessaria, netta distinzione tra enti e personaggi istituiti o nominati da organismi di diritto pubblico per rispondere a esigenze di interesse generale, nel caso culturale, e senza fini di lucro ed altri che coltivano un pur legittimo interesse privato. La questione, prima che giuridica, è politica: più volte nelle assemblee elettive, a partire da membri del Movimento 5 Stelle, ci si è lamentati di un sistema Torino che oltre dalla “porosità” testimoniata da un certo interscambio delle funzioni, come tra Enti locali e Fondazioni, sembrava pure caratterizzato da qualche ambiguità nelle procedure amministrative adottate. Insomma, non raccontiamocela più: fatti, non pugnette, come si direbbe in Romagna.

 

 

 

ROBERTO BOLLE AND FRIENDS SOLD OUT AL REGIO PER CHIUDERE IL 2017

Torna grande richiesta il ballerino italiano più famoso al mondo: Roberto Bolle, che chiude il 2017 con uno degli appuntamenti più attesti della Stagione. I tre appuntamenti in programma sono sold out

 

Roberto Bolle sale sul palcoscenico del Regio con le étoiles più scintillanti del momento: Alicia Amatriain (dal 2002 Prima Ballerina del Balletto di Stoccarda), Young Gyu Choi (Principal del Dutch National Ballet di Amsterdam dal 2016), Maria Eichwald (International Guest Artist), Dorothée Gilbert(Étoile del Ballet de l’Opéra di Parigi, dal 2007), Marcelo Gomes (Principal Dancer, American Ballet Theatre, New York), Kimin Kim (Principal Dancer, Balletto del Teatro Mariinskij, San Pietroburgo dal 2012), Anna Ol (Prima Ballerina del Dutch National Ballet, Amsterdam dal 2015), Christine Shevchenko (Principal Dancer, American Ballet Theatre, New York dal 2017). Il programma della serata è sul sito del Teatro http://www.teatroregio.torino.it/node/6810/locandinae anche le foto ufficiali http://www.teatroregio.torino.it/area-stampa/foto

Per ulteriori informazioni: www.teatroregio.torino.it e www.sistemamusica.it.

Seguite il Teatro Regio sui nostri social media, e per questa produzione utilizzate l’hashtag: #bolletour2017

Da dieci anni la magia del presepe “di famiglia” in via Rubiana, Borgo San Paolo

E’ il decimo anno che viene allestito il presepe nel giardino di casa Mazza in via Rubiana, Borgo San Paolo, a Torino. Ecco cosa ci scrive Francesco Mazza, uno dei componenti della famiglia che con passione si dedica a questa tradizione natalizia

“Prima abitavamo in un condominio e quindi lo facevamo interno e nettamente più piccolo. Chi sta portando avanti da anni questa tradizione è mio padre, Giuseppe Mazza, che ha tramandato questa passione da mio nonno. Da 4 anni (prima eravamo solo io e mio papà a fare il presepe) mio zio, Fernando D’Amato (ex poliziotto in pensione) ha deciso di aiutarci e ha iniziato a comporre autentici capolavori (sono casette in polistirene e legno). Solo le statue sono comprate, il resto è fatto tutto a mano da mio zio. Quindi siamo noi tre gli artefici dell’opera (Francesco Mazza, Giuseppe Mazza e Fernando D’Amato). La novità di quest’anno è la cascata con l’acqua che parte dalla montagna – che rappresenta il Monviso e quindi il Po-  e che scende fino a valle. Il nostro presepe rappresenta atti di vita quotidiana e contadina ricordando un po’ le tradizioni piemontesi, calabresi, campane e lucane: mio papà è calabrese, mio zio campano e mia mamma lucana. Sono 24 metri quadri di presepe, ci sono voluti 8 giorni di lavoro per concluderlo, tutte le casette sono illuminate come si può vedere dalle foto”.

 

Francesco Mazza

Linea di confine. Spigolature di vita e storie torinesi

di Pier Franco Quaglieni

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La Spagna, le autonomie, l’indipendenza – Umberto II – Il prefetto-questore – Natale a Savona – La pizza napoletana

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La Spagna, le autonomie, l’indipendenza 
Il risultato delle elezioni in Catalogna rivela  una spaccatura profonda, anche se si è registrata una maggioranza di elettori a favore degli indipendentisti. Forse il secolo in cui stiamo vivendo, e’ quello del superamento delle unità nazionali raggiunte in molti paesi d’Europa tra la fine dell’’800 e gli inizi del’ 900.Un segnale di cosa stava accadendo lo si ebbe con la rivoluzione di velluto che decreto ‘ la fine della Cecoslovacchia ,anche si trattava di una nazione artificiale, creata sulle ceneri dell’Impero austro -ungarico. Un altro segnale forte lo si ebbe con i massacri che sancirono nel sangue la fine di un altro stato artificiale ,tenuto insieme dalla dittatura comunista di Tito, la Jugoslavia. Ma la storia  multisecolare e la realtà  presente della Spagna, affrancatasi dalla dittatura di Franco in nome di una democrazia parlamentare vera, voluta e perseguita dal re Juan Carlos, e’ un’altra cosa. Quando l’Italia rimase ferma ai diversi staterelli uno contro l’altro armati, nel 1600 la Spagna era già un stato unitario forte, capace di competere con la Francia per l’egemonia mediterranea, dopo essersi liberata dalla dominazione araba.  Il tentativo fatto in ottobre di proclamare la repubblica di Catalogna fu un’operazione politica sovversiva che uno Stato, qualunque Stato serio, non avrebbe mai potuto tollerare perché andava contro la Costituzione spagnola oltre che contro la storia. Le elezioni hanno riconfermato una maggioranza  agli indipendentisti. Ora e’ necessario che la politica possa intervenire .Quando in Italia si parla di politica, si pensa subito male, ma è la politica che deve agire ,trovando un compromesso alto  che salvi  l’unita’ della Spagna e certe esigenze di autonomia regionale. Il ruolo del re di Spagna,garante della Costituzione e dell’unità nazionale ,sarà decisivo perché  il re e’ arbitro imparziale fuori dai partiti. Gli esempi italiani della Sicilia, della Valle  d’Aosta e del Trentino Alto Adige ,nati in momenti estremamente travagliati e difficili dopo la seconda guerra mondiale,  con alcune forzature che andrebbero corrette, stanno ad indicare che è possibile coniugare insieme unità ed autonomia. Le piccole patrie sono utopie negative, incompatibili con una visione che, semmai, dovrebbe guardare all’integrazione europea . Se i catalani si leggessero le storie dell’idea d’Europa e di Nazione del valdostano Federico Chabod si schiarirebbero le idee, specie se annebbiate dall’ideologismo e dalle scorie vetero-marxiste del secolo scorso. La democrazia e’ un insieme di pesi e di contrappesi che impedisce all’estremismo più o meno populista e demagogico di prevalere.

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Umberto II 
Il ritorno in Italia delle salme di Vittorio Emanuele III e della Regina Elena hanno suscitato le più aspre polemiche . Sull’argomento ho già scritto un articolo   che ha raccolto molti consensi  ) 

http://www.iltorinese.it/il-ritorno-in-patria-del-re-soldato-la-storia-non-e-piangere-o-indignarsi-ma-cercare-di-capire/

e che ha steccato nel coro della faziosità in cui ha avuto un suo ruolo anche il nipote di Benedetto Croce che assomiglia al nonno solo nell’aspetto fisico.Un vecchio ex preside di Saluzzo che ha avuto la sua parte  nel ritorno delle salme, ha goduto anche lui  di dieci minuti di notorietà .  Andando oltre all’episodio, credo che le persone libere da pregiudizi dovrebbero pensare alla palese ingiustizia rappresentata dalla sepoltura ad Altacomba ,in Francia, delle salme di Umberto II e della Regina Maria Jose’. Umberto non ebbe le responsabilità di suo padre, la regina fu nettamente antifascista e addirittura con simpatie socialiste. Ho avuto rapporti con l’ultimo re ,fin da quando ebbi modo di conoscerlo a 14 anni a Cascais, il luogo scelto per il lungo,triste esilio durato 36 anni. Umberto ,di fronte allo scatenarsi di una possibile guerra civile nel giugno 1946,preferì partire dall’Italia, per il Portogallo. I suoi motti  furono “L’Italia innanzi tutto “ e “Autogoverno di popolo e giustizia sociale “.Essi indicano quale fosse la sua idea di monarchia. Non sostenne neppure i diversi partiti monarchici,volle sempre restare al di sopra della mischia, persino al referendum del 2 giugno, quando ‘ andò a votare scheda bianca. Scelse come suo ministro Falcone Lucifero, in gioventù ,socialista  matteottiano. A Montelungo ,nella guerra di liberazione contro i tedeschi  del rinato esercito italiano a fianco degli Alleati, nel dicembre 1943, il principe ereditario Umberto si distinse per coraggio e valore. Come Luogotenente Generale del Regno dal giugno 1944 e come re si comportò con uno stile apprezzato anche dai più convinti repubblicani. Era un uomo che aveva uno stile, una dignità ,un’eleganza eccezionali. Le sue parole erano gentili con tutti e sempre all’insegna del massimo equilibrio ,del riserbo e della obiettività .Il suo ricordo resta in me indelebile, malgrado gli anni. Un gran signore che non ostento’ mai nulla e seppe portare con se’il grande dolore dell’esilio e della solitudine anche famigliare. C’ è da augurarsi  che non si debba  di nuovo  attendere la “diplomazia” sotterranea e un po’ massonica  del vecchio ex preside di Saluzzo per dare sepoltura in Italia ad Umberto II e a Maria Jose’ che ,tra l’altro, poté tornarvi  già da viva e venne accolta a Torino  dall’assessore socialista Marziano Marzano. Al re ,irrimediabilmente malato, non fu concesso di tornare in Italia, malgrado il presidente Pertini fosse favorevole  a consentirgli di morire in Italia.  Forse è ora di pensare anche a lui e all’ultima Regina.

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Il prefetto – questore
Il questore Sanna nominato in maggio e inquisito per la tragedia di piazza San Carlo, lascia la questura di Torino e viene nominato prefetto senza una sede di destinazione operativa, il che significa, quasi certamente, in servizio  al ministero degli interni. Lui si lamenta della nuova nomina e dice che così verrà ricordato solo per piazza San Carlo. Il comportamento del governo appare ambiguo. E’ il vecchio promoveatur ut amoveatur. Il questore inquisito non andava promosso .Se considerato non idoneo a Torino andava  rimosso con procedura interna al ministero. Promuoverlo per poter nominare un altro questore appare un escamotage farisaico  poco limpido. Ma ormai anche i vertici della pubblica amministrazione sono troppo legati alla politica per esercitare le proprie funzioni come emanazioni periferiche dello Stato con un minimo di indipendenza.

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Natale a Savona    
Il Prefetto di Savona ha ripristinato la festa degli auguri di Natale ,avvalendosi di contributi esterni e superando così  il divieto di organizzare eventi nelle prefetture- successivo al 2011 con il governo Monti –
persino per il 2 giugno.  Ha brillato l’Istituto Alberghiero di Finale che ha allestito un sontuoso ricevimento in cui si sono dati appuntamento autorità civili, militari ,religiose ,esponenti della cultura. C’è stato anche un evento musicale con i canti del Natale, forse guastati da qualche canzone americana di troppo ,anche se e’ stato cantato “Adeste fideles “. Nell’atrio della prefettura di Savona e’ stato allestito un bellissimo presepe in ceramica di Albisola. La prefettura di Savona, personalmente il Prefetto, si sono distinti nell’accoglienza dei profughi e migranti in una provincia largamente turistica e quindi con difficoltà ad accogliere. Ma il presepe in prefettura e’ un segnale di coraggio che dovrebbe servire a tanti presidi tremebondi che non osano festeggiare il Natale a scuola perché temono di offendere i musulmani. Ci sono occasioni come il Natale ,in cui non possiamo non dirci cristiani. La laicità dello Stat o non è certo compromessa da un bambinello infreddolito posto in una mangiatoia.

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La pizza napoletana

 

La pizza napoletana è stata riconosciuta Patrimonio Culturale dell’Umanità,anche se, in effetti ,  è l’arte del pizzaiuolo napoletano che è Patrimonio Culturale dell’Umanità Unesco. L’Organizzazione delle Nazioni Unite ha premiato, così, il lungo lavoro del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, che nel 2009 aveva iniziato a redigere il dossier di candidatura con il supporto delle Associazioni dei pizzaiuoli e della Regione Campania. Il Comitato per la Salvaguardia del Patrimonio Culturale Immateriale dell’Unesco ha valutato positivamente, e con voto unanime, la candidatura italiana, dichiarando che “il know-how culinario legato alla produzione della pizza, che comprende gesti, canzoni, espressioni visuali, gergo locale, capacità di maneggiare l’impasto della pizza, esibirsi e condividere è un indiscutibile patrimonio culturale”.Ora bisognerebbe anche distinguere i veri pizzaioli dai ristoratori. Un ristorante-pizzeria è un ibrido che molto spesso si rivela cattivo ristorante e pessima pizzeria o viceversa. La tradizione napoletana è fatta di sole pizzerie e a Napoli purtroppo oggi è difficile trovare pizzerie autentiche. Persino il locale dove nacque la pizza Margherita, la celebrata pizzeria Brandi ,è diventato anche ristorante. Forse resiste solo da Michele che è attiva dal 1870. Con solo due pizze sul menu a garanzia della qualità. Perché va anche detto che le pizze condite con gli ingredienti più fantasiosi hanno di fatto perso la loro identità.A Torino è sempre più difficile trovare una buona pizza. Tra i pochi resiste  il mio ex compagno di liceo classico Antonio De Martino “Spiga d’oro” in Borgo San Paolo.Ci andavo da studente, ogni tanto ci torno con mio nipote che studia al Politecnico.La pizza al padellino mi piace e anche la farinata è buona.Nel borgo più rosso di Torino il proprietario tiene sul bancone “Il giornale” fin dai tempi di Montanelli. Un coraggio notevole unito alla bravura e alla semplicità di un locale che è passato di padre in figlio.Una tradizione che vive nel tempo.

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LETTERE   scrivere a quaglieni@gmail.com
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Il biotestamento tra Nosiglia e Saitta
Ho letto quanto ha scritto  sul testamento biologico. Dissento, esso è l’anticamera dell’eutanasia. Ha ragione l’arcivescovo Nosiglia a dissentire.

Buon Natale.                               Bianca Lusi

Sui temi che riguardano la coscienza vanno rispettate tutte le opinioni e tutte le convinzioni.Ha pero’ragione l’assessore alla sanità della Regione Piemonte Antonio Saitta ad esigere il rispetto della nuova legge a tutte le strutture sanitarie .Saitta e’ un cattolico convinto,con una lunga militanza nella Dc,ma si è rivelato un laico rispettoso delle leggi dello Stato con la stessa sensibilità di De Gasperi. Io lo stimavo molto già da presidente della Provincia di Torino ,in questa occasione ha dimostrato le sue qualità di pubblico amministratore.


La cultura torinese in affanno
Cosa pensa dells crisi della cultura torinese e piemontese ? Mi sarei aspettata di leggere una sua opinione in proposito             Gabriella Panelli

Esprimerò un giudizio compiuto quando sarà tutto più chiaro.Le polemiche inutili non mi piacciono.Posso solo dire che la chiusura della biblioteca della Gam si rivela una scelta idiota,senza possibilità di appello.La riduzione del personale nei musei appare un’altra scelta scellerata perché lede la vocazione culturale e turistica di Torino.Poi c’è la chiusura della fondazione per il Salone del libro avvenuta senza la necessaria trasparenza. Se  Leon si rivela inadeguata,l’assessore regionale Parigi appare vincitrice. Voleva che il suo circolo dei lettori organizzasse il Salone e ha raggiunto l’obiettivo.Il dato incontestabile e’ però che con le gestioni de Leon e Parigi la cultura  si trova molto peggio di prima quando c’erano Fassino e Cota.

La “Venere di Torino” del Botticelli è tornata alla Sabauda

La Venere di Botticelli dei Musei Reali di Torino torna all’interno del percorso di visita della Galleria Sabauda, pronta a farsi ammirare dai visitatori per le feste natalizie all’interno della sala del primo piano dedicata ai grandi capolavori.

La “Venere di Torino”, oggi custodita nella Galleria Sabauda dei Musei Reali, proviene dalla collezione Gualino. La prima traccia dell’opera risale al 1844 quanto fu acquistata da un reverendo inglese, che in seguito la cedette a un barone. L’opera si pensava perduta nell’incendio della casa di quest’ultimo ma fu ritrovata dagli eredi da cui la acquistò il grande collezionista biellese Riccardo Gualino. Nel 1930 la Venere, realizzata da Botticelli con la collaborazione dei suoi allievi, divenne patrimonio della Galleria Sabauda. La genesi della “Venere di Torino” è senz’altro da ricercarsi in La nascita di Venere, oggi custodita presso gli Uffizi di Firenze. Quest’ultima ottiene da subito un grandissimo successo, tanto che già all’epoca la committenza chiese che venissero realizzate altre immagini di questa straordinaria bellezza femminile. Botticelli sceglie di ritrarre esclusivamente la figura della Venere, la fa stagliare sullo sfondo nero, quasi una scultura vivente. Qual è la storia che si cela dietro al rapporto tra Sandro Botticelli e Simonetta Vespucci, amata da Giuliano de’ Medici e morta tragicamente all’età di ventitré anni, la cui bellezza è stata resa immortale in quest’opera, amata e riconosciuta in tutto il mondo? Già durante la vita dell’artista, il mercante fiorentino Antonio Billi scriveva che l’artista dipingeva bellissime donne nude e Giorgio Vasari, nelle sue Vite, confermava la testimonianza con queste parole: “Per la città, in diverse case fece tondi di sua mano, e femmine ignude assai”. Solo tre Veneri sopravvivono, attribuibili a Sandro o alla sua bottega: la Venere di Berlino, quella di Torino e una già in collezione privata a Ginevra. Le prime due sono state esposte entrambe ai Musei Reali in occasione della prima edizione di Confronti, nel 2016. Si tratta di nudi monumentali, che possono essere annoverati tra i primi dipinti profani dell’Europa postclassica e che trovano ispirazione in un modello antico che conosciamo come Venere de’ Medici, o Venere pudica, dove la Dea è sorpresa a coprirsi con le mani il seno e il pube.

Anarchia su due ruote. La città invasa dalle bici “ribelli”

STORIE DI CITTA’ di Patrizio Tosetto
Ci mancavano le bici a noleggio lasciate in ogni dove per aumentare caos e  ingovernabilità della città.  Bici lasciate nei parchi. In piazza vittorio, in piazza San Carlo, in tutte le vie del centro. Nelle isole pedonali, a ridosso dei corsi, appoggiate alla saracinesca di un negozio o che ostruiscono passi carrai. Al fondo di fiumi, come nei sentieri costeggiando i corsi d’acqua. Insomma, bici di qua e bici di là sono un  indecoroso e pericoloso spettacolo. Immediata la domanda : chi é il  genio che ha concepito una simile cosa? O forse oscure forze hanno tramato chiaramente contro la nostra città?  Mi sono informato. Una delle prime città che ha istituito il servizio é stata Firenze, sotto la giunta Nardella. Ed avendo amici che risiedono a Firenze  ho telefonato per conoscete come funziona in quella città. Giudizi articolati sintetizzabili: complessivamente bene dopo una critica partenza. In sostanza la Municipalità si é attivata per “concentrarne il deposito”. Bene…non contento telefono direttamente al capo di gabinetto del sindaco di Torino, Emanuele Braghero. Ciao Brik mi spieghi? “Abbiamo un sistema di controllo su chi non rispetta il codice della strada. Come un sistema di incentivazione economica su chi rispetta il codice. Ne rispondono sia le società sia l’utente. In questa logica le bici sono di fatto parcheggiabili nei loro appositi spazi. Ci siamo confrontati con la Municipalità di Milano, anche se le problematiche erano diverse. E qui a Torino? Qui la preoccupazione diventa paura profonda. Che cosa hanno previsto i nostri amministratori? Da quello che si vede ora poco o nulla. Indagheremo. Per ora gli utenti che lasciano dove capita la bici non sembrano edotti di eventuali sanzioni previste. Poi merita un capitolo a parte chi butta le bici in acqua. Vandali? Non solo, ma puntano a mandare in tilt il sistema di controllo per non consentire di  risalire a chi ha utilizzato la bici, mi ha spiegato chi se ne intende.  Netta l’impressione che ne abbiamo tratto. Nella nostra città poco é stato previsto a proposito delle conseguenze di un arbitrario servizio. Eppure l’iniziativa di per se é particolarmente lodevole.  Anzi, i presupposti sono all’inizio particolarmente positivi, visto che ad esempio sono anche finalizzati a decongestionate il traffico privato. Ma appunto rischiano di vanificare i presupposti iniziali stessi, ricadendo nella ingovernabilità del sistema del traffico pedonale e delle biciclette. Una citta più civile é anche una città organizzata. E almeno per adesso le bici lasciate casualmente non sono indice di organizzazione. Un ricordo personale. 30 anni fa per lavoro sono stato a Copenaghen.  La stazione ferroviaria é al centro della città e mi sono stupito della moltitudine di biciclette parteggiare davanti. E mi hanno fatto notare che sarebbe stato impossibile sostenere il parcheggio di altrettante auto oltre all inquinamento procurato. Ma le bici erano ordinatamente parcheggiate. E si sposava l’ interesse del singolo ciclista con le compatibilità collettive, organizzando il sistema attraverso delle regole ed eventuali sanzioni. A Torino non mi sembra che si inizi per il verso giusto.

Cercansi registi piemontesi per film e documentari “regionali”

L’Associazione Piemonte Movie, che dal 2000 promuove la cultura cinematografica piemontese attraverso diverse iniziative e progetti (gLocal Film Festival, Movie Tellers, OffMel, gLocal Doc…) in sinergia con le più importanti realtà cinematografiche della regione (Film Commission Torino Piemonte, FIP Film Investimenti Piemonte, Museo Nazionale del Cinema, Torino Film Festival) sta organizzando la 17^ edizione del Piemonte Movie gLocal Film Festival che si svolgerà dal 7 all’11 marzo 2018 a Torino. Tutti i registi, i videomaker o gli appassionati della settima arte piemontesi (nati o viventi in regione) o che hanno girato un corto o un documentario sul territorio regionale, sono invitati a iscriversi gratuitamente ENTRO IL 31 DICEMBRE al Piemonte Movie gLocal Film Festival! 

In palio i premi Miglior Documentario (2.500 €) e Miglior Cortometraggio (1.500 €).

Info, bando e iscrizioni www.piemontemovie.comconcorso@piemontemovie.com, 328.8458281, www.facebook.com/PiemonteMoviegLocal

Natale, si illumina anche la scultura “Sintesi 59” di Armando Testa

A Torino Torino si illumina SINTESI 59, scultura di Armando Testa che fa mostra di sé in piazza XVIII Dicembre, adiacente alla storica stazione di Porta Nuova, uno dei nodi stradali a più alta viabilità -e quindi visibilità- della rete stradale torinese.

 

Quella di Armando Testa, si unisce ad altre 25 opere d’arte contemporanea di artisti di fama internazionale, della manifestazione Luci d’Artista, che celebra i suoi 20 anni, progetto della Città di Torino, realizzato da IREN Energia e dalla Fondazione Teatro Regio Torino, con il sostegno oltre che di IREN anche della Compagnia di San Paolo, della Fondazione CRT e Intesa Sanpaolo.

 

“Un grande onore che la città di Torino fa a mio padre e al suo lavoro, – commenta Marco Testa – e un modo per ricambiare l’amore che Armando ha avuto per la sua città alla quale è sempre stato profondamente legato.”

L’opera di Armando Testa, una sfera e una mezza sfera di acciaio nero di circa 5 metri di altezza, sarà illuminata con luci colorate, come a colori è il linguaggio della comunicazione attuale. Saranno luci sempre in movimento, curiose, si faranno vedere da tutti, proprio come insegna da sempre il meccanismo pubblicitario, del quale Armando era profondo conoscitore.

Fino al 14 gennaio la città di Torino si trasforma in una mostra a cielo aperto, che porta l’arte fuori dai luoghi istituzionali. Un po’ quello che ha sempre fatto Armando Testa in tutta la sua vita: portare le contaminazioni dell’arte nella comunicazione mainstream, in tv, sui grandi cartelloni pubblicitari.

“Armando Testa sapeva emozionare rielaborando vari linguaggi, dalla pubblicità, alla moda, al cinema, al design. In questo, anche e soprattutto oggi, – conclude Marco Testa -, il suo pensiero è sempre più contemporaneo e attuale.”

La Fondazione Torino Musei vuole licenziare 28 dipendenti

L’assessora alla Cultura Francesca Leon riferirà  in Consiglio comunale

Nell’incontro con le organizzazioni sindacali la Fondazione Torino Musei ha annunciato l’intenzione di licenziare 28 dipendenti. Sono 13 lavoratori del Borgo Medioevale che tornerà al Comune, sei della biblioteca Gam prossimamente accorpata con altre biblioteche, sei della fototeca della stessa Gam e tre del Museo diffuso della Resistenza. Secondo l’amministrazione comunale la scelta della Fondazione di dichiarare l’esubero prima di avviare la discussione con i sindacati  crea “effetti di spiazzamento rispetto al percorso fino ad oggi tracciato di concerto per evitare soluzioni a danno dei lavoratori”. La Città di Torino assicura di  voler individuare soluzioni per tutelare i dipendenti e il loro patrimonio professionale. L’assessora alla Cultura Francesca Leon riferirà  in Consiglio comunale.

 

 APERTURA SPECIALE DELLA MOSTRA “TORINO E I SUOI FIUMI”

La mostra (aperta fino al 30 marzo 2018) espone oltre 200 pezzi tra documenti, rare incisioni, disegni d’epoca e fotografie, che raccontano il rapporto tra Torino e i suoi corsi d’acqua (fiumi, torrenti e canali) dal Medioevo ai giorni nostri. I temi sono le origini della città, la pesca, gli antichi mestieri (le lavandaie, i sabbiatori, il mercato del ghiaccio), dighe, canali e forza motrice, i mulini, gli opifici e le industrie, quando la natura si ribella (le inondazioni, le secche, l’inquinamento), fiumi e loisir (le Esposizioni, sport e divertimenti, gli scrittori raccontano…) un secolo di curiosità.

 

Per il progetto Racconta il tuo fiume anche i visitatori possono partecipare all’allestimento della mostra ricercando immagini e parole in cui il fiume è il soggetto o lo scenario di una storia, di un ricordo o di un ritratto.

Il progetto si articola in due sezioni:

1.   Le foto raccontano: raccolta di fotografie del fiume (antecedenti all’era del digitale). Le fotografie saranno scansionate e subito restituite.

2.   Gli scrittori raccontano: segnalazione di passi e citazioni di autori, oltre a quelli già indicate in mostra, che descrivano Torino e i suoi fiumi.

 

Le riproduzioni delle foto e i testi degli scrittori saranno esposti in mostra con il nome e cognome dei possessori che le hanno segnalate.

Per ulteriori informazioni e per le modalità di partecipazione, contattare Salvatore Venezia (tel. 011.011.31975, salvatore.venezia@comune.torino.it) oppure la reception dell’Archivio (tel. 011.011.31811).

Successivamente la mostra sarà visitabile dalle 8.30 alle 16.30 dal lunedì al venerdì.www.comune.torino.it/archiviostorico.