Cosa succede in città- Pagina 32

“La donna della domenica” uno spaccato tutto torinese

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La mostra al Circolo del Design, sino al 9 maggio

Il martedì di giugno in cui fu assassinato, l’architetto Garrone guardò l’ora molte volte.” Ricordate? E poi si andava (era il 1972, all’uscita del libro) a toccare con mano i luoghi in cui la premiatissima ditta Fruttero&Lucentini (classe 1926 e classe 1920, torinesissimo il primo, romano trapiantato con moglie francese il secondo, un’amicizia forte ed eterna) aveva ambientato i tanti episodi del romanzo, scoprendo magari che lo studio – “quella chiavica della sua stanza”, dove si infierì sul poveretto con quel “coso”, “una scultura oscena in pietra”, un’altezza di 29 cm circa e un peso di chilogrammi due e mezzo – del famigerato architetto (“un fallito, un falso invalido di guerra, uno scroccone mantenuto dalla madre e dalla sorella” nell’alloggio di via Peyron, lo stigmatizzano gli autori in una sintesi del romanzo, un unico foglio dattiloscritto appena ritrovato, infilato in uno dei bloc-notes che contengono le prime stesure del romanzo, materiale in corso di riordino nell’archivio di Carlo Fruttero), sporcaccione e perenne intrallazzatore, era sì al fondo di via Mazzini ma che il civico 57 era inesistente.

E poi si andava (era il 1975, all’uscita natalizia del film, da noi la sala dello scomparso Cristallo di via Goito) a ri-toccare con mano in che modo, con l’aiuto di un’altra coppia, i navigatissimi Age&Scarpelli, il lombardo/romano Luigi Comencini avesse riscritto – con la carovana popolata di Marcello Mastroianni, Pino Caruso, Claudio Gora, Aldo Reggiani, una impareggiabile Lina Volonghi con il suo lavatoio e il suo “prato” e l’intera proprietà delle “Buone pere”, insomma il suo “Eden di val Pattonera”, allargata con gli stranieri Jean-Louis Trintignant e Jacqueline Bisset – per il cinema quelle 503 pagine dell’edizione Mondadori, parte interna di quella sovracoperta rossa di mattoni disegnata da Ferenc Pintér. “La donna della domenica” ci regalava, nella doppia veste, escursioni prima di tutto al Balôn (“This is Balôn”, avrebbe sentenziato il mattino insanguinato del sabato l’americanista Bonetto, e altresì guida più o meno da seguire per il proprio guardaroba, “uno dice: “Ha dei calzini alla Bonetto” e l’altro capisce subito come sono”, un Franco Nebbia dietro cui si nascondeva lo studioso Claudio Gorlier, prof d’Università e un tempo compagno di scuola di Fruttero), allo stabile che sta alle spalle di palazzo Lascaris ed era gli uffici del commissario e soci, a quel sedile in riva al Po su cui pensosa siede la prima vittima e a quella balconata della galleria Subalpina in cui trova ancora il tempo di mostrare ad una signora la sua lingua oscena, alle strisce pedonali di via Pietro Micca sulle quali ginocchioni Lello dichiara dinanzi ai passanti tutta le sua passione all’amante Massimo Campi, a quel cubo modernissimo d’acciaio progettato nel 1969 da Sergio Hutter e Toni Cordero che affaccia su corso Stati Uniti (dove le lettere appallottolate e buttate nel cestino lasciano trasparire quella parola “Boost’n” che avrebbe dato il via alle indagini), ben diverso dalla villa sulla collina di Mongreno che Carlo Emanuele I volle per sua figlia Margherita, una selva d’ippocastani e tigli ambientati in un progetto curato dal paesaggista britannico Russell Page, sulla metà del secolo scorso, e ai tempi di Massimo Campi luogo ideale e molto glamour per colazioni e pettegolezzi, ambiente buona e alta borghesia tutta torinese, con Anna Carla Dosio e il commissario Santamaria: per finire, nella dissoluzione dell’enigma della “cativa lavandèra”, balza in tutta fretta giù dal letto del Santamaria, nell’appartamento di corso Galileo Ferraris 75, vista monumento a re Vittorio, la bella signora (ma il lato B, assicurarono, non era quello della Bisset, per evidenti clausole di contratto) al grido di “oh, mipovradona”: e “mipovradona” si sarebbe dovuto intitolare il romanzo – “titolo che per un po’ circolò” dice oggi Carlotta Fruttero, recente autrice di “Alice ancora non lo sa”, mentre per qualche attimo chiacchiera simpaticamente in questa sera di fine marzo e cerca in una valigia piena di ricordi – se l’editore non lo avesse animosamente rifiutato, troppo torinese, troppo invendibile.

Sarà visitabile sino al 9 maggio al Circolo del Design di via San Francesco da Paola 17 (orari lunedi/venerdì dalle 14 alle 19) la mostra, che attorno al romanzo e attorno al film è costruita, “La donna della domenica: una signora città”, in collaborazione con la Fondazione Mondadori, quarto appuntamento di “Archivi d’Affetto”, dedicato “all’amore incondizionato di F&L per Torino”, progetto curato da Maurizio Cilli e Stefano Mirti. La mostra è curata da Domenico Scarpa, grande conoscitore del duo, uno sguardo a due scrittori “visionari e artigiani” e certamente “visivi”, capace di approfondire e scandagliare e trascrivere la realtà di quegli anni, una visuale viva e precisa su vizi privati e pubbliche virtù, i primi “ad affrontare uno spaccato di una città e a farne grande letteratura”. I sette anni di gestazione del romanzo, cresciuta tra Fruttero che scrive rigorosamente a biro e il collega che lo segue o lo anticipa con la macchina da scrivere (se chiedete a Carlotta se sia una favola o no che i due autori si alternassero nella scrittura dei dieci capitoli vi risponderà “sì, non sempre ma tante volte sì, poi discutevano, correggevano, anche si infervoravano, ma mai bisticci, erano piuttosto confronti”), la fila dei cinque foglietti di F. scritti in un alternarsi di biro blu e rossa, una grafia concitata, “tutto viene eseguito in velocità e con parecchie abbreviazioni, a colpi di elenchi e promemoria più che con frasi compiute”, appunti e brevi stesure che si discostano spesso da quello che poi il lettore avrà sotto gli occhi. C’era una impalcatura da costruire, c’era da dare uno sviluppo ai singoli episodi: era lì che interveniva L., “dotato di grande talento per le architetture narrative, a stendere le scalette”: in un suo foglio manoscritto, con tanto di numerazione delle pagine, il visitatore vedrà la struttura e le progressive ristrutturazioni dal secondo al sesto capitolo.

C’è qualcosa di marcio a Taurinopoli”, titolò Marialivia Serini il suo lungo articolo sull’Espresso, 23 gennaio 1972, per sole lire 250 (“Torino – riportando parole della ‘Donna’ – è pronta a captare il male da ogni angolo della terra e la sua funzione è quella di spargerlo in giro per tutto il resto della penisola. Se uno ci fa caso, in ognuno dei flagelli che opprimono la patria ci trova sempre sotto la mano torinese. A cominciare dall’Unità Nazionale”, e via elencando, l’automobile, la radio, la televisione, gli intellettuali di sinistra…), raccogliendo saggiamente personaggi curiosità situazioni impressioni, arrivando a quella data che vedeva la parola fine alla stesura: “il romanzo è venuto su con una scaletta spietata che prevedeva fin dall’inizio come, dove, quando e perché; e il 26 agosto del ’71 sul prato vicino al canale di Loin, gli è stata messa di prepotenza la parola…”. La fine dei personaggi, della protagonista Torino fatta di poche luci e troppe ombre, delle vagonate d’ironia che sono state usate per raccontarcela, la città “lugubre e folle” con le sue piazze alla De Chirico e i suoi viali ampi e ripetitivi, “una città travestita” nelle parole di Anna Carla. L’elenco dei 17 titoli pensati prima che s’arrivasse al definitivo (“Morte per/da scultura”, poteva avere forse un certo suo sapore artistico, ma non tutta la più o meno percettibile ambiguità della “Donna della domenica”), riportato sulla controcopertina di un bloc-notes che contiene svariati episodi dei capitoli VI e VII, tentativi a penna di Fruttero sotto appunti personali e frettolose addizioni e moltiplicazioni, copertine di edizioni straniere – gli spagnoli molto prude che in luogo del fallo di pietra si trincerano dietro un indifferente pestello macchiato di sangue o l’editore di Zagabria che mostra in copertina chissà perché un signore a torso nudo e calvo che occhieggia attraverso un binocolo, pistolone infilato nella cintola -, immagini di una Torino di cinquant’anni fa, con via Garibaldi soffocata da tram e vetture, con piazza Bodoni o piazzetta Reale che rigurgitavano automobili. Una vetrina antica, come quella a cui s’affacciava lo sfacciato architetto Garrone, nella giornata di quell’ultimo martedì.

Elio Rabbione

Nelle immagini: Jacquiline Bisset nella “Donna della domenica” di Luigi Comencini; alcune pagine dei taccuini di Fruttero e Lucentini; i due scrittori con l’attrice.

Conflitto e non violenza, Giorgia Serughetti alla Casa del Teatro

Giovedì 27 marzo, alle ore 17,30, la Casa del Teatro, nell’ambito della Biennale della Democrazia, ospiterà una lectio magistralis di Giorgia Serughetti, professoressa associata in Filosofia Politica presso il Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale dell’Università di Milano Bicocca dal titolo “Conflitto e non violenza: la sfida della democrazia”. Qual è la differenza tra conflitto e guerra e tra conflitto e violenza? È possibile gestire politicamente le differenze umane, gli antagonismi, le incomprensioni senza cedere all’ingiustizia e alla distruzione?

La lezione risponde a simili interrogativi affrontando le forme e i significati del potere, nella vita personale come in quella pubblica. Propone inoltre una pedagogia dell’eguaglianza come nutrimento della convivenza democratica e via d’uscita della spirale della violenza e della guerra.

L’incontro fa parte del progetto “Convivio esperienze di crescita e conoscenza”, momenti di dialogo e approfondimento legati a specifiche tematiche affrontate dagli spettacoli della stagione teatrale. Infatti, a seguire, alle 19.30, andrà in scena “Il contrario di me. Il cavallo bianco è il cavallo nero”, spettacolo prodotto dalla Fondazione TGR! Terzo capitolo de La Repubblica di Platone, che si ispira al mito del carro e dell’auriga con Pasquale Buonarota e Alessandro Pisci, anche autori insieme al regista Emiliano Bronzino, e Maria José Revert Signes.

Il ciclo di appuntamenti proseguirà con altri due incontri in collaborazione con importanti istituzioni culturali, giovedì 24 aprile l’appuntamento sarà con Piergiorgio Odifreddi, dedicato al mondo della scienza, e con l’Associazione Centro Scienza Onlus. Successivamente il pubblico potrà assistere all’anteprima dello spettacolo “Albert ed io”, dedicato al grande fisico. Lunedì 19 maggio sarà la volta di Noemi Vola, autrice e illustratrice di grande bravura, che terrà un intervento con cui si anticiperà il debutto dello spettacolo “Sulla vita sfortunata dei vermi” tratto proprio dal famoso libro della scrittrice, edito da Corraini edizioni.

Fondazione Teatro Ragazzi e Giovani onlus

Corso Galileo Ferraris 266

Tel. 01119740260

 

Mara Martellotta

Giovani che hanno fatto camminare la storia

La presentazione del libro Giovedì 27 marzo 2025

Sala Proiezioni – ore 18.30

Piazza dei Mestieri – via Durandi 10

(Ingresso gratuitoprenotazione OBBLIGATORIA all’indirizzo email eventi@piazzadeimestieri.it)

Un’opera a più mani alla ricerca di storie di giovani che si sono spesi per la crescita, per la trasformazione positiva delle loro comunità e delle società più vaste a cui sono appartenuti.

Agli autori è stato chiesto di individuare tali storie secondo le loro personali sensibilità e di raccontarle in maniera “dialogante” con i giovani di oggi, senza toni paternalistici o amicali, bensì riferendosi semplicemente ai fatti, rimarcando le condizioni di partenza, il coraggio manifestato, gli obiettivi raggiunti, le sconfitte subite, le ricadute nei loro ambienti.

I libri di Storia ci riportano fatti dei cui protagonisti raramente evidenziano le età che avevano: così anche quando sono giovani li immaginiamo o ci vengono descritti come persone mature, mentre in realtà erano ancora in ricerca. Intraprendenti, visionarie, strategiche sì, ma caratterizzate anche da ingenuità e da incertezze. Eppure, hanno trainato l’intera società (o settori significativi di essa) verso il cambiamento culturale, etico, religioso.

Un libro che vuole anche veicolare un messaggio alle nostre nuove generazioni, che vuole mettere insieme la maggioranza degli adulti e gli stessi giovani nel garantire il futuro di questa Terra, sostenendo libertà e diritti insieme ai doveri.

gli autori

Edoardo Di Mauro, Bruno Ferrero, Graziella Luttati, Ezio Marinoni, Fulvia Natta, Carlo Palumbo, Mario Parodi, Luca Reteuna, Luca Rolandi, Salvatore Tripodi.

introduzione

Luca Rolandigiornalista e scrittore

saluti

Giampiero Leo, portavoce coordinamento interconfessionale “Noi siamo con voi”

interviene

Donatella Genisio, fondatrice Cooperativa Sociale EtaBeta

modera

prof. Salvatore Tripodi

In collaborazione con

conclusioni

Antonio Rocco Labancaeditore, Edizioni Mille                                                                        

                                    info011.197.09.600 – eventi@piazzadeimestieri.it  www.eventinpiazza.it

“L’Artigliere Cartoliniere” al Mastio della Cittadella: ultimi giorni

Cartoline e disegni  di Antonio Mascia

Fino a sabato 29 marzo

Cartoline e disegni che esprimono in ogni tratto segnico e cromatico, l’abilità del grafico – pittore, ma anche la passione verso ideali etici ed esistenziali che da sempre guidano la sua mano e il suo cuore e, con essi, il trasporto emotivo verso valori che hanno fatto la “nostra” Storia e che, oggi, purtroppo appaiono troppo spesso trascurati, se non del tutto dimenticati o, ancor peggio, portati alla ribalta di talk televisivi assai poco “onesti” e convincenti.

Fra le innumerevoli (circa 200) opere originali esposte – tutte realizzate a mano, tra cartoline, disegni, incisioni, quadri, taccuini, una cassetta postale ed un tamburo – troviamo i vividi colori del “foulard di Madama Micca” e il soldato con l’uniforme dei “Dragoni di Piemonte”, accanto al rapido essenziale e nitido disegno blu “a biro” della “batteria” pronta a far fuoco e alla “cassetta postale da campo” con lo stemma sabaudo di “rosso alla croce argento”: sono queste solo alcune delle opere raccolte in un’avvincente mostra, dal titolo “L’Artigliere Cartoliniere”, curata dall’“Associazione Amici del Museo Pietro Micca” ed ospitata, fino a sabato 29 marzo, presso il “Mastio della Cittadella”, in corso Galileo Ferraris, a Torino. A firmarle è Antonio Mascia che, nove anni dopo la prima mostra tematica “Il dragone cartoliniere” (al Museo Civico “Pietro Micca e dell’assedio di Torino del 1706”), presenta ora un’accurata selezione di nuove opere, attraverso le quali rendere omaggio all’“Artiglieria” Italiana” e in cui l’artista “vuole raccontare – scrive il Gen. Di Brigata Luigi Cinaglia – come si comportano i ‘reenactors’, vale a dire coloro che partecipano attivamente alle rievocazioni storiche, con lo scopo di invitare le varie generazioni a volgere uno sguardo al passato per indagare il presente con uno slancio verso il futuro”.

L’esposizione documenta circa quindici anni d’impegno dell’artista, in qualità sia di “disegnatore” sia di “socio volontario” dell’Associazione “Amici del Museo Pietro Micca e dell’Assedio di Torino del 1706”, con l’uniforme dei “Dragoni di Piemonte” all’interno delle attività di rievocazione del “Gruppo Storico Pietro Micca della Città di Torino”, a partire dal 2007. Inserendosi nel filone degli artisti che hanno accompagnato gli eserciti, vivendo accanto ai soldati e documentandone le vicissitudini, Antonio Mascia prosegue la tradizione nel far vivere emozioni che attraversano il tempo. Una tradizione che continua ancora oggi in Francia e nel Regno Unito con manifestazioni prive di qualsivoglia alone nostalgico e organizzate secondo i canoni della piena  contemporaneità. Per questa ragione, l’invito rivolto al pubblico da Mascia (il cui percorso creativo annovera migliaia di opere) è quello di “avvicinare le cartoline, toccarle e girarle sul retro per meglio cogliere tutti gli elementi di questa particolare forma d’arte popolare che viaggia nel mondo e unisce popoli e culture differenti”. Il tutto, attraverso “soggetti militari” che vanno dagli antichi eserciti “sanniti e romani”, agli “ussari napoleonici”, fino alla vita nelle trincee durante la prima guerra mondiale e agli attuali contingenti italiani di stanza in luoghi del mondo particolarmente “fragili” dal punto di vista della sicurezza, così come ai reportages disegnati negli accampamenti di “rievocazione storica” delle più famose battaglie della storia europea a cui

l’autore solitamente prende parte.

Non solo come “attore – dragoniere”, ma altresì come “artista – cartoliniere”, autore di opere assolutamente convincenti, sotto vari aspetti, che, per questo,  troviamo oggi conservate in numerose Collezioni private in Italia e all’estero (in Spagna, presso la sede dell’“Asociación 1707 Almansa Histórica” di Almansa) e in Collezioni pubbliche (“Civica Galleria d’Arte Moderna” di Torre Pellice, “Museo Diocesano” di Susa, “Museo Arte Urbana” di Torino, “Museo Civico dell’Illustrazione” di Bolzano, “Museo della Cartolina” di Isera, “Fondazione Peano” a Cuneo), “testimoni di un lungo e creativo percorso tra tecniche diverse che compongono una iconografia inedita e ben bilanciata tra le due dimensioni del reale e dell’immaginario”.

Gianni Milani

“L’Artigliere Cartoliniere”

Mastio della Cittadella, corso Galileo Ferraris 2, Torino; tel. 011/5629223 o www.artiglieria.org

Fino al 29 marzo

Orari: dal mart. alla dom. 10,30/12,30 e 15/18

Nelle foto: Antonio Mascia “Il foulard di Madama Micca”, acrilico su tela; “In batteria”, cartolina postale, penna a biro; “Cassetta postale da campo”

25 aprile 1945-2025, 80 anni dalla Liberazione

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Il 25 aprile 1945 segnò la fase decisiva della Liberazione del nostro Paese dall’occupazione nazifascista, con l’avanzare delle truppe alleate nelle città dopo mesi di lotta partigiana. Un anniversario importante della festa nazionale che le istituzioni, associazioni e realtà culturali del territorio intendono celebrare con un ricco programma di iniziative, dalle commemorazioni ufficiali agli eventi culturali, con spettacoli teatrali, performance, letture, concerti e momenti di approfondimento storico. Un calendario denso e partecipato, per riaffermare i valori della Resistenza, ricordare il sacrificio di chi ha combattuto per la libertà e la democrazia e trasmettere il significato e l’attualità di questo patrimonio collettivo alle nuove generazioni.

A un mese dall’appuntamento la Città e la Città metropolitana di Torino, la Regione e il Consiglio regionale del Piemonte, il Comitato Resistenza e Costituzione del Consiglio regionale del Piemonte, il Polo del ‘900, il Museo Diffuso della Resistenza e l’Anpi di Torino ne hanno parlato in una conferenza stampa al Polo del ‘900.

“Sono trascorsi 80 anni da quel 25 aprile che segnava un passaggio cruciale della storia del nostro Paese – spiega il sindaco della Città Metropolitana e della Città di Torino Stefano Lo Russo – un passaggio che ci ha permesso di vivere in un’Italia libera, democratica e in pace. Oggi più che mai è fondamentale costruire una memoria condivisa che permetta alle ragazze e ai ragazzi di comprendere il passato per affrontare con consapevolezza il presente e il futuro. Ma non dobbiamo trascorrere la celebrazione dell’ottantesimo anno dalla Liberazione pensando soltanto a onorare la memoria di ciò che è stato. Il 25 Aprile è l’occasione per ribadire ancora una volta che alla base di ogni nostra scelta devono esserci quei pilastri valoriali su cui la nostra Repubblica, l’Europa e la Resistenza di chi ha combattuto il nazifascismo si fondano ovvero democrazia, libertà, giustizia. Eredità preziosissime del 25 aprile di ottant’anni fa, che non dobbiamo dare per scontate, mai”.

“Il 25 aprile del 1945 nasceva l’Italia come la conosciamo oggi: un’Italia libera e democratica – dichiara il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio -. Oggi, 80 anni dopo, ricordiamo la battaglia di liberazione e celebriamo 80 anni di democrazia e di pace nel nostro Paese. Una conquista che dobbiamo al sacrificio e al coraggio di tanti uomini e donne che hanno dato la vita per noi, una conquista che abbiamo il dovere di custodire e proteggere ogni giorno perché ciò che non proteggiamo, e di cui non curiamo la memoria, non è al sicuro. Festeggiare gli 80 anni dalla Liberazione in Piemonte assume poi un significato particolare, per una terra che è stata insignita del riconoscimento della Medaglia d’oro al valore civile dal presidente Mattarella e che è da sempre culla e sentinella dei valori della nostra bellissima Costituzione, libera, repubblicana e antifascista”.

Il presidente del Consiglio regionale del Piemonte Davide Nicco e il vicepresidente del Consiglio regionale del Piemonte e presidente del Comitato Resistenza e Costituzione Domenico Ravetti dichiarano: “La Resistenza fu fatta da uomini e da donne. Avevano diverse età, diverse storie e provenienze, diverse estrazioni sociali, idee politiche e spinte ideali, ma erano accomunati dal dire no ai nazifascisti, alla dittatura. Partigiani e militari, contadini e operai, cristiani ed ebrei, comunisti, socialisti, popolari, liberali, monarchici e azionisti. Nella Resistenza, scrisse Padre Davide Maria Turoldo “vi erano seguaci di tutte le fedi”. Il 2025 è un anno importante perché ricorrono gli 80 anni della Liberazione. Per la comunità piemontese la lotta resistenziale da sempre riveste un significato particolare: non ci fu parte del suolo piemontese valle, collina, borgata o frazione in cui non siano state scritte pagine di sofferenza e coraggio. Non c’è famiglia che non sia stata attraversata dalle vicende di quel periodo della nostra Storia. A quei sacrifici il Presidente Sergio Mattarella ha reso omaggio, nel 2016, conferendo alle genti del Piemonte la medaglia d’oro al valor civile. L’antifascismo non è una medaglia da apporre al petto né uno stigma da rivolgere all’avversario politico di turno. L’antifascismo è patrimonio condiviso ed irrinunciabile alla base della nostra Repubblica. La Resistenza e la Costituzione sono indissolubilmente legate. Non c’è l’una senza l’altra, perché la fedeltà alla Costituzione viene prima di ogni appartenenza politica”.

“In occasione dell’80° anniversario della Liberazione, il Museo Diffuso della Resistenza di Torino rinnova il suo impegno nella tutela e valorizzazione della memoria storica – dichiara il presidente del Museo diffuso della Resistenza Daniele Lupo Jallà -. La Resistenza non è solo il passato, ma un’eredità di valori che ci guida nel presente e nel futuro. Attraverso iniziative come ‘Mi ricordo quel 25 Aprile’ e le ‘Soglie d’inciampo’, il Museo, in collaborazione con le istituzioni locali, intende stimolare una riflessione collettiva sull’importanza della libertà e della democrazia. Il nostro obiettivo è coinvolgere attivamente la cittadinanza, affinché il ricordo di chi ha lottato per la nostra libertà rimanga vivo e significativo per le nuove generazioni”.

Il presidente della Fondazione Polo del ‘900 Alberto Sinigaglia dichiara: “Da tre anni coordinatori delle iniziative per gli 80 anni della Resistenza, il Polo del ‘900 e i suoi 26 enti lavorano con l’orgoglio e la responsabilità di una grande istituzione culturale, consapevoli dei valori del 25 Aprile ’45 e di quanta profondità e sobrietà di toni richieda la più preziosa e festosa data della nostra storia”.

“Quest’anno celebriamo un appuntamento particolarmente significativo – dichiara il presidente dell’ANPI Torino Nino Boeti -. L’80esimo anniversario della Liberazione dal nazifascismo è un’occasione speciale per ribadire con forza i valori fondanti della nostra democrazia e il ruolo fondamentale della Resistenza nella storia della nostra comunità e dell’intero paese. Ricordare oggi, a 80 anni di distanza, non è solo un atto doveroso di gratitudine verso chi ha sacrificato la propria vita per la libertà, ma è anche un impegno per continuare a difendere quotidianamente quei valori di pace, uguaglianza e giustizia sociale che sono stati alla base della lotta partigiana. Vogliamo, inoltre, sottolineare l’importanza della memoria attiva e condivisa, coinvolgendo le nuove generazioni in un percorso di consapevolezza storica e responsabilità civica, come da diversi anni fa il Polo del ‘900. Il nostro obiettivo è di far vivere il ricordo della Resistenza come patrimonio collettivo, da custodire e tramandare affinché i valori della Liberazione continuino a rappresentare una guida e una bussola per le sfide del presente e del futuro”.

TORINO CLICK

Quaglieni presenta “Il Liberale Pannunzio”

Domenica 13 aprile alle 17.30, presso la Fondazione Camis De Fonseca in via Pietro Micca a Torino, si presenterà il volume “Il Liberale Pannunzio”.

L’autore e curatore del libro – il professore Pier Franco Quaglieni – dialogherà con Ornella Pozzi, offrendo al pubblico un’occasione per esplorare la figura di Mario Pannunzio, giornalista e scrittore del secolo Ventesimo.

 

Il nuovo appuntamento del “Circolo dei Cantautori”

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Venerdì 28 marzo Club Arci Circolo Corso Parigi – ore 21

Tante voci e brani per valorizzare la canzone autorale torinese

Venerdì 28 marzo alle ore 21, nel suggestivo Club Arci Circolo Corso Parigi, in corso Dante 28/A, riprende il secondo appuntamento con il “Circolo dei Cantautori“. Un collettivo di artisti fondato da Luigi Antinucci, nato con lo scopo di valorizzare il mondo della canzone attraverso iniziative e una rete territoriale di musicisti. 

Venerdì 28 marzo l’appuntamento è dedicato a “Zucchero”, grazie all’esibizione di Luca “Cipo” Sperindio, il più accreditato fra i cantanti tributo di Fornaciari. Sul palco saliranno anche Luigi Antinucci, direttore artistico del Circolo dei Cantautori e vicepresidente dell’associazione Magica Torino Ets, che porterà alcune sue canzoni e un paio di brani di grandi maestri storici; Maurizio Seren Rosso con un’anteprima del suo nuovo lavoro discografico e Marco Roagna alla chitarra. 

“Il Circolo dei Cantautori vuole essere propulsore e portavoce di un “movimento culturale” vicino alla tradizione cantautorale poetica, quella dei grandi artisti quali i piemontesi Luigi Tenco, Paolo Conte o Gian Maria Testa” – commenta il direttore artistico del Circolo dei Cantautori, Luigi Antinucci – “Anche nella nostra Torino, come ad esempio a Genova, Bologna, Roma, Napoli, è giusto parlare di “scuola torinese”, riguardo la canzone d’autore. Se le voci degli autori piemontesi si uniranno sono sicuro che creeremo un coro potente che non potrà passare inosservato, al fine di tutelare e dare risalto a quella canzone d’autore che come ben sappiamo, oggi non è più adeguatamente valorizzata”.

L’ingresso è riservato ai possessori di tessera Arci, per prenotare è necessario scrivere a corsoparigi2019@gmail.com

Un nuovo hotel 4 stelle in centro a Torino

Torino avrà un nuovo hotel a 4 stelle, in zona Quadrilatero in via Tasso nella sede della ex procura della repubblica. Sarà un Savhotel realizzato grazie a un accordo tra il gruppo Banca Finint e il gruppo Savim che hanno formalizzato l’atto di acquisto dal fondo Euripide di Generali Real Estate Sgr dell’edificio a pochi metri da Palazzo Civico. in centro città. Il nuovo albergo a 4 stelle avrà 108 camere, una palestra un ristorante e un’area benessere.

Gelato Week 2025: Torino si trasforma nella Capitale del Gelato Artigianale

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Torino, città di storia, arte e cultura, si prepara ad accogliere la Gelato Week 2025, un evento che trasformerà il capoluogo piemontese nella capitale del gelato artigianale.

Dal 25 al 30 marzo, le migliori gelaterie della città apriranno le loro porte per offrire un’esperienza gustativa unica, un viaggio alla scoperta di sapori autentici e creazioni innovative.

Un Percorso tra i Sapori di Torino

La Gelato Week 2025 propone un format originale e coinvolgente: un percorso a tappe attraverso le gelaterie più rinomate di Torino, suddiviso in due itinerari tematici ispirati ai colori simbolo della città: il Giallo e il Blu. Ogni percorso include la visita a cinque gelaterie, accuratamente selezionate per la qualità dei loro prodotti e l’originalità delle loro proposte.

Come partecipare:

Per partecipare a questa dolce avventura, è sufficiente acquistare un biglietto, scegliendo tra due opzioni:

  • Biglietto Standard “Coppetta”: Permette di assaporare il gelato in formato mini in tutte le gelaterie del percorso scelto. L’opzione ideale per chi desidera provare più gusti e scoprire nuove combinazioni.

  • Biglietto Premium “Cono”: Offre porzioni più generose e vantaggi esclusivi, come sconti presso i partner dell’evento. Un’esperienza più completa per i veri appassionati del gelato.

I Percorsi del Gusto

Ogni percorso è stato studiato per offrire un’esperienza diversificata e rappresentativa del panorama gelatiero torinese.

  • Percorso Giallo:

    • @alberto_marchetti_gelaterie

    • @gelateria_miretti

    • @maradeiboschi

    • @papalele_gelatipasticcini

    • @ottimogelati

  • Percorso Blu:

    • @gelatidantan

    • @serraricardo23

    • @modo_gelato

    • @aria_gelateria

    • @viatrento_gelato

Un’Esperienza che Coinvolge Tutti i Sensi

La Gelato Week 2025 non è solo una degustazione di gelato, ma un’esperienza immersiva che coinvolge tutti i sensi.

Passeggiando per le vie di Torino, si potranno scoprire le storie e le passioni dei maestri gelatieri, assaporare le eccellenze del territorio e lasciarsi conquistare dalla creatività degli abbinamenti.

Un’occasione per:

  • Scoprire i segreti del gelato artigianale: La Gelato Week offre l’opportunità di conoscere da vicino i processi di produzione, gli ingredienti di qualità e le tecniche innovative che rendono unico il gelato artigianale.

  • Sostenere le eccellenze locali: Partecipare all’evento significa supportare le gelaterie artigianali, custodi di un’antica tradizione e promotrici del Made in Italy.

  • Vivere Torino in modo originale: La Gelato Week è un’occasione per esplorare la città da una prospettiva diversa, scoprendo angoli nascosti e assaporando la sua vivace atmosfera.

Non perdete l’occasione di partecipare alla Gelato Week 2025: un’esperienza indimenticabile per tutti gli amanti del gelato e della buona cucina.

CRISTINA TAVERNITI

Per la prima volta al Regio, il nuovo allestimento de “La Dama di Picche” realizzato da Deutsche Oper

Andrà in scena martedì 1 aprile, alle 19.30, presso il Teatro Regio, in occasione dell’Anteprima Giovani, “La Dama di Picche”, lo struggente capolavoro di Cajkovskij tratto da Puškin. Al via da martedì 18 marzo la vendita dei biglietti per l’opera che Cajkovskij considerava la sua creazione più riuscita, nata nel 1390 da un fervore creativo impetuoso sul libretto del fratello Modest. Tratto dall’omonimo racconto di Alexander Sergeevič Puškin.

Sul podio il talentuoso Maestro Valentin Uryupin, che dirigerà l’Orchestra, il Coro e il Coro delle Voci Bianche del Teatro Regio. Questi ultimi, istruiti rispettivamente da Ulisse Trabacchin e Claudio Fenoglio. Nel dramma puskiniano Hermann è un uomo qualunque, intrappolato in una vita monotona e senza prospettive. Vive in una caserma, in uno spazio angusto che riflette la sua esistenza grigia e priva di slanci. Il benessere gli appare come un miraggio, la sua ossessione per il successo e l’amore si nutre di illusioni. Il mondo attorno a lui gli sembra scintillante e inaccessibile, come una vetrina luccicante da cui si sente escluso. Lisa, al contrario, è nata in un ambiente privilegiato, ma sogna di liberarsi dalle regole soffocanti che la imprigionano. Se Hermann desidera entrare in quel mondo dorato, Lisa vuole fuggirne. Due desideri opposti che li condurranno in un gioco crudele dove il destino si diverte a infrangere ogni illusione.

Si potrebbe definire l’opera come una partitura sinfonica che si mantiene in bilico tra intimismo e spettacolarità, dove l’autore si destreggia da una parte nell’ossessione nevrotica di Hermann e dall’altra nella trepidante passione di Lisa, a metà tra un romanticismo straziante e un decadentismo morboso, tra tragicità e pessimismo melanconico, che si traducono in una visionarietà drammatica e in una tessitura vocale piuttosto complessa.

La parabola tragica di Hermann, l’uomo che si consuma nel vortice della brama e del gioco d’azzardo, ispira Cajkovskij in una delle pagine più drammatiche del suo repertorio. A incarnare il tormentato protagonista sarà Mikhail Pirogov, pluripremiato tenore russo della Buriazia. Accanto a lui Zarina Abaeva, soprano raffinato e versatile nei panni di Lisa; il ruolo del titolo, ossia l’anziana Contessa dalla quale Hermann cerca di carpire il segreto per vincere al gioco, vedrà in scena la straordinaria Jennifer Larmore. Il cast si completa di specialisti del repertorio russo: Elchin Azizov, nel ruolo di Tomskiy; Valdimir Stoyanov nel ruolo di Elekij; Deniz Uzun nel ruolo di Polina; Alexey Dolgov sarà Čekalinskij; Vladimir Sazdovski nella parte di Surin; Ksenia Chubunova nel ruolo della Governante; Joseph Dahdah nel doppio ruolo di Čaplickij e del maestro di cerimonie; Viktor Shevchenko sarà Namurov e Irina Bogdanova che interpreterà Maša.

Diversamente da quanto comunicato a inizio stagione, per sopraggiunte problematiche indipendenti dalla volontà del Teatro, “La Dama di Picche” sarà proposto in un allestimento differente da quello inizialmente annunciato. Il Regio accoglierà per la prima volta a Torino una produzione realizzata lo scorso anno dalla Deutsche Oper di Berlino, frutto di un’idea concepita poco prima della pandemia dal genio visionario di Graham Vick, prematuramente scomparso nel 2021. Le scene e i costumi sono di Stuart Nun, la  coreografia di Angelo Smimmo e le luci di Linus Felbom. La concezione scenica di Vick è stata raccolta e approfondita dal regista britannico Sam Brown.

Hermann si muove in una dimensione fatta di illusioni, una sorta di realtà Instagram anteliteram, dove la felicità altrui gli appare scintillante e perfetta, ignaro delle incrinature che la percorrono. In questa società rigidamente strutturata Lisa incarna l’ispirazione al dissenso: Nata e cresciuta in un contesto di privilegi e regole inflessibili, sogna di sottrarsi alla gabbai dorata che la opprime. Hermann, al contrario, desidera ardentemente varcarne la soglia, convinto di trovare solo lì la ricchezza e l’amore che gli sono negati. Il destino, implacabile, gioca con le loro illusioni, e li trascina in una partita senza vincitori, dove la realtà si impone con tutta la sua crudeltà.

“La Dama di Picche” verrà presentata mercoledì 26 marzo alle ore 18 nel foyer del Toro, all’interno di una conferenza-concerto condotta dalla giornalista Susanna Franchi. L’incontro prevede esibizioni live ad ingresso libero. Si segnala che, diversamente dal consueto, gli spettacoli serali avranno inizio alle 19.30.

Le repliche aperte al pubblico andranno dal 3 al 16 aprile prossimo.

Info e biglietti: biglietteria del Teatro Regio e online su www.teatroregio.torino.it

Teatro Regio – Piazza Castello 215, Torino – Telefono: 011 8815241/242

Orari: da lunedì a sabato ore 11-19 / domenica ore 10.30-15.30 / un’ora prima degli spettacoli

Mara Martellotta