Cosa succede in città- Pagina 19

Museo di Arti Decorative Accorsi-Ometto, ultimi giorni per la mostra sugli Anni ‘40/50

Fino a domenica I settembre 2024

La mostra, curata da Francesco Poli, intende riportare l’attenzione su una fase fondamentale per il rinnovamento della scena artistica di Torino tra gli anni ‘40/50 del Novecento: la grande stagione dell’Informale.

Nel percorso espositivo si trovano le opere dei principali artisti attivi in area torinese e piemontese, in dialogo con un’ampia scelta dei lavori dei più noti artisti italiani e stranieri presenti nelle mostre delle gallerie private e nelle rassegne in spazi pubblici.

Una trentina i pittori e gli scultori di area torinese: Nino Aimone, Franco Assetto, Annibale Biglione, Mario Calandri, Romano Campagnoli, Francesco Casorati, Antonio Carena, Sandro Cherchi, Mauro Chessa, Mario Davico, Pinot Gallizio, Albino Galvano, Franco Garelli, Mario Giansone, Ezio Gribaudo, Gino Gorza, Mario Lattes, Paola Levi Montalcini, Piero Martina, Umberto Mastroianni, Mario Merz, Mattia Moreni, Adriano Parisot, Enrico Paulucci, Carol Rama, Piero Rambaudi, Piero Ruggeri, Sergio Saroni, Filippo Scroppo, Piero Simondo, Giacomo Soffiantino, Luigi Spazzapan, Mario Surbone, Francesco Tabusso.

La selezione di artisti italiani e stranieri, invece, comprende: Afro, Pierre Alechinsky, Karel Appel, Enrico Baj, Alberto Burri, Giuseppe Capogrossi, Gillo Dorfles, Jean Fautrier, Lucio Fontana, Sam Francis, Gruppo Gutai, Hans Hartung, Toshimitsu Imaï, Asger Jorn, Georges Mathieu, Ennio Morlotti, Shigeru Onishi, Jean Paul Riopelle, Emilio Scanavino, Pierre Soulages, Antoni Tapiés, Giulio Turcato, Emilio Vedova.

ORARI

Martedì, mercoledì e venerdì 10-18 │ Giovedì 10-20 │ Sabato, domenica e festivi 10-19

La biglietteria chiude mezz’ora prima │Lunedì chiuso

COSTO

TARIFFA UNICA (comprensiva di ingresso al Museo): intero € 14,00; ridotto € 12,00

RIDOTTO: fino a 26 anni; over 65; convenzioni

RIDOTTO INSEGNANTI: € 6,00

GRATUITO: fino a 10 anni; possessori Abbonamento Musei, Torino + Piemonte Card e tessera ICOM; diversamente abili; giornalisti iscritti all’albo

MOSTRA CON VISITA GUIDATA

QUANDO: sabato e domenica ore 11.30 e 17.30

COSTO: € 3,00 oltre al biglietto d’ingresso (prezzo promozionale)

Giovedì 29 agosto, ore 18.30

ESTATE A COLORI | VERDE: LA NATURA E LA RIGENERAZIONE

Ultima visita a tema sui colori

Ultima visita dedicata ai colori, in occasione della mostra TORINO ANNI ‘50. LA GRANDE STAGIONE DELL’INFORMALE (Museo di Arti Decorative Accorsi-Ometto, fino al I settembre 2024).

Il percorso sui colori e sul loro potere espressivo si conclude con il VERDE, colore della natura, della vita e della rigenerazione. Artisti come Hans Hartung e Jean Fautrier mostreranno come il verde possa evocare un senso di rinascita e vitalità. Le loro opere, immergeranno i visitatori in un mondo di energia rinnovata e connessione con l’ambiente. Le opere degli ultimi naturalisti, Sergio Saroni e Francesco Soffiantino offriranno una prospettiva contemporanea e rigenerativa sul verde. Il verde, in tutte le sue sfumature, parlerà di crescita, speranza e tensione con il mondo naturale.

COSTO: € 6,00 oltre al biglietto d’ingresso

PRENOTAZIONE OBBLIGATORIA: 011 837 688 int. 3/biglietteria@fondazioneaccorsi-ometto.it

IMMAGINE: Sergio SARONI, Paesaggio appenninico, 1961. Torino, Galleria del Ponte

Chi ce l’ha la piazza più grande d’Europa? Piazza Vittorio “sotto accusa”

Torino sul podio: primati e particolarità del capoluogo pedemontano

Malinconica e borghese, Torino è una cartolina daltri tempi che non accetta di piegarsi allestetica della contemporaneità.
Il grattacielo San Paolo e quello sede della Regione sbirciano dallo skyline, eppure la loro altitudine viene zittita dalla moltitudine degli edifici barocchi e liberty che continuano a testimoniare la vera essenza della città, la metropolitana viaggia sommessa e non vista, mentre larancione dei tram storici continua a brillare ancorata ai cavi elettrici, mentre le abitudini dei cittadini, segnate dalla nostalgia di un passato non così lontano, non si conformano allirruente modernità.
Torino persiste nel suo essere retrò, si preserva dalla frenesia delle metropoli e si conferma un capoluogo a misura duomo, con tutti i pro e i controche tale scelta comporta.
Il tempo trascorre ma lantica città dei Savoia si conferma unica nel suo genere, con le sue particolarità e contraddizioni, con i suoi caffè storici e le catene commerciali dei brand internazionali, con il traffico della tangenziale che la sfiora ed i pullman brulicanti di passeggeri sudaticcima ben vestiti.
Numerosi sono gli aspetti che si possono approfondire della nostra bella Torino, molti vengono trattati spesso, altri invece rimangono argomenti meno noti, in questa serie di articoli ho deciso di soffermarmi sui primati che la città ha conquistato nel tempo, alcuni sono stati messi in dubbio, altri riconfermati ed altri ancora superati, eppure tutti hanno contribuito e lo fanno ancora- a rendere la remota Augusta Taurinorum così pregevole e singolare.

1. Torino capitale… anche del cinema!

 

2.La Mole e la sua altezza: quando Torino sfiorava il cielo

3.Torinesi golosi: le prelibatezze da gustare sotto i portici

4. Torino e le sue mummie: il Museo egizio

5.Torino sotto terra: come muoversi anche senza il conducente

6. Chi ce lha la piazza più grande dEuropa? Piazza Vittorio sotto accusa

7. Torino policulturale: Portapalazzo

8.Torino, la città più magica

9. Il Turet: quando i simboli dissetano

10. Liberty torinese: quando leleganza si fa ferro

 

6. Chi ce lha la piazza più grande dEuropa? Piazza Vittorio sotto accusa

Progettata nel 1817 e terminata nel 1825, Piazza Vittorio Veneto, è uno dei luoghi più conosciuti e suggestivi di Torino.
Passeggiando per limmenso spiazzo o camminando distratti sotto i portici mentre si osservano le vetrine, quasi non ci si accorge che latmosfera muta seguendo il sole: di giorno pare dessere su unimmensa terrazza che si affaccia sul Po e sul verde della collina, di sera ci si ritrova in un salotto borghese, aggraziatamente illuminato dai lampioni impero con braccio a cornucopia, edificati negli anni Sessanta, e ridondande di risate e chiacchiericcio.
Chissà se anche i ragazzi e le ragazze che indossavano velette o redingote si rivolgevano alla zona con lappellativo familiare di Piazza Vitto, ma quel che di sicuro non è cambiato da allora, sia che si tratti degli adolescenti del primo Novecento, o della giovanissima Gen Z, è che in questo enorme spiazzo porticato si veniva e si continua a venire- per gozzovigliare e spettegolare.
Lo dimostrano i numerosi locali oggi presenti sul territorio, quali La Drogheria, Soho o il Tr3nd, perennemente strabordanti di ragazzi chiassosi e comitive spensierate, ma lo testimoniano anche i bar storici, molti dei quali non sono più presenti sul territorio, ma hanno accolto i grandi personaggi torinesi prima che il loro nome fosse impresso nella Storia, e chissà se Gioberti avrà mai pianto damore al Gran Corso o da Biffi, oppure se un serioso Gobetti avrà mai alzato troppo il gomito presso il Caffè del Gas, pioniere dellilluminazione a idrogeno.


I tempi cambiano, le città si modernizzano, ma per fortuna certe cose non possono cambiare. Ce lo ricorda limmortale Caffè Elena, aperto da circa 130 anni dal 1889- interamente decorato in stile liberty, il famigerato bar in cui Giuseppe Carpano ha messo a punto la ricetta del suo Vermouth motivo per cui sulla porta dingresso campeggia la storica insegna originale in vetro del Vermut Carpano dellOttocento-.
Tuttavia oggi non vi parlo, cari lettori, di Piazza Vittorio come luogo più chiacchieratodi Torino, la nomino in questa lista di articoli perché tale località sfoggia un suo particolare primato, anche se non è quello che ogni ogni torinese ha sentito dire almeno una volta nella sua vita, ossia che Piazza Vittorio è la piazza più grande dEuropa.
Mi spiace deludervi, gentili compatrioti, ma non temete, c’è la soluzione anche per questa spinosa disputa.
La verità è che i primati sono questione di dettagli, come continua ad insegnarci questa società sempre più volta alla competizione ed al primeggiare ad ogni costo.
La nostra Piazza Vitto-benché ampia 39.960 mq (360 metri di lunghezza e 111 metri di larghezza massimi)- non è né la più estesa dEuropa, né tantomeno la più vasta di Torino il record appartiene a Piazza della Repubblica- il suo primato è più specifico: si tratta dello slargo dotato di porticipiù grande del Vecchio Continente.
Quindi, amici Torinesi, se qualcuno osasse mai contraddirci in tal senso, inneggiando alle mastodontiche dimensioni di altri luoghi, come ad esempio Piazza della Parata di Varsavia, Piazza Carlo di Borbone a Caserta, Place de la Concorde a Parigi o ancora Karlovo náměstí, la piazza più grande di Praga, siate pronti a replicare con puntualità.
Al di là dei record, ed evitando le ovvie quanto scontate battute sul sempiterno desiderio di gareggiare in dimensioni – aspetto tenuto in gran considerazione già dalle torri dei comuni medievali fino ai SUV oggi parcheggiati in seconda fila- è opportuno sottolineare il grande valore storico-artistico, ambientale e architettonico del luogo.
Piazza Vittorio Veneto, così nominata dal 1919, volendo onorare la località legata alla vittoria nella prima guerra mondiale -in origine intitolata a Vittorio Emanuele I- è un perfetto esempio di soluzione edilizia neoclassica, stile più che presente nellestetica del capoluogo, oltre al Liberty e al Barocco.
La piazza rappresenta inoltre un brillante accomodamento progettuale atto a risolvere il problema del raccordo con l’esedra barocca di Via Po e il forte dislivello tra i due capi del medesimo spiazzo. È larchitetto Giuseppe Frizzi, a partire dagli anni Venti dellOttocento, a redigere un disegno ben strutturato, basato su cortili in comune tra più proprietà, ospitanti originariamente rimesse, scuderie, laboratori artigiani, progetto a cui dobbiamo lattuale aspetto del luogo. Detto in modo più semplice, larguto architetto riesce a nascondere visivamente il fatto che, da via Po al ponte, esiste un dislivello di sette metri.
Quello che attualmente si presenta come uno dei cuori pulsanti della movidadella città, nonché esempio di eleganza e sciccheria, sia a livello edilizio che di avventori, un tempo era un territorio poco salubre, destinato a barcaioli e lavandaie. Ma si sa dai diamanti non nasce niente, dal letame nascon i fior.

Tutto ha inizio nel lontano 1663, con la costruzione della Contrada di Po, progetto che però non conduce a grandi miglioramenti; è necessario attendere i numerosi interventi che si succedono dai primi decenni dellOttocento, che interessano personalità come Claude-Yves Joseph La Ramée Pertinchamp, Ernesto Melano (1792-1867), per arrivare poi allassetto definitivo, ideato appunto da Giuseppe Frizzi.
Altra peculiarità del luogo è il suo collegamento, tramite il ponte Vittorio Emanuele I, alla Gran Madre di Dio, uno dei principali luoghi di culto della città, costruito su esempio del Pantheon romano, anchesso, come la dirimpettaia piazza, in stile neoclassico.
Per la gran parte del XIX secolo tuttavia la zona viene utilizzata principalmente per scopi prettamente militari, soprattutto in epoca fascista, quando lampio spazio è considerato più che opportuno per le adunanze dellesercito.
Purtroppo è necessario ricordare anche i momenti meno gloriosi della storia: nonostante la bellezza del territorio e la valenza aggregativa per la cittadinanza, sappiamo che la violenza della guerra non ha scrupoli per niente e nessuno, così tra il 1942 e il 1943 i bombardamenti distruggono la maggior parte degli edifici, sia quelli abitatiti sia le strutture commerciali, che tuttavia verranno poi ricostruiti in epoca più recente.
Oltre alla gloria apportata dal suo primato indiscusso, la piazza si arricchisce di dettagli e aneddoti storici, che ne esaltano ulteriormente linsito valore, come comprova il pilastro presente al numero civico 12, su cui è annotato il ricordo dellastronomo Giovanni Plana, qui deceduto nel 1864, oppure la lapide situata al numero civico 23, posta in alto tra due finestre e dedicata alla rimembranza del soggiorno torinese del poeta romantico-risorgimentale Giovanni Prati.
Per diversi anni, prima che anche festeggiare divenisse qualcosa di così complicato, la piazza è stata sede centrale dei grandi Carnevali del capoluogo, capeggiati da Gianduja, la maschera torinese per eccellenza. Particolarmente noto resta lanno 1886, quando si svolge il Terzo Congresso delle Maschere italiane, evento caratterizzato da giostre, padiglioni, cortei mascherati. La gran macchina delle feste resiste in piazza Vittorio fino agli anni Ottanta del Novecento, quando si inizia a decidere che la felicità può essere dannosa per larredo urbano, le grandi processioni dapprima vengono spostate, per valorizzare larchitettura del luogo, in seguito vengono quasi del tutto soppresse per altre motivazioni che non è il caso di approfondire.
Anche lo stesso Farò” – o Falò– della Festa Patronale di San Giovanni un tempo si svolgeva qui, invece che nella sede attuale altrettanto spettacolare- di Piazza Castello.
Restano lì in piazza per ora- i fuochi artificiali accesi sempre durante la festa del Patrono, lungo il tratto del fiume Po, essi illuminano rombanti il Monte dei Cappuccini, il ponte, limmensa Piazza Vittorio, accendono gli sguardi di chi ancora si vuole stupire dei colori che fluttuano nel cielo notturno, ravvivano una città unica nel suo genere, che, come tutte le dame, talvolta si fa impaurire dagli anni che passano, e si dimentica di difendere la sua sempiterna bellezza.

 

L’arte circense al TODAYS Festival con la FLIC Scuola di Circo

27, 28 e 29 agosto @ Bunker, Piazza Foroni e Mercato di Falchera Vecchia

Eventi a ingresso libero

La FLIC Scuola di Circo di Torino è pronta a portare l’arte circense attraverso performance e spettacoli all’interno del TODAYS FESTIVAL.

Tra gli appuntamenti tre serate con l’Aperitivo Oscillante al Bunker, con gli artisti Costanza Bernotti, Ivan Morales Luiz e Federica Pini Sandrelli che stupiranno con le loro performance uniche e creative sul vertiginoso trapezio ballant guidati dalla voce narrante di Marcgehrita Caveziel e prima di dj-set, l’artista Silvia Martini che vive in un mondo fatto di 35 hula hoop, giocoleria frizzante ed equilibrismi esilaranti con Giorgio Bertolotti.

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TODAYS è il Festival in scena a Torino dal 23 agosto al 2 settembre 2024 con una serie di eventi e attività diffusi nella Circoscrizione 6 della Città. È un progetto della Città di Torino, in collaborazione con la Fondazione per la Cultura Torino, in partnership con Iren, con il sostegno di Fondazione Compagnia di San Paolo e Fondazione CRT, realizzato da Fondazione Reverse.

La FLIC Scuola di Circo è pronta a portare l’arte circense all’interno degli eventi Off di questo grande festival, dal 27 al 29 agosto al Bunker in Piazza Foroni e al Mercato di Falchera Vecchia.

Dopo il grande successo di OSCILLANTE, festival europeo dedicato alle discipline circensi “ballant” che la FLIC ha organizzato dal 28 al 30 giugno, per il TODAYS Festival, in tutte e tre le serate dalle ore 18:00 alle ore 20:00 nell’Area Bunker di via Niccolò Paganini, è in programma l’Aperitivo Oscillante, eventi con gli artisti Costanza Bernotti, Ivan Morales Luiz e Federica Pini Sandrelli che stupiranno con le loro performance uniche e creative sul vertiginoso trapezio ballant.

Ogni spettacolo viene introdotto da una voce narrante e accompagnato da un dj set, offrendo al pubblico un’esperienza coinvolgente dall’inizio alla fine. L’Aperitivo Oscillante è una fusione di arte circense e musica, arricchita dalla presenza di un cocktail bar. È l’occasione perfetta per rilassarsi e lasciarsi incantare dalle esibizioni artistiche aeree. Qui, il cielo non è il limite, ma solo l’inizio di un viaggio nella meraviglia.

Il 27 agosto al Mercato di Piazza Foroni e il 28 agosto al Mercato di Falchera Vecchia (via degli Abeti), alle ore 11:00 sarà la volta di “Happy Hoop” di Silvia Martini: un attaccapanni ed un baule rosso accompagnano l’artista in un mondo fatto di 35 hula hoop volteggianti ed acrobazie temerarie. Uno spettacolo che unisce all’alto livello tecnico nelle discipline circensi dell’hula hoop, del clown e del verticalismo, una teatralità delicata e allo stesso tempo provocatoria dove il gioco della seduzione coinvolge il pubblico a ritmo di mambo e rock&roll.

Giorgio Bertolotti infine divertirà il pubblico con “Unicycle Dream Man” il 28 agosto alle ore 12:00 al Mercato di Falchera Vecchia e il 29 agosto alle ore 11:00 al mercato di Piazza Foroni (Piazzetta Cerignola).

Rendere la piazza un luogo di scambio, un luogo vivo, dove poter condividere con il pubblico complice e a volte attore protagonista, un momento spensierato e giocoso, sono le fondamenta di questo spettacolo sorprendente e imprevedibile. L’ironia tagliente e la semplicità con cui Giorgio si relaziona con il pubblico, sono il filo conduttore di uno show dove si susseguono momenti di giocoleria frizzante, evoluzioni tecniche su un monociclo gigante e per finale uno strampalato spogliarello in equilibrio su una ruota che lascerà il pubblico a bocca aperta.

 

La FLIC Scuola di Circo è stata fondata nel 2002 dalla Reale Società Ginnastica di Torino, la più antica società ginnica italiana nata nel 1844, ed è una delle scuole più rinomate a livello internazionale nel settore del circo contemporaneo. La sua filosofia di alta tecnica circense e una pedagogia artistica innovativa hanno accompagnato più di 800 studenti di oltre 40 paesi diversi in 22 anni. È membro effettivo della FEDEC (Federazione Europea delle Scuole Professionali di Circo).

 

 

 

“SilenzioSuono / SoundSilence”. Unica in Italia, una ricca collezione di dischi d’artista

Apre un nuovo capitolo espositivo per la “Videoteca – GAM” di Torino

Fino al 1° settembre

Una mostra decisamente singolare e di grande intelligenza nell’atto ideativo e in quello espositivo. Per certi versi in grado di indurre la memoria a carambole temporali di alta suggestione e potente forza emotiva. Fino a domenica 1° settembre, la “Videoteca – GAM” presenta al pubblico, questa volta coinvolto insieme dall’ accattivante intreccio di arti visive e sonoro-musicali, “SilenzioSuono /SoundSilence”, il nuovo capitolo collezionistico del “Museo” di via Magenta: 471 dischi d’artista, una collezione  il cui nucleo principale fu raccolto negli anni da Giorgio Maffei (Torino, 1948 – 2016), grande studioso e collezionista di libri e “vinili” d’artista, a cui la GAM ne ha aggiunti di ulteriori, in una logica di accrescimento futuro della raccolta.

Sotto la sapiente curatela di Elena Volpato, la rassegna propone alle pareti le copertine originali dei dischi, molte disegnate dagli stessi artisti mentre al centro della “project room”, quale punto di osservazione, s’è creato un salottino ad hoc con poltroncine disegnate dal milanese Federico Pepe e con materiali “vicini al sapore pop” del “vinile”, quel “magico portale – è stato scritto – mai eguagliato dalle ‘cassette’, dai ‘cd’ o dallo ‘streaming’”. A disposizione del pubblico si trovano dei “tablet” per ascoltare “tracce audio musicali o ‘performance’ o letture di poesie o di ogni possibile sperimentazione”. Scrive Elena Volpato, a proposito del titolo apparentemente contradditorio: “Mi piaceva l’idea di dare la stessa importanza al ‘Suono’ e al ‘Silenzio’ … ’Suono’ e ‘Silenzio’ si tengono insieme, non c’è l’uno senza l’altro, due facce della stessa medaglia che non possono essere scisse”.

Così l’iter espositivo ci pone faccia a faccia e orecchio a orecchio con le più importanti sperimentazioni artistiche di ambito sonoro e poetico, a partire dalle “prime ricerche sonore futuriste” con performance di declamazione dinamica ed esecuzioni musicali (e chi mai l’avrebbe detto o pensato?) del padre stesso del “Futurismo” Filippo Tommaso Marinetti e di quel Luigi Russolo (redattore nel ’33 del “Manifesto dei rumori” nonché inventore di nuovi strumenti musicali dal nome significativo di “Intonarumori”). Il “Dadaismo” è rappresentato da opere che vanno da Tristan Tzara a Hugo Ball a Raoul Hausmann con i loro “fono-poemi” composti di sillabe in puro “rapporto asemantico”. Bizzarrie, ricerche, sperimentazioni d’avanguardia che dai colori e immagini su tela passano ai colori non meno bizzarri di note e “rumori”. Sono presenti ancora le opere di Arthur Petronio (figlio del celebre “trasformista” Leopoldo Fregoli) che, sotto l’influenza di Wassily Kandinsky, elaborò nel 1919 la teoria della “verbophonie” e le “ricerche informali” di Karel Appel Jean Dubuffet, condotte con suoni tratti dagli “elementi della natura”. Presente in mostra anche la raccolta de “Le Lettrisme”, disco con i componimenti “onomatopeici” di Isidore Isou e Maurice Lemaître del 1958. Lo stesso anno in cui nasceva la rivista “Cinquème Saison” diretta da Herni Chopin, presente con molte altre opere in collezione, fra cui (“opere miliari”) le “ricerche sul silenzio” di Yves Klein e John Cage. L’intera “produzione Fluxus” è presente con opere che vanno da Joseph Beuys, a Philip Corner, a Yoko Ono e altri.

In parete, una lunga puntuale storia: dalla “Performance Poetry” della “Beat Generation” (inclusa con tutti i poeti del progetto rivoluzionario “Dial-a-Poem”) alle “Neovanguardie concettuali” ai mitici “Anni Ottanta” presenti in particolare con molta parte della produzione di Laurie Anderson. Degli “Anni Novanta”, sono Christian Marclay e Katharina Fritsch le due figure principali nella raccolta. Per finire con opere “iconiche” degli “Anni 2000” (da Henrik Hakansson a Carsten Nicolai a Martin Creed) e con le prime 13 uscite della “Xong collection – Artist Records”, costola di “Xing”, dedicata ad artisti “che intendono il campo sonico come una delle piattaforme in cui espandere i loro mondi e la loro immaginazione, utilizzando lo ‘spazio del disco’ per focalizzare e amplificare la propria poetica”.

Dato importante: da oggi in poi la “Collezione” intende crescere nel tempo. Con quali criteri? Elena Volpato“Privilegiando le opere degli artisti visivi che si metteranno alla prova con la sperimentazione sonora”.

Gianni Milani

“SilenzioSuono / SoundSilence”

“Videoteca – Gam”, via Magenta 31, Torino; Tel. 011/4429518 o www.gamtorino.it

Fino al 1° settembre

Orari: mart. – dom. 10/18. Lunedì chiuso

Nelle foto: Immagini allestimento (ph. Perottino). Yoko Ono “Fly”, Apple Records, 1971 e John Cage “Neuhaus Cage”, Alga Marghen, 2002

Anni ’70, basket e politica nell’oratorio salesiano di Barriera

COSA SUCCEDEVA IN CITTA’ / La genialità si “annida” in tutte le attività dell’uomo. Inventare qualcosa che prima non c’era e che dopo cambia radicalmente la prospettiva. Don Bosco è annoverabile in questa categoria di uomini

Torino Capitale del pensiero e dei Salesiani. Soprattutto azione concreta con gli oratori e con la formazione. Oratori in tutta la città: il Martinetto San Luigi, ovviamente Valdocco con una città della solidarietà all’interno di Torino.

Rebaudengo al San Paolo ed il più grande in assoluto, Giovanni Agnelli fondatore della Fiat. Come il più piccolo San Gaetano. Per noi l’oratorio per eccellenza era il Michele Rua o dir si voglia l’ Oratorio Monterosa. Cuore pulsante, i cortili. Si entrava in un altro mondo. Apertura alle  14,30 e chiusura alle 19. In estate pure al mattino, e si usciva alle 20. Tre spiazzi. Nel primo cortile la facevano da padrone le “Gamale” in ferro che avevano un palo su cui ruotavano dei triangoli in cui ci si sedeva roteando: ameni giochi e come basi i fazzoletti. Sempre  presente Don Martano, vigile ed attento. Eravamo convinti che avesse 100 anni. Il campo di calcio, dove giocarono anche delle ragazze al baseball. Lo sport femminile fu un evento memorabile. Tre cortili con i campi di basket, precisamente dove giocavamo a pallacanestro tutti i sacrosanti giorni. Se poi pioveva, nessun problema, ci trasferivano sotto i portici.  Il canestro era bassissimo. Pazienza, bastava non tirare da fuori, ma ci si divertiva. Osceno il pallone che Don Martano ci dava: liso che la camera d’ aria usciva da un buco.

Ma con le figurine Panini vinsi un pallone, socializzato immediatamente. Giocavamo sull’asfalto. Vinsi persino un titolo nazionale a Rimini, categoria Ragazzi, Polisportiva Giovani Salesiani. Scoprii che gli oratori Salesiani era sparsi in tutta Italia. Dalla Puglia a Milano passando da Napoli e Caserta. Sicuramente una potenza nel settore giovani. C’ era anche il dovere del catechismo. Lì, almeno io, sono stato debolissimo. Una lezione e poi non mi hanno più visto. Nessuno è perfetto. Anni ’70 vento anche di  politica per i Salesiani. Qualcuno di loro virava a sinistra. Don Bosco non si sarebbe stupito, lui che del sociale ne faceva un vanto. Gli spararono perfino. Uomo scomodo e uomo di Chiesa, quella Romana per capirci che, nel secolo diciannovesimo non brillava per lungimiranza ed apertura. Probabilmente gli spararono i primi socialisteggianti a cui dava fastidio per il suo intervento nel sociale. Lui di fatto preso in mezzo tra Savoia ed il Papato. Lui che voleva essere fedele a tutti e due con una spiccata propensione per Roma. Tornando agli anni ’70, arrivò Don Giorgio, giovane, appassionato di Basket e per quel che mi ricordo già di sinistra.

L’ amico Renato ha corretto questo mio ricordo: “Diciamo, Patrizio, vicino alle esigenze del mondo del lavoro”. Renato è sempre stari puntiglioso. Don Giorgio era arrivato nel posto giusto. Barriera di Milano capitale storica della classe operaia. Cosi nel cinema parrocchiale il cineforum organizzato da ex Giovani studenti Salesiani. Dopo, l’ immancabile dibattito, ed i nostri interventi per orientare a sinistra il pubblico presente. Non si spostava un voto perché erano tutti orientati ma ci si riconosceva capendo che eravamo nello  stesso corso d’acqua. E non solo. Una delle primissime Coop sociali a Torino si chiama Valdocco fondata proprio nell’Oratorio Valdocco. Il centro del centro del mondo Salesiano. Così dal Basket all’impegno politico eravamo dentro un pezzo di Storia di Torino e, perché no, d’Italia.

 

Patrizio Tosetto

Foto Museo Torino

Artissima 24: “Daydreaming – sognare ad occhi aperti”, dall’1 al 3 novembre al Lingotto

 

 

La prossima edizione di Artissima 24 si terrà dall’1 al 3 novembree avrà per titolo “The Era of Daydreaming”, che significa “sognare a occhi aperti”.

“Sognare a occhi aperti ha un potenziale creativo immenso  – spiega il direttore artistico Luigi Fassi – ed è quello di cui si servono primariamente gli artisti per infrangere le barriere di ciò che è noto e prevedibile, oltre a tracciare nuovi sentieri nell’esplorazione del nostro tempo”.

La 31esima Fiera internazionale d’arte contemporanea, Artissima2024, aprirà i battenti all’Oval Lingotto venerdì 1 novembre e fino a domenica 3 sarà l’unica fiera in Italia dedicata esclusivamente alla creatività dei giorni nostri.

Il format della fiera è quello ormai consolidato, con la presenza di quattro sezioni, Main Section, New Entries, Monologue/Dialogue, Art Spaces & Editions, e le tre sezioni curate, Present Future, Back to the Future, Disegni. Per la selezione delle gallerie che parteciperanno alla Main Section, che è quella dedicata alle realtà più affermate in campo internazionale, è stato confermato il team composto da Paola Capata (galleria Monitor di Roma, Lisbona e Pereto), Philippe Charpentier (galleria di Parigi e Bogotà), Raffaella Cortese (galleria Raffaella Cortese di Milano), Guido Costa (galleria Guido Costa Projects di Torino), Antoine Levi (galleria Ciaccia Levi di Parigi e Milano), Nikolaus Oberhuber(della galleria Kow di Berlino) ed Elsa Ravazzolo Bottner(galleria a Gentil Carioca di Rio de Janeiro e San Paolo). Viene invece rinnovato il team curatoriale per le altre tre sezioni. I progetti monografici dei talenti emergenti sono riuniti nella sezione Present Future, e saranno seguiti da Leon Kruijswijk, curatore del KW Institute for Contemporary Art di Berlino, e Joel Valabrega, curatrice di performance and moving image al Mudamdi Lussemburgo. Alla curatela del Back to the Future, sezione dedicata ai progetti monografici dei pionieri dell’arte contemporanea, sono stati chiamati alla curatela Heike Munder, scrittrice e curatrice indipendente a Zurigo, e Jacopo Crivelli Visconti, curatore indipendente a San Paolo. La sezione Disegni, che rappresenta un unicum nel panorama delle fiere italiane, sarà curato da Irene Zucca Alessandrelli.

MARA MARTELLOTTA

Palazzina di Caccia di Stupinigi: Diana&Co, una visita guidata tra miti e leggende

Domenica 25 agosto, ore 15.45

Diana, dea della luna e della caccia, occupa un posto di rilievo nell’immaginario delle corti europee e della Palazzina di Stupinigi. Il “Mito di Diana” è dipinto nella volta dell’Anticamera del Re, il “Trionfo di Diana” nel Salone d’Onore, le storie di Diana cacciatrice negli Appartamenti Reali e due sculture in marmo di Diana e Atteone si trovano nell’Atrio di Levante a ricordare la leggenda secondo cui Atteone fu trasformato dalla dea in cervo e dato in pasto ai suoi stessi cani per averla spiata mentre faceva il bagno. Storie e miti di Diana&Co saranno raccontati domenica 25 agosto in una visita guidata a misura di bambino che trasforma in suggestive pagine illustrate di un antico libro, quadri, dipinti e stucchi della Palazzina di Caccia di Stupinigi.

INFO

Palazzina di Caccia di Stupinigi

Piazza Principe Amedeo 7, Stupinigi – Nichelino (TO)

Domenica 25 agosto 2024, ore 15.45

Diana&Co

Visita guidata

Prezzo attività: 5 euro + biglietto di ingresso

Biglietto di ingresso: intero 12 euro; ridotto 8 euro

Gratuito minori di 6 anni e possessori di Abbonamento Musei Torino Piemonte e Royal Card

Prenotazione obbligatoria per l’attività entro il venerdì precedente

(Per prenotazioni via e-mail attendere sempre una conferma scritta, controllare anche lo spam)

Giorni e orari di apertura Palazzina di Caccia di Stupinigi: da martedì a venerdì 10-17,30 (ultimo ingresso ore 17); sabato, domenica e festivi 10-18,30 (ultimo ingresso ore 18).

Info: 011 6200601 stupinigi@biglietteria.ordinemauriziano.it

www.ordinemauriziano.it

Domenica 25 agosto in piazza Vittorio Veneto torna Agriflor

 

 

Anticipazione dell’autunnale FLoreal alla Palazzina di Caccia di Stupinigi.

Mentre il mese di agosto volge al termine, Agriflor non si ferma e l’appuntamento con le eccellenze agricole e vivaistiche del Piemonte torna domenica 25 agosto dalle 9 alle 19 nella magnifica cornice di piazza Vittorio Veneto.

Circa quindici vivaisti, che rappresentano l’eccellenza della Regione Piemonte, porteranno in piazza i loro articoli più belli, dalle orchidee delicate alle robuste piante aromatiche, non dimenticando le piante grasse fino a un’ampia varietà di fiori da giardino.

AgriFlor va oltre il mondo vegetale, in quanto l’evento coinvolge l’esposizione delle eccellenze agricole locali. Miele profumato, frutta e verdura di stagione, prodotti cosmetici, taralli, liquirizia e molte altre specialità potranno essere acquistate dai visitatori di piazza Vittorio. Agriflor di piazza Vittorio rappresenta una anticipazione della manifestazione di FLOreal, che si terrà dall’11 al 13 ottobre presso la palazzina di Caccia di Stupinigi, che prevede, accanto alla mostra mercato, un palinsesto di conferenze, laboratori, workshop, eventi culturali dedicati al verde per grandi e piccini.

 

Mara Martellotta

A Jane Champion il Premio Stella della Mole al Museo del Cinema di Torino 

L’11 settembre prossimo la regista di “Lezioni di Piano” e “Il potere del cane”, Jane Champion, sarà protagonista della ripresa delle masterclass al Museo del Cinema di Torino alle ore 10 e alle 16 riceverà il Premio Stella della Mole.

La regista neozelandese, classe 1954, è stata la prima regista donna a conquistare la Palma d’oro al Festival di Cannes e a riportare sul grande schermo la sensualità femminile.

“Sono davvero emozionata di visitare per la prima volta un’istituzione prestigiosa come il Museo Nazionale del Cinema – ha dichiarato Jane Champion – e non vedo l’ora di condividere del tempo con questa vasta platea di cinefili della città di Torino in occasione della masterclass all’interno di un monumento unico come la Mole Antonelliana”.

La regista dialogherà con il direttore del Museo, Domenico De Gaetano, ripercorrendo le tappe fondamentali della sua carriera, dai primi lavori ai successi di critica che l’hanno consacrata quando ha conquistato il premio Oscar per “Lezioni di Piano” nel 1993 per la migliore sceneggiatura originale, cui è seguito l’Oscar per la regia per il film “Il potere del cane”, che ha sancito la sua popolarità.

“Nel corso della sua carriera quarantennale Jane Champion è stata capace di ritagliarsi un posto unico nel pantheon tradizionalmente maschile del cinema contemporaneo- ha affermato Enzo Ghigo, presidente del Museo Nazionale del Cinema – un museo che ribadisce con questo appuntamento il suo ruolo di hub culturale internazionale”. Si tratta, cioè, di un’istituzione capace di promuovere grandi mostre, ospitando personaggi e celebrità del mondo del cinema, come Jane Champion.

 

Mara Martellotta