Nell’autunno 2023, tratta da “Diari d’amore” di Natalia Ginzburg
Nella stagione teatrale 2023/2024 Nanni Moretti firmerà la prima regia teatrale, portando in scena, nell’ambito di una coproduzione internazionale, “Diari d’amore”, tratto da Natalia Ginzburg.
Nanni Moretti, per il suo esordio teatrale, ha scelto un dittico di due atti unici della Ginzburg, “Dialogo” e “Fragola e panna”. Lo spettacolo debutterà in prima nazionale il 9 ottobre prossimo, inaugurando la stagione 2023/2024 del Teatro Stabile di Torino-Teatro Nazionale e sarà in tournèe fino a giugno 2024 nei maggiori teatri italiani e francesi.
“Natalia Ginzburg – dichiara Valerio Binasco, Direttore artistico del Teatro Stabile di Torino e profondo conoscitore del teatro della Ginzburg, rappresenta per me uno dei più importanti autori italiani. Anche se la sua immaginazione poetica non è attratta dall’eccezionalità o dall’assurdo, il suo stile “semplice” e musicale, il dolce umorismo e le partiture sofisticate delle chiacchiere che riempiono le sue opere arrivano a toccare corde emotive veramente forti, restituendo grandezza e profondità a personaggi solo apparentemente piccoli. Con una pacata ironia si viaggia tra i toni malinconici di una poesia fatta di elementi quotidiani e domestici, restando affascinati dalla originale musicalità dei suoi dialoghi”.
Nanni Moretti per il suo esordio teatrale ha, così, scelto due commedie di Natalia Ginzburg e, attraverso le loro storie, si prepara a esplorare con particolare ironia le intimità domestiche, quasi rassegnate, in cui i conflitti hanno lasciato lo spazio alle indifferenze.
I personaggi di Diari d’amore si troveranno a parlare di fedeltà, amicizia, matrimonio, denunciando le proprie inettitudini e rendendo il lato più tragico delle loro esistenze una commedia.
Il teatro di Natalia Ginzburg è spesso stato definito “teatro delle chiacchiere”, secondo Moretti in quanto ci rende spettatori inerti delle complessità della vita.
I testi di Natalia Ginzburg sono già approdati in teatro; è, infatti, di questi giorni l’anteprima del romanzo di Natalia Ginzburg “Le voci della sera”, secondo Italo Calvino uno de più bei romanzi che ella abbia scritto (durante il soggiorno londinese), portato in scena da Silvia Frasson.
Mara Martellotta
9-29 ottobre 2023. Torino, Teatro Carignano
Chiamiamole “gallerie d’appartamento” o meglio, data l’origine anglofona, “apartment gallery”. Ovvero alloggi privati prestati e aperti gratuitamente al pubblico per ospitarvi mostre e interventi artistici fra i più svariati. Si tratta di una pratica che, negli ultimi anni, ha sempre più preso piede in grandi metropoli occidentali come New York, Los Angeles, Londra e Berlino e su cui Torino intende allinearsi con l’edizione zero di “Àprile. Festival delle case per l’arte” – con un bell’accento sulla “A” di “Àprile” per un gioco di ironica confusione con il nome del mese e per sottolineare invece il concetto di case a “porte aperte” – che si terrà in città sabato 15 e domenica 16 aprile prossimi, dalle ore 16 alle 21. In concreto: sette appartamenti privati, per il prossimo week end, si apriranno al pubblico offrendo la visita a mostre d’arte lì installate, ma non solo. Accanto a sculture, installazioni, dipinti e fotografie ogni casa presenterà anche eventi performativi site-specific: microteatro, talk, concerti, performance. L’appartamento diventa insomma un luogo per la cultura. “Dal salotto alla toilette – dicono gli organizzatori, artisti e appassionati d’arte aggregati in una sorta di informale associazione – si offre al pubblico un’esperienza culturale alternativa , dove l’artista (performer, pittore o musicista) è lì ben presente”. Mischiato fra pubblico e proprietari di casa. In questa edizione zero, “Àprile” presenta, tra le altre, opere di Giuseppe Gallace, Giuliano Brancale in arte Gibrah, Contatto Meccano, Marco Gagliardi e Federica Moi; concerti di Ludovico Bellucci (classe 2004) al pianoforte, “The Jay Happy” del collettivo internazionale “Donezk”, “Chinò e il mare”, dei “Saturno contro” da Bologna e una jam session con “La locanda alla fine del mondo”; per finire con le perfomance di Manueila, Cristian Rodriguez, Matolivetti, “Aire Duo” con Cristina Da Ponte. Arricchisce il programma una prima torinese: “Happy life, estratti di vite a caso”, interessante pièce della compagnia “MALES”.


Le immagini sono di quelle che ti prendono al cuore. Con forza e senza concederti vie di fuga. Cristallizzate e spietatamente immobili, raccontano della contemporanea società libanese dolorosamente cristallizzata nelle svariate forme di oppressione che quotidianamente si vivono ancor oggi nel Paese dei Cedri sempre più frammentato e diviso, con il peso, ancora palpabile, di una guerra civile alle spalle, della cosiddetta “Rivoluzione dei Cedri” e delle forti odierne tensioni con Israele. A scattarle la giovane, classe ’92, fotografa di Beirut Myriam Boulos, che sarà ospite di “CAMERA-Centro Italiano per la Fotografia” di Torino, giovedì 13 aprile, alle 18,30, nell’ambito dei consueti “Giovedì in Camera” programmati da tempo dal Centro di via delle Rosine 18. A dialogare con Myriam (dal 2021 membro della prestigiosa “Magnum Photos”) sarà Monica Poggi, curatrice della mostra “Eve Arnold. L’opera 1950-1980”, in corso a “CAMERA” fino al prossimo 4 giugno. L’incontro si concentrerà inizialmente sui suoi primi lavori (la Boulos inizia a fotografare a soli sedici anni) incentrati unicamente sulla Beirut notturna, momento nel quale si manifestano con maggiore nettezza i contrasti di una città complessa, dove le differenti espressioni identitarie e la libertà sessuale faticano ancora a trovare un posto. La fotografia diventa quindi per Boulos una sorta di strumento di giustizia sociale. Le sue immagini catturano l’essenza di grida collettive, il battito di una nazione dalle molte facce, luoghi, problemi e contraddizioni. “Durante i miei primi anni come fotografa – dichiara la stessa Myriam – scattavo solo di notte. Per me quello era il momento in cui la mappa sociale di Beirut appariva improvvisamente nitida. Fotografavo per strada ma anche nell’ intimità delle persone. Considero l’intimità uno dei luoghi in cui siamo più esposti alla violenza (fisica o emotiva). Allo stesso tempo, l’intimità è uno spazio in cui possiamo reinventarci. Penso che il personale sia inevitabilmente politico”. A partire dall’ottobre del 2019, Boulos inizia a fotografare anche di giorno, documentando la rivoluzione e le conseguenze da essa portate nella città. Nel 2021, con il Paese ancora immerso in una situazione di forte instabilità, lancia un appello aperto su Instagram: “Se ti identifichi come donna e vuoi condividere le tue fantasie sessuali, mandami un’e-mail”. Risultato, una serie di lavori titolati “Sexual Fantasies”, che analizza il tema del desiderio femminile e il modo in cui si radica e sviluppa all’interno delle realtà politiche e sociali contemporanee. “Mi piace credere che dare spazio alle storie personali sia un atto di resistenza – continua la Boulos – e che sfidare i modi tradizionali di rappresentare l’oppressione nella nostra regione sia un modo per reclamare ciò che è nostro”.
Nonostante la giovane età, lo straordinario corpus di opere di Myriam Boylos rompe percezioni e stereotipi, trasmettendo, attraverso diverse serie fotografiche, realtà contemporanee, dove “i volti, i limiti, le fratture, gli istanti di fragilità ed emotività coesistono in immagini che sono un delicato inno di resistenza”.