Cosa succede in città- Pagina 11

Il Piemonte all’opera, una storia di uomini e donne

La mostra fotografica e artistica  racconta le eccellenze produttive del Piemonte degli ultimi 50 anni

17 luglio – 5 settembre 2025

Palazzo Lascaris, Galleria Carla Spagnuolo

Via Alfieri, 15 – Torino

 “Il Piemonte all’opera, una storia di uomini e donne” è il titolo della mostra fotografica e artistica, organizzata dal Consiglio regionale del Piemonte e curata da CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia che dal 17 luglio al 5 settembre 2025 anima gli spazi di Palazzo Lascaris, in via Alfieri 15 a Torino, nelle sale della Galleria Carla Spagnuolo.

Un viaggio attraverso cinquanta fotografie provenienti dall’archivio del Consiglio regionale – composto da oltre 200mila immagini digitalizzate – che ritraggono situazioni, persone, talenti legati ad alcune delle tante eccellenze produttive delle otto province del Piemonte negli ultimi cinquant’anni. Nelle sale viene messa in luce la maestria, la cura e la sapienza artigianale di note realtà del territorio, che rivivono attraverso ritratti e immagini dedicate alle loro creazioni: dalla realizzazione dei cappelli Borsalino all’alta sartorialità, dal lavoro delle mondine delle risaie vercellesi e novaresi ai mestieri nei campi, dalla produzione artigianale dei gioielli di Valenza alle numerose sfaccettature delle industrie metalmeccaniche piemontesi, dalla preparazione dei formaggi locali alle più moderne tecnologie di restauro che trasmettono attività e saperi, guardando al futuro.

La mostra vuole essere un omaggio alle persone che hanno lavorato e ancora oggi lavorano in Piemonte, contribuendo a costruire la nostra identità e la nostra economia – dichiarano il presidente del Consiglio regionale Davide Nicco e il vicepresidente Domenico Ravetti –. Le fotografie e le opere d’arte esposte offrono uno sguardo unico sulla nostra storia. Ogni mestiere, ancora di più quelli ‘antichi’, racchiude un’unicità speciale, tramandando segreti e tradizioni che in molti casi, purtroppo, vanno scomparendo. È nostro dovere proteggerli e valorizzarli: in ognuno di essi c’è un pezzetto del nostro patrimonio culturale. Ognuno di essi può aiutarci a dare nuova dignità alle persone che un lavoro lo stanno cercando. Grazie a Camera – Centro italiano per la fotografia, per aver selezionato e valorizzato le migliori immagini dal nostro archivio storico”.

All’alba del nostro decimo compleanno, che festeggeremo da inizio autunno in avanti con mostre ed eventi, siamo lieti di collaborare nuovamente con la Regione Piemonte, e in particolare con il Consiglio regionale – aggiunge il presidente di CAMERA, Emanuele Chieli – per proseguire così sulla strada delle collaborazioni con le istituzioni del territorio, percorso che portiamo avanti dalla nostra fondazione in una logica di scambio creativo e di sinergie culturali”.

Il tema della mostra viene declinato anche attraverso la pittura e la scultura, per un percorso che propone al pubblico numerosi spunti di riflessione attraverso diversi linguaggi artistici e visivi. Nella prima sala della Galleria Carla Spagnuolo sono infatti esposte alcune opere d’arte che fanno parte del patrimonio del Consiglio regionale: tre quadri di Pietro Morando (1889-1980), due di Massimo Quaglino (1899-1982), tre piccole sculture in bronzo appartenenti alla collezione del fonditore Emilio Sperati (1861-1931) ed anche quattro opere in prestito del pittore torinese d’adozione Salvatore Vitale (1945).

Informazioni per il pubblico

Palazzo Lascaris, via Alfieri 15 – Torino

Ingresso gratuito

Orari: lun. – ven. dalle 9 alle 17

Sito: www.cr.piemonte.it

Le vostre foto. Un viaggio tra gli sfarzi di Palazzo Reale

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Dallo scalone monumentale che accoglie i visitatori con imponenza, si accede agli ambienti sontuosi, come la sala da pranzo, perfetta testimonianza della magnificenza regale.


L’Armeria Reale è una delle collezioni di armi e armature più ricche e antiche al mondo.

La Cappella della Sindone, capolavoro del Guarini, affascina per la sua straordinaria architettura barocca.


Un percorso che intreccia arte, storia e bellezza.

(Le foto sono della nostra lettrice Alessandra Macario)

Ole’! Torino accoglie la Vuelta tingendosi di rosso

Torino accoglie “La Vuelta 2025” tingendosi di rosso. Per la prima volta nella storia la novantennale corsa ciclistica a tappe più importante di Spagna partirà dall’Italia.

 

Sabato 23 agosto Torino ospiterà la “salida oficial”, la prima tappa Torino – Reggia di Venaria con arrivo a Novara del Giro di Spagna che riporta in città il grande ciclismo dopo le emozioni del Giro d’Italia e del Tour de France negli scorsi anni.
Igino Macagno

Raduno Internazionale delle Maschere e dei Personaggi Storici e Folkloristici

“Viaggio nelle tradizioni”: il primo Raduno Internazionale delle Maschere e dei Personaggi Storici e Folkloristici organizzato dall’Ami – Associazione Maschere Internazionali con la collaborazione della  A.T Pro Loco Torino di Italo Iuorio e dell’Arbaga Piemonte. Una grande sfilata per tutto il sabato pomeriggio e tutto il centro città da piazza Vittorio a piazza Solferino dedicata ad Andrea Flamini, lo storico grande Gianduja di Torino che ha portato la Maschera e le tradizioni del capoluogo subalpino e del Piemonte in tutto il mondo con l’Europeade.

Igino Macagno

lifestyle

Al Politecnico le lauree del futuro

L’offerta formativa del Politecnico di Torino si è arricchita di recente con la creazione di due Corsi di Laurea Magistrale che hanno l’obiettivo di preparare gli ingegneri e le ingegnere del futuro, figure professionali in grado di fare la differenza in due settori ad alto tasso di innovazione come Agritech Engineering e Quantum Engineering, fortemente ricercate dalle aziende sul mercato del lavoro, ma anche nel campo della ricerca.

Venerdì 25 luglio, presso la Sala “Emma Strada” quattro studenti del Politecnico di Torino hanno completato il loro percorso di studi in Ingegneria con questi curricula innovativi: Gabriele Franzon, Gianluca Negrino e Matteo Vinci si sono laureati in Agritech Engineering (tra i primi in Italia a completare la formazione magistrale in questo ambito); Marco Parentin, invece, si è laureato in Quantum Engineering ed è il primo laureato in Italia in questa disciplina.

“La consegna del primo diploma di Laurea Magistrale in Quantum Engineering al Politecnico di Torino rappresenta un traguardo significativo per il nostro Ateneo e per l’intero panorama accademico e tecnologico italiano – ha dichiarato il professor Matteo Cocuzza, docente del Dipartimento di Scienza Applicata e Tecnologia-DISAT e referente per il Corso di Laurea Magistrale in Quantum Engineering – Questo momento sancisce l’efficacia di un percorso formativo fortemente innovativo, pensato per rispondere alle esigenze di un settore strategico e in rapida trasformazione come quello delle tecnologie quantistiche. È il risultato di un lavoro corale che ha coinvolto docenti, ricercatori di altri Enti, partner industriali, con un importante contributo degli studenti stessi, uniti dall’obiettivo comune di formare figure professionali altamente qualificate, pronte a guidare la rivoluzione quantistica e in grado di contribuire attivamente allo sviluppo scientifico e tecnologico del Paese”.

 

“La Laurea Magistrale in AgriTech Engineering – dicono i referenti del corso, nonché suoi co-fondatori, la professoressa Tiziana Tosco del Dipartimento di Ingegneria dell’Ambiente, del Territorio e delle Infrastrutture-DIATI e il professor Danilo Demarchi del Dipartimento di Elettronica e Telecomunicazioni-DET – è nata in primis dalle esigenze del territorio, seguendo le richieste di aziende del settore, organizzazioni di produttori, consorzi, ma anche direttamente operatori agricoli. Le tecnologie ingegneristiche permeano ormai con efficacia produzione agricola ed allevamento; pertanto, una figura specializzata che sia in grado di concepire le soluzioni utili è ormai una stringente esigenza. Ne è riprova che questi primi laureati hanno impieghi che li aspettano, avendo infatti già svolto le loro Tesi presso le aziende di riferimento. La formazione è a tutto tondo, ponendo particolare attenzione ad una preparazione solida sui diversi aspetti necessari. Al Politecnico di Torino la figura dell’ingegnere delle tecnologie dell’agricoltura è stata concepita in modo unico ed innovativo rispetto all’offerta sia nazionale che internazionale, unendo la cultura sia tecnologica che agricola che il territorio piemontese ha per tradizione”.

 

“Con le proclamazioni dei primi laureati in Agritech Engineering e Quantum Engineering, per questi nostri studenti si conclude il percorso formativo, ma si apre la porta del futuro professionale e di ricerca, che ci auguriamo pieno di soddisfazioni – sottolineano Elena Baralis, Prorettore del Politecnico di Torino, e Fulvio Corno, Vicerettore per la Formazione del Politecnico di Torino – Per il Politecnico invece si concretizza il frutto di un lavoro di preparazione durato anni e della visione di un Ateneo costantemente impegnato nel fornire ai propri studenti la migliore preparazione possibile. Questi due Corsi di Laurea Magistrale, che vedono oggi laurearsi i primi studenti, sono una porta sul futuro del lavoro e rappresentano un esempio della collaborazione con un sistema territoriale che fin dall’inizio ha sostenuto l’Ateneo in queste proposte formative fortemente innovative”.

 

Chi sono i nuovi laureati

Nello specifico Gabriele Franzon (24 anni – già laureato in triennale in Ingegneria Fisica al Politecnico di Torino) ha conseguito la laurea magistrale in Agritech Engineering con la tesi dal titolo “Exploring the biochar contribution in sustainable agriculture through techno-economic assessment and water impact simulations”, con un focus sull’utilizzo del biochar nell’agricoltura sostenibile, con relatrici le professoresse Tonia Tommasi e Francesca Demichelis.  Ha costruito la sua tesi lavorando presso l’azienda TRG Team.

Gianluca Negrino (24 anni – in triennale si è laureato al Politecnico di Torino in Ingegneria Biomedica) invece ha concluso il suo percorso magistrale in Agritech Engineering con la tesi dal titolo “Reconversion to Biomethane of an Agricultural Biomass Plant: The case of La Falchetta”, sull’utilizzo di biometano in impianti agricoli a biomassa. I relatori sono stati la professoressa Tonia Tommasi e il professor Paolo Pagliazzo. Anche lui ha costruito la sua tesi in azienda, presso la ditta Asja Ambiente.

A chiudere il terzetto di Agritech Engineering, Matteo Vinci (25 anni – già laureato triennale in Ingegneria Fisica al Politecnico di Torino), con la sua tesi “System development and processing techniques for the estimation of plant’s physiological parameters” – svolta presso PlantZCare, spin-off del Politecnico di Torino – sulle metodologie di misurazione dei parametri fisiologici nelle aziende agricole, con relatori i docenti Umberto Garlando e Danilo Demarchi, insieme all’ingegner Fabiana Del Bono.

Per quanto riguarda invece Quantum Engineering, il primo laureato in Italia in questa materia è Marco Parentin, che ha svolto la sua tesi “Onset of Superactivation of Quantum Capacity” all’estero, presso la University of Cambridge, con relatori la professoressa Nilanjana Datta e il dottor Bjarne Bergh di Cambridge e il professor Riccardo Adami del Politecnico di Torino. Parentin (24 anni) si è trasferito al Politecnico di Torino dopo la laurea triennale in Ingegneria Elettronica e Informatica appositamente per frequentare questo corso di eccellenza.

I corsi di Laurea Magistrale che preparano le professioni del futuro

Il Corso di Laurea Magistrale in Agritech Engineering del Politecnico di Torino, si colloca tra i primi programmi accademici al mondo dedicati alla formazione di ingegneri specializzati nell’ideazione e nell’applicazione di soluzioni tecnologiche innovative per il settore agricolo. Questo percorso formativo punta a fornire competenze specializzate – grazie anche a docenti di fama internazionale e tirocini in prestigiose aziende innovative del settore – per formare professionisti e professioniste in grado di: progettare e gestire reti di monitoraggio in tempo reale e sistemi IoT applicate all’agricoltura; implementare e programmare sistemi di automazione avanzata, come droni, rover e veicoli a guida autonoma; sviluppare ed utilizzare modelli matematici e strategie gestionali per l’ottimizzazione delle risorse idriche in agricoltura; pianificare strategie sostenibili per il riutilizzo degli scarti agricoli salvaguardando la qualità di suolo e acqua; gestire l’implementazione di tecnologie avanzate in agricoltura salvaguardando la sicurezza dei lavoratori.

Le scienze e tecnologie quantistiche rappresentano la frontiera dell’evoluzione della conoscenza per la fisica e per le applicazioni ingegneristiche. Si tratta di una nuova rivoluzione tecnologica dalla pervasività totale, che investirà ogni aspetto della nostra vita, dalle comunicazioni al calcolo, dalla finanza alle scienze della vita, dalla sicurezza all’energia. Per questo il Corso di Laurea Magistrale in Quantum Engineering vuole formare ingegneri e ingegnere in grado di operare nel contesto delle applicazioni delle scienze e tecnologie quantistiche, con particolare riferimento a tre fondamentali settori ingegneristici: computing, communication e sensing.

Il corso offre una solida preparazione multidisciplinare che permette l’inserimento in contesti di ricerca di alto profilo, ma soprattutto di utilizzare in modo innovativo e trasversale le tecnologie quantistiche nelle applicazioni ingegneristiche (in campo manifatturiero, dei servizi, delle scienze della vita e della sicurezza).

L’obiettivo è formare figure professionali quali: tecnologo o ingegnere di processo per la fabbricazione di dispositivi quantistici e ibridi; progettista di dispositivi, circuiti e sistemi quantistici per le comunicazioni e la sensoristica; sviluppatore di algoritmi di machine learning; esperto di simulazioni high-performance in diversi settori disciplinari; esperto di sicurezza informatica e comunicazioni protette; sviluppatore di soluzioni economico-finanziarie basate sull’utilizzo di calcolatori quantistici.

Preziose miniature a Palazzo Madama

Palazzo Madama svela alla Città la sua ricca Collezione di manoscritti e miniature raramente esposte al pubblico

Dal 23 maggio all’8 settembre

Partiamo dai numeri: 20 codici miniati10 incunaboli e un ricco fondo di 80 tra fogli e “miniature” ritagliate (“cuttings”), databili fra il XIII ed il XIV secolo e appartenenti all’importante Collezione del “Museo” di piazza Castello, raramente esposta al pubblico per l’estrema delicatezza delle opere. Fra le più preziose in assoluto, il celebre codice delle “Très Belles Heures de Notre Dame di Jean de Berry” (noto anche come “Heures de Turin – Milan”) con miniature del fiammingo Jan van Eyck, mai più esposto al pubblico dal 2019. E’ per davvero un campionario d’arte di stupefacente preziosità, raccontata attraverso secoli e secoli di grande storia, il progetto espositivo “Jan van Eyck e le miniature rivelate”, in corso a “Palazzo Madama” da venerdì 23 maggio a lunedì 8 settembre, sotto la curatela di Simonetta Castronovo (Conservatrice del “Museo”) e realizzato in partnership con il Dipartimento di “Studi Storici” dell’“Università di Torino”“Il progetto, sulla base degli studi appena conclusi da parte dell’‘Ateneo torinese’ – sottolinea Castronovo – intende quindi svelare e illustrare al pubblico un patrimonio che pochi conoscono, affiancando alle vetrine una grafica che, oltre a inquadrare ciascun volume e ciascun frammento nel giusto contesto geografico e stilistico, apra anche degli approfondimenti sia sulle tecniche di realizzazione dei manoscritti e i materiali impiegati, sia sulle biblioteche nel Medioevo e nel Rinascimento e sulla circolazione dei libri in questo periodo”.

L’iter espositivo si articola in sei sezioni cronologiche: dal “Duecento – Trecento” fino al “Cinquecento”, passando per il “Quattrocento” in Francia e nelle Fiandre, dove troviamo il già citato codice  “Les Très Belles Heures de Notre Dame de Jean de Berry”, commissionato intorno al 1380 dal duca Jean de Berry, fratello del re di Francia, e che per una ventina d’anni impegnò diversi artisti, fino ad arrivare, negli Anni Venti del Quattrocento, attraverso diversi colpi di scena e passaggi di proprietà, nei Paesi Bassi alla bottega dei fratelli Hubert e Jan van Eyck (Maastricht?, 1390 – Bruges, 1441), pioniere quest’ultimo dell’arte fiamminga, nonché perfezionatore della tecnica a olio, che gradualmente sostituì in Europa l’uso del colore a tempera. Dai Paesi Bassi, il “Codice” approdò in Piemonte nel XVII secolo, diviso in due frammenti, confluiti, il primo, nella Biblioteca di Vittorio Amedeo II di Savoia e, il secondo, nella Biblioteca del conte Francesco Flaminio d’Agliè. Agli inizi dell’Ottocento, quest’ultimo fu acquistato dal marchese Gian Giacomo Trivulzio per la sua celebre “raccolta milanese” e ceduto (senza non poche “beghe” diplomatiche) al “Museo Civico” di Torino solo nel 1935, insieme al famoso “Ritratto Trivulzio” di Antonello da Messina. Di qui, il titolo “Heures de Turin – Milan”. Splendida e, per quei tempi, “rivoluzionaria”, nella minuta precisa trattazione del “vero” e nel contrasto dei piani prospettici e dei chiaroscuri, la scena della “Nascita del Battista” non meno che la “Messa dei morti”, ambientata “nella vertiginosa verticalità di una cattedrale gotica che sfonda i bordi della cornice dipinta”.

Fra le altre opere di grande valore, ricordiamo, ancora gli “Statuti della Città di Torino” del 1360, oggi conservati nell’“Archivio Storico” del Comune, con i primi ordinamenti che regolavano la vita cittadina, nonché i rapporti del Comune con i conti di Savoia; quindi, due Statuti di Corporazioni medievali, la “Matricola degli orefici” e quella dei “Cordovanieri” di Bologna, e infine una “Bibbia” del 1280, autentico capolavoro del Duecento bolognese. Proseguendo, al “Gotico” internazionale e lombardo appartengono una serie di frammenti provenienti da raffinati “Libri d’Ore” e “Antifonari” legati al gusto della corte dei Visconti. Preziose (accanto alle opere di van Eyck) anche altre testimonianze dell’arte fiamminga e franco fiamminga, con nomi che vanno da Simon Marmion ad Antoine de Lonhy, pittore borgognone poi attivo tra Savoia, Valle di Susa, Torino e Chieri nell’ultimo quarto del Quattrocento. Stupendi, per chiudere l’iter espositivo, il rinascimentale “Messale” del cardinale Domenico della Rovere miniato da Francesco Marmitta e il cosiddetto “Libro di Lettere Astrologiche” (1550), manuale di calligrafia, forse realizzato per il giovane Emanuele Filiberto di Savoia, con straordinarie iniziali a inchiostro, ancora di ispirazione medievaleggiante.

Davvero una mostra evento. Che fa onore alla Città e al suo Antico “Museo Civico”.

Gianni Milani

“Jan van Eyck e le miniature rivelate”

Palazzo Madama – Corte Medievale, piazza Castello, Torino; tel. 011/4433501 o www.palazzomadamatorino.it

Fino all’8 settembre

Orari: lun. e da merc. a dom. 10/18; martedì chiuso

Nelle foto: Jan van Eick “Heures de Turin – Milan” (“Nascita del Battista” e “Battesimo di Cristo”), 1420-’24; Simonetta Castronovo; Francesco Marmitta “Messale del cardinale Domenico della Rovere”, 1490-‘92

In mostra alla Galleria Sottana “Frida- Marilyn, vite parallele”

Frida Kahlo, pittrice messicana icona del surrealismo, e Marilyn Monroe, star di Hollywood simbolo della femminilità e della bellezza, rappresentano due figure che hanno lasciato un’impronta indelebile nella storia dell’arte e del cinema e, per questo motivo, hanno suggerito il soggetto per la mostra dal titolo “Frida-Marilyn: Vite parallele”, curata da Vincenzo Sanfo e con testo di Carolina Dema, mostra ospitata presso la galleria Sottana dell’antico Oratorio di San Filippo Neri, in via Maria Vittoria 5. Visitando la mostra è possibile anche, nei mesi di luglio e agosto, con biglietto unico accedere all’Antico Oratorio di San Filippo Neri, un gioiello barocco torinese di solito non accessibile al pubblico.
L’esposizione, attraverso cento fotografie e opere d’arte, esplora somiglianze e differenze tra due donne straordinarie, mettendo in evidenza le loro lotte, le loro passioni e le loro creazioni. Sono state immortalate da grandi fotografi dell’epoca  come Nickolas Muray e Sam Shaw. La mostra offre un viaggio emozionante attraverso le vite  di due donne che hanno saputo rompere gli schemi e lasciare un segno indelebile nella storia. Il percorso inizia con le immagini di entrambe bambine, proseguendo poi con il percorso di crescita e consapevolezza di sé in cui si può apprezzarne il profondo cambiamento, non solo estetico, ma anche emotivo.
Legate da destini apparentemente diversi e lontani, nella mostra si scoprono le profonde similitudini, segnate dagli amori tormentati fino alla profonda volontà di diventare madre, ma che la vita ha negato loro, sino a un profondo impegno politico che le ha viste sempre in prima linea a difendere i propri ideali. Si tratta di due personalità, quelle di Frida e Marilyn, che, pur essendo coeve e vivendo in Paesi diversi, hanno visto incrociarsi le loro vicende, in virtù dell’amicizia e della passione amorosa condivisa con il fotografo Nickolas Muray, che con Frida ebbe una lunga relazione e con Marilyn una relazione tenuta nascosta e segreta fino alla sua morte e rivelata dal ritrovamento da parte della moglie di Muray di una fotografia con una appassionata dedica all’attrice.

In mostra, oltre alle fotografie di Nicholas Muray, si potranno ammirare gli scatti di Guillermo Kahlo, Imogen Cunningham, Lucienne Bloch, Sam Sahw, Ed Feingersh che ci raccontano, attraverso le loro immagini, il pubblico e il privato di Frida e di Marilyn, i loro rapporti con personaggi ingombranti e importanti come Diego Rivera, noto e impenitente donnaiolo per Frida, e Joe di Maggio o Arthur Miller per Marilyn, oltre a John Fitzgerald Kennedy.
Entrambe queste donne erano sottoposte a forme di prigionia. Marilyn , il cui corpo è stato colonizzato dall’industria dei media e da quella cinematografica,  in una delle sue poesie più intimistiche scrive: “Trentacinque anni vissuti con un corpo estraneo / trentacinque anni con i capelli tinti/ trentacinque anni/ con un fantoccio/ Ma io non sono Marilyn / io sono  Norma Jean Baker/ perché la mia anima / vi fa orrore come gli occhi delle rane/ sull’orlo dei fossi?” Frida era imprigionata in un corpo malato,  prima la polio in età infantile, che la rende zoppa, poi, a meno di vent’anni, l’incidente in auto che la costringe mesi a letto, il bacino impalato da un corrimano metallico, busti ortopedici che le coarteranno il busto tutta la vita.
Il più grande atto artistico di Marilyn è stato quello di rinunciare a essere se stessa, a essere persona, per diventare fantoccio dei media,  capitalizzando il suo corpo e la sua bellezza, mentre il più grande atto artistico di Frida  è stato quello di emanciparsi dallo stato di fantoccio del suo corpo diversamente abile, che l’avrebbe resa immobile e celata, ponendolo, invece, al centro dei suoi quadri, dipingendo sugli stessi corsetti ortopedici  e rivelando una bellezza refrattaria alle norme produttive del corpo come lo intendeva il capitalismo.

La mostra presenta anche foto di scena di Marilyn con alcuni compagni di lavoro, quali Laurence Olivier, Jackie Lemmon, Tony Curtis, ma anche Groucho Marx e Cary Grant, cui si affiancano fotografie di personalità vicine a Frida, che sono state rappresentate nelle istantanee in mostra per far comprendere la ricchezza del loro percorso terreno.
Un omaggio a due donne che hanno incarnato la  creatività, la passione e  la determinazione  e che continuano a ispirare generazioni di artisti, registi e appassionati di arte e di cinema.
In mostra oltre alle fotografie dedicate a Frida e Marilyn è possibile vedere un omaggio proprio di alcuni di questi artisti per i quali continuano ad essere delle Muse indiscusse. Fra questi artisti ricordiamo Andy Warhol, che alla morte di Marilyn decise di dedicarle alcuni suoi importanti lavori, oggi ricercatissimi, Mimmo Rotella, Marco Lodola o la cinese Zhang Hongmei che a Frida ha dedicato alcuni lavori  e ritratti, che si affiancano all’unica opera e copia riconosciuta del dipinto “Las Dos Frida”, il dipinto più  grande realizzato da Frida e di cui XU De Qi ha realizzato una copia fedelissima, che sarà uno dei richiami di questa mostra inedita.
La  mostra è ospitata presso la galleria Sottana dell’Antico Oratorio di San Filippo Neri, in via Maria Vittoria 5 da martedì  alla domenica dalle 11 alle 19, con chiusura il lunedì e il 15 agosto.

Per informazioni biglietteriamostrato@gmail.com o 3534780786.
Mara Martellotta