Cosa succede in città- Pagina 11

“Il lago” di Čajkovskij, grandi étoile e scenografie mozzafiato

In scena all’Alfieri, sino a domenica

Per le suggestioni che genera, per la tecnica e l’alta professionalità e la raffinatezza degli interpreti e di tutti i compagni di lavoro, per essere una ulteriore occasione di “fare cultura grazie a un balletto che continua a dimostrarsi uno dei maggiori capolavori di tutti i tempi”, “Il lago dei cigni” (fino a domenica sul palcoscenico dell’Alfieri), rappresentato per la prima volta al Bol’šoi di Mosca nel febbraio 1877 su musiche di Pëtr Čajkovskij e con le coreografie – da Marius Petipa – riprese qui insieme alla regia da Luciano Cannito, “rischia” di essere uno degli appuntamenti maggiormente appassionanti dell’intera stagione allestita non soltanto dal direttore artistico ma altresì dagli sforzi economici del Fabrizio Di Fiore Entertainment con il suo Roma City Ballet Company. Non soltanto per quel pubblico di habitué che al termine dichiarano quei doverosi e tanti “bravo” ma anche per quanti, raramente e con un certo timore, magari con stupide incertezze, s’avvicinano a una forma di spettacolo che – t’accorgi – di certo non denuncia – a fervida ragione – i decenni che ormai si ritrova alle spalle. Non nascondendoci il piacere di riascoltare ancora una volta le composizioni eterne del grande musicista (per le quali qualcuno, riportano le cronache, alla prima esecuzione azzardò “qualche momento riuscito” ma “in generale la musica è piuttosto monotona, noiosa, interessante solo per i musicisti”).

Anche perché l’antico si sposa perfettamente con il moderno, con le nuove risorse, con quella componente moderna davvero eccellente, con quei tecnicismi decisamente innovatori che trovano uno spazio luminoso sulla scena. “Il lago”, romanticamente perfetto – con la storia d’amore tra il principe Siegfried e la dolce Odette che il perfido mago Rothbart ha tramutato in cigno per aver rifiutato la sua proposta d’amore e con un nuovo sortilegio che muta la dolcezza di Odette nella perfidia di Odile -, è uno scampolo di fiaba, se vogliamo il campo più adatto per aderire con maggior realismo a quelle allegorie (personali e non soltanto) che il cinema di Ken Russell e Darren Aronofsky ha sviscerato, un mondo fatato con cui fare i conti ad ogni occasione. Non solo i costumi firmati da Silvia Califano, la scenografia virtuale soprattutto approntata da Maurizio Gaibisso, pronta a restituire in maniera smagliante la distesa d’acqua e le piante che la circondano, le ricche sale del palazzo e i giardini sontuosi e le grandi vetrate e i tanti angoli ottimamente sfruttati. L’intelligenza artificiale – per la prima volta nella storia del balletto classico – impiega nel migliore dei modi ogni mezzo di cui ha necessità un moderno allestimento, non solo registicamente svelto e accattivante ma altresì visivamente coinvolgente: qui omaggiato dalle presenze di Aya Okumura, ballerina di origine giapponese e stella del Balletto del Teatro Nazionale di Praga e di Dinu Tamazlacaru, di origini moldave e principal dello Staatsbellett berlinese, capaci entrambi di rendere perfettamente, con doti d’eccezione sottolineate dai ripetuti applausi finali, la leggerezza incantata e ogni suo contrario l’una e i differenti stati d’animo, ad ogni istante culminante della vicenda l’altro. Eccezionalità che si dimostra nei valzer e nel tempo di polacca, negli allegri e nei pas de deux, nelle diverse danze – spagnola napoletana e russa -, che coinvolgono appieno l’intero corpo di ballo del Roma City, entro il quale sono da ricordare i primi ballerini Cristiano Zaccaria e il nerissimo mago di Manuel Paruccini. A seguire, nel ripetere il successo meritatissimo della prima nazionale torinese, tournée per l’Italia.

Elio Rabbione

Nelle foto, immagini dello spettacolo “Il lago dei cigni” all’Alfieri sino a domenica.

125 volte FIAT: la modernità attraverso l’immaginario FIAT

 

In occasione dell’anniversario dei 125 anni dalla fondazione della FIAT, il MAUTO- Museo Nazionale dell’Automobile presenta la mostra “125 volte FIAT-la modernità attraverso l’immaginario FIAT”, titolo della rassegna visitabile da oggi fino al 4 maggio prossimo nel museo di Corso Unità d’Italia, a Torino. L’esposizione ripercorre la lunga e avvincente storia, unica nel contesto industriale novecentesco, della fabbrica automobilistica torinese, offrendone una rilettura che ne evidenzia l’impatto sociale e la produzione artistica. Il progetto espositivo è curato da Giuliano Sergio, realizzato in collaborazione con il Centro Storico FIAT e Heritage Hub, esposta negli spazi a piano terra del museo. Nata nel 1899, la FIAT ha saputo cogliere le opportunità della rivoluzione industriale e dell’Unità nazionale italiana, per imporsi quale principale interprete privato della modernizzazione del Paese nel secolo scorso, attingendo al vasto patrimonio visivo prodotto o ispirato da FIAT. L’esposizione ripercorre il legame che ha legato l’azienda torinese allo sviluppo economico italiano, un racconto disseminato tra arte, design, comunicazione, pubblicità, musica e letteratura che, attraverso la potenza evocativa degli oggetti e delle immagini, narra oltre un secolo di storia e sperimentazioni non solo in campo automobilistico, offrendo uno sguardo approfondito su un modello imprenditoriale unico di un’azienda che ha rappresentato la via italiana verso la modernità, esplorando linguaggi, settori produttivi e ambiti geografici.

Il percorso espositivo si sviluppa a partire da un approccio polidisciplinare ben rappresentato da un team di cocuratori che hanno affiancato Giuliano Sergio: Davide Lorenzone e Ilaria Pani, rispettivamente Conservatore e Responsabili del centro di documentazione del MAUTO; Maurizio Torchio, Responsabile del Centro Storico FIAT; Roberto Giolito, Head of Heritage Stellantis Italy. Insieme a loro, in qualità di esperti nel campo nei rispettivi campi d’indagine e autori di saggi in catalogo, si possono citare Clino Trini Castelli, designer; l’architetto e artista Maurizio Cilli; il giornalista Mauro Coppini; l’architetto Manuel Orazi e il pubblicitario Roberto Vaccà.

Le auto in esposizione sono 9, tra cui si annoverano la Eldridge Mefistofele del 1923, con una silhouette slanciata per massimizzare la velocità, che ha segnato uno dei primi esempi di vetture da record, la 508 Balilla del 1932, compatta ed economica, che presenta il passaggio dalla produzione di automobili per élite a un’idea di mobilità per le masse, la iconica 500 A Topolino del 1936, entrata nell’immaginario collettivo, rivoluzionaria nel design e pensata per offrire una soluzione di mobilità agile e scattante che avrebbe ispirato generazioni di city car, la Coupè sportiva 8V prodotta tra il 1952 e il 1954, ideata per un pubblico esclusivo, la 600 del 1955, caratterizzata da una architettura semplice ma innovativa e progettata per rendere la vita dell’utente più facile e piacevole.  Seguono la 124 Abarth Rally del 1973, auto da competizione, la XI1/23 prototipo del 1974, avanzata concept car elettrica a due posti, che anticipa il futuro della mobilità sostenibile, la Panda 30, considerata l’utilitaria italiana per eccellenza insieme alla 500, la 500 Riva del 2016, un gioiello esclusivo per amanti del lusso dal design ricercato, e la nuova 500 “La Prima”, cabrio, rilettura in chiave sostenibile e altamente tecnologica di un’icona senza tempo del design italiano.

Le vetture esposte sono corredate da una vasta selezione di opere d’arte, documenti d’archivio, materiali grafici, fotografici e audiovisivi d’eccezione, che contribuiscono a definire l’immaginario visivo dell’azienda: dai manifesti e bozzetti pubblicitari di inizio secolo realizzati da Leopoldo Metlicovitz e Plino Codognato, nei quali si compie il transito dalla cultura estetica Liberty all’abbagliante potenza delle possibilità tecniche e meccaniche che ispireranno il Futurismo, alle opere pittoriche di Mario Sironi, Carlo Carrà e Felice Casorati, che offrono una straordinaria rappresentazione della modernità immaginata da Fiat tra le due guerre, dai disegni di Marcello Dudovic e Giuseppe Romano, che portano alla ribalta la figura femminile, protagonista della modernità degli anni Venti, a una serie di fotografie scattate da Luigi Ghirri a Palazzo Grassi negli anni Novanta. Poi documenti cartacei e audiovisivi e memorabilia arricchiscono di dettagli questo racconto, distribuito in otto macrosezioni espositive: la prima si intitola “Manifesti e bozzetti”, la seconda “Terra, mare e cielo”, la terza “Design e stile”, la quarta “Visioni al futuro. Architettura, urbanistica e energia”, la quinta “Oltre l’auto”, le ultime due riguardano “Cinefiat e pubblicità” e “Sport e corse”.

“125 anni di FIAT è una data importante per tutti, per l’azienda come per il MAUTO da essa partecipato – spiega il Presidente del MAUTO Benedetto Camerana- ma lo è soprattutto per Torino, che si conferma una delle grandi città dell’auto globali. La mostra è una rilettura della storia FIAT, dalla fondazione al futuro, non una ma 6 FIAT, una miniera rivelata di sorprese e produzioni non solo meccaniche e industriali in senso lato, ma anche artistiche, grafiche, architettoniche, sociali, musicali, letterarie e pubblicitarie. La linea critica del MAUTO, quella di ripensare l’automobile come punto d’incontro di un sistema di valori, discipline e linguaggi differenti. Il carico culturale dell’auto sta nella sua straordinaria capacità di comunicazione, di riprodurre e comunicare memorie, sogni, viaggi, luoghi, emozioni individuali e collettive. La mostra va oltre il fenomeno auto e indaga sulla struttura organizzata della sua produzione: è il racconto dell’espressione della modernità culturale di una grande industria del Novecento che si avvia verso il domani e alle battaglie dei prossimi decenni”.

“La mostra racconta la storia della Fiat – spiega Alberto Cirio, Presidente della Regione Piemonte – che è la storia industriale e produttiva del nostro territorio. Una panoramica di 125 anni di ingegno, tecnologia e capacità di fare, che ancora oggi caratterizzano Torino e Piemonte, oggi a disposizione del pubblico e dei turisti, che hanno l’opportunità di scoprire un patrimonio unico e prezioso della storia del nostro Paese”.

“Nel corso dei suoi 125 anni di storia – afferma il Sindaco di Torino Stefano Lo Russo – FIAT ha rappresentato una pietra miliare della storia industriale italiana, portando il nome di Torino nel mondo. Una storia nella quale ha sempre saputo guardare al futuro, anticipando stili, tendenze e tecnologie, un patrimonio che questa mostra valorizza al meglio, offrendo uno sguardo su un percorso unico nel panorama dell’industria automobilistica”.

Mara Martellotta 

Le fotografie di denuncia di Mitch Epstein nella retrospettiva di Gallerie d’Italia

Aperta al pubblico dal 17 ottobre 2024 fino al 2 marzo 2025 alle Gallerie d’Italia di Torino la mostra intitolata ‘Mitch Epstein. American Nature’, la più  importante retrospettiva dedicata al fotografo americano.

L’esposizione, curata da Brian Wallis del Center for Photographyat Woodstock, presenta per la prima volta riunite le serie fotografiche più significative degli ultimi vent’anni, in cui l’artistaesplora i conflitti tra la società americana e la natura selvaggia nel contesto del cambiamento climatico globale ( le sezioni sono American Power, Property Rights e Old Growth).

In ‘American Power’ l’artista si concentra sul modo in cui le nazioni e gli interessi privati sfruttino la natura, documentando l’impatto della produzione e del consumo di energia sul paesaggio e sulla popolazione degli Stati Uniti. Dal 2003 al 2008 il fotografo ha viaggiato per il Paese per fotografare i siti di produzione di combustibili fossili e di energia nucleare, nonché le comunità che vivono nei territori annessi.

La seconda sezione della rassegna si intitola ‘Property Rights’ e Mitch Epstein si domanda a  chi appartenga la terra e chi abbia il diritto di sfruttarne o saccheggiarne le risorse. Queste fotografie indagano le complesse dinamiche della proprietà terriera in un Paese basato sull’espansione coloniale e sullo sviluppo coloniale. Epstein ha iniziato la serie ‘Property Rights’ nella riserva Sioux di Standing Rock nel 2017. Le sue conversazioni e sessioni di ritratti con i nativi anziani lo hanno ispirato a cercare altri conflitti fondiari, in cui la gente comune ha creato movimenti straordinari per difendere la terra dalle acquisizioni da parte del governo e delle imprese.

L’ultima opera di Epstein ‘Old Growth’, di cui si presenta in anteprima una parte commissionata da Intesa Sanpaolo, celebra le antiche foreste sopravvissute in regioni remote degli Stati Uniti. La quasi totalità delle antiche foreste americane, circa il 95%, è stato infatti distrutto nel secolo scorso. Epstein ha deciso di fotografare singoli alberi e biosistemi interdipendenti  che sono sopravvissuti per secoli e millenni. Le sue fotografie, di grande formato, immergono i visitatori in una natura selvaggia primordiale non alterata dagli esseri umani, celebrando la resilienza e la maestosità di questi antichi regni viventi ed evidenziando il rischio di una loro probabile perdita a causa della crisi climatica indotta dall’uomo.

Accanto a queste tre serie fotografiche, alla produzione fotografica di Epstein, nella Sala immersiva delle gallerie d’Italia di Torino sarà presentato in anteprima il progetto originale dell’artista “Forest Waves”, un’installazione video sonora delle quattro stagioni nelle foreste del Berkshire. Il video dei boschi che circondano gli spettatori è accompagnato da una colonna sonora ipnotica dei musicisti Max Tamburo e Samer Ghadry, registrata in quelle stesse foreste.

L’Arena delle Gallerie d’Italia ospita il cortometraggio di Epstein “Darius Kinsey. Creare Cut”, una raccolta visivamente avvincente di fotogrammi del fotografo di inizio Novecento Darius Kinsey, che mostra eroici taglialegna in posa accanto a enormi alberi abbattuti nel Nord Ovest americano. La proiezione è impostata sulla musica scritta da David Lang ed eseguita dalla cantante e violoncellista Maya Beiser. Insieme due installazioni sono un omaggio alla natura selvaggia americana, un inno a ciò che resta e un’elegia per ciò che è stato distrutto.

“Le fotografie di Mitch Epstein – afferma l’executive directorArte, Cultura e Beni Storici di Intesa Sanpaolo Michele Coppola –raccontano la bellezza e la fragilità  della natura americana e in quelle opere spettacolari leggiamo indiscutibilmente l’obbligo di prenderci cura del pianeta. Lavorare con i più grandi fotografi del mondo significa ragionare sull’attualità grazie a un punto di vista privilegiato. Alcune immagini rimarranno per sempre nella nostra memoria per la loro eleganza e forza”.

La mostra sarà accompagnata da una serie di eventi e incontri gratuiti, che si terranno ogni mercoledì in museo.

Il 17 ottobre, alle ore 18, si tiene nel museo, presso la sala immersiva, una conversazione tra l’artista Mitch Epstein e il curatore Brian Wallis, moderata da Giulia Zorzi.

 

Mara Martellotta

Le immagini più belle delle Nitto ATP Finals in mostra in piazza San Carlo e piazza Palazzo di Città

/
A Torino cresce l’attesa per le Nitto ATP Finals 2024, con gli otto migliori tennisti al mondo e le otto migliori coppie di doppio che, a partire da domenica 10 novembre, si sfidano sul campo dell’Inalpi Arena per il trofeo più importante della stagione.

A pochi giorni dall’inizio del torneo, in piazza San Carlo è possibile visitare “Best of Torino”, la mostra fotografica a cielo aperto che ripercorre i momenti più iconici delle prime tre edizioni torinesi del torneo. Immagini coinvolgenti che celebrano i trionfi, i colpi più spettacolari e le emozioni che hanno caratterizzato il “Torneo dei Campioni” dal suo arrivo a Torino, scatti intensi e unici che anticipano ciò che sarà nell’edizione 2024.

Piazza Palazzo di Città ospita invece la mostra fotografica “Court of Champions”, dedicata ai grandi protagonisti degli oltre 50 anni di storia del torneo. Un omaggio alle leggende del tennis, arricchito da aneddoti, curiosità e dettagli per celebrare i tennisti che hanno segnato un’epoca.

Il percorso di mostre a tema sulle Nitto ATP Finals si completa in via Po con “Where Champions become Champion”, un racconto per immagini che presenta i giocatori qualificati al torneo 2024, i momenti più iconici delle loro carriere e i tornei che li hanno consacrati “campioni”.

TORINO CLICK

Ultimi giorni: “Welcome to Electric Ladyland”, Monique Rollins

In mostra alla “metroquadro” di Torino

Prorogata al 20 dicembre

Quando l’amico gallerista Marco Sassone ebbe ad invitarmi all’inaugurazione, negli spazi della sua “metroquadro” di corso San Maurizio a Torino, della mostra dell’americana di Wilmington – Delaware (oggi residente fra States e Italia, in Toscana) Monique Rollins, subito mi colpì il titolo  dato dall’artista alla rassegna: “Welcome to Electric Ladyland”. Opperbacco! Quel titolo non mi è nuovo! E subito ecco a tempestarmi le meningi (è ormai un frequente cadeau frutto degli anni che scorrono) per tentare di far luce su quelle quattro “benedette” parole in inglese che eppure … si dài … io le ho già sentite, ma dove? … Dove caspita le ho sentite? Stavo per cedere e chiedere aiuto al mio terrifico amico-nemico google, quando in prezioso soccorso – un attimo prima di varcare la soglia dei consueti improperi o, per essere più eleganti, “francesismi”  – mi arrivò agli occhi la prima riga della bellissima presentazione alla mostra di Roberto Mastroianni, in catalogo monografico edito da “Prinp Edizioni d’arte”. ‘Electric Land’ – scrive Mastroianni – può essere considerato il capolavoro di Jimi Hendrix”. Eccallà! E io, “rimba” che sono, proprio io che stavo incollato (ai tempi che furono) ai vinili del mitico Johnny Allen Hendrix, in arte “Jimi” – il più grande chitarrista nella storia della musica rock – sono caduto bel bello “dal pero”. Come non ricordarmene al volo! 1968: “Electric Ladyland”, doppio vinile fra i più grandi della storia rockettara, un grandioso intreccio di rock, psichedelico, blues e melodia. Have you ever been, to Eletric Ladyland? Sei mai stato all’Electric Ladyland? Cantava Hendrix. E aggiungeva The magic carpet waits for you /So don’t you be late/ Il tappeto magico ti aspetta/ Quindi non fare tardi. Musica e parole che sono pura magia. Che t’incantano, ti portano in altri mondi e universi, dov’è atto di strabiliante follia dar di forza alle ali, per scoprirne segni e immagini. Ebbene “incontrare le opere di Monique Rollins – ancora il salvifico Mastroianni – fa lo stesso effetto che sentire una canzone di Hendrix: ci si trova davanti a immagini che sono un’alchimia di colori e forme, di suggestioni ed emozioni e che hanno una profonda musicalità”.

Parole sante! Sia per Hendrix, sia per Monique, che quando Butch(soprannome dato a Hendrix da molti suoi colleghi) fu trovato morto soffocato, da un mix di alcool e tranquillanti, la mattina del 18 settembre 1970, nell’appartamento affittato al “Samarkand Hotel” di Londra, non era neppur nata. Eppure anche su di lei e sulla sua arte Jimi deve aver esercitato un certo misterioso fascino. Sia pure come eco lontana, per un’artista comunque attratta dalle magiche visionarietà dell’espressionismo astratto americano (quello di De Kooning, in paricolare, nelle “linee caotiche e violente tese a smarrire ogni definizione della struttura”), senza mai dimenticare, però, la delicata magia del colore, ispirata dai toni del Rinascimento italiano,veneziano in particolare (sua specializzazione nel percorso di studi di storia dell’arte compiuti in Italia), e da quel “rosa Tiepolo” – come ancora si sottolinea in catalogo – utile a smorzare in toni più soft e più aggraziati gli indefiniti labirinti cromatici delle sue tele. Quelle forme e colori che ti imprigionano in scompigliati itinerari della mente, simili a “mappe” ingannevoli che quando sembrano aver esaurito la loro preziosa scorta verso improbabili e, a prima vista, irraggiungibili storie, d’improvviso ti rifanno cambiare rotta verso nuove, altrettanto improbabili, storie. E il gioco é senza fine. Ma fascinoso e irrinunciabile. E’ il magico “gioco” delle opere di Monique. Quelle soprattutto della sua più recente produzione artistica (il ciclo “Mixed Media” del 2024), affiancata alla “metroquadro”, oltre che da oli, acrilici, disegni a carboncino e collage di carta su tela, da lavori che, accanto ai più differenti  medium, introducono l’uso materico del “tessile”. E proprio sull’utilizzo del “materiale tessile”, Monique Rollins, insieme all’artista visiva potoghese Joana Vasconcelos e all’“EstateVivienne Westwood” (stilista e attivista britannica, “Madrina del Punk”, scomparsa due anni fa a Londra) sta preparando per il 2026 un progetto che vede impegnate otto artiste donne di fama internazionale accomunate appunto dall’utilizzo del “tessile” e che le porterà ad esporre negli States ed in Europa, per smuovere le menti “sulla condizione delle artiste che, oltre alla vita professionale, svolgono anche il ruolo totalizzante delle madri”. Situazione comune a tante donne, certo.

Cui forse potrà dare migliore asilo l’hendrixiana “Electric Ladyland”. Là dove, Electric women waits for you and me /Le donne elettriche aspettano te e me e là dove The angels will spread their wings/Gli angeli spiegheranno le ali …  while electric love penetrates the sky/ mentre l’amore elettrico penetra il cielo. E allora, forza “Welcome to Electric Ladyland”! Fino a sabato 16 novembre.

Gianni Milani

Monique Rollins. “Welcome to Eletric Ladyland”

Corso San Maurizio 73/F, Torino;328/4820897 o www.metroquadroarte.com

Fino al 20 dicembre 

Orari: dal giov. al  sab. 16/19

Nelle foto: Monique Rollins “Donna Fenomenalmente”, olio e tessuto su tela, 2024; Monique Rollins con Roberto Mastroianni (curatore mostra) e Marco Sassone (gallerista); Monique Rollins

“Bosco”, 2017, acrilico e collage su tela.

Bianco e Nero sotto la Mole in ricordo di Daniele Segre

Qualcuno di voi si potrebbe riconoscere, infatti  gli scatti in bianco e nero sono il risultato di una ricerca sociale curata da Daniele Segre negli anni 70.
Alla Mole Antonelliana è stato presentato un libro e una mostra di cancellata per ricordare Daniele Segre ad un anno dalla sua scomparsa.

Dalla collaborazione di Emanuele Segre, il figlio con il già direttore del Museo del Cinema Domenico De Gaetano nasce il desiderio di esporre alla città le immagini più significative del primo libro, la cancellata della Mole è la location espositiva di  14 grandi foto in bianco e nero che rappresentano volti, sguardi, momenti di uno spaccato della società dell’ epoca.
Dopo 45 anni viene rieditato e integrato il libro, la nuova edizione raccoglie oltre cento foto, alcune inedite, ritrovate negli archivi , e un QR code per vedere in streaming la trilogia dei film “Il potere dev’essere bianconero” del 1978, Ragazzi di stadio del 1980 e Ragazzi di stadio 40 anni dopo del 2018.
Il 42 festival del Cinema di Torino ospiterà  la proiezione del film “I ragazzi di stadio” nella sezione Zimbaldone  il 24 novembre alle ore 21.45 al cinema Romano.

GABRIELLA DAGHERO

La Cerimonia del Premio Odisseo 2024

Martedì 19 novembre presso il teatro Rete7. Tra le opere in premio alle aziende vincitrici anche un’opera di Pier Tancredi de Coll’ (nella foto)

 

Il Premio Odisseo è un format del CDVM – Club Dirigenti Vendita e Marketing dell’Unione Industriali di Torino che, dal lontano 2005, promuove l’attività economica di Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta, motivando le aziende a essere esempio di eccellenza e innovazione nell’ambito delle proprie competenze. Il premio riconosce la creatività, lo spirito innovativo abbinati alla interdisciplinarietà, alla sostenibilità ambientale delle realtà di business sul territorio in cui operano. Il Premio Odisseo è stato istituito per motivare le imprese e i propri manager ad essere esempio di eccellenza e innovazione nell’ambito delle proprie competenze. Vengono premiate quelle aziende ed enti che hanno ottenuto risultati di successo con creatività e spirito innovativo. D’altronde Odisseo è il nome greco di Ulisse, a cui si ispira il premio. A ciascuna delle aziende premiate verrà assegnato come premio un’opera realizzata appositamente da un noto artista. La cerimonia di premiazione avrà luogo martedì 19 novembre prossimo, alle ore 18, presso il teatro Rete7 di corso Regio Parco 146, a Torino. La registrazione avverrà a partire dalle ore 17.30.

Il Premio Odisseo 2024 consegnerà ai vincitori opere di Adriano Parisot, Mario Saini, Neri Ceccarelli, Pier Tancredi de Coll’, Sara De Siena e Simona Bosio.

 

Mara Martellotta

Premio Anna Bonino, cinque borse di studio

Il lascito testamentario dell’ex collegiale permette a giovani ragazze, ospiti del Collegio Einaudi di Torino, di studiare e crescere nel capoluogo piemontese, coltivando i propri sogni professionali e di vita

 

Dalla futura papirologa alla futura scrittrice di successo, dalla futura cardiologa alla futura matematica fino alla futura ingegnera spaziale.

Proprio “Futuro” è la parola chiave per le 5 giovani studentesse meritevoli, dell’età compresa tra i 18 e i 25 anni, a cui il Collegio Einaudi di Torino ha offerto la grandissima opportunità di vivere gratuitamente presso i propri collegi per la durata del loro percorso di studi universitari, per porre le basi per un domani professionalmente e personalmente gratificante, inseguendo sogni e opportunità.

La piemontese Beatrice, la siciliana Sofia, la pugliese Antonella, la campana Maria Domenica e l’abruzzese Elsa, hanno infatti ottenuto un Premio di Studio Anna Bonino, frutto delle rendite ottenute dal lascito testamentario dell’ex collegiale Anna Bonino, scomparsa nel 2023, che ha donato un milione di euro al Collegio Einaudi con il preciso obiettivo di permettere a giovani studentesse meritevoli in situazioni economiche fragili di laurearsi e di aprirsi così nuove strade nel mondo.

Cinque giovani ragazze con progetti diversi in testa, ma unite dalla voglia di emergere e da una irrefrenabile curiosità di scoprire il mondo e vivere esperienze umane e formative che le possano arricchire. E unite, anche, da situazioni familiari, sociali ed economiche non semplici che, senza il supporto del Collegio Einaudi e il lascito di Anna Bonino, avrebbero rischiato fortemente di tarpare le ali ai loro progetti, prima ancora che prendessero forma.

Così è per la venticinquenne Maria Domenica, nata a Napoli e proveniente dalla famigerata Terra dei Fuochi, da cui si è allontanata per studiare dopo la triennale. Una condizione familiare ed economica molto delicata, a cui fa da contraltare uno spassionato amore per il mondo classico e umanistico, ma soprattutto per la papirologia. A Torino sta seguendo il secondo anno del corso di Laurea Magistrale in Filologia, Letteratura e Storia dell’Antichità all’Università degli Studi di Torino e sta preparando la tesi con il Museo Egizio.

“Amo guardare la storia antica da un punto di vista sociale, economico ed anche culturale. Ne sono affascinata non perché trovi risposte alle mie domande, ma perché tra quelle pagine, parole e reperti ho trovato il fascino del diverso e una solida alternativa a tutto il brutto vissuto negli anni della mia formazione. Inoltre, credo che la branca della Papirologia possa davvero riscrivere le sorti della storia, proprio a partire da quello che ci è rimasto e che purtroppo nessuno legge più”, racconta Maria Domenica.

Vuole diventare medico invece la ventenne piemontese Beatrice, il Premio di Studio Anna Bonino è un’opportunità da cogliere per guardare con fiducia al futuro. Iscritta al secondo anno di Medicina, sente forte il bisogno di rendersi utile attraverso un lavoro che aiuti le persone a stare meglio. Una fascinazione verso il mondo della sanità che le arriva dalla mamma, infermiera part – time. “Non sono ancora completamente certa dell’ambito specifico verso il quale preferisco rivolgermi: ogni corso affrontato aumenta non solo le mie conoscenze, ma anche il mio desiderio di approfondire sempre di più, rendendomi difficile trovare aspetti che non mi interessino. Tuttavia, per ora, sento di essere spinta verso la Medicina d’Urgenza o la Cardiologia”. Racconta Beatrice.

Non semplici anche le situazioni familiari delle tre matricole appena arrivate in Città:

Sofia, dopo aver concluso il liceo Scientifico a Siracusa con il massimo dei voti, grazie al Collegio Einaudi e al Premio di Studio Anna Bonino potrà trovare uno sbocco per la sua passione per la scrittura che, altrimenti, le sarebbe stato precluso. Oggi è iscritta al primo anno di Lettere all’Università degli Studi di Torino.

“Ho preso consapevolezza del mio amore per la scrittura all’età di 12/13 anni, dopo aver affrontato lo studio di autori come Foscolo e Leopardi. Ho iniziato a scrivere diversi libri e raccolte poetiche, aperto una pagina Instagram in cui pubblico ciò che scrivo e ultimamente sto provando a partecipare ad alcuni concorsi di scrittura. Il mio sogno è diventare una scrittrice affermata, e riuscire a lavorare nel mondo del teatro e del cinema, in modo da riunire le mie diverse passioni”, Racconta Sofia, che aggiunge “Sono convinta che il sapere e la conoscenza ci possano rendere liberi di esplorare la vastità dell’ignoto, la bellezza del nuovo, di pensare, immaginare, creare, di formare una forte identità, che non si conformi e che ci renda in grado di interpretare e giudicare”.

 

Per la diciottenne brindisina Antonella, il Premio di Studio Anna Bonino è un’opportunità per alleviare i sacrifici che i suoi genitori stanno facendo per permetterle di studiare. Iscritta al primo anno di Matematica per l’ingegneria al Politecnico di Torino, la giovane collegiale cerca proprio nel percorso universitario una strada ancora tutta da tracciare per il suo futuro professionale.

“Ho compreso di voler lavorare con la matematica in tutto e per tutto, applicandola alla realtà e ai fenomeni quotidiani. Non so ancora dire quale sia il lavoro dei miei sogni, quale tra le specializzazioni possibili sia la più adatta a me: sono decisioni che rimando alla me del futuro, sicuramente più consapevole del percorso che ha intrapreso e addentrata nel mondo dell’ingegneria” Spiega Antonella. “Quello che reputo essenziale è avere una formazione globale, che mi renda pronta per il futuro anche dal punto di vista personale”.

Da un piccolo paesino dell’Abruzzo a una grande città come Torino: il salto è stato grande per la futura “astronauta” Elsa, iscritta al primo anno di ingegneria aerospaziale al Politecnico di Torino. I genitori di origine albanese avevano lasciato la terra natia prima della sua nascita e di quella di sua sorella per trovare in Italia nuove opportunità e crescere con molti sacrifici la propria famiglia. “La mancanza di possibilità mi ha portata ad apprezzare ogni occasione di arricchimento personale. Ho deciso di iscrivermi a Ingegneria Aerospaziale perché ne sono affascinata e perché voglio mettermi in gioco e non voglio che i pregiudizi e il timore limitino la mia piena realizzazione. Adoro Torino e i suoi teatri. Finora non sono mai riuscita ad andare a teatro, ma sarà una delle prime cose che farò appena inizieranno le stagioni torinesi!” Racconta Elsa.

Occhi che brillano, voci che viaggiano lontano, speranze e desideri che possono diventare realtà grazie alla comunità stimolante e interdisciplinare che offre il Collegio Einaudi. Un ambiente ideale per crescere dal punto di vista personale, grazie alla presenza di colleghi e colleghe provenienti da ogni parte d’Italia e del mondo, ognuno con la propria storia e i propri sogni da costruire, e dal punto di vista formativo grazie a un insieme di corsi e attività che integrano e approfondiscono il percorso di studi che portano avanti nelle rispettive università.

Il lascito della Signora Bonino permetterà, grazie alle rendite ottenute anno dopo anno, di proseguire a lungo in quest’opera di sostegno a ragazze meritevoli bisognose di un aiuto concreto.

 

“Le cinque studentesse che si sono aggiudicate il Premio di Studio Anna Bonino rappresentano perfettamente i profili che aveva in mente la nostra preziosa donatrice quando ci ha fatto il lascito testamentario – Spiega Paolo Enrico Camurati, Presidente della Fondazione Collegio Einaudi – “Sono ragazze che fin da giovanissime hanno dovuto affrontare diverse difficoltà, ma che hanno saputo affrontarle con grinta, entusiasmo per il futuro e voglia di emergere. Cinque ragazze assolutamente meritevoli con progetti chiari e sogni magnifici. Per il Collegio Einaudi è un orgoglio poterle aiutare, grazie al fondamentale contributo della nostra Ex collegiale Anna Bonino a cui saremo per sempre riconoscenti”. 

Dott amplia la sua offerta a Torino con l’arrivo di 500 e-bike

Dott, operatore leader europeo della micromobilità urbana, espande la propria flotta a Torino con l’introduzione di 500 biciclette a pedalata assistita. Questi nuovi mezzi si aggiungono ai monopattini già presenti in città e nei comuni limitrofi di Collegno, Moncalieri, Nichelino e Rivoli, contribuendo a rendere la mobilità urbana più accessibile e diversificata. Le biciclette elettriche, infatti, consentono di raggiungere una fascia di utenti più ampia: i dati raccolti da Dott confermano che le e-bike vengono spesso scelte per spostamenti più lunghi e sono particolarmente apprezzate dal pubblico femminile.

Con l’introduzione delle biciclette, Torino si afferma dunque come una città Dott “multimodale”: i cittadini potranno infatti trovare, su un’unica applicazione, sia monopattini che e-bikes, potendo scegliere in qualsiasi momento quale mezzo utilizzare in base alle esigenze specifiche. Gli utenti potranno, di volta in volta, optare per l’uno o per l’altro mezzo, garantendosi flessibilità e libertà di scelta tra un viaggio e l’altro. Anche la tariffazione è stata pensata per rispondere a questa esigenza di intercambiabilità: gli abbonamenti sono combinabili tra biciclette e monopattini, offrendo un servizio completo e integrato.

“Ci siamo sempre dedicati a garantire un servizio di alta qualità, da un lato investendo in mezzi tecnologicamente avanzati e conformi alle normative, dall’altro costruendo un’area operativa estesa, affinchè i nostri utenti, anche quelli provenienti da fuori città, potessero percorrere comodamente l’intero tragitto urbano.” – commenta Andrea Giaretta, Regional General Manager Sud Europa – “Oggi, con l’introduzione delle biciclette, confermiamo il nostro impegno e i continui investimenti in questa città, che si dimostra un contesto ideale per la micromobilità urbana e un mercato maturo per il servizio di sharing. Siamo orgogliosi di poter contribuire alla trasformazione della mobilità torinese, rendendola sempre più sostenibile e accessibile a tutti.”

Dal 2019, infatti, i torinesi hanno effettuato oltre 4 milioni di viaggi a bordo dei monopattini Dott, distribuiti su un’area operativa di 77,8 km2, che serve una popolazione di oltre un milione di abitanti. Questo successo ha permesso di evitare l’emissione di oltre 430 tonnellate di CO2, che sarebbero state prodotte se gli stessi spostamenti fossero stati fatti in auto. “Il nostro servizio non solo supporta le amministrazioni comunali nel raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione, ma ottimizza anche la gestione della mobilità urbana, contribuendo a mantenere l’ordine pubblico, ancor più in occasione dei grandi eventi che animano le città e influenzano traffico e spostamenti, come nel caso delle ATP Finals di tennis.” – conclude Giaretta.

Le e-bike di Dott hanno una struttura particolarmente solida e sono dotate di luci, riflettori e cestino, caratteristiche che ne accrescono il livello di sicurezza su strada e che le rendono mezzi affidabili, adatti a tutta la famiglia. Con una velocità massima di 25 km/h, le bici elettriche Dott si presentano come un mezzo di trasporto efficiente e sicuro. Sarà possibile usare le e-bike all’interno delle stesse aree del Comune di Torino già dedicate ai monopattini, per un servizio flessibile e adatto a tutti gli spostamenti urbani.

In occasione del lancio delle e-bike a Torino, Dott offre a tutti i nuovi utenti la loro prima corsa di 20 minuti: basterà inserire il codice sconto INBICI nella sezione Promozioni dell’app.

Jannik Sinner incoronato numero 1 del ranking ATP 2024

/
Jannik Sinner è stato premiato a Torino con il trofeo del numero 1 del ranking mondiale di tennis per il 2024. L’emozionante cerimonia è andata in scena all’Inalpi Arena, prima del singolare delle Nitto ATP Finals in programma nella sessione serale.

“Non c’è posto più bello per festeggiare questo trofeo” ha commentato Sinner, ricevendo il prestigioso trofeo dalle mani di Boris Becker, uno degli indimenticabili campioni degli anni 80 e 90.

Il tennista azzurro, in testa al ranking ATP da 22 settimane, tornerà in campo questa sera contro Tayor Fritz. Un incontro che potrebbe risultare già decisivo, in caso di vittoria, per il passaggio alle semifinali del torneo.

TORINO CLICK