Multati due fidanzati che si baciavano per strada
Si baciavano alle 2 di notte in strada i fidanzati finiti tra i 2.200 denunciati per violazione delle norme anti Coronavirus a Torino.
Il fatto è avvenuto lo scorso marzo, quando si trattava di “inosservanza di un provvedimento dell’autorità” (articolo 650 del codice penale) punito con l’arresto fino a tre mesi. Successivamente il nuovo decreto del governo ha previsto solo sanzioni amministrative. I giovani erano stati notati da un residente, “sceriffo da balcone”, che aveva avvisato la polizia per segnalare il comportamento illecito.
Cittadino straniero si autodenuncia
Singolare intervento lo scorso sabato sera per una pattuglia dell’Ufficio Prevenzione Generale: sulla linea di emergenza arriva, infatti, la telefonata di un quarantenne moldavo che riferisce di volersi costituire per fatti delittuosi non meglio specificati.
I poliziotti raggiungono in poco tempo l’abitazione dell’uomo e, adottando le opportune cautele del caso, lo incontrano. Il soggetto inizialmente dà in escandescenze, riferendo di non riconoscere l’autorità degli agenti e di non dover fornire loro alcun documento, poi acconsente. Si tratta di una persona con precedenti di Polizia per reati contro la persona ma con nulla in pendenza. Riportato alla calma, l’uomo asserisce di voler essere arrestato in quanto persona pericolosa: minaccia gli agenti di commettere una strage se non lo fanno. A nulla valgono i tentativi dei poliziotti di convincerlo sulla improcedibilità nei suoi confronti. Infatti, dopo circa 20 minuti di colloquio, durante i quali il cittadino moldavo viene invitato più volte a far rientro nella sua abitazione, si scaglia contro uno dei poliziotti, che sta risalendo sulla volante, per impedirgli di andare via. Questa volta gli agenti lo arrestano per resistenza a pubblico ufficiale. aggravata.
I carabinieri arrestano coppia di spacciatori Inviano foto vittima alla sorella e chiedono un riscatto per la liberazione
Torino, 13 maggio Un 28enne del Burkina Faso è andato a Torino a casa dei suoi fornitori di crack e dopo aver ricevuto e consumato la sua dose ha detto di non avere i soldi per pagare. I padroni di casa non l’hanno presa molto bene e hanno pestato a sangue il cliente moroso. E’ accaduto questa notte a Torino a casa di un maliano di 21 anni e di un italiano di 45 anni, quest’ultimo in compagnia della fidanzata brasiliana di 38 anni.
Per riavere il loro denaro, l’italiano e il maliano hanno sequestrato il cliente e gli hanno scattato alcune foto al volto tumefatto e tramite WhatsApp le hanno mandate alla sorella chiedendole il riscatto di 300 € per riavere il fratello.
La donna si è rivolta ai carabinieri di Veneria che hanno organizzato un servizio e hanno accompagnato la donna sotto casa dei due sequestratori per la consegna del riscatto.
Una volta arrivati sotto casa del loro appartamento, i Carabinieri li hanno fermati e hanno liberato il 28enne.
Il maliano per evitare l’arresto ha ingaggiato una breve colluttazione con i carabinieri ma è stato bloccato e arrestato. Il cliente è stato trasportato dal 118 all’ospedale Maria Vittoria, dove si trova tuttora ricoverato in osservazione. Il maliano e l’italiano sono stati arrestati, a vario tutolo, per spaccio di sostanze stupefacenti, sequestro di persona ed estorsione, mentre la donna brasiliana è stata denunciata per sequestro di persona ed estorsione poiché uno dei telefoni di utilizzati per inviare le foto denaro è stato trovato in suo possesso.
Ieri sera, l’attività antidroga dei carabinieri della Stazione Torino Le Vallette ha permesso di individuare un pusher molto attivo in Lungo Dora Siena che spacciava cocaina ed eroina. Si tratta di un senegalese di 24 anni, sorpreso a spacciare in strada. Sequestrate diverse dosi di stupefacente. L’uomo è stato arrestato.
A Collegno, sempre ieri sera, durante un servizio finalizzato alla repressione dei reati in materia di stupefacenti, i carabinieri hanno fermato un italiano di 55 anni che durante il controllo ha cercato di disfarsi di un pacchetto contenente circa 26 grammi di cocaina. L’uomo è stato arrestato per possesso di stupefacente.
L’associazione Murazzi del Po, che riunisce i gestori delle storiche arcate lungo il fiume, ha proposto al Comune di allestire per la prossima estate una spiaggia sulle banchine nel tratto compreso tra corso Vittorio Emanuele e piazza Vittorio Veneto.
Per far riprendere il turismo qualcosa bisognerà pur inventare. a dire il vero la spiaggia torinese, già sperimentata nel 2104, complice il maltempo di allora, non aveva avuto molto successo. La sabbia, a causa della pioggia, era finita tutta nel Po, rovinando il progetto.
Ma, in attesa di disposizioni più precise da parte di Governo e Regione sugli stabilimenti balneari, l’ipotesi di replicare il progetto è da tenere in considerazione. Se si farà si dovranno prendere le dovute precauzioni: distanziamento di ombrelloni e “bagnanti”, percorsi di accesso e così via. Un po’ come in metropolitana. Si attende dunque la risposta di Palazzo Civico.
(foto Laura Pati)
Stamattina la Squadra Mobile della Questura di Vercelli, diretta dal Commissario Capo dott. Gianluca Tuccillo, ha dato esecuzione a cinque ordinanze di misure cautelari degli arresti domiciliari nei confronti di altrettante persone ritenute responsabili, a vario titolo, di molteplici furti e truffe ai danni di anziani sacerdoti. Inoltre, sono state denunciate altre cinque persone per i reati di ricettazione e riciclaggio.
Dai primi giorni del dicembre scorso, gli uomini della Polizia di Stato, a seguito di una rapina perpetrata all’interno di una Chiesa di Casale Monferrato (AL) in cui era stato sottratto un portafoglio ad un’anziana signora, erano impegnati in una laboriosa attività d’indagine finalizzata ad identificare un gruppo di soggetti, poi rivelatisi specializzati nel commettere reati predatori ai danni di sacerdoti che svolgono le funzioni di parroco nelle chiese piemontesi.
Nel corso dell’attività investigativa, era emerso un primo episodio criminale in cui quattro soggetti, facenti parte del gruppo criminale in questione, si erano resi responsabili di un furto in abitazione ai danni del Parroco, ottantaduenne, di una Chiesa della Provincia di Cuneo. Dopo aver rubato la chiave dell’abitazione del prelato, il gruppo si era introdotto all’interno dell’appartamento impossessandosi, staccandoli dalla matrice, di numerosi assegni, poi falsamente compilati e cambiati.
Dall’attività svolta, risultava, inoltre, la responsabilità del figlio, incensurato, di uno dei componenti della banda il quale aveva provveduto al riciclaggio di parte dei proventi del furto cambiando alcuni assegni e versandoli sul proprio conto corrente bancario.
Il valore degli assegni rubati, falsamente compilati ed incassati, risultava ammontare a circa 60.000 euro.
Nel prosieguo dell’attività d’indagine, si è scoperto che, tra l’anno 2018 e l’anno 2019, i componenti del gruppo criminale avevano perpetrato un furto all’interno dell’abitazione del Parroco, ottantaseienne, di una Chiesa della Provincia di Alessandria dove avevano asportato numerosi assegni in bianco.
A seguito di falsa compilazione, gli assegno erano stati riciclati oltre che dagli stessi, anche dalla moglie di uno dei componenti della banda e da un altro soggetto; i due, entrambi incensurati, venivano denunciati per il reato di riciclaggio.
Il valore degli assegni rubati, falsamente compilati ed incassati, in questo caso ammontava a circa 35.000 euro. Il terzo crimine contestato è l’ennesimo furto in abitazione commesso ai danni di un Parroco, settantanovenne, di una Chiesa della Provincia di Alessandria in cui, dopo aver forzato la porta d’ingresso, i soggetti asportavano alcuni monili in oro, anche di consistente valore, che venivano poi venduti a due ricettatori.
Il predetto reato fruttava al gruppo circa 5.000 euro. I due ricettatori, entrambi pluripregiudicati, venivano successivamente identificati e segnalati all’Autorità Giudiziaria per il reato di ricettazione.
Proseguendo l’attività d’indagine gli uomini della Squadra Mobile riuscivano a scoprire un quarto episodio.
Nello specifico, i delinquenti erano riusciti a porre in essere una truffa aggravata ed un furto in abitazione ai danni di un Parroco, novantenne, di una Chiesa della Provincia di Biella. In particolare, con astuti raggiri, riuscivano a truffare il Sacerdote vendendogli, ad un prezzo fuori mercato, una finta strumentazione per la prevenzione antincendio della Chiesa.
Durante l’azione criminosa, facendosi accompagnare a turno dal sacerdote, con una banale scusa, in un’altra stanza, i ladri riuscivano a rubare alcuni assegni in bianco che venivano poi falsamente compilati e consegnati ad un altro soggetto, pluripregiudicato, per il successivo riciclaggio. Quest’ultimo è stato identificato e denunciato all’Autorità Giudiziaria. Il provento del furto si aggirava intorno ai 10.000 euro.
Infine, i componenti della banda, dopo aver ideato un piano complesso, realizzavano nei confronti di un Parroco, ottantacinquenne, di una Chiesa di Ivrea (TO) una truffa aggravata approfittando della sua minorata difesa dovuta all’età.
Nello specifico, gli stessi, presentandosi al Sacerdote come appartenenti ad un organizzazione religiosa, riuscivano a farsi consegnare dal prelato una cospicua somma di denaro con la scusa di dover commissionare la fabbricazione di una targa commemorativa in oro zecchino destinata ad un Monsignore per l’impegno da questi profuso negli anni.
I proventi del gruppo criminale, operante nell’intero territorio piemontese ed in particolare nelle Province di Vercelli, Torino, Alessandria, Biella e Cuneo, sono risultati ammontare ad oltre 100.000 (centomila) euro.
Tutta l’attività di indagine è stata coordinata e seguita dalla Procura della Repubblica di Vercelli.
Dopo aver raccolto gli indizi di colpevolezza da parte della Polizia Giudiziaria, il G.I.P. presso il Tribunale di Vercelli, su richiesta della locale Procura della Repubblica, ha emesso cinque ordinanze di misure cautelari.
All’alba di stamattina i quattro componenti della banda, tre uomini ed una donna, tutti italiani pluripregiudicati, e uno dei riciclatori, anch’egli italiano con numerosi pregiudizi penali, sono stati raggiunti dagli agenti della Terza Sezione della Squadra Mobile della Questura di Vercelli che hanno dato esecuzione alle ordinanze degli arresti domiciliari e denunciato a piede libero gli altri cinque ricettatori e riciclatori.
Nel corso delle perquisizioni domiciliari effettuate, presso l’abitazione di uno dei ricettatori sono state rinvenute, oltre a molteplici monili in oro e orologi di pregio, abilmente celati all’interno di un comodino della camera da letto, numerose mazzette di denaro contante, con banconote in taglio da 100 e 200 Euro, per un totale di oltre 100.000 (centomila) Euro. Gli oggetti preziosi e l’ingente somma di denaro, provento dell’attività delittuosa, sono stati immediatamente sequestrati dagli investigatori.
Sono in corso ulteriori indagini per verificare se i malviventi si siano resi responsabili di altri episodi delittuosi oltre a quelli descritti. Sono, inoltre, pendenti altri procedimenti penali presso le Autorità Giudiziarie di questa regione, nei luoghi dove si sono consumati gli altri reati.
Questa mattina è avvenuto lo sgombero degli oltre 40 senzatetto che, dopo la chiusura del dormitorio invernale di piazza d’Armi, da una settimana si erano accampati davanti al Comune di Torino.
Sono intervenuti Polizia e Carabinieri ma non si sono registrate tensioni. I senzatetto, una volta misurata la temperatura, sono stati fatti salire su autobus e accompagnati nel padiglione V del Parco del Valentino, dove resteranno in attesa dei risultati del tampone.
Tra le reazioni, quella dell’Associazione Marco Pannella: “Chiediamo che le persone lì trasferite vengano trattate con la massima attenzione e una adeguata assistenza socio-sanitaria e che si dia priorità al loro grave stato di bisogno e aiuto anche alimentare. Verificheremo nelle prossime ore che le più elementari e basilari azioni umanitarie siano state messe in campo dalle organizzazioni che si occuperanno dell’assistenza dei senzatetto e dei clochard lì ricoverati.
Ci auguriamo che i rappresentanti istituzionali del Comune, che hanno mostrato inadeguatezza e mancanza di tempestività nel gestire una drammatica situazione umanitaria, dimostrino nelle prossime ore una maggiore sensibilità riguardo la gestione del grave problema venutosi a creare”.
(foto archivio)
Era diventato l’incubo dei residenti del quartiere San Salvario, i carabinieri sono riusciti a fermare e arrestare un rapinatore seriale, ritenuto responsabile di 2 furti con strappo e 5 rapine a donne anziane, qualcuna con disabilità.
Agiva di sera e sceglieva sempre donne anziane e le aggrediva in strada alle spalle per non essere riconosciuto.
Erano arrivate diverse segnalazioni e denunce da parte dei residenti preoccupati per la presenza di un rapinatore seriale nel quartiere.
Sono stati di conseguenza intensificati i servizi preventivi e di controllo del territorio per prevenire furti e rapine. I carabinieri della compagnia San Carlo, in divisa e in borghese, hanno monitorato il centro e il quartiere San Salvario.
Le indagini hanno consentito di acquisire gravi e convergenti indizi di colpevolezza a carico di un brasiliano di 24 anni, residente ad Asti, grazie anche all’analisi delle telecamere di videosorveglianza della zona e alle testimonianze di alcuni testimoni.
L’attività ha permesso di individuare, fermare e arrestare il rapinatore in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal Tribunale di Torino- perché ritenuto responsabile di rapina, furto aggravato e lesioni.
L’uomo è ritenuto responsabile di 2 furti con strappo e 5 rapine, avvenuti nel quartiere San Salvario, tra il 6 e il 13 gennaio di quest’anno.
In alcuni casi le donne sono state costrette a ricorrere alle cure mediche.
Torino, 67 detenuti positivi al covid 19
La relazione della vicesindaca Schellino in Sala Rossa / Il Consiglio comunale ha discusso nella seduta di ieri pomeriggio l’interpellanza generale sul tema della gestione della pandemia negli istituti penali cittadini; la questione è stata posta da tredici consiglieri comunali di minoranza (primo firmatario, Francesco Tresso).
Per la Giunta è intervenuta la vicesindaca Sonia Schellino: “dalle informazioni pervenute dalla Direzione Penitenziaria sono risultati 46 detenuti ‘positivi’ al Coronavirus all’interno della Casa Circondariale; a seconda dei casi, sono stati predisposti isolamenti in camera di detenzione ed è stato dedicato un padiglione unico (E) per garantire spazi adeguati alle cure. Il padiglione D è usato invece per isolamenti sanitari dei soggetti asintomatici. Alla data del 5 maggio non risultavano ulteriori casi di positività. Per garantire la migliore assistenza sanitaria è previsto il passaggio quotidiano per le visite da parte di un infettivologo.
Secondo quanto comunicato dal dottor Minervini risulta un dato storico di 67 detenuti positivi al Covid19, di cui 13 presenti nella struttura. Riguardo il personale di polizia penitenziaria sono dieci le unità risultate positive al Coronavirus su 742 unità in servizio.
La vicesindaca ha ricordato che Il Comune ha un ruolo di ascolto riguardo al tema. La Garante dei diritti delle persone private della libertà di Torino, Monica Gallo, ad aprile aveva relazionato alla Città riguardo le possibili criticità di cui era venuta a conoscenza. L’Amministrazione comunale ha promosso la trattazione dei rilievi della Garante presso il Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica.
La vicesindaca ha riepilogato le ulteriori informazioni pervenute da Minervini per garantire le migliori condizioni di sicurezza nella Casa circondariale al fine di aumentare il livello di prevenzione al contagio; le misure sono attive a partire dal 25 febbraio. La Città ha dato la propria disponibilità per reperire soluzioni abitative e percorsi a bassa valenza assistenziale a sei donne minorenni, pur sapendo che la copertura finanziaria garantita è di soli sei mesi e che la Città dovrò farsi carico della prosecuzione nei mesi successivi.
Riguardo il Ferrante Aporti, Schellino ha detto che al momento non sono rilevate criticità sanitarie riguardo l’emergenza sanitaria in atto; sono state interrotte le attività scolastiche, poi riprese con la formazione a distanza.
IL DIBATTITO IN CONSIGLIO COMUNALE
Francesco Tresso (Lista civica per Torino) Sono contento che la situazione sia in miglioramento. Il fatto che si sia richiesto l’intervento a Medici senza Frontiere testimonia quanto la situazione fosse grave e quanto fossero fondate le nostre richieste di avere informazioni, già da settimane. E’ vero che la Città non ha competenza diretta sulla gestione dell’emergenza sanitaria in carcere ma la Città avrebbe potuto avere un ruolo propositivo, suggerendo dove allocare alcune persone, considerato che attorno alla struttura ruotano circa tremila persone.
Eleonora Artesio (La Sinistra) Ricordo come in occasione di alcune conferenze stampa il carcere sia stato considerato da questa Amministrazione un quartiere di Torino. Deve essere considerato tale anche quando si è chiamati a condividere questioni dolorose. La Città si è mossa in ritardo ignorando le potenzialità che avrebbe potuto attivare per intervenire sulla riduzione del sovraffollamento. La Città è stata attenta ad essere minimamente coinvolta.
La vicesindaca Schellino ha replicato riguardo la dinamica del servizio di assistenza alle sei donne minorenni, motivando la scelta di sostenere un progetto in sintonia con le caratteristiche del servizio garantito dalla Città, senza lasciare delle persone prive di un percorso anche oltre il limite dei sei mesi del finanziamento nazionale.
(dall’ufficio stampa di Palazzo Civico)