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Per la prima volta in Italia: sindrome di Brugada, interviene il robot chirurgo

E’ una malattia geneticamente determinata che predispone allo sviluppo di disturbi del ritmo cardiaco anche gravi, che possono provocare morte improvvisa

Per la prima volta in Italia è stato effettuato un intervento di ablazione su un paziente affetto da sindrome di Brugada mediante l’utilizzo del sistema robotico Stereotaxis, eseguito presso l’ospedale Mauriziano di Torino. Si tratta del primo caso al mondo di questo tipo di ablazione, già raro di per sé, ad essere eseguito con metodica robotica. Presso il reparto di Cardiologia dell’ospedale Mauriziano di Torino, diretto dalla dottoressa Maria Rosa Conte, é stato realizzato dal dottor Stefano Grossi su un paziente di 47 anni di Torino. La sindrome di Brugada é una malattia geneticamente determinata che predispone allo sviluppo di disturbi del ritmo cardiaco anche gravi, che possono provocare morte improvvisa. La prevalenza nella popolazione del pattern Brugada all’elettrocardiogramma é dello 0,4%, di cui 0,9% nei maschi e 0,1 nelle femmine. In Piemonte si può calcolare che ci siano circa 15000 – 20000 persone portatrici dell’anomalia. Le manifestazioni della SB si presentano più frequentemente in giovani maschi (con rapporto maschi/femmine di 8:1) con età compresa tra 30 e 40 anni. In letteratura sono tuttavia descritti casi in un ampio range di età (6-77 anni). Gli eventi aritmici della malattia si presentano solitamente di notte, caratteristica per la quale questa patologia viene chiamata con nome diverso in varie regioni asiatiche: “Lai Tai” (morte nel sonno) in Thailandia, “Bangungut” (urlo seguito da morte improvvisa durante il sonno) nelle Filippine, “Pokkuri” (morte improvvisa ed inaspettata durante la notte) in Giappone. Fortunatamente solo una piccola parte dei soggetti affetti é davvero a rischio di arresto cardiaco. L’insorgenza di febbre elevata così come l’assunzione eccessiva di bevande alcoliche o di cibo possono costituire l’elemento scatenante un evento avverso. Alcuni pazienti vengono giudicati ad alto rischio sulla base sia di sintomi d’allarme, quali svenimenti e batticuore anomalo, sia di test diagnostici specifici come lo studio elettrofisiologico.   In questi casi, fino a poco tempo addietro, la terapia era costituita dall’impianto di un defibrillatore in grado di interrompere le aritmie gravi mediante l’erogazione di uno shock elettrico nel cuore, salvando la vita al paziente. Interventi frequenti del dispositivo possono tuttavia essere disagevoli per il paziente, impattando negativamente sulla qualità di vita e sull’equilibio psicologico.

Ora è stata sviluppata in parallelo una terapia differente per i pazienti affetti che si propone di distruggere, mediante ablazione, le cellule del cuore malate, responsabili dei disturbi del ritmo. Queste cellule sono situate sulla superficie esterna della parte alta del ventricolo destro (infundibolo) e possono essere raggiunte da un catetere ablativo mediante una piccola puntura sotto lo sterno. L’eliminazione del tessuto alterato mediante riscaldamento determina la scomparsa dei segni elettrocardiografici della malattia e la soppressione della possibilità di provocare aritmie in questi soggetti. Il sistema robotico a navigazione magnetica Stereotaxis si é dimostrato particolarmente idoneo a questo tipo di procedura, grazie alle sue doti di grande maneggevolezza e atraumaticità.

La procedura ha avuto successo ed il paziente é stato dimesso il giorno seguente in buona forma fisica.

 

Il senzatetto morto assiderato era in grave stato di malnutrizione

Il senzatetto morto per assideramento alla Pellerina era in grave stato di malnutrizione. Lo ha stabilito l’autopsia effettuata dal medico legale Roberto Testi. La vittima si chiamava Hamed Mohamed, 43 anni,  originario del Ciad, ed era stato trovato da altri senzatetto che avevano dato l’allarme. La Procura di Torino ha aperto un’inchiesta per omicidio colposo. Il responsabile del centro di emergenza freddo della Croce Rossa del parco della Pellerina, che la notte del 22 gennaio, quando il clochard è morto era in servizio, è stato iscritto come atto dovuto nel registro degli indagati .

Proseguono le indagini al Regio

Oggi gli ufficiali di polizia giudiziaria di Spresal – ASL Città di Torino, hanno consegnato al Teatro Regio un verbale di sequestro giudiziario emesso dal Pubblico Ministero dott. Vincenzo Pacileo in relazione all’incidente occorso lo scorso 18 gennaio allo scopo di consentire una ricostruzione tecnica di quanto accaduto. La Direzione del Teatro Regio, appena dopo l’accaduto e ancor prima di questo provvedimento, aveva già disposto di non utilizzare i tiri di scena tanto che le recite di Turandot sono proseguite senza alcuna movimentazione e Salome non verrà presentata nell’allestimento originale, bensì in forma semi-scenica. Nel vocabolario teatrale questo significa che l’orchestra suona in buca, i cantanti possono indossare costumi e muoversi su un palcoscenico adorno di pochissimi elementi e, nel nostro caso, non c’è alcuna movimentazione di tiri e ponti di scena.   Confidando nel lavoro della Magistratura, ci auguriamo che le indagini terminino il più presto possibile, in modo che possa regolarmente proseguire la Stagione d’Opera.

 

Donna accusata di stalking telefonava 500 volte al giorno alla ex fidanzata

La chiamava oltre 500 volte al giorno e aveva scaricato un’applicazione per poter telefonare continuamente. Una donna di 45 anni è ora sotto processo per stalking nei confronti dell’ex fidanzata, di  20 anni più giovane di lei. Le due avevano iniziato una relazione nel 2012 , quando la ragazza ha deciso di troncarla per lei è stato un inferno: la ex minacciava di  raccontare tutto alla mamma della giovane , si presentava sotto casa e ha anche minacciato di suicidarsi. poi la denuncia da parte della ragazza.

I VOLONTARI OSPEDALIERI INCONTRANO PAPA FRANCESCO

L’Avo (Associazione Volontari Ospedalieri) ha incontrato oggi Papa Francesco: l’udienza, molto attesa dai 25.000 volontari delle 242 sezioni Avo diffuse in Italia, è stata sostenuta dall’Associazione delle Fondazioni di origine bancaria del Piemonte, che ha contribuito alla sua realizzazione dopo 27 anni dall’ultimo incontro, il 17 novembre del 1990, quando i volontari dell’Avo furono ricevuti da Papa Giovanni Paolo II.

 

Circa settemila volontari ospedalieri provenienti da tutto il Paese hanno partecipato all’udienza di Papa Francesco in piazza San Pietro: una delegazione ha consegnato al Santo Padre la tessera n.1 di Volontario Avo. Era presente il Presidente dell’Associazione delle Fondazioni di origine bancaria del Piemonte e della Fondazione CRT Giovanni Quaglia.   

 

Nell’occasione, sono state riportate a Papa Francesco le preghiere, le preoccupazioni e le speranze dei tanti pazienti che i volontari Avo avvicinano ogni giorno, per ascoltarli, confortarli, sostenerli, aiutarli. Un servizio delicato e dedicato alle persone, malate, sole, sofferenti, che si trovano negli ospedali, negli hospice e nelle case di riposo.

 

Per esprimere concretamente la riconoscenza verso Papa Francesco, per il suo grande impegno a sostegno dei malati, degli emarginati e per la sua costante attenzione al mondo della salute, i volontari dell’Avo hanno offerto un contributo destinato alle opere del Pontefice.

 

A loro volta, i volontari dell’Avo hanno ricevuto dall’incontro con Papa Francesco nuove energie e incoraggiamenti a proseguire la loro missione e il loro servizio di solidarietà e sussidiarietà, praticato sempre con discrezione e grande umanità.

 

L’Avo è stata fondata nel 1975, a Milano, dal professor Erminio Longhini, eminente medico (mancato nel 2016), decorato nel 2004 con medaglia d’oro al merito della Sanità pubblica dall’allora Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi. I suoi volontari operano, in modo totalmente gratuito, in oltre 700 strutture, tra ospedali e altre strutture di ricovero.

 

L’Associazione delle Fondazioni di origine bancaria del Piemonte, nata nel 1995, riunisce le Fondazioni Cassa di Risparmio di Alessandria, Asti, Biella, Bra, Cuneo, Fossano, Saluzzo, Savigliano, Torino, Tortona, Vercelli e la Compagnia di San Paolo. Ha l’obiettivo di promuovere iniziative congiunte, studiare e armonizzare l’attività svolta dalle singole Fondazioni e favorirne il confronto su tematiche di interesse comune. Rappresenta un sistema essenziale per lo sviluppo sociale, culturale ed economico della Regione. Dal 2017 l’Associazione delle Fondazioni di origine bancaria del Piemonte è presieduta dal Presidente della Fondazione CRT Giovanni Quaglia.

Inchiesta sul crollo al Regio

Aperto un fascicolo d’inchiesta sull’incidente di giovedì sera al Teatro Regio durante la Turandot, quando una parte della scenografia è crollato sul palco ferendo due coristi. Il reato ipotizzato dalla procura è lesioni. Al momento non ci sono indagati. A causare l’incidente forse il disallineamento di alcuni tiranti.

 

(foto mm – il Torinese)

Sparato un proiettile sul bus della linea 29

Paura, ma nessun danno, per i passeggeri del bus della linea 29 che ieri sera in via Val della Torre, zona Lucento, è stato colpito da un proiettile sparato da un’arma ad aria compressa. La pallottola, distruggendo un vetro del mezzo pubblico, ha sfiorato un passeggero. La polizia municipale sta indagando: tra le ipotesi quella di una baby gang.

 

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Centri sociali e scritte contro la polizia: esposto di FdI

“Questa mattina Borgo Aurora si è svegliata completamente deturpata dai graffiti dei soliti estremisti della galassia dei centri sociali. Le scritte invocano palesemente l’intenzione di impedire qualunque tipo di miglioramento del quartiere”. La denuncia è di Patrizia Alessi, consigliere di circoscrizione di Fratelli d’Italia. “Appendino prenda telefono e  secchiello: chieda lo sgombero delle occupazioni e mandi qualcuno a pulire lo scempio.”, aggiunge Augusta Montaruli, dell’esecutivo nazionale di FdI. “Il gesto e’ una minaccia inaccettabile per il quartiere che e’ dei residenti e dei torinesi e non può essere appannaggio di gruppi di violenti. Invieremo un esposto in Procura perché non si tratta solo di scritte: e’ il serio tentativo di controllare il territorio attraverso la minaccia e l’intimidazione affinché’ Borgo Aurora diventi un centro sociale all’aria aperta”, conclude Patrizia Alessi.

Moi: dopo l’aggressione a Maspoli riprogrammare le azioni

La conferenza dei capigruppo del Consiglio comunale ha audito nel pomeriggio Antonio Maspoli, direttore di progetto designato da Compagnia di San Paolo per dar corso al programma comunale di recupero delle palazzine ex Moi di via Giordano Bruno e di ricollocazione degli occupanti.

Maspoli ha ripercorso le giornate difficili che a partire dai primi 97 trasferimenti del 21 novembre scorso, hanno visto una forte crescita dell’affluenza di occupanti presso l’ufficio del progetto, e contemporaneamente i ripetuti tentativi di parte degli occupanti di bloccare l’attività dell’ufficio stesso, culminati con la violenta aggressione di cui è stato vittima il 21 dicembre. La rappresentante della Giunta ha detto che da allora le attività segnano una fase di stallo, anche per volontà della Compagnia di San Paolo che chiede al tavolo interistituzionale (Città di Torino, Città Metropolitana di Torino, Regione Piemonte, Diocesi di Torino, Prefettura di Torino e Compagnia di San Paolo) di stabilire condizioni di maggior sicurezza prima di riprendere le attività. A tale proposito entro fine mese sarà presa una decisione sulla collocazione dell’ufficio del progetto che attualmente si trova all’interno dell’area ex Moi. Alcuni capigruppo, e con loro il rappresentante della Circoscrizione 9, presente all’audizione, hanno sollecitato la presentazione di un nuovo programma di attività, con obbiettivi intermedi e tempistiche. Da parte della Giunta è stato assunto l’impegno a presentare tale cronoprogramma dopo il prossimo incontro con il tavolo interistituzionale, ovvero attorno alla metà di febbraio.

Testimone di Geova operato senza trasfusioni: è salvo

Ha 62 anni il paziente colpito da dissezione aortica, di Napoli, che è stato salvato al Maria Pia Hospital di Torino (nella foto). E’ stata utilizzata una innovativa tecnica chirurgica che non prevede trasfusioni di sangue, così come richiesto dal suo credo religioso di Testimone di Geova. Aveva rifiutato l’intervento con la tecnica tradizionale, che richiede diverse trasfusioni. Il trasferimento da Napoli è avvenuto su un volo-ambulanza. L’operazione è stata effettuata  all’inizio di gennaio ma è stata resa nota soltanto oggi. Il  Maria Pia Hospital è specializzato nella chirurgia bloodless. L’intervento è durato cinque ore ed è perfettamente riuscito.

 

Bloodless: la tecnica operatoria senza trasfusioni

 

L’equipe del Maria Pia Hospital ha di recente operato con successo un uomo gravemente affetto da dissezione aortica utilizzando la tecnica Bloodless che non prevede l’uso di sangue esterno, anche per casi molti complessi.  Risponde alle domande il Dottor Sebastiano Marra, Direttore del Dipartimento Cardiovascolare Maria Pia Hospital.

 

Dottor Marra, che cos’è la dissezione aortica?

La dissezione aortica – qui di tipo A, la più grave – è una delle urgenze più drammatiche affrontabili in cardiochirurgia. L’intervento – a profilo di rischio elevato – va condotto da specialisti esperti. Le nostre arterie, aorta compresa, sono composte da 3 strati a diversa consistenza: lo strato interno, chiamato intima, lo strato intermedio, muscolare, importante per l’elasticità e la contrattilità del vaso, e lo strato esterno, detto avventizia, con caratteristiche nutritive. In alcune circostanze – per patologie quali la Sindrome di Marfan o quando vi è una precedente condizione di delicatezza strutturale da ipertensione arteriosa di lungo tempo e non ben curata – la pressione sanguigna esercitata sulla parete provoca una rottura, in gergo detta slaminamento, di questi 3 strati (in particolare dello strato muscolare o dell’intima) e il conseguente ingresso del flusso ematico in piccole fessure patologiche. L’aorta si lacera quindi a livello del suo strato più interno, la cosiddetta tonaca intima, e ad ogni battito cardiaco questa rottura si fa strada lungo la parete del vaso, generando un “falso lume”, ovvero una strada alternativa, più precaria e pericolosa, che coinvolge anche tutte le diramazioni arteriose che vascolarizzano i principali distretti corporei, dall’encefalo agli organi addominali, complicando progressivamente e irreparabilmente il quadro. Dal momento dell’insorgenza dei sintomi, maggiore è il tempo che passa, maggiore è la probabilità di rottura a tutto spessore dell’aorta, evento che porta ad un’emorragia massiva e a morte nell’arco di pochissimi minuti.

 

Come si manifesta? Qual è sintomo che porta a correre in Pronto Soccorso?

La dissezione aortica di tipo A insorge solitamente con un dolore toracico improvviso e trafittivo, che può essere associato o meno a perdita di coscienza. Una delle caratteristiche che fa più facilmente sospettare la patologia è il dolore definito “migrante”, ovvero descritto dal paziente come un dolore “che si sposta” col passare dei minuti in zone diverse del torace e della schiena: questo è dovuto alla dissezione che progredisce avanzando lungo la parete aortica, peggiorando il quadro clinico.

I sintomi possono assomigliare a quelli dell’infarto: dolore al petto, oppressione al torace, senso di disagio di tipo anginoso. Vi sono poi alcune forme più subdole, in quanto la dissezione sale verso i vasi sanguigni che portano ossigeno e nutrienti al cervello e il paziente va incontro a sincope da ischemia cerebrale.

 

Come si è sviluppata in questo caso? Patologia congenita o causa acquisita?

Le cause sono prevalentemente acquisite: correlate alla malattia ipertensiva, alle cosiddette cardiopatie e hanno una tendenza all’ipertrofia del muscolo cardiaco e sviluppano una pressione superiore al normale sull’aorta che tende a dilatarsi e andare incontro a rottura.

Nel caso del sig. C.M. sembra che l’aorta ascendente del paziente presentasse già una dilatazione aneurismatica di almeno 7 cm, lesione che normalmente si sviluppa negli anni, in concomitanza con una ipertensione arteriosa importante o con alterazioni congenite del collagene, una molecola proteica che costituisce “l’impalcatura” dei tessuti dell’organismo (e.g. sindromi di Marfan). In questo caso l’aneurisma che poi si è disseccato sembra ascrivibile alla prima ipotesi, cioè a una ipertensione arteriosa severa da lungo tempo.

 

A quali valutazioni è stato sottoposto il paziente prima dell’operazione?

Innanzitutto ad esami diagnostico-strumentali quali TC, Coronarografia, Ecocardiografia – quest’ultima necessaria a valutare eventuali problematiche a carico degli apparati valvolari – in associazione ai test di laboratorio.

 

Quando è necessario intervenire?

Nei casi di dissezione aortica di tipo A – quelle che ‘colpiscono’ il tratto ascendente – è sempre necessario intervenire. Occorre, infatti, chiudere la porta d’ingresso, il buco, da cui il sangue entra. In altre situazioni, cioè se lo ‘slaminamento’ interessa altre porzioni dell’arteria vedi l’aorta toracica, può essere, a volte e inizialmente, sufficiente sorvegliarne il decorso attraverso terapia farmacologica utile a controllare la pressione arteriosa.

 

Vi sono maggiori benefici utilizzando la tecnica “bloodless”?

La perdita del patrimonio ematico durante un intervento – su questo aspetto si è concentrata l’attenzione dei chirurghi e dei medici negli ultimi 15 anni – è un elemento tutt’altro che trascurabile in termini di mortalità dei soggetti sottoposti a trattamento. In altre parole, si è visto come il rischio operatorio aumenti in proporzione al sanguinamento. Il sanguinamento predispone a infezioni. In più, l’impoverimento del ‘patrimonio di sangue’ dell’individuo lo indebolisce: ad esempio ha meno capacità d’ossigenazione e ha meno capacità nutritive verso tutti gli organi: cervello, polmoni, reni. La tecnica “bloodless”, che a Maria Pia Hospital ha trovato terreno fertile per svilupparsi, è la sommatoria di tante piccole attenzioni: dalla valutazione pre-intervento (per un semplice test di laboratorio è sufficiente la microprovetta) alla gestione vera e propria della procedura chirurgica. Facendo sì, all’esito finale, che il paziente non vada incontro a maggiori rischi rispetto ad altri. Ogni singola goccia va salvata. Le garze imbevute non gettate. Bensì conservate, ripulite allo scopo di recuperare tutto il sangue disponibile: possono contenerne fino a 200 ml ognuna.

 

Con questa tecnica i protocolli di cura e riabilitazione nel post-operatorio cambiano rispetto agli interventi tradizionali?

Un paziente che risulta meno anemico all’uscita dalla sala operatoria è più pronto ad un recupero rapido dal punto di vista funzionale.

 

Quali sono i tempi di degenza; quando il paziente potrà tornare alla vita di tutti i giorni?

Sono nella media della tecnica convenzionale: 7 giorni di ricovero post-operatorio e due settimane di riabilitazione psico-fisica.

 

Quanti Centri in Italia utilizzano la tecnica del “risparmio di sangue”?

Credo si possano contare sulle dita di una mano. A Maria Pia Hospital disponiamo della casistica più ampia in Italia: 220 casi. È doveroso ricordare che la tecnica “bloodless” non è solo una metodica indirizzata ai Testimoni di Geova. Fatta di tantissimi punti d’attenzione all’interno della sala operatoria (coinvolti i chirurghi, i perfusionisti, gli infermieri, laboratoristi) si basa sull’applicazione del concetto culturale che punta a ridurre al minimo le perdite di sangue e al suo recupero nelle singole fasi procedurali.