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Domiciliari per l’attivista di Askatasuna: c’è il bracciale elettronico

E’ stato messo ai domiciliari, Nicolò Mirandola, l’attivista del centro sociale Askatasuna  che fu arrestato per gli scontri del 22 febbraio  a margine del corteo contro un comizio di CasaPound. L’11 giugno gli erano già stati concessi gli arresti domiciliari, ma è stato in cella fino ad oggi perché prima non era disponibile un  braccialetto elettronico. La madre del detenuto aveva annunciato lo sciopero della fame e domenica 8 luglio, alle 18, gli attivisti di Askatasuna hanno in programma un presidio alle Vallette in segno di  solidarietà ai detenuti per cui non è ancora disponibile il braccialetto elettronico.

Scoperto alle Molinette meccanismo che provoca metastasi

Scoperto meccanismo molecolare che provoca la crescita delle metastasi nel cervello provenienti da tumori del polmone e della mammella. Lo studio, effettuato dalla Neuro-oncologia dell’ospedale Molinette di Torino e dai ricercatori del CNR (CNIO) di Madrid, è stato appena pubblicato sulla prestigiosa rivista internazionale Nature Medicine. Le metastasi cerebrali rappresentano una complicanza sempre più frequente di tumori solidi, quali quelli del polmone e della mammella. Purtroppo nel caso delle metastasi al cervello, al di là della chirurgia e della radioterapia, la terapia farmacologica è tuttora limitata ed insoddisfacente. Il Gruppo di ricerca Neuro-Oncologico del Dipartimento di Neuroscienze dell’ospedale Molinette della Città della Salute di Torino, diretto dal professor Riccardo Soffietti, da anni riconosciuto a livello nazionale ed internazionale quale Centro di eccellenza per le Neoplasie cerebrali, in collaborazione con ricercatori di base del CNR (CNIO) di Madrid, ha individuato un nuovo meccanismo molecolare critico per la crescita nel cervello di metastasi provenienti da tumori del polmone e della mammella e che potrà rappresentare in futuro un bersaglio terapeutico. La ricerca è stata recentemente pubblicata sulla prestigiosa rivista internazionale Nature Medicine. Il contributo innovativo del Gruppo Neuro-Oncologico torinese (Riccardo Soffietti, Roberta Rudà, Federica Franchino e Alessia Pellerino), in stretta collaborazione con l’anatomopatologo dottor Luca Bertero (Divisione di Anatomia Patologica dell’ospedale Molinette), è consistito nel dimostrare che la crescita delle cellule tumorali metastatiche nel cervello è facilitata dalla presenza di un fattore molecolare (STAT3), non tanto sulle cellule tumorali stesse, ma su cellule del cervello sano (i cosiddetti astrociti reattivi), che viceversa erano sempre state considerate una barriera difensiva. Per arrivare a questo risultato sono stati studiati circa 100 campioni di metastasi cerebrali provenienti da interventi neurochirurgici e si è visto che i pazienti con espressione di STAT3 sugli astrociti reattivi hanno una sopravvivenza molto più breve. La prossima tappa sarà quella di verificare in studi clinici la possibilità di bloccare con farmaci specifici la STAT3.

 

 

Spacciavano al parco tra i giochi dei bimbi

Nascondevano la droga nel parco giochi di Volvera,  tra  gli scivoli e le altalene usate dai bimbi per giocare, in strada Piossasco. Una coppia di italiani,  35 anni lui e lei di 21, sono stati messi ai domiciliari dai carabinieri della stazione di None, in attesa del processo per direttissima. I due si trovavano a bordo di  in una Fiat Punto e avevano con sè 530 grammi di hashish e 20 di marijuana. (foto archivio)

Finti poliziotti convincevano anziani a mettere in frigo i gioielli e li rapinavano

Tenevano in finte auto e moto civetta delle forze dell’ordine per ingannare gli anziani. L’inganno è stato smascherato  a Orbassano dai carabinieri nell’ambito di una indagine su un gruppo di sinti piemontesi specializzati in truffe. Sono stati arrestati tre uomini già conosciuti alle forze dell’ordine, accusati di aver compiuto nove furti in abitazione. Sono stati sequestrati gioielli e contanti per 25mila euro, travestimenti, una Fiat500 e una moto Yamaha con dispositivi sonori e luminosi analoghi alle sirene della polizia. I truffatori si recavano  a casa di anziani con la scusa di dover riparare una fuoriuscita di gas e li convincevano a mettere in frigo gioielli e contanti, con cui poi fuggivano.

Annega nel sottopasso allagato dal temporale

E’ morto annegato in un sottopasso. La vittima è  Guido Zabena, operaio di 51 anni, di Favria. La tragedia è avvenuta nella notte, attorno alle 2, nel sottopassaggio della ferrovia Canavesana tra Feletto e Rivarolo. Stava rientrando  a casa dopo il turno di lavoro ed è morto annegato,  bloccato con la propria auto Fiat Punto mentre sulla zona si stava abbattendo un violento temporale. Il sottopassaggio si è improvvisamente allagato e Zabena non è riuscito a uscire dalla vettura. 

 

(foto archivio il Torinese)

“Sei un negro di m…” e lo prendono a calci e pugni

“Si è trattato di una aggressione a sfondo razziale”, dice un rifugiato del Darfur, che vive in Italia dal 2011, vittima di un’aggressione. L’episodio è accaduto a Mirafiori Nord, davanti alla chiesa dell’Ascensione. Il ragazzo è studente universitario ed ospite della parrocchia. E’  stato preso a calci e pugni da due uomini che lo hanno anche  minacciato con un coltello, insultandolo: “negro di m…”. I carabinieri hanno arrestato un italiano di 51 anni, con le accuse di resistenza, violenza e oltraggio a pubblico ufficiale.

Bimbo salvo alle Molinette con trapianto di fegato donato in Grecia

Ieri sera è stata salvata la vita di un bimbo di 7 anni  della provincia di Cuneo di origine marocchina, grazie ad un fegato donato addirittura in Grecia a Creta. L’intervento, effettuato dall’équipe del professor Mauro Salizzoni (Direttore del Centro trapianti di fegato dell’ospedale Molinette della Città della Salute di Torino), è durato circa 8 ore e mezza ed è tecnicamente riuscito. Il bimbo era affetto da una cirrosi criptogenetica ed ora si trova ricoverato in terapia intensiva (dottor Pier Paolo Donadio).  Ieri in mattinata una parte del gruppo della stessa équipe era partito per la Grecia in aereo, con il sostegno del 118 piemontese, per prelevare l’organo donato da un bambino della medesima età deceduto in un incidente stradale. Nel pomeriggio fino alla serata si è svolto il trapianto presso l’ospedale Molinette di Torino. Perfetto, come sempre, anche il lavoro del Coordinamento del Centro regionale trapianti della Città della Salute di Torino, diretto dal professor Antonio Amoroso.  Il tutto ha funzionato alla perfezione. Un grande gesto per una grande storia di respiro internazionale, proprio nei giorni durante i quali si discute molto di migranti. Prosegue senza sosta l’attività di trapianto di fegato alle Molinette. In mattinata si è svolto il terzo trapianto nelle ultime 24 ore.

Ivrea entra nel Patrimonio Unesco

Anche Ivrea entra nella lista del Patrimonio Mondiale dell’Unesco. Si tratta del  54° sito italiano, “premiato” quale  “città ideale della rivoluzione industriale del Novecento”, in particolare per la “concezione umanistica del lavoro  di Adriano Olivetti nata e sviluppata dal movimento Comunità e qui pienamente portata a compimento, in cui il benessere economico, sociale e culturale dei collaboratori è considerato parte integrante del processo produttivo”. Questo il commento del Ministro dei beni e delle attività culturali, Alberto Bonisoli, avuta la notizia dell’iscrizione di “Ivrea Città Industriale del XX Secolo”.

Suv travolge auto, muore una donna

Sulla  strada direttissima della Mandria a Venaria una  donna di 55 anni, che viaggiava su una Panda con una ragazza di 17 anni, è stata  travolta da un suv Grand Cherokee. Sul veicolo c’erano padre e figlia. Le due auto sono andate a finire nella scarpata lungo  la strada provinciale 1. I vigili del fuoco, la polizia municipale di Venaria e i medici del 118 non hanno potuto salvare la donna, morta  all’arrivo  in ospedale. I feriti non sono in pericolo di vita. Il Suv ha travolto la Panda dopo aver invaso la corsia opposta.

La mensa per i poveri di Don Oreste si sposta all’aperto

Ogni volta che del cibo ancora buono viene gettato via non c’è solo uno spreco di eccedenze, ma anche la perdita di pasti potenziali per sfamare chi non riesce a provvedere ai propri bisogni. Lo sanno bene le persone e i volontari della Comunità Papa Giovanni XXIII (Apg23), fondata da don Oreste Benzi nel 1968, che a Torino hanno dato vita a una sfida che ha fatto del food-sharing la sua filosofia portante: vale a dire mettere in rete tanti alimenti che non vengono consumati e farne i ‘mattoni’ di un argine contro la povertà che avanza in città, la solitudine e lo sconforto di una piccola popolazione spesso invisibile. Avviene intorno alle tavole che da tre anni ormai, ogni settimana, accolgono per la cena una cinquantina di ospiti, che qui trovano pasti cucinati e serviti dai ragazzi della Comunità: giovani che stanno loro stessi superando situazioni problematiche, spesso legate alla tossicodipendenza o all’alcolismo. Da pochi giorni, visto l’arrivo della bella stagione, il servizio, che nei mesi invernali si tiene nel convitto dei frati di Sant’Antonio da Padova nell’omonima via in zona Porta Susa, si è spostato all’aria aperta, nei giardinetti di fronte all’ingresso della stazione. La materia prima la forniscono le tante realtà cittadine e dei territori limitrofi: le panetterie di Grugliasco, che danno pane, pizze e brioches non venduti; una parrocchia di Collegno, che raccoglie le eccedenze da un supermercato di Torino; il mercato di Chieri, da cui si ottiene la frutta e la verdura che altrimenti andrebbe buttata; le suore di Asti e la Caritas di Villanova che regalano quel che hanno in più. In questo meccanismo, che funziona grazie ai tanti volontari, la mensa della Comunità fa da intermediario, crea una rete fatta di incontri e relazioni, organizza e cura i viaggi per il trasporto della materia prima, stabilisce contatti che favoriscono il mutuo aiuto, connette i luoghi dello spreco e quelli del bisogno su tre piani: fa incontrare chi può offrire qualcosa, chi cerca un’occasione di riscatto ed è pronto ad impegnarsi per l’altro, e chi fa fatica ad andare avanti ed è solo al mondo. A servirsene sono i senza dimora della città e i figli della disgregazione del ceto medio. La maggior parte sono torinesi anziani o invalidi che non riescono a fare la spesa, non mangiano per giorni e ciononostante sono in rosso con le bollette. “Facciamo parte del tavolo di lavoro istituito dal Comune per le unità di strada”, spiega Tommaso Cancellara, membro della Comunità Papa Giovanni XXIII e responsabile del progetto: “Nell’attività all’aperto la Apg23 è impegnata dal 2010, e ci coordiniamo con le altre associazioni che operano in città anche per la gestione e la segnalazione dei casi di emergenza. Speriamo che, con lo spostamento della mensa direttamente in strada, molte più persone senza dimora potranno conoscerci e venire a mangiare alla nostra tavola”.  Le donazioni però non sempre bastano, e una parte del cibo, come la carne, va acquistata. “Usufruiamo di un contributo del Comune e da parte di un istituto di credito, ma il bisogno è sempre alto, anche per cose che possono sembrare scontate, come i costi per il carburante e l’autostrada che ci permettono ogni settimana di raggiungere le persone che vivono in strada e ci aspettano”, racconta Cancellara: “Noi della Comunità mettiamo la nostra vita e le nostre forze, ma ci serve l’aiuto di tutti e un’occasione per chi vorrà contribuire a sostenerci può essere quella offerta dal 5 per mille o tramite le tante altre iniziative solidali che portiamo avanti in Piemonte e in tutta Italia da oltre 50 anni”. La mensa è anche uno spazio relazionale, il suo obiettivo non è solo quello di sfamare le persone, ma creare un gruppo di condivisione umana: “Spesso si gioca a carte, organizziamo il karaoke. Si sono instaurati percorsi positivi al di là del bisogno primario del mangiare – conclude il responsabile del progetto –. Portiamo beni di prima necessità, abiti e prodotti per l’igiene. C’è un mondo che si muove intorno a queste cene”. Un impegno che, grazie all’aiuto di tanti, sostiene una parte fragile della città.