CRONACA- Pagina 1226

Aggredisce i finanzieri e scappa

Fermato per un controllo prima fugge, poi aggredisce a calci e pugni i Finanzieri. Arrestato. 

È accaduto la scorsa notte a Torino in corso Giulio Cesare, quando intorno alle tre un equipaggio del Gruppo Pronto Impiego Torino, impegnato nei consueti controlli di prevenzione in città, ha notato un uomo che si aggirava tra le auto in sosta.

Alla vista dei Finanzieri, il soggetto, un cinquantenne di origini senegalesi, già noto alle forze dell’ordine, è scappato tra le vie limitrofe inseguito dai finanzieri.  Una volta raggiunto, l’uomo, poco incline al controllo, ha dato il meglio di sé: prima il rifiuto di farsi identificare poi, durante il trasporto verso gli uffici del Comando, aggredisce i finanzieri a calci e pugni, che a fatica e solo con l’ausilio di un altro equipaggio giunto a supporto, riescono ad immobilizzarlo.

Nelle sue tasche un migliaio di euro in contanti di dubbia provenienza mentre nel suo trolley un centinaio di capi di abbigliamento di noti marchi di pregio contraffatti per un valore di circa 6.000 euro.

L’uomo, arrestato per resistenza e lesioni a pubblico ufficiale, è stato rinchiuso presso il carcere Lorusso Cutugno di Torino, 

L’attività delle pattuglie “117” delle Fiamme Gialle si inserisce nella costante azione del controllo del territorio, tesa a prevenire e reprimere violazioni finanziarie ed episodi di microcriminalità per tenere sempre alto il livello di rispetto della legalità, in favore di tutti i cittadini onesti e rispettosi delle regole.

Minacce di morte ai calciatori: denunciato un ragazzo

La Polizia di Stato denuncia un giovane per tentata estorsione nei confronti di alcuni calciatori delle squadre di Lega PRO Pro Vercelli e Viterbese.

 

La Polizia di Stato, attraverso una complessa indagine telematica condotta dalla DIGOS e dalla Squadra Mobile della Questura di Vercelli, nonché dalla DIGOS della Questura di Viterbo, coordinate dalle rispettive Procure della Repubblica, è giunta all’identificazione di un giovane residente nella provincia di Catania, ritenuto responsabile di tentata estorsione nei confronti di un giocatore della Pro Vercelli e di un giocatore della Viterbese.

I calciatori, prima dell’inizio delle partite, si erano visti recapitare gravi minacce di morte se non avessero concorso alla sconfitta delle squadre di appartenenza nel turno di campionato di serie “C” del 29 settembre 2019.

Le minacce sono giunte sui cellulari delle vittime tramite messaggi Instagram e whatsapp ed erano tali da intimorire e seriamente influenzare le prestazioni calcistiche dei professionisti in campo ed erano del seguente tenore: sei nel mirino e può succedere una cosa molto brutta quindi occhio vivo a quello che accade che ci sono troppe scommesse sul due se salta la partita ti puoi considerarti sotto mirino”; “stai attento … perché domani se salta la partita pagherai molto amaramente un preavviso poi fai quello che vuoi”; “credimi veramente perché sarai sbalzato in aria se salta la partita”, “e puoi denunciare e tutto a me non frega nulla però sappi che sarai morto”, “a domani fai il tuo dovere e non succederà nulla”,dimenticavo anche se ti rifiuti di giocare e la partita salta ci vai sempre tu nel mezzo”, “quindi sistema tutto”. Frasi alle quali, per rendere maggiormente credibile la minaccia, il soggetto allegava anche una foto riproducente una scommessa di 2500 euro effettuata su un noto portale di scommesse.

L’indagine informatica è partita immediatamente grazie alla collaborazione degli stessi giocatori e delle società calcistiche interessate, che immediatamente hanno denunciato l’accaduto negli uffici della Polizia di Stato di Vercelli e di Viterbo.

I predetti uffici investigativi, attraverso una accurata elaborazione e analisi dell’immagine allegata alle frasi minatorie, nonostante l’autore avesse apportato delle modifiche per rendersi irrintracciabile, individuavano il conto gioco utilizzato dallo scommettitore. Le ulteriori e sofisticate indagini, condotte attraverso l’acquisizione di tutte le tracce telematiche lasciate dall’autore, hanno consentito di raccogliere ulteriori riscontri e individuare il responsabile.

Inquilino sotto sfratto sequestra delegato del proprietario dell’appartamento

Giovedì mattina, gli agenti della Squadra Volante intervengono in corso Sclopis su richiesta di un Ufficiale Giudiziario. Durante le fasi di uno sfratto, la persona che doveva lasciare l’abitazione si era barricata in casa con il delegato della proprietà dell’immobile.

Sul posto, gli agenti, non ricevono risposta dall’interno dell’alloggio ai ripetuti inviti ad aprire la porta, ragione per cui, vista la situazione, la sfondano. In una delle stanze dell’appartamento gli operatori trovano due persone: il locatario dell’immobile, un italiano di 58 anni, e il delegato della proprietà, quest’ultimo visibilmente scosso. Gli agenti, bloccano immediatamente il cinquantottenne, il quale subito dichiara loro di essere armato. Nel giubbotto dell’uomo, i poliziotti trovano altre 26 cartucce.

Gli agenti appurano poi che nella mattinata di giovedì si doveva dare esecuzione a uno sfratto per morosità al quale partecipavano, oltre al locatario e al delegato della proprietà, l’Ufficiale Giudiziario e l’amministratore di condominio. Tutto sembrava procedere regolarmentetanto che l’inquilino moroso aveva anche firmato l’atto. Terminate le pratiche, i quattro si erano diretti verso l’uscita, in ordine uscivano prima l’Ufficiale Giudiziario e poi l’amministratore di condominio. In questo frangente, però, l’affittuario chiudeva la porta d’ingresso trattenendo con sé l’ostaggio. Una volta soli all’interno dell’appartamento, il cinquantottenne, mostrandogli l’arma, aveva minacciato ripetutamente il suo interlocutore dichiarando anche intenzioni suicide, prima che gli agenti facessero irruzione nell’alloggio.

I poliziotti hanno poi appurato che le stesse intenzioni suicide erano state inviate tramite messaggio all’ex moglie. Il reo, con a carico alcuni precedenti di polizia, veniva poi arrestato per sequestro di persona a scopo di estorsione e denunciato in stato di libertà per minacce aggravate.

Paura per la bomba, ma era finta

A Settimo torinese gli artificieri dei carabinieri sono intervenuti  in via Cena sul luogo di ritrovamento di un  presunto ordigno che sembrerebbe presentare un timer. Il protocollo di sicurezza ha imposto l’ uso del cannoncino a distanza prima di avvicinarsi al manufatto. Contemporaneamente 2 cani antiesplosivi del nucleo carabinieri cinofili hanno effettuato  le dovute bonifiche dell’intera area. L’ordigno pare falso ma ben ricostruito.

Internet point sotto sequestro: impianto elettrico pericoloso

Giovedì mattina, poliziotti del Commissariato Barriera Nizza, insieme a personale dell’ASL TO1 – S.Pre.S.A.L. hanno effettuato un controllo di un locale commerciale adibito a Internet Point e Phone Center di via Berthollet nel quartiere San Salvario.

Agli operatori, il locale si è presentato in pessime condizioni igieniche. L’impianto elettrico, privo delle conformità, era di fattura precaria con rischio di sovraccarico, corto circuito o rischio elettrico a causa di contatto fisico con elementi sotto tensione. Il pavimento era attraversato da fili elettrici, in diversi punti si notava la presenza di muffe e materiali infiammabili. Il contatore elettrico era bloccato con un puntello al fine di evitare l’abbassamento automatico in caso di sovraccarico elettrico. Nel locale erano presenti numerosi computer e monitor accatastati. Accanto a questo materiale anche elettrodomestici di grandi dimensioni: un frigorifero, una lavatrice e uno scaldabagno.

Considerato il rischio per l’incolumità dei lavoratori e degli utenti della struttura commerciale si è proceduto al sequestro preventivo d’urgenza. Il locale si presentava inadeguato rispetto all’attività svolta sia dal punto di vista della sicurezza sia per la prevenzione degli incendi. Nel locale, inoltre, non era presente alcun estintore e il titolare non ha potuto esibire il documento sulla valutazione dei rischi in quanto in suo possesso.

Alla luce dei fatti, il titolare, un cittadino del Bangladesh di 41 anni è stato denunciato in stato di libertà

Topi d’appartamento in zona Santa Rita

Due uomini arrestati in flagranza di reato

Svegliato dal suono del campanello di casa, guarda attraverso lo spioncino e nota due soggetti armeggiare nella serratura della porta affianco. Accade nella mattinata di martedì, quando un cittadino italiano di 65 anni, accompagnato da un cittadino georgiano di 26, suonano ai campanelli delle abitazioni di un condominio in Corso Siracusa. Dall’interno di una di queste, un uomo li vede e decide di non aprire ai due individui, rimanendo dietro lo spioncino ad osservarli. I due, nel frattempo, suonano anche alla porta attigua e, non avendo ricevuto alcuna risposta, forzano la serratura. A questo punto, l’inquilino allerta la Polizia di Stato.
Nel frattempo, l’appartamento dei vicini viene messo a soqquadro e dal suo interno vengono trafugati un power bank, un cannello portatile a gas, e dolciumi vari. Giunto sul posto, il personale della Squadra Volante interviene, bloccando il giovane ventiseienne sulle scale, intento a scappare, mentre il sessantacinquenne viene scoperto nei locali della mansarda, dove aveva appena occultato una busta contenente strumenti atti all’effrazione.
I due sono stati arrestati in flagranza di reato per furto aggravato in abitazione.

Appena uscito dal carcere ruba un’auto per tornare a casa

Bloccato dai carabinieri dopo un lungo inseguimento

Torino, 15 dicembre Appena uscito dal carcere di Ivrea, nel torinese, ha rubato una macchina parcheggiata nei pressi dell’adiacente area di servizio, per rientrare nella sua abitazione di Rivarolo Canavese. Una gazzella dei Carabinieri della locale Compagnia lo ha intercettato lungo la SP 565, a bordo della Twingo rossa rubata poco prima.

Ne è scaturita una rocambolesca fuga durata diversi chilometri, attraversando diversi centri abitati. L’uomo, un italiano di 28 anni, disoccupato, pregiudicato, giunto all’altezza di Castellamonte ha urtato leggermente contro un muretto sul ciglio della strada e ha abbandonato il mezzo e ha provato a dileguarsianche a piedi

I carabinieri lo hanno bloccato e arrestato.

Il Tribunale di Ivrea, dopo aver convalidato l’arresto, applicava la misura cautelare della custodia in carcere.

Operazione “alto impatto”, la polizia vigila su treni e stazioni

3.599 persone controllate, di cui 882 stranieri, 108 minori e 770 con precedenti di Polizia.  14 indagati, 98 veicoli controllati, 250 pattuglie in stazione e 106 a bordo treno, 244 treni scortati e 19 pattuglie antiborseggio in abiti civili per contrastare i furti in danno dei viaggiatori. 8 pattuglioni straordinari, di cui 21 lungo linea 11 servizi di O.P. Questi i risultati dell’attività del Compartimento Polizia Ferroviaria per il Piemonte e la Valle D’Aosta.

 

BILANCIO SETTIMANALE DELL’ATTIVITA’ DELLA POLIZIA DI STATO NELLE STAZIONI E SUI TRENI IN PIEMONTE E VALLE D’AOSTA

In particolare a Torino la Squadra Informativa Compartimentale, unitamente a personale del Posto Polfer di Chivasso, nel corso dei controlli eseguiti all’interno di un’autofficina nel torinese, ha indagato in stato di libertà per il reato di ricettazione in concorso, due soggetti di nazionalità Moldava, poiché in possesso di un motore di un autoveicolo, risultato provento di furto, appena acquistato nella su indicata autofficina. Al termine degli accertamenti l’intero impianto è stato sottoposto a sequestro al fine di garantire le fonti di prova, poiché al suo interno sono stati rinvenuti altre componenti provento di furto, tra cui motori e targhe di autoveicoli. Inoltre è stato contestato anche il reato ambientale per la violazione del proprio provvedimento autorizzativo e a causa dello stoccaggio di rifiuti in un’area non autorizzata dell’impianto ed oli esausti non gestiti correttamente.

 

Nella stazione di Torino Porta Nuova gli Agenti Polfer hanno rintracciato un trentacinquenne etiope che si aggirava nello scalo con una roncola in vista. Prontamente bloccato e accompagnato presso gli Uffici di Polizia di stazione veniva sottoposto agli accertamenti di rito da cui emergevano numerosi pregiudizi di polizia. L’uomo già noto alle Forze dell’Ordine è stato denunciato per  possesso di armi da taglio e la roncola sottoposta a sequestro.

 

Gli Operatori della Sottosezione Polfer di Torino Porta Susa hanno rintracciato in stazione due cittadini moldavi privi di documenti identificativi. Dagli accertamenti in banca dati di polizia sono emersi a carico di entrambi numerosi precedenti per reati contro la persona e contro il patrimonio. Accompagnati presso il locale Gabinetto di Polizia Scientifica per il fotosegnalamento sono stati successivamente posti a disposizione dell’ufficio Immigrazione per l’emissione del provvedimento di allontanamento dal territorio nazionale.

Rapina farmacia ma viene preso a bottigliate da un pensionato

L’esito della rapina è stato certamente inaspettato per il rapinatore, mai avrebbe
pensato che il suo intento criminale finisse in quel modo.
Mercoledì pomeriggio, poco dopo le 16, l’uomo, un italiano di 45 anni, con diversi
precedenti di polizia a carico, a volto coperto, entra in una farmacia di corso Traiano.
Armato di coltello, minaccia il personale dell’esercizio e i clienti presenti, intimando a
questi ultimi di non muoversi. Si fa consegnare denaro contante da una dipendente,
più di 1000 euro, e si dirige verso l’uscita. Qui, però, per il rapinatore, le cose
prendono una piega inaspettata: prima di uscire, un cliente, un pensionato, lo
colpisce con una bottiglia, inoltre, fuggendo, sull’uscio della farmacia si ritrova
difronte gli agenti del Commissariato Mirafiori nel frattempo interventi.
L’uomo prova a darsi alla fuga ma viene immediatamente fermato e disarmato.
Mentre disarma il reo, uno degli agente intervenuti si ferisce lievemente ad una
mano con il coltello impugnato dal rapinatore. Il poliziotto sarà poi giudicato
guaribile in tre giorni.
Alla luce dei fatti, l’uomo è stato arrestato per rapina e lesioni a Pubblico Ufficiale.

Delitto del suk: 12 anni all’omicida. La rabbia dei familiari della vittima

Lo Stato italiano ci ha gettato nella disperazione un’altra volta. La Giustizia è un sogno lontano”

LA CASSAZIONE CONFERMA LA PENA  PER L’ASSASSINO DI MAURIZIO GUGLIOTTA

Lo Stato italiano ci ha gettato nella disperazione un’altra volta. La Giustizia è un sogno lontano”. E’ profondamente delusa, amareggiata e ferita Carmela Caruso dopo aver visto svanire anche l’ultima speranza di una condanna un po’ più consona per l’assassino di suo marito, Maurizio Gugliotta. Venerdì 13 dicembre 2019, la Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso proposto dal Pubblico Ministero della Procura di Torino, dott. Gianfranco Colace, titolare del procedimento penale per l’omicidio del Suk avvenuto il 15 ottobre 2017, contro la sentenza di primo grado emessa il 20 marzo 2019 dal giudice del Tribunale torinese, dott. Stefano Vitelli, confermando la condanna a soli 12 anni per il profugo nigeriano di 27 anni Khalid De Greata, colui che ha accoltellato a morte il 51enne operaio di settimo Torinese e ferito l’amico che lo aveva accompagnato quel giorno al mercato del libero scambio.

Una pena lieve su cui ha pesato la seminfermità mentale riconosciuta all’imputato da due perizie psichiatriche e sulla base della quale è stata esclusa l’aggravante dei futili motivi: l’improvvisa aggressione coltello in pugno da parte del rifugiato nei confronti dei due amici, di cui neanche il superstite ha saputo fornire una spiegazione (il killer ha dichiarato di essersi sentito “offeso”), è stata in pratica attribuita alla patologia paranoide da cui sarebbe affetto De Greata. Il giudice ha applicato il massimo della pena prevista per l’omicidio non aggravato, 24 anni, sottratto il massimo previsto per la seminfermità, ossia un terzo, otto anni, ne ha aggiunti due per il tentato omicidio, arrivando a 18, e ha ridotto tutto di un terzo per lo sconto di pena determinato dalla scelta del rito abbreviato: risultato, 12 anni. Un verdetto apparso del tutto inadeguato alla gravità del crimine commesso che aveva destato la dura reazione in aula dei familiari di Gugliotta, i quali si aspettavano ben di più, e a poco è valso a lenire il loro dolore il fatto che, finita di scontare la sua condanna, l’imputato sarà sottoposto ad altri tre anni di misura di sicurezza in una struttura psichiatrica, da cui potrà uscire solo se e quando non sarà più ritenuto socialmente pericoloso. Così come la provvisionale di 150mila euro stabilita dal giudice per la moglie e per ciascuno dei tre figli come risarcimento: il killer è nullatenente.

Ma anche il Pm è rimasto molto perplesso e in aprile ha depositato ricorso per Cassazione contestando alcuni vizi della sentenza, in particolare laddove si escludeva l’aggravante dei futili motivi, e chiedendo pertanto alla Suprema Corte di annullarla nelle parti censurate con rinvio al Gup di Torino per un nuovo giudizio.

La vedova Gugliotta in fondo ci sperava, tanto che VENERDì, data in cui è stata fissata l’udienza, si è voluta recare a Roma per assistervi di persona. Ma nel pomeriggio è arrivata la notizia del non accoglimento del ricorso e la donna è comprensibilmente ripiombata nello sconforto. “Ho sentito il Pm che ripeteva che l’essere malati di mente non è una giustificazione per uccidere una persona e il difensore dell’assassino di mio marito che invece insisteva sulla seminfermità mentale e sulle due perizie, come nel processo di primo grado. Speravo davvero che qualcosa potesse cambiare, invece resterà tutto come prima – commenta amaro la signora Caruso che è stata assistita da Studio3A, società specializzata a livello nazionale nel risarcimento danni e nella tutela dei diritti dei cittadini – Sono profondamente amareggiata, delusa dallo Stato italiano, pensavo che avrebbe fatto di più per noi. Qualche anno in più di reclusione non ci avrebbero restituito mio marito, ma sarebbe stato un segnale importante per me e per i miei figli. E invece questo Stato ci ha rigettato nella disperazione: l’assassino se la caverà con 12 anni, niente. Io mio marito l’ho perso per sempre. Non è giusto, non lo accetteremo mai”.

Ancora più duro il commento del maggiore del tre figli della vittima, Daniele: “Orgoglioso di essere italiano? Mi dispiace ma con oggi il mio orgoglio è morto. Sono sempre più disgustato da questo Paese, da questo sistema. La giustizia in Italia è un sogno lontano”.

 

Nicola De Rossi / Studio 3A