ilTorinese

Scuola. Ruffino (Az): governo ignora triennalisti, rispondere sarebbe cortesia

“Nel silenzio e nell’immobilismo del governo, gli insegnanti precari con tre anni di servizio continuano ad essere discriminati nell’abilitazione rispetto ai colleghi di ruolo, a chi ha già un’abilitazione e a chi è specializzato sul sostegno, tanto da aver deciso di fare ricorso al Tar contro un sistema di abilitazioni ingiusto e assurdo, che li condanna di fatto al precariato a vita o essere scavalcati da insegnanti mai stati in cattedra”. Lo dichiara Daniela Ruffino, deputata di Azione, che aggiunge: “I cosiddetti ‘triennalisti’ chiedono da tempo, inascoltati, un intervento correttivo della legislazione relativa ai percorsi abilitanti da 30 crediti previsti per loro, che sono a numero chiuso, con pochi posti e con l’obbligo di lezioni in presenza e tirocinio, mentre i corsi per gli insegnanti di ruolo, già abilitati e specializzati su sostegno prevedono invece numero illimitato di accesso, lezioni online e nessuna ora di tirocinio. Si fanno insomma due pesi e due misure, con la conseguenza che i precari sono inevitabilmente impossibilitati a entrare in ruolo o addirittura a rischio di restare senza lavoro perché costretti a rimanere in seconda fascia delle Graduatorie provinciali per le supplenze. Si tratta di docenti in alcuni casi con molti anni di insegnamento già alle spalle, che rivendicano solo parità di trattamento. Si sono rivolti al Ministero dell’Istruzione per chiedere l’apertura di un tavolo tecnico e modificare la disciplina dei percorsi abilitanti, ma non hanno avuto alcuna risposta. Eppure rispondere è cortesia. Non per questo governo – conclude Ruffino – che evidentemente ritiene normale ci siano insegnanti di Serie A e insegnanti di Serie B”.

Agliè, il castello miracolato

Agliè e il suo castello! Ma è quello di Rivombrosa? Mondo dei consumi che riduci ogni cosa a effimero stilema pur che la realtà che proponi si imponga, nessun rispetto della verità, della storia e anche in questo caso dell’autenticità di persone e luoghi. A voler affrontare la storia di un castello, ci si immerge appieno nelle vicende di vita del passato e andando all’indietro capita di vedere distrutte e ricostruite più volte realtà non solo castellane ma locali…..Così, davanti alla lanterna magica del passato, noi ci rassegnamo a verità che contraddicono i fatti noti e raccontato, ché il momento vuole:
nessun rispetto per la verità! Questa pagina propone un momento drammatico: quando il castello rischiò che l’invasore, inviperito per gli esiti degli ultimi eventi bellici, mettesse a sacco prima e anche a fuoco poi il Monumento più importante di Agliè….. allora sarà più interessante scoprire quanto ebbe a capitare……e questo scritto lo dice bene.
Carlo Alfonso Maria Burdet
L’antico maniero divenne proprietà di casa Savoia dal 1764. Dopo l’avvenuto di Napoleone che lo aveva adibito a ricovero e il parco ceduto ai privati per l’agricoltura, ritornò ai Savoia nel 1823. Dal 1849 fu ereditato da Ferdinando Savoia duca di Genova, dal figlio Tommaso duca di Savoia-Genova e dal nipote Filiberto Savoia duca di Pistoia, marito della duchessa Lydia di Arenberg. Filiberto, cugino del re Vittorio Emanuele III° di Savoia, fu generale della Brigata Brennero e generale di divisione in Africa Orientale.
Nel 1939 cedette il castello allo Stato Italiano per otto milioni di lire, poi adibito a museo dove sono esposte alcune opere di Luigi Canina, l’architetto casalese inserito in casa Borghese dal marchese di San Giorgio Evasio Gozzani, amministratore del principe Camillo e Paolina Bonaparte. Il poeta Guido Gozzano dedicò uno scritto al castello del borgo alladiese. Qui si ricorda un poeta contemporaneo di Guido, Flavio Eligio Maria Razzetti, figlio dell’avvocato torinese Napoleone e Rosa Ballor. Il padre compose un commento estetico alle Odi Barbare di Giosuè Carducci, ottenendo lusinghiera approvazione di Carducci stesso. Flavio Razzetti fu anche giornalista e inviato speciale per 26 volte negli USA, pittore, autore di commedie teatrali, romanziere e  pubblicista.
In un sonetto dedicato a Flavio Razzetti dal poeta dialettale torinese Giovanni Bono, il personaggio di Monsú Razet viene descritto come talentuoso, una figura fuori dal tempo, col suo giaccone frusto e le scarpe scalcagnate. Alla domenica pomeriggio, nel caffè Cannon d’Oro di Agliè, l’antico gioco di carte dei tarocchi permise a Razzetti di fare amicizia con la famiglia di Gozzano Domenico, sposatosi a Cuceglio con Vittoria Zanotto Contino, genitori di Giuseppina Gozzano (*1925) che ha generato la propria linea di New York. La cugina Walburga Bollendorf di Norimberga, detta Walga, moglie del neuropsichiatra Mario Gozzano, figlio del generale medico Francesco e nipote materno del principe e generale Don Maurizio Ferrante Gonzaga, fu protagonista durante la seconda guerra mondiale del salvataggio di Agliè, luogo d’origine dei Gozzano provenienti da Luzzogno.
 Prima implorando in ginocchio e poi opponendosi fermamente alla decisione del compatriota e comandante nazista di distruggere il borgo, salì sul balcone del castello e rischiando la propria vita sfidò il generale tedesco che rinunciò al bombardamento. Per sfuggire alla guerra, i coniugi si erano trasferiti da Pisa ad Agliè nella casa del padre. Oltre a Pisa, Mario fu docente a Cagliari, Napoli, Bologna e Roma ed era direttore della clinica neuropsichiatrica universitaria La Sapienza, dove al primo piano del prefabbricato è stata a lui intitolata l’aula Gozzano. Pubblicò diversi trattati sulle malattie nervose. Importante figura fu il fratello Matteo, sposato con Natalia Labroca, sorella del famoso musicista Mario direttore della Scala di Milano. Il loro figlio Francesco era accompagnatore del presidente Saragat negli anni ’60, inviato speciale nel mondo negli anni ’80 e ultimo direttore dell’Avanti all’epoca di tangentopoli.
Don Pasquale Sorgente, marito di Carlotta sorellastra di Mario, era allievo di pediatria con l’educatrice Maria Montessori a Roma.
Negli anni ’60, Mario e Walga fecero visita ai cugini di New York e San Paolo del Brasile a Itu e Sorocaba emigrati da Agliè ed ebbero quattro figli: Gabriella grafica pubblicitaria; Franco pittore; Renato regista, fotografo ed inventore dei mitici Bank Window-Light che hanno fatto epoca nella storia mondiale della fotografia di
moda, prodotti nella propria azienda lungo il Naviglio di Milano che prese il nome di Lucifero; Elisabetta detta Ingrid, neuropsichiatra infantile residente a Roma, ultima rappresentante dei Gozzano di Agliè della linea materna di Maurizio Gonzaga.
Armano Luigi Gozzano 

Donna in moto contro guardrail: gamba amputata, è grave

L’elisoccorso è atterrato direttamente sulla superstrada nei pressi di Mergozzo nel VCO per prelevare una motociclista rimasta ferita gravemente in un incidente stradale. Alla donna è stata amputata una gamba e ora è mantenuta in coma farmacologico nella rianimazione dell’ospedale di Varese. La donna, bulgara,  di 35 anni  ha perso il controllo del suo mezzo  sulla superstrada del Sempione.

Scienza Migrante 2.0, tanti appuntamenti e storie fino al 2025

Dal 18 luglio e fino a marzo 2025 un ricco calendario di eventi.

 

Primo appuntamento “Aperitivo Migrante” con le storie dei ricercatori Magdalena Maria Kubas, dalla Polonia, Oleksii Skorokhod, originario di Kiev in Ucraina e Marwa El Soury, da Alessandria d’Egitto.

Giovedì 18 luglio ore 18.30 Casa del Quartiere San Salvario

Ingresso Libero

La scienza non ha confini, ma troppo spesso si trova a dover superare barriere culturali, sociali, politiche… Eppure il progredire della conoscenza dipende dalla capacità di scambio fra colleghi di tutto il mondo e la chiave del progresso è la condivisione. Da questi due presupposti – accogliere abbattendo le barriere e favorire la circolazione delle idee – nasce Scienza Migrante 2.0, il progetto di UNITO in collaborazione con Associazione A Pieno Titolo, Associazione CentroScienza onlus, Pastorale Migranti, Arcidiocesi di Torino, Refugees Welcome Italia, Rete delle Case del Quartiere di Torino, ASAI, RKH Studio, INFN – Sezione di Torino, Università della Valle d’Aosta (UNIVDA), Università degli Studi del Piemonte Orientale (UPO).

 

Scienza Migrante 2.0 punta tutto sul potere inclusivo della scienza. L’idea è quella di creare delle occasioni di condivisione e scambio – divertenti, ludiche, informali – fra scienziati, ricercatori e persone comuni, di costruire una comunità all’interno della quale la scienza possa realmente essere un ponte fra le persone, ispirando un cambiamento.

 

L’intero progetto ruota attorno al concetto di scienziato migrante che non si limita a definire un ricercatore che abbia deciso di abbandonare il proprio Paese spinto da un grave impedimento di natura sociale o politica quanto piuttosto ogni scienziato che si trova a lavorare all’estero. Chi ha lasciato il proprio paese si porta dietro un bagaglio culturale e di sapere scientifico spesso nascosto e inespresso; talvolta ha difficoltà a vedere riconosciuti i propri titoli di studio oppure fa fatica ad inserirsi nel nuovo contesto sociale. Ma dall’incontro possono nascere soluzioni.

Proseguendo il progetto iniziato nel 2022, Scienza Migrante 2.0 parte ufficialmente il 18 luglio con un calendario ricco di appuntamenti che proseguiranno fino a marzo 2025.

Ogni appuntamento racconterà storie di vita e di scienza di tanti ricercatori migranti, protagonisti della prima edizione di Scienza Migrante ed oggi parte integrante dello staff.  Come quella di Magdalena Maria Kubas, assegnista di ricerca di origine polacca, in Italia dal 2007; Oleksii Skorokhod, originario di Kiev e oggi Docente presso il Dipartimento di Scienze della vita e Biologia dei sistemi dell’Università di Torino; Marwa El Soury, biotecnologa e biologa molecolare arrivata in Italia da Alessandria d’Egitto per partecipare a un master internazionale euro-mediterraneo di neuroscienze e biotecnologia; Jatziri Mota Gutierrez, dal Messico, con una Laurea in Nutrizione Umana conseguita in Messico, un Master sulla Nutrizione Molecolare preso in Olanda e un Dottorato di Ricerca in microbiologia degli alimenti conseguito in Italia, presso l’Università di Torino. Sono loro i protagonisti dell’appuntamento del 18 luglio.

 

Si parte alla Casa del Quartiere di San Salvario a Torino,  con un kickoff party per la ripartenza del progetto e con il primo degli Aperitivi Migranti (gratuito e aperto al pubblico) che si svolgeranno nell’intera rete delle Case del Quartiere di Torino, occasione conviviale per incontrare i protagonisti del progetto, dialogare ed ascoltare le loro storie, parlare di ricerca, cultura, immigrazione in modo informale e divertente e co-progettare insieme le attività che partiranno ufficialmente da Settembre.

 

Novità di questa edizione sarà il coinvolgimento anche di alcuniricercatori italiani emigrati all’estero che porteranno nel format le loro esperienze con l’obiettivo di contribuire al dibattito sull’importanza dell’integrazione per il progresso sociale.

 

La scienza deve parlare un linguaggio universale e per coinvolgere un pubblico sempre più ampio verrà realizzata una nuova serie di puntate del podcast “Prof Fantastici e dove trovarli”, (https://frida.unito.it/wn_pages/podcast.php/Jul2024/1_prof-fantastici-e-dove-trovarli/) speciale Scienza Migrante, in collaborazione con Frida UNITO. Sul sito  https://scienzamigrante.unito.it/podcast/ sono già presenti 5 podcast ed altri se ne aggiungeranno nei prossimi mesi.

 

Scienza Migrante andrà nelle scuole primarie e secondarie con un format a loro dedicato. In una società sempre più multietnica l’incontro con gli scienziati migranti ispirerà bambini e ragazzi e consentirà loro di riflettere su temi importanti legati all’immigrazione e alla convivenza interetnica.

 

I Cineforum, in collaborazione con il Cineteatro Baretti di San Salvario, utilizzeranno il linguaggio universale del cinema per stimolare il dibattito sulle tematiche del progetto.

 

“Scienza Migrante in tour” vedrà protagonisti gli scienziati migranti negli eventi: la Notte dei ricercatori, il Salone del libro, Ricercatori alla spina, GiovedìScienza a Torino. Ma la collaborazione con UPO e UNIVDA consentirà di estendere l’organizzazione degli eventi sul territorio: Aosta, comuni montani, Alessandria, Novara, Vercelli, VCO.

 

https://scienzamigrante.unito.it/

Superga, un gioiello di arte e storia da valorizzare. In arrivo 15 milioni di fondi

/

Agenzia del Demanio, MIC, MIT, Regione Piemonte e Città di Torino hanno siglato l’intesa per il restauro dello storico complesso grazie a 15 milioni di euro di finanziamenti

La Basilica di Superga, uno dei simboli più amati del patrimonio culturale italiano e torinese, è protagonista di una importante operazione di valorizzazione e restauro grazie al Protocollo di intesa siglato oggi che avvia la riqualificazione del complesso e porterà al potenziamento del suo valore culturale e sociale.

Lo hanno firmato il Soprintendente del Ministero della Cultura – Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la Città metropolitana di Torino, Corrado Azzollini, il Provveditore pro tempore del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti – Provveditorato interregionale per il Piemonte, la Valle d’Aosta e la Liguria, Vittorio Maugliani, il Direttore Regionale Piemonte dell’Agenzia del Demanio, Sebastiano Caizza, il Presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio e il sindaco della Città di Torino, Stefano Lo Russo.

Il confronto costruttivo degli ultimi mesi sul futuro della Real Basilica ha portato anche allo stanziamento di 15 milioni di euro, 9 milioni già assegnati dal MIT e 6 milioni dal MIC da erogare nel triennio 2024-2026, per la riqualificazione di tutti gli ambienti esterni e interni della basilica.

Il complesso monumentale di Superga è un immobile del patrimonio storico-artistico di proprietà dello Stato che si estende su un’area di quasi 24 mila mq ed è affidato in concessione, fino al 2030, alla Fraternita della Speranza del Sermig – servizio missionario giovani che cura le visite di fedeli, studiosi e turisti. Le iniziative di valorizzazione avviate dal protocollo prevedono il restauro di tutti gli ambienti di pregio, l’accessibilità completa di tutti gli spazi anche alle persone disabili, la catalogazione e la digitalizzazione dei volumi antichi della biblioteca reale, la realizzazione di un percorso interattivo museale e il potenziamento della mobilità cittadina verso il colle di Superga, in linea con gli obiettivi di sviluppo sostenibile della Città di Torino e della Regione Piemonte.

Il Protocollo, che ha una durata di 5 anni, con possibilità di proroga in base all’avanzamento dei lavori, apre inoltre la strada a ulteriori collaborazioni pubblico-private per il finanziamento di altri interventi di valorizzazione.

Superga è uno dei luoghi simbolo di Torino perché la guarda dall’alto e perché conserva la memoria di alcuni fatti fondamentali della sua storia, a partire dal Grande Torino. Abbiamo lavorato a lungo a questo accordo, per cui desidero ringraziare il ministro Salvini che ha contribuito a individuare la prima tranche di risorse e il ministro Sangiuliano che è stato proprio qui a Superga per apprezzarne il grande potenziale e contribuire alla sua valorizzazione. Questi spazi, che sono a pieno titolo parte del patrimonio culturale e storico di Torino e del Piemonte, meritano di essere conosciuti e apprezzati dai turisti che sempre di più vogliamo attirare sul nostro territorio”, dichiara il presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio.

Questo protocollo è un risultato importante che mette insieme tutte le realtà e i soggetti interessati a portare avanti una strategia per il rilancio di Superga. Un sito che vogliamo preservare e promuovere sempre più, anche dal punto di vista dell’attrattività turistica, affinché possa essere una meta aggiunta agli itinerari delle persone che visitano Torino. È un luogo a cui la città è profondamente legata, sotto il profilo storico, religioso e culturale e in cui vive il ricordo della tragedia del Grande Torino a cui proprio qui, ogni anno, viene reso omaggio, afferma il Sindaco di Torino, Stefano Lo Russo.

Il Provveditorato Interregionale OO.PP. per le Regioni Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta, già coinvolto nel 2020 per interventi antincendio presso la Basilica, ha acquisito subito, per le proprie competenze tecniche, la consapevolezza profonda della necessità di estesi interventi per la salvaguardia e il recupero della fruizione dell’importante bene architettonico della Basilica di Superga, simbolo di Torino, e affiancando il SERMIG, nuovo soggetto gestore, non solo ha dato impulso, ma è stato soggetto motore per il concepimento di un complesso piano pluriennale di recupero. Per l’attuazione di tale piano il Provveditorato ha allocato sia fondi propri per interventi finalizzati (quali nuovi ascensori per il miglioramento dell’accesso, ed interventi di riparazione in somma urgenza) sia ha ottenuto consistenti finanziamenti nella pianificazione del Ministero delle Infrastrutture e Trasporti. Le prime attività del Provveditorato sono oggi in fase di attuazione, anche con metodologie innovative quali l’introduzione del BIM (Building Information Modeling – Historical BIM) per la progettazione degli interventi, e vedono l’importante coinvolgimento interessato anche di soggetti non pubblici, quale la Consulta per la valorizzazione dei beni architettonici e culturali di Torino. La sottoscrizione del Protocollo d’intesa tra le amministrazioni pubbliche (Agenzia del Demanio, Ministero della Cultura, Ministero delle Infrastrutture, Regione, Città Metropolitana), che avviene dopo un lungo periodo di interazione intensa e promozione svolte dal Provveditorato, costituisce importantissimo risultato, come punto di convergenza di interessi pubblici raccolti e promossi, nonché punto di avvio reale e fattivo per l’esteso programma di interventi previsto. La sottoscrizione del Protocollo, per la valenza dello stesso, è motivo di grande orgoglio per il Provveditorato, sottolinea il Provveditore pro tempore del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti – Provveditorato interregionale per il Piemonte, la Valle d’Aosta e la Liguria, Vittorio Maugliani.

Il complesso monumentale della Basilica di Superga, di proprietà dell’Agenzia del Demanio e capolavoro juvarriano di architettura barocca, è uno dei più significativi luoghi di rilevanza storica e simbolica di Torino. Per il Ministero della Cultura il suo recupero è sempre stato prioritario e i finanziamenti erogati, anche con il concorso di Fondazioni e di altri Enti, sono stati in passato di oltre 12 milioni di euro. Oggi, con la sigla del Protocollo d’intesa, si auspica che si possa proseguire il cammino intrapreso per la conservazione e la valorizzazione del compendio, superando le attuali criticità conservative e potenziando i servizi all’utenza, dichiara il Soprintendente del Ministero della Cultura – Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la Città metropolitana di Torino, Corrado Azzollini.

Questo ambizioso progetto di valorizzazione incarna pienamente la visione dell’Agenzia di sviluppare progetti innovativi per rigenerazione immobili pubblici di valore storico artistico e permettere ai cittadini di vivere pienamente questi luoghi e la loro storia. L’Agenzia del Demanio considera, infatti, la valorizzazione di questi edifici non solo un’opportunità per recuperare il patrimonio storico, ma anche un modo per creare nuove risorse, rilanciare l’economia locale e favorire lo sviluppo del territorio, spiega il Direttore Regionale Piemonte dell’Agenzia del Demanio, Sebastiano Caizza.

Emergenza caldo: il piano della Città di Torino per aiutare le persone fragili

Nei mesi estivi le persone in condizioni di fragilità soffrono maggiori disagi e, per offrire loro un supporto, la Giunta comunale –  su proposta dell’assessore alle Politiche Sociali Jacopo Rosatelli –  ha approvato alcune linee di intervento il cui obiettivo è creare una rete di protezione che li aiuti a fronteggiare meglio i disagi provocati dal caldo e li sostenga nel quotidiano.

“Il cambiamento climatico ha un impatto maggiore sulle persone in condizione di svantaggio sociale – afferma Jacopo Rosatelli. Stiamo lavorando per adattare progressivamente tutte le nostre azioni a questa sfida emergente come testimoniato dall’atto approvato questa mattina”.

In particolare, per l’estate 2024, in continuità con gli anni scorsi, la Città ha definito un piano operativo che prevede interventi domiciliari (a opera di personale specializzato) rivolti a persone anziane e fragili; attività di accompagnamento e sostegno (realizzate da Enti del Terzo settore specializzati con il supporto della Città) che si integrano con le misure di ‘domiciliarità leggera’ e con la messa a disposizione di centri d’incontro climatizzati da parte delle Circoscrizioni e della Protezione civile comunale oltre a una campagna informativa sui rischi derivanti dalle temperature elevate e i servizi disponibili.

Inoltre è stata prolungata per tutto il periodo estivo l’accoglienza nella Palazzina C del compendio ex Buon Pastore di corso Regina Margherita 153. La struttura, aperta lo scorso dicembre, offre ospitalità temporanea alle persone senza dimora, ai minori stranieri non accompagnati e ai nuclei familiari in attesa di ricollocazione.

Nel periodo dicembre-giugno hanno trovato riparo ogni giorno tra le 60 e 80 persone, accolte dalle 18.00 alle 9.00 del giorno successivo.

L’esecutivo di Palazzo Civico, di concerto con l’Asl Città di Torino, ha anche deciso di affidare all’Osservatorio sulla lungo-assistenza domiciliare socio sanitaria il compito di monitorare l’efficacia dei Progetti di Assistenza Individuale Integrata (PAI) predisposti per il periodo estivo.

TORINO CLICK

Aumenti per trasporti e rifiuti. Intervista ad Andrea Russi (M5S)

Consigliere comunale, capogruppo a Palazzo Civico del Movimento 5 stelle  
Abbiamo tutti avuto modo di leggere, nelle ultime settimane, le notizie relative ai vari aumenti in tema trasporti e rifiuti.
Abbiamo così intervistato una fra le voci del consiglio comunale di Torino più altisonanti che si sono espresse in merito , Andrea Russi, in rappresentanza del Movimento 5 Stelle.

1. Alla vigilia dell’estate, si prevede un afflusso turistico rilevante e abbiamo appreso  la notizia della chiusura, per lavori di manutenzione, della metropolitana. Non sembra un po’ un paradosso? 

Una Città che vuole davvero aprirsi al turismo anche nei mesi in cui, storicamente, ha sempre visto un minor afflusso di visitatori non può chiudere la metropolitana ad agosto, per la seconda estate consecutiva, è irrispettoso.

Oltre a dare un pessimo servizio ai tanti turisti che scelgono Torino come meta per le proprie vacanze, si creano notevoli disservizi ai tanti cittadini che ad agosto lavorano e a coloro che devono raggiungere la zona ospedali.

Durante la consueta diretta Radio del martedì, il Sindaco ha dichiarato, che la Metro1 di Torino dispone di una “tecnologia vecchia di quasi 30 anni”. A onor del vero, le prime 3 linee di metropolitana di Milano furono inaugurate nel 1964 la prima, nel 1969 la seconda, e nel 1990 la terza, eppure non si riscontrano mai fermi di 1 mese intero  per 2 estati consecutive.

Quand’è che Lo Russo dirà la verità sul fermo della Metro1 e sui ritardi per il prolungamento per Cascine Vica?

Il sospetto è che dietro alle dichiarazioni sulla necessità di fare dei lavori si nasconda una certa incapacità gestionale. Mai vista in nessuna città al mondo la metro chiusa per ferie. E hanno pure aumentato i biglietti.

2. Dal 1 luglio, infatti, è scattato l’aumento delle tariffe per il trasporto pubblico. Può spiegarci i reali motivi a fronte di un servizio definito dai passeggeri ‘inefficiente’? 

L’aumento del costo del biglietto GTT è l’ennesimo salasso per i torinesi da parte di una giunta che in meno di tre anni ha aumentato tutte le tasse che avrebbe potuto aumentare.
Non si può e non si deve chiedere ai torinesi questo ulteriore sacrificio economico senza prima migliorare la qualità del servizio offerto che, al momento, appare scadente ed è oggetto di quotidiane segnalazioni, dai ricorrenti ritardi nei passaggi dei bus e dei tram, ai bus sovraffollati, alle scale mobili che non funzionano, alle macchinette per il pagamento digitale a bordo spesso fuori servizio.

Se a fronte di questi disagi i cittadini sono sempre meno propensi ad utilizzare il mezzo pubblico per spostarsi, qualsiasi aumento tariffario costituirebbe un ulteriore incentivo ad usare l’auto, aumentando congestioni ed inquinamenti ed andando in direzione contraria agli obiettivi climatici oggi ineludibili.

Ci auguriamo che l’annuncio di questi aumenti non venga utilizzato come alibi per proporre nuovamente la privatizzazione dell’azienda.

3. Sempre in tema di aumenti, anche la tassa sui rifiuti domestici – la Tari – ne è soggetta. Il motivo, secondo lei?  

Sono tante le strade che si sarebbero dovute percorrere, prima di arrivare all’aumento sulla TARI del 6,67%

In primis si sarebbe dovuto proseguire il percorso virtuoso che ha portato, nel quinquennio precedente all’amministrazione Lo Russo, ad un forte incremento della percentuale di raccolta differenziata, dal 42,8% al 53,3%.

Ricordiamo infatti che ogni rifiuto riciclato rappresenta un guadagno, mentre ogni rifiuto incenerito rappresenta un costo.

Dal 2016 la progressione annuale è stata infatti del  +2%, +1,3%, +1,7%, +2,8%, +2,8%. Fondamentali, per raggiungere questo risultato, sono state le ecoisole.

Poi si è insediata la Giunta Lo Russo e la raccolta differenziata ha subito un fortissimo rallentamento, fermandosi al 54,4%, nel 2022, ed è notizia recente che l’inceneritore del Gerbido brucerà più rifiuto, grazie ad un’ulteriore linea di incenerimento.

Non si è fatto praticamente nulla nemmeno su altri fronti: premialità per i cittadini e le attività virtuose, introduzione della tariffazione puntuale, educazione al riciclo, accertamenti fiscali, progetti con i consorzi dei rifiuti, ridefinizione del contratto di servizio con Amiat.
C’erano tutte le condizioni per evitare questo aumento.

4. Il movimento 5 stelle come si pone di fronte a queste iniziative del Comune di Torino? 

Ovviamente siamo contrari a questi aumenti, anche perchè a nostro giudizio non è stato fatto abbastanza per evitarli e gli stipendi dei torinesi non hanno subito alcun adeguamento all’inflazione.

Per quanto riguarda la Tari, per esempio, ci sono attività di ristorazione che pagheranno migliaia di euro in più in seguito a questo aumento.

Confesercenti ha calcolato che per ogni 100 mq un ristorante pagherà 235 euro in più rispetto all’anno precedente, un bar 118 euro in più, così come i ristoranti che, attualmente, pagano già 10mila euro l’anno.

CHIARA VANNINI

Riapre la Strada dell’Assietta

SAUZE D’OULXRiapre  venerdì 12 luglio a mezzogiorno, la Provinciale 173 dell’Assietta. Sono infatti terminate le operazioni di pulizia ripristino e messa in sicurezza della carreggiata eseguite dai cantonieri e dagli operatori della Città Metropolitana di Torino. La Strada Provinciale 173 dell’Assietta resterà aperta sino 31 ottobre, salvo emergenze causate dal maltempo o nevicate precoci che dovessero rendere insicura la circolazione. La Città Metropolitana fa sapere che “Come sempre, trattandosi di una carreggiata sterrata, sono in vigore il limite di velocità di 30 km orari, il divieto di sorpasso e di sosta al di fuori dei parcheggi segnalati. Il transito è vietato ai veicoli di massa a pieno carico superiore a 3,5 tonnellate e di larghezza superiore a 2 metri”.

Come già gli scorsi anni, anche quest’anno nelle giornate dimercoledì e sabato nei mesi di luglio e agosto, è prevista la chiusura al traffico motorizzato dalle 9 alle 17 dal km 6+900 (Colle Basset) al km 36 (Pian dell’Alpe). In questi giorni la Provinciale dell’Assietta è percorribile solo a piedi e in bicicletta.

E a tal proposito, anche quest’anno, il Comune di Sauze d’Oulxpertanto ha emesso apposita ordinanza per la limitazione al traffico nel tratto di strada compreso tra Pian della Rocca ed il Colle Basset.

L’Assessore Davide Allemand che, come sempre, ha seguito l’iter dell’ordinanza, spiega meglio la limitazione: “Considerando la chiusura della Strada dell’Assietta nelle giornate di mercoledì esabato sino alla fine di agosto , abbiamo deciso in queste giornatedi procedere con la chiusura al traffico della strada dalla localitàPian della Rocca al Colle Basset al fine di rendere possibile laconvivenza tra le diverse tipologie di fruitori dell’area e ridurre gli impatti negativi con l’ambiente. Sono tuttavia previste delle deroghe che riguardano i residenti, i gestori dei rifugi, i conduttori di aziende agricole, i proprietari o gestori di fondi agricoli e forestali, a fronte di un’autorizzazione specifica rilasciata dai Comuni competenti. Ulteriori deroghe ovviamente interessano i mezzi di servizio utilizzati per la manutenzione stradale e quelli di soccorso e vigilanza.

In questi primi giorni di apertura però la Provinciale 173 dell’Assietta subirà chiusure e aperture straordinarie.

L’Assessore Davide Allemand illustra le novità di questo weekend e del prossimo: “In deroga alla normale regolamentazione estiva, la strada resterà aperta sabato 13 luglioe resterà chiusa domenica 14 luglio per permettere lo svolgimento della gara di mountain bike La Via dei Saraceni, con partenza alle 10 da piazza Assietta a Sauze d’Oulx e ritorno nel pomeriggio nello stesso luogo. Il percorso della competizione interessa parzialmente la Provinciale 173, transitando sui colli Blegier e Basset. Anche sabato 20 luglio la Strada dell’Assietta resterà aperta, alla vigilia della Festa del Piemonte al Colle Assietta.

Malesco, giugno 1944 

L’asilo infantile di Malesco, in Valle Vigezzo, a ridosso del confine con la Svizzera, venne inaugurato nel 1853, ventisei anni dopo la “scuola per bambine”, ed entrambe le istituzioni educative trovarono alloggio per tutto l’800 nell’edificio dell’ex ospedale Trabucchi, nel centro storico del paese. Agli inizi del ‘900, agli albori del “secolo breve”, in ragione degli spazi angusti in cui erano costretti i piccoli frequentatori dell’asilo e delle scuole femminili, l’Amministrazione comunale maleschese progettò la costruzione di una nuova scuola, considerato l’aumento della popolazione scolastica. Così, con una delibera del 1907, venne scelta piazza Brié che, al tempo, era stata pensata già larga (105 metri per 45), contornata da un bel viale a doppia fila, utilizzata sul finire del secolo (nel 1896) per festeggiamenti dell’acqua potabile che, in paese, veniva distribuita alle otto fontane pubbliche, alle scuole e all’asilo. Un vanto per gli amministratori del più popoloso centro vigezzino, a quel tempo guidati dal sindaco Bartolomeo Trabucchi. L’edificio doveva comprendere al piano rialzato i locali dell’asilo, al primo piano tre spaziose aule per le scuole femminili e al secondo, sulla destra della scala, un piccolo appartamento privato per le suore, e dall’altro lato un’altra aula. L’edificio subì, nel tempo, ulteriori sistemazioni e aggiustamenti ma già negli anni ‘30, come si può desumere da testimonianze e foto d’epoca, le classi erano miste e gli insegnanti laici. In quel luogo – una scuola – attraversato, abitato e frequentato dai ragazzi in crescita si dovrebbe sperimentare lo stare insieme anche tra persone che non sono legate da un comune affetto, come nel caso della famiglia. La scuola è il luogo che fornisce contenuti di conoscenza, dove si sta con gli altri condividendo regole comuni. Ovunque, e – ovviamente – anche in quell’edificio di piazza Brié, a Malesco, quasi agli estremi dell’Italia di “mezzanotte”. Soprattutto in un asilo come quello che rappresentava il primo livello di un cammino dove, nel tempo, i bambini avrebbero incontrato le maestre che avrebbero spiegato loro i numeri, gli anni della storia, i luoghi della geografia. Si sarebbe scritto, più avanti, con il pennino e con l’inchiostro che stava nel calamaio, su ogni banco.

C’era, e lo si coglieva nei paesi di montagna come nelle città, una generosità civile nella scuola pubblica, gratuita che permetteva di imparare. L’istruzione era (lo è ancora) utile perché non discriminava e dava importanza a tutti, a partire dai più poveri. Come ha scritto Erri De Luca, “la scuola dava peso a chi non ne aveva, faceva uguaglianza. Non aboliva la miseria, però fra le sue mura permetteva il pari. Il dispari cominciava fuori”. Ovunque, appunto. Anche a Malesco. Ma così non fu, in tempo di guerra. Dopo l’armistizio dell’8 settembre, la nascita della Repubblica fascista di Salò, l’occupazione nazista e l’avvio della lotta partigiana, le cantine di quelle scuole diventarono protagoniste, loro malgrado, di indicibili atrocità. Lì, nazisti tedeschi e fascisti italiani, rinchiusero e seviziarono i partigiani fatti prigionieri durante il rastrellamento del giugno 1944. L’impervia Val Grande (oggi parco nazionale e area wilderness più grande d’Italia) e le zone circostanti ospitavano diverse formazioni partigiane come la Valdossola, la Giovane Italia e la Battisti contro cui, in quell’inizio d’estate, si scatenò l’attacco di diverse migliaia di nazifascisti con l’appoggio di artiglieria e di aerei. Tedeschi e fascisti attaccarono in quasi cinquemila, bene armati ed equipaggiati; i partigiani che si difesero erano dieci volte di meno, male armati, peggio equipaggiati e privi di viveri. Per le formazioni partigiane e per la popolazione civile furono venti terribili giorni di spietata caccia all’uomo, fucilazioni, incendi e saccheggi. Le operazioni in montagna dell’Operazione Köeln – organizzata dal comando SS di Milano – terminarono il 22 giugno con l’eccidio dell’Alpe Casarolo, in alta Val Grande, dove morirono nove partigiani e due alpigiani. Poi in Val Grande le armi tacquero ma continuarono le fucilazioni dei partigiani catturati nei paesi ai piedi dei monti. Numerose vittime rimasero senza un nome e così anche molti dispersi, come nel caso di tanti giovani lombardi saliti in montagna per sfuggire ai bandi della Repubblica Sociale Italiana e non ancora censiti sui ruolini delle formazioni partigiane. Le vittime del rastrellamento – compresi molti alpigiani in zona per la monticazione estiva – furono circa trecento, la metà delle quali uccise dopo la cattura. Nelle cantine dell’asilo di Malesco, trasformato in prigione, transitarono decine e decine di partigiani, picchiati e torturati in interminabili “sedute” d’interrogatorio dai loro aguzzini. Molti di loro vennero poi tradotti nei luoghi di fucilazione, a Fondotoce di Verbania, Beura, Baveno. E nella frazione maleschese di Finero dove, nel piccolo cimitero, in quindici vennero messi al muro e fucilati il 23 giugno 1944. Oggi, a memoria di quella tragica vicenda, è stata posta una lapide sul muro della scuola e al centro della piazza (che ha cambiato il nome in piazza XV Martiri) dove, dalla fontana, l’acqua esce da quindici zampilli, tanti quanti i partigiani che persero la vita nel camposanto lungo la strada che scende per la Valle Cannobina.

Marco Travaglini