IL COMMENTO di Pier Franco Quaglieni
Sembra quasi un fatto di cannibalismo in famiglia perché il Polo del ‘900 è da sempre settario a senso unico verso le idee liberali, moderate, considerate in modo censorio di destra. Il divieto a tenere una conferenza al Polo del ‘900 ha scatenato quindi la giusta ira di Angelo d’Orsi, esponente di rango della cultura marxista e gramsciana torinese e candidato sindaco della estrema sinistra contro Lo Russo. D’Orsi è un militante di estrema sinistra coerente con sé stesso: la sua coerenza lo porta spesso all’intolleranza, ma per il professore il liberalismo è proprio un’eresia impraticabile e forse… intollerabile. Gli hanno annullato la conferenza perché accusato di essere un filoputiniano. Avrebbe dovuto presentare un libro sulla Russofilia. Il divieto appare del tutto immotivato perché il professore ha tutti i titoli per essere di casa al Polo. Io sono almeno 10 anni che non vengo invitato a parlare al Polo e me ne sono fatta una ragione. Ma d’Orsi ha ragione da vendere per lamentarsi: è un compagno obbediente, un militante e financo un attivista. Non l’ho più seguito, ma penso che negli ultimi tempi si sia immolato per la Palestina e abbia criticato aspramente Israele, come è di norma tra i veri comunisti da sempre, perché a perseguitare e deportare gli ebrei fu ci fu anche Stalin e non solo. Chiedo che diano la parola al professore, altrimenti gli offro piena e totale l’ospitalità al Centro Pannunzio dove venne una sola volta 25 anni fa a ricordare Massimo Mila che, in verità, fu solo un compagno strada. E ovviamente potrà dire tutto ciò che vuole, in assoluta libertà. Perché il Centro Pannunzio è una libera agorà aperta a tutti i dissensi e a tutte le eresie. Anzi , le idee di d’Orsi non sono eresie, sono semplicemente idee che vanno rispettate. Meglio, diceva Gobetti, se le idee discordano perché così crescono le idee. Un Gobetti un po’ ostico per il professore e adesso anche un po’ scomodo per il Polo che ospita il settario centro Gobetti e tende a distinguersi, nel caso di equivoci, con il defunto Polo delle libertà.




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