Dalla stesura del primo CV ai percorsi formativi post-diploma, dai “lavoretti estivi”, spesso un’occasione di crescita nonché una prima forma di guadagno per i giovani, alle opportunità professionali del territorio.
Il prossimo 23 luglio, nella filiale di Corso Francesco Ferrucci si svolgerà infatti l’“Open Day 2025” di Gi Group, che aprirà le porte a neodiplomati e a neodiplomate, ma anche a universitari e a tutti coloro che stanno valutando nuove opportunità formative e professionali, per organizzare gratuitamente momenti di confronto dedicati.
L’Open Day permetterà alle ragazze e ai ragazzi, affiancati da recruiter professionisti, di comprendere il funzionamento dei processi di selezione, quali competenze vengono valutate positivamente in un candidato e capire come costruire il proprio percorso di avvicinamento al mondo del lavoro.
Spazio anche ad approfondimenti sulle opportunità di specifici settori ad elevata richiesta di professionalità sul territorio, come l’ambito retail.
L’iniziativa proseguirà anche nei mesi di settembre e ottobre per fornire ulteriore supporto ai giovani nella costruzione del proprio futuro.
Per partecipare: https://www.gigroup.it/offerte-lavoro/?job=OPEN+DAY
Gli Open Day coinvolgeranno complessivamente oltre 90 filiali di Gi Group in tutta Italia, rafforzando l’impegno dell’agenzia per il lavoro nell’ambito della formazione e orientamento. Nell’anno scolastico 2024-2025, Gi Group ha infatti incontrato oltre 22.100 studenti in tutta Italia coinvolgendoli in percorsi di orientamento che hanno visto il contributo di più di 200 docenti, per un totale di oltre 34.000 ore e oltre 240 scuole e università raggiunte.
Giada Donati, Central Delivery Director di Gi Group, ha dichiarato “Conoscere le opportunità formative e professionali post-diploma e sapere come muovere i primi passi nel mondo del lavoro, valorizzando le proprie aspirazioni e il proprio talento, sono fattori fondamentali per i ragazzi e le ragazze che concludono gli studi superiori. Questo a maggior ragione in un Paese come il nostro con un’elevata percentuale di NEET, dove la scuola non riesce a formare le figure richieste dal mercato del lavoro e dove l’orientamento spesso non supporta gli studenti e le loro famiglie verso una scelta consapevole per il futuro. Con questa iniziativa, che portiamo avanti da anni in molte delle nostre filiali, rafforziamo il nostro impegno per l’ascolto delle nuove generazioni e per accompagnare i giovani verso la realizzazione dei loro progetti professionali e di vita”.
cs
Musica, intrattenimento e divertimento per tutta la famiglia nel più grande Urban District del Piemonte
T”Summer Dream – Un’estate da sogno” entra nel vivo nel cuore dell’estate torinese. Il palinsesto estivo di To Dream, il più grande Urban District del Piemonte, continua ad animare le serate cittadine con un mix di musica, gusto e divertimento per tutta la famiglia. Mancano pochi giorni alla chiusura, prevista per domenica 27 luglio
Tra gli appuntamenti da non perdere, il food court musicale, attivo fino a venerdì 25 luglio: ogni sera, a partire dalle ore 19.00, DJ set, karaoke, musica dal vivo e aperitivi animeranno l’area ristorazione, grazie alla collaborazione con Rossopomodoro, Old Wild West, Signorvino, Löwengrube e Caffè Vergnano.
L’ingresso è libero, e registrandosi su Xceed si riceve un 10% di sconto sull’aperitivo durante l’evento.
E per i più piccoli (e le loro famiglie) c’è ancora tempo per godersi il parco giochi gratuito, aperto fino a domenica 27 luglio, tutti i giorni dalle 15.30 alle 20.00 – con apertura straordinaria fino alle 23.30 solo venerdì 25 luglio.
Tra le attrazioni: scivolo toboga, area gonfiabile, paintball estivo con pistole ad acqua, salterelli colorati e porta da calcio per sfide all’ultimo goal. Inoltre, i bambini potranno ritirare uno speciale “passaporto del divertimento” da completare con i timbri delle attrazioni visitate.
Merlo: no ai cattolici professionisti
Il pluralismo politico è la regola e non un’eccezione
“Il ritorno dei cattolici in politica è indubbiamente positivo ed anche incoraggiante. E non solo per
le ragioni storiche che hanno segnato ed accompagnato il cammino concreto della democrazia
italiana. Ma il tutto può e deve avvenire solo nel pieno rispetto del pluralismo politico ed elettorale
dei cattolici stessi da un lato e, soprattutto, respingendo al mittente chiunque si ponga come
interprete e rappresentante esclusivo del cattolicesimo politico italiano. Un vizio, questo, che da
troppo tempo caratterizza il comportamento di chi si sente titolato a rappresentare i cattolici nella
vita pubblica del nostro paese italiano. Un vizio che alligna soprattutto nel campo della sinistra
dove non mancano, oggi, quelli che venivano definiti sarcasticamente da Mino Martinazzoli nel
passato, e in tempi non sospetti, come ‘cattolici professionisti’. O “sepolcri imbiancati”, come
amava invece chiamarli con altrettanta durezza nella prima repubblica il leader della sinistra
sociale della Dc, Carlo Donat-Cattin”.
On. Giorgio Merlo
Presidente nazionale ‘Scelta Cristiano Popolare’
Vito Oliva. Disegni Padani
Il magico surrealismo dell’artista alessandrino in mostra, nel Tortonese, a Sale d’Alessandria
Dal 25 al 29 luglio
Sale (Alessandria)
Una mostra a breve, troppo breve, durata. Cinque giorni, solo, di esposizione. Siamo tuttavia certi che “Disegni Padani”, a firma di Vito Oliva, a cura dell’“Associazione Mina Pintore” e ospitata da venerdì 25 (inaugurazione, ore 17,30) a martedì 29 luglio prossimi presso l’“Atelier” di via Roma a Sale Alessandrino, non mancherà – come si spera e ne siamo certi – di attrarre un buon numero di visitatori e di destare l’interesse che assolutamente merita.
Vito Oliva è un “eclettico artista, testimone del territorio”. Alessandrino, laureato in Lettere presso l’Ateneo genovese, ha come primi maestri i più noti pittori alessandrini tra i quali Giovanni Rapetti, dal quale apprende i primi, ma decisivi, rudimenti del “mestiere d’artista”. Si accosta all’arte “fantastica” e “surrealista” nella sua maggior fioritura e fortuna in ambito torinese negli Anni ’70.
Nota critica:
“Pittore della natura e della memoria, il tratto intenso e ricco di dettagli che si riscontra nei quadri di Vito Oliva è un viaggio che rivela paesaggi e momenti di vita passata di questa terra padana. Atmosfere suggestive nelle quali compaiono elementi tipici quali alberi secolari, campi sterminati e antiche testimonianze architettoniche immerse in un’aura di mistero e nostalgia. E ancora: elementi che rappresentano una forte simbologia legata alla natura e alla memoria storica dei luoghi. E’ questo il carattere distintivo, la vera unicità delle sue opere … Artista dal tratto preciso e inequivocabile, dai contrasti netti e dalle linee marcate che esaltano in modo nitido e preciso forme e immagini dall’aspetto tridimensionale, quasi vivo, che cattura l’osservatore”.
Mostra che sicuramente merita attenzione. E un’attenta visita.
Un consiglio ai “forestieri” che arriveranno a Sale per questa o altra occasione: non mancate di “omaggiare” (in tempi, soprattutto, come quelli che stiamo vivendo di criminale follia bellica) la “grande” (in tutti i sensi) classicheggiante scultura dedicata in Parco della Rimembranza “Ai Caduti di Sale” delle prime due guerre mondiali, opera di Giovanni Taverna (1911 – 2008), allievo di Borelli e soprattutto di Bistolfi, e nativo della vicina Alluvioni Cambiò, dal 2018 Alluvioni Piovera. Uno dei vari “monumenti pubblici” realizzati dal Taverna, fra i quali il “Monumento all’Alpino” di Leynì e il “Monumento al Migrante” a Pittsbourgh.
Terra di grandi artisti, il “Monferrato Alessandrino”. Sale vi aspetta oggi con le opere di Vito Oliva.
Per info: “Atelier”, via Roma 31, Sale (Alessandria); tel. 335/6547770
Orari: dalle 10 alle 12 e dalle 16 alle 19
Nelle foto: locandina mostra e una recente opera di Vito Oliva
IL COMMENTO di Pier Franco Quaglieni
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Ieri sera sono stato a cena in un ristorante dell’entroterra ligure che abbiamo escluso dalle nostre mete future, malgrado il fresco e il verde. Durante il desinare, quasi inevitabilmente, abbiamo toccato tra amici lo scandalo che fa traballare Milano e la sua Giunta comunale. Un commensale, noto impresario edile, si è dichiarato quasi subito colpevolista perché il dilagare del cemento a Milano durante il governo di Sala “è stato al di là di ogni norma“. L’imprenditore sembrava un novello Antonio Cederna che sul “Mondo“ di Pannunzio fece grandi battaglie per la tutela del paesaggio urbano. Un impresario convertito? No. Da quanto ho colto, c’era anzi un po’ di invidia non confessata verso i colleghi meneghini che hanno fatto ciò che a lui non sarebbe mai stato concesso. A illuminarmi con una sua intervista sulla situazione milanese è stata Tiziana Parenti, la Pm di Mani Pulite che nel 1992 con coraggio si ribellò al procuratore Borrelli e prese le distanze dal collega Di Pietro in nome di un garantismo liberale che stava per essere travolto da un giacobinismo purificatore, appoggiato anche dalla Lega (che esibiva il cappio in Parlamento) e dal MSI, fino ad allora quasi vergine in quanto non aveva quasi mai toccato palla nella politica italiana almeno nel Nord Italia. Furono anni terribili in cui solo pochi denunciarono la barbarie del” tintinnare di manette“ e del gettar via la chiave del carcere preventivo per estorcere confessioni. Sono pagine da archiviare nella storia peggiore d’Italia, privata di un sistema politico che aveva scritto la Costituzione, impedito il giogo comunista, promosso il benessere con il miracolo economico. Certo aveva anche accumulato errori a partire dal 1968 in poi, senza riuscire ad affrontare il problema della governabilità nel 1953 e della vita democratica dei partiti, pur essendo essi citati nella Costituzione. Come era prevedibile e previde Arturo Carlo Jemolo il finanziamento pubblico dei partiti non fu sostitutivo di quello clandestino che anzi fu incrementato anche perché in primis il PCI che pure sollevò la questione morale, godette dell’oro di Mosca, come documentò un celebre libro dimenticato scritto in base ai documenti ritrovati negli archivi ex sovietici. Nacque una seconda Repubblica che è stata peggiore della prima.
E questa seconda Repubblica sopravvive anche oggi, pur tra mille contraddizioni perché il progetto di riforma istituzionale del governo è fermo. Tiziana Parenti, senza ovviamente entrare nel merito delle indagini in corso ha detto che “adesso è molto peggio di Tangentopoli perché i vantaggi sono personali e non per la politica. Oggi ci sono individui che per fare la loro scalata utilizzano qualunque mezzo“. Ed ancora: “La corruzione si basa sul fatto che io procuro a te un appalto e tu poi nomini un mio amico come consulente“. Con parola non a caso oggi in voga, questo si chiama amichettismo, un qualcosa in cui la politica cede il posto al favoritismo. Il progetto di Sala era molto ambizioso: costruire la Milano del futuro piena di grattacieli. Se noi vediamo certe fotografie di Milano e pensiamo che a Torino i grattacieli sono solo due, se escludiamo la torre littoria di piazza Castello, abbiamo chiara l’idea del mega progetto già iniziato nel decennio del sindaco Albertini, che fu però costretto a lavorare sotto la guida della procura di Milano per non incorrere in eventuali reati. Nulla sappiamo dei magistrati milanesi di oggi che si rivelano discreti e rinunciano alle comparsate dei Pm di Tangentopoli. Quindi non possiamo trarre conclusioni. Sarà possibile dare un giudizio politico e solo successivamente storico (come è lecito e doveroso fare per Tangentopoli) quando saranno chiari i fatti e le responsabilità. Che oggi Sala abbia detto in Consiglio Comunale di avere “le mani pulite” non è così rassicurante perché evoca un’espressione del 1992. In ogni caso le dimissioni imposte ad un assessore (che c’è da augurarsi che non sia una vittima sacrificale) dimostrano che qualcosa non andava per il verso giusto. Sarebbe interessante infine riflettere sul finanziamento della politica anche oggi, un tema importante evocato da Tiziana Parenti perché, al di là dello scandalo di Milano, resta uno dei problemi non risolti della nostra democrazia. Come vivono oggi i partiti non è una domanda peregrina, ma sicuramente molto attuale. Dove traggono i loro finanziamenti e come sono organizzati in termini davvero democratici sono interrogativi che suscitano una certa inquietudine.
SECONDA PARTE
Ognuno di noi, quindi, ha i suoi valori e la propria scala di valori. Nella fotografia che accompagna questo post i lettori de Il Torinese potranno scorrere un elenco di oltre un centinaio di valori. La lista non è esaustiva, ma potremmo aggiungerci altri valori non ricompresi e per qualcuno importanti.
In ogni caso l’elenco potrà essere utile per meglio comprendere alcuni valori che sono importanti per ogni lettore, e magari anche per stilare un elenco personale e un ordine di priorità e di importanza dei valori che per ognuno sono fondamentali.
Ma perché è così importante conoscere i valori che ci guidano? Beh, esattamente perché essi ci guidano, o così dovrebbe essere. L’importanza di pensare e agire in coerenza con ciò che per noi è importante è enorme. Soltanto quando la nostra esistenza segue i princìpi per noi essenziali possiamo dire stare davvero bene.
Se al contrario la nostra vita si svolge in modo difforme dai nostri valori guida, vuoi per ragioni esterne a noi e indipendenti da noi o per motivi che hanno più a che fare con un nostro disordine interiore, ecco che la nostra esistenza e i nostri comportamenti diventano confusi, contraddittori, incoerenti e fonte di disagio e sofferenza.
Il primo fondamentale passo quindi, è di essere consapevoli dell’importanza di avere e conoscere i nostri valori guida, ai quali appellarci per qualsiasi nostra decisione e azione. Quante volte abbiamo percepito un malessere interiore e abbiamo poi scoperto che esso derivava dal fatto che stavamo facendo qualcosa che andava, molto o poco, contro i nostri principi?
I nostri valori, poi, fanno ogni giorno i conti con i nostri bisogni (di sicurezza, di appartenenza, di stima, ecc.) e da questi sono condizionati. E’ da una armoniosa relazione tra valori e bisogni che ognuno di noi può o meno definire un percorso esistenziale che sia quanto più possibile sereno e proficuo.
Roberto Tentoni
Coach AICP e Counsellor formatore e supervisore CNCP.
www.tentoni.it
Autore della rubrica settimanale de Il Torinese “STARE BENE CON NOI STESSI”.
(Fine della seconda parte)
Potete trovare questi e altri argomenti dello stesso autore legati al benessere personale sulla Pagina Facebook Consapevolezza e Valore.
Il settore dell’artigianato moda in Piemonte è in forte difficoltà. Negli ultimi sei anni, il comparto ha visto la chiusura di 229 imprese: al 31 marzo 2019 erano 2.458, mentre al 31 marzo 2025 ne restano solo 2.229 (fonte: Unioncamere Piemonte). Un calo che solleva forti preoccupazioni sulla sopravvivenza di un’intera filiera produttiva, composta in larga parte da microimprese a conduzione familiare.
Il comparto dell’artigianato moda in Piemonte – che comprende tessile, abbigliamento, pelletteria, cuoio e calzature – continua a registrare segnali di sofferenza. Una crisi che non riguarda solo il contesto regionale, ma si riflette su scala nazionale, rendendo urgente un’attenta analisi delle dinamiche di mercato per individuare strategie di sostegno efficaci e concrete.
Le imprese del settore sono in gran parte realtà familiari, spesso tramandate da generazioni, e oggi si trovano in seria difficoltà. Il rischio concreto è la scomparsa di un’intera filiera produttiva artigianale, simbolo del saper fare italiano.
Secondo i dati di Unioncamere Piemonte, al 31 marzo 2019 – prima della pandemia – le imprese artigiane della moda attive in regione erano 2.458. Sei anni dopo, al 31 marzo 2025, ne restano 2.229: 229 aziende hanno cessato l’attività. Un segnale chiaro del progressivo indebolimento del comparto.
In Italia, la moda artigiana rappresenta una componente strategica dell’economia, con circa 60.000 imprese manifatturiere e oltre 600.000 addetti. Per questo motivo, diventa sempre più urgente un intervento mirato da parte del Ministero per contrastare la crisi in atto.
“La qualità delle nostre produzioni sono riconosciute in tutto il mondo e riteniamo che sia arrivato il momento di garantire una maggiore stabilità ad un marchio di alto valore come il Made in Italy – afferma Samantha Panza, Presidente Abbigliamento di Confartigianato Imprese Piemonte. Il settore ha retto il periodo pandemico, ma altre situazioni geopolitiche internazionali e le nuove misure imposte a livello europeo, anche sulla sostenibilità, stanno mettendo a dura prova la sua resilienza. Il Governo ha riconosciuto lo stato di crisi del settore, prova ne è la convocazione del Tavolo di Crisi del Sistema Moda convocato per il 6 agosto, ma la sfida è alta”.
Un appello forte arriva anche da Giorgio Felici, Presidente di Confartigianato Imprese Piemonte: “Al Ministero chiediamo, tra le altre, misure ad hoc per la salvaguardia dei livelli occupazionali, una politica mirata di sostegno al credito e disposizioni normative per agevolare l’implementazione di nuove tecnologie e strumenti digitali. Se vogliamo che il Made in Italy continui ad essere il fiore all’occhiello della produzione del nostro Paese ed un’eccellenza da esportare in tutto il mondo – dichiara Giorgio Felici, Presidente di Confartigianato Imprese Piemonte – è necessario valorizzare e sostenere le aziende, soprattutto quelle di medie e piccole dimensioni, che garantiscono qualità, professionalità e l’artigianalità che tutti ricercano”.
Il sistema moda non è composto solo da grandi marchi. Come dimostra la realtà locale, esiste una rete capillare di piccoli artigiani che seguono l’intero processo creativo, dal disegno al taglio, realizzando capi unici. Creatività e qualità sono da sempre le leve vincenti per distinguersi, soprattutto di fronte alla concorrenza di aziende che sfruttano impropriamente il termine “artigianale” per prodotti importati o industriali, spesso realizzati senza il rispetto delle normative che vincolano invece i laboratori regolari.
Confartigianato ha portato al tavolo di confronto ministeriale una serie di osservazioni che evidenziano la natura strutturale della crisi. La rapida crescita dell’e-commerce ha penalizzato le imprese meno digitalizzate; l’inflazione e l’adeguamento delle condizioni di lavoro hanno inciso pesantemente sui costi; e l’accesso al credito rimane difficile per molte microimprese, che non soddisfano i requisiti richiesti dagli istituti bancari.
A ciò si aggiunge la concorrenza internazionale, in particolare quella proveniente da Paesi a basso costo del lavoro, che mette sotto pressione i produttori italiani. Le mutate abitudini dei consumatori, sempre più orientati verso l’abbigliamento casual e sportivo, stanno riducendo la domanda per capi tradizionali e di alta gamma, mentre cresce la diffusione del fast fashion, più accessibile ma meno sostenibile.
Nel contesto nazionale permangono inoltre sacche di illegalità, con laboratori clandestini che impiegano personale sottopagato e privo di tutele, generando una concorrenza sleale nei confronti di chi opera nel rispetto delle regole.
Infine, le normative europee sempre più stringenti in materia di sostenibilità e trasparenza impongono alle aziende adeguamenti onerosi, spingendo al contempo il mercato verso produzioni più etiche e green. Anche l’internazionalizzazione, pur rappresentando un’opportunità, richiede competenze e risorse che non tutte le realtà artigiane sono in grado di sostenere.
Una risposta istituzionale tempestiva e strutturata è oggi fondamentale per salvaguardare un patrimonio economico, culturale e occupazionale che rischia di essere irrimediabilmente compromesso.
Informazione promozionale
Gli impianti domotici non sono più una soluzione riservata a ville futuristiche o ambienti d’élite. Oggi, anche a Torino, la domotica sta diventando una scelta concreta per chi vuole migliorare il proprio stile di vita – o la propria attività – con l’aiuto della tecnologia.
Case, uffici, studi professionali, negozi e strutture ricettive stanno adottando sistemi intelligenti che semplificano la gestione quotidiana, aumentano il comfort e riducono gli sprechi.
Cos’è un impianto domotico e perché sta cambiando il nostro modo di vivere (e lavorare)
Un impianto domotico è un sistema che integra dispositivi e impianti elettrici e digitali, permettendo di automatizzare molte funzioni dell’edificio e di controllarle a distanza tramite smartphone, tablet o comandi vocali.
L’obiettivo non è solo quello di impressionare con luci colorate o tapparelle che si abbassano da sole, ma di rispondere a bisogni reali: sicurezza, risparmio energetico, comodità, controllo da remoto.
Nelle abitazioni, ciò significa poter accendere il riscaldamento mentre si rientra dal lavoro, controllare chi suona al citofono anche quando si è in vacanza, o simulare la presenza in casa per scoraggiare i malintenzionati. In ufficio o in negozio, significa programmare luci e climatizzazione in base agli orari di apertura, monitorare gli accessi, verificare tutto anche a distanza, con un semplice clic.
Torino e la domotica: una città sempre più connessa
Torino ha sempre avuto un’anima razionale e ingegneristica, e non sorprende che stia abbracciando la domotica con un approccio pratico e orientato all’efficienza. Qui l’impianto domotico è uno strumento concreto per semplificare la quotidianità, ridurre i consumi e gestire in modo più intelligente i propri spazi.
A favorire questa diffusione contribuiscono anche le caratteristiche del territorio: le ristrutturazioni recenti, le abitazioni indipendenti e i piccoli contesti condominiali offrono condizioni ideali per integrare soluzioni smart in modo non invasivo.
Parallelamente, studi professionali, coworking e strutture ricettive continuano a scegliere la domotica per migliorare l’organizzazione degli ambienti, contenere i consumi energetici e offrire un’esperienza più moderna ed efficiente a clienti e collaboratori.
Il partner giusto per un impianto domotico su misura
A rendere possibile questa evoluzione sono realtà specializzate e ben radicate sul territorio, come Comunicatorino, che vanta una solida esperienza nei settori della sicurezza, della videosorveglianza e dell’automazione. L’azienda progetta impianti domotici su misura, pensati per adattarsi davvero alle esigenze di famiglie, professionisti e piccole imprese, con soluzioni affidabili e facili da gestire.
Se vuoi scoprire come rendere più intelligente e sicuro il tuo spazio abitativo o lavorativo, puoi approfondire direttamente nella pagina dedicata alla domotica sul sito Comunicatorino.com.
ROSSO E FONTANA (FI): ATTENDIAMO DI SAPERE SE SARÀ IL PD PRO SALA O QUELLO CONTRO TOTI
«Abbiamo appreso con stupore degli avvisi di garanzia che sono stati recapitati all’onorevole Mauro Laus, all’assessore Mimmo Carretta e alla presidente del Consiglio comunale Maria Grazia Grippo. Ci eravamo quasi scordati che fossero sotto indagine, vista la solita cortina fumogena che il “Sistema Torino” tende a creare per occultare i problemi che investono, come uno tsunami, i propri eletti.
Forza Italia, come sempre, resta garantista ed è certa che le persone coinvolte riusciranno a provare la propria innocenza ed estraneità ai fatti che vengono loro attribuiti. Crediamo che sarebbero opportune delle comunicazioni in Aula da parte del Sindaco per rassicurare i cittadini e il Consiglio riguardo a questa notizia.
Certamente siamo curiosi di capire quale Partito Democratico avremo di fronte: se la versione A, cioè quella di queste ore, ipergarantista nei confronti del Sindaco di Milano Sala, oppure la versione B, quella giustizialista che solitamente il Pd interpreta se ad essere coinvolti in guai giudiziari è un esponente di centrodestra, uno fra tutti Toti.
Ecco, attendendo che il Pd torinese e il sindaco Lo Russo girino la ruota e ci facciano sapere dove si ferma e quale versione interpreteranno, noi mettiamo le mani avanti: non siamo garantisti “alla carta”, al bisogno.
Un avviso di garanzia non corrisponde a una condanna, e una condanna in primo grado non corrisponde a una condanna in via definitiva».
Ad affermarlo il senatore Roberto Rosso e Marco Fontana, rispettivamente Segretario provinciale e cittadino di Forza Italia a Torino.