ilTorinese

Solidarietà a Ranucci. Senza se e senza ma

IL COMMENTO di Pier Franco Quaglieni

Pier Franco Quaglieni

Credo che sia e debba essere unanime la condanna dell’attentato – sia pure fortunatamente mancato – al giornalista Sigfrido Ranucci e a sua figlia. La libertà di stampa è un valore assolutamente irrinunciabile per ogni democrazia. Il clima di odio e’ palpabile. Esso è prodotto dagli estremismi, dagli “opposti estremismi” come diceva Spadolini. Il governo non c’entra. Questo è un dato di fatto oggettivo al di là di battute estemporanee non opportune. L’intolleranza nei confronti di chi scrive e manifesta le proprie idee appare evidente. Non voglio anch’io sentirmi vittima, ma nel giro di una settimana ho ricevuto insulti pubblici e privati. In termini così aspri non mi era mai capitato. Eppure ho vissuto il periodo del ‘68 e del terrorismo. Ho vissuto da vicino il ferimento a morte di Carlo Casalegno a cui l’Ordine dei Giornalisti ha intitolato una delle sale di Palazzo Ceriana – Mayneri. Ho ricordato spesso Casalegno, considerato da un direttore de “La stampa” “un uomo di destra”. Io stesso che ero oratore ufficiale, non ebbi il coraggio di obiettare nulla al giornalista. La condanna dell’estremismo deve sempre andare oltre le semplificazioni manichee.La moglie di Casalegno Dedy fu esterrefatta. Etichettare le vittime della violenza è stato un gioco pericoloso in passato e resta un qualcosa di profondamente sbagliato anche oggi. Ha ragione Luciano Violante nel valutare negativamente le affermazioni apodittiche della Segretaria del Pd. Sono sbagliatissime le tesi dell’avvocato degli Italiani Conte sulle querele, legittimi strumenti per tutelare la propria dignità personale, considerata la depenalizzazione dell’ingiuria. La querela non è una minaccia alla libertà di stampa, specie quando il querelante offre la facoltà di prova. Un grande giurista diceva “Querelare o scomparire”. La tolleranza di chi non querela non è buonismo, ma indica a volte la paura di scoperchiare il vaso di Pandora. Queste osservazioni sono un piccolo e modesto contributo ad un dibattito che è giusto avviare con fermezza ed aperture non ideologiche, guardando non solo alla delinquenza politica, ma anche a quella criminale che Ranucci ha denunciato con coraggio. Non ho quasi mai condiviso nei suoi contenuti il giornalismo di Ranucci, ma credo che oggi non si possa non stare, senza se e senza ma,  dalla parte di Ranucci e di tutti i giornalisti al di la’ dei colori politici.

Centro Pannunzio e Città Metropolitana celebrano Valdo Fusi 

“Ho assistito all’esecuzione . Sono stati eroici e sereni. Giunti al Martinetto si sono abbracciati. Il generale (Giuseppe Perotti, uno dei condannati a morte) ha dato l’attenti con voce così imperiosa che non solo i condannati, ma perfino il plotone si è irrigidito. Allora il generale ha gridato “Viva l’Italia libera!” E tutti hanno risposto “ Viva l’Italia libera!”

Si tratta di uno dei passi del libro intitolato “Fiori rossi al Martinetto”, un testo indimenticabile scritto da Valdo Fusi sul processo e la condanna a morte dei componenti del Comitato militare di liberazione nazionale piemontese nell’aprile del ’44, che saranno letti lunedì 27 ottobre alle ore 10 e commentati nell’incontro organizzato con studenti e studentesse dal Centro Pannunzio, in collaborazione con la Città metropolitana di Torino, nella sede di corso Inghilterra 7, nella Sala panoramica al 15esimo piano.
L’iniziativa rientra nei progetti sostenuti dall’Ente di area vasta attraverso il bando sulla storia locale, in occasione dell’ottantesimo anniversario  della liberazione dal Nazifascismo.
A parlar e dibattere della figura di Valdo Fusi, avvocato,  partigiano,  dirigente politico e scrittore, e della sua opera letteraria più nota, saranno il nipote di Valdo, Luigi Fusi, e la consigliera metropolitana con delega all’Istruzione Caterina Greco. Interverrà anche il presidente del Centro Pannunzio,  Pier Franco Quaglieni.
Verrà trasmesso un videomessaggio del vicesindaco della Città Metropolitana Jacopo Suppo.  Le letture di alcuni passi di “ Fiori rossi al Martinetto”, che si alterneranno agli interventi dei relatori e alle domande degli studenti, saranno proposte all’uditorio da Enrico Lupano e Ornella Pozzi.

Mara Martellotta

Un autunno ricco di cibi e di colori da Borello Supermercati

Informazione promozionale

Il mese di ottobre e l’autunno in generale rappresentano un’opportunità per spaziare tra i tanti prodotti di stagione in vendita da Borello Supermercati: un trionfo di bontà, genuinità e colori a tua disposizione.

A proposito di autunno ecco una curiosità sulle castagne, regine di stagione:

🌰 𝐋𝐨 𝐬𝐚𝐩𝐞𝐯𝐢 𝐜𝐡𝐞…
Le castagne, regine indiscusse dell’autunno, un tempo erano considerate anche un portafortuna! 🍀
In molte culture si credeva che tenerne una in tasca proteggesse dai malanni e scacciasse le energie negative.

E tu, come ami gustarle? Arrosto, bollite o nei dolci?

www.borellosupermercati.it

Nursing Up: “Aggressioni al pronto soccorso, servono misure strutturali”

Una nuova aggressione al Pronto Soccorso dell’Ospedale Cardinal Massaia di Asti, avvenuta nella notte tra domenica 19 e lunedì 20 ottobre, riaccende il dibattito sulla sicurezza negli ospedali. Una dottoressa e due guardie giurate sono state colpite da un giovane nell’area dei codici bianchi, episodio che si aggiunge ai troppi casi di violenza ai danni di operatori sanitari registrati in Piemonte negli ultimi mesi.

«Siamo di fronte a una deriva che non può più essere considerata episodica — dichiara Enrico Mirisola, referente sindacale del Nursing Up per l’Ospedale di Asti —. Le aggressioni nei pronto soccorso sono ormai una costante. Ogni giorno infermieri, professionisti sanitari, OSS e medici lavorano in condizioni di forte pressione, spesso senza tutele adeguate. Non possiamo accettare che chi cura e accoglie lo faccia nel timore di subire violenze».

Mirisola esprime solidarietà ai colleghi coinvolti e chiede interventi immediati. «Servono presidi di sicurezza permanenti, la presenza fissa delle forze dell’ordine nelle aree di emergenza, formazione specifica per il personale e un supporto psicologico per chi subisce aggressioni. Il problema non si risolve con proclami: servono risorse, programmazione e volontà istituzionale».

Il sindacato condivide anche la proposta avanzata nelle scorse ore a livello politico locale dal presidente provinciale di Fratelli d’Italia, Luigi Giacomini, che ha chiesto l’istituzione di un presidio stabile delle forze dell’ordine nei pronto soccorso. «Ringraziamo Giacomini per aver posto pubblicamente la questione e per la sensibilità dimostrata verso il personale sanitario — aggiunge Mirisola —. Dare voce a questo tema significa riconoscere il valore di chi, ogni giorno, lavora per garantire la salute dei cittadini, spesso in condizioni difficili e senza tutele adeguate».

Sulla stessa linea, il segretario regionale del Nursing Up Piemonte Valle d’Aosta, Claudio Delli Carri, richiama l’urgenza di un coordinamento regionale. «Occorre un piano di sicurezza sanitario che metta insieme le aziende ospedaliere, le prefetture e la Regione Piemonte — afferma Delli Carri —. Solo un’azione congiunta può fermare un fenomeno che mina la fiducia dei cittadini e mette a rischio la tenuta del sistema. Ringraziamo chi, anche sul piano politico, ha scelto di accendere i riflettori su questa emergenza, ma ora è il momento dei fatti».

Il Nursing Up Piemonte Valle d’Aosta rinnova infine la disponibilità a collaborare con le istituzioni per definire strategie condivise di prevenzione e tutela.

«Difendere chi cura significa difendere la salute di tutti — concludono Delli Carri e Mirisola —. La sicurezza del personale sanitario non è un privilegio, ma un diritto e una condizione indispensabile per la qualità dell’assistenza»

Condannati a 4 anni i “picchiatori” dei mercatini natalizi

Quattro anni di carcere a tre uomini accusati di aver svolto azioni violente  per Francesco Ferrara, ritenuto il capo dei mercatini di Natale e dei banchi di Cioccolatò. Il tribunale ha disposto anche una multa di 2.600 euro ciascuno e cinque anni di interdizione dai pubblici uffici. Condanna a un anno e quattro mesi per un quarto imputato. Le indagini hanno scoperchiato un ambiente che sarebbe stato caratterizzato da intimidazioni e punizioni fisiche per chi si ribellava al “sistema”.

Il Gravel CSI fa “Centro” fra le Rocche

Freddo, fango e fatica protagoniste nel campionato nazionale ciclistico di specialità. Sei titoli a testa per Marche e Lazio. Due successi umbri. Un ’oro anche per la Puglia.

Roma, 21 ottobre 2025 – Tanto freddo abruzzese in partenza poi col passare delle ore qualche grado sopra lo zero e sprazzi di sole ad illuminare il bellissimo paesaggio aquilano del Parco Naturale del Parco naturale del Sirente-Velino.
A Rocca di Mezzo (AQ) una giornata pienamente autunnale ha salutato al via le decine di finalisti del campionato nazionale di ciclismo CSI, nel Gravel, promosso con il patrocinio dei Comuni di Rocca di Mezzo, sede della partenza e del Comune di Rocca di Cambio, sede dell’arrivo, con l’organizzazione tecnica della Polisportiva Icaro.
Sedici corridori del Comitato di Roma, Frosinone in gara con 6 atleti e Viterbo e Macerata con 5 atleti. Quindi al via anche atleti da Foligno e Fermo, Pescara, Rieti, Napoli e Taranto.

Tre giri pianeggianti, a parte un tratto in salita reso ancora più difficile dalla ghiaia, dove i ciclisti in gara sono rimasti a ruota per non sprecare energie e controllare i propri avversari. Determinante la durissima salita finale per la vittoria. Tanta fatica per tutti, specie sui tratti sterrati, con poco grip sul brecciolino, e nei vari punti fangosi presenti nei tre giri del circuito. Quindi la salita finale spezzagambe, ma che ha visto comunque tagliare il traguardo abruzzese ad oltre 50 corridori.

Il miglior crono di giornata è stato quello del 38enne M2 pugliese Sabino Giovine, da anni in sella a difendere i colori marchigiani della 100% Bike di Porto Recanati, in provincia di Macerata. Il campione nazionale 2025 nel Ciclocross del Centro Sportivo Italiano a Grottazzolina (FM) ha tagliato il traguardo a Rocca di Cambio con il tempo di 01:25:49.43. Staccato quasi di un minuto l’altro portorecanatese M4, Massimo Amichetti, campione di categoria che al traguardo abruzzese ha potuto abbracciare sul podio la compagna di squadra Alessandra Papa, vestita anche lei con la maglia tricolore MW1. La più veloce, ancora una volta – e quella vinta sui sentieri del Parco naturale del Sirente-Velino è per lei la nona maglia tricolore stagionale vinta nel CSI – è stata Cinzia Zacconi della New Mario Pupilli Fermo. Il suo tempo gara: 01:45:41.71, quindici minuti in più del compagno di squadra e di vita, suo marito Massimo Viozzi, laureatosi anch’egli campione Gravel tra i Master 5 ed anche lui al suo secondo titolo nazionale 2025 nel ciclismo targato CSI. Bissano il successo tricolore stagionale, dopo aver vinto nel ciclocross, anche i due ciociari della Volsci Bike Sora, Alessandra Sardellitti e Lorenzo Barone. L’accoppiata Ciclocross-Gravel riesce anche al laziale Enrico Caponera del Ciampino 2R ed al pugliese Nunziato Sidella della Up Taranto.


I CAMPIONI NAZIONALI CSI DI GRAVEL 2025

Elite Sport Woman): Alessandra Sardellitti (Volsci Bike Sora) FR – Lazio
Master Woman 1: 
Alessandra Papa (F. D. Steel ) MC – Marche
Master Woman 2: 
Cinzia Zacconi (New Mario Pupilli) FM – Marche
Master Woman 3: 
Pamela Bellillo (ASD All Mountain) Foligno – Umbria
Master Woman 4: 
Anna Maria Rossi (SCUOLA INDOOR CYCLING FITNESS) VT – Lazio
Elite Sport: 
Lorenzo Barone (Volsci Bike Sora) FR – Lazio
Master 1: 
Luca Bonifazi (New Mario Pupilli) FM – Marche
Master 2: 
Sabino Giovine (100% Bike) MC – Marche
Master 3: 
Giorgio Palmieri ( ASD Volsci Bike Sora) FR – Lazio
Master 4: 
Massimo Amichetti (F. D. Steel ) MC – Marche
Master 5: 
Massimo Viozzi (New Mario Pupilli) FM – Marche
Master 6: 
Ugo Laudati (ASD Bici Club Spoleto ) Foligno – Umbria
Master 7: 
Enrico Caponera (Ciampino 2R) Lazio
Master 8: 
Giulio Scaramella (ASD Ciclo Tech) RM – Lazio
Master 9: 
Nunziato Sidella (ASD Societa Ciclistica Dil UP) Ta – Puglia

Alla Galleria del Ponte, una importante mostra sino al 29 novembre

C’è una foto dell’autore di “Cristo si è fermato a Eboli” – ricordate? il romanzo tradotto in cinema, nel ’79 da Francesco Rosi, con un grande Volontè e una Irene Papas, dal volto scavato, arcaica nelle proprie superstizioni – nel bel catalogo a corredo della mostra “Carlo Levi. Il coraggio della pittura”, curata da Pino Mantovani, alla Galleria del Ponte di corso Moncalieri 3, sino al 29 novembre prossimo. È ritratto negli spazi della villa Strohl Fern di Roma, anni Settanta, lo scrittore e pittore è seduto ad un tavolo, posato sopra un piccolo cesto intrecciato a contenere frutti, lui le braccia incrociate e il sigaro tra le dita, un vistoso orologio al polso, alle spalle il ritratto della “Madre”, un olio datato 1930 che oggi vediamo in mostra: il viso è composto alla serenità, un leggero sorriso sulle labbra, uno sguardo di affettuosa partecipazione con lo spettatore. Mutato del tutto il ritratto dell’uomo, all’epoca poco più che cinquantenne, appagato, felice della sua nuova relazione con Linuccia Saba, unica figlia dell’autore di “Ernesto” e del “Canzoniere”, sereno e lontano da quel Sud – ma se lo sarebbe portato nel cuore per tutta la vita – in cui era arrivato (delatore Pitigrilli), ad Aliano per l’esattezza, che nel romanzo sarebbe divenuta Gagliano (“sono arrivato a Gagliano un pomeriggio d’agosto, portato in una piccola automobile sgangherata”), perché colpevole di sospetta attività antifascista. Era il marzo del 1934. In precedenza, dopo aver terminato gli studi secondari presso il liceo Alfieri, s’era iscritto alla facoltà di medicina (ma, laureato, non avrebbe mai esercitato), aveva frequentato lo zio Claudio Treves, figura di spicco del Partito Socialista Italiano, e Piero Gobetti, che per primo lo avrebbe indirizzato lungo quel sentiero quando gli affidò un articolo, il primo nelle colonne della “Rivoluzione liberale”, che aveva proprio come tema la questione meridionale.

Un’esperienza pittorica (e letteraria, indissolubili e necessarie l’una all’altra) che s’estende tra la metà degli anni Venti sino al secondo dopoguerra, un cammino – importante – che è toccato a Stefano e Stefania Testa ripercorrere, privatamente, “rendendosi conto” della scadenza del cinquantenario della morte dell’artista: mentre tutto nella sua città natale sembra scorrere in silenzio prima che l’anno termini. “Una galleria non è un museo. Le sue possibilità di scelta sono limitate, ma una galleria che ha lavorato seriamente negli anni ha avuto modo di trattare materiali di pregio, che potrà esporre quando serva dimostrare il valore di un impegno continuativo e coerente: attingendo al proprio magazzino, recuperando ciò che è transitato sulle sue pareti, meritando prestiti da rari collezionisti”, mugugna il curatore e gli assennati proprietari con lui.

Era nato a Torino all’inizio del secolo, Levi, nel 1902. Artisticamente, introdotto alla scuola di Felice Casorati, dopo un soggiorno parigino nel ’23 speso a conoscere i Fauves e Modigliani, “scopre” tre anni dopo il desiderio di immergersi nell’esperienza del ritratto, con oli su cartone o tavola, dando vita a quelli del fratello (colto nella lettura di un libro, ad esempio, un’intimità offerta con rara sicurezza), o del padre con il suo sigaro in bocca, il collettino bianco inamidato e le dita della destra infilate tra i bottoni del panciotto (“nell’economia dell’esperienza espressiva di Carlo Levi, ai linguaggi della figura, in particolare alla pittura, tocca di presentare il versante lirico e poetico dell’immagine”, citando ancora Mantovani), forse il più suggestivo, nella sua incompiutezza, nel suo abbozzo per tratti verdognoli, a decifrare le linee maggiori di un “Flautista”, in non meglio imprecisati anni ’20. Intanto, l’esperienza dei Sei di Torino, dietro le spinte di Lionello Venturi e di Edoardo Persico, sotto lo sguardo protettivo di Riccardo Gualino, anche lui inviso al regime, Levi il più politicizzato e alla ricerca di quella libertà che la retorica ufficiale e il conformismo e l’avanguardia del Futurismo non potevano dargli, la loro prima esposizione alla galleria Guglielmi di Torino nel gennaio del ’29. Poi gli anni Trenta, con quei paesaggi che guardano all’impressionismo (“Il monte dei Cappuccini”, 1929) o hanno appena costruito visioni più nitide (basterebbe la cattura delle luci e delle ombre del “Cortile interno con bambini”, 1927, assolato e gioioso) o quel successivo “Paesaggio con i due carrubi” del ’33 che più strizza l’occhio al mondo di Matisse.

La bellezza dei ritratti della madre, ancora all’inizio dei Trenta, che hanno oltrepassato la lezione casoratiana, scolpiti contro quei fondali grigiastri o definitivamente scuri, o la ricchezza dell’amato Renoir in un “Nudo di donna” o in quello “Sdraiato” che della donna analizza la povertà delle forme in un sconfortato realismo, esempio alto, con la “Donna” del ’49, di quella “urgenza di svelamento del ‘vero’” di cui ancora scrive Mantovani nella sua illuminante presentazione. Poi, siamo nel decennio successivo, i ritratti che colgono la cerchia familiare e degli amici e degli affetti (per tutti, quello che raccoglie il quartetto composto da “Paola Olivetti, Leoni, Carlo Emilio Gadda e sconosciuto”, realizzati in uno sguardo lineare quanto complice, le espressioni dell’attimo profondamente colte. Nei ricordi della sua Lucania, di quegli anni d’esilio, dei paesaggi e dei volti, l’opera di Levi si potrebbe dire che diventi ancor più coinvolgente, le concrete spatolate, i grumi di colore che diventano quasi una scultura, i frutti e gli alberi che prepotentemente occupano la tela. “Qui nascono”, del ’54, è il capolavoro che attende il visitatore a metà strada, un’immagine di miseria, “l’innesto rivoluzionario della poesia e della politica”, una “sacra rappresentazione” chiusa nella sua denuncia laica, un gruppo di donne e di uomini, un pugno di bambini che a tratti hanno l’odore della morte, gli occhi infossati, quasi scheletri assenti, alle loro spalle un paesaggio brullo che non offrirà mai nulla. Sono immagini di una realtà toccata con mano, il ricordo che l’uomo si porta appresso, sono i visi incontrati giorno dopo giorno per le strade del paese. Un mesto panorama, un’epicità dettata dal coraggio, un futuro che forse non esisterà mai o che vedrà un cammino ancora doloroso, laddove “gli intellettuali (sono) convocati a prendere atto finalmente di una incresciosa situazione, i contadini tra i quali la coscienza di una condizione insostenibile sembra faticosamente farsi strada.” La vita, forse a fatica, pare risorgere nel vivo dei colori e dei fiori che nascondono una coppia d’amanti, o nelle nature morte composte dei tanti prodotti o persino nelle nodosità di quegli alberi che riempiono da sempre una natura selvaggia.

Nelle immagini: Carlo Levi, “Qui nascono”, 1954, olio su tela, 97 x 146,5 cm; “Ritratto del padre col sigaro”, 1926, olio su cartone, 49,5 x 34,5 cm; “Flautista”, anni ’20, olio su tela, 92 x 70 cm.

Nord Ovest, la logistica si incontra in Piemonte

Il 22 e il 23 ottobre, la Regione Piemonte ospita, in collaborazione con la Regione Liguria e la Regione Lombardia, l’edizione 2025 degli Stati Generali della Logistica del Nord-Ovest, importante appuntamento annuale che coinvolge le istituzioni, le imprese e gli operatori del settore.
Tecnici, esperti e rappresentanti nazionali e delle tre Regioni si confronteranno sul tema di quest’anno “Il nord ovest cuore logistico d’Europa: scenari attuali e prospettive”.

L’obiettivo è consolidare l’alleanza strategica a livello macroregionale ed europeo, agendo in modo coordinato, requisito per il raggiungimento di una governance ottimale dei processi logistici che riguardano merci, servizi e cittadini. Digitalizzazione, sostenibilità e sicurezza restano i target ai quali puntare nella programmazione degli investimenti.

Nella prima giornata del 22 ottobre si terranno tre tavoli tecnici nei quali verranno affrontate diverse macro tematiche: il completamento delle nuove grandi infrastrutture ferroviarie, portuali e retroportuali lungo le reti transeuropee dei trasporti; lo sviluppo efficiente dei nodi di interscambio modale; lo sviluppo di sistemi informativi logistici finalizzati a facilitare e velocizzare i processi di flusso delle merci.

Il 23 ottobre si terrà il convegno nazionale con la partecipazione delle autorità regionali, dei principali operatori di settore e dei rappresentanti del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti. , occasione per presentare i contenuti emersi ai tavoli tecnici della giornata precedente e per dialogare sulle nuove sfide imposte dal contesto internazionale.

Il programma completo del 22 e 23 ottobre:

Al Concordia il genio surreale di Alessandro Bergonzoni

Sabato 25 ottobre, ore 21

Arrivano i Dunque (Avannotti, sole Blu e la storia della giovane Saracinesca)

 

 

Il genio surreale di Alessandro Bergonzoni torna al Teatro Concordia con il nuovo allestimento di Arrivano i dunque (Avannotti, sole Blu e la storia della giovane Saracinesca) e la sua “crealtà” che esplicita, in un pensiero che si fa neologismo, la vera tensione morale di questo artista unico.

 

Un’asta dei pensieri dove cerco il miglior (s)offerente per mettere all’incanto il verso delle cose: magari d’uccello o di poeta”.

Un luogo scenico, multifunzionale, dove proseguire la sua ricerca artistica nei territori che in questi anni lo hanno visto partecipare attivamente in prima persona ad avvenimenti sia artistici che sociali applicando fattivamente la “…congiungivite dove varco il fraintendere, fino all’unità dismisura, tra arte e sorte, fiamminghi e piromani, van Gogh e Bangkok, bene e Mahler, sangue fuori mano e stigmate, stigmate e astigmatici, Dalì fino Allah”. Quindi “Arrivano i Dunque” perchè i tempi sono colmi e come si chiede Bergonzoni “Manca poco? Tanto é inutile? Non per niente tutto chiede!”.

 

ALESSANDRO BERGONZONI, BIO

Nasce a Bologna nel 1958. Artista, attore, autore. Quindici spettacoli teatrali al suo attivo e sei libri. Nel cinema: Pinocchio (2001) di Roberto Benigni e Quijotet (2006) di Mimmo Paladino. Da anni scrive Aprimi Cielo sul Venerdì di Repubblica e Il pensato del giorno su Robinson, dal 2005 si avvicina al mondo dell’arte esponendo in varie gallerie e musei. Unisce al suo percorso artistico un interesse profondo per temi sociali quali la carcerazione, l’immigrazione, la malattia e la pace tenendo su questi argomenti incontri in vari ambiti. Ha vinto il Premio della Critica 2004/2005, il Premio Hystrio nel 2008 e il Premio UBU nel 2009. Dal 2015 ha presentato in varie pinacoteche nazionali l’installazione performativa Tutela dei beni: corpi del (C)reato ad arte (il valore di un’opera, in persona). Nel 2020 per Garzanti esce Aprimi cielo, dieci anni di raccoglimento articolato. Nel 2022 gli viene assegnata la Coppa Volponi per il lavoro letterario, il Premio Nazionale Cultura della Pace-Città di Sansepolcro e, nel 2023, il Premio Montale Fuori di Casa. Nel 2024 oltre al debutto di Arrivano i Dunque inaugura al Mudima di Milano l’installazione Vite Sospese con Bill Viola. Per Art City 2025 presenta Il Tavolo Delle Trattative.

Info

Teatro della Concordia, corso Puccini, Venaria Reale (TO)

Sabato 25 ottobre 2025, ore 21

ARRIVANO I DUNQUE (Avannotti, sole Blu e la storia della giovane Saracinesca)

Di e con Alessandro Bergonzoni

Regia Alessandro Bergonzoni e Riccardo Rodolfi

Scene Alessandro Bergonzoni

Produzione Teatro Carcano

Biglietti: intero 22 euro, ridotto 20 euro

www.teatrodellaconcordia.it

011 4241124 – info@teatrodellaconcordia.it