ilTorinese

Monologo interpretato da Alice Corni: “In difesa del fratello di Caino”

Presso il Teatro Incontro di Pinerolo 

 

L’Associazione “Progetto in Vista Aps”, in collaborazione con l’Associazione “Avvenimenti Ets”, con il Patrocinio della Città di Pinerolo, presenta il monologo accessibile “In difesa del fratello di Caino”, scritto e interpretato dall’attrice Alice Corni.

Si tratta di un’originale e coinvolgente rielaborazione personale della vicenda biblica relativa al primo omicidio della storia umana. La scena è ambientata nella Valle di Josafat. Tutti i personaggi sono interpretati da un’unica performer, ovvero Alice Corni: Adamo, l’avvocato difensore, il giudice, la morte e la pubblica accusa. Il carattere dello spettacolo risulta leggero e comico ma la sua genesi appare tutt’altro che comica. Una riflessione sulla Giustizia, le sue imperfezioni e conseguenze.

 L’appuntamento è fissato per la serata di sabato 17 maggio, alle ore 21.00, presso il Teatro Incontro di Pinerolo.

Alice Corni è diplomata, dal 2008, presso la Scuola di Arte Drammatica “Paolo Grassi” di Milano. Ha lavorato con Eugenio Allegri e Carlo Boso nel campo della commedia dell’arte e, sotto la direzione del maestro Anatolj Vasiliev, ha utilizzato la tecnica del lavoro in Etjude. Si è inoltre specializzata nel teatro pedagogico metodo Stanislavskij. Si è esibita a Parigi, Tallin, Edimburgo e Tel Aviv.

 L’Associazione “Progetto in Vista Aps” è una giovane realtà piemontese che si propone di promuovere l’accessibilità culturale alle persone con disabilità  visiva. Si presenta, per la prima volta nel pinerolese e è guidata dal non vedente Marco Bongi.

 Per maggiori informazioni: tel. 377 – 70.44.366

 Email: progettovista2024@gmail.com

 

Mara Martellotta

Norvegia, tra Ufo, Megaliti e Aurore Boreali 

Storyboard di un viaggio con il LabGraal, l’ultima fatica letteraria di Rosalba Nattero, verrà presentata nell’ambito del programma del Salone del Libro OFF

Il tema dell’ultimo lavoro di Rosalba Nattero, che verrà presentato presso il Club del Garage di Arte e Cultura (piazza Statuto 15, Torino) venerdì 16 maggio alle ore 21, nasconde la sua cifra interpretativa di “imago mundi” proprio nel titolo del libro.

Chi siamo noi e da dove veniamo? Stiamo ancora parlando di una Scienza di Confine, cioé di incessanti attività di ricerca su realtà non ancora accettate, ma che probabilmente presto lo saranno. Forse è proprio questa mancanza di prove a rendere però interessante questo lavoro della Nattero. Cosa si nasconde oltre il nostro ‘conosciuto’?In un’epoca di scienza trionfante, ci sono ancora temi e luoghi particolari che forse parlano delle nostre più lontane origini, anche se non ancora indagati.
Perché il libro parla della Norvegia e non di un altro Paese? Forse basta gettare un occhio su una carta geografica per comprendere quanto sia remota questa civile nazione europea. Nel 1994 si svolsero i Giochi Olimpici invernali a Lillehammer. Un intelligente cronista notò che c’è più distanza fra la parte più settentrionale del Paese e la sua capitale Oslo, che non da Oslo a Milano. Cosa ci dice questo piccolo particolare? Non casualmente la Norvegia è la più settentrionale Patria delle Aurore Boreali, che si verificano in rare condizioni climatiche nordiche (ma non in Danimarca o in Olanda). E’ un enorme territorio, ma con solo 5 milioni di persone, e quasi tutte residenti nel Sud del Paese.

L’immenso Nord è infatti quasi spopolato, lontano da tutto e tutti. Sempre che esistano presenze extraterrestri (per altro sempre più avanzati sono gli studi ufologici a riguardo), altamente probabile che antichi visitatori, proprio in quella lontana terra, abbiano trovato siti ideali per le proprie basi. Ma queste sono solo piccole indiscrezioni. Tanto ci sarà da approfondire, grazie alla lettura di questo ultimo testo a firma Rosalba Nattero e il suo magico LabGraal.

Ferruccio Capra Quarelli

Pro Pal al Salone, tensione con la polizia

Attimi di tensione tra Pro Pal e forze dell’ordine  oggi a Torino davanti all’ingresso del Salone del libro. I partecipanti a un presidio organizzato dal comitato Torino per Gaza hanno divelto un paio di pannelli della cancellata. Gli agenti del reparto mobile della polizia hanno fatto indietreggiare i manifestanti.

Lega: “Un passo importante per la metropolitana di Torino”

I deputati torinesi della Lega Elena Maccanti e Alessandro Benvenuto, commentano positivamente l’esito della seduta odierna del Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica e lo Sviluppo Sostenibile che ha autorizzato lo spostamento di 24 milioni di euro necessari al completamento della Linea 1 della metropolitana di Torino: “È il risultato di un lavoro politico serio e che ha autorizzato lo spostamento di 24 milioni di euro necessari al completamento della Linea 1 della metropolitana di Torino costante – proseguono – che dimostra ancora una volta la capacità della Lega di passare dalle parole ai fatti. Non solo: grazie al nostro impegno in Parlamento, in Legge di Bilancio abbiamo stanziato ulteriori 8,5 milioni di euro, fondamentali per assicurare il completamento dell’opera. Un ringraziamento particolare va al Ministro Matteo Salvini, sempre vicino a Torino e al Piemonte, e al Sottosegretario Alessandro Morelli, che ha seguito con determinazione questo dossier. La Lega c’è, è presente sui territori e continua a lavorare per portare a casa risultati concreti per i cittadini”.

Esprime soddisfazione l’assessore alle infrastrutture strategiche della Regione Piemonte Enrico Bussalino: “Con la delibera approvata oggi dal CIPESS, si compie un passo determinante verso il completamento della linea 1 della metropolitana di Torino, un’infrastruttura strategica non solo per il capoluogo, ma per l’intera regione.
Questa azione garantisce la piena realizzazione di un’opera fondamentale per la mobilità sostenibile e lo sviluppo del territorio.
Parallelamente, gli uffici tecnici della Regione stanno dialogando con il Ministero delle Infrastrutture per il trasferimento degli ulteriori 8,5 milioni previsti dalla legge finanziaria, a conferma di una collaborazione istituzionale solida ed efficace.

Grazie a questo lavoro sinergico tra Regione, Ministero e istituzioni locali, diamo continuità a un progetto che migliorerà concretamente la vita dei cittadini e contribuirà alla crescita di tutto il Piemonte.”

 

La penna dietro ai grandi registi: l’omaggio di Francesco Piccolo al Salone del Libro 

Il primo evento seguito da Il Torinese per l’ultima edizione del Salone del Libro 2025, al via oggi, ha visto come protagonista Francesco Piccolo, che ha presentato l’antologia “La fortuna di essere donna” (edito Einaudi) di cui è il curatore. È un’intera antologia dedicata alla vita di a Suso Cecchi d’Amico, in collaborazione con i figli della sceneggiatrice Masolino e Caterina d’AmicoSuso Cecchi d’Amico è stata una pioniera: in un’epoca in cui le sceneggiatrici donne erano praticamente inesistenti, lei era l’unica. Ha firmato storie indimenticabili e lavorato con i più grandi registi del cinema italiano, mantenendo sempre umiltà e rigore artigianale. “Una figura da santificare”, ha detto Francesco Piccolo durante l’incontro, sottolineando l’importanza di restituirle il posto che merita nella storia del cinema. Ne abbiamo parlato direttamente con Francesco Piccolo.
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Scegliere di curare un’antologia dedicata a Suso Cecchi d’Amico è un’impresa complessa. Cosa l’ha spinta, in modo definitivo, a intraprendere questo lavoro?
Per me Suso era un mito fin da ragazzo, e lo è diventata ancora di più quando ho scelto il mestiere dello sceneggiatore. L’ostinazione che ho avuto nel realizzare questo libro nasce dalla convinzione profonda che lei sia stata una delle grandi figure del Novecento. Ho voluto raccontarla proprio per questo. Ho dovuto anche superare una certa resistenza, comprensibile, da parte della sua famiglia, che l’ha sempre giustamente “santificata”. E in fondo sono d’accordo: lei andava davvero santificata. Questo libro è un modo per onorarla.
Durante l’incontro al Salone del Libro ha detto che Suso andava santificata per il suo lavoro, ma anche per un atteggiamento carismatico ma umile. È così?
Sì, profondamente. Anche perché quello dello sceneggiatore è sempre stato un lavoro artigianale. Non ci si percepiva come “scrittori” in senso pieno, eppure lo si era. Suso rappresentava perfettamente questo spirito: talento altissimo, ma nessuna vanità.
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Il mondo del cinema e della sceneggiatura ha spesso un’aura d’élite. Esiste ancora oggi quell’umiltà che aveva lei?
Credo di sì. L’ho percepita anche nel modo in cui la sua famiglia parla di lei e di quel mondo. Raccontano, con naturalezza quasi disarmante, che Anna Magnani frequentava la loro casa. Per loro era normale. La grandezza, quando la si vive davvero, spesso non viene percepita: sono gli altri a vederla.
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Nel libro è presente anche un racconto personale della Suso, che emerge dai suoi racconti. C’è un aspetto in particolare che l’ha colpita?
La sua capacità di lavorare con registi molto diversi tra loro, di accompagnarli senza mai prevaricare. Aveva un carattere meraviglioso, e una sensibilità rara. È riuscita a contribuire in modo decisivo a film eccezionali. Le grandi regole del mestiere dello sceneggiatore, quelle non scritte ma fondamentali, sono tutte incarnate da lei.
Valeria Rombolá 

Il Salone e i suoi limiti

IL COMMENTO di Pier Franco Quaglieni
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Il Salone sta entrando nel pieno delle sue attività e la direzione di Annalena  Benini lo porterà al successo, anche se su alcuni aspetti bisogna meditare criticamente perché non basta sostituire Lagioia con Benini per fare del Salone l’optimum in assoluto. La pagina pubblicitaria del Salone 2025, ad esempio, indica tra gli ospiti italiani Alessandro Barbero, Donatella di Pietrantonio, Mariangela Gualtieri, Luciano Ligabue, Dacia Maraini, Roberto Saviano e Ornella Vanoni. Capisco che la  letteratura italiana d’oggi è in crisi e sia quindi  necessario ricorrere ai cantanti, ma non accetto che quelli ignorati  possano essere liquidati dalle parole “e tanti altri”. Non sto ad elencare chi avrebbe meritato di essere citato, ma credo invece  di poter dire che lo sbilanciamento politico dei nomi citati appaia del tutto evidente. Un altro fatto va messo in evidenza ed è in linea di continuità fin  con il remoto passato di Ferrero e Picchioni: la frequentazione di allievi di scuole primarie che alzano i numeri del Salone, ma non possono trarre nessun giovamento da una visita di gruppo. I gruppi di studenti contribuiscono a intasare il Salone, ma non producono alcunché in termini scolastici e culturali per gli alunni. Vedendo il diluvio di inviti sui social, si ha l’impressione che tutti, davvero tutti, salvo gli analfabeti, abbiano trovato al Salone la loro ora e mezz’ora di notorietà.   E’ giusto aprire a tutti il salone  meno opportuno fare  migliaia di eventi con protagonisti/e di carta pesta che declassano il livello della manifestazione. Chi scrive si è battuto in passato per la libera circolazione delle idee al Salone contro i divieti ideologici di Lagioia, Chiamparino e Appendino. Andai al Salone, esibendo il trattato sulla tolleranza di Voltaire. Ma qui, quest’anno, c’è troppa piccola gente che, forse pagando qualche soldo, ha l’occasione di sognare  per poco tempo la celebrità letteraria al Salone. E’ umano sognare,  ma un minimo di qualità va garantita a chi paga un biglietto  perché altrimenti più che un salone internazionale (parola troppo altisonante per Torino) c’è il rischio che diventi la fiera delle vanità frustrate. Mi piange il cuore scrivere queste parole, ma il Salone nei suoi eventi non può abbassarsi oltre un certo limite. L’oves et  boves non può valere per il Salone. La massima apertura alle idee, non può significare che i visitatori professionali a scrocco del passato che si esibivano con il cartellino, possano diventare neppure in parte minima coprotagonisti. Il dramma italiano è che ci sono pochi lettori, ma uno degli aspetti più folkloristici del Bel Paese è  rappresentato dal fatto che abbondano i poeti e gli scrittori. Sessant’anni fa  Mario Soldati  premiando con un certo imbarazzo dei poetastri ad un concorso al circolo della Stampa disse che, paragonati ai terroristi che allora  sparavano pallottole, i poeti erano di gran lunga migliori perché sparavano versi inoffensivi anche se  deludenti. E’ passato più di mezzo secolo e i poeti sono sempre più numerosi al Salone e fuori dal Salone. Per fortuna i terroristi che sparano non ci sono più o non sono ancora tornati.

Tinissima, la fotografa che mise a fuoco il mondo

Il 2025 si sta rivelando l’anno di Tina Modotti a Torino. Dopo la lunga e apprezzatissima esposizione al Museo Camera, il capoluogo piemontese ha ospitato un incontro vivo, vibrante, presso la Fondazione Circolo dei Lettori. Protagonista, la giornalista e agitatrice culturale Annalisa Camilli, che ha restituito al pubblico non solo il ritratto di una fotografa straordinaria, ma il mosaico complesso di una donna dalle mille vite. Durante l’incontro, nell’ambito del progetto “Giornaliste. Raccontare e fotografare il mondo”, Camilli ha raccontato Modotti con passione e intensità, intrecciando la narrazione storica con le immagini del suo viaggio personale a Città del Messico, sulle tracce della tomba ormai dimenticata di Tina. Lì, nel Panteón de Dolores, tra tombe in rovina, ha faticosamente ritrovato il luogo dove riposa colei che fu operaia, attrice, modella, fotografa, militante comunista e funzionaria politica. Una donna che, in soli 46 anni, ha attraversato quattro continenti senza mai perdere contatto con le proprie origini, anzi facendone motore della sua arte e militanza. “Descriverla solo come fotografa sarebbe riduttivo”, ha detto Camilli, e basta scorrere la sua biografia per capirlo.

Modotti – fotografa, attrice, militante comunista, amante, musa e pioniera – non ha mai vissuto una sola vita. Ne ha attraversate molte, come onde. Nata a Udine, figlia di un padre emigrato, ha iniziato a lavorare a tredici anni in una fabbrica tessile. Nel 1913 lasciò la madre in Italia per raggiungere il padre a San Francisco, attraversando l’Atlantico e chiudendosi alle spalle il Golfo di Napoli. Non mise mai più piede nella sua patria, che le fu preclusa a causa della sua attività politica. San Francisco, risorta dopo il terremoto del 1906, la accoglieva come città di rinascita. Qui Tina si inserisce subito nella comunità italiana e inizia a recitare per loro. Lavora come sarta, posa come modella, recita nei primi film muti: è il prologo di una metamorfosi. Nel 1918 sposa Roubaix de l’Abrie Richey, “Robo”, e con lui condivide il sogno di una vita d’artista, combattuta tra l’arte e la vita stessa: “C’è troppa arte nella mia vita”, scrisse, “e mi rimane poca creatività”. Si sposta a Los Angeles ed entra nello studio fotografico di Edward Weston, dove scopre il potere della luce e delle forme. Modotti ne diventa modella, assistente e amante. Quando Robo si trasferisce a Città del Messico, Tina lo raggiunge, portando con sé anche l’amate e maestro Weston. Una scelta difficile, che segna una frattura personale e morale: Weston ha moglie e figli, ma a proposito dice “sarei diventato veleno per me stesso e per gli altri, se fossi rimasto”. In Messico tutto cambia. Weston matura come artista e Tina impara a fotografare. Diventa autrice. Infatti bene presto passa dal ruolo di musa a quello di sguardo. Il suo è un occhio attento ai simboli nascosti nella realtà, ma soprattutto rivolto agli ultimi: contadini, donne, mani che lavorano. Il suo sguardo è quello di un’emigrata, di una donna che conosce la fatica e crede nel riscatto. Si lega al Partito Comunista Messicano, diventa amica di Frida Kahlo e pubblica per “El Machete” con  fotografie di  volti e corpi con uno stile nuovo, politico e poetico insieme. Dopo la morte di Weston si lega a Julio Mella, con il quale approfondisce l’interesse e la passione politica. Ma l’anno dopo, un colpo durissimo proprio il suo compagno Julio Antonio Mella- giovane rivoluzionario cubano-  il quale viene assassinato. Tina viene subito coinvolta mediaticamente: i giornali insinuano un delitto passionale, pubblicano sue foto di nudo, la trasformano da testimone a colpevole. È una distorsione tutta patriarcale: da militante a “femme fatale”, da artista a oggetto. La sua casa viene perquisita, i beni sequestrati, la dignità violata.

Dopo il processo, Tina si rifugia nel Sud del Messico, vicino al Chiapas. In una comunità matriarcale, torna alla fotografia, questa volta con un taglio etnografico e antropologico. Scatta immagini cariche di rispetto, curiosità e ascolto.

Ma la pace dura poco. Un attentato al presidente messicano la coinvolge indirettamente e le accuse ricadono nuovamente su di lei: è costretta a lasciare il Paese. Parte per l’Europa in pieno fermento prebellico, accompagnata dal comunista italiano Vittorio Vidali. Smette di fotografare. Scrive a Weston la sua decisione: ora è la militanza politica a chiamarla.. In Spagna partecipa alla guerra civile, poi torna in Messico nel 1939.  La città però è cambiata. Gli amici si sono dispersi, i sogni affievoliti. Muore sola, su un taxi, nel 1942. Morte naturale, dicono. Ma in pochi ci credono. Nemmeno Neruda:

Sono i tuoi, sorella: quelli che oggi pronunciano il tuo nome, quelli che da tutte le parti, dall’acqua, dalla terra, col tuo nome altri nomi tacciamo e diciamo. Perché non muore il fuoco

Tina Modotti non è mai stata solo una fotografa. È stata un’idea in movimento, un corpo in lotta, uno sguardo che resiste. Oggi, anche dalla polvere, continua a parlarci. E non dorme. No, non dorme.

VALERIA ROMBOLA’

Salone del Libro, Benini: “Al servizio di lettori ed editori”. E il ministro Giuli annuncia nuovi finanziamenti

Questa mattina inaugurazione al Lingotto della edizione 2025 del Salone Internazionale del Libro. Al taglio del nastro il Ministro Giuli, il sindaco Lo Russo la vicepresidente della Regione Chiorino con l’assessore Chiarelli e la “patron” della rassegna Annalena Benini. “Il Salone è al servizio dei lettori e degli editori”, ha detto Benini. Loquace il ministro Giuli:“Bisogna dialogare, servono ponti, serve confronto”. Così il ministro della Cultura con i giornalisti a margine dell’inaugurazione del Salone, a proposito dell’appello firmato da registi e attori per chiedere un incontro al Mic.

“Non ho mai negato né mai negherò il dialogo e il confronto civile, da parte del ministero della Cultura. Quindi non mi interessano le firme, che siano pro o contro, mi interessano i ponti”.

Poi Giuli ha lasciato intendere che il Salone potrebbe ottenere maggiori finanziamenti dal Ministero.  “Non è da escludere, per niente, che il ministero della Cultura assuma un impegno più robusto nei confronti del Salone del Libro di Torino”

Qualche informazione sulla nuova edizione che durerà fino a lunedì. Torna anche per questa edizione la Pista 500, progetto artistico di Pinacoteca Agnelli sull’iconica pista di collaudo delle automobili FIAT sul tetto del Lingotto. Torna uno degli spazi più giovani, animati e frequentati delle ultime edizioni, il Palco Live e il camper di Margherita Schirmacher, che si trasformerà in uno spazio eventi.

I Paesi Bassi sono il paese ospite del XXXVII Salone, mentre la regione ospite è  la Campania.

Tra le ricorrenze che verranno celebrate al Salone Internazionale del Libro: il centenario dalla raccolta poetica Ossi di seppia di Eugenio Montale, dalla nascita di Andrea Camilleri e di Flannery O’Connor. Inoltre verranno celebrati i 250 anni dalla nascita di Jane Austen.

ASviS “Obiettivo 2030. Come trasformare l’Italia per un futuro sostenibile  

Festival dello Sviluppo Sostenibile

 

Alla presentazione sono intervenuti Margherita Bianchi, Ferruccio De Bortoli,

Enrico Giovannini, Salvatore Rossi, Chiara Saraceno

Torino, 15 maggio 2025 – È stato presentato oggi, 15 maggio, al Salone Internazionale del Libro di Torino il volume “Obiettivo 2030. Come trasformare l’Italia per un futuro sostenibile“, a cura di Enrico Giovannini, Direttore scientifico dell’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS). La presentazione si è svolta durante l’evento del Festival dello Sviluppo Sostenibile al Caffè Letterario, Padiglione Oval, con gli interventi di Margherita Bianchi (responsabile del programma “Energia, Clima e risorse” dell’Istituto Affari Internazionali – IAI), Ferruccio De Bortoli (Presidente della Fondazione “Corriere della Sera”), Salvatore Rossi (economista e ex direttore Generale della Banca d’Italia) e Chiara Saraceno (Honoray fellow al Collegio Carlo Alberto di Torino).

Pubblicato a pochi mesi dal Rapporto ASviS 2024, il primo volume della “collana ASviS edita da Rubbettino propone una riflessione articolata sull’attuale stato del mondo e sui profondi rischi sistemici che attraversano le quattro dimensioni dello sviluppo sostenibile: ambientale, economica, sociale e istituzionale. Attraverso l’analisi di dati, scenari globali e dinamiche geopolitiche, il volume mette in luce la crescente urgenza di trasformazioni strutturali, evidenziando come il mancato rispetto degli impegni internazionali stia aggravando crisi interconnesse che riguardano anche la democrazia, l’accesso all’informazione e la libertà scientifica. Il libro, diviso in due sezioni: la prima illustra una sintesi del Rapporto ASviS 2024, con il quadro aggiornato sull’Italia rispetto ai 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 a firma di Enrico Giovannini; la seconda ospita contributi inediti di esperte ed esperti italiani di alto profilo, che riflettono sulle trasformazioni necessarie per un futuro equo e resiliente.

Il libro arriva in un momento segnato dall’inasprimento di numerose crisi globali: l’aumento dell’estrema povertà, il superamento della soglia critica di +1,5°C rispetto alla media delle temperature preindustriali, eventi climatici sempre più violenti, e un quadro geopolitico instabile. Si tratta di una vera e propria “policrisi“, in cui emergenze ambientali, economiche e sociali si rafforzano a vicenda, mettendo a rischio la tenuta dei sistemi democratici. Di conseguenza, il dibattito tra quattro degli autori del libro si è concentrato sulla domanda “lo sviluppo sostenibile ha ancora un futuro?” e sulle politiche internazionali, europee e nazionali capaci di accelerare il cammino verso un futuro sostenibile.

Chi pensa che la sostenibilità sia ‘solo’ una questione risolvibile con singoli interventi nei processi produttivi o nelle politiche pubbliche, magari sbandierati come trasformazioni epocali all’insegna del greenwashing e del socialwashing, dovrebbe finalmente comprendere che la costruzione di uno sviluppo sostenibile è molto più di questo. Ogni rinvio delle azioni che vanno nella giusta direzione aumenta sia il rischio di insostenibilità dell’intero sistema, e sia i costi che saremo costretti a pagare in termini economici, sociali e ambientali – ha sottolineato Enrico Giovannini aprendo l’evento – Peraltro, con la firma del Patto sul Futuro e della Dichiarazione sulle generazioni future alle Nazioni Unite, nel settembre scorso l’Italia si è impegnata a mettere la sostenibilità e la pianificazione strategica al centro delle politiche pubbliche, utilizzando scienza, dati e strumenti previsionali per rispondere in modo efficace alle crisi sistemiche”.

Come emerso nel dibattito, il volume rappresenta uno strumento fondamentale per comprendere le sfide della sostenibilità in un contesto globale in rapido mutamento e offre proposte concrete per accelerare la trasformazione dell’Italia verso una traiettoria di sviluppo più giusta, equa e inclusiva. In particolare, nel corso del dibattito Salvatore Rossi ha analizzato i nodi dell’innovazione e delle istituzioni nella crescita economica, mentre Ferruccio De Bortoli si è soffermato sul destino della decarbonizzazione europea nel contesto post-Trump. Margherita Bianchi ha affrontato le implicazioni geopolitiche della transizione energetica e Chiara Saraceno ha sottolineato i fattori di insostenibilità sociale legati a povertà, disuguaglianze e accesso all’istruzione.

L’evento è trasmesso in diretta sui canali dell’ASviS sitoFacebook e YouYube e di ANSA e sulla pagina Facebook di Rai per la sostenibilità ESG.

In Piemonte, a maggio, il cartellone del Festival dello Sviluppo Sostenibile prevede questi 37 incontri

 

Per approfondire

– Il sito del Festival dello Sviluppo Sostenibile 2025 e la sezione dedicata ai media.

– Il cartellone completo del festival con oltre 1200 iniziative per tutto il mese di maggio.

Gli incontri del Comitato Resistenza al Salone

STEFANIA AUCI, SUSANNA NICCHIARELLI, ILARIA TUTI, SANDRO VERONESI

(venerdì 16 e sabato 17 maggio 2025)

 

Nell’ambito della XXXVII edizione del Salone Internazionale del Libro di Torino (15-19 maggio) il Comitato Resistenza e Costituzione del Consiglio regionale del Piemonte ha organizzato tre eventi pubblici in collaborazione con il Polo del ‘900AIACE, ANPI ed Istoreto-Istituto piemontese per la storia della Resistenza, con la media partnership de “La Stampa”.

Gli incontri vedranno come protagonisti lo scrittore Sandro Veronesi, che dialogherà con il giornalista Alessandro De Angelis (venerdì 16 maggio, Sala Rossa), le scrittrici Stefania Auci (nella foto) ed Ilaria Tuti, intervistate dalla giornalista Miriam Massone (sabato 17 maggio, Arena Piemonte) e la regista Susanna Nicchiarelli, a confronto con il critico cinematografico Steve Della Casa (sabato 17 maggio, Sala Argento).

 

IL PROGRAMMA

  • Venerdì 16 maggio – ore 14.00 – Sala Rossa – Padiglione 1

LA FORZA DEL PASSATO, LA SCOMPARSA DEL FUTURO

SANDRO VERONESI in dialogo con Alessandro DE ANGELIS

 

Il suo ultimo romanzo “Settembre nero” (La Nave di Teseo, 2024) racconta l’estate del 1972 di un ragazzo di dodici anni che scopre la musica, la lettura, l’inquietudine e il desiderio, mentre alle Olimpiadi di Monaco si consuma una tragedia. Sandro Veronesi (Premio Strega nel 2006 con “Caos Calmo” e nel 2020 con “Il colibrì”) dialogherà con il giornalista Alessandro De Angelis (firma de La Stampa, già vicedirettore dell’HuffPost Italia) sul potere seduttivo e salvifico delle parole, in un’epoca connotata da rabbia social, disagio giovanile e oblio della  Memoria.

 

Organizzano: Salone Internazionale del Libro di Torino e Comitato Resistenza e Costituzione del Consiglio regionale del Piemonte

In collaborazione con: AIACE, ANPI, IstoretoIstituto piemontese per la storia della Resistenza, Polo del ‘900Media partner: La Stampa

 

  • Sabato 17 maggio – ore 11.00 – Arena Piemonte – Padiglione 2

RACCONTARE LA STORIA, RACCONTARE LE STORIE

STEFANIA AUCI e ILARIA TUTI

in dialogo con Miriam MASSONE (La Stampa)

 

Due autrici di bestsellers a confronto sulla forza del romanzo storico e le nuove generazioni.

Stefania Auci è nata a Trapani (1974), ma vive da tempo a Palermo, dove lavora come insegnante di sostegno. Con “I Leoni di Sicilia” (Editrice Nord), ha narrato le vicende dei Florio fino alla metà dell’Ottocento, conquistando i lettori per la passione con cui ha saputo rivelare la contraddittoria, trascinante vitalità di questa famiglia. Una passione che attraversa anche “L’inverno dei Leoni” (vincitore del Premio Bancarella), seconda e conclusiva parte della saga, che ci ha spalancato le porte del mito dei Florio, facendoci rivivere un’epoca, un mondo e un destino senza pari. La saga dei Florio ha avuto uno straordinario successo internazionale, un vero e proprio caso editoriale: oltre 1 milione e mezzo di copie vendute, più di cento settimane in classifica, in corso di traduzione in 42 Paesi. I due romanzi sono stati trasposti in una fiction tv diretta da Paolo Genovese con Miriam Leone e Michele Riondino.

Ilaria Tuti (1976) vive a Gemona del Friuli, in provincia di Udine. Ha esordito nella narrativa con “Fiori sopra l’inferno” (Longanesi, 2018). Il secondo romanzo, “Ninfa dormiente”, è del 2019. Entrambi vedono come protagonisti il commissario Teresa Battaglia, la terra natia dell’autrice, la sua storia e i suoi misteri. Con “Fiore di roccia” (2020), e attraverso la voce di Agata Primus, Ilaria Tuti celebra un vero e proprio atto d’amore per le sue montagne, dando vita a una storia profonda e autentica. Nel 2021, con “Luce della notte” e “Figlia della cenere”, torna alle storie di Teresa Battaglia. Nel 2023 va in onda su Rai 1 la serie tv “I casi di Teresa Battaglia” diretta da Carlo Carlei con Elena Sofia Ricci. È inoltre autrice del romanzo “Come vento cucito alla terra” (2022), ispirato alla vera storia delle prime donne chirurgo durante la Prima guerra mondiale. Nel 2023 pubblica “Madre d’ossa”, un nuovo caso per Teresa Battaglia, e nel 2024 “Risplendo non brucio”, un romanzo storico ambientato tra i boschi della Germania e le vie di Trieste durante gli anni più bui e complessi del secondo conflitto mondiale. I suoi romanzi sono pubblicati in 27 Paesi.

Organizza: Comitato Resistenza e Costituzione del Consiglio regionale del Piemonte

In collaborazione con: AIACE, ANPI, IstoretoIstituto piemontese per la storia della Resistenza, Polo del ‘900Media partner: La Stampa

  • Sabato 17 maggio – ore 15.30 – Sala Argento – Padiglione 2

LA RESISTENZA È UN FUOCO D’ARTIFICIO

Susanna NICCHIARELLI in dialogo con Steve DELLA CASA

Regista, sceneggiatrice ed attrice, Susanna Nicchiarelli (Roma1975), ha iniziato la sua carriera lavorando con Nanni Moretti e la Sacher Film. Ha diretto corti, documentari e lungometraggi (Cosmonauta del 2009, La scoperta dell’alba del 2013). Alla 74ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia  ha presentato Nico, 1988, biopic incentrato sugli ultimi anni della cantante Christa Päffgen, in arte Nico. La pellicola ha vinto il premio Miglior Film nella sezione Orizzonti. Nel 2020 ha diretto Miss Marx, coraggiosa rilettura punk rock della figura di Eleanor Marx, film premiato ai Nastri d’Argento e vincitore di tre David di Donatello. Al Salone del Libro, Susanna Nicchiarelli dialogherà con il critico cinematografico Steve Della Casa, presentando la fiction “Fuochi d’artificio” (Rai 1), film dedicato alla Resistenza e girato in Piemonte.

Organizzano: ANPI e Comitato Resistenza e Costituzione del Consiglio regionale del Piemonte

In collaborazione con: AIACE, IstoretoIstituto piemontese per la storia della Resistenza, Polo del ‘900Media partner: La Stampa