ilTorinese

Danza per tutti i gusti

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Che Torino sia una città dedita alla Danza è documento dalla storia.
Fin dal XVIII sec. la famiglia Savoia introdusse i balletti a corte , nel 1740  Carlo Emanuele III volle la scuola  danza nei prestigiosi locali del Teatro Regio..la Regina Margherita consorte di Umberto I fu una grande sostenitrice delle arti, danza compresa.
A noi giungono infinite scuole ma quelle che garantiscono una continuità professionale avendo una compagnia alle spalle si contano sulle dita di una mano, sicuramente per longevità vanno ricordate la scuola e I balletti di Susanna Egri e la compagnia Teatro di Torino di Loredana Furno ,( sua allieva) , ma poi ci sono  scuole di danza Moderna, di Jazz , di Afro.
Il Tango importato direttamente dall’ Argentina ha avuto un revival negli anni 90 mentre più di nicchia ma non per questo  meno affascinante la danza orientale. Il Centro AZIZA nasce a Torino nel 1996, vede l’apprendimento della Danza Orientale come arricchimento del patrimonio culturale individuale attraverso l’organizzazione di corsi , stage, conferenze, spettacoli e viaggi studio, un opportunità unica per avvicinarsi all’espressione culturale ed artistica del mondo arabo, e si può iniziare ad ogni età.

GABRIELLA DAGHERO

rubrica Torino Over

“Innesti Solidali”: un weekend di formazione gratuito sull’agricoltura sociale

È in programma sabato 5 e domenica 6 ottobre in borgata Paraloup

 Iscrizioni aperte per il weekend intensivo di formazione e scambio di buone pratiche in programma sabato 5 e domenica 6 nella borgata Paraloup di Rittana (Cuneo). E’ uno dei tasselli di “Innesti Solidali“, il progetto di Arci Piemonte per la promozione e valorizzazione dell’agricoltura sociale in Piemonte, finanziato dal Ministero del Lavoro e delle politiche sociali nell’ambito del “Bando 7” in collaborazione con la Regione Piemonte.

Destinatarie sono sia le aziende agricole sia lavoratori e lavoratrici che vogliono ricevere formazione per comprendere quali siano gli strumenti per coinvolgere la comunità in cui operano, avere un impatto sui territori dove hanno sede e strutturare collaborazioni concrete con gli altri attori agricoli del territorio.

Oggi, sono sempre più le aziende agricole che attraverso iniziative specifiche – che hanno un risvolto di carattere socio-sanitario, ricreativo, di formazione e inserimento lavorativo – coinvolgono fasce di popolazione svantaggiate e a rischio di emarginazione sociale. L’agricoltura sociale si è sviluppata molto negli ultimi anni in Italia: imprese agricole, cooperative sociali, associazioni, scuole e altri attori realizzano attività per l’inserimento sociale e lavorativo di persone svantaggiate, servizi per la popolazione e svariate attività che concorrono al miglioramento della qualità della vita delle persone.

La formazione del progetto “Innesti solidali” è in programma a Paraloup, Rittana (CN), piccola borgata partigiana situata a 1400 metri d’altitudine, rivitalizzata grazie al lavoro della Fondazione NutoRevelli. La partecipazione al workshop è gratuita: i costi di vitto e alloggio sono interamente coperti dall’organizzazione.

Per partecipare è obbligatorio compilare il form di iscrizione https://forms.gle/LLhnK11i6r6MJzMu9 o scrivere a piemonte@arci.it entro il 27 settembre alle 20. Tutte le informazioni sono disponibili sul sito www.arcipiemonte.it e sulle pagine social di Arci Piemonte (www.facebook.com/arcipiemonte/ e https://www.instagram.com/arci_piemonte/).

L’iniziativa è realizzata in collaborazione con la Rete Humus  (www.humusjob.it), rete di aziende etiche che praticano la condivisione per un lavoro regolare nell’ambito dell’agricoltura, e con il Comitato Arci Cuneo Asti, la Fondazione NutoRevelli e il Comune di Rittana.

Stanza dell’ascolto, Pd: “Regione risponda in aula dell’attività al Sant’Anna”

“La nostra presenza al presidio di fronte al Sant’Anna ha voluto dare forza a tutti coloro che non accettano l’iniziativa patriarcale e retrograda del governo di destra che guida il Paese e la Regione che, con subdoli attacchi alla 194, fa ideologia sul corpo della donna. Abbiamo manifestato per dire no alla stanza dell’ascolto e per ribadire con energia, insieme e in una piazza eterogenea molto partecipata da donne, uomini, ragazze e ragazzi di ogni età che la necessità è quella di sentirsi garantire nelle proprie scelte, protette e accolte. Il diritto all’aborto libero e all’autodeterminazione della donna vanno difesi.
All’interno delle strutture sanitarie e pubbliche, le donne devono trovare in primo luogo professionisti, non volontari con l’obiettivo di reindirizzare le loro scelte, in momenti di fragilità.  Il gruppo del Partito democratico in Consiglio regionale ha chiesto, con un’interrogazione urgente all’assessore Marrone, quale sia la reale attività del servizio finanziato dalla Regione, e siamo in attesa di conoscere da lui nella discussione dei question time di martedì dati reali”.
Lo dichiarano la presidente del gruppo consiliare del PD Gianna Pentenero, le consigliere Nadia Conticelli, firmataria dell’interrogazione urgente, e Simona Paonessa.

Un successo l’Italian Tech Week

Dal 25 al 27 settembre 2024, le OGR di Torino hanno ospitato la quarta edizione dell’Italian Tech Week, uno degli eventi più attesi nel panorama dell’innovazione tecnologica in Italia. Quest’anno, l’evento si presenta con un programma ampliato e ancora più ricco, capace di attirare l’attenzione sia dei professionisti del settore che degli appassionati del digitale.

Tre giorni di innovazione e networking

La rassegna si è svolta negli spazi di Sala Fucine, Duomo e Binario 3 delle OGR con la  possibilità di assistere a presentazioni di esperti, interviste, dibattiti e masterclass, oltre a visitare una tech expo dove saranno esposti i prodotti e le soluzioni più innovative. Non sono mancate inoltre preziose occasioni di networking, pensate per mettere in contatto imprenditori, investitori e innovatori.

Ospiti di caratura internazionale

Tra i momenti clou della manifestazione, spicca la partecipazione di Sam Altman, co-fondatore e CEO di OpenAI, che ha dialogato dal palco con John Elkann, CEO di Exor e Presidente di Stellantis e Ferrari.

Oltre a loro, il programmaha visto  la partecipazione di figure di spicco del panorama tecnologico e imprenditoriale mondiale come Mike Volpi di Index Ventures, Doug Leone di Sequoia, Benedetto Vigna di Ferrari e molti altri, tra cui Robert Gentz di Zalando, Ilkka Paananen di Supercell e Taavet Hinrikus di Wise.

Un evento per l’ecosistema italiano dell’innovazione

Organizzato da Vento e Exor Ventures, in collaborazione con GEDI Gruppo Editoriale, OGR Torino e Fondazione CRT, l’Italian Tech Week rappresenta una piattaforma di incontro fondamentale per l’ecosistema dell’innovazione italiano. L’obiettivo è promuovere il dialogo e la collaborazione tra i protagonisti dell’industria tecnologica, offrendo allo stesso tempo ispirazione e conoscenza ai giovani talenti e agli imprenditori emergenti.

(foto archivio)

Un altro pezzo di Torino che se ne va: chiude Mimmo il macellaio

Il lettore Luigi Gagliano, sempre attento a ciò che accade in città ci scrive: “Un altro pezzo di Borgo Filadelfia che se ne va : La macelleria di Mimmo ha chiuso il battenti dopo 42 anni di attività. Chi è Mimmo? Un simpatico e preparato macellaio che per aiutante aveva la moglie Carmen.

 

 

Per 42 anni é stato un punto di riferimento per gli abitanti del Borgo, oltre che un amico. Aveva sempre il pezzo di carne giusto da consigliarti per le preparazioni che volevi fare, sempre un sorriso, un buon consiglio da darti, idem Carmen la moglie. Gli abitanti del Borgo sono rimasti sgomenti nel vedere improvvisamente chiuso il negozio, dapprima si é pensato a problemi di famiglia in quanto effettivamente un familiare ha avuto problemjni di salute, ma nulla di grave. Poi é comparso  un cartello affisso alla saracinesca  che ringraziava la clientela e comunicava la “Cessata attività”. Certo, anche Mimmo ha il diritto dopo 42 anni ad andare in pensione e godersela augurandogli a lungo e bene. La nota dolente è che un altro  ” pezzo” di Borgo Filadelfia” ha spento…le luci. Luci che diffcilmente  saranno riaccese da una nuova attivitá  uguale, il macellaio di fiducia oramai in Borgo Filadelfia non c’è più. E difficilmenre potrà essere rimpiazzato da qualcun altro, visto la massiccia presenza di supermercati in  zona : ci sono tutti. Purtoppo la grande distribuzione , inesorabilmente , lascia poco spazio alle piccole attivitá ancora in essere. Buona pensione Mimmo”.

Automotive, in vista dello sciopero del 18 ottobre

La decisione annunciata dai sindacati Cgil, Cisl e Uil: “Servono risposte da UE, Governo, Stellantis e aziende della componentistica”. Ma il fronte sindacale non è compatto, Aqcfr, Fismic e Uglm: “Forte contrarietà per uno sciopero deciso in autonomia che rompe l’unità sindacale nel settore automotive in un momento cruciale per l’industria manifatturiera, l’occupazione e la transizione ecologica in Italia e in Europa”

A cura di lineaitaliapiemonte.it

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https://www.lineaitaliapiemonte.it/2024/09/24/leggi-notizia/argomenti/lineaitaliapiemonteit/articolo/automotive-situazione-gravissima-sciopero-di-8-ore-dellintero-settore-e-manifestazione-a-roma-il.html

Genoa – Juventus si gioca a porte chiuse

Genoa-Juventus, in programma alle ore 18 allo stadio “Luigi Ferraris” del capoluogo ligure, valida per la 6ª giornata di Serie A, si giocherà  a porte chiuse. Cosi ha deciso il prefetto di Genova dopo le determinazioni dell’Osservatorio sulle manifestazioni sportive, a seguito degli incidenti verificatisi tra le tifoserie in occasione del derby di Coppa Italia tra Genoa e Sampdoria.

Autista suicida per stress da lavoro? La procura apre un fascicolo

Si sarebbe tolto la vita per il troppo stress causato dal lavoro. È l’ipotesi della procura di Torino che ha indagato sul suicidio di un autista di camion di un’azienda di logistica. Infatti lo scorso anno,  l’uomo si è buttato da una finestra. Iscritti nel registro degli indagati l’amministratore della società, fuori Torino, e l’addetto che gestiva i turni. I reati ipotizzati sono omicidio colposo e sfruttamento lavorativo.

… Che sia “Cultura di Pace”

Risorse e prospettive per un mondo di Pace, al centro del “Convegno” organizzato all’“Istituto ITIS Avogadro” di Torino

Mercoledì 2 ottobre, dalle 15 alle 19,30

“Prospettive nonviolente per una Cultura di Pace”: sarà incentrato su questo tema il “Convegno annuale 2024” di “AGiTe” – il coordinamento (con sede al civico 13 di via Garibaldi) di cittadine e cittadini impegnato dal 2017 contro le guerre, l’atomica e i terrorismi – che si terrà, a partire dalle ore 15 di mercoledì 2 ottobre, nell’Aula Magna dell’“Istituto Avogadro” di Torino, in corso San Maurizio, 8.

Data non casuale. Il Convegno si svolge, infatti, nella “Giornata internazionale della nonviolenza” e rappresenta il momento di apertura del “Festival della Nonviolenza” che si svolge annualmente a Torino presso il Centro Studi “Sereno Regis”. Non solo. L’evento organizzato da “AGiTe” andrà anche a combaciare con il giorno di inizio della “Terza Marcia Mondiale della Pace e della Nonviolenza” che partendo dal “Costa Rica” attraverserà molte regioni in tutto il mondo, passando dall’Italia e da Torino a fine novembre.

“Il nostro coordinamento, che da oltre 133 sabati organizza ‘Presenze di Pace’ di un’ora in centro città, ha ritenuto significativo – sottolineano gli organizzatori – dedicare un convegno all’espressione di un sentire comune contro la guerra, per confrontarci sulle possibili proposte e soluzioni atte al tentativo di fermare il processo che sta portando ad un incremento dei conflitti armati in tutto il mondo. Dell’incontro organizzato all’‘Avogadro’ intendiamo, proprio, fare un significativo momento di approfondimento e confronto per identificare possibili passi verso un cambiamento di cultura”. Obiettivo sicuramente nobile, ampiamente condivisibile e ambizioso. “Che ci impegnerà in un confronto aperto – proseguono – volto a individuare forme di convivenza sociale, politica ed economica che non contemplino la guerra come unica soluzione possibile, nonché ad elaborare radicali trasformazioni delle relazioni socio-economiche attuali, dominate dai conflitti armati (e questo rende obbligatorio il lavoro di un movimento pacifista unitario, ecologista e nonviolento), diffondendo strategie politiche e diplomatiche che esistono ma sono avvolte da un colpevole silenzio”.

Il Convegno (che, fra l’altro rilascerà crediti agli insegnanti di qualsiasi tipo di ordinamento scolastico e Facoltà, grazie all’Associazione “Scuola e Società”) si aprirà alle 15 con un’esposizione e presentazione di immagini fotografiche su “La guerra” a cura di “ArtPhotò” e un saluto dal “Costa Rica” a cura dei Rappresentanti della “Terza Marcia Mondiale per la Pace e la nonviolenza”. A seguire, si terrà un dialogo-confronto su “Nonviolenza e Smilitarizzazione” con Pasquale Pugliese (membro del “Movimento Nonviolento”) e Gianmarco Pisa, operatore di pace e segretario di “IPRI – CCP, Istituto Italiano di Ricerca per la Pace – Corpi Civili di Pace”.

Dalle 16 alle 17,30 interverranno giovani attivisti su “Pratiche di Costruzione di Pace, Resistenza Nonviolenta, Sostegno Internazionale e Obiezione di Coscienza alla guerra”.

A chiudere il pomeriggio (fino alle 19,30) sarà il “dialogo con il pubblico” su “Prospettive e pratiche per un cambiamento di cultura” con Giorgio Musso della “Comunità di Sant’Egidio”, Mohamed Ambrosini di “Un Ponte Per”, Alessandra Algostino (docente di Diritto Costituzionale all’ “Università di Torino”) e l’insegnante e giornalista (vincitore nel 2020 della “Colomba d’oro per la Pace”) Antonio Mazzeo, seguito da Stefano Stranges, fotoreporter.

Moderatori: Zaira Zafarana e Giorgio Mancuso

Ulteriori aggiornamenti sono disponibili nella pagina dedicata sul sito di “AGiTe”: https://www.agite-to.org/2024/09/09/prospettive-nonviolente-per-una-cultura-di-pace/

g.m.

Nelle foto di Giorgio Mancuso: immagini di repertorio

“Ottobre nero, Il dilemma israeliano e la guerra di Hamas”, al Circolo dei Lettori di Torino

A quasi un anno di distanza dall’attacco terroristico del 7 ottobre 2023, Stefano Piazza, giornalista di Panorama e La Verità, esperto di sicurezza e fondamentalismo islamico la scorsa settimana ha presentato, presso la Sala Musica del Circolo dei Lettori di Torino, il libro Ottobre nero, una testimonianza viva e documentata della tragedia che ha investito Israele prima e la Palestina dopo, adopera dei terroristi di Hamas. E’ intervenuta l’On. Sara Kelany di Fratelli d’Italia e la giornalista Maria La Barbera ha moderato l’evento.

   

Vi proponiamo una intervista all’autore di Alessandro Sartore

 

 

Partiamo dal titolo, “Ottobre nero” rimanda la memoria ad un altro atto sanguinoso, quello compiuto contro gli atleti israeliani alle Olimpiadi di Monaco ’72, da parte della organizzazione terroristica palestinese definita “Settembre nero”. Una scia di sangue che sembra non trovare fine.

 

A parte il titolo fortemente evocativo quanto avvenuto il 7/10/ 2023 credo sia paragonabile solo all’11 settembre 2001 per la pianificazione e la volontà di compiere una strage orrenda. Di fatto al-Qaeda, l’Isis o Hamas sono legate alla comune visione ideologia della Fratellanza musulmana. L’Iran vuole la distruzione di Israele e per questo finanzia i suoi proxy vedi Hamas, Jihad islamica, Huthi, milizie siro-irachene e altri. La lunga scia di sangue porta solo la firma iraniana tanto che ogni volta che c’è stata la possibilità di trovare un accordo i palestinesi si sono sempre sfilati anche perché lo status quo ha consentito ai capi e capetti di diventare ricchissimi e talvolta miliardari. Ogni euro o dollaro che arriva a Gaza finisce nelle loro mani e sono tutti soldi che Hamas usa per arricchirsi e per comprare missili e armi e non certo per la popolazione che usa come scudo umano. I palestinesi soffrono a causa di Hamas e non certo per gli israeliani. Il 7 ottobre 2023 non è stato una tragedia solo per Israele, ma una nuova macchia sulla civiltà umana nel suo insieme che ha dimenticato la Shoah. Quanto accaduto solleva domande profonde sulla natura dell’essere umano, sui pericoli dell’odio e del pregiudizio e sulle responsabilità degli individui e delle nazioni di fronte al male assoluto. Mi occupo di terrorismo e di fondamentalismo da molti anni, ma quanto ho visto durante il mio viaggio in Israele nel febbraio scorso è qualcosa di indicibile, di sconvolgente e che va combattuto, perché oggi tocca a Israele, domani invece sarà il nostro turno. Nessuno si illuda.

 

 

 

7 ottobre 2023, un atto terroristico di così grande portata come può essere sfuggito all’efficientissimo Mossad israeliano?

 

Sono stati commessi molti errori di valutazione sui quali si sta indagando e chi ha sbagliato dovrà pagare. Ma c’è un 7 ottobre che deve essere ancora scritto; chi impedì per ore le comunicazioni radio, telefoniche e web nel sud di Israele quella mattina? A mia precisa domanda la risposta è stata: «un’entità statale e stiamo indagando». Chi è stato e perché? Chi paga le manifestazioni di piazza contro Israele, chi finanzia le proteste negli atenei e chi paga coloro che vanno in televisione ogni giorno da ormai un anno per raccontare che Hamas è un movimento politico e che Israele è uno stato terrorista? Fateci caso: sono gli stessi che da più di due anni si sono messi al servizio della Russia di Vladimir Putin, lui sì criminale di guerra. Non può essere un caso.

 

 

 

Il tuo lavoro non è solo il tentativo di analizzare e comprendere come stanno veramente i fatti, ma pure una testimonianza di quanto accaduto. Sei stato sui luoghi della strage, cosa ti è rimasto impresso di quando visto?

 

Tutto perché ho visto il Male. È stato difficilissimo anche solo respirare quando sono entrato nelle case delle vittime vedi nel Kibbutz di Kvar Aza. Giovani vittime straziate in una maniera che è difficile raccontare e il racconto dei superstiti e delle famiglie degli ostaggi sono cose che non posso e voglio dimenticare. Credo di non essere mai davvero tornato da quei luoghi e questo mi rende un uomo migliore rispetto a prima.

 

 

 

I fatti tragici del 7 ottobre hanno riacceso lo scontro tra Israele e Hamas, elevandolo ad un livello che non ha precedenti. Ma dietro a questa recrudescenza della violenza ci sono precisi mandanti e nuovi posizionamenti politici, ce li puoi chiarire?

 

Come detto l’Iran è dietro a tutto questo e teme che Israele e Arabia Saudita si riconoscano reciprocamente perché così Teheran finirebbe nell’angolo. Ma questo accadrà e i mullah un giorno dovranno scappare di notte perché il popolo iraniano prima vittima delle loro nefandezze, li andrà a cercare. Nel conflitto si è subito inserita la Russia del criminale Vladimir Putin e degli staterelli a lei vicini. Anche costoro pagheranno il prezzo ed è solo questione di tempo.

 

 

 

In Occidente, intanto, sono esplosi un po’ovunque tanti fenomeni di antisemitismo. In molte università degli Stati Uniti abbiamo assistito a sit-in a favore della Palestina libera ma pure pro-Hamas. C’è tanta confusione nell’opinione pubblica, come la spieghi?

 

Con la corruzione. Il Qatar, l’Iran, il Kuwait e in passato l’Arabia Saudita, hanno investito miliardi di dollari nelle università americane dove hanno fatto nominare docenti di estrema sinistra e antisemiti per diffondere l’odio contro gli ebrei e oggi incassano quanto speso. Provo pena e disprezzo per quei giovani dalla testa vuota fomentati dai “cattivi maestri” e dai docenti corrotti, che parlano di “Palestina libera dal fiume al mare” quando il vero nemico è Hamas che opprime il suo stesso popolo usato come scudo umano.

 

 

 

Rigurgiti di antisemitismo si sono avuti anche in Europa, dall’Inghilterra alla Francia. Come può essere che nel continente che ha vissuto la Shoah il virus dell’odio contro gli ebrei sia ancora presente?

 

Stesse dinamiche con l’aggravante dell’immigrazione incontrollata degli ultimi anni. All’antisemitismo storico si è aggiunto quello arabo d’importazione che ha portato solo e soltanto guai.

 

 

 

C’è chi dice che per risolvere questo conflitto sia sufficiente dare ai palestinesi una terra con confini precisi. Tu come la vedi?

 

I palestinesi non vogliono questa soluzione perché per loro è meglio lo status quo e la distruzione di Israele. E poi con chi dovrebbe discutere Israele? Con una banda di tagliagole? Con gli Stati arabi? E quali? Oppure con l’Egitto che non vuole i palestinesi al punto di costruire muri ai suoi confini? “Due popoli due stati” è uno slogan pari a “Domani se non piove c’è il sole” e il dramma è che molti uomini politici lo ripetono come un mantra.

 

 

 

 

 

Negli ultimi giorni, Israele con i cyber attacchi compiuti attraverso i cerca persone ed i walkie-talkie ha inferto un duro colpo ai militanti di Hezbollah, ma soprattutto ha mostrato, dopo la defaillance del 7 ottobre, di disporre di uno stupefacente apparato tecnologico. Può essere questa la carta decisiva per piegare la resistenza dei suoi avversari?

 

Le guerre si vincono con la fanteria e con i soldati sul terreno. La tecnologia è importante ma il fattore umano è fondamentale. Hezbollah che sta distruggendo il Libano paga il prezzo dei suoi misfatti vedi gli oltre 8.000 missili lanciati contro Israele dall’8 ottobre 2023.

 

 

 

Quanto potrà influire sul proseguimento dello scontro il risultato delle prossime elezioni presidenziali negli Stati Uniti di novembre?

 

Credo sarà molto importante ma non decisivo ma di sicuro Kamala Harris e il suo entourage non sono certo il miglior alleato di Israele a differenza di Donald Trump.

 

 

 

Sul piano della comunicazione Israele appare in grossa difficoltà, per quale ragione i media mainstream tendono ad abbracciare la narrazione filo Hamas?

 

Follow the money” anche qui. Pensate ad Al Jazeera megafono della propaganda di Hamas che i media occidentali utilizzano come fonte. C’è chi lo fa per denaro, per una vacanza, un Rolex per sè o per l’amante, per una borsa di Hermes e chi si mette a disposizione perché appartiene alla categoria degli “idiotili utili” alla causa. Questa guerra così come quella in Ucraina ha mostrato quanto sia grave la situazione nel mondo dei media.