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Torino Fringe Festival. La Vita è un Varietà

C’è stato un tempo in cui il teatro era sogno, trasformismo, eccesso. Nel cuore della Belle Époque, il varietà era il regno dell’immaginazione, un turbinio di luci e colori, di canzoni e battute fulminanti, di eleganza e irriverenza. La XIII edizione del Torino Fringe Festival 2025 ne raccoglie lo spirito trasformando la città in un palcoscenico diffuso dove il passato incontra il presente in un’esplosione di creatività: “La Vita è un Varietà” è un omaggio alla grande tradizione italiana del varietà e del teatro di rivista, dei cabaret, dei cafè chantant e degli anni del proibizionismo.

Dal 13 maggio all’1 giugno, più di 40 spettacoli, tra prosa, danza, musica e performance, più di 15 eventi speciali, 6 prime assolute, nazionali e anteprime, più di 170 repliche, rendono omaggio all’arte del varietà mescolandola con le nuove frontiere della drammaturgia contemporanea. Dai protagonisti della scena teatrale italiana indipendente alle compagnie emergenti under 35, il Torino Fringe Festival sarà un viaggio tra il teatro civile, la comicità tagliente della stand-up comedy, il teatro fisico, le drammaturgie originali e le sperimentazioni più audaci. Tra i nomi: Arturo Brachetti, il grande Maestro del trasformismo internazionale e Matthias MartelliDomiziano Pontone, autore di spettacoli sul cinema; Francesca Cola, l’artista che esplora i confini tra danza, performance e arti visive; Simone Sims Longo, l’artista sonoro che opera tra musica elettronica, sound design e installazioni. La Conventicola degli ULTRAMODERNI, il cabaret italiano per eccellenza; Alessandro Ciacci, Premio Alberto Sordi 2022, vincitore di LOL Talent Show 2 e nel cast di LOL5; Igor Sibaldi, lo scrittore, studioso di teologia e storia delle religioni; Giorgia Mazzucato, attrice, autrice e regista, miglior artista internazionale al San Diego Fringe Festival; Caroline Baglioni e Michelangelo BellaniWalter Leonardi, attore, giullare e comico, volto storico de Il Terzo Segreto di Satira. Lucia Raffaella Mariani, Premio Hystrio alla Vocazione Ugo Ronfani 2018; Mauro Piombo e Gilda Rinaldi Bertanza; lo scrittore Alessandro Ferraro; Flavio AlbaneseMassimiliano Loizzi; la compagnia Enchiridion che porta in scena testi inediti di autori stranieri mai rappresentati; Teatro Strappato, la compagnia nomade di attori-artigiani che disegna e crea le sorprendenti maschere; Garu e Isaac, il Duo Padella, artisti di strada, giocolieri, equilibristi, clown.

Palcoscenico del festival di teatro off e delle arti performative tra i più originali d’Italia, l’intero capoluogo piemontese, dai luoghi considerati più canonici a quelli off, anticonvenzionali e quasi sconosciuti, come The Heat Garden, impianto di accumulo e riserva calore del Gruppo Iren completamente immerso nel verde; Le Roi, tempio storico dello spettacolo torinese firmato da Carlo Mollino; il Polo del ‘900.

 

«Siamo felici di celebrare il 13° anniversario del Torino Fringe Festival con un’edizione che omaggia il mondo del Varietà, intitolata “La Vita è un Varietà” – spiega Cecilia Bozzolini, direttrice del Torino Fringe Festival -. Per tre settimane, Torino si anima di teatro e arti performative e la creatività prende forma nei luoghi più inattesi della città. Con questo tema, abbiamo voluto abbracciare la vitalità e la molteplicità dei linguaggi artistici per offrire una riflessione profonda sulla complessità del nostro presente. Il Varietà, con la sua capacità di mescolare leggerezza, ironia e visione, è il punto di partenza per attraversare il contemporaneo con occhi nuovi, valorizzando la contaminazione tra generi, formati e sensibilità. Ogni spettacolo è un tassello di un mosaico che racconta la vita, in tutta la sua varietà, tra contraddizioni, poesia ed eccentricità. In un’epoca di cambiamento profondo per il mondo dello spettacolo dal vivo, il Fringe ribadisce la sua natura inclusiva e aperta alla sperimentazione. È un festival che parla a tutte e tutti, che cerca di portare il teatro fuori dai teatri e la cultura dentro la quotidianità. Ringraziamo il pubblico, nuovo e affezionato, che ogni anno sceglie di attraversare con noi questo viaggio artistico, e le istituzioni che, da tredici anni, credono e investono in questa visione».

Per l’Assessorato alla Cultura della Città di Torino, questa edizione del Torino Fringe Festival lancia un prezioso messaggio di diversità e contaminazione artistica, coinvolgendo tutta la città con tanti luoghi in zone diverse, portando la cultura nella quotidianità, vicino alle persone e rendendo l’arte accessibile e viva per tutti. E questo è di particolare rilevanza, oltre al fatto che la manifestazione si espande e costruisce nuove reti come la collaborazione con Napoli Fringe Festival in occasione delle celebrazioni di Napoli 2500. Il Torino Fringe Festival dimostra, grazie alla collaborazione di enti, istituzioni e partner che hanno deciso di sostenere il progetto, che solo lavorando insieme si può offrire ai cittadini un’importante offerta culturale.

 

IL GRAND OPENING

Il sipario si alza martedì 13 maggio alle 20.30 con un evento speciale a Le Roi Music Hall: un omaggio al teatro di varietà come arte della trasformazione e dello stupore. La Conventicola degli ULTRAMODERNI, il cabaret italiano per eccellenza diventato un luogo cult della Città Eterna, per il Grand Opening del Torino Fringe Festival XIII, porta in scena ULTRAvarietà! Dal trapassato prossimo al futuro anteriore, l’intera kermesse romana con 14 artisti pronti a far rivivere i fasti del varietà tra numeri di burlesque, canzoni d’epoca, sketch comici e coreografie spettacolari. Una serata dal fascino retrò, realizzata in collaborazione con Salone OFF 2025 e Club Silencio, per un tuffo nel passato tra sciantose e maliarde, fini dicitori e macchiettisti, musicisti e ballerine, tra numeri di burlesque, canzoni d’altri tempi e sketch irresistibili.

Scippa in bici smartphone a una ragazza

 

Un cittadino marocchino di 35 anni è stato arrestato dalla Polizia di Stato poiché gravemente indiziato di furto aggravato ai danni di una giovane; l’uomo è stato anche denunciato alla Procura della Repubblica di Torino per ricettazione.

Era pomeriggio inoltrato quando una ragazza di circa 20 anni, che si trovava nei pressi di un locale in corso Moncalieri, prendeva il cellulare in mano per contattare gli amici che l’avrebbero raggiunta da lì a poco.

In quel frangente, le si avvicinava un uomo a bordo di una bicicletta che, strappatole il cellulare di mano, fuggiva via pedalando velocemente.

Due passanti, padre e figlio, si avvedevano del fatto e prestavano aiuto alla vittima, che in lacrime stava tentando di raggiungere il ladro: riuscivano a fermare l’uomo poco distante e chiamavano il 112 NUE.

A seguito dell’intervento di una pattuglia delle Volanti, addosso al soggetto veniva poi rinvenuto anche un secondo cellulare di provenienza furtiva, il cui proprietario è stato rintracciato per la restituzione.

La Procura della Repubblica di Torino ha richiesto e ottenuto la convalida dell’arresto, con applicazione della misura della presentazione quotidiana alla p.g.

La Regione sostiene i birrifici artigianali

Da due bandi dell’assessore Bongioanni sostegno a 13 produttori e consorzi di birra artigianale. Quattro birre oggi si fregiano del logo Birra Da Filiera Piemontese

 

Sono tredici i birrifici artigianali piemontesi che potranno beneficiare del sostegno offerto da due bandi voluti dall’assessore al Commercio, Agricoltura e Cibo, Caccia e Pesca, Parchi della Regione Piemonte, Paolo Bongioanni , lanciati a fine dicembre e di cui è stata pubblicata l’11 aprile la graduatoria.

Undici di essi hanno presentato progetti per l’acquisto di macchinari e apparecchiature per la produzione e riceveranno un contributo complessivo di 158.677.52 euro, che copre il 40% dell’impegno finanziario ammissibile di 399. 693.79 euro.

Due i consorzi di produttori che hanno risposto al bando di formazione per il sostegno nella realizzazione di attività formative e nella realizzazione di eventi per far conoscere il proprio prodotto. Riceveranno dalla Regione Piemonte un contributo complessivo di 27.300 euro.

“Con le risorse stanziate siamo riusciti a finanziare tutte le domande pervenute per entrambi i bandi. Nessuno è restato fuori – spiega l’assessore Bongioanni -. La filiera brassicola è un’espressione dell’eccellenza agroalimentare “made in Piemonte” che va sostenuta e promossa scommettendo sulla sua capacità di legare tradizione, territorio e innovazione. Nel bilancio regionale 2025 sono riuscito a far aggiungere ulteriori 80 mila euro per il suo sostegno. Proprio nelle settimane in cui a ‘Agricoltura È’ e a Vinitaly abbiamo lanciato il nuovo brand “Eccellenza Piemonte-Piemonte is” sono orgoglioso che anche i produttori della nostra birra artigianale possano contribuire alla crescita dell’immagine del Piemonte come terra di assoluta qualità in ogni comparto agroalimentare. Sono già quattro le birre artigianali made in Piemonte che oggi possono fregiarsi del logo di “Birra da filiera piemontese”.

Beneficiari del contributo regionale messo a disposizione dei due bandi sono i produttori di birra artigianale situati sul territorio piemontese, iscritti al Registro delle Imprese, al Registro dei birrifici artigianali e titolari di partita Iva idonea allo svolgimento delle attività.

Il settore brassicolo piemontese conta una novantina di birrifici artigianali, di cui 13 agricoli. Ad oggi sono iscritti al registro regionale 34 birrifici, 10 agricoli e 24 artigianali.

Sono quattro le birre made in Piemonte che ora si possono fregiarsi del logo “Birra Da Filiera Piemontese”, ideato e lanciato dalla Regione Piemonte e concesso a microbirrifici e birrifici del territorio regionale iscritti al registro, che hanno presentato un progetto organico di materie prime e di lavorazione di filiera interamente svolto sul territorio regionale.

Sono la birra BogIa Nen della BBm Birra e Bevande Magiche che commercializza con il marchio Birra Carrù, la birra 3841 della Qebere di Piasco ( Birra Kauss), La Birra Chiara Biellese e la Birra alla Castagna Biellese della Valdilana.

 

Mara Martellotta

Anziani truffati per 140mila euro, arrestato un uomo

In data 11 aprile , la Polizia di Stato, sotto il costante coordinamento della locale Procura della Repubblica, ha eseguito un’Ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal G.I.P. del Tribunale di Torino a carico di un uomo italiano, gravemente indiziato di aver commesso, a Torino, lo scorso mese di ottobre, una truffa aggravata in pregiudizio di due anziani coniugi.

Segnatamente, dopo che le parti lese ricevevano la telefonata di un asserito appartenente alle Forze dell’Ordine, l’indagato, qualificandosi come un sedicente perito di un Avvocato, accedeva all’interno dell’abitazione delle vittime riuscendo a sottrarre loro denaro contante, monete in oro e monili, per un valore di circa 140.000 euro, con la scusa che tali averi sarebbero serviti a risarcire i danni che il loro figlio aveva cagionato a seguito di un incidente stradale.

Le tempestive investigazioni condotte dalla Squadra Mobile della Questura di Torino permettevano in tempi celeri di identificare il responsabile del  reato, il quale veniva immortalato dai sistemi di video sorveglianza presenti all’interno del condominio delle vittime nonché in prossimità dello stabile, mentre si dava alla fuga dirigendosi verso una vicina stazione ferroviaria.

In data 9 gennaio lo stesso soggetto veniva poi tratto in arresto, in flagranza di reato, da personale della Squadra Mobile, per un fatto analogo, perpetrato in questo capoluogo con il medesimo modus operandi in danno di altri due anziani.

Gusto e artigianato in città: eccellenze per turisti e torinesi

Informazione promozionale

Torino è una città ricca di arte, storia e cultura, capace di affascinare visitatori da tutto il mondo.

Dopo le Olimpiadi Invernali del 2006, ha conosciuto una forte crescita come destinazione turistica, affermandosi come una delle mete più apprezzate del nord Italia. Nel 2023, la città ha registrato oltre 5 milioni di presenze turistiche, confermando il trend positivo degli ultimi anni.

Tra i luoghi più visitati spiccano la Mole Antonelliana, sede del Museo Nazionale del Cinema, il Museo Egizio – uno dei più importanti al mondo nel suo genere – e il Palazzo Reale, che insieme ad altri siti sabaudi rappresenta il cuore della Torino barocca. I turisti restano affascinati anche dalla magia del centro storico, dai caffè storici e dalle eleganti piazze.

Chi visita Torino cerca non solo bellezza e cultura, ma anche qualità nell’accoglienza e nello shopping. La città offre eccellenze artigiane in numerosi settori: dalla ristorazione alla pasticceria, fino all’artigianato orafo, che oggi vi proponiamo come esempio della raffinata creatività torinese.

 

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ristoranteamato.com

Corso Carlo e Nello Rosselli, 83, 10129 Torino (TO)

011 6276558 – 338 8733301

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Piemont Cioccolato

Via Gran Paradiso 16/23 10156 Torino (TO) Borgata Bertolla

+39 011.273 24 41 / +39 011.273 24 29

info@piemontcioccolato.com

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La dolce tradizione che si rinnova: a Pasqua, scegli l’eccellenza di Piemont Cioccolato

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Semplicemente gioielli

semplicementegioielli.com

Instagram:
@semplicemente_gioielli

Email:

semplicemente.gioielli@gmail.com

Telefono:
Giulio: +39 3314189852
Andrea: +39 3703282355

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Semplicemente Gioielli: l’arte orafa che racconta storie, con semplicità

 

Giachino: “Letta meritava la nomina a senatore a vita”

Gianni Letta Sottosegretario di Stato  alla Presidenza del Consiglio per quasi 10 anni dove ha coordinato quotidianamente la attività del Governo, presiedendo settimanalmente il pre Consiglio dei Ministri , oggi compie 90 anni molto ben portati. Nella foto mentre riceve la Targa dal  Presidente della Associazione SITAV SILAVORO, sottosegretario ai trasporti nell’ultimo Governo Berlusconi. “Gianni Letta  – commenta Giachino –  noto per il suo senso dello Stato e per il grande equilibrio con cui ha gestito il rapporto dei Governi Berlusconi con le opposizioni e con il mondo sociale e economico avrebbe dovuto essere nominato Senatore a vita. Tanti auguri Gianni”.

Il senso del racconto ne “Il seggio del peccato” di Travaglini

 

Di solito, quando scelgo un libro di narrativa, scelgo un romanzo, sono più coinvolta dallo sviluppo della trama ed è più forte lo stimolo a procedere nella lettura, per vedere come va a finire. Ma devo ammettere che, se uno scrittore è bravo, e Marco Travaglini lo è, sa fare di ogni racconto un breve romanzo, strutturando la narrazione. Confesso che a me, che amo scrivere, risulterebbe difficile. Mi chiedo anche, considerando che ogni racconto si conclude con un finale definitivo, che cosa spinge il lettore a passare al secondo racconto, al terzo e così via fino al ventisettesimo, leggendo con curiosità e piacere le 135 pagine del libro. Nella lettura de Il seggio del peccato lo stimolo a procedere permane vivo soprattutto per la scrittura, la ricchezza del linguaggio, il periodare lineare in descrizioni partecipate di luoghi vissuti o anche solo indagati, in cui si ambientano vicende significative, con risvolti spesso comici. E’ una scrittura comunicativa che fa intuire e quasi avvertire la  fatica e gli  umori della terra lavorata, ma anche l’ aria di festa, l’intensità degli aromi di  una cucina antica, l’ombra del bosco, l’odore dell’acqua dei laghi e quello invitante della  frittura di pesce. L’atmosfera ruvida delle osterie, con l’immancabile bicchiere di vino, il gioco delle carte, e l’ansia delle donne, le prime operaie, attente alla spesa nel negozio del paese, dove si segnava sul libretto in attesa di aggiustare i conti con la paga. Era nero il quaderno di Amelia, incanutita precocemente, che “quel pane amaro con la fatica e il sudore come companatico se l’era guadagnato per intero, dal giorno in cui aveva compiuto undici anni, varcando il cancello dello stabilimento”. Lo aggiornava puntualmente con cifre e annotazioni relative agli acquisti, tanto che le operaie che dipendevano da lei, maestra nel cotonificio, pensavano fosse un romanzo che forse avrebbe condiviso con loro. Sono tante e diverse le persone di cui Marco scrive, ricordano un po’ la poliedrica umanità di Piero Chiara, sbirciata da un immaginario buco dal quale scruta quella gente attiva che lotta e tira avanti. Ma c’è, a mio avviso, un collante, quasi un filo invisibile, che accomuna personaggi diversi anche come estrazione sociale, e un po’ fuori dagli schemi ortodossi; nessuno tra loro può considerarsi un vinto nella zuffa della vita, al contrario, in un dopoguerra difficile, si danno da fare, sfruttando le capacità di cui sono dotati, il buon senso della gente comune e, se architettano qualche progetto più ardito che si rivela fallimentare, si giustificano con l’eloquente verità dei luoghi comuni, il pensiero filosofico di quel tempo. Prendiamo ad esempio il signor Anacleto che “abitava a Torino, in pieno centro storico…nel Palazzo Bertalazone di San Fermo, che a suo dire l’aveva affascinato dal primo istante…Quell’ aria di nobiltà un poco demodè era perfetta per un uomo di mezza età che vestiva con eleganza”.

Clara Cipollina

Era un modesto falsario, più che altro dedito alla contraffazione di documenti. Giustificava così la tentazione di esercitarsi in un’attività commerciale che risultò fallimentare: “la truffa è necessaria al buon mercante quanto la lucidatura al vasellame di scarsa qualità” e ancora “un uomo non diventa ricco senza truffare; un cavallo non diventa grasso senza rubare il fieno agli altri”. Persino il maresciallo che compare ne Il seggio del peccato, vista la sua posizione critica fece finta di non sentire e di non vedere, sposando la filosofia del vivi e lascia vivere, “che in un piccolo paese toglieva di dosso un sacco di problemi”. A quest’umanità sognare era permesso, senza volare troppo in alto. Si può coltivare anche nella vecchiaia la passione del ballo ed accettare di essere applauditi come Fred e Ginger di periferia, con l’impaccio dell’età, basta sostituire, tacchi e decolté con delle Superga impreziosite da lustrini, del resto “che cos’è la bellezza se non una delicata espressione del meglio che possa inquadrare uno sguardo, della leggera ebbrezza che regala un gesto di così rara raffinatezza come può esserlo un volteggio, un casquè. Un passo doppio perfettamente eseguito..”. E c’è chi un sogno lo realizza, senza che l’abbia coltivato, come Quinto Paravia che, scelto a fare la comparsa nel film La banca di Monate, scopre Piero Chiara e se ne innamora. Lui, cameriere di sala in un albergo di Orta, dopo un provvisorio e movimentato ingresso nel mondo dello spettacolo, si convinse di aver recitato come un vero attore, grazie al gridare di un suo amico, ignaro di trovarsi in un set cinematografico, allestito un po’alla chetichella nella piazza di Omegna.Vide Quinto con la pistola in mano e costernato lo richiamò a gran voce “Quinto ti se diventà matt, molla l’arma cristianit…se rivan i carabinieri i te sbatan in galera”. In tanti altri racconti la comicità nasce dall’ambiguità di una situazione , o di una frase, o più semplicemente dal doppio significato di una parola, e il riso nel lettore scaturisce spontaneo, perché l’autore è bravo nel sorprenderlo, cambiando lo stile della narrazione. Anche in racconti che iniziano con la descrizione di fatti storici importanti e ben documentati, come quello che ha per titolo Il sigaro del signor Brusa, la conclusione può essere imprevedibilmente costituita da un episodio comico che induce chi legge a domandarsi se quel cognome era il segno di un destino. Quando, però, la macrostoria impatta drasticamente con la vita di piccoli paesi di montagna, un po’ isolati, chi vi abita vive anni difficili. Come Alvaro, contadino povero del Canavese che sfugge al piombo austriaco, viene ferito ma riesce a tornare alla sua terra, alternando rare tradotte a marce estenuanti, e vi trova rovine e miseria, i suoi sono morti, la cascina è in pessime condizioni, il terreno sta andando in malora”. Prima di allora quella terra intorno a Pavone era generosa, ora sembrava “impestata da una maledizione che l’ha resa micragnosa e dura come pietra con quelle zolle che resistevano alla zappa come quelle teste chiodate di crucchi dalle Dolomiti al Carso”. In questo racconto Travaglini sceglie parole con un assonanza spigolosa, un anteprima che prepara il lettore a comprendere una realtà dolorosa. Alvaro, evitando scoramento e disperazione, dissoda, semina e raccoglie un sacco di patate, cerca di venderlo a Bairo ma è accolto da un gruppo di tirapietre. Il campanilismo era diventato rivalità. Quelli di Foglizzo, i mangia rane, non andavano d’accordo con gli “zingari” di San Giusto Canavese e i dondola gambe, i fannulloni di Rivarolo, erano ostili ai gavasson di Ozegna mentre i più rispettati erano gli strasa papè perché un loro avo aveva coraggiosamente strappato una carta notarile in faccia ad un notaio avido e disonesto che ingannava i contadini analfabeti e incapaci a far di conto. Alvaro inviso ai più, fu accolto a sassate come un forestiero da quelli che ridevano come pazzi e gridavano “A l’è bianc come  la coa del merlo”, felici d’averlo impaurito e costretto alla fuga.

La guerra aveva incattivito la gente che doveva lottare per sopravvivere, e Alvaro a testa bassa continuò la sua lotta con quella terra “che lo strizzava come un cencio , rubandogli fino all’ultima stilla di sudore”. Un giorno, senza che minimamente lo prevedesse , nel suo cammino, si insinua, quello che gli studiosi di biografie definiscono tecnicamente un modificatore esistenziale. Per Alvaro, più semplicemente, si chiama Giovannino Bedini, anch’egli contadino, proprietario di un po’ di terra. Lo incontra al mercato di Ivrea, capisce che potrebbero aiutarsi e concretizza la sua intuizione organizzando quello che oggi chiamano briefing o incontro d’azienda, al tavolo di un’osteria davanti ad un mezzino di vino. Fu la vigna a far scattare l’idea e da questo punto la narrazione procede più leggera, la terra è percepita un po’ meno amara. I lavori impegnano i due in tutte le stagioni. Potature, innesti, taglio di tralci, e aratura tra i filari, e poi l’uva, la vendemmia, e la cantina, il mosto fermenta, il vino dell’anno prima si imbottiglia, l’entusiasmo di Giovannino, i dubbi taciuti di Alvaro. L’uva diventa vino, con tanto di etichetta dove la scritta in blu recita Rosso generoso, che non sarà molto apprezzato dagli intenditori, ma è un vinello fresco e giovane, e il “prezzo è da osteria”. Il racconto, iniziato in bianco e nero, si colora in quest’ultima parte con il sodalizio tra i due che continua, permettendo loro di mettere insieme il pranzo con la cena e persino di risparmiare qualche soldo da mettere in cascina. Per  quei tempi si può considerare un lieto fine. E’ solo un esempio di scrittura perché sono tante le idee, i ricordi, le suggestioni sollecitate dalla lettura di questi racconti che non si finirebbe mai di scriverne e che vedrei molto bene in un’antologia scolastica. Un altro protagonista del libro è il territorio, mappato dall’autore con la meticolosa attenzione del giornalista, attento al dove, al quando, al chi e al perché. In queste pagine c’è il senso del viaggio o meglio l’itineranza di chi scrive, così che leggendolo a me è sembrato di viaggiare con l’autore nel Piemonte, regione dove vivo ma che non ho calpestato, abitando in quella alle spalle della Liguria. Viaggio in quel Regno di Sardegna, sul cui confine aveva operato per tanti anni a dirimere controversie, sempre ostacolato a sua volta dagli ingegneri savoiardi, il cartografo Matteo Vinzoni, oggetto della mia tesi di laurea e di altri studi, stipendiato della Serenissima. Il territorio, quindi, indagato anche in questi racconti nel suo essere paesaggio, dove la morfologia è determinata dalla gente che lo abita e della quale forgia il carattere. Tutto in un rapporto di interdipendenza tra uomo e ambiente. Quelle din Marco Travaglini nel suo Il seggio del peccato sono vicende ambientate in grandi agglomerati urbani come Torino, Milano o Genova, meta di una gita turistica, così come la Valle d’Aosta, la Luino di Piero Chiara e le terre dell’autore ( oggi torinese d’adozione) tra i laghi Maggiore e d’Orta o la val Formazza. E poi una miriade di microcosmi, quei paesi contadini che coltivano la tradizione come nel caso, per citarne uno, di Casalborgone con la sagra del pisello e un’incredibile gara di trattori, o la cucina della festa del coregone ad Azeglio, o il Canavese di sua moglie Barbara. In definitiva è un libro che merita di essere letto perché riserverà sorprese piacevoli oltre alla ricchezza di spunti, curiosità, ricostruzioni di antiche tradizioni e motti popolari. Infine, come giustamente scrive l’ex sindaco di Torino Sergio Chiamparino nella sua introduzione, “c’è una vena ironica che attraversa tutti i racconti, leggerezza e profondità al medesimo tempo, la scrittura è scorrevole e la lettura molto piacevole. In fondo, cosa si può chiedere di più ad un racconto?”.

Clara Cipollina, scrittrice

 

Donna investita da camion: gamba amputata

Grave incidente ieri a Rivoli dove un camion ha investito una donna in corso Francia. Si tratta di un’anziana di 82 anni che stava attraversando sulle strisce di un cantiere. Alla donna, ricoverata in gravi condizioni, è stata amputata una gamba.

L’ex “Riviera” di Parco Sempione e la decadenza di Barriera

Impagabile la felicità dell’ infanzia ed adolescenza. Dicono che l’adolescenza  inizi ai 10 anni ed addirittura finisca ai 18 con qualche ardito che la prolunga fino ai 24.
Ma per me dagli 8 ai 14 anni fu un momento magico. Ne ho ancora ricordo di totale felicità e spensieratezza. Le ultime classi delle elementari e tutte le medie. Totale libertà di muovermi per le strade e l’oratorio del quartiere. Sempre o quasi sempre in gruppo. Libertà allo stato puro. Libertà nel ” branco ” e libertà con il branco.  Libertà che si moltiplicava un’ora dopo che era finita la scuola. Ai compiti per le vacanze ci si pensava a settembre. 2 o 3 giorni e il gioco era fatto. Ora sapere che il Parco Sempione e la piscina Sempione è diventata terra di nessuno, una cloaca a cielo aperto mi ha fatto male. Hanno ucciso parte di quel ricordo di libertà e perché no? Di speranza.
Dal 15 giugno al 31 di luglio sede costante delle vacanze prima della montagna o del mare di Rimini. Nel 1957 inizio lavori e inaugurazione di due vasche con il trampolino olimpionico. Che paura salirci sopra.
Ma si doveva dimostrare d’ essere grandi.
O si aspettava la fidanzatina che, almeno quel giorno non sarebbe arrivata. Anni dopo seppi che era uscita col suo vecchio fidanzato che,  a suo giudizio,  era un ex fidanzato. Faceva il marinaio sulla Vespucci e come si sa hanno una fidanzata in ogni porto. Ma si sa che anche questa è vita.
Come quel baruccio sulla parte destra con le canzoni di quell’estate sparate a palla ed il cornetto Algida a fine bagno.
E il bagno durava tutto il pomeriggio.
Poi costruirono le piscine per i più  piccoli e ci portai Alice, la primogenita ricordando ciò che da adolescente  avevo fatto.
Il campo di calcio dove nel 1973 a settembre venimmo a sapere del colpo di stato fascista in Cile e l’uccisione di Salvator Allende.
O nel parco nuovo dal 1975 con la Festa dell’Unità di Barriera di Milano. Roccaforte comunista in una Torino proiettata verso il futuro.
Dal 1961 con Italia 61 per i cent’ anni dell’Unità d’Italia. Avevamo il mondo in mano ed ora subire questo degrado è umiliante.
L’assessore allo Sport Mimmo Carretta è stato perentorio: ristrutturare costerebbe troppo. Abbattimento. Così un pezzo di storia della nostra città se ne va. Non è il primo e probabilmente non sarà l’ultimo. E del resto Barriera di Milano si sta “liquefacendo”
L’ultima notizia è che un pezzo di tetto in piazza Crispi angolo corso Vercelli è caduto.
Nessun ferito o morto. Simbolo ed emblema di Barriera che non ce la fa.
Ed il mio ricordo che fa? Sta lì nel rammentare quando il Parco Sempione era la nostra Riviera. Raccontando ai figli che siamo stati felici. Ora c’è un presente che non accettiamo.

PATRIZIO TOSETTO

Lo Russo a Parigi per gli Urban Days dell’OECD

Nominato nel comitato direttivo dei ‘Champion Mayors’ per la crescita inclusiva

 

Il sindaco Stefano Lo Russo partecipa oggi e domani a Parigi agli Urban Days dell’OECD, l’Organizzazione globale per la cooperazione e lo sviluppo economico. La manifestazione ospita il 7° Incontro dei “Champion Mayors” per la Crescita Inclusiva, in cui i sindaci partecipanti si confrontano e condividono buone pratiche per contrastare le disuguaglianze e promuovere uno sviluppo economico inclusivo.

L’iniziativa dell’OECD “Champion Mayors for Inclusive Growth”, avviata nel 2016, riunisce una rete di 71 primi cittadini provenienti da tutto il mondo – tra cui, oltre al sindaco di Torino, anche i sindaci di Roma e Milano (Gualtieri e Sala) – impegnati nel superare le disuguaglianze e nel favorire una crescita che includa tutte le componenti sociali.

Nel corso dell’evento, il sindaco Lo Russo è entrato a far parte dello “steering group” degli “OECD Champion Mayors”, insieme a Ricardo Rio (sindaco di Braga, Portogallo), Philippe Close (sindaco di Bruxelles), Susan Aitken (sindaca di Glasgow), Anna Hidalgo (sindaca di Parigi), Claudio Castro (sindaco di Renca, Cile) e Yuriko Koike (governatrice di Tokyo). Il gruppo, presieduto da Matus Vallo (sindaco di Bratislava), si caratterizza per il contributo specifico di ciascun vicepresidente, chiamato a fornire spunti e competenze su tematiche locali e priorità nazionali.

“Come Città di Torino siamo davvero orgogliosi di far parte dello ‘steering group’ e di prendere parte a queste due giornate di lavori – spiega il sindaco Stefano Lo Russo – che siamo certi saranno un’importante opportunità di confronto e di condivisione di idee e buone pratiche su quelle che sono le sfide che la nostra città, come molte altre, si trova ad affrontare come la transizione ecologica, il contrasto al cambiamento climatico e la crisi demografica”.

Nel corso della mattinata si è svolto il “Champion Mayors Meeting” nel quale i sindaci e gli ambasciatori presso l’OECD hanno discusso del tema della crescita inclusiva, con un focus specifico sulla mobilità urbana, in un panel dal titolo “Trasformare la mobilità urbana: garantire accessibilità, resilienza ed equità in un mondo in cambiamento”. Obiettivo dell’appuntamento, organizzato in collaborazione con l’International Transport Forum (ITF), era di ragionare sul futuro della mobilità urbana e del trasporto pubblico nelle città e su come garantire spostamenti accessibili e alla portata di tutti, comprese persone disabili e in condizioni di fragilità economica, con una pianificazione urbana che contempli la creazione di spazi pedonali e percorsi ciclabili per offrire alternative all’auto, specie su brevi tragitti, e di cui discutere in che misura le partnership pubblico-private possano contribuire a guidare soluzioni di mobilità sostenibile e intelligenti.

Nel corso del “Champion Mayors Meeting” si è parlato anche di “Città per tutti in tempi di incertezza”, panel in cui i sindaci si sono confrontati su come contrastare le diseguaglianze sociali ed economiche e affrontare a livello locale sfide come migrazione, cambiamento climatico e instabilità economica.

In vista dell’imminente riunione ministeriale sulle politiche di sviluppo regionale dell’OECD che si terrà il 19 e 20 maggio a Varsavia, Polonia, i sindaci hanno deciso di promuovere una call to action per la definizione delle migliori politiche per luoghi resilienti. Nel documento congiunto sottolineeranno la necessità di allineare le politiche di sviluppo regionale a livello nazionale con le realtà locali, consentendo al contempo ai governi locali di guidare un cambiamento significativo nella costruzione di città resilienti, ovvero comunità urbane capaci di dare risposta alle sfide sociali, economiche e ambientali in vista del cambiamento climatico e sociale.

Il sindaco Lo Russo interverrà come relatore nella prima sessione degli Urban Days, dal titolo “Città per Tutte le Età”. Al centro dell’incontro saranno il tema dell’inverno demografico, il crescente invecchiamento della popolazione e la necessità di politiche inclusive per persone di tutte le età. All’incontro interverranno anche il viceministro delle Infrastrutture e dei Trasporti del Giappone Akira Yoshii; la segretaria generale dell’United Cities and Local Governments Emilia Saiz; il sindaco di Bratislava Matus Vallo; e il sindaco di Kitakyushu (Giappone) Kazuhisa Takeuchi.

“Torino – spiega il Sindaco – ha vissuto significativi cambiamenti economici e demografici, tra cui un rapido invecchiamento della popolazione. Con un’età superiore alla media nazionale italiana, quella demografica è una delle crisi che come amministrazione ci troviamo oggi ad affrontare. Per rendere le città davvero competitive, sono convinto che serva una visione strategica fondata su investimenti sociali a lungo termine, maggiore integrazione delle politiche sociali e sanitarie, un ripensamento generale dei temi relativi all’immigrazione e la partecipazione attiva di cittadini e istituzioni. Occorre inoltre che governi nazionali e istituzioni internazionali riconoscano le città come attori globali, alleati indispensabili per affrontare temi cruciali come il cambiamento climatico, l’inclusione, l’innovazione e la giustizia sociale. Torino, anche attraverso le sue reti internazionali, è pronta a fare la sua parte, e vuole farlo condividendo le politiche e le pratiche operative che sta portando avanti con determinazione, accogliendo nuove idee e collaborando con altre città nel mondo in un’ottica di sviluppo condiviso. Sono convinto che sviluppo economico e coesione sociale siano infatti due facce della stessa medaglia: non esitano città competitive a livello nazionale e internazionale che non siano anche capaci di essere inclusive, e nel medio e lungo periodo non si può garantire inclusione sociale per le persone più vulnerabili senza investire in sviluppo e crescita economica attraverso un rapporto virtuoso di partenariato pubblico-privato”.

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